Presentazione di una proposta di itinerario didattico a Vicenza e Palazzo Thiene elaborata dagli studenti della classe 1CA in seguito all’uscita didattica svolta nell’anno scolastico 2015-2016.
3. Vicenza è il quarto comune della regione per popolazione e il quinto
più densamente popolato.
E’ soprannominata "la città del Palladio" dal nome dell'architetto che
nel tardo Rinascimento realizzò edifici architettonici che ora fanno parte
del patrimonio dell’UNESCO.
Inoltre Vicenza è centro economico e industriale e cuore di una provincia il cui tessuto
produttivo registra da anni il terzo posto in Italia per fatturato nelle esportazioni, trainate
soprattutto dai settori metalmeccanico, tessile e orafo.
LA CITTÀ DEL PALLADIO
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4. Il territorio comunale si estende per circa 80 km², tra i Colli Berici a nord e i Lessini a est.
A sud la zona è pianeggiante e posta a una quota di 26 m s.l. m.; la parte del centro storico
invece si sviluppa tra i 33–40 m s.l.m., tra le anse dei principali fiumi Bacchiglione, Retrone e
Astichello; infine la zona collinare è a un'altezza massima di 183 m s.l.m.
Il territorio comunale, infatti, comprende non solo il nucleo urbano, ma anche le zone di
campagna in periferia e la zona di Monte Berico.
TERRITORIO
FIUME BACCHIGLIONE COLLI LESSINI MONTE BERICO
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5. Vicenza fu fondata dagli Euganei e fu annessa a Roma nel 157 a.C.
Fu devastata dai Barbari, ma poi risorse con i Goti, i Longobardi e i Franchi.
Nel 1001 divenne principato vescovile e nel 1404 si diede alla signoria di Venezia.
Il Cinquecento fu il secolo d’oro: furono realizzati i monumenti architettonici, in gran parte
da Andrea Palladio.
Nel 1813 passò sotto il dominio austriaco, ma nel 1848 i vicentini insorsero e nel 1866
Vicenza fu unita al Regno d’Italia.
Durante la Prima Guerra Mondiale fu in prima linea contro gli eserciti degli Imperi
Centrali, tuttavia la città non fu toccata dai combattimenti.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, invece, Vicenza fu colpita duramente e molti degli
edifici architettonici dovettero essere ricostruiti.
BREVE NOTA STORICA
6.
7. Piazza dei Signori
- Basilica Palladiana
- Palazzo del Capitaniato
- Torre Bissara
- Due colonne
Corso Palladio
Palazzo Thiene
- Sotterranei
- Sala dei Principi
- Sala di Proserpina
- Sala delle Metamorfosi
LE TAPPE DEL PERCORSO
8. Piazza dei Signori è la piazza principale del centro storico di Vicenza. È nata come foro
romano e ha mantenuto il tradizionale ruolo di crocevia di affari e tempo libero. In questa
piazza rettangolare sono presenti numerose opere monumentali (la Basilica Palladiana, la
torre Bissara, la Loggia del Capitaniato...). Inoltre, si segnalano due colonne che sorgono
parallele al lato orientale minore, rappresentanti una un leone alato (1464) e l'altra Cristo
Redentore (1640). La piazza si chiama così dalle residenze dei rappresentanti della Signoria di
Venezia.
PIAZZA DEI SIGNORI
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9. La Basilica Palladiana (detta anche Palazzo della Ragione), riedificata a partire dal 1549 da
Andrea Palladio, è il più celebre edificio pubblico della città.
Affacciata su Piazza dei Signori, costituiva già nel Medioevo il cuore delle attività non solo
politiche (consiglio cittadino, tribunale), ma anche economiche. Nel 2014 è stata dichiarata
monumento nazionale. A fianco della Basilica svetta la Torre Bissara, detta anche Torre di
Piazza, costruita a partire dal XII secolo e tuttora uno degli edifici più alti di Vicenza con i suoi
82 m.
LA BASILICA PALLADIANA
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10. Il palazzo del Capitaniato è un palazzo
di Andrea Palladio che si affaccia su
Piazza dei Signori, attualmente sede del
consiglio comunale cittadino. Il palazzo fu
progettato nel 1565 e costruito dal 1571 al
1572. Dal 1994 fa parte dei patrimoni
dell’umanità dell’UNESCO. Al piano
terra vi è una loggia che sorregge un
piano dotato di un grande salone, la sala
Bernarda, arricchita da affreschi del ‘500.
Nella facciata del palazzo si alternano
4 semicolonne giganti, in mattoni
faccia a vista, e 3 grandi archi.
Le colonne erano pensate da Palladio per
essere ricoperte da un intonaco bianco.
PALAZZO DEL CAPITANIATO
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11. Corso Palladio è la strada cuore di Vicenza, la via dei negozi, sempre affollata per le note
Vasche in Corso. Il tracciato della strada si è mantenuto pressoché inalterato fin dall'epoca
romana, quando fungeva da decumano massimo della Vicetia di allora, a sua volta impostato
sulla consolare Via Postumia. Si estende per circa settecento metri, da Piazza Castello a
Piazza Matteotti, da Ovest a Est, e rappresenta una vera e propria galleria di chiese e di
palazzi prestigiosi, in parte firmati dal Palladio. È totalmente pedonalizzato, come molte delle
vie limitrofe.
CORSO PALLADIO
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12. Palazzo Thiene si affaccia su Contrà San Gaetano da Thiene, una delle traverse centrali di
Corso Palladio. E’ un palazzo gotico costruito da Lorenzo da Bologna, nel XV secolo, per
Lodovico Thiene. Nel 1542 i fratelli Marcantonio e Adriano Thiene decidono di ampliare la
dimora di famiglia poiché hanno bisogno di un palcoscenico adeguato a frequentazioni
cosmopolite e alla nobiltà dei propri ospiti. È molto probabile che l'ideazione del palazzo sia
da attribuirsi a Giulio Romano e che Palladio sia invece il responsabile della progettazione
esecutiva e della realizzazione dell'edificio. Morto nel 1560 Marcantonio Thiene, questa
reggia rimase incompiuta. Ora è la sede storica della Banca Popolare di Vicenza.
PALAZZO THIENE
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13. L'Olimpo a Palazzo
Storie di dei ed eroi negli affreschi di Palazzo Thiene
Gli alunni saranno guidati in un viaggio alla scoperta dei misteri racchiusi all'interno delle
Sale del Palazzo, misteri riguardanti la vita dei Conti Thiene, in particolare di Marcantonio
Thiene. Saranno analizzati gli affreschi–non affreschi realizzati da Bernardino India nella sala
detta “La Rotonda” ed ispirati alle Metamorfosi di Ovidio, attraverso un percorso di suggestivi
richiami architettonici e iconografici tra le diverse Sale. In particolare, gli studenti saranno
guidati in un percorso che toccherà i seguenti ambienti del Palazzo: i sotterranei, un tempo la
vera e propria “sala macchine” dell'edificio, oggi prezioso scrigno di una ricca collezione di
monete veneziane; la Sala dei Principi con i suoi curiosi incroci di sguardi e i misteriosi
rimandi ai rapporti politici dei Conti Thiene; la Sala di Proserpina con i suoi affascinanti
dipinti e il camino, simbolica porta verso gli Inferi; la Sala delle Metamorfosi, fulcro
dell’intero itinerario didattico e luogo dove gli studenti proveranno a sciogliere parte di questi
misteri. Proprio l'idea di trasformazione sarà il “filo rosso” che, attraverso attività didattiche
appositamente ideate, intrecciate a momenti teatrali, permetterà agli alunni di muoversi nel
“labirinto” delle storie dipinte.
L'ITINERARIO A PALAZZO
I MISTERI DEI CONTI THIENE
15. Di solito i sotterranei sono sotterrati e sono di uso della plebe, invece a Vicenza sono al
piano terreno e sono spazio di vita del proprietario. Questo spiega come siano riccamente
decorati e perché siano così importanti. Non sono solo semplici cantine, sono la vera e
propria «sala macchine» della vita dell’edificio con funzione di deposito e di stoccaggio, ma
anche di cucine.
Un pozzo sotterraneo ci ricorda gli usi originari, mentre l'emozionante sala ottagonale, dopo
aver visto gli splendidi miti dipinti nei piani superiori, si impone su di noi con la forza
primitiva di un mondo segreto.
I SOTTERRANEI
DI PALAZZO THIENE
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16. Questa sala, realizzata da Alessandro Vittoria a metà del ‘500 in stucco bianco e oro e
situata al piano terra di Palazzo Thiene, presenta una pianta circolare e un soffitto a
cupola ottagonale. La volta presenta otto spicchi, alla cui base è posta una mensola che
sostiene un busto: le virtù del personaggio sono raffigurate nel bassorilievo ovale che lo
sovrasta, mentre la Fama, in alto, ne celebra la gloria. Ogni principe appartiene ad
epoche e situazioni diverse: accanto agli imperatori romani Antonino Pio, Giulio
Cesare, Marco Bruto, Vespasiano, Pompeo Magno e Ottaviano Augusto, compaiono
Enrico II di Francia e lo stesso Marcantonio Thiene, nelle vesti di triumviro romano.
SALA DEI PRINCIPI
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17. La sala, di forma rettangolare, è sovrastata
da una volta leggermente ribassata, ai cui
angoli sono rappresentati Ercole, Perseo,
Crono e Prometeo.
Sopra al fregio raffigurante tritoni e naiadi,
sono raffigurate in 4 riquadri le scene della
storia di Proserpina. Nel primo riquadro
viene rappresentata la dea mentre raccoglie
fiori insieme a Venere, Minerva, Diana e
Amore. Nel secondo viene raffigurato il
rapimento compiuto da Plutone. Poi nel
terzo è ritratta Cerere, la madre di
Proserpina, mentre è intenta a cercare
affannosamente la figlia. Infine, nel soffitto è
mostrata l’ascesa di Proserpina,
accompagnata da Mercurio e accolta da
Zeus. Lo stesso camino presente nella stanza
potrebbe figurare una simbolica “porta”
verso gli inferi.
SALA DI PROSERPINA
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18. Questa Sala, la più famosa del palazzo, accoglie
decorazioni cinquecentesche e settecentesche.
Il complesso decorativo della cupola, suddiviso in
riquadri, riporta scene affrescate ispirate al
motivo principale della metamorfosi. Il ciclo
pittorico e le grottesche che decorano la cupola
vanno attribuiti a Bernardino India, così come le
cornici dipinte rappresentanti immagini
fantasiose.
Gli stucchi vanno riferiti al Ridolfi, soprattutto
per lo stile dei mascheroni grotteschi e delle figure
di Vittoria alata posti sotto la cupola.
Le nicchie ospitano quattro statue in pietra,
firmate da Orazio Marinali, raffiguranti Paride,
Venere, Minerva e Giunone.
Tenendo conto dell'acustica tipica delle sale
ottagonali, anche per la Sala delle Metamorfosi si
ipotizza la sua funzione di sala da musica.
SALA DELLE METAMORFOSI
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19. Europa era una principessa giovane e bella
che viveva in Fenicia, figlia del re Agenore e
di Telefassa. Un giorno Giove la notò con le
sue ancelle sulla riva del mare e,
innamoratosi di lei, escogitò un piano per
rapirla. Giove ordinò a Mercurio di far
scendere i buoi di Agenore verso la spiaggia e
lui si trasformò in uno di essi; le giovani
presero ad accarezzarlo, addirittura Europa
salì sul suo dorso. A quel punto Giove si
lanciò verso il mare portando con sé Europa
e, dopo ore, arrivò all’ isola di Creta, dove
tornò alle sue sembianze naturali e dichiarò
il suo amore ad Europa e dove si celebrò la
loro unione. Da Giove ed Europa nacquero
tre figli (tra cui Minosse, re di Creta, e
Radamanto, giudice degli Inferi.)
GIOVE ED EUROPA
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20. Cadmo era figlio del re Agenore e fratello di Europa.
Quando questa venne rapita da Giove, lui partì per cercarla. Nel viaggio, passò per l’oracolo
di Delfi, dove la Pizia gli disse di seguire una vacca e di costruire una città dove essa si sarebbe
fermata. Cadmo seguì il consiglio, ma il luogo predestinato si rivelò anche la dimora di un
drago: l’eroe allora lo uccise e, su consiglio di Atena, seminò i suoi denti, dai quali nacquero i
principali componenti della futura aristocrazia tebana.
CADMO E IL DRAGO
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21. Giove cercò di conquistare Io, figlia del re
di Argo, e per nascondere la sua infedeltà a
Giunone avvolse la terra in una coltre di
nubi, ma la moglie riuscì comunque a
scoprire il tradimento del marito.
Allora Giove trasformò Io in una bianca
giovenca, ma Giunone la chiese in dono e la
affidò ad Argo dai cento occhi perché la
sorvegliasse. Giove allora incaricò Mercurio
di liberare la fanciulla; quest’ultimo allora
decapitò Argo dopo averlo addormentato.
Giunone inviò a Io un tafano che la
tormentava continuamente e la costringeva
a vagare senza sosta. Io, dopo aver
attraversato a nuoto il Bosforo, il passaggio
della giovenca, arrivò in Egitto dove riprese
il suo aspetto originario, dopo essere stata
ritrasformata da Giunone.
Successivamente Io verrà venerata come
dea Iside dal popolo egiziano.
GIOVE E IO
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22. APOLLO E DAFNE
Apollo, orgoglioso di aver ucciso Pitone, si
vantò dell’impresa con Eros e lo derise,
scatenando così la sua ira: Eros con il suo arco
scagliò una freccia d’oro, che fa innamorare,
contro Apollo, e un’altra freccia di piombo, che
fa rifuggire l’amore, contro la ninfa Dafne.
Apollo voleva a tutti costi poter amare Dafne,
ma essa, sotto effetto della freccia del dio Eros,
scappava in continuazione da Apollo. Dafne
scappò da Apollo fino ad arrivare al fiume
Peneo, suo padre, che la trasformò in una
pianta per salvarla da Apollo. Apollo accorse
per abbracciarla, ma Dafne si stava già
mutando in pianta e allora Apollo decise di
rendere sempreverde e sacra a lui questa pianta
d’alloro, a simboleggiare l’eternità del suo
amore per la giovane ninfa.
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23. Pasifae, moglie del re di Creta Minosse,
aveva concepito con un toro un essere
mostruoso chiamato Minotauro. Egli era
rinchiuso all’interno di un labirinto e ogni
anno gli Ateniesi dovevano cedergli un
certo numero di fanciulli e fanciulle
perché venissero divorati dalla creatura.
Grazie all’aiuto della figlia di Minosse,
Teseo, principe di Atene, riuscì ad
uccidere il Minotauro e ad uscire dal
labirinto utilizzando come guida un filo.
Durante il ritorno a casa, Teseo
abbandonò Arianna sull’isola di Nasso. Il
dio Dionisio la trovò e la sposò, offrendole
come dono una corona d’oro. Questo
oggetto venne poi trasformato dagli dei in
una corona di stelle.
TESEO E ARIANNA
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24. Polidette, re di Serifo, sperava di poter
avere in sposa Danae, la madre di Perseo;
così, per liberarsene, mandò il giovane in
una lotta ritenuta impossibile: uccidere la
gorgone Medusa, che con il solo sguardo
pietrificava gli uomini.
Perseo ricevette alcuni doni da degli dei e
delle ninfe: uno scudo, dei calzari alati,
una sacca dove riporre la testa mostruosa,
un mantello che rendeva invisibili e un
falcetto di diamante. L’eroe, riflettendo
l’immagine della Gorgone sullo scudo, si
difese dal suo sguardo e le tagliò la testa,
dal cui sangue nacque Pegaso, il celebre
cavallo alato.
PERSEO E MEDUSA
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25. Mentre Perseo sorvolava le coste
Etiope, scorse una ragazza incatenata
ad uno scoglio. Colpito dalla sua
bellezza, si fermò ad aiutarla e scoprì
che era la figlia della regina Cassiopea e
che quest’ultima aveva suscitato l’ira di
Nettuno, il quale aveva mandato un
mostro marino a mangiare la giovane.
Perseo si offrì per uccidere il mostro e,
dopo aver compiuto l’impresa, ottenne
in moglie la stessa Andromeda.
Per sciacquarsi le mani dal sangue del
mostro, Perseo poggiò la testa di
Medusa in acqua, pietrificando alcune
alghe e trasformandole in corallo.
PERSEO E ANDROMEDA
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26. “ Vicenza la Bella, la mia divina,
la mia città diletta “
(VICENZA, Gabriele D'Annunzio, 1926)