2015.11.20 Barbieri Structural Business Statistics
2015.03.26 I sistemi locali: concetti di base
1. I sistemi locali del lavoro
Definizioni, aspetti concettuali e loro utilità nell’analisi
statistica ed economica
Giovanni A. Barbieri
26 marzo 2015
2. Indice
Una lunga frequentazione con i Sistemi locali del
lavoro
Perché servono le regioni funzionali
Le regioni funzionali fondate sul pendolarismo
Pattern relazionali e spostamenti quotidiani
Il concetto di auto-contenimento
Perché i sistemi locali sono interessanti per
l’economista?
I cluster di Sistemi locali
Damasco!
I sistemi locali del lavoro – G. A. Barbieri
Roma, 26 marzo 2015
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3. Una lunga frequentazione
con i Sistemi locali del lavoro
1994: 2ª conferenza nazionale di statistica
1995: Rapporto annuale
1996: Rapporto annuale (i distretti industriali)
1997: Un rapporto per ENEA
1998: Fondi strutturali 2000-2006
1999: La Territorial Review OECD
2000: Rapporto annuale
2006: DCET e capitolo Territorio
2015: Cambio opinione!
I sistemi locali del lavoro – G. A. Barbieri
Roma, 26 marzo 2015
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4. Griglie per l’analisi territoriale
Regioni «normative» e regioni funzionali
Regioni normative: espressione di una volontà
politica; i loro limiti sono fissati a seconda dei compiti
attribuiti alle comunità territoriali, della consistenza
demografica necessaria per effettuare tali compiti in
modo efficace ed economico e dei fattori storici,
culturali e di altro genere
Regioni analitiche (o funzionali): definite in base a
requisiti analitici; raggruppano zone utilizzando criteri
geografici (ad esempio, altitudine o tipo di terreno) o
socio-economici (ad esempio, omogeneità,
complementarità o polarità delle economie regionali)
Classificazioni gerarchiche/non gerarchiche
4 I sistemi locali del lavoro – G. A. Barbieri
Roma, 26 marzo 2015
7. I sistemi locali del lavoro
Aggregazione di due o più comuni
contigui sulla base dell’auto-contenimento
dei flussi pendolari quotidiani tra luogo di
residenza e luogo di lavoro
La griglia copre l’intero territorio nazionale
Auto-contenimento: massima interazione
umana tra (concentrazione di) luoghi di
produzione (lavoro) e di riproduzione
sociale (residenza)
7 I sistemi locali del lavoro – G. A. Barbieri
Roma, 26 marzo 2015
8. Saga!
Introducing the art and science
of you
Record your life automatically
and share it effortlessly with
the people you care about
We all have a great story to tell:
let Saga tell yours
Saga automatically records
your real life story, as told by
the places you visited and the
things you've done
Life is short
Remember everything
Capture every moment, even
the little ones, in your lifelog
Learn about your habits and
set meaningful goals with the
insight you gain
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I sistemi locali del lavoro – G. A. Barbieri
Roma, 26 marzo 2015
9. Pattern relazionali e
spostamenti quotidiani
4 tipi di spostamenti quotidiani (Isfort- Audimob):
Lavoro
Studio
Gestione familiare («fare la spesa»)
Tempo libero (leisure)
Il lavoro come proxy (rappresenta la
«maggioranza relativa» degli spostamenti
pendolari
[Per questo d’ora in poi li chiamo «Sistemi locali» e
non aggiungo più: «del lavoro»]
9 I sistemi locali del lavoro – G. A. Barbieri
Roma, 26 marzo 2015
10. La fonte censuaria e il quesito
sul pendolarismo: la storia
1971: introduzione del quesito, spoglio
lasciato all’iniziativa delle Regioni (Irpet
Toscana 1978)
Dal 1981 elaborazione dei Sistemi locali
955 nel 1981
784 nel 1991
686/683 nel 2001
611 nel 2011
10 I sistemi locali del lavoro – G. A. Barbieri
Roma, 26 marzo 2015
11. La fonte censuaria e il quesito
sul pendolarismo: il quesito
Denominazione e indirizzo del luogo di
studio o lavoro
Rientro giornaliero?
Incrocio con condizione professionale
(soltanto occupati)
Codifica del comune di
origine/destinazione
11 I sistemi locali del lavoro – G. A. Barbieri
Roma, 26 marzo 2015
12. Sistemi locali ed economia
Giovanni Barbieri e Guido Pellegrini:
I Sistemi locali del lavoro: uno strumento per la politica
economica in Italia e in Europa
ISCONA
Il lavoro origina dalla collaborazione dei due Autori alla
zonizzazione dell’Obiettivo 2 nella fase di
programmazione dei Fondi strutturali 2000-2006. Una
prima versione del lavoro venne presentata al Seminario
«I sistemi locali del lavoro per la politica territoriale»,
organizzato da Ministero del Tesoro-Dipartimento delle
Politiche di Sviluppo, Istat e Facoltà di Scienze
Statistiche-Università di Bologna l’8 giugno 2000 presso
il Nucleo per la valutazione, Ministero del Tesoro, Roma
12 I sistemi locali del lavoro – G. A. Barbieri
Roma, 26 marzo 2015
13. Perché i SLL sono interessanti
per l’analisi economica?
Auto-organizzazione delle relazioni sociali ed
economiche
Perfetta mobilità del lavoro entro i loro
confini/poca o nulla al di fuori
Perfetto arbitraggio all’interno (le differenze
nell’occupazione o nella disoccupazione non
possono essere durature)
I confini dei Sistemi locali corrispondono a
barriere (di fatto) alla mobilità del fattore
lavoro
13 I sistemi locali del lavoro – G. A. Barbieri
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14. Perché i SLL sono interessanti
per la politica economica?
Studio degli effetti di shock esogeni sulla
domanda e sull’offerta, dovuti a fattori non
controllabili o a decisioni di policy
Studio dei distretti produttivi
Presenza di una domanda di lavoro, espressa
dai distretti produttivi esistenti
Disponibilità di un’offerta di lavoro dotata di
determinate esperienze professionali, profili di
istruzione, competenze (skill) e attitudini
14 I sistemi locali del lavoro – G. A. Barbieri
Roma, 26 marzo 2015
15. I cluster di Sistemi locali 2001
15 I sistemi locali del lavoro – G. A. Barbieri
Roma, 26 marzo 2015
Sistemi senza specializzazione
(220)
Aree urbane ad alta
specializzazione (4)
Aree urbane a bassa
specializzazione (29)
Aree urbane non specializzate
(13)
Sistemi turistici (82)
Aree urbane prevalentemente
portuali (26)
Sistemi a vocazione
agricola (24)
Sistemi urbani (72)
Altri sistemi non
manifatturieri (106)
Sistemi non
manifatturieri (178)
Sistemi locali del
lavoro 2001 (686)
Sistemi integrati della pelle e
del cuoio (11)
Sistemi delle calzature (22)
Sistemi dell'industria tessile
(18)
Sistemi dell'abbigliamento (49)
Sistemi del legno e del mobile
(28)
Sistemi dell'occhialeria (8)
Sistemi della fabbricazione di
macchine (35)
Sistemi dell'agroalimentare
(61)Sistemi della produzione e
lavorazione dei metalli (14)
Sistemi dei mezzi di trasporto
(16)
Sistemi dei materiali da
costruzione (7)
Sistemi della chimica e del
petrolio (19)
Sistemi del tessile, delle
pelli, dell'abbigl. (100)
Sistemi del made in
Italy (232)
Altri sistemi del made in
Italy (132)
Sistemi della manifatt.
pesante (56)
16. Sulla via di Damasco
Le domande senza risposta
Di fatto, oltre agli interessi di qualche studioso e qualche ricerca
accademica, i Sistemi locali restano negli archivi della statistica
ufficiale
Perché questo abbandono, se sono così interessanti?
L’unica utilizzazione pratica è la definizione dei distretti di piccole
e medie imprese (Legge 5 ottobre 1991, n. 317: «Interventi per
l’innovazione e lo sviluppo delle piccole imprese»)
Art. 36 c. 1 (nella sua formulazione originaria):
Si definiscono distretti industriali le aree territoriali locali caratterizzate da
elevata concentrazione di piccole imprese, con particolare riferimento al
rapporto tra la presenza delle imprese e la popolazione residente nonché alla
specializzazione produttiva dell'insieme delle imprese
In pratica, come vedremo, una pistola fumante!
16 I sistemi locali del lavoro – G. A. Barbieri
Roma, 26 marzo 2015
17. Sulla via di Damasco
I dubbi
Nell’esperienza del negoziato per le zone ammissibili
all'intervento dei Fondi strutturali 2000-2006, l’intuizione è
quella di fare leva sull’esaustività geografica della partizione
territoriale per proporla come alternativa al territorio
amministrativo
Inizia la produzione di statistiche a questa scala territoriale, ma
al tempo stesso emergono le prime critiche (proprio nel
convegno dell’8 giugno 2000)
Soprattutto Antonio Calafati e i suoi allievi:
L’algoritmo conduce a una partizione esaustiva del territorio, ma che
significato dare a ogni singola partizione?
Possibile che non ci siano differenze tra partizioni generate da relazioni
dense e forti e partizioni generate da legami deboli?
17 I sistemi locali del lavoro – G. A. Barbieri
Roma, 26 marzo 2015
18. Sulla via di Damasco
Il peccato originale
Il dubbio: il fondamento teorico dei Sistemi locali è solido
o basato su un equivoco?
Sullo sfondo (già dalla prima sperimentazione del 1971)
la volontà «ideologica» di trovare empiricamente i
distretti marshalliani proposti da Giacomo Becattini
Lo strumento «tecnico» a disposizione era l’algoritmo di
regionalizzazione di Openshaw, Combes e altri, che
trovava aree funzionali auto-contenute e non
necessariamente «distretti»
La proposta di Openshaw, Combes e altri è pertanto
ridotta a metodo, a mero algoritmo, e privata di dignità
teorica e spessore concettuale
18 I sistemi locali del lavoro – G. A. Barbieri
Roma, 26 marzo 2015
19. Sulla via di Damasco
Le critiche e la sentenza
La città come metafora di luogo:
«porzione di territorio alla quale un gruppo umano attribuisce
un’individualità che deriva dalle singole funzioni e dal ruolo
complessivo che essa svolge nel sistema delle strutture spaziali
della società»
«molteplicità di sistemi locali caratterizzati da diversi tipi di attività
produttiva e soprattutto da diversi gradi di sviluppo
socioeconomico»
«gerarchie dei luoghi» (Nice, 1987)
La sentenza:
«l’utilizzo della sola metrica del pendolarismo genera un
riduzionismo ontologico» (Compagnucci 2009)
19 I sistemi locali del lavoro – G. A. Barbieri
Roma, 26 marzo 2015
20. Sulla via di Damasco
Il nuovo paradigma
I sistemi locali sono aree definite dall’auto-organizzazione delle
attività e delle relazioni sul territorio, in cui gli agenti sono le persone
(e, in seconda battuta, i soggetti sociali ed economici in cui esse si
organizzano)
I sistemi locali sono oggetti reali, che esistono nella realtà. Non
oggetti naturali, ma costrutti sociali: non per questo meno reali
Ne consegue che il compito degli algoritmi di regionalizzazione è
quello di individuare e descrivere quanto meglio possibile i sistemi
locali
20 I sistemi locali del lavoro – G. A. Barbieri
Roma, 26 marzo 2015
Editor's Notes
Il problema è che le regioni normative – che sarebbero sostenibili se insediamenti e attività economiche seguissero una distribuzione normale – non lo sono se la distribuzione è “tipo Zipf”, perché in questo caso le medie sono fuorvianti!
Il problema è che le regioni normative – che sarebbero sostenibili se insediamenti e attività economiche seguissero una distribuzione normale – non lo sono se la distribuzione è “tipo Zipf”, perché in questo caso le medie sono fuorvianti!
Il problema è che le regioni normative – che sarebbero sostenibili se insediamenti e attività economiche seguissero una distribuzione normale – non lo sono se la distribuzione è “tipo Zipf”, perché in questo caso le medie sono fuorvianti!