Le sentenze della Corte assurgono alla cronaca nazionale quando hanno dei contenuti bizzarri e curiosi, o quando le decisioni appaiono all’opinione pubblica come del tutto prive di senso: vediamone alcune!
2. Quando leggiamo o ascoltiamo una notizia riguardante una sentenza
della Corte di Cassazione, il livello della nostra attenzione tende ad
aumentare improvvisamente nel tentativo di comprendere bene ciò
che è stato deciso.
Sebbene il nostro Paese abbia prodotto giuristi di rango
internazionale, e praticamente ogni italiano sia parente, amico o
conoscente di almeno un avvocato, l’interesse nei confronti delle
sentenzedellaCorteSupremaèperòdifficilmenteattribuibileall’amore
per Codici e procedure.
Più prosaicamente, le sentenze della Corte assurgono alla cronaca
nazionale quando hanno dei contenuti bizzarri e curiosi, o quando
le decisioni appaiono all’opinione pubblica come del tutto prive di
senso: vediamone alcune!
UN POPOLO DI GIURISTI. O DI CURIOSI?
3. I JEANS DI CASTITÀ
Unasentenzaasuomodostoricafusenzadubbiolan.1636/1999,una
pronuncia sul reato di violenza sessuale. In quel caso, la Suprema
Corte annullò una condanna di due anni e dieci mesi comminata a un
istruttore di guida, che violentò un’allieva appena maggiorenne
durante una lezione.
Secondo la Cassazione la ragazza era “consenziente”. Il motivo?
Indossava un paio di jeans aderenti che, come scrissero i giudici,
è un capo che «non può essere sfilato nemmeno in parte senza la
fattiva collaborazione di chi li porta». La ragazza, insomma, ci stava.
La sentenza ebbe una grande eco mediatica e fu aspramente
contestata da esponenti politici, associazioni e comuni cittadini. Per
fortuna, una successiva sentenza della Cassazione su un caso
analogo ha stabilito che i jeans non sono «paragonabili a una
specie di cintura di castità», confermando quindi la condanna per
violenza sessuale. Se si tratta di applicare il buon senso, meglio tardi
che mai.
4. Un’altra sentenza della Cassazione, che appare quantomeno
discutibile, è datata 2012 e riguarda il reato di corruzione.
La Corte Suprema ha ritenuto lecita la raccomandazione fatta da un
Sindaco al Direttore generale di una ASL, con la quale caldeggiava il
trasferimento di una dottoressa.
I giudici di piazza Cavour hanno deciso così nonostante il Sindaco,
dopo il trasferimento della dottoressa, abbia omaggiato il dirigente
dell’Azienda ospedaliera con un computer portatile.
La motivazione? Il Sindaco ha agito di «spontanea iniziativa quale
segno di apprezzamento e riconoscimento della disponibilità
ricevuta» e non può configurarsi reato perché il Sindaco non ha
competenza diretta sulle ASL.
Certo, magari un pensierino all’influenza dei politici in ambito locale
si poteva anche fare!
DOTTORE, MI RACCOMANDO!
5. Ricordate le “assenze tattiche” a scuola, in quei giorni in cui era
previsto il compito in classe o l’interrogazione di matematica e avevate
improvvisamente la febbre o il funerale dello zio che non avevate
mai visto? Ecco, i giudici del Palazzaccio hanno stabilito che adesso
siete adulti e al lavoro queste cose non si fanno!
Con la sentenza 18678/2014, infatti, la Cassazione ha respinto il
ricorso di un lavoratore licenziato per via di troppe assenze «a
macchia di leopardo»: troppi i giorni di malattia a ridosso di fine
settimana e festività o seguite a giorni di riposo. Per la Corte, con
questo comportamento non era possibile fornire «una prestazione
lavorativa sufficiente e proficuamente utilizzabile dall’azienda».
Il punto di contestazione è relativo al fatto che il lavoratore fosse
stato licenziato nonostante il numero delle sue assenze non avesse
superato la soglia di giorni di malattia consentiti. A far pendere la
bilancia in favore dell’azienda sono state le testimonianze dei colleghi.
ASSENZE TATTICHE?
FUNZIONANO SOLO A SCUOLA!
6. AUTOVELOX SÌ, MA BENE IN VISTA!
La ratio della Corte è chiara:
gli autovelox sono strumenti
deterrenti il cui scopo è indur-
re comportamenti virtuosi
da parte degli automobilisti, e
non dei dispositivi da utilizza-
re per fare cassa.
I Comuni sono avvisati!
Una sentenza della Cassazione che ha
fatto felici migliaia di automobilisti,
è la n. 22158 del 2013: si tratta di una
decisione relativa alla legittimità del
posizionamento degli autovelox.
I giudici hanno infatti confermato la
condannapertruffadiunasocietàche
fornivaedeseguivailposizionamentodi
alcuni autovelox in autovetture, in modo
da renderli invisibili agli automobilisti
(ad esempio, all’interno di alcune “auto
civetta” o dentro personal computer).
7. MA DOVE VAI, IMPIEGATO IN BICICLETTA?
La bicicletta, inventata circa 200 anni fa, sembra essere il mezzo di
trasporto del futuro: ecologica e silenziosa, consente di muoversi
comodamente in città e fare anche un po’ di moto. Peccato che,
secondo la Cassazione, se subite un infortunio andando al lavoro
in bicicletta non vi spetti alcun risarcimento.
Nel 2012 la Cassazione, con sentenza n. 7970, ha stabilito che se il
percorso casa-ufficio è servito da un mezzo pubblico, il lavoratore
può affidarsi a quest’ultimo, ritenuto dai giudici più comodo e di
minore disagio.
Insomma, usufruire dei mezzi pubblici quando disponibili è quasi
un obbligo. Certo, sui concetti di comodità e disagio come intesi
dalla Corte, qualche dubbio rimane, in particolare per alcune nostre
grandi città.
8. FACEBOOK, LA PIAZZA DEL PAESE
In una società che vive sem-
pre più sui social network,
e che sempre più dà peso
a ciò che accade in questo
mondo parallelo, la Corte di
Cassazione è stata chiama-
ta a esprimersi su un caso
di offese e ingiurie recapi-
tate via Facebook.
A piazza Cavour (sentenza
n. 37596/2014) hanno stabili-
to che, affinché si configuri il
reato di molestie o distur-
bo alle persone, la piattafor-
ma ideata da Mark Zuckerberg debba
essere considerata alla stregua di un
luogo pubblico o aperto al pubblico.
Nella lungimirante sentenza, la Corte
ritiene innegabile che Facebook «rap-
presenti una sorta di piazza imma-
teriale che consente un numero in-
determinato di accessi e visioni, rese
possibili da una evoluzione scientifica
che il Legislatore non era arrivato a im-
maginare».
Cari haters, siete avvisati!
9. Offrire denaro ad agenti in divisa, lo
sanno anche i bambini, è il modo più
semplice per beccarsi una denuncia
per istigazione alla corruzione di pub-
blico ufficiale. A meno che, sostiene
la Cassazione (sentenza n. 7505/2013),
non stiate tentando di corrompere due
agenti con pochi spiccioli.
Il caso riguarda un automobilista fer-
mato per un controllo, che ha pensa-
to bene di inserire ben dieci euro nel
libretto di circolazione fornito agli
agenti, per evitare una sanzione.
AH CHE BELLO O ‘CAFÈ!
Per la Corte, infatti, si può
parlare al limite di oltraggio,
data la “palese irrisorietà”
della somma.
A ben vedere, però, non si
trattaneanchedioltraggio.
Nel porgere il denaro, infatti,
l’automobilista ha detto agli
agenti: «lassate stare e pi-
gliatevi nu cafè». In fondo,
l’automobilista voleva solo
essere gentile!
10. SE SON SEMI, CRESCERANNO!
Nonostante l’impegno di un gruppo di parlamentari che hanno anche
dato vita a un Intergruppo per la liberalizzazione, la vendita e il
consumo di cannabis sono ancora puniti nel nostro Paese.
Tuttavia, la stessa cosa non può dirsi per i semi della pianta, almeno
stando a quanto afferma la Cassazione (sentenza n. 47604/2012).
Secondo la Corte: «la mera offerta in vendita di semi di pianta
dalla quale siano ricavabili sostanze stupefacenti non è penalmente
rilevante, configurandosi come atto preparatorio non punibile».
I giudici ritengono infatti impossibile dedurre «l’effettiva destinazione
dei semi». Resta da capire cosa sia possibile fare con i semi, a
parte piantarli.
11. AVANTI, C’È POSTO!
Curiosa la sentenza n. 15936/2013, anche se in questo caso la
Cassazione non ha potuto fare altro che prendere atto di un vuoto
normativo. Il risultato, però, è il parziale sdoganamento di una delle
professioni più antiche praticate sul suolo italico: il parcheggiatore
abusivo!
La decisione riguarda un cittadino immigrato, che era stato
diffidato dal Questore di Salerno dal continuare a svolgere questa
attività. Il parcheggiatore, mosso da un ammirevole senso del dovere
professionale, aveva disatteso all’ordine del Questore continuando il
proprio lavoro.
Stando all’ordinamento italiano, il reato di esercizio abusivo
dell’attività di parcheggiatore non esiste. È un semplice illecito
amministrativo, sanzionato dal Codice della Strada.
12. In questa rassegna poteva mancare una
diatribatracasalinghe?Ovviamenteno.
Per l’occasione andiamo nel bresciano a
occuparci di candeggio, risciacquo e
centrifuga.
Dopo una lite durata circa dieci anni,
la Cassazione si è espressa sull’annosa
questione relativa alla cosiddetta “servitù
di stillicidio”. A dispetto del nome altiso-
nante, si tratta semplicemente del diritto
di far sgocciolare i propri panni al piano
di sotto.
I PANNI SPORCHI SI STRIZZANO IN FAMIGLIA!
Secondo i giudici (sentenza
n. 14547/2012) due sempli-
ci fili sostenuti da staffe di
metallo non sono sufficienti
per godere di questo dirit-
to. A piazza Cavour hanno
infatti stabilito che, prima di
stendere i panni, occorre
accertarsi che siano stati
strizzati bene.
13. AMORE, DIAMOCI UN TAGLIO!
Ammettiamolo:quantevolte,uscitidalparrucchiere,abbiamopensato
«questo mi ha rovinato». La soluzione può essere abbastanza
semplice: cambiare parrucchiere!
Se a tagliare i capelli alla moglie, però, è un marito geloso che ha
appena scoperto il tradimento della consorte, il finale può essere
molto diverso. La moglie, fedifraga accertata e “tosata” dal marito,
ha sporto denuncia per violenza privata aggravata.
Nellasentenzan.10413/2013laCortediCassazionehadatoragione
alla moglie, confermando la condanna all’uomo per avere posto in
essereuncomportamentoingradodicomprimerelalibertàmorale
della donna.
14. Telos Analisi & Strategie
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