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IX Convegno nazionale AIS
Stati, Nazioni, Società Globale: Sociologicamente
Distribuieted paper per la Sezione AIS Giovani
Milano, 23, 24 e 25 settembre 2010



Il Welfare tra sviluppo delle capabilities e democrazia deliberativa
Spinella Dell’Avanzato

    ABSTRACT
    Lo scopo principale del paper è offrire un contributo teorico su nuovi
principi e orientamenti delle azioni di Welfare. Si tratta di articolare
ulteriormente una prospettiva di indagine che vede nella democrazia
deliberativa e nell’approccio delle capabilities delle potenzialità in termini
di paradigma per un Welfare attivo e sostenibile.
    L’autrice ritiene che la democrazia deliberativa contribuisca a far
apprendere un insieme di procedure, competenze (nel significato anche di
capabilities) e condizioni di reale esigibilità dei diritti che rappresentano il
nucleo di una “comune cultura politica” (shared political culture). Il
Welfare, attraverso la deliberazione e la creazione di spazi di
partecipazione, può contribuire a sviluppare localmente una capacità di
azione (agency) negli individui (in termini anche di sviluppo umano) che li
renda cittadini attivi. Tra gli obiettivi di un Welfare attivo abbiamo proprio
quello di promuovere l’empowerment del cittadino. Sulla base della
democrazia deliberativa si possono creare le condizioni strutturali
favorevoli affinché i cittadini possano partecipare a pieno titolo
all’organizzazione politica, economica e sociale del paese.
    Il quadro istituzionale deve essere interpretato come uno scenario per la
realizzazione di pratiche più democratiche e come ambito di
educazione/formazione dove le competenze, le procedure e le capacità
richieste per impegnarsi in quelle stesse pratiche deliberative possano
essere sviluppate.

Parole chiave: Welfare, democrazia deliberativa, approccio delle
capabilities, cultura politica, partecipazione, comunicazione istituzionale.




                                       1
Welfare between capabilities development and deliberative democracy

    ABSTRACT
    The main aim of this paper is to offer a theoretic contribution on the
new principles, in order to give orientation to the Welfare actions. The
purpose is to develop a perspective of research which can find some
potentialities, in terms of paradigm for an active and sustainable Welfare,
in deliberative democracy and capability approach.
    Deliberative democracy can aid in learning a set of procedures,
capacities (also in terms of capabilities) and conditions of actual liability to
demand the rights which represent the nucleus of a “shared political
culture”. Through deliberation and the creation of new spaces for
participation, Welfare can help locally developing an agency in individual
(also in terms of human development), making him an active citizen.
Fostering the citizens’ empowerment is among the aims of an active
Welfare, which, based on deliberative democracy, can create the proper
structural conditions for citizens to fully participate in the political,
economical and social organization of the Country. The institutional
framework should be interpreted as a scenario for achieving more
democratic practices, and also as a ground for education, where to develop
and improve the capabilities, procedures and capacities needed for
practicing deliberation itself.


Keywords: Welfare, Deliberative Democracy, Capability Approach,
Political Culture, Participation, Institutional Communication.




                                       2
Il costante ripensamento del ruolo del Welfare ha portato negli ultimi
decenni ad un’ampia articolazione dei principi e degli orientamenti che
possono guidare le politiche di sostegno agli individui (Esping-Andersen,
Gallie, Hemerijck e Myles 2002). La riflessione teorica e i risvolti empirici
si sono sempre più avvicinati ad un modello attivo e dinamico di Welfare
che fosse maggiormente rispondente ai nuovi bisogni nella società del
rischio, multiculturale, flessibile, riflessiva e “precaria”.
    In questo breve saggio si vuole articolare ulteriormente una prospettiva
di indagine che vede nell’approccio delle capabilities (Sen 1985, 2000) e
nella democrazia deliberativa (Habermas 1996) delle potenzialità in termini
di paradigma per un Welfare attivo e “abilitante”. Tali teorie sembrano
offrire, se adeguatamente unite da un punto di vista sociologico, un
contributo per completare un modello di Welfare capace di creare
opportunità, reale esigibilità dei diritti e di sviluppare competenze e
“funzionamenti” negli individui. Questo insieme di competenze (nel
significato più complesso di capabilities), procedure e condizioni di libera
discussione, costituisce il nucleo di una “comune cultura politica” (shared
political culture – Habermas 1998, 1999, 2001)1, che può divenire obiettivo
del Welfare e nuova fonte normativa di legittimazione delle sue politiche.
    Alcuni principi chiave dell’agenda di Lisbona, quali individualizzazione
e attivazione, hanno implicato una ridefinizione della comunicazione
pubblica e del rapporto tra cittadini e Stato2. Le conseguenti politiche
pubbliche elaborate sono risultate spesso disomogenee nell’esprimere tali
principi e, soprattutto, hanno dato supporto e spazi differenti ai cittadini per

    * Spinella Dell’Avanzato, Università degli Studi di Siena sede di Arezzo, Dip. Studi
Storico Sociali e Filosofici, Viale Cittadini 33, 52100 Arezzo, 0575926346, 3475235189,
dellavanzat@unisi.it.
    1
      Per un approfondimento del concetto di “comune cultura politica”, a partire dalla teoria
democratico-deliberativa di Habermas, Cfr. Dell’Avanzato (2010).
    2
      Con il vertice di Lisbona del 2000 si cominciano a predisporre “le linee guida” per un
active and dynamic Welfare, dirette a potenziare le capacità di scelta, di azione e di
partecipazione attiva dei cittadini. Tale Welfare è attivo ma anche “attivante” nei confronti
delle persone che sono chiamate a rispondere il più possibile in autonomia alle proprie
esigenze di Welfare (Busilacchi 2006; Lodigiani 2008). Si tratta di un processo di
trasformazione dei beni (commodities) in capacità (capabilities) (Sen 1985).
                                              3
esprimersi e per esercitare la loro “corresponsabilità” (Messeri 2010) nella
produzione dei servizi di Welfare. L’approccio delle capabilities (che ha
determinato anche importanti modifiche nelle teorie economiche oggi più
vicine ad una dimensione civile ed etica – Zamagni 2004), ha rappresentato
un importante contributo per incrementare politiche attive che meglio
rispondessero agli indicatori guida proposti dall’agenda di Lisbona. È
importante, inoltre, sottolineare che queste trasformazioni sono andate di
pari passo con alcune ridefinizioni del modello democratico in un senso
partecipativo e deliberativo, dove l’individuo acquista un ruolo attivo
all’interno del processo decisionale politico.
    L’approccio delle capabilities valuta il benessere di una persona in
termini di competenze individuali possedute, al fine di realizzare un
insieme di “funzionamenti personalmente scelti”. Si tratta di intendere il
vivere come una combinazione di “fare (agire) ed essere”, la cui qualità di
vita è valutata in termini di capacità di realizzazione di tali funzionamenti 3:

Functionings represent parts of the state of a person – in particular the various
things that he or she manages to do or be in leading a life. The Capability of a
person reflects the alternative combinations of functionings the person can achieve,
and from which he or she can choose one collection. The approach is based on a
view of living as a combination of various ‘doing and being’, with quality of life to
be assessed in terms of the capability to achieve valuable functionings (Sen 1993,
p. 31).

    Un tale approccio sposta l’attenzione sulle potenzialità interne ed
esterne degli individui. È interessante sottolineare la duplicità del termine
capability, così come inteso sia da Sen che dalla Nussbaum (1993):
capability come potere interno del soggetto, un potere cioè controfattuale
che è posseduto anche se non esercitato (la capacità di fare qualcosa è in
questo senso un aspetto della costituzione del soggetto: un suo stato fisico o
un suo stato mentale) e la capability come potere esterno dell’individuo,
inteso come circostanze favorevoli e/o opportunità. Il concetto comprende
tanto la capacità in senso stretto, quanto l’opportunità e le circostanze
esterne che non ostacolano l’azione (l’aspetto di libertà positiva come

   3
       Sen critica le teorie utilitaristiche che identificano il comportamento individuale
esclusivamente con la ricerca e la massimizzazione del benessere. Il vantaggio personale
non è, infatti, l’unico aspetto importante della vita di un individuo. Una persona non è solo
un beneficiario del quale devono essere considerati gli interessi e i vantaggi, ma è anche un
agente (a doer) e un giudice (a judge), che si comporta responsabilmente perseguendo gli
obiettivi relativi alla propria idea di bene. Gli individui, osserva Sen, possono essere
considerati da due diverse prospettive: da quella relativa al benessere (well-being aspect) e
da quella della facoltà d’agire (agency aspect) (Sen 1985).
                                             4
possesso della capacità e l’aspetto di libertà negativa come assenza di
impedimenti)4. In questo modo si sottolinea l’importanza del possesso delle
capabilities interne, ma anche delle condizioni esterne favorevoli al
possesso ed all’uso di esse: «Per garantire una capacità a una certa persona
non è sufficiente produrre stati interni di disponibilità ad agire. È almeno
altrettanto necessario predisporre l’ambiente materiale e istituzionale in
modo che le persone siano effettivamente in grado di funzionare»
(Nussbaum 2002, p. 82).
    La democrazia deliberativa ha in se questi due assunti di base: l’idea di
un individuo che attraverso la deliberazione usa la ragione pubblica ed è
capace di argomentare e discutere pubblicamente pretese di validità
diverse e l’idea di creare strumenti, luoghi e opportunità per discutere,
confrontarsi e ridefinire valori e norme comuni.
    Sebbene il modello di Welfare attivo sia stato adottato a livello
europeo 5, è possibile, tuttavia, sottolinearne l’incompiutezza e la difficile
concretizzazione. Occorre, infatti, che le politiche di Welfare enfatizzino la
partecipazione degli individui alla società (Paci 2006, 2008), coinvolgendo
le risorse della società civile per «costruire una capacità di progettazione
culturale comune» (Ceruti e Treu 2010, p. 147).
    L’unione di queste prospettive teoriche (approccio delle capabilities da
una parte e democrazia deliberativa dall’altra) diventa sicuramente
funzionale ad un “Welfare abilitante” che stimoli i soggetti a sviluppare le
risorse e le capacità necessarie per fronteggiare le situazioni di rischio e le
incertezze, per cogliere le opportunità della società e per rendersi coautori
delle politiche di Welfare maggiormente corrispondenti ai loro bisogni.
    La democrazia deliberativa consente di incrementare e qualificare il
Welfare attivo. Nella deliberazione, infatti, si sviluppano e si apprendono
competenze, opportunità e procedure. La questione non è tanto come la

     4
       Mentre in Sen la capability si da anche senza che si dia un potere interno del soggetto,
per la Nussbaum l’individuo, per essere dotato di capacità combinate, deve essere dotato di
capacità nel senso letterale di questa nozione. Assicurare agli individui la semplice presenza
di circostanze esterne favorevoli, senza dotarli di una effettiva capacità interna, non è dotarli
di capacità combinata e quindi di capability. Emerge il senso educativo di questo approccio
alla base di molte prospettive teoriche della democrazia deliberativa.
     5
       Nonostante il discorso istituzionale europeo abbia cercato di creare una omogeneità e
una convergenza nelle proposte teoriche di Welfare, nei singoli contesti nazionali si sono
articolati diversi modelli di active Welfare State e di activation policies (Bonvin 2008). Van
Berkel (2002) sottolinea quattro approcci all’interno del modello di Welfare attivo: gli
ottimisti dell’indipendenza dal Welfare, gli ottimisti del paternalismo, gli ottimisti
dell’autonomia, gli ottimisti dell’attivazione. I primi due tipi rientrano in un approccio
ortodosso all’attivazione e sono i più diffusi a livello europeo. Gli altri due, in particolar
modo il quarto, non è ancora ampiamente sviluppato.
                                               5
deliberazione possa far prendere la decisione migliore agli individui, ma
come la deliberazione renda i cittadini più informati, cooperativi, equi,
responsabili, capaci di riflettere sugli argomenti e affrontare questioni.
Un’ampia letteratura ha enucleato numerose potenzialità del processo
deliberativo, in particolar modo legate allo sviluppo e all’apprendimento di
competenze nei cittadini: è la circostanza deliberativa in sé che orienta gli
individui alla riflessione ed all’interazione in un senso che è più logico
(Gutmann e Thompson 1996), razionale (Benhabib 2005), auto-critico
(Dryzek 2000) ed orientato verso il bene comune (Cohen 1997). Lo stesso
Sen parla di condizioni sociali di libera discussione in cui gli individui
ridefiniscono le capabilities (Sen 2004). In primo luogo, «la partecipazione
politica e sociale costituisce un valore intrinseco per la vita e il benessere
dell'uomo» (p. 62). In secondo luogo, «la democrazia ha un importante
valore pratico per accrescere l'attenzione ottenuta dal popolo quando dà
voce alle proprie richieste e pretende di svolgere un effettivo ruolo
politico» (Ibidem). In terzo luogo, ha una funzione costruttiva: «la pratica
della democrazia offre ai cittadini l'opportunità di imparare gli uni dagli
altri, e alla società quella di formare i propri valori e di definire le proprie
priorità» (p. 63).
    Si ritiene che la democrazia deliberativa contribuisca a far apprendere
un insieme di procedure, competenze (nel significato anche di capabilities),
condizioni di libera discussione6 e di reale esigibilità dei diritti che
rappresentano il nucleo di una “comune cultura politica”. La pratica della
democrazia offre ai cittadini l’opportunità di imparare gli uni dagli altri e
alla società quella di formare i propri valori e di definire le proprie priorità.
In questo senso, gli spazi deliberativi sono particolarmente qualificati per
sviluppare procedure e competenze (anche nel loro significato di
capabilities interne ed esterne all’individuo) di cittadinanza attiva.
Attraverso una “comune cultura politica” gli individui possono, ad
esempio, concorrere alla definizione del proprio percorso biografico per
entrare nel mercato del lavoro e scegliere tra diverse opzioni possibili di
occupabilità; possono esprimere i propri bisogni e le proprie istanze in un
contesto pubblico; possono cooperare nella definizione di risposte a tali
bisogni e quindi incidere nel processo democratico; possono “avere voce”
nella definizione delle finalità sociali più complesse.
    Il Welfare, attraverso la deliberazione e la creazione di spazi di
partecipazione, può contribuire a sviluppare una “comune cultura politica”,

    6
      Per condizioni di libera discussione si intende: assenza da costrizioni che non siano
quelle del migliore argomento, assoluta pariteticità di tutti i partecipanti, possibilità di
introdurre liberamente temi e sviluppi pertinenti, responsabilità di ognuno nei confronti dei
propri atti linguistici (Habermas 1997, p. 66).
                                             6
una capacità di azione (agency) negli individui (in termini anche di
sviluppo umano) che li renda cittadini attivi. Tra gli obiettivi di un Welfare
attivo abbiamo proprio quello di promuovere l’empowerment del cittadino.
Sulla base della democrazia deliberativa si possono creare le condizioni
strutturali favorevoli affinché i cittadini possano partecipare a pieno titolo
all’organizzazione politica, economica e sociale del paese.
    E’ importante sottolineare una questione rilevante, conseguenza della
tesi a sostegno del valore educativo delle pratiche deliberative. Si tratta
delle condizioni preliminari allo sviluppo di tali pratiche, chi le promuove
(i cittadini spontaneamente o le istituzioni?) e con quali garanzie di equità e
neutralità. Habermas indica due condizioni per la democrazia deliberativa,
ugualmente problematiche: gli individui devono essere capaci di agire e
devono avere abbastanza spesso l’occasione di farlo. A questo proposito
diviene fondamentale per il Welfare creare le condizioni concrete affinché
gli individui siano effettivamente capaci di godere delle risorse e dei diritti
che gli sono riconosciuti e realizzare, quindi, le proprie potenzialità. Questo
ruolo delle istituzioni di Welfare può presentare tuttavia delle ambiguità se
non si mantiene un costante scambio con la società civile (si tratterebbe di
prevedere azioni promosse dalla sfera politica-amministrativa invece che
dalla sfera pubblica e di garantire legittimità e neutralità a procedure
promosse dall’alto).
    Diviene cruciale che la natura del Welfare garantisca opportunità e
incentivi agli individui per apprendere la democrazia deliberativa e scambi
costanti di comunicazione tra la “periferia” e il “centro”, affinché si generi
una cultura politica espressione di una cittadinanza attiva. Il ruolo attivo e
consapevole dei cittadini diviene una caratteristica qualificante per ogni
Stato che voglia presentarsi in termini democratici.
    Allo stesso tempo il quadro istituzionale deve essere interpretato come
uno scenario per la realizzazione di pratiche più democratiche e come
ambito di educazione/formazione (learnfare) dove le competenze, le
procedure e le capacità richieste per impegnarsi in quelle stesse pratiche
deliberative possano essere sviluppate.
     Imparando a “praticare” la democrazia deliberativa, i cittadini
arriveranno, a loro volta, a condividere una “comune cultura politica”.

Riferimenti bibliografici

Benhabib S. (2005). La rivendicazione dell’identità culturale. Eguaglianza e diversità
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Ceruti M. e Treu T., a cura di (2010). Organizzare l’altruismo. Globalizzazione e welfare.
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Il Welfare tra sviluppo delle capabilities e democrazia deliberativa (Welfare between capabilities development and deliberative democracy)

  • 1. IX Convegno nazionale AIS Stati, Nazioni, Società Globale: Sociologicamente Distribuieted paper per la Sezione AIS Giovani Milano, 23, 24 e 25 settembre 2010 Il Welfare tra sviluppo delle capabilities e democrazia deliberativa Spinella Dell’Avanzato ABSTRACT Lo scopo principale del paper è offrire un contributo teorico su nuovi principi e orientamenti delle azioni di Welfare. Si tratta di articolare ulteriormente una prospettiva di indagine che vede nella democrazia deliberativa e nell’approccio delle capabilities delle potenzialità in termini di paradigma per un Welfare attivo e sostenibile. L’autrice ritiene che la democrazia deliberativa contribuisca a far apprendere un insieme di procedure, competenze (nel significato anche di capabilities) e condizioni di reale esigibilità dei diritti che rappresentano il nucleo di una “comune cultura politica” (shared political culture). Il Welfare, attraverso la deliberazione e la creazione di spazi di partecipazione, può contribuire a sviluppare localmente una capacità di azione (agency) negli individui (in termini anche di sviluppo umano) che li renda cittadini attivi. Tra gli obiettivi di un Welfare attivo abbiamo proprio quello di promuovere l’empowerment del cittadino. Sulla base della democrazia deliberativa si possono creare le condizioni strutturali favorevoli affinché i cittadini possano partecipare a pieno titolo all’organizzazione politica, economica e sociale del paese. Il quadro istituzionale deve essere interpretato come uno scenario per la realizzazione di pratiche più democratiche e come ambito di educazione/formazione dove le competenze, le procedure e le capacità richieste per impegnarsi in quelle stesse pratiche deliberative possano essere sviluppate. Parole chiave: Welfare, democrazia deliberativa, approccio delle capabilities, cultura politica, partecipazione, comunicazione istituzionale. 1
  • 2. Welfare between capabilities development and deliberative democracy ABSTRACT The main aim of this paper is to offer a theoretic contribution on the new principles, in order to give orientation to the Welfare actions. The purpose is to develop a perspective of research which can find some potentialities, in terms of paradigm for an active and sustainable Welfare, in deliberative democracy and capability approach. Deliberative democracy can aid in learning a set of procedures, capacities (also in terms of capabilities) and conditions of actual liability to demand the rights which represent the nucleus of a “shared political culture”. Through deliberation and the creation of new spaces for participation, Welfare can help locally developing an agency in individual (also in terms of human development), making him an active citizen. Fostering the citizens’ empowerment is among the aims of an active Welfare, which, based on deliberative democracy, can create the proper structural conditions for citizens to fully participate in the political, economical and social organization of the Country. The institutional framework should be interpreted as a scenario for achieving more democratic practices, and also as a ground for education, where to develop and improve the capabilities, procedures and capacities needed for practicing deliberation itself. Keywords: Welfare, Deliberative Democracy, Capability Approach, Political Culture, Participation, Institutional Communication. 2
  • 3. Il costante ripensamento del ruolo del Welfare ha portato negli ultimi decenni ad un’ampia articolazione dei principi e degli orientamenti che possono guidare le politiche di sostegno agli individui (Esping-Andersen, Gallie, Hemerijck e Myles 2002). La riflessione teorica e i risvolti empirici si sono sempre più avvicinati ad un modello attivo e dinamico di Welfare che fosse maggiormente rispondente ai nuovi bisogni nella società del rischio, multiculturale, flessibile, riflessiva e “precaria”. In questo breve saggio si vuole articolare ulteriormente una prospettiva di indagine che vede nell’approccio delle capabilities (Sen 1985, 2000) e nella democrazia deliberativa (Habermas 1996) delle potenzialità in termini di paradigma per un Welfare attivo e “abilitante”. Tali teorie sembrano offrire, se adeguatamente unite da un punto di vista sociologico, un contributo per completare un modello di Welfare capace di creare opportunità, reale esigibilità dei diritti e di sviluppare competenze e “funzionamenti” negli individui. Questo insieme di competenze (nel significato più complesso di capabilities), procedure e condizioni di libera discussione, costituisce il nucleo di una “comune cultura politica” (shared political culture – Habermas 1998, 1999, 2001)1, che può divenire obiettivo del Welfare e nuova fonte normativa di legittimazione delle sue politiche. Alcuni principi chiave dell’agenda di Lisbona, quali individualizzazione e attivazione, hanno implicato una ridefinizione della comunicazione pubblica e del rapporto tra cittadini e Stato2. Le conseguenti politiche pubbliche elaborate sono risultate spesso disomogenee nell’esprimere tali principi e, soprattutto, hanno dato supporto e spazi differenti ai cittadini per * Spinella Dell’Avanzato, Università degli Studi di Siena sede di Arezzo, Dip. Studi Storico Sociali e Filosofici, Viale Cittadini 33, 52100 Arezzo, 0575926346, 3475235189, dellavanzat@unisi.it. 1 Per un approfondimento del concetto di “comune cultura politica”, a partire dalla teoria democratico-deliberativa di Habermas, Cfr. Dell’Avanzato (2010). 2 Con il vertice di Lisbona del 2000 si cominciano a predisporre “le linee guida” per un active and dynamic Welfare, dirette a potenziare le capacità di scelta, di azione e di partecipazione attiva dei cittadini. Tale Welfare è attivo ma anche “attivante” nei confronti delle persone che sono chiamate a rispondere il più possibile in autonomia alle proprie esigenze di Welfare (Busilacchi 2006; Lodigiani 2008). Si tratta di un processo di trasformazione dei beni (commodities) in capacità (capabilities) (Sen 1985). 3
  • 4. esprimersi e per esercitare la loro “corresponsabilità” (Messeri 2010) nella produzione dei servizi di Welfare. L’approccio delle capabilities (che ha determinato anche importanti modifiche nelle teorie economiche oggi più vicine ad una dimensione civile ed etica – Zamagni 2004), ha rappresentato un importante contributo per incrementare politiche attive che meglio rispondessero agli indicatori guida proposti dall’agenda di Lisbona. È importante, inoltre, sottolineare che queste trasformazioni sono andate di pari passo con alcune ridefinizioni del modello democratico in un senso partecipativo e deliberativo, dove l’individuo acquista un ruolo attivo all’interno del processo decisionale politico. L’approccio delle capabilities valuta il benessere di una persona in termini di competenze individuali possedute, al fine di realizzare un insieme di “funzionamenti personalmente scelti”. Si tratta di intendere il vivere come una combinazione di “fare (agire) ed essere”, la cui qualità di vita è valutata in termini di capacità di realizzazione di tali funzionamenti 3: Functionings represent parts of the state of a person – in particular the various things that he or she manages to do or be in leading a life. The Capability of a person reflects the alternative combinations of functionings the person can achieve, and from which he or she can choose one collection. The approach is based on a view of living as a combination of various ‘doing and being’, with quality of life to be assessed in terms of the capability to achieve valuable functionings (Sen 1993, p. 31). Un tale approccio sposta l’attenzione sulle potenzialità interne ed esterne degli individui. È interessante sottolineare la duplicità del termine capability, così come inteso sia da Sen che dalla Nussbaum (1993): capability come potere interno del soggetto, un potere cioè controfattuale che è posseduto anche se non esercitato (la capacità di fare qualcosa è in questo senso un aspetto della costituzione del soggetto: un suo stato fisico o un suo stato mentale) e la capability come potere esterno dell’individuo, inteso come circostanze favorevoli e/o opportunità. Il concetto comprende tanto la capacità in senso stretto, quanto l’opportunità e le circostanze esterne che non ostacolano l’azione (l’aspetto di libertà positiva come 3 Sen critica le teorie utilitaristiche che identificano il comportamento individuale esclusivamente con la ricerca e la massimizzazione del benessere. Il vantaggio personale non è, infatti, l’unico aspetto importante della vita di un individuo. Una persona non è solo un beneficiario del quale devono essere considerati gli interessi e i vantaggi, ma è anche un agente (a doer) e un giudice (a judge), che si comporta responsabilmente perseguendo gli obiettivi relativi alla propria idea di bene. Gli individui, osserva Sen, possono essere considerati da due diverse prospettive: da quella relativa al benessere (well-being aspect) e da quella della facoltà d’agire (agency aspect) (Sen 1985). 4
  • 5. possesso della capacità e l’aspetto di libertà negativa come assenza di impedimenti)4. In questo modo si sottolinea l’importanza del possesso delle capabilities interne, ma anche delle condizioni esterne favorevoli al possesso ed all’uso di esse: «Per garantire una capacità a una certa persona non è sufficiente produrre stati interni di disponibilità ad agire. È almeno altrettanto necessario predisporre l’ambiente materiale e istituzionale in modo che le persone siano effettivamente in grado di funzionare» (Nussbaum 2002, p. 82). La democrazia deliberativa ha in se questi due assunti di base: l’idea di un individuo che attraverso la deliberazione usa la ragione pubblica ed è capace di argomentare e discutere pubblicamente pretese di validità diverse e l’idea di creare strumenti, luoghi e opportunità per discutere, confrontarsi e ridefinire valori e norme comuni. Sebbene il modello di Welfare attivo sia stato adottato a livello europeo 5, è possibile, tuttavia, sottolinearne l’incompiutezza e la difficile concretizzazione. Occorre, infatti, che le politiche di Welfare enfatizzino la partecipazione degli individui alla società (Paci 2006, 2008), coinvolgendo le risorse della società civile per «costruire una capacità di progettazione culturale comune» (Ceruti e Treu 2010, p. 147). L’unione di queste prospettive teoriche (approccio delle capabilities da una parte e democrazia deliberativa dall’altra) diventa sicuramente funzionale ad un “Welfare abilitante” che stimoli i soggetti a sviluppare le risorse e le capacità necessarie per fronteggiare le situazioni di rischio e le incertezze, per cogliere le opportunità della società e per rendersi coautori delle politiche di Welfare maggiormente corrispondenti ai loro bisogni. La democrazia deliberativa consente di incrementare e qualificare il Welfare attivo. Nella deliberazione, infatti, si sviluppano e si apprendono competenze, opportunità e procedure. La questione non è tanto come la 4 Mentre in Sen la capability si da anche senza che si dia un potere interno del soggetto, per la Nussbaum l’individuo, per essere dotato di capacità combinate, deve essere dotato di capacità nel senso letterale di questa nozione. Assicurare agli individui la semplice presenza di circostanze esterne favorevoli, senza dotarli di una effettiva capacità interna, non è dotarli di capacità combinata e quindi di capability. Emerge il senso educativo di questo approccio alla base di molte prospettive teoriche della democrazia deliberativa. 5 Nonostante il discorso istituzionale europeo abbia cercato di creare una omogeneità e una convergenza nelle proposte teoriche di Welfare, nei singoli contesti nazionali si sono articolati diversi modelli di active Welfare State e di activation policies (Bonvin 2008). Van Berkel (2002) sottolinea quattro approcci all’interno del modello di Welfare attivo: gli ottimisti dell’indipendenza dal Welfare, gli ottimisti del paternalismo, gli ottimisti dell’autonomia, gli ottimisti dell’attivazione. I primi due tipi rientrano in un approccio ortodosso all’attivazione e sono i più diffusi a livello europeo. Gli altri due, in particolar modo il quarto, non è ancora ampiamente sviluppato. 5
  • 6. deliberazione possa far prendere la decisione migliore agli individui, ma come la deliberazione renda i cittadini più informati, cooperativi, equi, responsabili, capaci di riflettere sugli argomenti e affrontare questioni. Un’ampia letteratura ha enucleato numerose potenzialità del processo deliberativo, in particolar modo legate allo sviluppo e all’apprendimento di competenze nei cittadini: è la circostanza deliberativa in sé che orienta gli individui alla riflessione ed all’interazione in un senso che è più logico (Gutmann e Thompson 1996), razionale (Benhabib 2005), auto-critico (Dryzek 2000) ed orientato verso il bene comune (Cohen 1997). Lo stesso Sen parla di condizioni sociali di libera discussione in cui gli individui ridefiniscono le capabilities (Sen 2004). In primo luogo, «la partecipazione politica e sociale costituisce un valore intrinseco per la vita e il benessere dell'uomo» (p. 62). In secondo luogo, «la democrazia ha un importante valore pratico per accrescere l'attenzione ottenuta dal popolo quando dà voce alle proprie richieste e pretende di svolgere un effettivo ruolo politico» (Ibidem). In terzo luogo, ha una funzione costruttiva: «la pratica della democrazia offre ai cittadini l'opportunità di imparare gli uni dagli altri, e alla società quella di formare i propri valori e di definire le proprie priorità» (p. 63). Si ritiene che la democrazia deliberativa contribuisca a far apprendere un insieme di procedure, competenze (nel significato anche di capabilities), condizioni di libera discussione6 e di reale esigibilità dei diritti che rappresentano il nucleo di una “comune cultura politica”. La pratica della democrazia offre ai cittadini l’opportunità di imparare gli uni dagli altri e alla società quella di formare i propri valori e di definire le proprie priorità. In questo senso, gli spazi deliberativi sono particolarmente qualificati per sviluppare procedure e competenze (anche nel loro significato di capabilities interne ed esterne all’individuo) di cittadinanza attiva. Attraverso una “comune cultura politica” gli individui possono, ad esempio, concorrere alla definizione del proprio percorso biografico per entrare nel mercato del lavoro e scegliere tra diverse opzioni possibili di occupabilità; possono esprimere i propri bisogni e le proprie istanze in un contesto pubblico; possono cooperare nella definizione di risposte a tali bisogni e quindi incidere nel processo democratico; possono “avere voce” nella definizione delle finalità sociali più complesse. Il Welfare, attraverso la deliberazione e la creazione di spazi di partecipazione, può contribuire a sviluppare una “comune cultura politica”, 6 Per condizioni di libera discussione si intende: assenza da costrizioni che non siano quelle del migliore argomento, assoluta pariteticità di tutti i partecipanti, possibilità di introdurre liberamente temi e sviluppi pertinenti, responsabilità di ognuno nei confronti dei propri atti linguistici (Habermas 1997, p. 66). 6
  • 7. una capacità di azione (agency) negli individui (in termini anche di sviluppo umano) che li renda cittadini attivi. Tra gli obiettivi di un Welfare attivo abbiamo proprio quello di promuovere l’empowerment del cittadino. Sulla base della democrazia deliberativa si possono creare le condizioni strutturali favorevoli affinché i cittadini possano partecipare a pieno titolo all’organizzazione politica, economica e sociale del paese. E’ importante sottolineare una questione rilevante, conseguenza della tesi a sostegno del valore educativo delle pratiche deliberative. Si tratta delle condizioni preliminari allo sviluppo di tali pratiche, chi le promuove (i cittadini spontaneamente o le istituzioni?) e con quali garanzie di equità e neutralità. Habermas indica due condizioni per la democrazia deliberativa, ugualmente problematiche: gli individui devono essere capaci di agire e devono avere abbastanza spesso l’occasione di farlo. A questo proposito diviene fondamentale per il Welfare creare le condizioni concrete affinché gli individui siano effettivamente capaci di godere delle risorse e dei diritti che gli sono riconosciuti e realizzare, quindi, le proprie potenzialità. Questo ruolo delle istituzioni di Welfare può presentare tuttavia delle ambiguità se non si mantiene un costante scambio con la società civile (si tratterebbe di prevedere azioni promosse dalla sfera politica-amministrativa invece che dalla sfera pubblica e di garantire legittimità e neutralità a procedure promosse dall’alto). Diviene cruciale che la natura del Welfare garantisca opportunità e incentivi agli individui per apprendere la democrazia deliberativa e scambi costanti di comunicazione tra la “periferia” e il “centro”, affinché si generi una cultura politica espressione di una cittadinanza attiva. Il ruolo attivo e consapevole dei cittadini diviene una caratteristica qualificante per ogni Stato che voglia presentarsi in termini democratici. Allo stesso tempo il quadro istituzionale deve essere interpretato come uno scenario per la realizzazione di pratiche più democratiche e come ambito di educazione/formazione (learnfare) dove le competenze, le procedure e le capacità richieste per impegnarsi in quelle stesse pratiche deliberative possano essere sviluppate. Imparando a “praticare” la democrazia deliberativa, i cittadini arriveranno, a loro volta, a condividere una “comune cultura politica”. Riferimenti bibliografici Benhabib S. (2005). La rivendicazione dell’identità culturale. Eguaglianza e diversità nell’era globale. Bologna: il Mulino (ed. orig. 2002). Bonvin J.M. (2008). Activation Policies, New Modes of Governance and the Issue of Responsibility. Social Policy and Society, 7: 367-377. Busilacchi G. (2006). Nuovo welfare e capacità dei soggetti. Stato e mercato, 76: 91-125. 7
  • 8. Ceruti M. e Treu T., a cura di (2010). Organizzare l’altruismo. Globalizzazione e welfare. Roma-Bari: Laterza. Cohen J. (1997). Deliberation and Democratic Legitimacy. In Bohman J. e Rehg W., a cura di, Deliberative Democracy. Essays on Reason and Politics. Cambridge MA: MIT Press, 67-92. Dell’Avanzato S. (2010). Verso una comune cultura politica. Competenze e processi per la cittadinanza attiva. Milano: FancoAngeli. Dryzek J. (2000). Deliberative Democracy and Beyond. Oxford: Oxford University Press. Esping-Andersen G., Gallie D., Hemerijck A. e Myles J. (2002). Why we need a new Welfare State in Europe. Oxford: Oxford University Press. Gutmann A. e Thompson D. (1996). Democracy and Disagreement. Cambridge MA: Harvard University Press. Habermas J. (1992). Cittadinanza politica e identità nazionale. In: Id., Morale diritto politica, Torino: Einaudi, 105-138 (ed. orig. 1991). Habermas J. (1996). Fatti e norme. Contributi ad una teoria discorsiva del diritto e della democrazia. Milano: Guerini & Associati (ed. orig. 1992). Habermas J. (1997). Solidarietà tra estranei. Interventi su “Fatti e norme”. Milano: Guerini & Associati (ed. orig. 1992). Habermas J. (1998). L’inclusione dell’altro. Studi di teoria politica. Milano: Feltrinelli (ed. orig. 1996). Habermas J. (1999). La costellazione postnazionale. Milano: Feltrinelli (ed. orig. dei saggi 1998 e 1999). Habermas J. (2001). Why Europe needs a Constitution. New Left Review, 11: 5-26. Lodigiani R. (2208). Welfare attivo. Apprendimento continuo e nuove politiche del lavoro in Europa. Trento: Erickson. Messeri A. (2010). Autonomia corresponsabile e educazione alla cittadinanza attiva. A&D Autonomia e Dirigenza, XIX, 1-2-3: 48-52. Nussbaum M.C. (2002). Giustizia sociale e dignità umana. Da individui a persone. Bologna: il Mulino (ed. orig. 2001). Paci M. (2006). Il welfare dei cittadini. Polis, 3: 463-474. Paci M., a cura di, (2008). Welfare locale e democrazia partecipativa. Bologna: il Mulino. Sen A. (1985). Commodities and Capabilities. Oxford: Oxford University Press. Sen A. (2000). Lo sviluppo è libertà. Milano: Mondadori (ed. orig. 1999) Sen A. (2004). La democrazia degli altri. Perché la libertà non è un'invenzione dell'Occidente. Milano: Mondadori (ed. orig. dei saggi 1999 e 2003). Sen A. e Nussbaum M.C., a cura di (1993), The quality of life. Oxford: World Institute for Development Economics Research (WIDER), United Nations University, Clarendon Press. Van Berkel R. (2002). Inclusione attraverso la patecipazione? Riflessioni sulle politiche d’attivazione nell’Unione Europea. In: Borghi V., a cura di, Vulnerabilità, inclusione sociale e lavoro. Milano: FrancoAngeli, 213-243. Zamagni S. (2004). L’economia civile e i beni relazionali. Bologna: Mimeo. 8