1. Torri di Quartesolo – 3° bimestre 2012
Prof. Mauro Maruzzo
TEATRO LATINO
Plauto – Terenzio - Seneca
4^lezione
Plauto: “cattivi simpatici”.
Aulularia, Miles Gloriosus
2. Corso sul TEATRO LATINO
Prof. Maruzzo Mauro
Il corso intende fornire gli elementi essenziali di base per comprendere il teatro in lingua
latina nel suo contesto antico; quindi si soffermerà sui tre principali autori e su alcuni passi
delle loro opere, cercando soprattutto di scoprire il loro valore di modelli per la storia della
cultura occidentale fino ai giorni nostri…
7 marzo Introduzione al teatro antico: l’origine greca, la specificità del contesto romano,
organizzazione, occasioni e sedi delle rappresentazioni, generi. Curiosità e
aneddoti davanti e dietro le scene.
14 marzo Plauto: il padre della commedia letteraria. Pseudolus: Lo schiavo, il poeta
21 marzo Plauto, Amphitruo: la nascita del sosia; Bacchides e Maenechmi: lo scambio di
persona.
28 marzo Plauto, Aulularia: il prototipo dell’avaro; Miles gloriosus: il soldato spaccone
(cattivi simpatici)
04 marzo Terenzio: il padre del “dramma borghese”
11 marzo Incontri, scontri e confronti tra generazioni nelle commedie di Terenzio: padri,
figli… e suocere!
18 marzo Seneca: la tragedia ai tempi dell’Impero: horror ante litteram
3. TITO MACCIO PLAUTO
Praenomen – Nomen - Cognomen
Nome personale – nome gentilizio - soprannome
Tito Maccio Plauto non ha nome gentilizio perché non è romano, né latino, bensì originario
di Sarsina (allora in Umbria, oggi in Romagna)
Plauto ha DUE SOPRANNOMI (COGNOMEN):
- MACCIO, da MACCUS, maschera della Fabula Atellana = MATTO, SCIOCCO
- PLAUTO, da PLOTUS = DAI PIEDI PIATTI, che recita A PIEDI NUDI
Nasce tra il 255 e il 250 a.C. e muore a Roma nel 184 a.C.
Tra il 225 e il 214 giunge a Roma come attore di farse (Sarsina conquistata dai Romani nel 222).
Varrone racconta che dopo aver perso nel commercio tutto il denaro guadagnato facendo l’attore ed
esser stato costretto a girare la macina in un mulino, proprio qui aveva cominciato a scrivere le prime
commedie.
21 COMMEDIE ci sono giunte sicuramente a suo nome (tramite la selezione di Varrone)
5. BACCHIDES
Unica commedia palutina di cui abbiamo
il modello di Menandro, il Dis Exapaton (parzialmente)
Crisalo,
BACCHIDE I, MNESILOCO,
servo
prostituta giovane
amici
Gemelle
identiche
BACCHIDE II, PISTOCLERO,
prostituta giovane
Scambi di persona,
equivoci e inganni…
LIETOFINE
6. MENAECHMI
Da Siracusa…
MENECMO II, A Epidamno…
Gemello di Menecmo I
MENECMO I,
Smarrito dal padre
naturale di Siracusa, SPAZZOLA, il servo
allevato da un
mercante
MOGLIE EROZIA,
Scambi di persona, prostituta
equivoci e inganni…
I due gemelli, stanchi delle donne se ne
tornano insieme a Siracusa
8. AULULARIA
=
LA COMMEDIA DELLA PENTOLA
COMMEDIA DI
CARATTERE
CARATTERIZZAZIONE DEL TRAMA
PERSONAGGIO
EUCLIONE
vecchio avaro
Trova in giardino
9. AULULARIA
=
LA COMMEDIA DELLA PENTOLA
COMMEDIA DI
CARATTERE
CARATTERIZZAZIONE DEL TRAMA
PERSONAGGIO
EUCLIONE Si finge povero
vecchio avaro
Trova in giardino figlia
FEDRIA
In sposa,
senza dote
MEGADORO
Vecchio scapolo figlio
10. AULULARIA
=
LA COMMEDIA DELLA PENTOLA
COMMEDIA DI
CARATTERE
CARATTERIZZAZIONE DEL TRAMA
PERSONAGGIO
EUCLIONE Si finge povero
vecchio avaro
Trova in giardino figlia
FEDRIA
Ha messo in
In sposa, cinta
senza dote
MEGADORO
Vecchio scapolo LICONIDE STROBILO,
figlio
servo
11. AULULARIA
=
LA COMMEDIA DELLA PENTOLA
COMMEDIA DI
CARATTERE
CARATTERIZZAZIONE DEL TRAMA
PERSONAGGIO
EUCLIONE Si finge povero dote
vecchio avaro
MATRIMONI
Trova in giardino figlia O
RIPARATORE
FEDRIA
Ha messo in
In sposa, cinta
senza dote
MEGADORO
Vecchio scapolo LICONIDE STROBILO,
figlio
servo
ruba
12. MEGADORO ED EUCLIONE SUI COSTUMI DELLE DONNE
MEGADORO (tra sé)
Ho parlato con molti amici del mio proposito di sposarmi. Dicono un gran bene, loro, della figlia di
Euclione; dicono che sono stato saggio e l'ho pensata bene. » certo: se anche gli altri facessero
come me, sposando le figlie dei pi˘ poveri, portandosele a casa senza dote, in città ci sarebbe pi˘
concordia, e quanto! Noi ricchi saremmo meno invidiati, le nostre mogli avrebbero maggior timore
di comportarsi male, e noi, spenderemmo meno di quel che ora spendiamo. Tutto questo va bene,
benissimo, per la maggioranza. Il contrasto sarebbe con quei pochi spilorci che sono così avidi e
insaziabili che neppure la legge e il calzolaio possono prendergli le misure. Qualcuno potrebbe dire:
´E le donne ricche, quelle con la dote, con chi si sposeranno, se per le povere si fa una legge come
questa?. Be', sposino chi gli pare, purché la dote non le segua. Se le cose andassero così, le
donne cercherebbero di aver miglior costume, da portare in dote, altro che la dote di adesso. I muli,
che costano più dei cavalli, io li farei calar di prezzo, a buon mercato più che i ronzini della Gallia.
EUCLIONE (a parte)
Dio come l'ascolto volentieri quest'uomo! Il suo discorso sul risparmio è proprio bello!
MEGADORO
Nessuna donna si azzarderebbe più a dire: ´Io, a te, ti ho portato una dote che val più del tuo
patrimonio; perciò è giusto che mi vengan regalati porpora e gioielli, serve, muli e mulattieri, valletti
e messaggeri, e carrozze che mi portino in giro.
13. EUCLIONE
Come conosce bene gli usi delle dame, lui! Vorrei che lo nominassero prefetto dei costumi delle
donne.
MEGADORO
Oggi come oggi, dovunque tu vada, vedi pi˘ vetture in città che in campagna, quando ti rechi in
villa. Ma son rose e fiori al confronto di quel che ti fanno spendere. Eccoli lì: lavandaio, ricamatore,
orefice, lanaiolo. E poi e poi: trafficanti in trine e camicie, tintori in arancione e violetto e giallo; sarti
per le tuniche con le maniche; profumieri e venditori di biancheria; calzolai e scarpari e ciabattini;
fabbricanti di sandali e di tessuti specialissimi. Eccoli lì, tutti! Eccoli lì. I lavandai bussano a denari,
battono cassa i sarti. E arrivano quelli dei busti insieme con quelli delle cinture. Tu credi di averli
liquidati, se ne vanno, ma subito ti assaltano in trecento, mentre già premono nell'atrio, con la borsa
in mano, tessitori, merlettai e stipettari. Li fai entrare, li paghi sull'unghia, pensi di aver finito, invece
no, irrompono tintori in zafferano, qualche canchero ancora, tutti a pretendere qualcosa.
EUCLIONE
Vorrei chiamarlo ma non vorrei che smettesse di lodare i costumi delle donne. Be', per ora lascio
che continui.
MEGADORO
Appena li hai pagati, quei venditori di bagatelle, ecco che ti sbuca fuori un soldato che vuole la sua
parte. Tu corri dal banchiere, fai i conti con lui e intanto il soldato se ne sta lÏ a pancia vuota e
aspetta la pecunia. Però, alla fine dei conti, risulta che sei tu in debito con il banchiere. Le speranze
del soldato vengono rimandate a un altro giorno. Queste sono, queste e tante altre, le gioie che ti
da una ricca dote. Queste sono le spese che ti schiacciano. La donna, se non ci ha la dote, sta
sotto il potere del marito; se ce l'ha, lo sistema e l'accoppa, il maritino...
14. IL LAMENTO DELL’AVARO DERUBATO
EUCLIONE
Morto, sono morto, e sepolto pure. Dove correre? Dove non correre?
Fermalo, fermalo! Ma chi? E chi? Non lo so, non vedo nulla, vado alla cieca, e
non so dove vado, dove sono, chi sono, non riesco a stabilirlo. (Verso gli
spettatori) Voi, vi supplico! Venite in mio aiuto, vi prego, vi imploro, indicatemi
l'uomo che me l'ha rubato. Che vai dicendo, tu? Sì, a te si può prestar fiducia,
dalla faccia sembri uno perbene. Ehi, che c’è? Perché ridete? Vi conosco, io,
tutti quanti, so bene che ci sono molti ladri qui dentro, che si nascondono sotto
la toga imbiancata e stanno lì, seduti come dei galantuomini. Ehi, chi di loro ce
l'ha? Mi hai ucciso. Dimmelo, su: chi ce l'ha? Non lo sai? Oh misero, me misero,
miseramente morto! Malamente perduto, mi aggiro malconcio. Troppe lacrime
mi ha inflitto questo giorno, e dolori e tristezze, e fame e povertà. Perduto, io
sono il più perduto che ci sia sulla terra. Ma sì, che mi serve la vita se ho
perduto tutto quell'oro? Tutto quell'oro che custodivo con tutto il mio zelo? Io ho
defraudato me stesso, l'animo mio, il mio Lare. Altri gioiscono adesso della mia
sventura e del mio danno. E non ce la faccio a sopportarlo.
15. Pantalone nasce a Venezia intorno alla metà
del '500
Rappresenta il tipico mercante vecchio, avaro
e lussurioso.
Un simile personaggio era già presente nelle
commedie rinascimentali, ma la sua vera
origine viene fatta risalire al personaggio del
Magnifico che recitava nelle piazze accanto al
servo Zanni, con contrasti comici che man
mano conquistarono i primi palcoscenici della
Commedia all'improvviso o dell'arte.
La figura e la tipologia del personaggio di
Pantalone derivano direttamente da quella
del mercante veneziano del XVI secolo, una
lunga zimarra nera che copre una calzamaglia
rossa
16. MILES GLORIOSUS
=
IL SOLDATO SPACCONE
PIRGOPOLINICE ARTOTROGO, parassita
rapisce
PLEUSICLE,
Giovane cittadino FILOCOMASIA, cortigiana
ateniese
PALESTRIONE, servo
17. PIRGOPOLINICE
Badate, voi: il mio scudo deve sfolgorare più che i raggi del sole nel
cielo più terso. Così che, se si presenta l'occasione, nel fuoco della
battaglia, bruci gli occhi dei nemici. Io voglio consolarla, questa mia
spada, che non si lamenti, poverina, e non si perda d'animo, poveraccia,
poi che da troppo tempo la tengo in ozio mentre lei spasima dalla voglia
di far polpette dei nemici. Ma dov’è Artotrogo?
ARTOTROGO
E’ qui, proprio qui, vicino ad un eroe che è forte, favoloso d'aspetto come
te. E che razza di soldato! Oserebbe Marte confrontarsi con lui? No, non
oserebbe dire che le sue gesta sono pari alle tue.
18. ARTOTROGO
Nulla, per Ercole, se mai pensiamo alle altre imprese, quelle che non ti
sei mai sognato di fare. Se qualcuno ne conosce uno più bugiardo di lui,
più sbruffone di lui, mi tenga pure come schiavo, io mi consegno mani e
piedi. Però c’è un fatto: a casa sua si mangia un pasticcio d'olive che ti
fa perdere la capa.
PIRGOPOLINICE
Ehi, dove sei?
ARTOTROGO
Eccomi qua. Ma tu, in India, con quell'elefante, come hai fatto a
rompergli un braccio con un pugno?
PIRGOPOLINICE
Che cosa? Un braccio?
ARTOTROGO
Volevo dire una gamba.
PIRGOPOLINICE
Ma sì, gli ho dato un colpetto.
ARTOTROGO
Accidenti! Se facevi sul serio, il tuo braccio gli sfondava la pelle e la
panza e gli veniva fuori dalla bocca.
PIRGOPOLINICE
Lasciale perdere, adesso, queste cose.
ARTOTROGO
Le tue imprese, mica è il caso che tu le racconti a me, che le conosco per
filo e per segno. (Tra sè) è la panza, la panza, che mi fa passare queste
tribolazioni. Se le orecchie non orecchiano, i denti mi si sdentano. E
così lui racconta frottole e io dico di sì.
19. Il Capitano è una delle più antiche maschere della
commedia dell'arte.
La sua genesi risale al Pirgopolinice del Miles gloriosus
di Plauto e al Trasone dell'Eunuco di Terenzio.
Rinato in altre forme nel teatro italiano del 1500,
impersonificava a volte il soldato di nobili sentimenti
ed estroso o il vanaglorioso spaccone che si vantava di
titoli non posseduti e di imprese mai compiute: in
entrambi i casi malcelava in realtà il terrore di dover
affrontare una battaglia o un duello, contrariamente a
quanto invece affermava di continuo a parole.
Con la dominazione spagnola dell'Italia e dopo la
discesa di Carlo V, il Capitano assunse sempre più i
connotati del soldato spagnolo
Celebri capitani del palco furono Francesco Andreini
con Capitan Spaventa e Silvio Fiorillo con Capitan
Matamoros
Sempre al capitano sono riconducibili poi numerose
derivazioni della maschera adottate dal carnevale
napoletano o più in generale dalla letteratura, come
Capitan Fracassa.