1. ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI BRERA
PERCORSO DI ABILITAZIONE SPECIALE
ANNO ACCADEMICO 2013-14
METODOLOGIE E TEORIE DELLA STORIA DELL’ARTE
Prof.ssa Raffaella Pulejo, Prof.ssa Elisabetta Longari
ARTISTI E POLITICA: IL CASO COURBET
La figura dell'artista a Parigi nella seconda metà dell'Ottocento
2. ARTISTI E POLITICA: IL CASO COURBET
La figura dell'artista a Parigi nella seconda metà dell'Ottocento
- La battaglia delle scuole: Il Realismo contro l'idealismo classico
- Come il Potere considera l'affermarsi delle tendenze artistiche innovative
rispetto all'arte ufficiale.
- Il carattere sociale della nuova arte
- Tre domande cruciali: Chi dipinge Courbet, Perché? Che reazioni provoca?
- Esposizione Universale di Parigi del 1855: il Pavillon du Réalisme
- “Il cittadino Courbet”
3. “Questa è pittura da democratici, da gente che non si cambia la biancheria, che
vuol dettar legge alla buona società: arte che non mi piace e anzi mi disgusta.”
Conte Nieuwerkerke.
“Si può dire che è stato un insegnante dispotico e che ha lasciato nella pittura
francese un'eredità negativa. Uomo pieno di ostinazione, dotato di qualche dono
prezioso ma deciso a negare l'utilità dei doni che non gli sono toccati, si è attribuito
la gloria straordinaria, eccezionale di estinguere il sole.”
Baudelaire commentando la personalità di Ingres
"Sono anche del parere che la pittura è un'arte essenzialmente concreta e che può
consistere soltanto nella rappresentazione delle cose reali e esistenti. E' un
linguaggio tutto fisico che ha per parole tutti gli oggetti visibili; un oggetto astratto,
invisibile, che non esiste, non è di dominio della pittura. L'immaginazione in arte
consiste nel sapere trovare l'espressione piú completa di una cosa esistente, ma
mai nel supporre questa cosa o nel crearla.” Courbet
6. Il carattere sociale della nuova arte
Courbet e il popolo
Courbet, contadino o bohémien?
La Francia rurale nel 1848
La coscienza politica della massa
I legami con l'arte popolare
7. L'amico e fedele critico Castagnary scriveva di lui:
"Nel 1848 era abbastanza comprensibile che un pittore, nato dal popolo,
repubblicano di costumi e di educazione, prendesse per oggetto della sua
arte i contadini e i borghesi tra i quali aveva trascorso l'infanzia...
Dipingendoli in grandezza naturale e dando ad essi il vigore e il carattere
che sino ad allora erano stati riservati agli dèi e agli eroi, Courbet portò a
termine una rivoluzione artistica."
Il pensiero di Courbet andrà precisandosi sempre di piú. Nel '50 scrive a
Francis Wey: «Il popolo gode le mie simpatie, devo rivolgermi a lui
direttamente, ricavarne il mio sapere, e deve essere lui a farmi vivere.»
12. "Lo scopo dell'arte è di parlare al popolo e di educarlo facendo vibrare in lui
il sentimento nazionale,"
Decamps marzo del '39.
"L'arte è un possente mezzo di educazione politica... Si tratta di ritemprare
l'arte in uno spirito sociale e di renderle la sua forza civilizzatrice,"
H. Robert nell'aprile del '41.
"Non bisogna che l'amore della natura, la poesia e l'arte ci isolino
assolutamente dagli altri uomini e dalla società"
Théophile Thoré nel '44
16. "Anziché utilizzare l''arte popolare per rianimare la cultura
ufficiale e solleticare il suo particolare e isolato pubblico,
Courbet faceva esattamente il contrario. Utilizzava l'arte colta
(le sue tecniche, le sue misure e in parte anche la sua
ricercatezza) per rianimare l'arte popolare”.
T.J. Clark
21. Tre domande cruciali:
Chi dipinge Courbet, Perché? Che reazioni provoca?
Il Salon del 1850: reazione del pubblico e della critica
22. "Ciò che angustia i critici è la sensazione di non riuscire a cogliere
l'intenzione di Courbet: che la strana mescolanza di personaggi, situazioni
e classi che si ha nel Funerale a Ornans deve significare qualcosa, ma non
riescono a vedere esattamente cosa.”
T.J. Clark
Courbet dipinge i contadini e la borghesia di metà Ottocento, una classe
quest'ultima, tutt'altro che omogenea e spesso costituita da quegli stessi
contadini, arricchiti, che tanto disprezzava. La sua è una pittura di storia,
non della “storia degli altri” ma di quella contemporanea, che disturba il suo
pubblico.
Per chi dipinge davvero Courbet, a chi è dedicata la sua arte?
L'irritazione per le sue opere era feroce e comune sia nella destra che
nella sinistra: nessuno sembrava gradire la rappresentazione massiccia e
ironica soprattutto della borghesia rurale.
23. Funerale a Ornans, 1849-50 olio su tela 315x668 cm, Parigi Musée d'Orsay
24. Studio a carboncino di Funerale a Ornans, 1849 37x95 cm, Besançon Musée de Beaux-Art
31. “...esprimere i costumi, le idee, l'aspetto del mio tempo, secondo il
mio giudizio; in una parola, fare dell'arte viva.”
32. L'atelier del pittore, allegoria reale che determina una fase di sette anni della mia vita artistica e morale,
1855 olio su tela 359x598 cm, Parigi Musée d'Orsay
34. Alla proclamazione della Repubblica, Courbet è eletto presidente della
Commissione delle arti e tenta una difesa dei musei parigini. Inoltre, per
sua grande sventura, egli incita il governo di Difesa nazionale a "liberarsi”
della colonna Vendôme, simbolo napoleonico per eccellenza. Nel marzo
del 1871, quando nasce la Comune, Courbet vi aderisce con un
entusiasmo sincero e una fervente fiducia. Viene eletto al Consiglio della
Comune, assessore all'istruzione pubblica e presidente della Federazione
degli artisti.
Tuttavia, il sogno di Courbet di una fratellanza artistica e pacifista si
infrange di fronte alle feroci violenze che scoppiano alla fine della Comune.
Courbet viene arrestato, giudicato dal tribunale di guerra e condannato a
sei mesi di prigione scontati a Versailles, a Parigi, alla prigione di Sainte-
Pélagie, e a Neuilly, presso la clinica del dottor Duval, dove malato, viene
rilasciato sulla parola. Ha quindi inizio una lenta ma inesorabile decadenza
che culminerà con l'esilio in Svizzera.
35. Statua di Napoleone dopo la caduta della Colonna Vendôme, Parigi Biblioteca Nazionale
36. La trota, 1971 olio su tela 52,5x87 cm, Zurigo Kunsthaus Zurich
37. ”...L'onore non sta in un titolo, né in una decorazione, ma negli atti e nei
moventi delle azioni. Il rispetto di se stessi e delle proprie azioni ne
costituisce l'essenza principale.
Mi onoro di restar fedele a quelli che per tutta la vita sono stati i miei
principii: se li rinnegassi, rinuncerei all'onore per averne il simbolo.
...Permetta dunque, Signor Ministro, che io rifiuti l'onore che Lei ha creduto
di farmi. Ho cinquant'anni e sono sempre vissuto libero, lasci che io termini
la mia esistenza in libertà”.