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Nel modo indicativo ci sono molti tempi passati,
ognuno com suo uso particolare.
 Passato prossimo;
 Imperfetto;
 Passato remoto;
 Trapassato prossimo;
 Trapassato remoto.
Il passato prossimo indica eventi, esperienze e fatti
conclusi nel passato i cui effetti perdurano nel
presente.
L’mperfetto indica un’azione passata che ha avuto una
certa durata e continuità, oppure un abitudine ripetuta nel
passato.
.
Il Passato remoto indica una azione del tutto conclusa nel
passato; si usa per riferirsi a fatti di un passato molto antico.
Il trapassato prossimo si usa per indicare un’azione passata
prima di un’altra espressa anche al passato.
→ al passato prossimo: ero appena arrivata a casa, quando hai
telefonato;
→ al passato remoto: persi il treno perchè avevo fatto tardi;
→ all’imperfetto: non volevamo fare l’esercizio che la
professoressa ci aveva assegnato.
Il trapassato remoto è un tempo verbale che indica fatti
collocati in un tempo passato, anteriore a quello indicato dal
passato remoto.
Il passato prossimo, il trapassato prossimo e il
trapassatro remoto sono tempi verbali composti e
hanno la stessa struttura:
Il passato prossimo, il trapassato prossimo e il
trapassatro remoto sono tempi verbali composti e
hanno la stessa struttura:
Quello che cambia è il tempo verbale che viene il verbo ausiliare:
Il passato prossimo, il trapassato prossimo e il
trapassatro remoto sono tempi verbali composti e
hanno la stessa struttura:
Quello che cambia è il tempo verbale che viene il verbo ausiliare:
Passato prossimo presente
Il passato prossimo, il trapassato prossimo e il
trapassatro remoto sono tempi verbali composti e
hanno la stessa struttura:
Quello che cambia è il tempo verbale che viene il verbo ausiliare:
Passato prossimo presente
Trapassato prossimo imperfetto
Il passato prossimo, il trapassato prossimo e il
trapassatro remoto sono tempi verbali composti e
hanno la stessa struttura:
Quello che cambia è il tempo verbale che viene il verbo ausiliare:
Passato prossimo presente
Trapassato prossimo imperfetto
Trapassato remoto passato remoto
Entrambi i trapassati dell’indicativo servono a esprimere
anteriorità rispetto a un tempo passato, ossia, è necessario
che abbiano due azione al passato e che abbia anche un
rapporto di sucessività tra queste azioni.
Entrambi i trapassati dell’indicativo servono a esprimere
anteriorità rispetto a un tempo passato, ossia, è necessario
che abbiano due azione al passato e che abbia anche un
rapporto di sucessività tra queste azioni.
Solo dopo che ebbe visto l’appartamento,
decise di comprarlo.
Entrambi i trapassati dell’indicativo servono a esprimere
anteriorità rispetto a un tempo passato, ossia, è necessario
che abbiano due azione al passato e che abbia anche un
rapporto di sucessività tra queste azioni.
Solo dopo che ebbe visto l’appartamento,
decise di comprarlo.
ero appena arrivata a casa,
quando hai telefonato;
Ma come sapere se devo usare il trapassato
prossimo o trapassato remoto?
... per indicare un’azione passata prima di un’altra già
passata.
... per indicare un’azione passata prima di un’altra già
passata.
La azione precedente viene espressa al trapassato
prossimo mentre l’azione sucessiva è espressa al:
... per indicare un’azione passata prima di un’altra già
passata.
La azione precedente viene espressa al trapassato
prossimo mentre l’azione sucessiva è espressa al:
Passato prossimo
... per indicare un’azione passata prima di un’altra già
passata.
La azione precedente viene espressa al trapassato
prossimo mentre l’azione sucessiva è espressa al:
Passato prossimo
Imperfetto
... per indicare un’azione passata prima di un’altra già
passata.
La azione precedente viene espressa al trapassato
prossimo mentre l’azione sucessiva è espressa al:
Passato prossimo
Imperfetto
Passato Remoto
... per indicare fatti collocati in un tempo
passato, anteriore a quello indicato dal
passato remoto.
Continuò a parlare finché tutti furono usciti dalla stanza;
Diversamente dall’uso che se ne faceva in passato, oggi questa
forma viene usata solo nelle preposizioni subordinate, è
comunque poco frequente nella lingua parlata, ma viene
usata nella lingua scritta di stile particolarmente elevato
come il testo letterario.
ALLORA ...
... I trapassati sono usati per esprimere un avvenimento passato
anteriore a un’altro anche al passato.
Però usiamo il trapassato prossimo con anteriorità rispetto al
passato remoto¹, all’imperfetto², al passato prossimo³;
«Egli rispose esattamente come aveva risposto alla contessa.»¹
(Palazzeschi)
(2) «Mio padre tornava a casa sempre infuriato, perché aveva
incontrato per strada cortei di camicie nere.»² (Ginzburg)
(3) «Mi sono sperduto in sciocche ciancie. Ero venuto per farle un
discorso molto serio.»³ (Pirandello)
Mentre il trapassato remoto, confinato alla narrazione
letteraria , espressa anteriorità solo al passato remoto e è usato
ormai esclusivamente in una frase temporale introdotta da
«appena/quando/dopo che» e permette di scandire in modo
netto il succedersi degli eventi:
«Appena/quando/dopo che ebbi finito di rigovernare, andai a
letto».
Sempre nella lingua letteraria, è usato
in costruzioni del tipo «Giunto che fu»,
«Finito che ebbe», ecc.
TRAPASSATO PROSSIMO
 Relazione di anteriorità
con avvenimenti espressi
dal passato prossimo,
imperfetto, passato
remoto.
 Usato in frasi semplici,
coordenate o
subordinate.
 Relazione di anteriorità
con avvenimenti espressi
dal passato remoto.
 Usato appena in frase
sobordinate introdotta
da
«appena/quando/dopo
che» ecc.
TRAPASSATO REMOTO
TRAPASSATO PROSSIMO
 Tempo composto.
 Ausiliare
ESSERE/AVERE
all’imperfetto..
Era andato
Aveva fatto
 Tempo composto.
 Ausiliare
ESSERE/AVERE al
passato remoto.
Fu andato
Ebbi fatto
TRAPASSATO REMOTO
Il passato prossimo si usa per esprimere azioni o fatti già
compiuti ma con effetti che perdurano nel presente.
Il passato remoto si usa per esprimere un’azione che è
sucessa in un passato lontano, che non ha più nessuna
relazione con il presente.
Questi due tempi esprimono, tutti e due, un’azione compiuta
nel passato;
ma il passato prossimo esprime un’azione passata e tuttavia
ancora in relazione col presente:
“Ieri in questa casa è avvenuto un fatto strano che ancora non
mi spiego”;
“I Romani ci hanno tramandato una civiltà immortale che
tuttora vive tra noi”;
il passato remoto, invece, esprime un’azione passata, ma
sentita come a sé stante, senza relazione alcuna col presente:
“I Romani combatterono contro i Sanniti”;
“Mio fratello partì che aveva solo nove anni”.
Quindi la differenza tra passato remoto e passato prossimo,
non è sempre così chiara, a cominciare perché i parametri
sono un po’ soggettivi – il tempo trascorso dopo l’avvenimento
e la relazione con il presente. Soprattutto nella lingua parlata,
sono le abitudini regionali a farla da padrone, l’uso di questi
due tempi divide l’Italia tra Nord e Sud.
L’Italia settentrionale predilige
il passato prossimo:
“ho fatto”, “ho detto”;
l’Italia meridionale preferisce
di gran lunga il passato remoto:
“feci”, “dissi”.
Ma in realtà servono tutti e due.
Le cose cambiano quando cambiano le circostanze della
comunicazione e i tipi di testo che si vogliono produrre. In
una narrazione obiettiva di eventi passati che non siano messi
in relazione con il presente né abbiano alcun collegamento
con l'esperienza personale di chi parla o chi scrive in generale
si ricorre al passato remoto nello scritto o nel parlato più
sorvegliato.
Le risorse della lingua ci consentono di manifestare il nostro
punto di vista su azioni e accadimenti: la scelta che facciamo
dei tempi verbali rispecchia dunque le nostre valutazioni
riguardo alla durata, all'ambito temporale, alla persistenza di
effetti e risultati della azioni e degli eventi. Esserne
consapevoli significa orientare al meglio le proprie decisioni»
(Bice Mortara Garavelli, La Crusca per voi, n°2, p. 5).
BIBLIOGRAFIA:
MEZZADRI, Marco. Grammatica essenziale della lingua
italiana. Guerra edizioni: Perugia, 2 edizione, 2000.
NOCCHI, Susanna. Grammatica pratica della lingua
italiana. Alma Edizione: Firenze,2006.
http://www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/?p=1210
http://www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/?p=143
http://forum.accademiadellacrusca.it/forum_7/interventi/2
111.shtml.html

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Passato prossimo e remoto

  • 1.
  • 2. Nel modo indicativo ci sono molti tempi passati, ognuno com suo uso particolare.  Passato prossimo;  Imperfetto;  Passato remoto;  Trapassato prossimo;  Trapassato remoto.
  • 3. Il passato prossimo indica eventi, esperienze e fatti conclusi nel passato i cui effetti perdurano nel presente.
  • 4. L’mperfetto indica un’azione passata che ha avuto una certa durata e continuità, oppure un abitudine ripetuta nel passato. .
  • 5. Il Passato remoto indica una azione del tutto conclusa nel passato; si usa per riferirsi a fatti di un passato molto antico.
  • 6. Il trapassato prossimo si usa per indicare un’azione passata prima di un’altra espressa anche al passato. → al passato prossimo: ero appena arrivata a casa, quando hai telefonato; → al passato remoto: persi il treno perchè avevo fatto tardi; → all’imperfetto: non volevamo fare l’esercizio che la professoressa ci aveva assegnato.
  • 7. Il trapassato remoto è un tempo verbale che indica fatti collocati in un tempo passato, anteriore a quello indicato dal passato remoto.
  • 8. Il passato prossimo, il trapassato prossimo e il trapassatro remoto sono tempi verbali composti e hanno la stessa struttura:
  • 9. Il passato prossimo, il trapassato prossimo e il trapassatro remoto sono tempi verbali composti e hanno la stessa struttura: Quello che cambia è il tempo verbale che viene il verbo ausiliare:
  • 10. Il passato prossimo, il trapassato prossimo e il trapassatro remoto sono tempi verbali composti e hanno la stessa struttura: Quello che cambia è il tempo verbale che viene il verbo ausiliare: Passato prossimo presente
  • 11. Il passato prossimo, il trapassato prossimo e il trapassatro remoto sono tempi verbali composti e hanno la stessa struttura: Quello che cambia è il tempo verbale che viene il verbo ausiliare: Passato prossimo presente Trapassato prossimo imperfetto
  • 12. Il passato prossimo, il trapassato prossimo e il trapassatro remoto sono tempi verbali composti e hanno la stessa struttura: Quello che cambia è il tempo verbale che viene il verbo ausiliare: Passato prossimo presente Trapassato prossimo imperfetto Trapassato remoto passato remoto
  • 13. Entrambi i trapassati dell’indicativo servono a esprimere anteriorità rispetto a un tempo passato, ossia, è necessario che abbiano due azione al passato e che abbia anche un rapporto di sucessività tra queste azioni.
  • 14. Entrambi i trapassati dell’indicativo servono a esprimere anteriorità rispetto a un tempo passato, ossia, è necessario che abbiano due azione al passato e che abbia anche un rapporto di sucessività tra queste azioni. Solo dopo che ebbe visto l’appartamento, decise di comprarlo.
  • 15. Entrambi i trapassati dell’indicativo servono a esprimere anteriorità rispetto a un tempo passato, ossia, è necessario che abbiano due azione al passato e che abbia anche un rapporto di sucessività tra queste azioni. Solo dopo che ebbe visto l’appartamento, decise di comprarlo. ero appena arrivata a casa, quando hai telefonato;
  • 16. Ma come sapere se devo usare il trapassato prossimo o trapassato remoto?
  • 17. ... per indicare un’azione passata prima di un’altra già passata.
  • 18. ... per indicare un’azione passata prima di un’altra già passata. La azione precedente viene espressa al trapassato prossimo mentre l’azione sucessiva è espressa al:
  • 19. ... per indicare un’azione passata prima di un’altra già passata. La azione precedente viene espressa al trapassato prossimo mentre l’azione sucessiva è espressa al: Passato prossimo
  • 20. ... per indicare un’azione passata prima di un’altra già passata. La azione precedente viene espressa al trapassato prossimo mentre l’azione sucessiva è espressa al: Passato prossimo Imperfetto
  • 21. ... per indicare un’azione passata prima di un’altra già passata. La azione precedente viene espressa al trapassato prossimo mentre l’azione sucessiva è espressa al: Passato prossimo Imperfetto Passato Remoto
  • 22. ... per indicare fatti collocati in un tempo passato, anteriore a quello indicato dal passato remoto. Continuò a parlare finché tutti furono usciti dalla stanza; Diversamente dall’uso che se ne faceva in passato, oggi questa forma viene usata solo nelle preposizioni subordinate, è comunque poco frequente nella lingua parlata, ma viene usata nella lingua scritta di stile particolarmente elevato come il testo letterario.
  • 23. ALLORA ... ... I trapassati sono usati per esprimere un avvenimento passato anteriore a un’altro anche al passato. Però usiamo il trapassato prossimo con anteriorità rispetto al passato remoto¹, all’imperfetto², al passato prossimo³; «Egli rispose esattamente come aveva risposto alla contessa.»¹ (Palazzeschi) (2) «Mio padre tornava a casa sempre infuriato, perché aveva incontrato per strada cortei di camicie nere.»² (Ginzburg) (3) «Mi sono sperduto in sciocche ciancie. Ero venuto per farle un discorso molto serio.»³ (Pirandello)
  • 24. Mentre il trapassato remoto, confinato alla narrazione letteraria , espressa anteriorità solo al passato remoto e è usato ormai esclusivamente in una frase temporale introdotta da «appena/quando/dopo che» e permette di scandire in modo netto il succedersi degli eventi: «Appena/quando/dopo che ebbi finito di rigovernare, andai a letto». Sempre nella lingua letteraria, è usato in costruzioni del tipo «Giunto che fu», «Finito che ebbe», ecc.
  • 25. TRAPASSATO PROSSIMO  Relazione di anteriorità con avvenimenti espressi dal passato prossimo, imperfetto, passato remoto.  Usato in frasi semplici, coordenate o subordinate.  Relazione di anteriorità con avvenimenti espressi dal passato remoto.  Usato appena in frase sobordinate introdotta da «appena/quando/dopo che» ecc. TRAPASSATO REMOTO
  • 26. TRAPASSATO PROSSIMO  Tempo composto.  Ausiliare ESSERE/AVERE all’imperfetto.. Era andato Aveva fatto  Tempo composto.  Ausiliare ESSERE/AVERE al passato remoto. Fu andato Ebbi fatto TRAPASSATO REMOTO
  • 27.
  • 28. Il passato prossimo si usa per esprimere azioni o fatti già compiuti ma con effetti che perdurano nel presente. Il passato remoto si usa per esprimere un’azione che è sucessa in un passato lontano, che non ha più nessuna relazione con il presente.
  • 29. Questi due tempi esprimono, tutti e due, un’azione compiuta nel passato; ma il passato prossimo esprime un’azione passata e tuttavia ancora in relazione col presente: “Ieri in questa casa è avvenuto un fatto strano che ancora non mi spiego”; “I Romani ci hanno tramandato una civiltà immortale che tuttora vive tra noi”; il passato remoto, invece, esprime un’azione passata, ma sentita come a sé stante, senza relazione alcuna col presente: “I Romani combatterono contro i Sanniti”; “Mio fratello partì che aveva solo nove anni”.
  • 30. Quindi la differenza tra passato remoto e passato prossimo, non è sempre così chiara, a cominciare perché i parametri sono un po’ soggettivi – il tempo trascorso dopo l’avvenimento e la relazione con il presente. Soprattutto nella lingua parlata, sono le abitudini regionali a farla da padrone, l’uso di questi due tempi divide l’Italia tra Nord e Sud. L’Italia settentrionale predilige il passato prossimo: “ho fatto”, “ho detto”; l’Italia meridionale preferisce di gran lunga il passato remoto: “feci”, “dissi”. Ma in realtà servono tutti e due.
  • 31. Le cose cambiano quando cambiano le circostanze della comunicazione e i tipi di testo che si vogliono produrre. In una narrazione obiettiva di eventi passati che non siano messi in relazione con il presente né abbiano alcun collegamento con l'esperienza personale di chi parla o chi scrive in generale si ricorre al passato remoto nello scritto o nel parlato più sorvegliato. Le risorse della lingua ci consentono di manifestare il nostro punto di vista su azioni e accadimenti: la scelta che facciamo dei tempi verbali rispecchia dunque le nostre valutazioni riguardo alla durata, all'ambito temporale, alla persistenza di effetti e risultati della azioni e degli eventi. Esserne consapevoli significa orientare al meglio le proprie decisioni» (Bice Mortara Garavelli, La Crusca per voi, n°2, p. 5).
  • 32.
  • 33. BIBLIOGRAFIA: MEZZADRI, Marco. Grammatica essenziale della lingua italiana. Guerra edizioni: Perugia, 2 edizione, 2000. NOCCHI, Susanna. Grammatica pratica della lingua italiana. Alma Edizione: Firenze,2006. http://www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/?p=1210 http://www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/?p=143 http://forum.accademiadellacrusca.it/forum_7/interventi/2 111.shtml.html