1. COMITATO PER IL NO ALLA RIFORMA COSTITUZIONALE
www.comitatoperilno.it
DOSSIER REFERENDUM
14 settembre 2016
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INDICE
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SONDAGGI: I ‘NO’ SEMPRE PIÙ IN VANTAGGIO SUI ‘SÌ’
REFERENDUM, USA E INGERENZE ESTERNE
INTERVENTO DEL SENATORE MATTEOLI
BIVIO ITALICUM-CONSULTA (Augusto Minzolini per ‘Il Giornale’)
DA RENZI PUBBLICITÀ INGANNEVOLE. SMONTIAMO IL QUESITO
DEL REFERENDUM COSTITUZIONALE PUNTO PER PUNTO:
1. SUPERAMENTO DEL BICAMERALISMO PARITARIO
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REFERENDUM, USA E INGERENZE ESTERNE (1/2)
Le dichiarazioni di ieri dell’ambasciatore Usa in Italia, John Phillips, in merito al
referendum costituzionale che si dovrà tenere nei prossimi mesi rappresentano, e
lo diciamo da atlantisti convinti, un’ingerenza inaccettabile che rispediamo con
decisione al mittente.
L’Italia è un Paese occidentale con una democrazia strutturata e matura. L’articolo
1 della nostra Carta fondamentale dice che ‘la sovranità appartiene al popolo,
che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione’. Il popolo, caro
ambasciatore Phillips, è quello italiano!
Ci auguriamo che queste parole - contenute in una frase sbagliata pronunciata
dalla bocca sbagliata, magari detta con leggerezza - siano precisate e
auspicabilmente rettificate. Certamente sono controproducenti alla causa alla
quale dovevano giovare.
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REFERENDUM, USA E INGERENZE ESTERNE (2/2)
Chiediamo, ad ogni modo, una parola in merito da parte del presidente della
Repubblica, Sergio Mattarella, e da parte del presidente del Consiglio, Matteo
Renzi, che fino a prova contraria è il premier di tutti gli italiani e che quindi ha il
dovere di garantire, a livello internazionale, l’onorabilità e la libertà del Paese e
dei loro cittadini.
Ricordiamo analoghi interventi esterni anche nella recente campagna
referendaria britannica per la Brexit. Anche il quel caso le grandi potenze e i
poteri che contano si erano schierati apertamente e vivacemente per la
permanenza della Gran Bretagna nell’Unione europea. Tutti sappiamo come andò
a finire quella vicenda. Le ingerenze inopportune furono spazzate via dal voto
popolare.
Adesso chiediamo a Phillips di correggere il tiro delle sue parole, e a Mattarella e
a Renzi di non permettere invasioni di campo inaccettabili e indigeribili per un
grande Paese come l’Italia.
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INTERVENTO SEN. MATTEOLI (1/4)
"La sovranità appartiene al popolo" è il principio fondante della nostra
Costituzione nel quale tutti si riconoscono. E' un valore assoluto, sacro che
nessuno pensa di potere mettere in discussione.
Eppure, in questi giorni, l'ambasciatore Usa in Italia, John R. Phillips, con
un'entrata a gamba tesa, una sorta di indebita ingerenza negli affari
interni dell'Italia, ha provato a disarcionarlo quasi noi si fosse un Paese
a sovranità limitata. In effetti, il tentativo non ha avuto successo
perché, a parte il silenzio interessato della parte del Pd che tifa Renzi,
si è registrata una reazione all'unisono delle forze politiche e
parlamentari contro la non richiesta opinione del diplomatico Usa.
Oggi è arrivata puntuale anche la dichiarazione del Capo dello Stato,
Sergio Mattarella, il quale, ribadendo il concetto della sovranità
popolare, ha rispedito al mittente la gaffe di Phillips.
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INTERVENTO SEN. MATTEOLI (2/4)
Ciò detto, ci sarebbe da capire se l'ambasciatore abbia agito sua
sponte o se invece abbia parlato dopo aver ricevuto una sorta di
delega dal Dipartimento di Stato o anche dal presidente uscente
Obama. Non è detto che questo particolare venga a galla, nei prossimi
giorni lo vedremo.
E' indubbio che l'una o l'altra circostanza non sarebbero di poco conto.
In ogni caso, ci fa piacere che ci sia stata una reazione corale contro
l'opinione espressa da Phillips.
Altrettanto gravi ma comprensibili sono in questi giorni le prese di
posizione a favore del Sì al referendum confermativo da parte dei
cosiddetti esponenti dei 'poteri forti', ultima in ordine di tempo quella
dell'agenzia di rating Fitch, che ha fatto seguito a quella di
Confindustria e di altri.
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INTERVENTO SEN. MATTEOLI (3/4)
Noi restiamo convinti che tali 'opinioni' non richieste non facciano alla
fine il gioco di Renzi perché gli italiani non sono stupidi nè tantomeno
degli allocchi che si lasciano impaurire o trascinare dalle autentiche
bugie elargite gratuitamente sui contenuti della riforma
costituzionale voluta da Renzi.
Non è vero, e non sarebbe nemmeno dimostrabile, che la riforma
determini vantaggi economici e finanziari per l'Italia e per i suoi
sessanta milioni di abitanti. Siamo anzi convinti che gli effetti perversi
della riforma, che non elimina il bicameralismo ma ne istituisce uno
diverso e confuso, determinerebbero le condizioni per una nuova e più
grave instabilità politica e economica dovuta alla incapacità del
Parlamento di decidere in tempi ragionevoli.
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INTERVENTO SEN. MATTEOLI (4/4)
Se le prese di posizione dei 'poteri forti' non ci spaventano, esse
tuttavia non ci devono far abbassare la guardia. Dobbiamo tutti noi di
Forza Italia aumentare l'impegno per spiegare agli elettori le
perversità della riforma Renzi. Abbiamo almeno due mesi per farlo.
L'appuntamento con il referendum è troppo decisivo per il futuro per
non affrontarlo con la massima dedizione.
Altero Matteoli
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BIVIO ITALICUM-CONSULTA. Le trame di Napolitano per
depotenziare il ‘No’. La moral suasion di Re Giorgio sui
giudici, Amato punta al rinvio a dopo il referendum (1/4)
Neanche un mese fa un esperto di Consulta (anche perché ne ha fatto parte) e grande consigliere del
presidente emerito Giorgio Napolitano, Sabino Cassese, dava l'Italicum già per morto.
In un corridoio del meeting di Rimini confidava ad un senatore di Forza Italia la sua sentenza
lapidaria: «Non è assolutamente pensabile che la Corte Costituzionale possa accettare un premio di
maggioranza così esagerato...». Cassese gettava lì un segnale che in realtà rappresentava il pensiero
di King George, che anche dopo aver traslocato dal Quirinale non ha messo da parte il suo desiderio
di protagonismo.
Un mese dopo, puntuale, è arrivato infatti con un'intervista a La Repubblica il siluro del Presidente
emerito alla legge elettorale voluta fortissimamente da Renzi. Nel frattempo, però, il grande
alchimista della politica italiana non è stato fermo. Anzi, il gran maestro della moral suasion, ha fatto
sapere a molti giudici della Corte (li conosce tutti e in buona parte li ha nominati lui stesso) il suo
pensiero sull'argomento: dato che c'è «una guerra» sul referendum, le polemiche andrebbero
sterilizzate e il togliere di mezzo l'Italicum dalla campagna referendaria sarebbe un modo per
abbassare i toni dello scontro, privando il fronte del «No» di un argomento efficace. Per dirla in sintesi:
liquidato l'Italicum nessuno - secondo il Nap - potrebbe parlare più di svolta autoritaria.
Naturalmente un'operazione del genere difficilmente potrebbe metterla in atto Renzi: intanto perché
dovrebbe rimangiarsi un voto di fiducia sull'Italicum che lo farebbe passare alle cronache nel migliore
dei casi come uno sprovveduto, nel peggiore come un incapace. Senza contare che nessuno si
fiderebbe della sua parola e non c'è tempo per approvare una nuova legge elettorale prima del
referendum.
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BIVIO ITALICUM-CONSULTA. Le trame di Napolitano per
depotenziare il ‘No’. La moral suasion di Re Giorgio sui
giudici, Amato punta al rinvio a dopo il referendum (2/4)
L'opzione migliore, quindi, per il grande alchimista, tirerebbe in ballo direttamente la Consulta, che
potrebbe bocciare l'Italicum nelle sue parti salienti, a cominciare dal ballottaggio. A quel punto la
questione sarebbe azzerata, Renzi farebbe una figuraccia (ma al Nap importa poco), il Pd si
potrebbe ricompattare su una nuova legge elettorale e il «Sì» potrebbe risalire nei sondaggi (quelli
post-estivi danno tutti il «No» vincente: la Ghisleri 51 a 49%, Mannheimer 53 a 47). Ma, soprattutto, il
presidente emerito non correrebbe il rischio di perdere la faccia, perché una sconfitta nel referendum
sarebbe la sua sconfitta, visto che lo stesso Renzi non si stanca di ripetere che queste sono le riforme di
Giorgio Napolitano.
Dei movimenti del grande alchimista sono giunti echi anche nel Palazzo. Ieri, alla ripresa, ne
parlavano, soprattutto, gli esponenti dell'area centrista della maggioranza rimasti sotto l'ala
protettrice di Renzi, che verrebbero spazzati via dalla vittoria del «No». «Vedrete - assicurava il
senatore Salvo Torrisi, ancora con Alfano - che alla fine la Consulta ci farà il lavoro sporco, ci toglierà
di mezzo l'Italicum. E noi dopo introdurremo il Provincellum». «Ormai - sostiene Riccardo Mazzoni, uomo
ombra di Denis Verdini - quella legge è morta. Nella nuova ci saranno grosse iniezioni di
proporzionale. Verrà fuori una legge simile a quella tedesca». E la moral suasion del presidente
emerito alchimista non dispiace poi tanto neppure alla minoranza del Pd. «Certo Renzi prenderebbe
una musata - osserva Federico Fornaro - visto che sull'Italicum ha preteso un voto di fiducia. Ma intanto
la Consulta toglierebbe le castagne dal fuoco a noi e a Napolitano: lui dopo 9 anni di Quirinale non
può permettersi una sconfitta sul referendum».
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BIVIO ITALICUM-CONSULTA. Le trame di Napolitano per
depotenziare il ‘No’. La moral suasion di Re Giorgio sui
giudici, Amato punta al rinvio a dopo il referendum (3/4)
Appunto, ogni giorno che passa aggiunge nuovi argomenti e nuovi significati alla battaglia del «No».
Se addirittura dopo le merchant bank americane, anche l'ambasciatore Usa (fatto inedito) si schiera
per il «Sì», compiendo un'ingerenza negli affari interni di un Paese alleato, si capisce che la posta in
gioco è davvero alta. C'è chi con quel «No» potrebbe mettere sotto accusa un'intera classe dirigente,
l'establishment che ha guidato il Paese negli ultimi anni, dal 2011 ad oggi. E chi, invece, con il «No»
stigmatizzerebbe un rapporto troppo subordinato con la Ue. Tant'è che qualcuno già paragona il
referendum ad una nuova Brexit. In fondo tutti i protagonisti che hanno avuto ruoli ai vertici dello Stato
in questi anni si sono schierati per il «Sì», da Monti, a Renzi al Nap. E visto che il rischio di perdere è
sempre più alto, è cominciato il gioco - spietato - dello scaricabarile. Il Nap non ci ha pensato due
volte a gettare a mare l'Italicum (e il premier che lo ha inventato).
Renzi si è aggrappato al nuovo inquilino del Quirinale. «Qui tra ambasciatori americani, giudici
costituzionali e presidenti emeriti - sbotta l'ex ministro della Difesa, Mario Mauro - stiamo assistendo
ad uno scontro ai massimi livelli». E ora la battaglia avrà come teatro anche la Consulta. Se la moral
suasion del presidente emerito punta a togliere subito di mezzo l'Italicum, sull'alto Colle c'è chi, in
ossequio alla vecchia scuola democristiana, predica prudenza. «Da una parte c'è Napolitano - confida
Paolo Naccarato, dna democristiano e gran conoscitore del Palazzo - e dall'altra Amato, che è più
cauto, che non vuole investire la Consulta di una responsabilità rischiosa e ha sposato l'idea di rinviare
il giudizio sull'Italicum a dopo il referendum. La linea è non interferire e Amato è diventato il dottor
Sottile di Mattarella».
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BIVIO ITALICUM-CONSULTA. Le trame di Napolitano per
depotenziare il ‘No’. La moral suasion di Re Giorgio sui
giudici, Amato punta al rinvio a dopo il referendum (4/4)
Appunto, meglio essere prudenti, meglio restarne fuori. Anche perché gli arbitri hanno molti amici pure
sul Fronte del «No». A cominciare da quel Massimo D'Alema che ormai parla con tutti. «A noi Massimo
ci ha presentato - racconta il leghista Raffaele Volpi - una proposta di riforma su tre punti che
potrebbe coinvolgere tutto il Fronte del «N». E noi siamo d'accordo». À la guerre comme à la guerre.
di Augusto Minzolini
“Il Giornale”
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DA RENZI PUBBLICITÀ INGANNEVOLE
COME EVITARE LE TRAPPOLE DENTRO LA SCHEDA.
DEMISTIFICHIAMO IL QUESITO REFERENDARIO
Qualcuno avrà notato che Matteo Renzi si mostra sicuro di un’ultima carta che
giocherà all’ultimo istante per far vincere i sì: la lettura del quesito referendario,
spezzato in capitoli ingannevoli.
Come si farà a resistere alle sintesi accattivanti che saranno propinate sulla
scheda consegnata ai votanti? Infatti le domande sono neutre, ma bugiarde in
sé. Fanno credere che si eliminerà il Cnel, un carrozzone costosissimo; che sarà
spazzato via il vecchio Senato caro-carissimo con i 315 stipendi d’oro dei senatori.
Eccetera.
Sono pubblicità ingannevoli. Quel che la scheda promette con la vittoria del “sì”
non c’entra nulla con la realtà concreta, confusa, antidemocratica nascosta nei 47
articoli di questa schiforma costituzionale.
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15. IL QUESITO DEL REFERENDUM COSTITUZIONALE
SMONTIAMO IL QUESITO
PUNTO PER PUNTO
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DA RENZI PUBBLICITÀ INGANNEVOLE
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DA RENZI PUBBLICITÀ INGANNEVOLE
1. Superamento del bicameralismo paritario
1. SUPERAMENTO DEL BICAMERALISMO PARITARIO
Il superamento del bicameralismo paritario paventato si risolve in realtà in un
bicameralismo differenziato che contribuisce ad aumentare la confusione del
nostro sistema istituzionale. La riforma cancella l’elezione diretta dei senatori,
dando vita ad un nuovo Senato che assume una nuova configurazione a 100
membri scelti dai Consigli regionali, e che sarà quindi composto da persone
selezionate per la titolarità di un diverso mandato.
I 100 senatori, continueranno, infatti, a svolgere part-time la funzione di consigliere
regionale o di sindaco, incorrendo il rischio di svolgere in modo precario sia la
funzione di consigliere regionale (o di sindaco), sia quella di senatore, con
spreco, e non risparmio, di pubblico denaro come invece sbandierato dal
Presidente del Consiglio e dalla Ministra delle riforme.
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DA RENZI PUBBLICITÀ INGANNEVOLE
1. Superamento del bicameralismo paritario
Per quanto riguarda il ruolo del Senato, le diverse competenze aggiunte nel corso
dell’esame parlamentare hanno nei fatti solo contribuito a determinare
confusione, a conferma della più che fondata impressione che il Governo abbia
voluto ottenere il superamento del bicameralismo perfetto lasciando
fondamentalmente inalterato il peso istituzionale della seconda Camera.
Le funzioni attribuite al nuovo Senato sono infatti ambigue e il modo di elezione
dei nuovi senatori è totalmente confuso, prevedendo peraltro che siano
rappresentati enti territoriali (regioni e comuni) con funzioni molto diverse. Si tratta
di fattori colpiscono irrimediabilmente il principio della rappresentanza politica e
gli equilibri del sistema istituzionale. Non potrà funzionare.
Inoltre, proprio perché i poteri legislativi del nuovo Senato sono configurati in
maniera confusa, nasceranno ulteriori conflitti di legittimità costituzionale
riguardo ai diversi procedimenti previsti nella riforma.
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DA RENZI PUBBLICITÀ INGANNEVOLE
1. Superamento del bicameralismo paritario
Riguardo al procedimento legislativo, non vi è infatti alcuna traccia di
semplificazione. La Costituzione vigente prevede un procedimento legislativo
sostanzialmente unico. Con la riforma Renzi-Boschi si passerebbe ad un numero
di procedimenti non ben definito. Ad ogni modo, se ne potrebbero contare anche
dieci (procedimento di tipo bicamerale paritario; procedimento di tipo
monocamerale; procedimento per l’approvazione di leggi che diano attuazione
all’articolo 117, quarto comma, della Costituzione -ovvero le leggi approvate in
forza della cosiddetta clausola di supremazia-; procedimento per l’approvazione
dei disegni di legge di cui all’articolo 81, quarto comma, della Costituzione -legge
di bilancio e rendiconto consuntivo-; procedimento abbreviato per ragioni di
urgenza; procedimento “a data certa”; procedimento di approvazione delle leggi
di conversione dei decreti-legge; procedimento avviato su richiesta del Senato;
procedimento relativo alle proposte di legge di iniziativa popolare;procedimento
riguardante le leggi di disciplina per l’elezione dei membri della Camera e del
Senato).
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