Quando ho visto la foto dei dieci presidenti e primi ministri che, in occasione della riunione del G7, tenutosi a Shima (Giappone) il 26 e 27 maggio 2016, stavano mettendo a dimora tre cipressi, oltre a compulsare immediatamente il web per cercare di capire il significato di tale gesto, mi sono subito tornati in mente ricordi vari che avevano al centro, per l’appunto, il cipresso.
Di qui l’impulso a buttar giù questo pot-purri.
1. Estratto dal sito
www.ilfuturomigliore.org
CIPRESSI
sergio benassai
Premessa
Quando ho visto la foto dei dieci presidenti e primi ministri che, in occasione della riunione del G7,
tenutosi a Shima (Giappone) il 26 e 27 maggio 2016, stavano mettendo a dimora tre cipressi, oltre a
compulsare immediatamente il web per cercare di capire il significato di tale gesto, mi sono subito
tornati in mente ricordi vari che avevano al centro, per l’appunto, il cipresso.
Di qui l’impulso a buttar giù questo pot-purri.
Acronimo
Come
Interpretare
Parole
Reali
E
Secernerne
Significati
Insoliti
Giappone
Al G7 di quest’anno,
che si tiene nel Giappone,
indovina cosa fanno
con la pala e col piccone.
Piantan tutti dei cipressi
come simboli di vita.
2. E li piantano gli stessi
(senza tema di smentita)
che ai problemi delle genti
poche portan soluzioni.
E rimangono indigenti
centinaia di milioni.
Etimologia e mito
Il nome “cipresso” (cupressus) deriva dal latino cyparissus, che a sua volta deriva dal greco
κυπάρισσος.
Secondo alcuni tale vocabolo ha la sua origine in Κυπροσ, l’antico nome dell’isola di Cipro, mentre
per altri è di origine semitica, potendo derivare da Koper che significa resina.
Ma va anche ricordato che Ciparisso (Κυπάρισσος) è, nella mitologia greca,
un giovane amato da Apollo, che gli regalò un cerbiatto. Ciparisso amava
molto la compagnia del cerbiatto, che però, durante una battuta di caccia,
uccise col suo giavellotto. Tale fu il suo dolore da chiedere ad Apollo di
trasformarsi in un cipresso, le cui gocce di resina rappresentano le sue
lacrime di dolore.
Natale
Quando ero piccolo, qualche giorno prima di Natale, si andava nei boschi sulle pendici degli
Appennini per raccogliere un po’ di borraccina (muschio), necessaria per tappezzare il presepe che
si sarebbe costruito nel sottoscala.
Con l’occasione, percorrendo la carrareccia in salita il cui lato che dava sulla
discesa era delimitato da una lunga fila di cipressi (chissà perché lo
chiamavamo il “viale dei cento pini”), si raccoglievano anche un po’ di
pigne di cipresso.
A casa poi si apriva la scatoletta di legno dove avevamo accumulato la carta
stagnola colorata recuperata dai cioccolatini che avevamo potuto mangiare nel corso dell’anno e
avvolgevamo le pigne con quella carta stagnola.
Il risultato erano delle palline colorate che poi si appendevano ai rametti di un ramo tagliato dal
ligustro che cresceva nel cortile e che costituiva il nostro albero di Natale.
Cimiteri e fattorie
Al liceo certe poesie bisognava impararle a memoria.
“I sepolcri” del Foscolo:
All'ombra de' cipressi e dentro l'urne
confortate di pianto è forse il sonno
3. della morte men duro?
E’ vero, i cipressi sono gli alberi tipici dei cimiteri.
Il perché ?
Secondo la tradizione, perché, sin dai tempi dei Romani, il cipresso è il simbolo della vita eterna
dopo la morte (con il suo svettare verso l’alto, indica il percorso verso il regno celeste).
Secondo un’interpretazione molto più pratica, perché le sue radici si sviluppano dritte in profondità,
invece che svilupparsi in orizzontale, e quindi non vanno ad interferire con le sepolture a terra.
“Davanti San Guido” del Carducci:
I cipressi che a Bolgheri alti e schietti
van da San Guido in duplice filar
Ma è altrettanto vero che i cipressi sono ormai un ornamento tipico della campagna toscana.
Molti viali o vialetti che conducono ad una fattoria, ad una villa, sono delimitati da filari di cipressi.
Probabilmente la scelta di utilizzare cipressi sta nella particolare robustezza di questo albero, nella
sua resistenza alle condizioni atmosferiche.
Ma poi è entrata in gioco anche la sua consacrazione come imprescindibile elemento del paesaggio
toscano
Buddhismo Zen
Chao-chou Ts'ung-shen o Zhàozhōu Cōngshěn (趙州從諗) fu un famoso maestro cinese del
buddhismo zen.
Può anche essere considerato lui stesso una dimostrazione dell’efficacia del metodo zen, visto che
morì nell’897 d.C. alla tenera età di 119 anni.
Ne parlo perché in uno dei “koan” (un esercizio zen consistente in un dialogo fra allievo e maestro
con affermazioni paradossali volte a risvegliare la consapevolezza) di Chao-Chou si fa riferimento
al cipresso.
Ed ecco il “koan”:
Una volta un monaco domandò a Chao Chou:
“Dimmi, qual è il significato dell’arrivo dall’Occidente del Primo Patriarca ?”
Chao Chou rispose:
“Il cipresso nel cortile”
Se volete comprendere il significato della risposta … dovete studiare lo zen
4. Utilizzo del cipresso
E’ interessante notare che vi sono accese discussioni sull’ipotesi che il legno di cipresso sia stato
utilizzato:
- per la costruzione dell’Arca di Noé
- per la croce su cui fu crocifisso Cristo
Comunque in genere il legno di cipresso è utilizzato soprattutto per gli infissi, data la sua resistenza
agli agenti atmosferici.
In campo forestale c’è poi un possibile utilizzo dei cipressi come
alberi resistenti agli incendi.
Guardate questa foto.
C’è stato un incendio e …
.. e i cipressi sono ancora lì, vivi e vegeti.
Un originale utilizzo del legno di cipresso è poi costituito dalla
scultura rappresentante un gigantesco pene (circa 300 kg) che viene
trasportata in processione a Komaki (Giappone) in occasione del
Kanamara Matsuri (il festival del fallo d’acciaio), che si tiene ogni
anno la prima domenica d’aprile.
Ma c’è anche un utilizzo “alimentare”: il liquore di Cupralba.
La ricetta ?
Tenere in infusione per 40 giorni: 1 litro di grappa, 2 cucchiai di miele, cime fiorite di cipresso.
Personalmente non ho alcuna intenzione di provarci.
Da continente a continente
Si può iniziare dal deserto del Sahara.
Nel Tassili-Hoggar (la zona montuosa al centro del deserto del Sahara) ci sono 233 esemplari di
Cupressus dupreziana, il cipresso del deserto.
Io sono stato nell’Hoggar, facendo base a Tamanrasset, e ho visto i graffiti preistorici con elefanti e
giraffe (quando il Sahara non era il deserto di adesso), e ho visto dove viveva Charles de Foucauld,
missionario fra i tuareg, ma non ho visto il cupressus dupreziana.
5. Spostiamoci in Iran.
Questo è Sarv-e Abarqu (il cipresso di Abarqu), considerato il secondo degli alberi più antichi del
mondo: si stima che abbia fra 4000 e 4500 anni. Ha un’altezza di 25 metri e una circonferenza di 18
metri
E’ detto anche l’albero di Zoroastro (o Zarathustra), ma non si sa bene perché, dal momento che le
attività di Zarathustra, compresa l’eventuale piantagione di cipressi, si sono svolte, si presume, fra
Afghanistan e Turkmenistan.
Una breve sosta in Giappone dove, naturalmente, non si può non prendere in considerazione un
cipresso bonsai.
E infine approdiamo al continente americano.
Vicino alla città di Oaxaca (Messico) si trova l’Albero di Tule, un cipresso messicano (o cipresso di
Montezuma) con un diametro di circa 12 metri (che ne fa l’albero più grande del mondo) e che si
stima abbia un’età intorno ai 1500 - 2000 anni
6. Varie e finali
Parlando di cipressi non si possono non ricordare i quadri che Vincent Van Gogh vi ha dedicato,
come questo:
Per terminare un riferimento femminile: la cipressa (che non è il frutto del cipresso).
Un vocabolo che di per sé non ha significato ma che richiama la “Salita della Cipressa”, una salita,
in Liguria, resa nota dalla corsa ciclistica Milano-Sanremo.
Una salita non difficile: ma per chi non è una/un cicloamatrice/ore consiglio di percorrerla su
Youtube: https://www.youtube.com/watch?v=NtHUlPfcAzc