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Carlo Faggioli
LUGLIO2014
parola di logistico
In logistica…
facciamo le
scarpe a tutti
N
on è stato subito
il mondo delle
calzature, il
terreno operativo
nel quale si è misurato Carlo
Faggioli, che dopo un’attività
di consulenza svolta
nell’ambito dei sistemi Mrp
ed Erp entra in CS Cartiera
del Nord Gruppo Antalis
come Purchase e Logistics
Manager e successivamente
passa in Dayco. Nel 2001
inizia il suo percorso in
Mech2libri, dove si occupa
dell’analisi attuazione del
processo di automazione
delle attività di magazzino
e della ristrutturazione del
canale di distribuzione. Nel
2009 è in San Carlo e dal
2010 è direttore logistica di
Scarpe&Scarpe.
Un professionista
dall’esperienza plurisettoriale
che intervistiamo volentieri.
Partiamo subito dalla
sua attuale posizione,
Direttore Logistica in
Scarpe & Scarpe. Quali
Avere il massimo controllo sui costi
non significa necessariamente
escludere idee innovative
occorre“fiutare”i cambiamenti del
mercato adattarsi con flessibilità e velocità guardare
sempre avanti tenendo sempre presente l’apertura alla
tutela dell’ambiente.
■ di Silvia Grizzetti
I settori cambiano ma una
buona logistica si basa
sempre su alcuni requisiti
fondamentali e richiede
sempre che le procedure
siano snelle, che il controllo
della filiera sia al massimo
grado e che non manchi
il focus sulle scorte.
Ancora una volta, occorre
estremizzare il concetto di
far trovare il prodotto giusto,
nel posto giusto e nel giusto
momento.
Torniamo alla sua
formazione: quali
competenze cross industry
maturate in passato la stanno
aiutando nel suo attuale
impiego?
Ho maturato negli anni
un background IT che
sicuramente è un utile
complemento all’intera
filiera della Supply Chain.
Apprendere i segreti di
una corretta pianificazione
attraverso le esperienze
fatte nel campo del FMCG
(Fast Moving Consumer
sono le prime tre attività per
ordine d’importanza che
fanno parte della sua sfera
d’azione?
Innanzitutto è necessario
coordinare il fronte
acquisti con l’arrivo merce
e il successivo rilancio ai
negozi del network dopo
un’attenta analisi qualitativa,
in secondo luogo occorre
focalizzare l’attenzione
alle variabili e varianti di
processo che in un mercato in
rapida evoluzione impongono
cambi di approccio
altrettanto rapidi. Da ultimo
saper bilanciare costi e
servizio in modo da essere
sempre in grado di soddisfare
le varianti imposte dal
mercato ma senza sacrificare
il margine.
Lei in passato ha lavorato
sia nel mondo dell’editoria
sia del largo consumo
alimentare. Quali sono a
suo avviso i fattori critici
di successo per una buona
logistica nel settore retail?
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Goods) aiutano nel calcolare
e prevedere gli indici di
rotazione e attraversamento.
Il risultato è di “far girare” lo
spazio a disposizione senza
disperdere la redditività.
Con un mercato così
dinamico, complesso e in
continua evoluzione, come
fare ad adattare al meglio la
propria supply chain?
La nostra azienda, dagli anni
‘60 a oggi è passata dalla
vendita al dettaglio alla
distribuzione specializzata.
Possiamo paragonare la
supply chain che negli
anni si è costruita, a
un’automobile: è il mercato
che “ha imposto” la via.
Il nostro compito è stato
ed è quello, di studiare e
progettare la macchina
per essere veloce e con
bassi consumi. A volte è
richiesta la velocità, a volte è
richiesta la stabilità, a volte
entrambe, l’importante è non
far mancare la benzina o
scontrarsi contro un muro.
L’outsourcing logistico
nel settore del fashion è
particolarmente diffuso,
rispetto ad esempio ad altri
settori. Per quale motivo è
conveniente farsi la logistica
in casa (come nel vostro
caso)?
È vero ma quando si ha
grande massa critica, il
potere decisionale in house è
vincente. Non sono contrario
all’outsourcing ma ciò
impone un interlocutore che
è in mezzo a chi fa partire e
a chi riceve e in un mercato
come il fashion spesso
capita che ritardare solo di
un giorno una decisione
significa arrivare tardi a
maggior ragione se si ha da
gestire una rete propria.
Nella sua posizione, vi sono
tante decisioni da prendere
in poco tempo e con
conseguenze importanti
per il business della
sua azienda.
Che cosa le piace del suo
lavoro, e che cosa no?
Certo, le decisioni da
prendere in poco tempo
sono senz’altro una costante
nel nostro lavoro e per
quanto detto anche nei
punti precedenti, è sempre il
mercato che detta le regole. Il
prendere decisioni all’ultimo
miglio fa parte del gioco
che deve sempre condurre
all’unico obiettivo del
margine.
Dopo tutti questi anni mi
piace tutto del mio lavoro
che mi pone in maniera
trasversale tra le altre
funzioni di staff; non voglio
essere presuntuoso ma nel
rispetto di chi compra di chi
vende chi sa spedire bene
e velocemente credo faccia
davvero la differenza. Mi
è difficile dire o pensare
a qualche cosa che non
mi piace, occorre tanto
sacrificio, una buona
capacità di mediazione,
determinazione e a volte è
utile sapere ingoiare qualche
rospo.
Qual è stato l’errore da cui
ha imparato di più?
Mi è capitato all’inizio
della carriera di peccare
di presunzione per il
desiderio di raggiungere
un obiettivo a tutti i costi.
Questo mi ha portato a volte,
a sottovalutare l’aspetto
umano della “brigata” che
mi sono trovato a gestire.
Trovarsi con il cerino acceso
è sicuramente stimolante ma
non il massimo.
“Nulla è solo nero o solo bianco,
ci vuole tanto equilibrio ma le tonalità
di grigio si possono cavalcare”.
Un’immagine
del polo logistico
di Scarpe&Scarpe. L’azienda
è estremamente attenta al tema
della sostenibilità. Fra le iniziative
il riciclo di tutti i cartoni
che sono inviati ai negozi e
l’organizzazione dei trasporti.