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INTERNAZIONALIZZAZIONE E
DELOCALIZZAZIONE
D’ IMPRESA: IL CASO AUSTRIA
AUDITORIUM BANCA PREALPI
TARZO, 26 GIUGNO 2015


«Internazionalizzazione e delocalizzazione

di impresa: il caso Austria»





avv. Marco Caliandro

Managing Partner Studio GHEA

Con il termine internazionalizzazione si indica l’espansione dell’impresa
al di fuori del proprio mercato nazionale.
a)l’espansione mercantile: i prodotti realizzati nel paese d’origine vengono
esportati e commercializzati all’estero;
b)gli investimenti diretti esteri (IDE), l’impresa multinazionale (IMN) possiede
stabilimenti produttivi o centri di R&S in uno o più paesi esteri, eventualmente in
joint-venture con operatori locali (si considerano sia le partecipazioni di
maggioranza che le partecipazioni paritarie o minoritarie). Carattere qualificante
dell’IDE è il fatto che l’investitore estero interviene direttamente nella
direzione e gestione della società in cui detiene una quota di capitale ed ha
quindi la possibilità di influire significativamente sulle decisioni strategiche ed
operative;
c)forme intermedie di internazionalizzazione: accordi, licenze, contratti di
assistenza tecnica e commerciale, ecc., che consentono di vendere o affittare la
tecnologia ad operatori locali di paesi esteri.
Internazionalizzazione di impresa
Per delocalizzazione si intende il trasferimento della produzione di beni e
servizi in altri paesi, in genere in via di sviluppo o in transizione.
In senso stretto, ci si riferisce ad uno spostamento della produzione da
imprese poste sul territorio di un determinato paese ad altre localizzate
all’estero.
La produzione ottenuta a seguito di questo spostamento dell’attività non è
venduta direttamente sul mercato, ma viene acquisita dall’impresa che
opera nel paese di origine per essere poi venduta sotto il proprio marchio.
Si tratta di un processo legato all’internazionalizzazione delle imprese.
Delocalizzazione di impresa
Alcuni temono che la delocalizzazione possa impoverire l’economia
nazionale, con perdita di posti di lavoro e valore aggiunto.
Altri, invece, ritengono si tratta di un processo virtuoso di rafforzamento
delle imprese italiane, un importante strumento competitivo.
Diverse sono le motivazioni e i vantaggi che si hanno nell’avviare un
progetto di delocalizzazione:
•riduzione dei costi di produzione;
•la disponibilità di manodopera specializzata a basso costo;
•la disponibilità di materie prime in loco;
•la possibilità di creare nuovi sbocchi di mercato;
•presenza di mercati locali in forte sviluppo;
•agevolazioni e semplificazioni finanziarie.
Delocalizzazione di impresa
Tuttavia ci sono anche dei rischi legati al trasferimento dell’attività
produttiva all’estero.
•la riduzione del livello di occupazione, almeno per quanto riguarda
mercati del lavoro come quello europeo, caratterizzato da rigidità salariale;
•rischio di perdita del controllo di qualità e di immagine;
•il «rischio Paese»;
•aumento dei costi logistici;
•perdita di controllo della qualità;
•rischi legati al trasferimento di know how.
I rischi
Alla base della decisione aziendale di spostare all’estero alcune o tutte le
fasi del processo produttivo vi sono delle importanti valutazioni da fare
•È necessario capire in quali casi la delocalizzazione rappresenti
realmente una strategia efficace;
•analizzare i fattori che determinano la scelta del paese;
•organizzare il processo di produzione in base alle specifiche
potenzialità tecniche e ambientali che ciascun contesto territoriale può
offrire;
•conoscenza degli aspetti legati alla legislazione del paese “ospitante”,
cioè una valutazione di aspetti normativi legali e fiscali.
Andare all’estero
Andare all’estero
Riduzione costi
Andare all’estero
Andare all’estero
I dati fanno riferimento alle dinamiche di multinazionalizzazione attiva
ossia al fenomeno delle imprese italiane che detengono partecipazioni
(di controllo, paritarie e minoritarie) in imprese all’estero.
La soglia dimensionale minima per la rilevazione delle imprese partecipate
fa riferimento ad un giro d’affari all’estero superiore ai 2,5 milioni di
euro.
Si fa presente che l’indagine non censisce le forme di imprenditorialità
italiana all’estero ovvero la nascita di imprese all’estero per opera di
imprenditori italiani.
Andare all’estero
Importanti variabili di cui devono necessariamente tener conto le aziende sono
quelle che riguardano:
•l’aspetto fiscale; strategico, tenendo presente che in molti paesi esistono “free
zones”, cioè località caratterizzate da agevolazioni o assenza di imposte. Doppia
imposizione con l’Italia: verificare se c’è un trattato attraverso il quale i due paesi
contraenti hanno definito i reciproci rapporti da un punto di vista tributario, in modo
che le imposte che si pagano in un paese non si paghino anche nell’altro;
•costi doganali sono: sono determinanti per essere competitivi a livello
internazionale;
•l’aspetto giuridico: è importante conoscere le norme del paese di destinazione
per evitare di imbattersi in divieti o per adattare l’attività alla normativa vigente;
•l’aspetto finanziario e bancario, è bene sapere che esistono delle linee di
finanziamento del nostro Stato e di derivazione internazionale per agevolare la
delocalizzazione e la penetrazione commerciale estera.
Andare all’estero: variabili da considerare
Investire in Austria
Investire in Austria
Imposte
Retribuzioni
Si può effettivamente parlare di delocalizzazione?
•GmbH (simile a S.r.l italiana): soci persone fisiche o giuridiche con residenza o
sede anche all’estero (contratto sociale, se più soci, dichiarazione di costituzione,
se socio unico).
– Capitale sociale minimo di € 10.000,00=. Importo pari a 50% da versare all’atto di
costituzione. ¼ se maggiore, ma non inferiore a € 5.000,00=
– Organi: assemblea generale dei soci, uno o più amministratori, consiglio di sorveglianza (c.s.
> € 70.000,00).
•AG (simile a S.p.a italiana): soci persone fisiche o giuridiche con residenza o sede
anche all’estero.
– Capitale sociale minimo di € 70.000,00=. Importo pari a 25% da versare all’atto di
costituzione.
– Organi: assemblea degli azionisti, consiglio amministrazione/amministratore unico, consiglio
di sorveglianza
Investire in Austria
• Tassazione: imposta ad aliquota unica sui redditi delle persone giuridiche pari al 25%
• Costi deducibili: tutti i costi relativi alla società
• Utili pari a 0: si paga un’imposta annua minima di € 500,00= x GmbH - € 3.500,00= x
AG.
• Non ci sono altre tasse: no IRAP (3,9%)
• Convenzione sulla doppia imposizione con Italia.
• NO redditometro: è uno strumento di accertamento sintetico del reddito, che consente al
fisco italiano una determinazione indiretta del reddito complessivo del contribuente,
basata sulla capacità di spesa del medesimo.
• NO spesometro: ha lo scopo di limitare l'evasione fiscale in ambito IVA. A partire dal
2013 è ufficialmente denominato "Comunicazione Polivalente. Non trova corrispondenze
in altri paesi.
• NO studi di settore: raccolta sistematica dei dati che caratterizzano l'attività e il contesto
economico in cui opera l'impresa, allo scopo di valutare la sua capacità reale di produrre
reddito e sono impiegati per l'accertamento induttivo degli esercenti arti e professioni e
imprese.
Investire in Austria
Investire in Austria
Aspetti societari
Costo del Lavoro
Investire in Austria: Swot analisis
PUNTI DI FORZA:
•Elevata produttività del Paese
•Vantaggi fiscali in Austria
•Posizione centrale del Paese e legami storico-culturali con i
Paesi dell’Est europeo
•Elevato potere d’acquisto
•Stabilità politica e sicurezza
Investire in Austria: Swot analisis
PUNTI DI DEBOLEZZA:
•Normative del lavoro
•Aliquote fiscali
•Normative fiscali
Investire in Austria: Swot analisis
MINACCE:
•Non ci sono particolari rischi politici nel Paese.
•Non ci sono particolari rischi operativi nel Paese.
•Debito pubblico superiore ai criteri Maastricht (> 72%)
Investire in Austria: opportunità
COSA VENDERE:
•Articoli in pelle (escluso abbigliamento) e simili
•Prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici
•Macchinari e apparecchiature
•Mobili
•Prodotti alimentari
Investire in Austria: opportunità
DOVE INVESTIRE:
•Prodotti delle altre industrie manufatturiere
•Costruzioni
•Articoli di abbigliamento (anche in pelle e in pelliccia)
•Mobili
Grazie per l’attenzione!
avv. Marco Caliandro

Managing Partner Studio GHEA

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Internazionalizzazione e Delocalizzazione d'impresa: Il caso Austria

  • 1. INTERNAZIONALIZZAZIONE E DELOCALIZZAZIONE D’ IMPRESA: IL CASO AUSTRIA AUDITORIUM BANCA PREALPI TARZO, 26 GIUGNO 2015
  • 2. 
 «Internazionalizzazione e delocalizzazione
 di impresa: il caso Austria»
 
 
 avv. Marco Caliandro
 Managing Partner Studio GHEA

  • 3. Con il termine internazionalizzazione si indica l’espansione dell’impresa al di fuori del proprio mercato nazionale. a)l’espansione mercantile: i prodotti realizzati nel paese d’origine vengono esportati e commercializzati all’estero; b)gli investimenti diretti esteri (IDE), l’impresa multinazionale (IMN) possiede stabilimenti produttivi o centri di R&S in uno o più paesi esteri, eventualmente in joint-venture con operatori locali (si considerano sia le partecipazioni di maggioranza che le partecipazioni paritarie o minoritarie). Carattere qualificante dell’IDE è il fatto che l’investitore estero interviene direttamente nella direzione e gestione della società in cui detiene una quota di capitale ed ha quindi la possibilità di influire significativamente sulle decisioni strategiche ed operative; c)forme intermedie di internazionalizzazione: accordi, licenze, contratti di assistenza tecnica e commerciale, ecc., che consentono di vendere o affittare la tecnologia ad operatori locali di paesi esteri. Internazionalizzazione di impresa
  • 4. Per delocalizzazione si intende il trasferimento della produzione di beni e servizi in altri paesi, in genere in via di sviluppo o in transizione. In senso stretto, ci si riferisce ad uno spostamento della produzione da imprese poste sul territorio di un determinato paese ad altre localizzate all’estero. La produzione ottenuta a seguito di questo spostamento dell’attività non è venduta direttamente sul mercato, ma viene acquisita dall’impresa che opera nel paese di origine per essere poi venduta sotto il proprio marchio. Si tratta di un processo legato all’internazionalizzazione delle imprese. Delocalizzazione di impresa
  • 5. Alcuni temono che la delocalizzazione possa impoverire l’economia nazionale, con perdita di posti di lavoro e valore aggiunto. Altri, invece, ritengono si tratta di un processo virtuoso di rafforzamento delle imprese italiane, un importante strumento competitivo. Diverse sono le motivazioni e i vantaggi che si hanno nell’avviare un progetto di delocalizzazione: •riduzione dei costi di produzione; •la disponibilità di manodopera specializzata a basso costo; •la disponibilità di materie prime in loco; •la possibilità di creare nuovi sbocchi di mercato; •presenza di mercati locali in forte sviluppo; •agevolazioni e semplificazioni finanziarie. Delocalizzazione di impresa
  • 6. Tuttavia ci sono anche dei rischi legati al trasferimento dell’attività produttiva all’estero. •la riduzione del livello di occupazione, almeno per quanto riguarda mercati del lavoro come quello europeo, caratterizzato da rigidità salariale; •rischio di perdita del controllo di qualità e di immagine; •il «rischio Paese»; •aumento dei costi logistici; •perdita di controllo della qualità; •rischi legati al trasferimento di know how. I rischi
  • 7. Alla base della decisione aziendale di spostare all’estero alcune o tutte le fasi del processo produttivo vi sono delle importanti valutazioni da fare •È necessario capire in quali casi la delocalizzazione rappresenti realmente una strategia efficace; •analizzare i fattori che determinano la scelta del paese; •organizzare il processo di produzione in base alle specifiche potenzialità tecniche e ambientali che ciascun contesto territoriale può offrire; •conoscenza degli aspetti legati alla legislazione del paese “ospitante”, cioè una valutazione di aspetti normativi legali e fiscali. Andare all’estero
  • 11. I dati fanno riferimento alle dinamiche di multinazionalizzazione attiva ossia al fenomeno delle imprese italiane che detengono partecipazioni (di controllo, paritarie e minoritarie) in imprese all’estero. La soglia dimensionale minima per la rilevazione delle imprese partecipate fa riferimento ad un giro d’affari all’estero superiore ai 2,5 milioni di euro. Si fa presente che l’indagine non censisce le forme di imprenditorialità italiana all’estero ovvero la nascita di imprese all’estero per opera di imprenditori italiani. Andare all’estero
  • 12. Importanti variabili di cui devono necessariamente tener conto le aziende sono quelle che riguardano: •l’aspetto fiscale; strategico, tenendo presente che in molti paesi esistono “free zones”, cioè località caratterizzate da agevolazioni o assenza di imposte. Doppia imposizione con l’Italia: verificare se c’è un trattato attraverso il quale i due paesi contraenti hanno definito i reciproci rapporti da un punto di vista tributario, in modo che le imposte che si pagano in un paese non si paghino anche nell’altro; •costi doganali sono: sono determinanti per essere competitivi a livello internazionale; •l’aspetto giuridico: è importante conoscere le norme del paese di destinazione per evitare di imbattersi in divieti o per adattare l’attività alla normativa vigente; •l’aspetto finanziario e bancario, è bene sapere che esistono delle linee di finanziamento del nostro Stato e di derivazione internazionale per agevolare la delocalizzazione e la penetrazione commerciale estera. Andare all’estero: variabili da considerare
  • 15. Si può effettivamente parlare di delocalizzazione? •GmbH (simile a S.r.l italiana): soci persone fisiche o giuridiche con residenza o sede anche all’estero (contratto sociale, se più soci, dichiarazione di costituzione, se socio unico). – Capitale sociale minimo di € 10.000,00=. Importo pari a 50% da versare all’atto di costituzione. ¼ se maggiore, ma non inferiore a € 5.000,00= – Organi: assemblea generale dei soci, uno o più amministratori, consiglio di sorveglianza (c.s. > € 70.000,00). •AG (simile a S.p.a italiana): soci persone fisiche o giuridiche con residenza o sede anche all’estero. – Capitale sociale minimo di € 70.000,00=. Importo pari a 25% da versare all’atto di costituzione. – Organi: assemblea degli azionisti, consiglio amministrazione/amministratore unico, consiglio di sorveglianza Investire in Austria
  • 16. • Tassazione: imposta ad aliquota unica sui redditi delle persone giuridiche pari al 25% • Costi deducibili: tutti i costi relativi alla società • Utili pari a 0: si paga un’imposta annua minima di € 500,00= x GmbH - € 3.500,00= x AG. • Non ci sono altre tasse: no IRAP (3,9%) • Convenzione sulla doppia imposizione con Italia. • NO redditometro: è uno strumento di accertamento sintetico del reddito, che consente al fisco italiano una determinazione indiretta del reddito complessivo del contribuente, basata sulla capacità di spesa del medesimo. • NO spesometro: ha lo scopo di limitare l'evasione fiscale in ambito IVA. A partire dal 2013 è ufficialmente denominato "Comunicazione Polivalente. Non trova corrispondenze in altri paesi. • NO studi di settore: raccolta sistematica dei dati che caratterizzano l'attività e il contesto economico in cui opera l'impresa, allo scopo di valutare la sua capacità reale di produrre reddito e sono impiegati per l'accertamento induttivo degli esercenti arti e professioni e imprese. Investire in Austria
  • 20. Investire in Austria: Swot analisis PUNTI DI FORZA: •Elevata produttività del Paese •Vantaggi fiscali in Austria •Posizione centrale del Paese e legami storico-culturali con i Paesi dell’Est europeo •Elevato potere d’acquisto •Stabilità politica e sicurezza
  • 21. Investire in Austria: Swot analisis PUNTI DI DEBOLEZZA: •Normative del lavoro •Aliquote fiscali •Normative fiscali
  • 22. Investire in Austria: Swot analisis MINACCE: •Non ci sono particolari rischi politici nel Paese. •Non ci sono particolari rischi operativi nel Paese. •Debito pubblico superiore ai criteri Maastricht (> 72%)
  • 23. Investire in Austria: opportunità COSA VENDERE: •Articoli in pelle (escluso abbigliamento) e simili •Prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici •Macchinari e apparecchiature •Mobili •Prodotti alimentari
  • 24. Investire in Austria: opportunità DOVE INVESTIRE: •Prodotti delle altre industrie manufatturiere •Costruzioni •Articoli di abbigliamento (anche in pelle e in pelliccia) •Mobili
  • 25. Grazie per l’attenzione! avv. Marco Caliandro
 Managing Partner Studio GHEA