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IL POLMONE INQUINATO
D’ITALIA
CRONACA
Nel cuore verde dell'Italia per quasi quarant'anni è stato perpetrato un crimine ambientale di
proporzioni gigantesche, in silenzio. Attraverso una serie di discariche il colosso della chimica
Montedison di Bussi sul Tirino, esteso su 17 ettari e stretto tra i fiumi Pescara e Tirino, ha sotterrato
veleni in quantità tale da contaminare 500 mila tonnellate di suolo (che arrivano a quasi 2 milioni di
tonnellate se si conta l'area industriale vera e propria).
A valle, poco più giù dello stabilimento, ci sono i pozzi dell'acqua potabile che rifornivano tutta
la Val Pescara, chiusi per inquinamento da solventi clorurati solo nel 2007, su denuncia delle
associazioni ambientaliste dopo il sequestro di una prima discarica. Ma ancora nel 2012 i
monitoraggi, relativi alla contaminazione della falda superficiale, mostravano un superamento delle
concentrazioni soglia: per il piombo di 61 volte, per il mercurio di 2100 volte.
E' in questa stessa acqua che le analisi dell'Istituto Superiore di Sanità hanno riscontrato anche la
presenza di cloruro di vinile, tricloroetilene, cloroformio: tutti agenti cancerogeni. “L’acqua
contaminata da sostanze di accertata tossicità”, si legge nella relazione degli esperti, “è stata
distribuita in un vasto territorio e a circa 700 mila consumatori, senza limitazioni d’uso e controllo,
anche per utenze sensibili come scuole e ospedali”.
CRONACA
Tra silenzio e omertà a ogni livello, più di 700 mila persone in tutta la Val Pescara hanno bevuto
l'acqua inquinata dai rifiuti chimici. Quell'acqua che credevano sicura, e su cui oggi l'Istituto
superiore di Sanità si esprime così: “Una massiva contaminazione delle acque, superficiali,
sotterranee e destinate al consumo”. In tanti sapevano, istituzioni comprese. Nessuno ha avvertito i
cittadini, abbandonandoli al loro destino. Non ci sono ricerche epidemiologiche e manca un registro
dei tumori, ma esiste uno studio preliminare redatto dall'Agenzia sanitaria regionale che copre gli
anni dal 2004 al 2012, e mostra come i residenti della zona di Bussi-Popoli e dell'area metropolitana
di Pescara abbiano alte frequenze di tumori rispetto alla media regionale. Lo studio, realizzato in
poco più di un mese, non specifica la percentuale di tumori secondo la sede, cioè gli organi
bersaglio. A questo proposito però si è espresso Marco Lombardo, presidente della Lega italiana
tumori (Lilt) di Pescara, e per molti anni direttore del dipartimento di Oncologia dell'ospedale
pescarese. “Nella zona di Bussi”, ha detto Lombardo, “abbiamo rilevato una maggiore
concentrazione di tumori urologici rispetto al resto dell'Abruzzo. L'incidenza di neoplasie alla vescica
in quel territorio è sicuramente superiore al resto della regione”
CRONACA
Intanto, il processo in Corte d'Assise, a Chieti, è arrivato alle battute finali e la sentenza dovrebbe arrivare a giorni.
Il processo di Bussi, come viene ormai comunemente chiamato, è con ogni probabilità il più importante della storia
dell'Abruzzo. L'inchiesta ha portato alla sbarra 19 persone ai vertici della potente multinazionale
chimica Montedison con l'accusa di disastro doloso e avvelenamento doloso delle acque. Ma questo processo è
anche uno scontro tra titani: Montedison e Solvay, la società belga attiva nel settore chimico e delle materie
plastiche che nel 2002 ha acquistato il sito di Bussi da Ausimont (della galassia Montedison). La Solvay si è
costituita parte civile per “il danno di natura patrimoniale che subisce ancora per il 'congelamento' della
commerciabilità dei terreni, ma anche quello futuro e potenziale”. A guidare l’accusa sono i pm Anna Rita Mantini e
Giuseppe Bellelli, che hanno analizzato Alla sbarra ci sono 19 imputati, tra dirigenti ed ex dirigenti del polo
chimico, accusati di disastro ambientale e avvelenamento delle acque. I fatti contestati partono dal 1963 e
ripercorrono mezzo secolo di storia della Montedison. In mezzo, una serie di colpi di scena. Qualche mese fa, il
giudice che avrebbe dovuto presiedere la Corte d'Assise, Geremia Spiniello, è stato ricusato. L’istanza di ricusazione
era nata da una frase pronunciata da Spiniello durante un’intervista. “Daremo giustizia al territorio”, aveva detto.
Per gli avvocati dei dirigenti Montedison, quella frase rappresentava “l’anticipazione che l’esito del processo
sarebbe stata una sentenza di condanna”. Oggi, dopo più di cinque anni, il processo è arrivato alla fine. La sentenza
è attesa per il 12 o il 19 dicembre.
I DATI FALSIFICATI
Nel materiale sequestrato, ci sono le
analisi falsificate. I dati sul mercurio
dell'ottobre del '98 ad esempio,
lasciano interdetti. Da un lato ci sono
i risultati reali, segnati con un
appunto a penna, “Vero”. Dall'altro
c'è lo stesso documento con la scritta
“Falso”, a promemoria. Ovviamente,
solo i dati falsi verranno resi noti
dall'azienda. La differenza tra l'uno e
l'altra è incredibile, parliamo di
riduzioni del dato reale di decine di
volte: da 250 a 20, da 1250 a 100.
Negli anni, sono stati effettuati una lunga serie di carotaggi per verificare i
livelli degli inquinanti. Ecco cosa scrivevano a tal proposito i dirigenti
Montedison, riguardo ai dati riportati dal tecnico del laboratorio privato (tale
Maurizio Piazzardi) a cui erano stati commissionati gli esami. Il sondaggio S5 “è
critico per clorometani nel terreno da analisi di Piazzardi. Si toglie l'analisi
di Piazzardi e si mettono i nostri valori 'corretti', lasciando l'indicazione del
carotaggio allo stesso punto effettivo”. E lo stesso accade per altri sondaggi: “Si
corregge con nostro S9”.
E' lo stesso tecnico esterno, Piazzardi, a scrivere nel 2001 una mail dai toni
allarmati a Giuseppe Quaglia, allora responsabile del laboratorio Ricerca e
analisi della Montedison, oggi presidente del Consorzio rifiuti della Valle
Peligna. Ecco alcuni stralci della mail: “Non mi sembrava ci fossimo accordati per
una riduzione sistematica e sostanziale di tutte le concentrazioni rilevate per il
mercurio nelle acque di falda”. E ancora, continua Piazzardi: “In questo modo
emerge che il laboratorio Ausimont produce dati di un ordine di grandezza
inferiori a quanto determinato da Innolab, sia per la ricerca di mercurio che di
solventi clorurati”. E infine: “Avevo già notato che le analisi sulle acque del
giugno 1998 erano quantomeno sospette, con concentrazioni di mercurio in
falda sempre bassissime”. Oggi Quaglia è a processo.
LE ANALISI MANIPOLATE
Falda superficiale Falda profonda
Parametro Limiti C.S.C. (D.lgs
152/2006 o limiti ISS) in
microgrammi/litro
Valore massimo rilevato
nel 2012 in
microgrammi/litro
Entità del superamento delle Concentrazioni Soglia di
Contaminazione
Valore massimo rilevato nel
2012 in microgrammi/litro
Entità del superamento delle
Concentrazioni Soglia di
Contaminazione
Arsenico 10 325 32 volte 17,1 1,7 volte
Cromo totale 50 378 7 volte
Mercurio 1 2100 2100 volte 1,36 1,4 volte
Nichel 20 248 12 volte
Piombo 10 610 61 volte 38,1 4 volte
Boro 1000 14900 15 volte 6500 6,5 volte
Benzene 1 510 510 volte 3,8 4 volte
Benzo(a)antracene 0,1 3,22 32 volte
Benzo(a)pirene 0,01 2,081 208 volte 0,02 2 volte
Benzo(b)fluorantene 0,1 1394 13940 volte
Benzo(k)fluorantene 0,05 0,171 3 volte
Benzo(g,h,i)perilene 0,01 0,587 59 volte 0,0149 1,5 volte
Dibenzo(a,h)antracene 0,01 0,179 18 volte
Indeno(1,2,3-cd)pirene 0,1 0,54 5 volte
IPA Totali 0,1 3238 32380 volte
Cloroformio 0,15 68000 453333 volte 7000 46607 volte
Monocloroetilene 0,5 2700 5400 volte 1740 3480 volte
1,2-dicloroetano 3 102 34 volte 16,4 5,5 volte
1,1-Dicloroetilene 0,05 2110 42200 volte 490 9800 volte
Tricloroetilene 1,5 290000 193333 volte 234 156 volte
Tetracloroetilene 1,1 42000 38182 volte 360 327 volte
Esaclorobutadiene 0,15 66 440 volte 5,8 39 volte
Composti Alifatici Clorurati Cancerogeni
totali
10 402266,1 40227 volte 7165,8 717 volte
1,2-Dicloroetilene 60 9020 150 volte 32000 533 volte
1,2 - Dicloropropano 0,15 22,7 151 volte 0,51 3,4 volte
1,1,2-Tricloroetano 0,2 219 1095 volte 46 230 volte
1,1,2,2-Tetracloroetano 0,05 640 12800 volte 18,5 370 volte
Bromoformio 0,3 5,3 18 volte
1,2-Dibromoetano 0,001 138 138000 volte
Dibromoclorometano 0,13 8,2 63 volte
Bromodiclorometano 0,17 13 76 volte 0,71 4 volte
Idrocarburi totali 350 7850 22 volte
Tetracloruro di Carbonio 0,15 100000 666667 volte 560 3733 volte
Diclorometano 0,15 161000 1073333 volte 490 3267 volte
Esacloroetano 0,05 3100 62000 volte 340 6800 volte
GLI EFFETTI
SUL NOSTRO
ORGANISMO
Cloruro di vinile
Il cloruro di vinile (nome IUPAC: cloroetene) è un composto organico clorurato.
A temperatura e pressione ambiente è un gas incolore dal tipico odore dolciastro, insolubile
in acqua. Trova principalmente impiego nella produzione del suo polimero, il cloruro di
polivinile, più noto come PVC. E’ stato sintetizzato per la prima volta nel 1835 da Liebig e
Regnault, suo studente. Lo prepararono facendo reagire l'1,2-dicloroetano (o cloruro di
etilene) con una soluzione di potassio idrato in etanolo. La produzione del cloruro di vinile
avviene attraversando due fasi:
1. in una prima fase viene prodotto l'1,2-dicloroetano (o DCE), tramite il processo
"ossidazione diretta" oppure tramite il processo di "ossiclorurazione";
2. in una seconda fase l'1,2-dicloroetano viene convertito in cloruro di vinile per
deidroclorurazione (anche detta "termolisi" o "thermal
cracking").
La fase di produzione dell'1,2-dicloroetano può essere svolta anche sfruttando entrambi i
processi di ossidazione diretta e di ossiclorurazione. Nella fase di deidroclorurazione, per
riscaldamento a 500-600 °C ad una pressione di 15-30 atmosfere, l'1,2-dicloroetano si
decompone in cloruro di vinile e acido cloridrico: (Cl-CH2-CH2-Cl→CH2=CH-Cl+HCl).
L'uso più importante del cloruro di vinile è la sua polimerizzazione per produrre il PVC.
Quantità minime sono destinate alla sintesi di altri idrocarburi clorurati. La tossicità del
cloruro di vinile ne limita l'uso nei prodotti di consumo, benché fino al 1974 venisse usato
come propellente per bombolette spray. I suoi effetti cancerogeni sono stati riconosciuti da
tempo e hanno dato luogo a vertenze legali simili a quelle avute per l'amianto. Sempre per
via della sua tossicità, anche il suo uso come anestetico (similmente al cloruro di etile) è stato
abbandonato.
EFFETTI TOSSICI
Il cloruro di vinile monomero ha una soglia olfattiva (odore dolciastro) di 4000 ppm, mentre i primi fenomeni sul sistema
nervoso si osservano a 8000 ppm. Agisce sui canali ionici presenti sulle membrane cellulari provocando la depressione delle
cellule eccitabili; per questo, prima della scoperta degli effetti tossici, veniva utilizzato in medicina per indurre anestesia. Infatti,
il cloruro di vinile deprime il sistema nervoso centrale e può provocare aritmie fatali; l'inalazione dei suoi vapori produce
sintomi analoghi a quelli dell'intossicazione da alcol - mal di testa, stordimento, perdita di coordinazione dei movimenti,
disturbi della percezione visiva ed uditiva - e nei casi più gravi allucinazioni, perdita di coscienza, paralisi dei centri bulbari e
conseguente morte per crisi respiratoria.
I lavoratori a rischio sono:
• Addetti alla produzione del PVC; infatti benché il polimero sia stabile, la sua produzione può portare alla liberazione
nell'ambiente del monomero, estremamente tossico Addetti alla manutenzione e pulizia dei
macchinari utilizzati nella produzione del PVC.
• Addetti all'incenerimento dei rifiuti
plastici
L'esposizione continuativa a basse concentrazioni di sostanza (esposizione cronica) è responsabile di diverse manifestazioni
definite come malattia da cloruro di vinile (si manifesta dopo alcuni mesi o anni). Questa è dovuta alla formazione di proteine
aberranti immunogeniche create dall'interazione del principale metabolita del cloruro di vinile (ossicloroetile) con le proteina
plasmatiche. In questo senso, le manifestazioni dell'intossicazione cronica sono principalmente dovute alla deposizione in
circolo di immunocomplessi, con sindromi vasculitiche sistemiche gravi. Si innescano inoltre crisi angiospastiche; tipico è infatti
il fenomeno di Raynaud. Il quadro si completa con lesioni cutanee simili alla sclerodermia e con acroosteolisi delle falangi
distali, delle ossa del piede e della rotula.
EFFETTI TOSSICI
Sulle cavie in gravidanza, l'esposizione al cloruro di vinile ha causato aborti e nascite di cuccioli malformati. L'effetto
sulla riproduzione umana è sconosciuto. Il cloruro di vinile è inoltre un potente cancerogeno riconosciuto ed è stato correlato
in particolar modo con certe forme di cancro del fegato - principalmente il carcinoma epatocellulare e l'angiosarcoma epatico.
• Vi sono alcuni indicatori di dose (purtroppo gravati da bassa sensibilità a causa della rapidità di scomparsa dopo
esposizione) in sperimentazione: -
Acido monocloroacetico
-Acido tiodiglicolico.
Questi possono essere usati per il monitoraggio biologico dei lavoratori esposti al cloruro di vinile.
Il caso della contaminazione delle falde acquifere della Val Pescara (Abruzzo)
• L'ex polo chimico di Montecatini Edison di Bussi, ha contaminato le falde acquifere della Val Pescara, utilizzando le
stesse come discarica dei propri prodotti chimici. L'acqua è stata distribuita ad un'utenza di circa 700.000 persone, inclusi
scuole ed ospedali. Le indagini sono state portate avanti dalla Guardia Forestale, che ha scoperto l'azione irresponsabile della
società per effetto dello svolgimento di attività industriali ad alto rischio per le falde acquifere e per le azioni incontrollate
di sversamento.
• La Commissione dei Lavori pubblici della Camera dei deputati, nella persona del Presidente Ermete Realacci, ha
sottolineato, in una relazione che la Montecatini Edison avrebbe utilizzato una discarica posta a poca distanza dai fiumi Tirino
e Pescara, con l'interramento di 1 milione e 800.000 tonnellate di rifiuti tossici e scarti industriali della produzione di cloro,
soda, varechina, formaldeide, perclorati e cloruro di ammonio. L'acqua erogata è stata diffusa nell'acquedotto sino al
2007, periodo nel quale i pozzi vennero chiusi su denuncia dello stesso WWF. Da un rapporto svolto dal Ministero della
Salute, che ha nominato degli esperti al fine di valutare i danni, le falde acquifere furono contaminate dal cloruro di vinile,
noto agente cancerogeno per gli animali e per gli uomini.
Tricloroetilene
Il tricloroetilene è un alogenuro alchilico la cui struttura chimica è quella di una molecola di
etene in cui tre atomi di idrogeno sono sostituiti da tre atomi di cloro. È un prodotto sintetico
e a temperatura ambiente si presenta come un liquido non infiammabile, incolore e
dall'odore caratteristico (dolciastro). È considerato un cancerogeno di gruppo 1 (sicuramente
cancerogeno per l'uomo).
Fino ai primi anni settanta, la maggior parte del tricloroetilene veniva prodotta attraverso un
processo a due stadi a partire dall'acetilene: dapprima una conversione di quest'ultimo a
1,1,2,2-tetracloroetano per reazione a 90 °C con cloro in presenza di cloruro ferrico come
catalizzatore
seguita quindi dalla deidroalogenazione per trattamento con basi acquose (idrossido di
calcio) oppure in fase gassosa a 300-500 °C in presenza di cloruro di bario o cloruro di calcio
come catalizzatore
Oggi la maggior parte della produzione parte invece dall'etilene, dapprima clorurato a 1,2-
dicloroetano in presenza di un catalizzatore di cloruro ferrico CH2=CH2 + Cl2 --> ClCH2-CH2Cl
e quindi scaldato a circa 400 °C in presenza di ulteriore cloro gassoso ClCH2CH2Cl + 2 Cl2 -->
ClCH=CCl2 + 3 HCl quest'ultima reazione è catalizzata da varie sostanze; il catalizzatore più
usato è una miscela di cloruro di potassio e cloruro di alluminio, ma anche il carbone poroso
può essere usato. Un sottoprodotto di questa reazione è il tetracloroetilene, che può anche
diventarne il prodotto principale, agendo sulla quantità di cloro immessa nella seconda
reazione. Tricloroetilene e tetracloroetilene vengono successivamente purificati per
distillazione.
Tricloroetilene
Utilizzi
Il tricloroetilene è un ottimo solvente per molti composti organici. Al picco della
sua produzione, negli anni venti, il suo impiego principale era l'estrazione di oli vegetali da
piante quali la soia, il cocco e la palma. Tra gli altri usi nell'industria alimentare si
annoveravano la decaffeinazione del caffè e l'estrazione di essenze. Ha trovato uso anche
come solvente per il lavaggio a secco, fino a quando non è stato soppiantato negli anni
cinquanta dal tetracloroetilene. Per via della sua tossicità e cancerogenicità, non è più
impiegato nell'industria alimentare e farmaceutica dagli anni settanta praticamente in tutto
il mondo.
EFFETTI TOSSICI
Inalato, il tricloroetilene deprime il sistema nervoso centrale e produce sintomi simili a quelli dell'ubriacatura da alcol: mal di
testa, confusione, difficoltà nella coordinazione motoria. Un'esposizione prolungata può portare all'incoscienza e alla morte.
Particolare attenzione va posta nei luoghi dove è possibile avere alte concentrazioni di suoi vapori; il tricloroetilene de-
sensibilizza rapidamente il naso e diviene impercepibile all'olfatto, aumentando il rischio di inalarne dosi elevate. L'esposizione
ai suoi vapori può provocare un prolungato bruciore agli occhi. L'effetto dell'esposizione a lungo termine sugli esseri umani non
è noto. La sperimentazione animale ha dimostrato la cancerogenicità del tricloroetilene a carico del fegato nei topi. Il
tricloroetilene è considerato un cancerogeno fortemente sospetto, in classe 2A della classificazione IARC per cancerogenicità su
fegato e vie biliari; sospetta relazione con linfomi non Hodgkin. Uno studio portato a termine nel 2011 ha evidenziato che gli
esseri umani a lungo esposti a tale composto organico hanno una probabilità sei volte maggiore di sviluppare la malattia di
Parkinson. Intossicazione acuta: oltre agli effetti già descritti sul sistema nervoso centrale, storicamente si era correlata al
tricloroetilene anche l'anestesia del nervo trigemino, mai confermato da studi sperimentali. L'intossicazione acuta può causare
epatopatia acuta citotossica, tubulopatia, irritazione di cute e mucose. Intossicazione cronica: turbe del ritmo e della
conduzione cardiaca, dermatiti, turbe dell'equilibrio per alterazione della funzione vestibolare, psicosindrome organica, alcol
intolleranza per interferenza su enzimi dell'ossidazione dell'etanolo (acetaldeide deidrogenasi).
Effetti da inalazione
Se inalata la sostanza provoca un forte disorientamento unito ad una sensazione di irrealtà. Le capacità motorie si riducono, e
calano anche le percezioni tattili (che spesso arrivano ritardate), la memoria a brevissimo termine sparisce (è impossibile
ricordare una frase appena letta), le percezioni uditive sono alterate da un forte rumore di fondo e da una marcata eco.
Possono presentarsi allucinazioni e convinzioni assurde fortemente spiacevoli, come ad esempio credere che ci sia qualcuno
nella nostra stanza oppure percepire l'ambiente come "animato". Il ridotto senso critico associato a tali esperienze porta a
considerarle "reali" fino a favorire l'insorgenza di reazioni impulsive anche estreme; tali effetti svaniscono dopo poche decine di
secondi. L'inalazione in grandi quantità provoca spasmi nel corpo e perdita della capacità di reagire.
CLOROFORMIO
Il cloroformio, nome IUPAC triclorometano, è un alogenuro alchilico, noto anche come freon
20 o CFC 20. La struttura chimica della sua molecola è assimilabile a quella di una molecola di
metano in cui tre atomi di idrogeno sono stati sostituiti da tre atomi di cloro.A temperatura
ambiente è un liquido trasparente, abbastanza volatile, dall'odore caratteristico. Non è
infiammabile da solo, ma lo è in miscela con altri composti infiammabili.
Il cloroformio, esposto alla luce e in presenza di ossigeno atmosferico si trasforma nel ben più
tossico e pericoloso Fosgene. Per questo motivo viene conservato in contenitori ambrati e
ben chiusi.
Produzione
A livello industriale, il cloroformio è prodotto per riscaldamento di una miscela di cloro e
metano o cloruro di metile alla temperatura di 400-500 ºC. A questa temperatura avvengono
reazioni di sostituzione radicalica che convertono il metano nei corrispondenti composti
clorurati.
Il prodotto di questa reazione è una miscela dei quattro clorometani (mono-, di-, tri- e tetra-)
che vengono successivamente separati per distillazione.
Utilizzi
A cavallo tra il XIX ed il XX secolo il cloroformio era usato come anestetico per inalazione in
chirurgia e nelle preparazioni di sciroppi antitosse.[2] Oggi è stato sostituito da sostanze meno
tossiche.
Il principale utilizzo del cloroformio oggi è la produzione di freon R-22 (denominato anche
HCFC-22), usato come fluido refrigerante, tuttavia anche i freon sono stati messi
internazionalmente al bando per via del loro effetto distruttivo sullo strato di ozono dell'alta
atmosfera. Il triclorometano è utilizzato anche nell’artigianato per incollare il metacrilato
(plexiglas)
EFFETTI TOSSICI
Il cloroformio può penetrare nell’organismo respirando l’aria, attraverso la catena alimentare, bevendo e facendo doccia o
bagno attraverso la pelle. Se l’acqua della doccia è abbastanza calda il cloroformio evapora e finisce in un aerosol che si respira.
Studi nelle persone e negli animali indicano che dopo è trasportato dal sangue a tutte le parti del corpo: dal grasso dove si
accumula, agli organi «filtro» fegato e reni. Se si smette di assumerlo, dal grasso va via rapidamente. Quello ingerito diventa
«scarto» o metabolizzato: di qui, in base alla quantità, gli effetti nocivi per la salute. Solo una piccola parte dei prodotti di
degradazione viene espulsa dal corpo, anche attraverso la respirazione.
Il cloroformio è stato abolito come anestetico proprio per i suoi effetti nocivi sul fegato e sui reni. Se si respira, in quantità non
alte e per un breve periodo di tempo, può essere causa di stanchezza, vertigini e mal di testa. In grandi quantità, può anche
causare «ferite» quando tocca la pelle. Non sono stati provati effetti sull’apparato riproduttivo umano e mutazioni causa di
malformazioni alla nascita. Ma si sospettano. Aborti spontanei sono stati, infatti, riscontrati nei topi sottoposti a livelli elevati di
cloroformio nell’aria e in quelli che durante la gravidanza ne bevevano con l’acqua o lo ingerivano con il cibo. Rilevati anche
spermatozoi anomali e malformazioni alla nascita nei topolini.
I risultati di studi su persone che hanno bevuto acqua clorata ha mostrato un possibile legame tra il cloroformio e l’insorgenza
del cancro del colon e della vescica. Negli animali si sono sviluppati tumori al fegato o ai reni con cibo o acqua contaminati (e se
assunti per molto tempo). Non è provato che ciò accada anche nell’uomo. Gli scienziati comunque lo classificano come
«sospettato». L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) di Lione lo definisce come «possibilmente cancerogeno
per l’uomo».
DICLOROMETANO
Il diclorometano (o cloruro di metilene, abbreviato anche
in DCM) è un composto chimico appartenente alla categoria
degli alogenuri alchilici e largamente utilizzato
come solvente per la chimica organica. La sua struttura è
analoga a quella del metano, ma con due atomi
di idrogeno sostituiti da altrettanti atomi di cloro. A
temperatura ambiente si presenta come un liquido incolore e
volatile dall'odore dolciastro. Sebbene il diclorometano sia
considerato nocivo e potenzialmente cancerogeno, esso è
comunque meno pericoloso del cloroformio, un altro
solvente clorurato strettamente correlato al diclorometano, e
pertanto ha rimpiazzato quest'ultimo come solvente in molti
ambiti.
PRODUZIONE
Il diclorometano è stato preparato per la prima volta
nel 1840 dal chimico francese Henri Victor Regnault, che fu in grado
di isolarlo da una miscela di clorometano e cloro esposta alla luce
solare.
A livello industriale la produzione del diclorometano avviene facendo
reagire metano, oppure clorometano, con cloro gassoso ad una
temperatura di 400-500 °C. In tali condizioni termiche sia il metano,
sia il clorometano subiscono una serie di reazioni che vanno a dare
progressivamente l'accumulo di altri prodotti clorurati.
Il risultato di questi processi chimici è una miscela di clorometano,
diclorometano, cloroformio e tetracloruro di carbonio, composti che
possono essere successivamente separati tramite distillazione.
USI
Le caratteristiche di volatilità e la sua abilità di sciogliere un gran
numero di tipologie di composti organici fanno
del diclorometano un solvente ideale per molti processi chimici.
Viene largamente utilizzato per la rimozione di vernici e grassi.
Nell'industria alimentare è usato per la preparazione di estratti
di luppolo ed altri aromi, inoltre in passato era utilizzato per la
rimozione della caffeina dal caffè finché non è stato sostituito
dall'anidride carbonica supercritica, meno pericolosa per la
salute.
Poiché il diclorometano è molto volatile esso viene impiegato
come propellente spray per aerosol e come agente schiumogeno
per la preparazione di espansi poliuretanici. Tuttavia, a causa dei
crescenti dubbi legati agli effetti sulla salute umana, si cercano
prodotti alternativi che possano sostituire il diclorometano in
molte di queste applicazioni.
EFFETTI TOSSICI
Nonostante sia il meno tossico fra i solventi clorurati semplici, l'uso del diclorometano non
è scevro da rischi. Un'esposizione cronica al diclorometano potrebbe portare all'insorgenza
del cancro, con dati che collegano questo solvente a casi di tumore a livello
di polmoni, fegato e pancreas in animali da laboratorio. Per tali risultati
nel Regno Unito si accantonò, dopo che erano stati sperimentati con successo impianti
pilota, la tecnica di utilizzarlo per sgrassare le farine di carne, a favore della semplice
spremitura a caldo: le temperature raggiunte in tale processo non davano corso
all'inattivazione dei prioni e quindi emerse l'esplosione del fenomeno detto della mucca
pazza. Un contatto prolungato del diclorometano con la pelle può causare la dissoluzione
di parte del tessuto di natura lipidica della pelle, con conseguenze che vanno dalla
semplice irritazione all'ustione chimica.
In molti paesi su tutti i prodotti contenenti diclorometano devono essere apposte etichette
indicanti i possibili rischi per la salute.
CREATO DA:
• Farnese Luca
• Macrini Paolo
• Colangelo Matteo
• Di Nisio Leonardo

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  • 2. CRONACA Nel cuore verde dell'Italia per quasi quarant'anni è stato perpetrato un crimine ambientale di proporzioni gigantesche, in silenzio. Attraverso una serie di discariche il colosso della chimica Montedison di Bussi sul Tirino, esteso su 17 ettari e stretto tra i fiumi Pescara e Tirino, ha sotterrato veleni in quantità tale da contaminare 500 mila tonnellate di suolo (che arrivano a quasi 2 milioni di tonnellate se si conta l'area industriale vera e propria). A valle, poco più giù dello stabilimento, ci sono i pozzi dell'acqua potabile che rifornivano tutta la Val Pescara, chiusi per inquinamento da solventi clorurati solo nel 2007, su denuncia delle associazioni ambientaliste dopo il sequestro di una prima discarica. Ma ancora nel 2012 i monitoraggi, relativi alla contaminazione della falda superficiale, mostravano un superamento delle concentrazioni soglia: per il piombo di 61 volte, per il mercurio di 2100 volte. E' in questa stessa acqua che le analisi dell'Istituto Superiore di Sanità hanno riscontrato anche la presenza di cloruro di vinile, tricloroetilene, cloroformio: tutti agenti cancerogeni. “L’acqua contaminata da sostanze di accertata tossicità”, si legge nella relazione degli esperti, “è stata distribuita in un vasto territorio e a circa 700 mila consumatori, senza limitazioni d’uso e controllo, anche per utenze sensibili come scuole e ospedali”.
  • 3. CRONACA Tra silenzio e omertà a ogni livello, più di 700 mila persone in tutta la Val Pescara hanno bevuto l'acqua inquinata dai rifiuti chimici. Quell'acqua che credevano sicura, e su cui oggi l'Istituto superiore di Sanità si esprime così: “Una massiva contaminazione delle acque, superficiali, sotterranee e destinate al consumo”. In tanti sapevano, istituzioni comprese. Nessuno ha avvertito i cittadini, abbandonandoli al loro destino. Non ci sono ricerche epidemiologiche e manca un registro dei tumori, ma esiste uno studio preliminare redatto dall'Agenzia sanitaria regionale che copre gli anni dal 2004 al 2012, e mostra come i residenti della zona di Bussi-Popoli e dell'area metropolitana di Pescara abbiano alte frequenze di tumori rispetto alla media regionale. Lo studio, realizzato in poco più di un mese, non specifica la percentuale di tumori secondo la sede, cioè gli organi bersaglio. A questo proposito però si è espresso Marco Lombardo, presidente della Lega italiana tumori (Lilt) di Pescara, e per molti anni direttore del dipartimento di Oncologia dell'ospedale pescarese. “Nella zona di Bussi”, ha detto Lombardo, “abbiamo rilevato una maggiore concentrazione di tumori urologici rispetto al resto dell'Abruzzo. L'incidenza di neoplasie alla vescica in quel territorio è sicuramente superiore al resto della regione”
  • 4. CRONACA Intanto, il processo in Corte d'Assise, a Chieti, è arrivato alle battute finali e la sentenza dovrebbe arrivare a giorni. Il processo di Bussi, come viene ormai comunemente chiamato, è con ogni probabilità il più importante della storia dell'Abruzzo. L'inchiesta ha portato alla sbarra 19 persone ai vertici della potente multinazionale chimica Montedison con l'accusa di disastro doloso e avvelenamento doloso delle acque. Ma questo processo è anche uno scontro tra titani: Montedison e Solvay, la società belga attiva nel settore chimico e delle materie plastiche che nel 2002 ha acquistato il sito di Bussi da Ausimont (della galassia Montedison). La Solvay si è costituita parte civile per “il danno di natura patrimoniale che subisce ancora per il 'congelamento' della commerciabilità dei terreni, ma anche quello futuro e potenziale”. A guidare l’accusa sono i pm Anna Rita Mantini e Giuseppe Bellelli, che hanno analizzato Alla sbarra ci sono 19 imputati, tra dirigenti ed ex dirigenti del polo chimico, accusati di disastro ambientale e avvelenamento delle acque. I fatti contestati partono dal 1963 e ripercorrono mezzo secolo di storia della Montedison. In mezzo, una serie di colpi di scena. Qualche mese fa, il giudice che avrebbe dovuto presiedere la Corte d'Assise, Geremia Spiniello, è stato ricusato. L’istanza di ricusazione era nata da una frase pronunciata da Spiniello durante un’intervista. “Daremo giustizia al territorio”, aveva detto. Per gli avvocati dei dirigenti Montedison, quella frase rappresentava “l’anticipazione che l’esito del processo sarebbe stata una sentenza di condanna”. Oggi, dopo più di cinque anni, il processo è arrivato alla fine. La sentenza è attesa per il 12 o il 19 dicembre.
  • 5. I DATI FALSIFICATI Nel materiale sequestrato, ci sono le analisi falsificate. I dati sul mercurio dell'ottobre del '98 ad esempio, lasciano interdetti. Da un lato ci sono i risultati reali, segnati con un appunto a penna, “Vero”. Dall'altro c'è lo stesso documento con la scritta “Falso”, a promemoria. Ovviamente, solo i dati falsi verranno resi noti dall'azienda. La differenza tra l'uno e l'altra è incredibile, parliamo di riduzioni del dato reale di decine di volte: da 250 a 20, da 1250 a 100.
  • 6. Negli anni, sono stati effettuati una lunga serie di carotaggi per verificare i livelli degli inquinanti. Ecco cosa scrivevano a tal proposito i dirigenti Montedison, riguardo ai dati riportati dal tecnico del laboratorio privato (tale Maurizio Piazzardi) a cui erano stati commissionati gli esami. Il sondaggio S5 “è critico per clorometani nel terreno da analisi di Piazzardi. Si toglie l'analisi di Piazzardi e si mettono i nostri valori 'corretti', lasciando l'indicazione del carotaggio allo stesso punto effettivo”. E lo stesso accade per altri sondaggi: “Si corregge con nostro S9”. E' lo stesso tecnico esterno, Piazzardi, a scrivere nel 2001 una mail dai toni allarmati a Giuseppe Quaglia, allora responsabile del laboratorio Ricerca e analisi della Montedison, oggi presidente del Consorzio rifiuti della Valle Peligna. Ecco alcuni stralci della mail: “Non mi sembrava ci fossimo accordati per una riduzione sistematica e sostanziale di tutte le concentrazioni rilevate per il mercurio nelle acque di falda”. E ancora, continua Piazzardi: “In questo modo emerge che il laboratorio Ausimont produce dati di un ordine di grandezza inferiori a quanto determinato da Innolab, sia per la ricerca di mercurio che di solventi clorurati”. E infine: “Avevo già notato che le analisi sulle acque del giugno 1998 erano quantomeno sospette, con concentrazioni di mercurio in falda sempre bassissime”. Oggi Quaglia è a processo. LE ANALISI MANIPOLATE
  • 7. Falda superficiale Falda profonda Parametro Limiti C.S.C. (D.lgs 152/2006 o limiti ISS) in microgrammi/litro Valore massimo rilevato nel 2012 in microgrammi/litro Entità del superamento delle Concentrazioni Soglia di Contaminazione Valore massimo rilevato nel 2012 in microgrammi/litro Entità del superamento delle Concentrazioni Soglia di Contaminazione Arsenico 10 325 32 volte 17,1 1,7 volte Cromo totale 50 378 7 volte Mercurio 1 2100 2100 volte 1,36 1,4 volte Nichel 20 248 12 volte Piombo 10 610 61 volte 38,1 4 volte Boro 1000 14900 15 volte 6500 6,5 volte Benzene 1 510 510 volte 3,8 4 volte Benzo(a)antracene 0,1 3,22 32 volte Benzo(a)pirene 0,01 2,081 208 volte 0,02 2 volte Benzo(b)fluorantene 0,1 1394 13940 volte Benzo(k)fluorantene 0,05 0,171 3 volte Benzo(g,h,i)perilene 0,01 0,587 59 volte 0,0149 1,5 volte Dibenzo(a,h)antracene 0,01 0,179 18 volte Indeno(1,2,3-cd)pirene 0,1 0,54 5 volte IPA Totali 0,1 3238 32380 volte Cloroformio 0,15 68000 453333 volte 7000 46607 volte Monocloroetilene 0,5 2700 5400 volte 1740 3480 volte 1,2-dicloroetano 3 102 34 volte 16,4 5,5 volte 1,1-Dicloroetilene 0,05 2110 42200 volte 490 9800 volte Tricloroetilene 1,5 290000 193333 volte 234 156 volte Tetracloroetilene 1,1 42000 38182 volte 360 327 volte Esaclorobutadiene 0,15 66 440 volte 5,8 39 volte Composti Alifatici Clorurati Cancerogeni totali 10 402266,1 40227 volte 7165,8 717 volte 1,2-Dicloroetilene 60 9020 150 volte 32000 533 volte 1,2 - Dicloropropano 0,15 22,7 151 volte 0,51 3,4 volte 1,1,2-Tricloroetano 0,2 219 1095 volte 46 230 volte 1,1,2,2-Tetracloroetano 0,05 640 12800 volte 18,5 370 volte Bromoformio 0,3 5,3 18 volte 1,2-Dibromoetano 0,001 138 138000 volte Dibromoclorometano 0,13 8,2 63 volte Bromodiclorometano 0,17 13 76 volte 0,71 4 volte Idrocarburi totali 350 7850 22 volte Tetracloruro di Carbonio 0,15 100000 666667 volte 560 3733 volte Diclorometano 0,15 161000 1073333 volte 490 3267 volte Esacloroetano 0,05 3100 62000 volte 340 6800 volte
  • 9. Cloruro di vinile Il cloruro di vinile (nome IUPAC: cloroetene) è un composto organico clorurato. A temperatura e pressione ambiente è un gas incolore dal tipico odore dolciastro, insolubile in acqua. Trova principalmente impiego nella produzione del suo polimero, il cloruro di polivinile, più noto come PVC. E’ stato sintetizzato per la prima volta nel 1835 da Liebig e Regnault, suo studente. Lo prepararono facendo reagire l'1,2-dicloroetano (o cloruro di etilene) con una soluzione di potassio idrato in etanolo. La produzione del cloruro di vinile avviene attraversando due fasi: 1. in una prima fase viene prodotto l'1,2-dicloroetano (o DCE), tramite il processo "ossidazione diretta" oppure tramite il processo di "ossiclorurazione"; 2. in una seconda fase l'1,2-dicloroetano viene convertito in cloruro di vinile per deidroclorurazione (anche detta "termolisi" o "thermal cracking"). La fase di produzione dell'1,2-dicloroetano può essere svolta anche sfruttando entrambi i processi di ossidazione diretta e di ossiclorurazione. Nella fase di deidroclorurazione, per riscaldamento a 500-600 °C ad una pressione di 15-30 atmosfere, l'1,2-dicloroetano si decompone in cloruro di vinile e acido cloridrico: (Cl-CH2-CH2-Cl→CH2=CH-Cl+HCl). L'uso più importante del cloruro di vinile è la sua polimerizzazione per produrre il PVC. Quantità minime sono destinate alla sintesi di altri idrocarburi clorurati. La tossicità del cloruro di vinile ne limita l'uso nei prodotti di consumo, benché fino al 1974 venisse usato come propellente per bombolette spray. I suoi effetti cancerogeni sono stati riconosciuti da tempo e hanno dato luogo a vertenze legali simili a quelle avute per l'amianto. Sempre per via della sua tossicità, anche il suo uso come anestetico (similmente al cloruro di etile) è stato abbandonato.
  • 10. EFFETTI TOSSICI Il cloruro di vinile monomero ha una soglia olfattiva (odore dolciastro) di 4000 ppm, mentre i primi fenomeni sul sistema nervoso si osservano a 8000 ppm. Agisce sui canali ionici presenti sulle membrane cellulari provocando la depressione delle cellule eccitabili; per questo, prima della scoperta degli effetti tossici, veniva utilizzato in medicina per indurre anestesia. Infatti, il cloruro di vinile deprime il sistema nervoso centrale e può provocare aritmie fatali; l'inalazione dei suoi vapori produce sintomi analoghi a quelli dell'intossicazione da alcol - mal di testa, stordimento, perdita di coordinazione dei movimenti, disturbi della percezione visiva ed uditiva - e nei casi più gravi allucinazioni, perdita di coscienza, paralisi dei centri bulbari e conseguente morte per crisi respiratoria. I lavoratori a rischio sono: • Addetti alla produzione del PVC; infatti benché il polimero sia stabile, la sua produzione può portare alla liberazione nell'ambiente del monomero, estremamente tossico Addetti alla manutenzione e pulizia dei macchinari utilizzati nella produzione del PVC. • Addetti all'incenerimento dei rifiuti plastici L'esposizione continuativa a basse concentrazioni di sostanza (esposizione cronica) è responsabile di diverse manifestazioni definite come malattia da cloruro di vinile (si manifesta dopo alcuni mesi o anni). Questa è dovuta alla formazione di proteine aberranti immunogeniche create dall'interazione del principale metabolita del cloruro di vinile (ossicloroetile) con le proteina plasmatiche. In questo senso, le manifestazioni dell'intossicazione cronica sono principalmente dovute alla deposizione in circolo di immunocomplessi, con sindromi vasculitiche sistemiche gravi. Si innescano inoltre crisi angiospastiche; tipico è infatti il fenomeno di Raynaud. Il quadro si completa con lesioni cutanee simili alla sclerodermia e con acroosteolisi delle falangi distali, delle ossa del piede e della rotula.
  • 11. EFFETTI TOSSICI Sulle cavie in gravidanza, l'esposizione al cloruro di vinile ha causato aborti e nascite di cuccioli malformati. L'effetto sulla riproduzione umana è sconosciuto. Il cloruro di vinile è inoltre un potente cancerogeno riconosciuto ed è stato correlato in particolar modo con certe forme di cancro del fegato - principalmente il carcinoma epatocellulare e l'angiosarcoma epatico. • Vi sono alcuni indicatori di dose (purtroppo gravati da bassa sensibilità a causa della rapidità di scomparsa dopo esposizione) in sperimentazione: - Acido monocloroacetico -Acido tiodiglicolico. Questi possono essere usati per il monitoraggio biologico dei lavoratori esposti al cloruro di vinile. Il caso della contaminazione delle falde acquifere della Val Pescara (Abruzzo) • L'ex polo chimico di Montecatini Edison di Bussi, ha contaminato le falde acquifere della Val Pescara, utilizzando le stesse come discarica dei propri prodotti chimici. L'acqua è stata distribuita ad un'utenza di circa 700.000 persone, inclusi scuole ed ospedali. Le indagini sono state portate avanti dalla Guardia Forestale, che ha scoperto l'azione irresponsabile della società per effetto dello svolgimento di attività industriali ad alto rischio per le falde acquifere e per le azioni incontrollate di sversamento. • La Commissione dei Lavori pubblici della Camera dei deputati, nella persona del Presidente Ermete Realacci, ha sottolineato, in una relazione che la Montecatini Edison avrebbe utilizzato una discarica posta a poca distanza dai fiumi Tirino e Pescara, con l'interramento di 1 milione e 800.000 tonnellate di rifiuti tossici e scarti industriali della produzione di cloro, soda, varechina, formaldeide, perclorati e cloruro di ammonio. L'acqua erogata è stata diffusa nell'acquedotto sino al 2007, periodo nel quale i pozzi vennero chiusi su denuncia dello stesso WWF. Da un rapporto svolto dal Ministero della Salute, che ha nominato degli esperti al fine di valutare i danni, le falde acquifere furono contaminate dal cloruro di vinile, noto agente cancerogeno per gli animali e per gli uomini.
  • 12. Tricloroetilene Il tricloroetilene è un alogenuro alchilico la cui struttura chimica è quella di una molecola di etene in cui tre atomi di idrogeno sono sostituiti da tre atomi di cloro. È un prodotto sintetico e a temperatura ambiente si presenta come un liquido non infiammabile, incolore e dall'odore caratteristico (dolciastro). È considerato un cancerogeno di gruppo 1 (sicuramente cancerogeno per l'uomo). Fino ai primi anni settanta, la maggior parte del tricloroetilene veniva prodotta attraverso un processo a due stadi a partire dall'acetilene: dapprima una conversione di quest'ultimo a 1,1,2,2-tetracloroetano per reazione a 90 °C con cloro in presenza di cloruro ferrico come catalizzatore seguita quindi dalla deidroalogenazione per trattamento con basi acquose (idrossido di calcio) oppure in fase gassosa a 300-500 °C in presenza di cloruro di bario o cloruro di calcio come catalizzatore Oggi la maggior parte della produzione parte invece dall'etilene, dapprima clorurato a 1,2- dicloroetano in presenza di un catalizzatore di cloruro ferrico CH2=CH2 + Cl2 --> ClCH2-CH2Cl e quindi scaldato a circa 400 °C in presenza di ulteriore cloro gassoso ClCH2CH2Cl + 2 Cl2 --> ClCH=CCl2 + 3 HCl quest'ultima reazione è catalizzata da varie sostanze; il catalizzatore più usato è una miscela di cloruro di potassio e cloruro di alluminio, ma anche il carbone poroso può essere usato. Un sottoprodotto di questa reazione è il tetracloroetilene, che può anche diventarne il prodotto principale, agendo sulla quantità di cloro immessa nella seconda reazione. Tricloroetilene e tetracloroetilene vengono successivamente purificati per distillazione.
  • 13. Tricloroetilene Utilizzi Il tricloroetilene è un ottimo solvente per molti composti organici. Al picco della sua produzione, negli anni venti, il suo impiego principale era l'estrazione di oli vegetali da piante quali la soia, il cocco e la palma. Tra gli altri usi nell'industria alimentare si annoveravano la decaffeinazione del caffè e l'estrazione di essenze. Ha trovato uso anche come solvente per il lavaggio a secco, fino a quando non è stato soppiantato negli anni cinquanta dal tetracloroetilene. Per via della sua tossicità e cancerogenicità, non è più impiegato nell'industria alimentare e farmaceutica dagli anni settanta praticamente in tutto il mondo.
  • 14. EFFETTI TOSSICI Inalato, il tricloroetilene deprime il sistema nervoso centrale e produce sintomi simili a quelli dell'ubriacatura da alcol: mal di testa, confusione, difficoltà nella coordinazione motoria. Un'esposizione prolungata può portare all'incoscienza e alla morte. Particolare attenzione va posta nei luoghi dove è possibile avere alte concentrazioni di suoi vapori; il tricloroetilene de- sensibilizza rapidamente il naso e diviene impercepibile all'olfatto, aumentando il rischio di inalarne dosi elevate. L'esposizione ai suoi vapori può provocare un prolungato bruciore agli occhi. L'effetto dell'esposizione a lungo termine sugli esseri umani non è noto. La sperimentazione animale ha dimostrato la cancerogenicità del tricloroetilene a carico del fegato nei topi. Il tricloroetilene è considerato un cancerogeno fortemente sospetto, in classe 2A della classificazione IARC per cancerogenicità su fegato e vie biliari; sospetta relazione con linfomi non Hodgkin. Uno studio portato a termine nel 2011 ha evidenziato che gli esseri umani a lungo esposti a tale composto organico hanno una probabilità sei volte maggiore di sviluppare la malattia di Parkinson. Intossicazione acuta: oltre agli effetti già descritti sul sistema nervoso centrale, storicamente si era correlata al tricloroetilene anche l'anestesia del nervo trigemino, mai confermato da studi sperimentali. L'intossicazione acuta può causare epatopatia acuta citotossica, tubulopatia, irritazione di cute e mucose. Intossicazione cronica: turbe del ritmo e della conduzione cardiaca, dermatiti, turbe dell'equilibrio per alterazione della funzione vestibolare, psicosindrome organica, alcol intolleranza per interferenza su enzimi dell'ossidazione dell'etanolo (acetaldeide deidrogenasi). Effetti da inalazione Se inalata la sostanza provoca un forte disorientamento unito ad una sensazione di irrealtà. Le capacità motorie si riducono, e calano anche le percezioni tattili (che spesso arrivano ritardate), la memoria a brevissimo termine sparisce (è impossibile ricordare una frase appena letta), le percezioni uditive sono alterate da un forte rumore di fondo e da una marcata eco. Possono presentarsi allucinazioni e convinzioni assurde fortemente spiacevoli, come ad esempio credere che ci sia qualcuno nella nostra stanza oppure percepire l'ambiente come "animato". Il ridotto senso critico associato a tali esperienze porta a considerarle "reali" fino a favorire l'insorgenza di reazioni impulsive anche estreme; tali effetti svaniscono dopo poche decine di secondi. L'inalazione in grandi quantità provoca spasmi nel corpo e perdita della capacità di reagire.
  • 15. CLOROFORMIO Il cloroformio, nome IUPAC triclorometano, è un alogenuro alchilico, noto anche come freon 20 o CFC 20. La struttura chimica della sua molecola è assimilabile a quella di una molecola di metano in cui tre atomi di idrogeno sono stati sostituiti da tre atomi di cloro.A temperatura ambiente è un liquido trasparente, abbastanza volatile, dall'odore caratteristico. Non è infiammabile da solo, ma lo è in miscela con altri composti infiammabili. Il cloroformio, esposto alla luce e in presenza di ossigeno atmosferico si trasforma nel ben più tossico e pericoloso Fosgene. Per questo motivo viene conservato in contenitori ambrati e ben chiusi. Produzione A livello industriale, il cloroformio è prodotto per riscaldamento di una miscela di cloro e metano o cloruro di metile alla temperatura di 400-500 ºC. A questa temperatura avvengono reazioni di sostituzione radicalica che convertono il metano nei corrispondenti composti clorurati. Il prodotto di questa reazione è una miscela dei quattro clorometani (mono-, di-, tri- e tetra-) che vengono successivamente separati per distillazione. Utilizzi A cavallo tra il XIX ed il XX secolo il cloroformio era usato come anestetico per inalazione in chirurgia e nelle preparazioni di sciroppi antitosse.[2] Oggi è stato sostituito da sostanze meno tossiche. Il principale utilizzo del cloroformio oggi è la produzione di freon R-22 (denominato anche HCFC-22), usato come fluido refrigerante, tuttavia anche i freon sono stati messi internazionalmente al bando per via del loro effetto distruttivo sullo strato di ozono dell'alta atmosfera. Il triclorometano è utilizzato anche nell’artigianato per incollare il metacrilato (plexiglas)
  • 16. EFFETTI TOSSICI Il cloroformio può penetrare nell’organismo respirando l’aria, attraverso la catena alimentare, bevendo e facendo doccia o bagno attraverso la pelle. Se l’acqua della doccia è abbastanza calda il cloroformio evapora e finisce in un aerosol che si respira. Studi nelle persone e negli animali indicano che dopo è trasportato dal sangue a tutte le parti del corpo: dal grasso dove si accumula, agli organi «filtro» fegato e reni. Se si smette di assumerlo, dal grasso va via rapidamente. Quello ingerito diventa «scarto» o metabolizzato: di qui, in base alla quantità, gli effetti nocivi per la salute. Solo una piccola parte dei prodotti di degradazione viene espulsa dal corpo, anche attraverso la respirazione. Il cloroformio è stato abolito come anestetico proprio per i suoi effetti nocivi sul fegato e sui reni. Se si respira, in quantità non alte e per un breve periodo di tempo, può essere causa di stanchezza, vertigini e mal di testa. In grandi quantità, può anche causare «ferite» quando tocca la pelle. Non sono stati provati effetti sull’apparato riproduttivo umano e mutazioni causa di malformazioni alla nascita. Ma si sospettano. Aborti spontanei sono stati, infatti, riscontrati nei topi sottoposti a livelli elevati di cloroformio nell’aria e in quelli che durante la gravidanza ne bevevano con l’acqua o lo ingerivano con il cibo. Rilevati anche spermatozoi anomali e malformazioni alla nascita nei topolini. I risultati di studi su persone che hanno bevuto acqua clorata ha mostrato un possibile legame tra il cloroformio e l’insorgenza del cancro del colon e della vescica. Negli animali si sono sviluppati tumori al fegato o ai reni con cibo o acqua contaminati (e se assunti per molto tempo). Non è provato che ciò accada anche nell’uomo. Gli scienziati comunque lo classificano come «sospettato». L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) di Lione lo definisce come «possibilmente cancerogeno per l’uomo».
  • 17. DICLOROMETANO Il diclorometano (o cloruro di metilene, abbreviato anche in DCM) è un composto chimico appartenente alla categoria degli alogenuri alchilici e largamente utilizzato come solvente per la chimica organica. La sua struttura è analoga a quella del metano, ma con due atomi di idrogeno sostituiti da altrettanti atomi di cloro. A temperatura ambiente si presenta come un liquido incolore e volatile dall'odore dolciastro. Sebbene il diclorometano sia considerato nocivo e potenzialmente cancerogeno, esso è comunque meno pericoloso del cloroformio, un altro solvente clorurato strettamente correlato al diclorometano, e pertanto ha rimpiazzato quest'ultimo come solvente in molti ambiti.
  • 18. PRODUZIONE Il diclorometano è stato preparato per la prima volta nel 1840 dal chimico francese Henri Victor Regnault, che fu in grado di isolarlo da una miscela di clorometano e cloro esposta alla luce solare. A livello industriale la produzione del diclorometano avviene facendo reagire metano, oppure clorometano, con cloro gassoso ad una temperatura di 400-500 °C. In tali condizioni termiche sia il metano, sia il clorometano subiscono una serie di reazioni che vanno a dare progressivamente l'accumulo di altri prodotti clorurati. Il risultato di questi processi chimici è una miscela di clorometano, diclorometano, cloroformio e tetracloruro di carbonio, composti che possono essere successivamente separati tramite distillazione.
  • 19. USI Le caratteristiche di volatilità e la sua abilità di sciogliere un gran numero di tipologie di composti organici fanno del diclorometano un solvente ideale per molti processi chimici. Viene largamente utilizzato per la rimozione di vernici e grassi. Nell'industria alimentare è usato per la preparazione di estratti di luppolo ed altri aromi, inoltre in passato era utilizzato per la rimozione della caffeina dal caffè finché non è stato sostituito dall'anidride carbonica supercritica, meno pericolosa per la salute. Poiché il diclorometano è molto volatile esso viene impiegato come propellente spray per aerosol e come agente schiumogeno per la preparazione di espansi poliuretanici. Tuttavia, a causa dei crescenti dubbi legati agli effetti sulla salute umana, si cercano prodotti alternativi che possano sostituire il diclorometano in molte di queste applicazioni.
  • 20. EFFETTI TOSSICI Nonostante sia il meno tossico fra i solventi clorurati semplici, l'uso del diclorometano non è scevro da rischi. Un'esposizione cronica al diclorometano potrebbe portare all'insorgenza del cancro, con dati che collegano questo solvente a casi di tumore a livello di polmoni, fegato e pancreas in animali da laboratorio. Per tali risultati nel Regno Unito si accantonò, dopo che erano stati sperimentati con successo impianti pilota, la tecnica di utilizzarlo per sgrassare le farine di carne, a favore della semplice spremitura a caldo: le temperature raggiunte in tale processo non davano corso all'inattivazione dei prioni e quindi emerse l'esplosione del fenomeno detto della mucca pazza. Un contatto prolungato del diclorometano con la pelle può causare la dissoluzione di parte del tessuto di natura lipidica della pelle, con conseguenze che vanno dalla semplice irritazione all'ustione chimica. In molti paesi su tutti i prodotti contenenti diclorometano devono essere apposte etichette indicanti i possibili rischi per la salute.
  • 21. CREATO DA: • Farnese Luca • Macrini Paolo • Colangelo Matteo • Di Nisio Leonardo