12. THE YEARS OF CLOSURE: WORKING BEHIND THE FOREPART: RE-INVENTING THE MUSEUM IDENTITY. LOGO, BRAND AND THE FIRST WEBSITE From Città di Torino Divisione Servizi Culturali Settore Museo d'Arte Antica
42. CHALLENGES "Weak thought” isn’t good for museum: our job is also to indicate what is “culture” and what it isn’t. We have always done this for collections, we have to do this also for the web, avoiding “technology for technology”
43. Museum lives in two times : one, the everlasting time of its collections; the other one, the time of the world life: a time faster, more and more changeable, sometimes too faster to us. So I think this is one of the biggest challenge for us: to find a way to preserve the “sacred” immortality of our masterpieces and of our history, but, at the same time, to live however in our time, keeping in touch with the world. “ Io "amo" Palazzo Madama. lo conoscevo già prima della sua chiusura. Ora lo frequento spesso, anche se ho 82 anni!” Dal libro firme del museo
Il museo civico d’arte antica nasce all’indomani dell’unità d’italia e apre al pubblico il 4 marzo 1863. I modelli a cui si ispira sono il south kensington museum di londra, quindi collezioni di arte applicata disposte tipologicamente in serie che facciano da esempio agli artigiani, e al musée de cluny de parigi, quindi stanze ambientate che restituissero il sapore del passato
Nel tempo le correzioni si arricchiscono grazie ad importanti doni e acquisizioni, spesso dettate da esigenze di salvaguardia e tutela, fino a prendere una fisionomia più definita: da un lato le collezioni di arti decorative, dall’latro le testimonianze storico artistiche del territorio dall’alto medioevo al barocco. Nel 1934 per volontà del direttore Vittorio Viale il museo si trasferisce a Palazzo Madama
L’edifico racconta la storia della città. Nacque sul nucleo architettonico di una delle porte romane della città, in corrispondenza del decumano maximo e nel corso dei secoli assunse svariate funzioni, da castello difensivo a dimora principesca.
Nel quattrocento, è il principe Ludovico d’Acaia a costruire l’ampliamento con il fronte oggi ancora visibile dal lato Po, un castello turrito.
E’ invece nel 700 con la seconda madama reale maria giovanna battista di savoia nemours che la facciata assume l’aspetto attuale: la madama chiamò a Torino il grande architetto Filippo Juvarra che dal 1718 realizzò la straordinaria quinta scenografica della facciata e dello scalone. Vi racconto questi cenni storici anche per introdurre il tema della difficoltà di comunicare questo museo: da una parte, collezioni complesse ed eterogenee; dall’altro, una struttura di grande impatto, assolutamente protagonista ma che, per sua natura, è percepita come luogo aulico, se non addirittura “fortificato”: come comunicare il IL PALAZZO accoglie il MUSEO e le sue attività per il pubblico?
Oltre a ciò, bisogna poi considerare che il museo è stato chiuso al pubblico per lavori di restauro e adeguamento impiantistico dal 1988 al 2006: abbastanza perché un’intera generazione di torinesi non avesse più memoria delle sale del palazzo e delle collezioni del museo.
Nel dicembre del 2006 i lavori erano tutti felicemente conclusi: al piano fossato le collezioni dell’alto medioevo
Al piano terra il gotico e il rinascimento
Al primo piano, nelle stanze decorate delle madame reali, le collezioni del barocco
Infine, al secondo piano, le collezioni di arti decorative, con in particolare la raccolta di ceramiche e porcellane, tra le più importanti in europa.
Negli anni della chiusura il museo avvia anche una riflessione sulla sua identità. Una delle conseguenze di queste riflessioni è il cambiamento di logo e denominazione, fino all’attuale Palazzo Madama- museo civico d’arte antica
Nel 2004 andammo online con il primo sito di palazzo madama. La necessità era di aprire un canale di comunicazione con il nostro futuro pubblico, dando informazioni sulle attività di aperture parziali del museo, raccontando gli imponenti lavori di restauro e le collezioni che presto sarebbero state visibili. Per questo fu deciso di mettere online l’intero catalogo delle opere del museo. Per quanto sistema imperfetto che oggi stiamo aggiornando, mettere a diposizione dei navigatori tutto il catalogo corredato da foto fu un passo coraggioso e, nel panorama italiano, del tutto innovativo.
A proposito di questa prima esperienza ci sono da rilevare anche delle criticità: la più significativa è che lo staff del museo non era preparato sul tema della comunicazione sul web. Inevitabilmente le scelte tecniche suggerite dal fornitore che costruì il sito non vennero esaminate e discusse con una profonda cognizione di causa e la forma aveva inevitabilmente effetto anche sul contenuto.
Il 16 dicembre 2006 finalmente Palazzo Madama riapre le sue porte alla cittadinanza. Nel primo anno di apertura più di 300 mila persone visitarono il museo.
Il nostro primo sforzo fu, per entrare efficacemente in contatto con loro (si tenga conto che per la maggior parte dello staff, si trattava della prima esperienza di museo aperto) di capire chi fossero. Abbiamo dunque approntato un sistema di rilevazioni attraverso questionari, indagini osservanti e più recentemente rilevazioni con tecnologia RFID
Le rilevazioni del pubblico “fisico” coincidono anche con quelle dei visitatori web del sito: il pubblico di palazzo madama è prevalentemente femminile
Ed ha una età tra i 36 e 50 anni
Nel frattempo il mondo girava veloce: questa è la arcinota copertina del Time Del dicembre 2006.
Era giunto per noi il momento di ripensare la nostra presenza sul web. Nel frattempo avevamo acquisito esperienza e studiato il problema, osservato i grandi musei stranieri ed elaborato un’idea precisa di cosa voleva dire andare sul web. Il nuovo sito, online dal dicembre 2007, è pensato come un portale: volevamo che fosse massimamente comunicativo, utile per il pubblico, accostante e vivace. Tutte le notizie più importanti sono in homepage, che è aggiornata con molta frequenza. All’interno si trovano poi gli approfondimenti e gli archivi delle immagini, le notizie sulle mostre e gli eventi passati, i suggerimenti di visita etc. Particolare attenzione abbiamo messo nella barra di navigazione: al primo posto troviamo i suggerimenti di vista e i servizi al pubblico, statisticamente le pagine più ricercate dai visitatori.
Abbiamo suggerito al fornitore esempi a cui ispirarsi: il sito web del nostro antico ispiratore, il victoria and albert
Le pagine dei quotidiani, caratterizzate appunto da un’estrema varietà e aggiornamenti continui.
Dopo un anno di uso del sito, di rilevazioni sul gradimento del pubblico, sull’ Effettiva utilità che il web aveva come strumento di preparazione alla visita, eravamo pronti a prendere il largo nel mondo dei social network. Il primo esperimento è nato sulla piattaforma Flickr. Il gruppo è cresciuto rapidamente, confermandoci l’affetto che nei cittadini cresceva per il museo, rispecchiato nei dati dei questionari relativi alla domanda “quante volte ha visitato il museo”?
Le foto sono anche per noi un arricchimento: ci consentono di guardare a noi stessi con gli occhi dei visitatori
Nel 2009 spinti dalla vitalità del gruppo e ricalcando, in piccolo!, il concorso del metropolitan It’s time we met, abbiamo lanciato io lo vedo così, concorso fotografico bastato e promosso interamente sul web.
Sul gruppo di Flickr sono state caricate oltre 200 fotografie
Il tema dell’anno scorso era “fotografare se stessi e i propri cari in museo”, tema risultato essere troppo generico e difficile da mettere in pratica per i partecipanti. Abbiamo lanciato la settimana scorsa la seconda edizione del concorso che quest’anno ha un tema più specifico: il significato del gesto.
A distanza di un altro anno e confortati dal successo dell’esperiaza del MAO siamo approdati anche su Facebook. Per PM facebook si configura come strumento con cui informare e dialogare con il nostro pubblico, in particolare con il pubblico più giovane.
Queste sono le statistiche della pagina della scorsa settimana. Si vede sia come l’adesione sia in costante crescita e come sia molto basso il numero delle persone che abbandona il gruppo. Si vede anche come, rispetto ai dati sull’età visti all’inizio, i fan facebook hanno un’età leggermente inferiore, tra i 25 e 34 anni.
Questi dati ci confermano che dobbiamo proseguire per questa strada; nell’indagine tramite questionario all’inizio del 2010 abbiamo chiesto agli intervistati di scegliere tra un’elenco di parole quali rappresentassero meglio il museo: come si vede le scelte sono cadute su parole positive, ma le più votate sono state “elegante” e “regale” mentre “comprensibile” è ancora troppo piccola
Ultimo porto sul web partecipato, è il blog dedicato all’attività specifica Madama Knit. Da due anni un gruppo di circa 200 donne viene una volta in museo a lavorare a maglia in museo.
L’attività è per noi un modo di fare comunità all’interno del museo, di invitare ad entrare in museo anche chi magari normalmente non lo farebbe.
Grazie al blog sul quale ci si scambia opinioni sull’attività ma anche sulla maglia, quest’anno abbiamo organizzato la giornata torinese del Word Wide Knit in Public Day, un evento mondiale (per appassionati, chiaramente) in cui negli stessi giorni ci si ritrova in luoghi pubblici a fare ai ferri.
Siamo coscienti di avere ancora tanta stada da fare, e che il margine di miglioramento è ampio.
Nella piramide di Nina Simon siamo al terzo gradino: i nostri sforzi devono tendere, così come accade per il pubblico “fisico”, a creare una comunità virtuale intorno al museo, una rete di persone connesse anche fra di loro attraverso il museo.
Slide ipertecnologica! Stiamo lavorando in questi mesi alle strategie triennali del museo, che comprendono anche le strategie per il web, chiaramente. Nell’immediato, la missione del museo e le strategie si traducono in alcuni interventi “urgenti” che metteremo in campo a partire da quest’anno. Ci sono poi due progetti speciali che coinvolgeranno fortemente tutto lo staff il prossimo anno
Per i 150 anni dell’unità d’italia a palazzo madama, prima sede del senato, verrà ricostruita la cavea che la sala del senato, appunto, ospitò dal 1848 al 1864. All’interno dell’aula saranno organizzate conferenze, dibattiti, presentazioni; la sala sarà animata da un impianto multimediale di ambientazione sonora e visiva.
Proprio per favorire il dibattito e la connessione tra i visitatori, una zona sarà dedicata ala possibilità di votare i temi discussi nel primo senato d’italia (pensiamo, ad esempio, all’esperienza free2choose all’anne frank museum citata dalla simon nel recente participatory museum); sul web, attraverso un minisito e con l’uso dei principali social network, cercheremo di moltiplicare e supportare l’esperienza di visita in museo
In primavera inaugurerà anche il giardino medievale del castello. Nel fossato del museo sarà ricostruito, sulla base dei documenti storici, il giardino del principe; per il web sarà l’occasione di creare una prima tranche del sito per ragazzi, sul genere di quello del Moma.
Il futuro sarà importante affrontare anche le sfide che le nuove tecnologie e l’evoluzione del web ci pongono: da una parte, evitare la tecnologia per la tecnologia. Il relativismo culturale mal si adatta ad una istituzione culturale, e sarà necessario fare delle scelte sia in base alle nostre forze che su base qualitativa.
L’altra sfida, indissolubilmente legata alla prima, è connessa al tema della memoria, particolarmente importante per un museo,locale come il nostro, che proprio per la città e per il territorio ha il valore aggiunto di custode di memorie, sia nelle collezioni che nell’architettura. La sfida sarà allora mantenere l’identità del museo anche sul web, riuscire a trasmettere l’aura di eternità che il museo ha, ma che vincere la sfida dell’innovazione, rispondendo alle esigenze della comunità e diventando sempre più luogo di saperi e luogo di incontro e di socialità.