2. Realizzato tra il
1881 e il 1882, è
ora conservato
alla Courtauld
Gallery di Londra
Il bar delle
Folies Bergère è
l’ultimo dipinto
su cui Edouard
Manet ha lavorato
È un olio su tela
di 96 cm X 130 cm
3. Nel 1881 Manet ne anticipa
il tema con uno studio a
olio di dimensioni ridotte
in cui sono abbozzati sia il
grande specchio dietro al
bancone, sia la tecnica
impressionista a tocchi
rapidi e sintetici
4. Per avere la corretta prospettiva
degli oggetti che vengono
rappresentati all’interno del dipinto,
bisognerebbe mettersi nella stessa
posizione in cui si trova l’uomo la
cui immagine,in alto a destra del
quadro, è riflessa nello specchio
5. In primo piano c’è
Suzon, una giovane
barista ritratta nel
gesto quotidiano di
osservare e servire i
clienti.
Il suo completo di
lavoro è talmente
ricercato che potrebbe
essere scambiata per
una dama del bel mondo
parigino, ma dalla
posizione delle mani
appoggiate sul bancone
si comprende la stretta
familiarità con il
marmo, distinguendola
così dalla borghesia
che affolla il locale.
La posa frontale e la
posizione piramidale
determinata dalle
braccia, cattura
l’attenzione dello
spettatore sul suo
volto insofferente,
dallo sguardo
malinconico che rivela
la psicologia del
personaggio: Suzon
guarda l’osservatore
rendendolo partecipe
della sua tristezza e
afflizione per una
condizione di vita nel
vortice della
stanchezza e
dell’alienazione.
6. Un altro elemento importante è la natura
morta raffigurata sopra al bancone in marmo
del bar, che non solo permette di capire le
abitudini e la vita dall’epoca, ma mostra
l’Impressionismo di Manet che influenzerà
autori come Monet e Renoir.
7. Attraverso lo specchio, in alto a sinistra si
possono notare i piedi di una acrobata che
intrattiene il pubblico, sotto di lei un
borghese discute con una giovane prostituta,
mentre altri bevono e si lasciano andare alla
spensieratezza del momento nel locale.
Il vero punto di forza
dell’opera è lo
specchio, che permette
all’osservatore di
essere protagonista e
gli mostra il salone
affollato di gente.
8. Come si vede, la tecnica utilizzata
da Manet è molto prossima a quella
dei suoi amici impressionisti. La
scena è composta da numerose
pennellate che, soprattutto nella
parte riflessa nello specchio
creano le figure in modo
approssimativo, lasciandole
indistinte e affidando all’occhio
il compito di ricomporle.