1. NEW YORK
I MUSICISTI ITALIANI
che scoprirono l’America
I
La storia di un rapporto di reciproche musicisti italiani hanno avuto, nel corso del Ventesi-
influenze, in un gioco di rimandi e di fertile mo secolo, un ruolo importante nello scenario mu-
sicale americano. Nella prima parte del ’900 come
contiguità. Ad ottobre, per il Columbus
eroi e orgoglio di una nazione di migranti e rappre-
Day, all’Italian Jazz Days Festival sentanti di eccellenza di una tradizione di primo pia-
di New York il confronto si rinnova. no nella storia della musica. Negli ultimi decenni migranti
essi stessi, non più per la stretta necessità di trovare un
lavoro, ma spinti dall’urgenza di sviluppare la propria crea-
DI LUCA NOSTRO tività. Non più famiglie che sperano di ricostruire la loro
56 n Ulisse Agosto 2011
5. g New York
Renato Carosone. ritrova una sua identità speci-
Sotto: la locandina dell’Italian fica e un suo statuto nella con-
Jazz Days Festival.
temporaneità, senza confon-
Renato Carosone. dersi con il jazz, ma avendo
Below: poster for the
Italian Jazz Days Festival. con essa una fertile contiguità.
Per ciò che riguarda l’im-
te nello stile di Fats Waller». patto dei musicisti italiani a
Mentre altre tradizioni, come New York una risposta ci po-
quella brasiliana, più libere dal- trà arrivare nel corso della ter-
l’influenza americana ma sem- za edizione del Italian Jazz
pre originate dal continente afri- Days Festival in scena i primi
cano, svolgono un ruolo pri- di ottobre 2011, in occasione
mario nello sviluppo del jazz del Columbus Day a New
dagli anni ’50 in poi. York, al Dizzy’s Club, al Setai
E oggi che definizione pos- Hotel, allo Small’s e al Trum-
siamo dare del jazz italiano e pets Jazz Club a Montclair nel
che impatto hanno i musicisti New Jersey, in cui molti musi-
italiani a New York? Antonio cisti italiani provenienti dal-
Ciacca ci risponde provocato- l’Italia e residenti a New York
riamente che il jazz italiano non si potranno confrontare con
esiste. Pur avendo inglobato alcuni dei più importanti col-
tanti stili musicali nella sua sto- leghi americani e con il loro
ria (dalla bossa nova al rock al- pubblico, che svolge da sem-
la musica etnica) «il jazz rima- pre un ruolo determinante in
ne un aggettivo più che un so- una musica fatta di interazio-
stantivo, un modo di suonare un brano. Una qualsiasi canzone ne continua come il jazz, specialmente dove questa musica ha
può essere trasformata in una canzone jazz, se convivono tre ele- una forte tradizione. Ciacca, il direttore artistico dell’evento or-
menti: lo swing, il blues e l’improvvisazione. Un musicista jazz è ganizzato dall’Istituto Italiano di Cultura e dal Jazz al Lincoln
tale se conosce bene il proprio strumento, se sa improvvisare, Center, instancabile, si divide tra la sempre più intensa attività
se ha swing e se conosce Thelonius Monk e Duke Ellington. Per di pianista, quella di insegnante alla Juilliard e quella di orga-
questo tutti possono suonare il jazz e molti italiani lo sanno fare nizzatore di festivals e concerti. «Solo qui» dice Ciacca «è pos-
molto bene». sibile fare tutte queste cose insieme ad un alto livello perché an-
Una definizione questa che al primo impatto sembra ri- che nel jazz, sia nei piccoli club che nelle grandi sale da con-
stretta, ma che in realtà aiuta a chiarire alcuni aspetti importanti certo come il Jazz al Lincoln Center, una delle poche istituzioni
relativi alle distinzioni che generalmente si fanno tra i vari stili mu- al mondo che può impiegare un Direttore della Programmazio-
sicali. Innanzi tutto, se è vero che non tutti hanno swing, è al- ne per tutto l’anno».
trettanto vero che l’improvvisazione, come si ritiene comune- Il jazz non è figlio minore della musica colta. Durante la swing
mente, non è di pertinenza esclusiva del jazz. L’improvvisazio- era negli anni ’30 conquista il pubblico con le grandi orchestre di
ne è sempre esistita dalla polifonia in poi, e non solo come Paul Whiteman con Bix Beiderbecke, Duke Ellington e altri. Quan-
strumento compositivo: esiste do la guerra determina la fine della swing era il jazz condensa l’en-
ancor oggi in molti domini mu- semble nel quintetto e di conseguenza il jazz perde molto nella
sicali, dal rock alla musica et- struttura degli arrangiamenti, per questo funziona solo quando ci
nica. Dal punto di vista musi- sono grandi improvvisatori come Charlie Parker. Già Monk torna
cale quindi è azzardato, anche a concedere molto spazio all’arrangiamento nelle sue composi-
se lo si fa comunemente per zioni. Lo stesso Charlie Parker si ispira al sestetto di John Kirby
ragioni di classificazione com- che a sua volta cerca di ricreare l’ensemble della big band in una
merciale e discografica, ascri- piccola band. Mentre spesso molti europei si comportano come
vere queste esperienze solo al se il jazz fosse nato con Parker e fosse stato sempre basato so-
jazz. Chiarito questo punto, la lo sul linguaggio improvvisativo invece che su strutture più com-
musica italiana improvvisata, plesse ed organizzate ed ensemble più ampi. Del resto già Igor
con la sua naturale inclinazione Stravinskij, nelle Cronache della mia vita, ci aveva avvertito che in
alla melodia e all’approfondi- musica «fatta la costruzione, raggiunto l’ordine, tutto è detto».
mento delle tradizioni etniche, Luca Nostro
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