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Materiali ceramici

     Fabio Fratini


  f.fratini@icvcb.cnr.it
Ceramica dal greco Keramos = terra bruciata




Prodotti ceramici
Oggetti cristallini o parzialmente cristallini ottenuti dalla cottura di
argille impastate con acqua più eventuali additivi
“materie prime inorganiche foggiate a freddo e consolidate a caldo”




I prodotti vetrosi
“materie prime inorganiche foggiate a caldo e consolidate a freddo”
Classificazione dei prodotti ceramici
                                 rivestite e non
L’ argilla, materia prima dei materiali
ceramici tradizionali
L’argilla
E’ una roccia sedimentaria definita come roccia pelitica


Sono le rocce sedimentarie più diffuse sulla crosta terrestre


Genesi: principalmente alterazione chimico-fisica dei feldspati che
perdono Na, K, Ca, Mg e si arricchiscono in Al e Si.


Dal punto di vista genetico si riconoscono le seguenti due tipologie:
- argille di depositi primari, (argille residuali) direttamente sulla roccia
madre;
- argille di depositi secondari (argille sedimentarie.s.s.)
Composizione dell’argilla
Minerali principali: fillosilicati del tipo dei "minerali
argillosi" 


Minerali secondari:
- altri fillosilicati (muscovite, biotite)
- quarzo (SiO2)
- feldspati K,Na,Ca (Al,SiO2)3
- carbonati (calcite-CaCO3, dolomite-CaMg(CO3)2)
- ossidi e idrossidi (goethite, ematite, gibbsite)
- solfati (gesso-CaSO4)
- solfuri (pirite-FeS)
- sostanze organiche, ecc
Tipi di “argille”

 Argille grasse    - contengono molti minerali argillosi
                       - trattengono una grande quantità di acqua e la perdono
                          lentamante per evaporazione
                        - ritiro elevato durante l’essiccazione
                        - molto plastiche

 Argille magre          – contengono molta frazione sabbiosa
                        - trattengono poca acqua e la perdono velocemente
                        - basso ritiro
                        - poco plastiche

Argille caolinitiche     – contengono principalmente caolinite
                         - colore bianco o giallastro
                         - impiegate nella produzione della porcellana
I minerali argillosi
Fanno parte del gruppo dei Fillosilicati ed hanno un habitus laminare




 Principali minerali argillosi
 illite                  (K,H2O)Al2(Si3Al)O10 (OH)2
 clorite                 (Mg,Fe,Al)12(Si,Al)8 O20 (OH)16
 caolinite               Al2Si2O5 (OH)4
 smectite                (1/2Ca,Na)0,5-1(Mg,Fe,Al)4-6(Si,Al)8O10 (OH)20 nH2O
 vermiculite             Mg0,5-1(Mg,Fe)4-6(Si,Al)8O20 (OH)4   7-8H2O

 clorite-vermiculite
 illite-smectite
Comportamento dei differenti minerali argillosi
nei confronti dell’acqua


illite                granulometria relativemente grossolana
                      non rigonfianti
clorite
caolinite
clorite-vermiculite   granulometria fine, mediamente rigonfianti
                      favoriscono la plasticità
illite-smectite
smectite              grananulometria fine, molto rigonfianti

vermiculite           favoriscono la plasticità
Funzione dei diversi minerali

 minerali argillosi                   matrice
 + calcite

 muscovite
 biotite          funzione smagrante
 quarzo           riduzione del ritiro          scheletro
 feldspati        aumento porosità del cotto

 carbonati

 chamotte
                      scheletro aggiunto
 calcite              con diverse funzioni
 pirosseni
 ecc.
Comportamento di alcuni minerali in cottura

 feldspati            fondente



 Carbonati           si dissociano nei rispettivi ossidi; se > 8%
                     può esserci disgregazione manufatto a
                     causa della loro idratazione

 solfati (gesso)      si dissocia in solfato, dannoso


 pirite               forma solfati




Ossidi di ferro       la loro presenza determina il colore
(Fe2O3-FeO)
La plasticità dell’argilla
- è una delle caratteristiche dei materiali argillosi;


- si manifesta quando l’argilla assorbe l’acqua;


- si spiega grazie all’ azione lubrificante e legante
dell’acqua che crea una pellicola liquida attorno a
ciascun minerale argilloso;



 - per ogni tipo di argilla esiste un ben definito “intervallo ” di %
 d’acqua per cui esiste un comportamento plastico
La porosità nell’argilla essiccata


                    argilla grassa: soprattutto
                    fessure da ritiro




                     argilla magra: porosità
                     intergranulare e da ritiro
Cenni storici sull’impiego dei laterizi in
architettura


~ - in Grecia e nella civiltà etrusca l’uso dei laterizi cotti è limitato
alle strutture di copertura e alle pareti decorative;



-in epoca romana il termine “opus latericium” indica le costruzioni in
mattoni essiccati al sole (lateres crudi) che caratterizzano l’edilizia
fino al I sec aC.; successivamente il mattone cotto (testae o lateres
cocti) viene usato in tutto lo spessore del muro o come rivestimento
dell’opera cementizia.

- ora si intende con opera quadrata i laterizi e con opera tonda il
vasellame
Processo di produzione dei laterizi


Estrazione delle materie
                                                                 Stagionatura
    prime dalla cava




         Formatura                                               Preparazione
                                                                  dell’impasto



                      Essiccamento                                Cottura



  G.P.Emiliani, F.Corbara,”Tecnologia ceramica. Le tipologie” vol.III, Faenza ed.
Processo di produzione
                              Formatura
Formatura a mano in pasta molle (metodo tradizionale):
 
Metodo simile a quello antico. Il materiale deve essere
abbondantemente inumidito (25-30% umidità) ed avere
bassa plasticità. Si introduce in uno stampo in legno e si
comprime a più riprese per riempire completamente lo
stampo e per far uscire l’aria presente nelle cavità.


Formatura per stampatura a macchina in pasta molle
Laterizi con aspetto simile a quelli fatti a mano
L’impasto può essere addizionato con granuli di rocce
altofondenti, tufo, pomice, argille di diversa composizione,
granuli di argilla cotta di diverso colore


                                                               16
Processo di produzione
                                         Formatura

Formatura per estrusione
Si adatta a materiali umidi con plasticità sufficiente a permetter il loro
passaggio attraverso un diaframma forato (filiera). La forza necessaria è
impartita da un’elica rotante.



  • Laterizi a sezione costante
  • Coppi


  L’umidità della pasta tra 15-20%




                                                                                  17
G.P.Emiliani, F.Corbara,”Tecnologia ceramica. Le tipologie” vol.III, Faenza ed.
Processo di produzione
                                       Formatura

Formatura per pressatura a umido

Per prodotti di forma variabile nelle
tre dimensioni

 Le tegole piane del tipo olandese,
 romano, portoghese, marsigliese,
 pezzi speciali per copertura, coppi,
 le vasche ed i vasi da fiori
 L’umidità della pasta tra 15-20%




 G.P.Emiliani, F.Corbara,”Tecnologia ceramica.
                                                   18
 Le tipologie” vol.III, Faenza ed.
Processo di produzione
                                            Formatura

 Formatura per pressatura a secco

Per prodotti di forma variabile nelle
tre dimensioni


L’umidità massima al 3-5%. Si usa per mattoni
pieni. Si ottengono manufatti di misura precisa
per minimo ritiro in essiccazione




G.P.Emiliani, F.Corbara,”Tecnologia ceramica. Le tipologie” vol.III,
                                                                       19
Faenza ed.
Processo di produzione
                                         Formatura

Formatura per foggiatura alla ruota a tornio

Metodo tradizionale per “vasellame”




Formatura per colaggio

Per oggetti di grandi dimensioni difficilmente
ottenibili per pressatura. Lo stampo poroso,
assorbendo per capillarità la maggior parte del
liquido, determina la consistenza della pasta.


G.P.Emiliani, F.Corbara,”Tecnologia ceramica. Le tipologie” vol.III, Faenza ed.
                                                                                  20
Processo di produzione
                               Essiccazione
E’ un’ operazione molto delicata perché occorre fare in modo che l’evaporazione
dell’acqua si compia uniformemente in tutto il pezzo e non solo negli strati
superficiali: ciò determinerebbe una deformazione dei pezzi in cottura




    Temp: 100-120 °C
Le particelle di argilla perdono la pellicola di acqua che le circonda ed il
manufatto si ritira fino a che tutte le particelle giungono a contatto reciproco.
Successivamente viene persa l’acqua di porosità senza ulteriore ritiro

 - Le argille più plastiche hanno ritiro maggiore, minore porosità e
 problemi di fratturazione                                                  21
Processo di produzione
                               Cottura



E’ l’operazione che induce le definitive trasformazioni chimico fisiche
con il definitivo indurimento


Il riscaldamento ed il successivo raffreddamento devono procedere
gradualmente


Si deve evitare un’ eccessiva fusione dell’impasto (Temp 900-1000 °C )
Fornace a camera:         Fornace Hoffman-fornace Fornace a tunnel- fornace
intermittente con fornace continua a fuoco mobile continua a fuoco fisso
sottostante
Processo di produzione
                                 Cottura


Fasi di cottura:


-preriscaldo:    completa perdita dell’acqua di imbibizione
- 400-750 °C:    perdita dell’acqua di cristallizzazione dei minerali argillosi e
                 formazione di ossidi liberi (silice, allumina, MgO)
-750-900 °C:     decomposizione di CaCO3, il quarzo e i feldsapti fondono
                 parzialmente favoriti da ox metallici e alcalini. Se il chimismo
                 è adatto, si formano silicati di Ca e Al (gehlenite,diopside)
-900-1000 °C:    aumenta la fase fusa che riempie i vuoti della struttura,
inizia           a formarsi mullite (3Al2O3 2SiO2)
-1100-1200 °C:   ulteriore fusione
Resistenza meccanica del prodotto cotto
Dipende da:

-% minerali argillosi;

-finezza e suddivisione dei granuli;

-è inversamente proporzionale alla quantità di acqua;

-composizione chimica adatta alla formazione di fasi fuse (Na 2O, K2O, MgO)
e a favorire le trasformazioni chimiche e ricristallizzazioni;

-regolarità di essiccazione: per lo sviluppo di forze di coesione equilibrate
senza sollecitazioni di tensione residue con conseguenti fessurazioni;

-grado di essiccazione: troppa umidità residua in fase di cottura determina
tensioni interne con possibile formazione di scagliature;

-giusta esposizione alla massima temperatura di cottura;

-regolare raffreddamento
Difetti di cottura dei laterizi
Ferrioli: mattoni bruciati o
stracotti, di colore verde scuro
e con porzioni vetrificate nere




Albasi: mattoni poco cotti di
colore giallo chiaro perché il
calore non è stato sufficiente a
trasformare i composti del Fe
in Fe2O3


 Il colore chiaro non sempre è
 indice di cattiva cottura !
Cuore nero: non completa ossidazione
Dipende da:
-granulometrie molto fini e quindi bassa porosità;
-velocità di riscaldamento elevata fra 600-800 °C che causa la
formazione in superficie di una crosta impermeabile


L’aggiunta di smagranti riesce spesso ad eliminare il cuore nero
Altri difetti dei laterizi

Calcinelli: granuli biancastri di CaCO3 derivanti da idratazione e
successiva carbonatazione di CaO prodotto dalla dissociazione di
frammenti carbonatici in fase di cottura. Se tali frammenti sono
grossi e > 8-10 % si può avere la disgregazione del prodotto



                                            Si può evitare la disgregazione,
                                            immergendo in acqua i mattoni
                                            subito dopo la cottura.

                                            L’idrossido di Ca che si forma
                                            va in soluzione senza che si
                                            sviluppino tensioni



       Torre Vanga - Trento
Scagliature: provocate da pressioni dovute allo sviluppo di gas.
Sono favorite da:
- bassa porosità
- alta velocità di riscaldamento,
- sviluppo di notevoli quantità di gas per la presenza di carbonati
o sostanze organiche finemente diffuse
Colore delle terrecotte
 Colore rosso : è dovuto principalmente all’ossidazione dei composti del Ferro
 Il grado di rosso dalla quantità di Fe2O3:
 Fe2O3 < 3%      da bruno rossastro a rosa bianco
 Fe2O3 3-4%      da bruno a rosso violaceo
 Fe2O3 > 4%      rosso cupo.

 Colore crema o bianco: con elevate quantità di calcio, allumina e moderata di
 Ferro




Colore blu o nero : è dovuto alla presenza provvisoria di FeO, cioè quando
durante la cottura si provocano atmosfere povere di Ossigeno e ricche di
Carbonio (atm. riducente). Si ottiene anche con l’aggiunta di MnO 2.
Alterazione
Fattori interni:
- tipo ed entità della porosità;
- presenza di fasi vetrose composte da silicati di Na e K
- presenza di sali solubili (dall’ argilla di partenza, dalla
cottura)
- presenza di calcinelli



Fattori esterni:
- azione solvente dell’acqua pura su fasi vetrose
alcaline;
- azione solvente dell’acqua acida (NOx, CO2, SO2)
su tutte le fasi vetrose del manufatto;
- azione di idratazione del CaO (aumento di
volume);
- azione del gelo;
- presenza di sali solubili provenienti dall’esterno
(dalla muratura, dalla terra di seppellimento)
Campanile Duomo di Pietrasanta
Rivestimenti
 Sottile strato di materiale che ricopre l'impasto. Può essere:
 - di natura vetrosa (VETRINA, SMALTO);
 - con caratteristiche simili agli impasti ceramici (INGOBBIO, PATINA).

INGOBBIO
Rivestimento opaco, poroso, di varia colorazione
La sua composizione può essere argillosa o silicea


- ha la funzione di nascondere il colore dell'impasto,
- per renderlo impermeabile è necessaria l'applicazione di una vetrina o smalto
- è applicato quando l'oggetto è allo stato di durezza cuoio, può essere lucidato
PATINA CERAMICA

Rivestimento opaco, più o meno lucido, sottile

La materia prima è rappresentata dalla frazione più fine di argille illitiche,
separata per sedimentazione.



VETRINA

Rivestimento completamente vetroso, trasparente, incolore o colorato.

Può essere applicato direttamente sull'impasto, su ingobbio o su smalto

Composto da una miscela di sostanze (feldspati, silice, ox di Pb, acido borico)
che vengono dapprima fuse in crogioli. Il prodotto ottenuto si macina
finemente e quindi se ne fa una densa sospensione in acqua.
SMALTO

Rivestimento vetroso opaco

La sua opacità è causata da una fitta sospensione di particelle aventi indice
di rifrazione diverso da quello della massa vetrosa in cui sono disperse.

Se lo smalto presenta cristalli ben visibili a occhio nudo si definisce
cristallizzato.

Composizione simile alle vetrine con aggiunta di opacizzanti (ossidi di stagno,
zirconio, arsenico, antimonio, titanio)
Modalità di applicazione dei rivestimenti
L'applicazione del rivestimento può avvenire:

-   sull'oggetto ancora crudo,
-   parzialmente essiccato,
-   durante la cottura (salatura),
-   sul cotto

Il materiale di rivestimento può essere applicato :

- per spolveramento,
- allo stato secco,
- allo stato di sospensione acquosa per aspersione, immersione,
pennellatura o spruzzatura.

Talvolta vengono applicate sulla superficie solo delle sostanze fondenti
che reagiscono in cottura con l'impasto, portando alla formazione di un
rivestimento vetroso.
Applicazione di colori


 Si può dipingere la pasta cotta non verniciata e quindi si copre
 con una vetrina e si ricuoce oppure si dipinge il materiale già
 smaltato (o verniciato) e ricotto e si cuoce una terza volta
Problemi nell’applicazione di rivestimenti
            La composizione del rivestimento determina il suo comportamento
            alla dilatazione. E’ importante che questo sia più vicino possibile a
            quello della pasta ceramica

Cavillatura: problema che si verifica quando il coeff. di
dilatazione del rivestimento è > di quello della pasta. In
raffreddamento il rivestimento si ritira di più e si strappa.


Scheggiatura: coefficiente di dilatazione del rivestimento < di quello della
pasta. In raffreddamento il rivestimento si ritira di meno e si scheggia.


Argilla e feldspati diminuiscono il coeff. di dilat. della pasta,
Quarzo e calcare lo innalzano
SnO2 diminuisce il coeff. di dilatazione e aumenta elasticità, brillantezza,
resistenza agli agenti chimici
TiO2, fondente, aumenta la resistenza chimica e all’abrasione
rivestite e non




Terrecotte
Corpo ceramico colorato e poroso (rivestite o non rivestite)
Classe meno evoluta e più antica: laterizi, vasi;
Grezza: materiale archeologico;
Impasto non raffinato;
Temperatura cottura: 900°-1000° C, archeologica 600°-700°C;




 Bucchero
 impasto raffinato a colore nero (atm. riducente povera di O 2
 e con sostanze carboniose). La combustione lenta della legna
 crea CO che trasforma l’ossido ferrico rosso presente
 nell’argilla in ossido ferroso nero.
Terrecotte invetriate

Vetrine di colore verde o bruno (ossidi Cu o Mn), la
cottura avviene sopra il biscotto precotto, in atm.
ossidante e a T= 850°C;
Uso: stoviglie da fuoco;
Impasto: argilla povera in calcio con rivestimento in
silicato di Pb;
Svantaggi: vetrina al Pb aggredita da sostanze acide
del cibo, libera sali di piombo nocivi;
                                                        Terracotta invetriata
                                                        monocroma veneziana



Terrecotte ingobbiate




Ceramica Graffita: ceramica graffiata su
ingobbio appena essiccato.
                                                         Ceramica ingobbiata
                                                         veneziana
Figuline

Ceramiche antiche con un rivestimento terroso
applicato in sottile spessore definito patina e/o
vernice, assimilabile ad un ingobbio; sono spesso
decorate a figure nere come la TERRA SIGILLATA           Frammenti di scodelle
ARETINA.                                                 d'impasto, dalla località
                                                         Cilento (Ischia), Neolitico
                                                         Medio, 3500 a.C.

Faenze silicee

Tipica produzione egiziana.
Il supporto ceramico : costituito dal 95% di silice e
privo di elementi che lo rendono plastico al crudo,
quindi per formarlo si faceva uso di sostanze
organiche o silicato di Na.
Rivestimento : con smalto turchese


                                                        Piatto, Faenza XVI sec.
rivestite e non
Faenze
Terrecotte rivestite che si
differenziano dalle terrecotte
perché prodotte con argille più pure.
Le faenze smaltate si chiamano
maioliche
Smalto: vetro reso opaco dalla presenza di opacizzanti (SnO 2, TiO2).
E’ fissato con cottura ulteriore successiva a quella del biscotto,
contemporaneamente vengono fissate le decorazioni e la vetrina.
Spessore: maggiore di altre ceramiche perché il biscotto ha meno
resistenza, Temp. cottura bassa perché costituito da argille
carbonatiche.




                 Maioliche policrome smaltate veneziane
rivestite e non


Terraglie
In Inghilterra dal XVIII sec.

Terraglie forti: impasto di caolino,
feldspati (15%), quarzo (30-50%),
calcare(< 20%).
La prima cottura è tra 1250-1280 °C.
Sanitari da bagno, acquai, piastrelle.

Terraglie tenere: impasto di caolino o
argilla povera in Fe, quarzo (30%),
calcare (20%).
La prima cottura è a 950-1050 °C)
Vasi per pile, corpi filtranti ceramici

Gres
L’impermeabilità li differenzia da faenze e
terraglie, l’opacità e il colore dalle porcellane
Impasto: dato dalla miscela di più materie prime altofondenti;
con la cottura (1200°C) si ottiene un prodotto non poroso usato
per pavimenti, fognature ecc.
Sono tutti invetriati o smaltati
Porcellane
 Ceramiche dure a pasta bianca vetrificata, resistente agli acidi, elevata
 resistenza agli sbalzi termici, altissima resistenza meccanica (res.
 compressione 400-1200 MPa), ottimo isolante termico ed elettrico

  Porcellana dura: caolino (50%), quarzo (25%), feldspati (25%). Cotta prima
 a 800 e poi a 1400 °C. Fra le due cotture si applica la vetrina

 Porcellana tenera: la seconda cottura è fatta a 1300 °C. prodotta con
 caolino, quarzo e come fondente:
 - calcare (Porcellana di Sèvres)
 - fosfato di Ca (porcellana inglese)
 - magnesite (porcellana tecnica)
 - nefelina o fritta (porcellana americana)




Prodotta in Cina 1000 anni fa, in Europa nel XVIII sec.,
nel 1575 a Firenze porcellana tenera, in Francia a
Sevrès XVIII-XIX sec.
Studio archeometrico delle ceramiche
archeologiche

Scopo dello studio è:

-ricostruzione della tecnologia di lavorazione,

-individuazione dell’area di provenienza, cioè l’area di
produzione del manufatto,

- definizione dello stato di conservazione.
Tecnologia di lavorazione

Si tratta di definire una serie di parametri che caratterizzano il
ciclo tecnologico di un manufatto ceramico, e in particolare:

-la natura dell’impasto, più specificatamente la sua microstruttura
e la sua composizione mineralogica e chimica;

-le condizioni di cottura, definite soprattutto dal tipo di
atmosfera nell’ambiente di cottura e dalla temperatura massima
raggiunta dal trattamento termico;

- il tipo di rivestimento eventualmente presente.
Natura dell’ impasto

    Si indaga con l’osservazione in sezione sottile al
    microscopio ottico in luce trasmessa.
 Composizione dello scheletro




ceramica da cucina -Pantellerian Ware:   granuli di dimensioni
impasto contenente grossi granuli di     per lo più inferiori a circa 250 μm
pirosseno (fino a qualche mm)
Distribuzione dimensionale e forma dei granuli
   La distribuzione granulometrica:

   -seriale: tutte le classi granulometriche sono ugualmente rappresentate
   (scheletro naturale)

   -iatale: assenza di classi granulometriche intermedie (scheletro aggiunto)

   I granuli angolosi di solito sono aggiunti




granuli arrotondati di calcite micritica già    grossi granuli spigolosi di calcite
presente nell’impasto                          aggiunta
Distribuzione dimensionale e forma dei granuli




  effetti di isorientamento delle lamelle micacee (sinistra) e
  dei vacuoli (destra) prodotti dalle operazioni di foggiatura
Rapporto massa di fondo/scheletro/vacuoli
La massa di fondo è l’elemento strutturale fondamentale ed è costituito
dall’insieme dei minerali argillosi, non distinguibili al microscopio, trasformati
dalla cottura.

Lo scheletro è l’insieme dei granuli distinguibili dalla massa di fondo,

I vacuoli sono le cavità rimaste vuote in seguito a difetti di lavorazione, dovute
per lo più a bolle d’aria intrappolate nell’impasto durante la lavorazione allo
stato plastico
Omogeneità della massa di fondo
La presenza di aggregati, di dimensioni variabili da
circa 0,1 a 1 mm, che prendono il nome di “aggregati di
rocce argillose”(ARFs) , oppure ”bonherz” (aggregati
rossi ricchi di ferro), indica che l’argilla non ha subìto
un efficace trattamento preliminare, in grado di
distruggere i grumi, prima di procedere alla fase di
foggiatura dei manufatti

                                                             frammenti di rocce
                                                             argillose (ARFs)

Presenza di zone di diverso colore :

nella maggior parte dei casi i colori delle varie
zone sfumano l’uno nell’altro e sono attribuibili
principalmente ad effetti diversificati della
cottura. Anche in tal caso le sfumature di colore
denunciano uno scarso pretrattamento di
omogeneizzazione del materiale.
Grado di isotropia della massa di fondo
Il trattamento termico dell’impasto ceramico tende a distruggere i
i minerali argillosi. Si forma quindi materiale amorfo avente le stesse
proprietà ottiche in tutte le direzioni, contrariamente al materiale
cristallino:

- il materiale poco cotto è molto cristallino e quindi anisotropo (A);

- all’aumentare della temp. di cottura i minerali argillosi si vetrificano e
la massa di fondo diviene sempre più isotropa (I).




   impasto poco cotto con                     impasto ben cotto con massa di
   massa di fondo anisotropa                  fondo ad elevato grado di isotropia
Condizioni di cottura
   Le condizioni di cottura possono essere definite da due parametri
   principali:
   - l’atmosfera di cottura
   - temperatura massima raggiunta durante il trattamento termico


L’atmosfera di cottura è caratterizzata dalla sua capacità di ossidazione
degli elementi che presentano diversi gradi di valenza, in particolare il ferro
perché questo elemento è sempre presente in quantità significative negli
impasti ceramici antichi.

 La possibilità di continuo apporto di aria nella fornace determina la completa
ossidazione del ferro, con la formazione di ossido ferrico (Fe 2O3 - ematite)
di colore rosso.

Un insufficiente ricambio di ossigeno determina invece la formazione di
ossido ferroso (FeO - wustite) e ossido ferroso-ferrico (Fe 3O4 - magnetite)
di colore grigio.
Temperatura massima di cottura
-“termometro mineralogico”: la composizione mineralogica degli impasti
(XRD) evidenzia i composti formatisi durante la cottura.
Conoscendo la temp. di formazione di queste fasi cristalline, si può dedurre la
temperatura massima raggiunta.
 Questo sistema è particolarmente valido per gli impasti ceramici preparati
con materie prime argillose ricche di carbonati perché le reazioni fra i
minerali argillosi vetrificati e i carbonati sono quelle che determinano la
formazione del maggior numero di nuovi composti

 - Identificazione della temperatura sopra la quale si ha una variazione
 dello spettro di diffrazione X

- Microscopia ottica: si valuta il grado di anisotropia/isotropia della matrice

- Microscopia elettronica: si valuta il grado di vetrificazione

- Dilatometria: si misura la dilatazione termica del materiale ceramico in
funzione della temperatura e si individua la soglia di temperatura oltre la
quale le variazioni dimensionali del campione sono dovute non soltanto alla
normale dilatazione termica di tutti i corpi solidi, ma anche ad un’avvenuta
modificazione di composizione delle fasi presenti nel materiale
Reazioni in cottura: RICOSTRUTTIVE
                                                      Tra 700 – 1050°C
T     -
e              CaO + SiO2                     CaSiO3 (wollastonite)
m
p
e         2CaO + Al2O3 + SiO2                      Ca2Al2SiO7 (gehlenite)
r
a
t           CaO + MgO + 2SiO2                     CaMgSi2O6 (diopside)
u
r
a     + CaO + Al2O3 + 2SiO2                         CaAl2Si2O8 (anortite)

    All’inizio la prima SiO2 disponibile è quella dei minerali argillosi,
    poi con l’aumentare della temperatura, la SiO2 è quella del quarzo
    - la gehlenite si trasforma in anortite
    - il diopside si forma per reazione con Mg proveniente dalla distruzione
    di smectite, vermiculite, dolomite
Reazioni in cottura: RICOSTRUTTIVE
                                     tra 700 – 1050°C
Termometri per la porcellana
                        di Capodimonte



Questa porcellana è particolare: è
realizzata con ~ 80 % di sabbia quarzosa
e come fondente natron (Na2CO3)




    Presenza di fasi di alta Temp della silice: cristobalite, tridimite
All’aumentare della temperatura di cottura, cresce la quantità
 di quarzo che si trasforma in cristobalite, e il rapporto
 Cristobalite/Quarzo (Cr/Qz) può essere preso come un
 indicatore relativo di temperatura di cottura:

 > Cr/Qz    → > Temp. cottura


Con la temperatura cresce anche la quantità di fase fusa, che
poi diventa vetro.



 La tridimite cristallizza durante il raffreddamento dalla fase
 fusa. Pertanto, essa sarà tanto maggiore quanto più alta è stata la
 quantità di fuso, poi diventata fase vetrosa, e quindi quanto più
 alta è stata la temperatura di cottura.
Al2Si2O5(OH )4         600°C     Al2O3 x 2SiO2 + H2O
       Caolinite                         Metacaolino




       2(Al2O3 x 2SiO2)     950°C    2Al2O3 x3SiO2 + SiO2
       Metacaolino
                                                       Silice amorfa




                                     2(3Al2O3 x2SiO2)+5SiO2
3(2Al2O3 x3SiO2)          ~ 1100°C    Mullite          Cristobalite
Composizione chimica dell’impasto



La determinazione della composizione chimica consente di dedurre il
tipo di materie prime impiegate nella preparazione dell’impasto
ceramico.


La composizione chimica, definita dalla quantità degli ossidi maggiori
(SiO2, Al2O3, Fe2O3, MgO, CaO, Na2O, K2O) e alcuni minori (TiO2,

MnO, P2O5), si determina con la tecnica della fluorescenza di raggi-X
(XRF) (tecnica distruttiva)
Rivestimenti
Lo scopo delle indagini è individuarne:

-   presenza;
-   tipo;
-   spessore;
-   microstruttura;
-   interfaccia con l’impasto;
-   determinarne la composizione chimica

Si utilizza:

- microscopia ottica in sezione sottile ;
- microscopia elettronica (SEM EDS) talora integrata o sostituita
con la spettrometria di emissione al plasma (ICP)
Osservazioni in sezione sottile
Si può distinguere facilmente il tipo di rivestimento (ingobbio, vernice,
vetrina, smalto) sulla base di opacità e trasparenza .

E’ anche possibile vedere se i diversi tipi di rivestimento sono applicati
contemporaneamente, in quanto sono tecnologicamente significativi diversi
accoppiamenti:

ingobbio/vetrina , ingobbio/smalto, smalto/vetrina, ingobbio/smalto/vetrina.


                               vetrina
                                                                             smalto
                               ingobbio




   ceramica graffita                             maiolica
Si possono mettere in evidenza diversi caratteri microstrutturali,:
- bolle
- cristalli indisciolti;
- cristalli di neoformazione;
- disomogeneità di composizione.

Tutti questi caratteri possono essere messi in relazione alla tecnologia di
lavorazione.

La presenza di cristalli indisciolti di quarzo, ad es. può significare l’uso di una
eccessiva quantità di tale componente oppure una scarsa macinazione della
materia prima che lo contiene
Lo sviluppo dell’interfaccia di reazione fra rivestimento ed impasto è in
relazione alla tecnologia di lavorazione:
- una notevole ampiezza di questa zona di raccordo fra impasto e smalto
nella maiolica, ad esempio, può indicare l’impiego della tecnica di lavorazione
in monocottura .
Lo smalto, cioè, sarebbe stato applicato sul manufatto foggiato ed
essiccato, dopodiché si esegue l’unica cottura che contemporaneamente
consolida l’impasto ceramico e fa maturare il rivestimento.

 Nel caso opposto, lo smalto sarebbe stato applicato sul manufatto
foggiato, essiccato e cotto, dopodiché si realizza una seconda cottura
destinata a far maturare lo smalto




                                                    interfaccia di reazione




             significativo accrescimento di una zona di interfaccia fra
             lo strato di smalto e il biscotto in un reperto di maiolica.
Composizione chimica del rivestimento
Serve per risalire alle materie prime utilizzate per la costituzione della
miscela di partenza.
Tenuto conto del ridotto spessore dei rivestimenti, (da qualche decina di
micron per le vernici a qualche centinaio di micron per gli smalti), la
composizione chimica può essere determinata mediante SEM EDS/WDS



L’analisi SEM-EDS ha però molte limitazioni nella precisione di determinazione
degli elementi a basso numero atomico (Si, Al, Mg, Na), che sono molto
importanti nei sistemi ceramici.


 Quando è possibile, quindi, si preferisce utilizzare la spettrometria di
emissione al plasma (ICP-AES) perché è molto sensibile e molto precisa.
Però è necessario disporre di un campione di smalto distaccato dal suo
supporto, per poterlo poi portare in soluzione oppure ICP-AES dotato di laser
ablation
vetrina di una graffita   vernice di una ceramica a vernice nera
Provenienza
Il concetto fondamentale su cui si basa questo tipo di indagini è la
compatibilità di composizione degli impasti dei reperti studiati con le
materie prime locali, oppure con reperti già analizzati di cui sia
archeologicamente accertata la provenienza



                                La presenza di caratteristici cristalli di
                                enigmatite (o cossirite) negli impasti ceramici
                                di Pantellerian Ware ne consente l’immediata
                                attribuzione alla produzione dell’isola.




In impasti grossolani può quindi essere sufficiente uno studio in sezione
sottile ma a volte per identificare la provenienza di alcuni minerali vulcanici
può essere necessario effettuare una loro analisi chimica mediante
microsonda WDS
Provenienza nel caso degli impasti fini
Negli impasti cosiddetti “fini” i granuli di dimensioni riconoscibili in sezione
sottile sono molto scarsi, spesso inferiori al 5%. Ne consegue che la grande
maggioranza dell’impasto ha una composizione non discriminabile al
microscopio ottico. Si effettua quindi un analisi chimica


XRF portatile a dispersione di energia (EDS): poco sensibile per gli
elementi a basso numero atomico

SEM EDS: è necessario fare una sezione, poco sensibile per gli
elementi a basso numero atomico

Microsonda WDS: è necessario fare una sezione, sensibile anche per gli
elementi a basso numero atomico e per numerosi elementi in tracce

XRF a dispersione di lunghezza d’onda (WDS): su polvere, distruttivo,
sensibile anche per gli elementi a basso numero atomico e per
numerosi elementi in tracce

 La tecnica più adatta per la determinazione degli elementi in tracce,
 tuttavia, è l’attivazione neutronica (NAA)
Variazioni mineralogiche che si possono sviluppare nei
 materiali cotti in condizioni di seppellimento


    - precipitazione di calcite secondaria
    da soluzioni acquose circolanti



    -decomposizione di gehlenite in calcite


Gehlenite + nH2O + nCO2                       Wairakite + CaCO 3
Ca2Al2(SiO7)                            CaAl2(SiO3) 2H2O



  -reidratazione dei minerali argillosi non completamente distrutti (in materiali
  poco cotti)

  - formazione di analcime dal degrado delle matrici vetrose ricche in Na
Alterazioni dei rivestimenti
I rivestimenti maggiormente soggetti ad alterazione, al contatto con le
soluzioni circolanti nel terreno, sono gli smalti e le vetrine. Ciò dipende dal
fatto che il vetro è assai meno stabile rispetto agli altri materiali che
costituiscono i rivestimenti non cristallini, cioè ingobbio e vernice.

Lisciviazione
La più comune forma di alterazione dei rivestimenti vetrosi è la
dissoluzione e l’allontanamento selettivo dei suoi elementi costituenti
Solfurazione
Processo di alterazione che riguarda i rivestimenti a
piombo, siano smalti o vetrine, quando si trovano
sepolti in un ambiente ricco di zolfo, generalmente
prodotto dai cosiddetti solfo-batteri. Trasportato
dall’acqua, probabilmente come acido solfidrico in
soluzione, lo zolfo reagisce selettivamente con il
piombo del rivestimento e dà origine a solfuro di
piombo (galena) ed ha colore nero. Di conseguenza, il
rivestimento appare nero ed ogni eventuale                  Frammenti di maiolica con lo
decorazione presente sulla superficie diventa invisibile    strato di rivestimento annerito
                                                            a causa del fenomeno della
                                                            solfurazione
SITO ARCHEOLOGICO COPPA NEVIGATA (FOGGIA)
Età del Bronzo

Tipologia: ceramica fine, vasellame, da cucina;
 
Scheletro: quarzo, feldspati, frammenti vulcanici,
chamotte, calcite spatica, calcite micritica;
 
Problema: frammenti vulcanici di che provenienza?
Ceramica locale o importata?
 
Vulcani: 3000/4000 anni fa:
- eruzione di Santorini (età minoica)
- eruzione del Vesuvio che ha portato alla deposizione
delle “pomici di Avellino” (1900 a.C.)

Analisi:
a) petrografica: minerali tipici eruzione Avellino (nefelina-scapolite);
b) microanalisi chimica: Si/alcali totali → serie alcalino potassica;
c) microanalisi dei clinopirosseni → diopside a sialite del Vesuvio
d) microanalisi chimica delle pomici utilizzate come smagrante
Istogrammi della composizione
                                                chimica (Al2O3, CaO, FeO)
                                                delle pomici di Avellino (grigie
                                                e bianche) e delle pomici
                                                utilizzate come smagrante




Conclusione: la produzione è locale dato che sono stati utilizzati i depositi
piroclastici del Vesuvio relativi all’eruzione delle “Pomici di Avellino”
Studio dei focolari tramite suscettività magnetica e
  termoluminescenza
  Lévêque F., Brodard A. et al. XVIIIe Colloque D’Archeometrie di GMPCA, 11-15 aprile 2011, Liegi (Belgio)


Nelle grotte preistoriche, la posizione dei focolari e la determinazione della
loro funzione sono molto importanti per la comprensione dell’occupazione umana


  focolari:                 carboni, ceneri, materiali rubificati

                                              Il riscaldamento provoca la formazione di
                                              magnetite, minerale di elevata suscettività
La misura della suscettività                  magnetica, a partire da ox di Fe di media
magnetica permette di                         suscett. magnetica
localizzare le zone riscaldate
                                                                                 maggiore sucettività
                                              maggiore temp.
                                                                                 magnetica

  L’accoppiamento di termoluminescenza e suscettività magnetica effettuando
  un confronto su campioni non riscaldati, permette di risalire alle temp.
  raggiunte nei focolari

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Materiali ceramici per roma

  • 1. Materiali ceramici Fabio Fratini f.fratini@icvcb.cnr.it
  • 2. Ceramica dal greco Keramos = terra bruciata Prodotti ceramici Oggetti cristallini o parzialmente cristallini ottenuti dalla cottura di argille impastate con acqua più eventuali additivi “materie prime inorganiche foggiate a freddo e consolidate a caldo” I prodotti vetrosi “materie prime inorganiche foggiate a caldo e consolidate a freddo”
  • 3. Classificazione dei prodotti ceramici rivestite e non
  • 4. L’ argilla, materia prima dei materiali ceramici tradizionali
  • 5. L’argilla E’ una roccia sedimentaria definita come roccia pelitica Sono le rocce sedimentarie più diffuse sulla crosta terrestre Genesi: principalmente alterazione chimico-fisica dei feldspati che perdono Na, K, Ca, Mg e si arricchiscono in Al e Si. Dal punto di vista genetico si riconoscono le seguenti due tipologie: - argille di depositi primari, (argille residuali) direttamente sulla roccia madre; - argille di depositi secondari (argille sedimentarie.s.s.)
  • 6. Composizione dell’argilla Minerali principali: fillosilicati del tipo dei "minerali argillosi"  Minerali secondari: - altri fillosilicati (muscovite, biotite) - quarzo (SiO2) - feldspati K,Na,Ca (Al,SiO2)3 - carbonati (calcite-CaCO3, dolomite-CaMg(CO3)2) - ossidi e idrossidi (goethite, ematite, gibbsite) - solfati (gesso-CaSO4) - solfuri (pirite-FeS) - sostanze organiche, ecc
  • 7. Tipi di “argille” Argille grasse - contengono molti minerali argillosi - trattengono una grande quantità di acqua e la perdono lentamante per evaporazione - ritiro elevato durante l’essiccazione - molto plastiche Argille magre – contengono molta frazione sabbiosa - trattengono poca acqua e la perdono velocemente - basso ritiro - poco plastiche Argille caolinitiche – contengono principalmente caolinite - colore bianco o giallastro - impiegate nella produzione della porcellana
  • 8. I minerali argillosi Fanno parte del gruppo dei Fillosilicati ed hanno un habitus laminare Principali minerali argillosi illite (K,H2O)Al2(Si3Al)O10 (OH)2 clorite (Mg,Fe,Al)12(Si,Al)8 O20 (OH)16 caolinite Al2Si2O5 (OH)4 smectite (1/2Ca,Na)0,5-1(Mg,Fe,Al)4-6(Si,Al)8O10 (OH)20 nH2O vermiculite Mg0,5-1(Mg,Fe)4-6(Si,Al)8O20 (OH)4 7-8H2O clorite-vermiculite illite-smectite
  • 9. Comportamento dei differenti minerali argillosi nei confronti dell’acqua illite granulometria relativemente grossolana non rigonfianti clorite caolinite clorite-vermiculite granulometria fine, mediamente rigonfianti favoriscono la plasticità illite-smectite smectite grananulometria fine, molto rigonfianti vermiculite favoriscono la plasticità
  • 10. Funzione dei diversi minerali minerali argillosi matrice + calcite muscovite biotite funzione smagrante quarzo riduzione del ritiro scheletro feldspati aumento porosità del cotto carbonati chamotte scheletro aggiunto calcite con diverse funzioni pirosseni ecc.
  • 11. Comportamento di alcuni minerali in cottura feldspati fondente Carbonati si dissociano nei rispettivi ossidi; se > 8% può esserci disgregazione manufatto a causa della loro idratazione solfati (gesso) si dissocia in solfato, dannoso pirite forma solfati Ossidi di ferro la loro presenza determina il colore (Fe2O3-FeO)
  • 12. La plasticità dell’argilla - è una delle caratteristiche dei materiali argillosi; - si manifesta quando l’argilla assorbe l’acqua; - si spiega grazie all’ azione lubrificante e legante dell’acqua che crea una pellicola liquida attorno a ciascun minerale argilloso; - per ogni tipo di argilla esiste un ben definito “intervallo ” di % d’acqua per cui esiste un comportamento plastico
  • 13. La porosità nell’argilla essiccata argilla grassa: soprattutto fessure da ritiro argilla magra: porosità intergranulare e da ritiro
  • 14. Cenni storici sull’impiego dei laterizi in architettura ~ - in Grecia e nella civiltà etrusca l’uso dei laterizi cotti è limitato alle strutture di copertura e alle pareti decorative; -in epoca romana il termine “opus latericium” indica le costruzioni in mattoni essiccati al sole (lateres crudi) che caratterizzano l’edilizia fino al I sec aC.; successivamente il mattone cotto (testae o lateres cocti) viene usato in tutto lo spessore del muro o come rivestimento dell’opera cementizia. - ora si intende con opera quadrata i laterizi e con opera tonda il vasellame
  • 15. Processo di produzione dei laterizi Estrazione delle materie Stagionatura prime dalla cava Formatura Preparazione dell’impasto Essiccamento Cottura G.P.Emiliani, F.Corbara,”Tecnologia ceramica. Le tipologie” vol.III, Faenza ed.
  • 16. Processo di produzione Formatura Formatura a mano in pasta molle (metodo tradizionale):   Metodo simile a quello antico. Il materiale deve essere abbondantemente inumidito (25-30% umidità) ed avere bassa plasticità. Si introduce in uno stampo in legno e si comprime a più riprese per riempire completamente lo stampo e per far uscire l’aria presente nelle cavità. Formatura per stampatura a macchina in pasta molle Laterizi con aspetto simile a quelli fatti a mano L’impasto può essere addizionato con granuli di rocce altofondenti, tufo, pomice, argille di diversa composizione, granuli di argilla cotta di diverso colore 16
  • 17. Processo di produzione Formatura Formatura per estrusione Si adatta a materiali umidi con plasticità sufficiente a permetter il loro passaggio attraverso un diaframma forato (filiera). La forza necessaria è impartita da un’elica rotante. • Laterizi a sezione costante • Coppi L’umidità della pasta tra 15-20% 17 G.P.Emiliani, F.Corbara,”Tecnologia ceramica. Le tipologie” vol.III, Faenza ed.
  • 18. Processo di produzione Formatura Formatura per pressatura a umido Per prodotti di forma variabile nelle tre dimensioni Le tegole piane del tipo olandese, romano, portoghese, marsigliese, pezzi speciali per copertura, coppi, le vasche ed i vasi da fiori L’umidità della pasta tra 15-20% G.P.Emiliani, F.Corbara,”Tecnologia ceramica. 18 Le tipologie” vol.III, Faenza ed.
  • 19. Processo di produzione Formatura Formatura per pressatura a secco Per prodotti di forma variabile nelle tre dimensioni L’umidità massima al 3-5%. Si usa per mattoni pieni. Si ottengono manufatti di misura precisa per minimo ritiro in essiccazione G.P.Emiliani, F.Corbara,”Tecnologia ceramica. Le tipologie” vol.III, 19 Faenza ed.
  • 20. Processo di produzione Formatura Formatura per foggiatura alla ruota a tornio Metodo tradizionale per “vasellame” Formatura per colaggio Per oggetti di grandi dimensioni difficilmente ottenibili per pressatura. Lo stampo poroso, assorbendo per capillarità la maggior parte del liquido, determina la consistenza della pasta. G.P.Emiliani, F.Corbara,”Tecnologia ceramica. Le tipologie” vol.III, Faenza ed. 20
  • 21. Processo di produzione Essiccazione E’ un’ operazione molto delicata perché occorre fare in modo che l’evaporazione dell’acqua si compia uniformemente in tutto il pezzo e non solo negli strati superficiali: ciò determinerebbe una deformazione dei pezzi in cottura Temp: 100-120 °C Le particelle di argilla perdono la pellicola di acqua che le circonda ed il manufatto si ritira fino a che tutte le particelle giungono a contatto reciproco. Successivamente viene persa l’acqua di porosità senza ulteriore ritiro - Le argille più plastiche hanno ritiro maggiore, minore porosità e problemi di fratturazione 21
  • 22. Processo di produzione Cottura E’ l’operazione che induce le definitive trasformazioni chimico fisiche con il definitivo indurimento Il riscaldamento ed il successivo raffreddamento devono procedere gradualmente Si deve evitare un’ eccessiva fusione dell’impasto (Temp 900-1000 °C )
  • 23. Fornace a camera: Fornace Hoffman-fornace Fornace a tunnel- fornace intermittente con fornace continua a fuoco mobile continua a fuoco fisso sottostante
  • 24. Processo di produzione Cottura Fasi di cottura: -preriscaldo: completa perdita dell’acqua di imbibizione - 400-750 °C: perdita dell’acqua di cristallizzazione dei minerali argillosi e formazione di ossidi liberi (silice, allumina, MgO) -750-900 °C: decomposizione di CaCO3, il quarzo e i feldsapti fondono parzialmente favoriti da ox metallici e alcalini. Se il chimismo è adatto, si formano silicati di Ca e Al (gehlenite,diopside) -900-1000 °C: aumenta la fase fusa che riempie i vuoti della struttura, inizia a formarsi mullite (3Al2O3 2SiO2) -1100-1200 °C: ulteriore fusione
  • 25. Resistenza meccanica del prodotto cotto Dipende da: -% minerali argillosi; -finezza e suddivisione dei granuli; -è inversamente proporzionale alla quantità di acqua; -composizione chimica adatta alla formazione di fasi fuse (Na 2O, K2O, MgO) e a favorire le trasformazioni chimiche e ricristallizzazioni; -regolarità di essiccazione: per lo sviluppo di forze di coesione equilibrate senza sollecitazioni di tensione residue con conseguenti fessurazioni; -grado di essiccazione: troppa umidità residua in fase di cottura determina tensioni interne con possibile formazione di scagliature; -giusta esposizione alla massima temperatura di cottura; -regolare raffreddamento
  • 26. Difetti di cottura dei laterizi Ferrioli: mattoni bruciati o stracotti, di colore verde scuro e con porzioni vetrificate nere Albasi: mattoni poco cotti di colore giallo chiaro perché il calore non è stato sufficiente a trasformare i composti del Fe in Fe2O3 Il colore chiaro non sempre è indice di cattiva cottura !
  • 27. Cuore nero: non completa ossidazione Dipende da: -granulometrie molto fini e quindi bassa porosità; -velocità di riscaldamento elevata fra 600-800 °C che causa la formazione in superficie di una crosta impermeabile L’aggiunta di smagranti riesce spesso ad eliminare il cuore nero
  • 28. Altri difetti dei laterizi Calcinelli: granuli biancastri di CaCO3 derivanti da idratazione e successiva carbonatazione di CaO prodotto dalla dissociazione di frammenti carbonatici in fase di cottura. Se tali frammenti sono grossi e > 8-10 % si può avere la disgregazione del prodotto Si può evitare la disgregazione, immergendo in acqua i mattoni subito dopo la cottura. L’idrossido di Ca che si forma va in soluzione senza che si sviluppino tensioni Torre Vanga - Trento
  • 29. Scagliature: provocate da pressioni dovute allo sviluppo di gas. Sono favorite da: - bassa porosità - alta velocità di riscaldamento, - sviluppo di notevoli quantità di gas per la presenza di carbonati o sostanze organiche finemente diffuse
  • 30. Colore delle terrecotte Colore rosso : è dovuto principalmente all’ossidazione dei composti del Ferro Il grado di rosso dalla quantità di Fe2O3: Fe2O3 < 3% da bruno rossastro a rosa bianco Fe2O3 3-4% da bruno a rosso violaceo Fe2O3 > 4% rosso cupo. Colore crema o bianco: con elevate quantità di calcio, allumina e moderata di Ferro Colore blu o nero : è dovuto alla presenza provvisoria di FeO, cioè quando durante la cottura si provocano atmosfere povere di Ossigeno e ricche di Carbonio (atm. riducente). Si ottiene anche con l’aggiunta di MnO 2.
  • 31.
  • 32. Alterazione Fattori interni: - tipo ed entità della porosità; - presenza di fasi vetrose composte da silicati di Na e K - presenza di sali solubili (dall’ argilla di partenza, dalla cottura) - presenza di calcinelli Fattori esterni: - azione solvente dell’acqua pura su fasi vetrose alcaline; - azione solvente dell’acqua acida (NOx, CO2, SO2) su tutte le fasi vetrose del manufatto; - azione di idratazione del CaO (aumento di volume); - azione del gelo; - presenza di sali solubili provenienti dall’esterno (dalla muratura, dalla terra di seppellimento)
  • 33.
  • 34. Campanile Duomo di Pietrasanta
  • 35.
  • 36. Rivestimenti Sottile strato di materiale che ricopre l'impasto. Può essere: - di natura vetrosa (VETRINA, SMALTO); - con caratteristiche simili agli impasti ceramici (INGOBBIO, PATINA). INGOBBIO Rivestimento opaco, poroso, di varia colorazione La sua composizione può essere argillosa o silicea - ha la funzione di nascondere il colore dell'impasto, - per renderlo impermeabile è necessaria l'applicazione di una vetrina o smalto - è applicato quando l'oggetto è allo stato di durezza cuoio, può essere lucidato
  • 37. PATINA CERAMICA Rivestimento opaco, più o meno lucido, sottile La materia prima è rappresentata dalla frazione più fine di argille illitiche, separata per sedimentazione. VETRINA Rivestimento completamente vetroso, trasparente, incolore o colorato. Può essere applicato direttamente sull'impasto, su ingobbio o su smalto Composto da una miscela di sostanze (feldspati, silice, ox di Pb, acido borico) che vengono dapprima fuse in crogioli. Il prodotto ottenuto si macina finemente e quindi se ne fa una densa sospensione in acqua.
  • 38. SMALTO Rivestimento vetroso opaco La sua opacità è causata da una fitta sospensione di particelle aventi indice di rifrazione diverso da quello della massa vetrosa in cui sono disperse. Se lo smalto presenta cristalli ben visibili a occhio nudo si definisce cristallizzato. Composizione simile alle vetrine con aggiunta di opacizzanti (ossidi di stagno, zirconio, arsenico, antimonio, titanio)
  • 39. Modalità di applicazione dei rivestimenti L'applicazione del rivestimento può avvenire: - sull'oggetto ancora crudo, - parzialmente essiccato, - durante la cottura (salatura), - sul cotto Il materiale di rivestimento può essere applicato : - per spolveramento, - allo stato secco, - allo stato di sospensione acquosa per aspersione, immersione, pennellatura o spruzzatura. Talvolta vengono applicate sulla superficie solo delle sostanze fondenti che reagiscono in cottura con l'impasto, portando alla formazione di un rivestimento vetroso.
  • 40. Applicazione di colori Si può dipingere la pasta cotta non verniciata e quindi si copre con una vetrina e si ricuoce oppure si dipinge il materiale già smaltato (o verniciato) e ricotto e si cuoce una terza volta
  • 41. Problemi nell’applicazione di rivestimenti La composizione del rivestimento determina il suo comportamento alla dilatazione. E’ importante che questo sia più vicino possibile a quello della pasta ceramica Cavillatura: problema che si verifica quando il coeff. di dilatazione del rivestimento è > di quello della pasta. In raffreddamento il rivestimento si ritira di più e si strappa. Scheggiatura: coefficiente di dilatazione del rivestimento < di quello della pasta. In raffreddamento il rivestimento si ritira di meno e si scheggia. Argilla e feldspati diminuiscono il coeff. di dilat. della pasta, Quarzo e calcare lo innalzano SnO2 diminuisce il coeff. di dilatazione e aumenta elasticità, brillantezza, resistenza agli agenti chimici TiO2, fondente, aumenta la resistenza chimica e all’abrasione
  • 42. rivestite e non Terrecotte Corpo ceramico colorato e poroso (rivestite o non rivestite) Classe meno evoluta e più antica: laterizi, vasi; Grezza: materiale archeologico; Impasto non raffinato; Temperatura cottura: 900°-1000° C, archeologica 600°-700°C; Bucchero impasto raffinato a colore nero (atm. riducente povera di O 2 e con sostanze carboniose). La combustione lenta della legna crea CO che trasforma l’ossido ferrico rosso presente nell’argilla in ossido ferroso nero.
  • 43. Terrecotte invetriate Vetrine di colore verde o bruno (ossidi Cu o Mn), la cottura avviene sopra il biscotto precotto, in atm. ossidante e a T= 850°C; Uso: stoviglie da fuoco; Impasto: argilla povera in calcio con rivestimento in silicato di Pb; Svantaggi: vetrina al Pb aggredita da sostanze acide del cibo, libera sali di piombo nocivi; Terracotta invetriata monocroma veneziana Terrecotte ingobbiate Ceramica Graffita: ceramica graffiata su ingobbio appena essiccato. Ceramica ingobbiata veneziana
  • 44. Figuline Ceramiche antiche con un rivestimento terroso applicato in sottile spessore definito patina e/o vernice, assimilabile ad un ingobbio; sono spesso decorate a figure nere come la TERRA SIGILLATA Frammenti di scodelle ARETINA. d'impasto, dalla località Cilento (Ischia), Neolitico Medio, 3500 a.C. Faenze silicee Tipica produzione egiziana. Il supporto ceramico : costituito dal 95% di silice e privo di elementi che lo rendono plastico al crudo, quindi per formarlo si faceva uso di sostanze organiche o silicato di Na. Rivestimento : con smalto turchese Piatto, Faenza XVI sec.
  • 45. rivestite e non Faenze Terrecotte rivestite che si differenziano dalle terrecotte perché prodotte con argille più pure. Le faenze smaltate si chiamano maioliche Smalto: vetro reso opaco dalla presenza di opacizzanti (SnO 2, TiO2). E’ fissato con cottura ulteriore successiva a quella del biscotto, contemporaneamente vengono fissate le decorazioni e la vetrina. Spessore: maggiore di altre ceramiche perché il biscotto ha meno resistenza, Temp. cottura bassa perché costituito da argille carbonatiche. Maioliche policrome smaltate veneziane
  • 46. rivestite e non Terraglie In Inghilterra dal XVIII sec. Terraglie forti: impasto di caolino, feldspati (15%), quarzo (30-50%), calcare(< 20%). La prima cottura è tra 1250-1280 °C. Sanitari da bagno, acquai, piastrelle. Terraglie tenere: impasto di caolino o argilla povera in Fe, quarzo (30%), calcare (20%). La prima cottura è a 950-1050 °C) Vasi per pile, corpi filtranti ceramici Gres L’impermeabilità li differenzia da faenze e terraglie, l’opacità e il colore dalle porcellane Impasto: dato dalla miscela di più materie prime altofondenti; con la cottura (1200°C) si ottiene un prodotto non poroso usato per pavimenti, fognature ecc. Sono tutti invetriati o smaltati
  • 47. Porcellane Ceramiche dure a pasta bianca vetrificata, resistente agli acidi, elevata resistenza agli sbalzi termici, altissima resistenza meccanica (res. compressione 400-1200 MPa), ottimo isolante termico ed elettrico Porcellana dura: caolino (50%), quarzo (25%), feldspati (25%). Cotta prima a 800 e poi a 1400 °C. Fra le due cotture si applica la vetrina Porcellana tenera: la seconda cottura è fatta a 1300 °C. prodotta con caolino, quarzo e come fondente: - calcare (Porcellana di Sèvres) - fosfato di Ca (porcellana inglese) - magnesite (porcellana tecnica) - nefelina o fritta (porcellana americana) Prodotta in Cina 1000 anni fa, in Europa nel XVIII sec., nel 1575 a Firenze porcellana tenera, in Francia a Sevrès XVIII-XIX sec.
  • 48. Studio archeometrico delle ceramiche archeologiche Scopo dello studio è: -ricostruzione della tecnologia di lavorazione, -individuazione dell’area di provenienza, cioè l’area di produzione del manufatto, - definizione dello stato di conservazione.
  • 49. Tecnologia di lavorazione Si tratta di definire una serie di parametri che caratterizzano il ciclo tecnologico di un manufatto ceramico, e in particolare: -la natura dell’impasto, più specificatamente la sua microstruttura e la sua composizione mineralogica e chimica; -le condizioni di cottura, definite soprattutto dal tipo di atmosfera nell’ambiente di cottura e dalla temperatura massima raggiunta dal trattamento termico; - il tipo di rivestimento eventualmente presente.
  • 50. Natura dell’ impasto Si indaga con l’osservazione in sezione sottile al microscopio ottico in luce trasmessa. Composizione dello scheletro ceramica da cucina -Pantellerian Ware: granuli di dimensioni impasto contenente grossi granuli di per lo più inferiori a circa 250 μm pirosseno (fino a qualche mm)
  • 51. Distribuzione dimensionale e forma dei granuli La distribuzione granulometrica: -seriale: tutte le classi granulometriche sono ugualmente rappresentate (scheletro naturale) -iatale: assenza di classi granulometriche intermedie (scheletro aggiunto) I granuli angolosi di solito sono aggiunti granuli arrotondati di calcite micritica già grossi granuli spigolosi di calcite presente nell’impasto aggiunta
  • 52. Distribuzione dimensionale e forma dei granuli effetti di isorientamento delle lamelle micacee (sinistra) e dei vacuoli (destra) prodotti dalle operazioni di foggiatura
  • 53. Rapporto massa di fondo/scheletro/vacuoli La massa di fondo è l’elemento strutturale fondamentale ed è costituito dall’insieme dei minerali argillosi, non distinguibili al microscopio, trasformati dalla cottura. Lo scheletro è l’insieme dei granuli distinguibili dalla massa di fondo, I vacuoli sono le cavità rimaste vuote in seguito a difetti di lavorazione, dovute per lo più a bolle d’aria intrappolate nell’impasto durante la lavorazione allo stato plastico
  • 54. Omogeneità della massa di fondo La presenza di aggregati, di dimensioni variabili da circa 0,1 a 1 mm, che prendono il nome di “aggregati di rocce argillose”(ARFs) , oppure ”bonherz” (aggregati rossi ricchi di ferro), indica che l’argilla non ha subìto un efficace trattamento preliminare, in grado di distruggere i grumi, prima di procedere alla fase di foggiatura dei manufatti frammenti di rocce argillose (ARFs) Presenza di zone di diverso colore : nella maggior parte dei casi i colori delle varie zone sfumano l’uno nell’altro e sono attribuibili principalmente ad effetti diversificati della cottura. Anche in tal caso le sfumature di colore denunciano uno scarso pretrattamento di omogeneizzazione del materiale.
  • 55. Grado di isotropia della massa di fondo Il trattamento termico dell’impasto ceramico tende a distruggere i i minerali argillosi. Si forma quindi materiale amorfo avente le stesse proprietà ottiche in tutte le direzioni, contrariamente al materiale cristallino: - il materiale poco cotto è molto cristallino e quindi anisotropo (A); - all’aumentare della temp. di cottura i minerali argillosi si vetrificano e la massa di fondo diviene sempre più isotropa (I). impasto poco cotto con impasto ben cotto con massa di massa di fondo anisotropa fondo ad elevato grado di isotropia
  • 56. Condizioni di cottura Le condizioni di cottura possono essere definite da due parametri principali: - l’atmosfera di cottura - temperatura massima raggiunta durante il trattamento termico L’atmosfera di cottura è caratterizzata dalla sua capacità di ossidazione degli elementi che presentano diversi gradi di valenza, in particolare il ferro perché questo elemento è sempre presente in quantità significative negli impasti ceramici antichi. La possibilità di continuo apporto di aria nella fornace determina la completa ossidazione del ferro, con la formazione di ossido ferrico (Fe 2O3 - ematite) di colore rosso. Un insufficiente ricambio di ossigeno determina invece la formazione di ossido ferroso (FeO - wustite) e ossido ferroso-ferrico (Fe 3O4 - magnetite) di colore grigio.
  • 57. Temperatura massima di cottura -“termometro mineralogico”: la composizione mineralogica degli impasti (XRD) evidenzia i composti formatisi durante la cottura. Conoscendo la temp. di formazione di queste fasi cristalline, si può dedurre la temperatura massima raggiunta. Questo sistema è particolarmente valido per gli impasti ceramici preparati con materie prime argillose ricche di carbonati perché le reazioni fra i minerali argillosi vetrificati e i carbonati sono quelle che determinano la formazione del maggior numero di nuovi composti - Identificazione della temperatura sopra la quale si ha una variazione dello spettro di diffrazione X - Microscopia ottica: si valuta il grado di anisotropia/isotropia della matrice - Microscopia elettronica: si valuta il grado di vetrificazione - Dilatometria: si misura la dilatazione termica del materiale ceramico in funzione della temperatura e si individua la soglia di temperatura oltre la quale le variazioni dimensionali del campione sono dovute non soltanto alla normale dilatazione termica di tutti i corpi solidi, ma anche ad un’avvenuta modificazione di composizione delle fasi presenti nel materiale
  • 58. Reazioni in cottura: RICOSTRUTTIVE Tra 700 – 1050°C T - e CaO + SiO2 CaSiO3 (wollastonite) m p e 2CaO + Al2O3 + SiO2 Ca2Al2SiO7 (gehlenite) r a t CaO + MgO + 2SiO2 CaMgSi2O6 (diopside) u r a + CaO + Al2O3 + 2SiO2 CaAl2Si2O8 (anortite) All’inizio la prima SiO2 disponibile è quella dei minerali argillosi, poi con l’aumentare della temperatura, la SiO2 è quella del quarzo - la gehlenite si trasforma in anortite - il diopside si forma per reazione con Mg proveniente dalla distruzione di smectite, vermiculite, dolomite
  • 59. Reazioni in cottura: RICOSTRUTTIVE tra 700 – 1050°C
  • 60. Termometri per la porcellana di Capodimonte Questa porcellana è particolare: è realizzata con ~ 80 % di sabbia quarzosa e come fondente natron (Na2CO3) Presenza di fasi di alta Temp della silice: cristobalite, tridimite
  • 61. All’aumentare della temperatura di cottura, cresce la quantità di quarzo che si trasforma in cristobalite, e il rapporto Cristobalite/Quarzo (Cr/Qz) può essere preso come un indicatore relativo di temperatura di cottura: > Cr/Qz → > Temp. cottura Con la temperatura cresce anche la quantità di fase fusa, che poi diventa vetro. La tridimite cristallizza durante il raffreddamento dalla fase fusa. Pertanto, essa sarà tanto maggiore quanto più alta è stata la quantità di fuso, poi diventata fase vetrosa, e quindi quanto più alta è stata la temperatura di cottura.
  • 62. Al2Si2O5(OH )4 600°C Al2O3 x 2SiO2 + H2O Caolinite Metacaolino 2(Al2O3 x 2SiO2) 950°C 2Al2O3 x3SiO2 + SiO2 Metacaolino Silice amorfa 2(3Al2O3 x2SiO2)+5SiO2 3(2Al2O3 x3SiO2) ~ 1100°C Mullite Cristobalite
  • 63. Composizione chimica dell’impasto La determinazione della composizione chimica consente di dedurre il tipo di materie prime impiegate nella preparazione dell’impasto ceramico. La composizione chimica, definita dalla quantità degli ossidi maggiori (SiO2, Al2O3, Fe2O3, MgO, CaO, Na2O, K2O) e alcuni minori (TiO2, MnO, P2O5), si determina con la tecnica della fluorescenza di raggi-X (XRF) (tecnica distruttiva)
  • 64. Rivestimenti Lo scopo delle indagini è individuarne: - presenza; - tipo; - spessore; - microstruttura; - interfaccia con l’impasto; - determinarne la composizione chimica Si utilizza: - microscopia ottica in sezione sottile ; - microscopia elettronica (SEM EDS) talora integrata o sostituita con la spettrometria di emissione al plasma (ICP)
  • 65. Osservazioni in sezione sottile Si può distinguere facilmente il tipo di rivestimento (ingobbio, vernice, vetrina, smalto) sulla base di opacità e trasparenza . E’ anche possibile vedere se i diversi tipi di rivestimento sono applicati contemporaneamente, in quanto sono tecnologicamente significativi diversi accoppiamenti: ingobbio/vetrina , ingobbio/smalto, smalto/vetrina, ingobbio/smalto/vetrina. vetrina smalto ingobbio ceramica graffita maiolica
  • 66. Si possono mettere in evidenza diversi caratteri microstrutturali,: - bolle - cristalli indisciolti; - cristalli di neoformazione; - disomogeneità di composizione. Tutti questi caratteri possono essere messi in relazione alla tecnologia di lavorazione. La presenza di cristalli indisciolti di quarzo, ad es. può significare l’uso di una eccessiva quantità di tale componente oppure una scarsa macinazione della materia prima che lo contiene
  • 67. Lo sviluppo dell’interfaccia di reazione fra rivestimento ed impasto è in relazione alla tecnologia di lavorazione: - una notevole ampiezza di questa zona di raccordo fra impasto e smalto nella maiolica, ad esempio, può indicare l’impiego della tecnica di lavorazione in monocottura . Lo smalto, cioè, sarebbe stato applicato sul manufatto foggiato ed essiccato, dopodiché si esegue l’unica cottura che contemporaneamente consolida l’impasto ceramico e fa maturare il rivestimento. Nel caso opposto, lo smalto sarebbe stato applicato sul manufatto foggiato, essiccato e cotto, dopodiché si realizza una seconda cottura destinata a far maturare lo smalto interfaccia di reazione significativo accrescimento di una zona di interfaccia fra lo strato di smalto e il biscotto in un reperto di maiolica.
  • 68. Composizione chimica del rivestimento Serve per risalire alle materie prime utilizzate per la costituzione della miscela di partenza. Tenuto conto del ridotto spessore dei rivestimenti, (da qualche decina di micron per le vernici a qualche centinaio di micron per gli smalti), la composizione chimica può essere determinata mediante SEM EDS/WDS L’analisi SEM-EDS ha però molte limitazioni nella precisione di determinazione degli elementi a basso numero atomico (Si, Al, Mg, Na), che sono molto importanti nei sistemi ceramici. Quando è possibile, quindi, si preferisce utilizzare la spettrometria di emissione al plasma (ICP-AES) perché è molto sensibile e molto precisa. Però è necessario disporre di un campione di smalto distaccato dal suo supporto, per poterlo poi portare in soluzione oppure ICP-AES dotato di laser ablation
  • 69. vetrina di una graffita vernice di una ceramica a vernice nera
  • 70. Provenienza Il concetto fondamentale su cui si basa questo tipo di indagini è la compatibilità di composizione degli impasti dei reperti studiati con le materie prime locali, oppure con reperti già analizzati di cui sia archeologicamente accertata la provenienza La presenza di caratteristici cristalli di enigmatite (o cossirite) negli impasti ceramici di Pantellerian Ware ne consente l’immediata attribuzione alla produzione dell’isola. In impasti grossolani può quindi essere sufficiente uno studio in sezione sottile ma a volte per identificare la provenienza di alcuni minerali vulcanici può essere necessario effettuare una loro analisi chimica mediante microsonda WDS
  • 71. Provenienza nel caso degli impasti fini Negli impasti cosiddetti “fini” i granuli di dimensioni riconoscibili in sezione sottile sono molto scarsi, spesso inferiori al 5%. Ne consegue che la grande maggioranza dell’impasto ha una composizione non discriminabile al microscopio ottico. Si effettua quindi un analisi chimica XRF portatile a dispersione di energia (EDS): poco sensibile per gli elementi a basso numero atomico SEM EDS: è necessario fare una sezione, poco sensibile per gli elementi a basso numero atomico Microsonda WDS: è necessario fare una sezione, sensibile anche per gli elementi a basso numero atomico e per numerosi elementi in tracce XRF a dispersione di lunghezza d’onda (WDS): su polvere, distruttivo, sensibile anche per gli elementi a basso numero atomico e per numerosi elementi in tracce La tecnica più adatta per la determinazione degli elementi in tracce, tuttavia, è l’attivazione neutronica (NAA)
  • 72. Variazioni mineralogiche che si possono sviluppare nei materiali cotti in condizioni di seppellimento - precipitazione di calcite secondaria da soluzioni acquose circolanti -decomposizione di gehlenite in calcite Gehlenite + nH2O + nCO2 Wairakite + CaCO 3 Ca2Al2(SiO7) CaAl2(SiO3) 2H2O -reidratazione dei minerali argillosi non completamente distrutti (in materiali poco cotti) - formazione di analcime dal degrado delle matrici vetrose ricche in Na
  • 73. Alterazioni dei rivestimenti I rivestimenti maggiormente soggetti ad alterazione, al contatto con le soluzioni circolanti nel terreno, sono gli smalti e le vetrine. Ciò dipende dal fatto che il vetro è assai meno stabile rispetto agli altri materiali che costituiscono i rivestimenti non cristallini, cioè ingobbio e vernice. Lisciviazione La più comune forma di alterazione dei rivestimenti vetrosi è la dissoluzione e l’allontanamento selettivo dei suoi elementi costituenti Solfurazione Processo di alterazione che riguarda i rivestimenti a piombo, siano smalti o vetrine, quando si trovano sepolti in un ambiente ricco di zolfo, generalmente prodotto dai cosiddetti solfo-batteri. Trasportato dall’acqua, probabilmente come acido solfidrico in soluzione, lo zolfo reagisce selettivamente con il piombo del rivestimento e dà origine a solfuro di piombo (galena) ed ha colore nero. Di conseguenza, il rivestimento appare nero ed ogni eventuale Frammenti di maiolica con lo decorazione presente sulla superficie diventa invisibile strato di rivestimento annerito a causa del fenomeno della solfurazione
  • 74. SITO ARCHEOLOGICO COPPA NEVIGATA (FOGGIA) Età del Bronzo Tipologia: ceramica fine, vasellame, da cucina;   Scheletro: quarzo, feldspati, frammenti vulcanici, chamotte, calcite spatica, calcite micritica;   Problema: frammenti vulcanici di che provenienza? Ceramica locale o importata?   Vulcani: 3000/4000 anni fa: - eruzione di Santorini (età minoica) - eruzione del Vesuvio che ha portato alla deposizione delle “pomici di Avellino” (1900 a.C.) Analisi: a) petrografica: minerali tipici eruzione Avellino (nefelina-scapolite); b) microanalisi chimica: Si/alcali totali → serie alcalino potassica; c) microanalisi dei clinopirosseni → diopside a sialite del Vesuvio d) microanalisi chimica delle pomici utilizzate come smagrante
  • 75. Istogrammi della composizione chimica (Al2O3, CaO, FeO) delle pomici di Avellino (grigie e bianche) e delle pomici utilizzate come smagrante Conclusione: la produzione è locale dato che sono stati utilizzati i depositi piroclastici del Vesuvio relativi all’eruzione delle “Pomici di Avellino”
  • 76. Studio dei focolari tramite suscettività magnetica e termoluminescenza Lévêque F., Brodard A. et al. XVIIIe Colloque D’Archeometrie di GMPCA, 11-15 aprile 2011, Liegi (Belgio) Nelle grotte preistoriche, la posizione dei focolari e la determinazione della loro funzione sono molto importanti per la comprensione dell’occupazione umana focolari: carboni, ceneri, materiali rubificati Il riscaldamento provoca la formazione di magnetite, minerale di elevata suscettività La misura della suscettività magnetica, a partire da ox di Fe di media magnetica permette di suscett. magnetica localizzare le zone riscaldate maggiore sucettività maggiore temp. magnetica L’accoppiamento di termoluminescenza e suscettività magnetica effettuando un confronto su campioni non riscaldati, permette di risalire alle temp. raggiunte nei focolari