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Guerra e Pace
- 2. Nell’era atomica
la pace necessaria
Il 6 agosto 1945 venne sganciata dagli Stati Uniti
sul Giappone la prima bomba atomica, che rase al
suolo la città di Hiroshima. La seconda guerra
mondiale finì poche settimane dopo, il 2 settembre.
La distruzione su Hiroshima dopo
l’esplosione dell’ordigno atomico.
Il fungo atomico innalzatosi sulla
città di Nagasaki (anch’essa
bombardata) il 9 agosto 1945.
Da quel giorno l’umanità si è accorta che l’impegno per la difesa
e la promozione della pace è diventato necessario e
irrinunciabile. Le bombe atomiche, infatti, hanno il potere di
distruggere l’umanità e persino la vita sulla Terra.
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- 3. Armi di distruzione di massa
Oggi nel mondo esistono ancora
più di 25 000 testate atomiche.
Insieme alle armi biologiche e chimiche possedute da molti
stati, le bombe atomiche (o nucleari) vengono chiamate «armi
di distruzione di massa», in quanto sono in grado di uccidere
centinaia di migliaia di persone con un solo «lancio».
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- 4. Il rischio atomico esiste ancora
Oggi la tensione tra le principali potenze atomiche mondiali è
più bassa rispetto al trascorso periodo della guerra fredda.
Grazie a ciò, il numero di bombe atomiche attive è da alcuni
anni in lenta ma costante diminuzione.
Il rischio atomico tuttavia è ancora presente,
soprattutto in rapporto a due fattori:
• le forti tensioni esistenti tra potenze atomiche
«minori» (nella regione indiana, nelle regioni dell’ex URSS, in
Medio Oriente...)
• la possibilità che del materiale atomico entri in
possesso di gruppi terroristici senza scrupoli.
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- 5. In guerra si muore ancora
Le bombe atomiche, per fortuna, non sono
più state usate in guerra dopo i tragici casi
di Hiroshima e Nagasaki.
Da allora ci sono state, invece, molte
guerre e guerre civili, che hanno causato
milioni di vittime, anche in tempi recenti.
Dai soli anni Novanta a oggi più di 7 milioni di persone
sono morte a causa di oltre 35 conflitti armati.
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- 6. Caratteristiche
dei conflitti contemporanei 1/2
La quasi totalità delle guerre attuali viene combattuta in paesi a basso sviluppo umano.
In alcuni casi vi partecipano anche i paesi ricchi, inviando propri soldati anche a migliaia di
km di distanza dalla patria.
Le rovine di Grozny, capitale della Cecenia, repubblica della
Federazione Russa che reclama l’indipendenza dal 1991 e in cui è
in corso da quell’anno un sanguinoso conflitto armato.
Le rovine dell’antico palazzo Reale a Kabul, capitale dell’Afghanistan,
paese dell’Asia sud-occidentale dove si combatte una guerra dal
2001.
Le vittime di queste guerre sono soprattutto civili,
spesso del tutto estranei ai combattimenti.
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- 7. Caratteristiche
dei conflitti contemporanei 2/2
La gran parte delle vittime oggi perde la vita a causa delle armi leggere.
Sono quelle che possono essere trasportate e usate da una sola persona (pistole, fucili,
mitragliette o mitragliatrici, bombe a mano, bazooka ecc.).
Circa 500 000 persone ogni anno
muoiono colpite dalle armi leggere.
A queste vanno aggiunte le circa
25 000 persone uccise, sempre
ogni anno, dalle mine antiuomo.
Le mine antiuomo provocano non solo la morte di
migliaia di persone, ma anche la mutilazione di
altrettante migliaia, compromettendone così in modo
irreversibile la qualità della vita.
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- 8. Conseguenze di lungo periodo
In gran parte dei Paesi interessati da un conflitto armato
le condizioni di vita restano pessime anche molti anni dopo la sua conclusione:
lo sviluppo umano ed economico crolla, la povertà cresce e con essa aumentano la
mortalità, la sottonutrizione, le malattie e l’analfabetismo.
Degli ultimi 32 Paesi oggi al fondo della classifica dell’Indice di sviluppo umano,
ben 22 sono stati interessati da almeno un conflitto armato successivo al 1990.
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- 9. Le concause
dei conflitti contemporanei
Perché scoppiano le guerre oggi?
Oltre alla volontà di conquistare territori governati da altri, le cause sono diverse e
complesse. Tra di esse possiamo citare:
la mancanza di un arbitro internazionale efficace
la povertà e le disuguaglianze
la volontà di acquisire materie prime e risorse energetiche a basso costo
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- 10. La mancanza
di un arbitro internazionale 1/2
L’organismo internazionale che ha il compito di mantenere la pace tra le nazioni è l’ONU
(Organizzazione delle Nazioni Unite).
L’attuale segretario generale dell’ONU, Ban Ki Moon.
L’ONU ha diverse prerogative. Tra queste, le più importanti sono:
• il potere di imporre sanzioni economiche ai paesi che
minacciano la pace internazionale;
• il potere di inviare delle truppe armate (i caschi blu) allo
scopo di impedire la ripresa dei combattimenti in zone di guerra.
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- 11. La mancanza
di un arbitro internazionale 2/2
L’ONU ha spesso fallito nel compito di
prevenire e di far cessare i conflitti armati.
Alcuni meccanismi alla base del suo
funzionamento (ad esempio il diritto di
veto di alcuni dei paesi membri; vedi
Geotrekking vol. 3, p. 89) non le
permettono di agire con la rapidità,
l’efficacia e l’imparzialità necessarie.
Sono state presentate diverse proposte
di riforma dell’ONU, ma finora nessuna
di esse è stata recepita.
Gli organi fondamentali dell’ONU sono l’Assemblea
Generale (nella fotografia, una seduta) e il Consiglio
di sicurezza, organo più ristretto che può prendere le
decisioni più importanti.
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- 12. La povertà e le diseguaglianze
La povertà e le pessime condizioni di
vita rendono alcuni gruppi di popolazione
più disposti ad imbracciare le armi e a
rischiare la vita in combattimento, nella
speranza di poter ottenere qualche
miglioramento materiale con la violenza.
Anche le eccessive differenze di reddito e di opportunità di
progresso economico favoriscono le tensioni tra gruppi
umani, e dunque i conflitti, specialmente se tali differenze si
intrecciano a contrasti su base etnica o religiosa.
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- 13. La «fame» di risorse
Le materie prime e le fonti non
rinnovabili di energia sono sempre più
richieste e preziose.
Una miniera d’oro in Africa.
La volontà di garantirsi un accesso esclusivo o privilegiato a tali
risorse può spingere alcuni stati, gruppi etnici o di potere, e
persino alcune imprese transnazionali, a favorire o a provocare
lo scoppio delle guerre.
Impianti per l’estrazione
di petrolio in Libia.
Infatti, quando in una regione ricca di giacimenti di risorse
naturali e a basso sviluppo umano scoppia la guerra, spesso
alcuni soggetti senza scrupoli, alleandosi con chi controlla
militarmente il territorio, riescono a sfruttare tali giacimenti in
esclusiva e senza pagare le tasse e le concessioni dovute.
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- 14. Guerre per l’acqua 1/2
Anche l’acqua dolce sta diventando una risorsa tra le più ambite e contese.
La quantità di acqua dolce disponibile scarseggia sempre più, anche a causa:
• dei crescenti prelievi per l’irrigazione e le attività industriali;
• delle grandi dighe costruite per la produzione dell’energia idroelettrica;
• dell’aumento del riscaldamento globale e della desertificazione;
• del crescente inquinamento.
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- 15. Guerre per l’acqua 2/2
Molti osservatori sono preoccupati del fatto che l’accesso
all’acqua possa diventare uno dei fattori scatenanti dei conflitti futuri.
Essa, comunque, è già oggi all’origine di molte tensioni internazionali, ad esempio nelle aree:
• del lago dei Ciudi (fra Estonia e Russia);
• del fiume Mekong (nel Sud-Est asiatico);
• del fiume Giordano (nel Vicino Oriente);
• delle falde sotterranee al confine fra Siria e Turchia.
Le acque del Mekong.
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Il Giordano attraversa i
territori di Libano, Israele,
Siria, Giordania, Palestina.
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- 16. Un nuovo dato statistico:
l’Indice della pace 1/2
Per garantire la pace nel mondo e nelle sue regioni, dunque,
non è sufficiente che non vi siano conflitti armati in corso.
È necessario che vi si instaurino condizioni di vita tali per cui nessuna delle parti in gioco
possa credere conveniente armarsi e sparare per ottenere qualcosa.
Per contribuire a questo obiettivo un autorevole gruppo di studiosi e osservatori ha elaborato
l’Indice statistico della pace (Global Peace Index, in inglese).
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- 17. Un nuovo dato statistico:
l’Indice della pace 2/2
Il Global Peace Index
intende misurare il
«livello di pace» presente
nei diversi paesi del mondo.
Come puoi osservare dal
planisfero tematico, esso
può essere medio o basso
anche dove per il momento
non è presente alcun
conflitto armato...
A innalzare il GPI, infatti,
concorrono anche fattori quali:
• un basso livello di spese militari;
• la presenza di limitazioni al
commercio delle armi;
• il rispetto dei diritti umani;
• un alto livello di finanziamenti a
favore dell’ONU.
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- 18. Altri provvedimenti
per promuovere la pace
Per garantire e promuovere una pace vera e duratura, però, sono necessari altri
provvedimenti. Tra questi citiamo:
• una riforma dell’ONU che ne renda più efficaci ed equi i processi decisionali;
• un impegno serio e concreto da parte dei paesi più ricchi a favorire lo sviluppo
economico e umano di quelli più poveri;
• una ferma volontà da parte di tutti gli stati di concordare pacificamente modalità di
accesso giuste ed eque alle materie prime, all’acqua e alle fonti di energia;
• una seria ricerca di un modello di sviluppo più sostenibile e rispettoso degli equilibri
ecologici (vedi anche Geotrekking vol. 3, Unità 7).
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