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Torri di Quartesolo – 3° bimestre 2012
                                         Prof. Mauro Maruzzo




       TEATRO LATINO
     Plauto – Terenzio - Seneca



                  4^lezione
          Plauto: “cattivi simpatici”.
          Aulularia, Miles Gloriosus
Corso sul TEATRO LATINO
                                     Prof. Maruzzo Mauro

Il corso intende fornire gli elementi essenziali di base per comprendere il teatro in lingua
latina nel suo contesto antico; quindi si soffermerà sui tre principali autori e su alcuni passi
delle loro opere, cercando soprattutto di scoprire il loro valore di modelli per la storia della
cultura occidentale fino ai giorni nostri…

7 marzo Introduzione al teatro antico: l’origine greca, la specificità del contesto romano,
         organizzazione, occasioni e sedi delle rappresentazioni, generi. Curiosità e
         aneddoti davanti e dietro le scene.
14 marzo Plauto: il padre della commedia letteraria. Pseudolus: Lo schiavo, il poeta
21 marzo Plauto, Amphitruo: la nascita del sosia; Bacchides e Maenechmi: lo scambio di
         persona.
28 marzo Plauto, Aulularia: il prototipo dell’avaro; Miles gloriosus: il soldato spaccone
         (cattivi simpatici)
04 marzo Terenzio: il padre del “dramma borghese”
11 marzo Incontri, scontri e confronti tra generazioni nelle commedie di Terenzio: padri,
         figli… e suocere!
18 marzo Seneca: la tragedia ai tempi dell’Impero: horror ante litteram
TITO MACCIO PLAUTO

                               Praenomen – Nomen - Cognomen

                        Nome personale – nome gentilizio - soprannome


 Tito Maccio Plauto non ha nome gentilizio perché non è romano, né latino, bensì originario
 di Sarsina (allora in Umbria, oggi in Romagna)

 Plauto ha DUE SOPRANNOMI (COGNOMEN):
 - MACCIO, da MACCUS, maschera della Fabula Atellana = MATTO, SCIOCCO
 - PLAUTO, da PLOTUS = DAI PIEDI PIATTI, che recita A PIEDI NUDI

                   Nasce tra il 255 e il 250 a.C. e muore a Roma nel 184 a.C.

Tra il 225 e il 214 giunge a Roma come attore di farse (Sarsina conquistata dai Romani nel 222).
Varrone racconta che dopo aver perso nel commercio tutto il denaro guadagnato facendo l’attore ed
esser stato costretto a girare la macina in un mulino, proprio qui aveva cominciato a scrivere le prime
commedie.

 21 COMMEDIE ci sono giunte sicuramente a suo nome (tramite la selezione di Varrone)
TITO MACCIO PLAUTO


               IL DOPPIO


 TEMATICA CULTURALE ANTICA: DUPLICATI
DELL’INDIVIDUO IN SITUAZIONI PARTICOLARI:
    RITRATTO – STATUA – MASCHERA…


  MENAECHMI – BACCHIDES - AMPHITRUO




           TEATRO MODERNO
   (SHAKESPEARE – MOLIERE – GOLDONI)
BACCHIDES

       Unica commedia palutina di cui abbiamo
il modello di Menandro, il Dis Exapaton (parzialmente)


                                                         Crisalo,
   BACCHIDE I,                      MNESILOCO,
                                                         servo
   prostituta                       giovane
                                           amici
              Gemelle
              identiche


   BACCHIDE II,                     PISTOCLERO,
   prostituta                       giovane
                  Scambi di persona,
                  equivoci e inganni…




                      LIETOFINE
MENAECHMI
Da Siracusa…
MENECMO II,                        A Epidamno…
Gemello di Menecmo I
                                   MENECMO I,
                                   Smarrito dal padre
                                   naturale di Siracusa,      SPAZZOLA, il servo
                                   allevato da un
                                   mercante




                MOGLIE                                          EROZIA,
                                 Scambi di persona,            prostituta
                                 equivoci e inganni…



                         I due gemelli, stanchi delle donne se ne
                               tornano insieme a Siracusa
AULULARIA
           =
LA COMMEDIA DELLA PENTOLA
AULULARIA
                               =
                    LA COMMEDIA DELLA PENTOLA


                         COMMEDIA DI
                          CARATTERE
       CARATTERIZZAZIONE DEL              TRAMA
       PERSONAGGIO


   EUCLIONE
 vecchio avaro

Trova in giardino
AULULARIA
                               =
                    LA COMMEDIA DELLA PENTOLA


                         COMMEDIA DI
                          CARATTERE
       CARATTERIZZAZIONE DEL                          TRAMA
       PERSONAGGIO


   EUCLIONE            Si finge povero
 vecchio avaro

Trova in giardino   figlia


                       FEDRIA

                                                  In sposa,
                                                  senza dote
               MEGADORO
               Vecchio scapolo           figlio
AULULARIA
                               =
                    LA COMMEDIA DELLA PENTOLA


                         COMMEDIA DI
                          CARATTERE
       CARATTERIZZAZIONE DEL                          TRAMA
       PERSONAGGIO


   EUCLIONE            Si finge povero
 vecchio avaro

Trova in giardino   figlia


                       FEDRIA
                                                             Ha messo in
                                                  In sposa,  cinta
                                                  senza dote
               MEGADORO
               Vecchio scapolo                                LICONIDE     STROBILO,
                                         figlio
                                                                           servo
AULULARIA
                               =
                    LA COMMEDIA DELLA PENTOLA


                         COMMEDIA DI
                          CARATTERE
       CARATTERIZZAZIONE DEL                          TRAMA
       PERSONAGGIO


   EUCLIONE            Si finge povero              dote
 vecchio avaro
                                                                MATRIMONI
Trova in giardino   figlia                                      O
                                                                RIPARATORE
                       FEDRIA
                                                             Ha messo in
                                                  In sposa,  cinta
                                                  senza dote
               MEGADORO
               Vecchio scapolo                                LICONIDE       STROBILO,
                                         figlio
                                                                             servo
                                                                ruba
MEGADORO ED EUCLIONE SUI COSTUMI DELLE DONNE

MEGADORO (tra sé)
Ho parlato con molti amici del mio proposito di sposarmi. Dicono un gran bene, loro, della figlia di
Euclione; dicono che sono stato saggio e l'ho pensata bene. » certo: se anche gli altri facessero
come me, sposando le figlie dei pi˘ poveri, portandosele a casa senza dote, in città ci sarebbe pi˘
concordia, e quanto! Noi ricchi saremmo meno invidiati, le nostre mogli avrebbero maggior timore
di comportarsi male, e noi, spenderemmo meno di quel che ora spendiamo. Tutto questo va bene,
benissimo, per la maggioranza. Il contrasto sarebbe con quei pochi spilorci che sono così avidi e
insaziabili che neppure la legge e il calzolaio possono prendergli le misure. Qualcuno potrebbe dire:
´E le donne ricche, quelle con la dote, con chi si sposeranno, se per le povere si fa una legge come
questa?. Be', sposino chi gli pare, purché la dote non le segua. Se le cose andassero così, le
donne cercherebbero di aver miglior costume, da portare in dote, altro che la dote di adesso. I muli,
che costano più dei cavalli, io li farei calar di prezzo, a buon mercato più che i ronzini della Gallia.
EUCLIONE (a parte)
Dio come l'ascolto volentieri quest'uomo! Il suo discorso sul risparmio è proprio bello!
MEGADORO
Nessuna donna si azzarderebbe più a dire: ´Io, a te, ti ho portato una dote che val più del tuo
patrimonio; perciò è giusto che mi vengan regalati porpora e gioielli, serve, muli e mulattieri, valletti
e messaggeri, e carrozze che mi portino in giro.
EUCLIONE
Come conosce bene gli usi delle dame, lui! Vorrei che lo nominassero prefetto dei costumi delle
donne.

MEGADORO
Oggi come oggi, dovunque tu vada, vedi pi˘ vetture in città che in campagna, quando ti rechi in
villa. Ma son rose e fiori al confronto di quel che ti fanno spendere. Eccoli lì: lavandaio, ricamatore,
orefice, lanaiolo. E poi e poi: trafficanti in trine e camicie, tintori in arancione e violetto e giallo; sarti
per le tuniche con le maniche; profumieri e venditori di biancheria; calzolai e scarpari e ciabattini;
fabbricanti di sandali e di tessuti specialissimi. Eccoli lì, tutti! Eccoli lì. I lavandai bussano a denari,
battono cassa i sarti. E arrivano quelli dei busti insieme con quelli delle cinture. Tu credi di averli
liquidati, se ne vanno, ma subito ti assaltano in trecento, mentre già premono nell'atrio, con la borsa
in mano, tessitori, merlettai e stipettari. Li fai entrare, li paghi sull'unghia, pensi di aver finito, invece
no, irrompono tintori in zafferano, qualche canchero ancora, tutti a pretendere qualcosa.

EUCLIONE
Vorrei chiamarlo ma non vorrei che smettesse di lodare i costumi delle donne. Be', per ora lascio
che continui.

MEGADORO
Appena li hai pagati, quei venditori di bagatelle, ecco che ti sbuca fuori un soldato che vuole la sua
parte. Tu corri dal banchiere, fai i conti con lui e intanto il soldato se ne sta lÏ a pancia vuota e
aspetta la pecunia. Però, alla fine dei conti, risulta che sei tu in debito con il banchiere. Le speranze
del soldato vengono rimandate a un altro giorno. Queste sono, queste e tante altre, le gioie che ti
da una ricca dote. Queste sono le spese che ti schiacciano. La donna, se non ci ha la dote, sta
sotto il potere del marito; se ce l'ha, lo sistema e l'accoppa, il maritino...
IL LAMENTO DELL’AVARO DERUBATO
EUCLIONE
     Morto, sono morto, e sepolto pure. Dove correre? Dove non correre?
Fermalo, fermalo! Ma chi? E chi? Non lo so, non vedo nulla, vado alla cieca, e
non so dove vado, dove sono, chi sono, non riesco a stabilirlo. (Verso gli
spettatori) Voi, vi supplico! Venite in mio aiuto, vi prego, vi imploro, indicatemi
l'uomo che me l'ha rubato. Che vai dicendo, tu? Sì, a te si può prestar fiducia,
dalla faccia sembri uno perbene. Ehi, che c’è? Perché ridete? Vi conosco, io,
tutti quanti, so bene che ci sono molti ladri qui dentro, che si nascondono sotto
la toga imbiancata e stanno lì, seduti come dei galantuomini. Ehi, chi di loro ce
l'ha? Mi hai ucciso. Dimmelo, su: chi ce l'ha? Non lo sai? Oh misero, me misero,
miseramente morto! Malamente perduto, mi aggiro malconcio. Troppe lacrime
mi ha inflitto questo giorno, e dolori e tristezze, e fame e povertà. Perduto, io
sono il più perduto che ci sia sulla terra. Ma sì, che mi serve la vita se ho
perduto tutto quell'oro? Tutto quell'oro che custodivo con tutto il mio zelo? Io ho
defraudato me stesso, l'animo mio, il mio Lare. Altri gioiscono adesso della mia
sventura e del mio danno. E non ce la faccio a sopportarlo.
Pantalone nasce a Venezia intorno alla metà
del '500

Rappresenta il tipico mercante vecchio, avaro
e lussurioso.

Un simile personaggio era già presente nelle
commedie rinascimentali, ma la sua vera
origine viene fatta risalire al personaggio del
Magnifico che recitava nelle piazze accanto al
servo Zanni, con contrasti comici che man
mano conquistarono i primi palcoscenici della
Commedia all'improvviso o dell'arte.

La figura e la tipologia del personaggio di
Pantalone derivano direttamente da quella
del mercante veneziano del XVI secolo, una
lunga zimarra nera che copre una calzamaglia
rossa
MILES GLORIOSUS
                               =
                     IL SOLDATO SPACCONE


                        PIRGOPOLINICE      ARTOTROGO, parassita
                                           rapisce

PLEUSICLE,
Giovane cittadino                          FILOCOMASIA, cortigiana
ateniese



PALESTRIONE, servo
PIRGOPOLINICE

  Badate, voi: il mio scudo deve sfolgorare più che i raggi del sole nel

  cielo più terso. Così che, se si presenta l'occasione, nel fuoco della

  battaglia, bruci gli occhi dei nemici. Io voglio consolarla, questa mia

  spada, che non si lamenti, poverina, e non si perda d'animo, poveraccia,

  poi che da troppo tempo la tengo in ozio mentre lei spasima dalla voglia

  di far polpette dei nemici. Ma dov’è Artotrogo?

  ARTOTROGO

  E’ qui, proprio qui, vicino ad un eroe che è forte, favoloso d'aspetto come

  te. E che razza di soldato! Oserebbe Marte confrontarsi con lui? No, non

  oserebbe dire che le sue gesta sono pari alle tue.
ARTOTROGO
   Nulla, per Ercole, se mai pensiamo alle altre imprese, quelle che non ti
   sei mai sognato di fare. Se qualcuno ne conosce uno più bugiardo di lui,
   più sbruffone di lui, mi tenga pure come schiavo, io mi consegno mani e
   piedi. Però c’è un fatto: a casa sua si mangia un pasticcio d'olive che ti
   fa perdere la capa.
PIRGOPOLINICE
   Ehi, dove sei?
ARTOTROGO
   Eccomi qua. Ma tu, in India, con quell'elefante, come hai fatto a
   rompergli un braccio con un pugno?
PIRGOPOLINICE
   Che cosa? Un braccio?
ARTOTROGO
   Volevo dire una gamba.
PIRGOPOLINICE
   Ma sì, gli ho dato un colpetto.
ARTOTROGO
   Accidenti! Se facevi sul serio, il tuo braccio gli sfondava la pelle e la
   panza e gli veniva fuori dalla bocca.
PIRGOPOLINICE
   Lasciale perdere, adesso, queste cose.
ARTOTROGO
   Le tue imprese, mica è il caso che tu le racconti a me, che le conosco per
   filo e per segno. (Tra sè) è la panza, la panza, che mi fa passare queste
   tribolazioni. Se le orecchie non orecchiano, i denti mi si sdentano. E
   così lui racconta frottole e io dico di sì.
Il Capitano è una delle più antiche maschere della
commedia dell'arte.
La sua genesi risale al Pirgopolinice del Miles gloriosus
di Plauto e al Trasone dell'Eunuco di Terenzio.
Rinato in altre forme nel teatro italiano del 1500,
impersonificava a volte il soldato di nobili sentimenti
ed estroso o il vanaglorioso spaccone che si vantava di
titoli non posseduti e di imprese mai compiute: in
entrambi i casi malcelava in realtà il terrore di dover
affrontare una battaglia o un duello, contrariamente a
quanto invece affermava di continuo a parole.
Con la dominazione spagnola dell'Italia e dopo la
discesa di Carlo V, il Capitano assunse sempre più i
connotati del soldato spagnolo
Celebri capitani del palco furono Francesco Andreini
con Capitan Spaventa e Silvio Fiorillo con Capitan
Matamoros
Sempre al capitano sono riconducibili poi numerose
derivazioni della maschera adottate dal carnevale
napoletano o più in generale dalla letteratura, come
Capitan Fracassa.
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  • 1. Torri di Quartesolo – 3° bimestre 2012 Prof. Mauro Maruzzo TEATRO LATINO Plauto – Terenzio - Seneca 4^lezione Plauto: “cattivi simpatici”. Aulularia, Miles Gloriosus
  • 2. Corso sul TEATRO LATINO Prof. Maruzzo Mauro Il corso intende fornire gli elementi essenziali di base per comprendere il teatro in lingua latina nel suo contesto antico; quindi si soffermerà sui tre principali autori e su alcuni passi delle loro opere, cercando soprattutto di scoprire il loro valore di modelli per la storia della cultura occidentale fino ai giorni nostri… 7 marzo Introduzione al teatro antico: l’origine greca, la specificità del contesto romano, organizzazione, occasioni e sedi delle rappresentazioni, generi. Curiosità e aneddoti davanti e dietro le scene. 14 marzo Plauto: il padre della commedia letteraria. Pseudolus: Lo schiavo, il poeta 21 marzo Plauto, Amphitruo: la nascita del sosia; Bacchides e Maenechmi: lo scambio di persona. 28 marzo Plauto, Aulularia: il prototipo dell’avaro; Miles gloriosus: il soldato spaccone (cattivi simpatici) 04 marzo Terenzio: il padre del “dramma borghese” 11 marzo Incontri, scontri e confronti tra generazioni nelle commedie di Terenzio: padri, figli… e suocere! 18 marzo Seneca: la tragedia ai tempi dell’Impero: horror ante litteram
  • 3. TITO MACCIO PLAUTO Praenomen – Nomen - Cognomen Nome personale – nome gentilizio - soprannome Tito Maccio Plauto non ha nome gentilizio perché non è romano, né latino, bensì originario di Sarsina (allora in Umbria, oggi in Romagna) Plauto ha DUE SOPRANNOMI (COGNOMEN): - MACCIO, da MACCUS, maschera della Fabula Atellana = MATTO, SCIOCCO - PLAUTO, da PLOTUS = DAI PIEDI PIATTI, che recita A PIEDI NUDI Nasce tra il 255 e il 250 a.C. e muore a Roma nel 184 a.C. Tra il 225 e il 214 giunge a Roma come attore di farse (Sarsina conquistata dai Romani nel 222). Varrone racconta che dopo aver perso nel commercio tutto il denaro guadagnato facendo l’attore ed esser stato costretto a girare la macina in un mulino, proprio qui aveva cominciato a scrivere le prime commedie. 21 COMMEDIE ci sono giunte sicuramente a suo nome (tramite la selezione di Varrone)
  • 4. TITO MACCIO PLAUTO IL DOPPIO TEMATICA CULTURALE ANTICA: DUPLICATI DELL’INDIVIDUO IN SITUAZIONI PARTICOLARI: RITRATTO – STATUA – MASCHERA… MENAECHMI – BACCHIDES - AMPHITRUO TEATRO MODERNO (SHAKESPEARE – MOLIERE – GOLDONI)
  • 5. BACCHIDES Unica commedia palutina di cui abbiamo il modello di Menandro, il Dis Exapaton (parzialmente) Crisalo, BACCHIDE I, MNESILOCO, servo prostituta giovane amici Gemelle identiche BACCHIDE II, PISTOCLERO, prostituta giovane Scambi di persona, equivoci e inganni… LIETOFINE
  • 6. MENAECHMI Da Siracusa… MENECMO II, A Epidamno… Gemello di Menecmo I MENECMO I, Smarrito dal padre naturale di Siracusa, SPAZZOLA, il servo allevato da un mercante MOGLIE EROZIA, Scambi di persona, prostituta equivoci e inganni… I due gemelli, stanchi delle donne se ne tornano insieme a Siracusa
  • 7. AULULARIA = LA COMMEDIA DELLA PENTOLA
  • 8. AULULARIA = LA COMMEDIA DELLA PENTOLA COMMEDIA DI CARATTERE CARATTERIZZAZIONE DEL TRAMA PERSONAGGIO EUCLIONE vecchio avaro Trova in giardino
  • 9. AULULARIA = LA COMMEDIA DELLA PENTOLA COMMEDIA DI CARATTERE CARATTERIZZAZIONE DEL TRAMA PERSONAGGIO EUCLIONE Si finge povero vecchio avaro Trova in giardino figlia FEDRIA In sposa, senza dote MEGADORO Vecchio scapolo figlio
  • 10. AULULARIA = LA COMMEDIA DELLA PENTOLA COMMEDIA DI CARATTERE CARATTERIZZAZIONE DEL TRAMA PERSONAGGIO EUCLIONE Si finge povero vecchio avaro Trova in giardino figlia FEDRIA Ha messo in In sposa, cinta senza dote MEGADORO Vecchio scapolo LICONIDE STROBILO, figlio servo
  • 11. AULULARIA = LA COMMEDIA DELLA PENTOLA COMMEDIA DI CARATTERE CARATTERIZZAZIONE DEL TRAMA PERSONAGGIO EUCLIONE Si finge povero dote vecchio avaro MATRIMONI Trova in giardino figlia O RIPARATORE FEDRIA Ha messo in In sposa, cinta senza dote MEGADORO Vecchio scapolo LICONIDE STROBILO, figlio servo ruba
  • 12. MEGADORO ED EUCLIONE SUI COSTUMI DELLE DONNE MEGADORO (tra sé) Ho parlato con molti amici del mio proposito di sposarmi. Dicono un gran bene, loro, della figlia di Euclione; dicono che sono stato saggio e l'ho pensata bene. » certo: se anche gli altri facessero come me, sposando le figlie dei pi˘ poveri, portandosele a casa senza dote, in città ci sarebbe pi˘ concordia, e quanto! Noi ricchi saremmo meno invidiati, le nostre mogli avrebbero maggior timore di comportarsi male, e noi, spenderemmo meno di quel che ora spendiamo. Tutto questo va bene, benissimo, per la maggioranza. Il contrasto sarebbe con quei pochi spilorci che sono così avidi e insaziabili che neppure la legge e il calzolaio possono prendergli le misure. Qualcuno potrebbe dire: ´E le donne ricche, quelle con la dote, con chi si sposeranno, se per le povere si fa una legge come questa?. Be', sposino chi gli pare, purché la dote non le segua. Se le cose andassero così, le donne cercherebbero di aver miglior costume, da portare in dote, altro che la dote di adesso. I muli, che costano più dei cavalli, io li farei calar di prezzo, a buon mercato più che i ronzini della Gallia. EUCLIONE (a parte) Dio come l'ascolto volentieri quest'uomo! Il suo discorso sul risparmio è proprio bello! MEGADORO Nessuna donna si azzarderebbe più a dire: ´Io, a te, ti ho portato una dote che val più del tuo patrimonio; perciò è giusto che mi vengan regalati porpora e gioielli, serve, muli e mulattieri, valletti e messaggeri, e carrozze che mi portino in giro.
  • 13. EUCLIONE Come conosce bene gli usi delle dame, lui! Vorrei che lo nominassero prefetto dei costumi delle donne. MEGADORO Oggi come oggi, dovunque tu vada, vedi pi˘ vetture in città che in campagna, quando ti rechi in villa. Ma son rose e fiori al confronto di quel che ti fanno spendere. Eccoli lì: lavandaio, ricamatore, orefice, lanaiolo. E poi e poi: trafficanti in trine e camicie, tintori in arancione e violetto e giallo; sarti per le tuniche con le maniche; profumieri e venditori di biancheria; calzolai e scarpari e ciabattini; fabbricanti di sandali e di tessuti specialissimi. Eccoli lì, tutti! Eccoli lì. I lavandai bussano a denari, battono cassa i sarti. E arrivano quelli dei busti insieme con quelli delle cinture. Tu credi di averli liquidati, se ne vanno, ma subito ti assaltano in trecento, mentre già premono nell'atrio, con la borsa in mano, tessitori, merlettai e stipettari. Li fai entrare, li paghi sull'unghia, pensi di aver finito, invece no, irrompono tintori in zafferano, qualche canchero ancora, tutti a pretendere qualcosa. EUCLIONE Vorrei chiamarlo ma non vorrei che smettesse di lodare i costumi delle donne. Be', per ora lascio che continui. MEGADORO Appena li hai pagati, quei venditori di bagatelle, ecco che ti sbuca fuori un soldato che vuole la sua parte. Tu corri dal banchiere, fai i conti con lui e intanto il soldato se ne sta lÏ a pancia vuota e aspetta la pecunia. Però, alla fine dei conti, risulta che sei tu in debito con il banchiere. Le speranze del soldato vengono rimandate a un altro giorno. Queste sono, queste e tante altre, le gioie che ti da una ricca dote. Queste sono le spese che ti schiacciano. La donna, se non ci ha la dote, sta sotto il potere del marito; se ce l'ha, lo sistema e l'accoppa, il maritino...
  • 14. IL LAMENTO DELL’AVARO DERUBATO EUCLIONE Morto, sono morto, e sepolto pure. Dove correre? Dove non correre? Fermalo, fermalo! Ma chi? E chi? Non lo so, non vedo nulla, vado alla cieca, e non so dove vado, dove sono, chi sono, non riesco a stabilirlo. (Verso gli spettatori) Voi, vi supplico! Venite in mio aiuto, vi prego, vi imploro, indicatemi l'uomo che me l'ha rubato. Che vai dicendo, tu? Sì, a te si può prestar fiducia, dalla faccia sembri uno perbene. Ehi, che c’è? Perché ridete? Vi conosco, io, tutti quanti, so bene che ci sono molti ladri qui dentro, che si nascondono sotto la toga imbiancata e stanno lì, seduti come dei galantuomini. Ehi, chi di loro ce l'ha? Mi hai ucciso. Dimmelo, su: chi ce l'ha? Non lo sai? Oh misero, me misero, miseramente morto! Malamente perduto, mi aggiro malconcio. Troppe lacrime mi ha inflitto questo giorno, e dolori e tristezze, e fame e povertà. Perduto, io sono il più perduto che ci sia sulla terra. Ma sì, che mi serve la vita se ho perduto tutto quell'oro? Tutto quell'oro che custodivo con tutto il mio zelo? Io ho defraudato me stesso, l'animo mio, il mio Lare. Altri gioiscono adesso della mia sventura e del mio danno. E non ce la faccio a sopportarlo.
  • 15. Pantalone nasce a Venezia intorno alla metà del '500 Rappresenta il tipico mercante vecchio, avaro e lussurioso. Un simile personaggio era già presente nelle commedie rinascimentali, ma la sua vera origine viene fatta risalire al personaggio del Magnifico che recitava nelle piazze accanto al servo Zanni, con contrasti comici che man mano conquistarono i primi palcoscenici della Commedia all'improvviso o dell'arte. La figura e la tipologia del personaggio di Pantalone derivano direttamente da quella del mercante veneziano del XVI secolo, una lunga zimarra nera che copre una calzamaglia rossa
  • 16. MILES GLORIOSUS = IL SOLDATO SPACCONE PIRGOPOLINICE ARTOTROGO, parassita rapisce PLEUSICLE, Giovane cittadino FILOCOMASIA, cortigiana ateniese PALESTRIONE, servo
  • 17. PIRGOPOLINICE Badate, voi: il mio scudo deve sfolgorare più che i raggi del sole nel cielo più terso. Così che, se si presenta l'occasione, nel fuoco della battaglia, bruci gli occhi dei nemici. Io voglio consolarla, questa mia spada, che non si lamenti, poverina, e non si perda d'animo, poveraccia, poi che da troppo tempo la tengo in ozio mentre lei spasima dalla voglia di far polpette dei nemici. Ma dov’è Artotrogo? ARTOTROGO E’ qui, proprio qui, vicino ad un eroe che è forte, favoloso d'aspetto come te. E che razza di soldato! Oserebbe Marte confrontarsi con lui? No, non oserebbe dire che le sue gesta sono pari alle tue.
  • 18. ARTOTROGO Nulla, per Ercole, se mai pensiamo alle altre imprese, quelle che non ti sei mai sognato di fare. Se qualcuno ne conosce uno più bugiardo di lui, più sbruffone di lui, mi tenga pure come schiavo, io mi consegno mani e piedi. Però c’è un fatto: a casa sua si mangia un pasticcio d'olive che ti fa perdere la capa. PIRGOPOLINICE Ehi, dove sei? ARTOTROGO Eccomi qua. Ma tu, in India, con quell'elefante, come hai fatto a rompergli un braccio con un pugno? PIRGOPOLINICE Che cosa? Un braccio? ARTOTROGO Volevo dire una gamba. PIRGOPOLINICE Ma sì, gli ho dato un colpetto. ARTOTROGO Accidenti! Se facevi sul serio, il tuo braccio gli sfondava la pelle e la panza e gli veniva fuori dalla bocca. PIRGOPOLINICE Lasciale perdere, adesso, queste cose. ARTOTROGO Le tue imprese, mica è il caso che tu le racconti a me, che le conosco per filo e per segno. (Tra sè) è la panza, la panza, che mi fa passare queste tribolazioni. Se le orecchie non orecchiano, i denti mi si sdentano. E così lui racconta frottole e io dico di sì.
  • 19. Il Capitano è una delle più antiche maschere della commedia dell'arte. La sua genesi risale al Pirgopolinice del Miles gloriosus di Plauto e al Trasone dell'Eunuco di Terenzio. Rinato in altre forme nel teatro italiano del 1500, impersonificava a volte il soldato di nobili sentimenti ed estroso o il vanaglorioso spaccone che si vantava di titoli non posseduti e di imprese mai compiute: in entrambi i casi malcelava in realtà il terrore di dover affrontare una battaglia o un duello, contrariamente a quanto invece affermava di continuo a parole. Con la dominazione spagnola dell'Italia e dopo la discesa di Carlo V, il Capitano assunse sempre più i connotati del soldato spagnolo Celebri capitani del palco furono Francesco Andreini con Capitan Spaventa e Silvio Fiorillo con Capitan Matamoros Sempre al capitano sono riconducibili poi numerose derivazioni della maschera adottate dal carnevale napoletano o più in generale dalla letteratura, come Capitan Fracassa.