2. Il carattere fluido della contemporaneità e l’oppressione burocratica delle
istituzioni dominanti non siano escamotage per rifuggere dal design
organizzativo e dalla governance del “comune”...
“L’uomo è animale carente, non conformato per un ambiente naturale peculiare
per la sua specie e di conseguenza non ha altra risorsa che trasformare con la sua
intelligenza qualsivoglia stato di cose da lui incontrato nella natura. (...)Le
istituzioni prodotto dei legami sociali non sono solo utili alla sua difesa, ma
assumono un’autonomia propria e producono una forza capace di imporre e
conservare le idee guida” [A. Gehlen]
Attratti (ma non sedotti) dall’indeterminato
3. Se “co” sta per #common
… allora le organizzazioni di cui parliamo sono infrastrutture sui generis:
- modalità di accesso aperta e non discriminatoria, a patto di non limitare la capacità
di fruizione da parte di chi già ne beneficia e al tempo stesso evitare fenomeni di
congestione, sovrasfruttamento e utilizzo opportunistico;
- determinazione del valore dell’infrastruttura guardando non alle sue qualità
intrinseche, ma “alle attività e ai processi produttivi di beni ulteriori che essa rende
possibile a valle del suo utilizzo” (Sacconi, Ottone, 2015, p. 184);
- capacità dell’infrastruttura di essere adattata per molteplici impieghi e per la
produzione di diverse categorie di beni (pubblici, sociali, meritori ma anche privati),
consapevoli del fatto che “tali beni non possono essere previsti in anticipo e hanno
inevitabili effetti esterni positivi sul altri utenti” (Sacconi, Ottone, 2015, p. 184).
… il tutto ricordando che il co-operare è genetico (base biologica), si può
apprendere (come meta competenza) e si può ripristinare (con i giusti “rituali”)
[Sennett, 2014]
4. Un’architettura sfidante… (a dir poco)
1) Governance che regola (e promuove) apertura e sostenibilità
a) inevitabilmente multistakeholder
b) centrata sulla domanda
2) Il core business sono gli spillover
a) perennemente marginalizzati (politiche di scaling)
b) e i loro generatori… (produzione culturale)
3) Un velo di incertezza rispetto alle forme d’uso
a) erano pascoli ora sono “ski area”
b) obbliga a focalizzare gli asset rilevanti (che fanno patrimonio)
6. Impatto solo parziale per quella
che potrebbe diventare l’industry
della rigenerazione sociale
- Non si registrano modalità
sistematiche di coinvolgimento
delle comunità locali e in
particolare dei beneficiari per
definire la nuova destinazione d’
uso (altro che cheap talk pre-
deliberativo!)
- Non è stata rilevata la presenza
diffusa di economie esterne in
grado di rafforzare la dimensione
produttiva e imprenditoriale (al
massimo ci fai la sede)
- Governance “primordiale”,
incentrata solo sul soggetto
gestore della struttura e con
scarso coinvolgimento di altri
attori.
I community asset
ferroviari
7. - Minoranze attive che si formano
lungo le faglie degli shock sociali,
ambientali. ecc.
- Rifondano su nuove basi il
carattere meritorio di ciò che
viene riconosciuto come “di
interesse pubblico”
- Attivano “capitali dormienti”
(anche esterni) e sollecitano l’
accompagnamento
- Puntano su economie di
patrimonio piuttosto che sui
volumi di fatturato
- Sono, in sintesi, community hub
che abilitano ad ampio raggio
(anche un sanissimo self interest)
Sono, al fondo, organizzazioni autopoietiche,
capaci cioè di ridefinire costantemente loro
stesse nella misura in cui riconoscono una
natura “costituzionale” al loro patrimonio,
identificando un nucleo stabile di norme che
regola l’accesso a contenuti e risorse di uso e
manutenzione comune.
[Venturi, Zandonai, 2016]
Le coop di comunità
Un ecosistema in formazione
(nonostante la retorica) alla prova
dei SIEG*
* attività commerciali che assolvono missioni d'interesse
generale e sono soggetti a obblighi di servizio pubblico:
trasporto, energia, comunicazione, servizi postali
8. Un sistema socio-tecnico
organizzato come common,
idiosincratico rispetto allo
scambio di mercato
Wireless
Community
Networks
- Risposta “politicamente
situata” rispetto al principale
elemento di dominio attuale
(cyber-governance)
- Ridefinizione delle interazioni
su scala locale (sanamente
offline)
- “l’infrastruttura distribuita su
base comunitaria permette di
creare - e in qualche misura
potenziare - delle prossimità
comunicative digitali con il
mondo a portata di mano
[Crabu, Magaudda, 2015]
- il nerd come (e forse meglio)
del “cittadino attivo”:
manipola come atto politico e
condivide il sapere come stile
9. Apprendimenti
L’imprenditorialità come dato costitutivo e diffuso
- Non solo sviluppo economico, ma anche cambiamento sociale
Gli asset comunitari
- I motori della rigenerazione «place-based»
Il valore esperienziale nelle economie dei flussi
- Il vero fattore di disintermediazione
La produzione culturale per riprodurre legami
- Oltre la tutela, vale l’elemento performativo
L’impatto tecnologico
- Nelle filiere a elevato contenuto di know-how
La coproduzione come metodo
- I GAS oltre la nicchia
12. ri-combinare per rigenerare
Nuove combinazioni di attività imprenditoriali coesive
caratterizzate da elementi di innovazione volti ad ottenere
un forte impatto in termini di cambiamento sociale.
16. e pulizie del retrobottega
“Luoghi allestiti con infrastrutture tecnologiche, competenze (soprattutto di metodo), spazi di
relazione aperto a operatori, volontari, professionisti, cittadini, policy maker. Soggetti che, lavorando
gomito a gomito, ridisegnano i servizi e scalano, rigorosamente dal basso, fino alle politiche.
[D. Selloni]