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Integrazione per un futuro condiviso
0
Piera Cattaneo
Federico Ilardo
Martina Servello
1
Diritto internazionale e normative italiane
Nel 1954 l’Italia ha ratificato la IV Convenzione di Ginevra, relativa allo status dei rifugiati, e nel 1972 il relativo Protocollo
addizionale; la Convenzione è applicata dal 1990 (Legge Martelli). Da allora, l’Italia partecipa attivamente alle iniziative
dell’UE volte ad armonizzare le politiche in materia di asilo e di immigrazione e a stabilire un Sistema Comune di Asilo.
La legge n.189 del 30 luglio 2002, la Bossi-Fini, introduce la protezione umanitaria anche per coloro i quali, pur non
rientrando nella definizione di rifugiato ai sensi della Convenzione di Ginevra, necessitano di una forma di protezione
sussidiaria poiché in fuga da guerre o da violenze generalizzate; e l'istituzione del Fondo Nazionale per le Politiche e i
Servizi dell’Asilo che consentirà il consolidamento delle attività di assistenza e protezione a sostegno dei richiedenti asilo
e rifugiati.
Cattaneo P.
2
Numeri (Gennaio 2016)
Presenze totali nei centri adibiti all’accoglienza: 104750, di cui il 13% in Lombardia, il 12% in Sicilia, l’8% in Lazio,
Piemonte, Campania e Veneto, il 7% in Toscana, il 6% in Emilia-Romagna e Puglia, e il restante 30% equamente ripartito
nelle altre Regioni.
CDA
CARA
CPSA
+ 5 CIE14 + 2300
Cattaneo P.
3
Problematiche
1. Le attuali politiche di integrazione assicurano un effettivo inserimento socio-economico dei rifugiati nella società
italiana. Questi ultimi, partendo da una posizione svantaggiata, avrebbero bisogno, inizialmente, di un forte e
specifico sostegno nell’accesso al mercato del lavoro. Inoltre, dopo il riconoscimento dello status, i rifugiati non
possono più beneficiare delle forme di assistenza previste per i richiedenti asilo e, a causa della limitata capacità
ricettiva dello SPRAR, un gran numero di rifugiati sono costretti a vivere in condizioni di indigenza e rischiano di
diventare persone senza fissa dimora.*
2. La percezione generale che i cittadini italiani hanno dei richiedenti asilo è negativa e sfocia spesso in radicalismi
irrazionali. La disinformazione contribuisce a modellare un’immagine distorta del migrante, che viene identificato
come un individuo incivile e ignorante, incapace di provvedere a sé stesso e alla propria famiglia e per questo alla
ricerca della carità altrui. Quest’immagine è fallace e pericolosa.
*RACCOMANDAZIONI DELL’UNHCR SUGLI ASPETTI RILEVANTI DELLA PROTEZIONE DEI RIFUGIATI IN ITALIA [Luglio 2012]
Cattaneo P.
4
Una possibile soluzione
Considerando che diversi rifugiati sono istruiti e parlano più lingue, sarebbe possibile impiegarli in qualche tipo di
occupazione professionale, non necessariamente remunerativa, volta alla costruzione di un rapporto di mutua fiducia.
Vantaggi:
• educazione dell’opinione pubblica sui centri di accoglienza e sui loro ospiti, abbattimento dei pregiudizi
• miglioramento delle condizioni psicologiche di rifugiati e immigrati
• agevolazione della gestione dei centri stessi
• accelerazione del processo d’integrazione tra cittadini italiani e rifugiati e immigrati
• aumento delle chance di inserimento nella società per rifugiati e immigrati
Cattaneo P.
5
L’applicazione
Ubi Labor è simile a LinkedIn, ma è più snella e immediata. La funzionalità principale è connettere i cittadini dei comuni
limitrofi a un centro di accoglienza con gli ospiti di quest’ultimo, grazie alla tecnologia beacon. Ogni ospite, se
maggiorenne, potrà creare un profilo utente, inserire le proprie competenze e cercare attività che potrebbero
necessitarne. I cittadini avranno un profilo offerente e inseriranno proposte da far valutare all'autorità che gestisce il
centro. Una volta approvate, le proposte saranno mostrate nella home degli utenti, che potranno candidarsi.
Per superare il limite di prossimità, le informazioni archiviate nell’app saranno trasmesse da un ampio sistema di beacon
posti in posizioni strategiche: uffici ASL, pro loco, uffici comunali, biblioteche, università, sedi di Onlus. Le persone nei
pressi di questi posti riceveranno notifiche sulle disponibilità esistenti nel centro, e potranno decidere di pubblicare
un’offerta, oppure contattare il centro per richiedere direttamente la collaborazione di una persona specifica. Con un
semplice clic, potranno quindi coinvolgere uno o più migranti nel proprio progetto.
Cattaneo P.
6
Identità
Nome: Ubi Labor. Locuzione latina che significa ”Dove (c’è) lavoro”, rappresentativa delle radici culturali dell'Europa,
dove molti rifugiati e migranti vogliono, o devono, costruirsi un futuro.
Logo: Quattro pezzi di un puzzle in procinto di unirsi. I tasselli rappresentano gli individui e il puzzle l’integrazione.
Un’altra possibile lettura è la metafora del lavoro: comporre un puzzle è un’attività con un obiettivo tangibile. I
colori rosso e verde ricordano la bandiera italiana. Il carattere, Bebas, è un sans serif sobrio che, grazie alla
propria formalità, infonde una certa sicurezza.
Lingua: Il panorama linguistico all’interno dei centri è frammentario: l’arabo è la lingua madre più diffusa, ma con vari
idiomi, come il berbero, il levantino, etc.; alcune minoranze provenienti dall’Africa parlano dialetti autoctoni;
tutti, comunque, sono in grado di comunicare in una seconda lingua. Sarà quindi necessario sviluppare l’intera
applicazione in inglese e in francese, oltre che in italiano.
Cattaneo P.
7
Specifiche
• Applicazione dinamica di tipo ibrido
• Compatibilità: smartphone, tablet, Kindle, iPod
• Design: flat, user-friendly
• Funzionalità: sezione personale, sezione annunci,
sezione rapporti di collaborazione
• Sezione informativa sulla cultura italiana: integrazione
con Treccani.it
Cattaneo P.
8
GRAZIE PER L’ATTENZIONE!
GRAZIE PER LA VS
AT TEN ZIO NE!

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Ubi Labor

  • 1. Integrazione per un futuro condiviso 0 Piera Cattaneo Federico Ilardo Martina Servello
  • 2. 1 Diritto internazionale e normative italiane Nel 1954 l’Italia ha ratificato la IV Convenzione di Ginevra, relativa allo status dei rifugiati, e nel 1972 il relativo Protocollo addizionale; la Convenzione è applicata dal 1990 (Legge Martelli). Da allora, l’Italia partecipa attivamente alle iniziative dell’UE volte ad armonizzare le politiche in materia di asilo e di immigrazione e a stabilire un Sistema Comune di Asilo. La legge n.189 del 30 luglio 2002, la Bossi-Fini, introduce la protezione umanitaria anche per coloro i quali, pur non rientrando nella definizione di rifugiato ai sensi della Convenzione di Ginevra, necessitano di una forma di protezione sussidiaria poiché in fuga da guerre o da violenze generalizzate; e l'istituzione del Fondo Nazionale per le Politiche e i Servizi dell’Asilo che consentirà il consolidamento delle attività di assistenza e protezione a sostegno dei richiedenti asilo e rifugiati. Cattaneo P.
  • 3. 2 Numeri (Gennaio 2016) Presenze totali nei centri adibiti all’accoglienza: 104750, di cui il 13% in Lombardia, il 12% in Sicilia, l’8% in Lazio, Piemonte, Campania e Veneto, il 7% in Toscana, il 6% in Emilia-Romagna e Puglia, e il restante 30% equamente ripartito nelle altre Regioni. CDA CARA CPSA + 5 CIE14 + 2300 Cattaneo P.
  • 4. 3 Problematiche 1. Le attuali politiche di integrazione assicurano un effettivo inserimento socio-economico dei rifugiati nella società italiana. Questi ultimi, partendo da una posizione svantaggiata, avrebbero bisogno, inizialmente, di un forte e specifico sostegno nell’accesso al mercato del lavoro. Inoltre, dopo il riconoscimento dello status, i rifugiati non possono più beneficiare delle forme di assistenza previste per i richiedenti asilo e, a causa della limitata capacità ricettiva dello SPRAR, un gran numero di rifugiati sono costretti a vivere in condizioni di indigenza e rischiano di diventare persone senza fissa dimora.* 2. La percezione generale che i cittadini italiani hanno dei richiedenti asilo è negativa e sfocia spesso in radicalismi irrazionali. La disinformazione contribuisce a modellare un’immagine distorta del migrante, che viene identificato come un individuo incivile e ignorante, incapace di provvedere a sé stesso e alla propria famiglia e per questo alla ricerca della carità altrui. Quest’immagine è fallace e pericolosa. *RACCOMANDAZIONI DELL’UNHCR SUGLI ASPETTI RILEVANTI DELLA PROTEZIONE DEI RIFUGIATI IN ITALIA [Luglio 2012] Cattaneo P.
  • 5. 4 Una possibile soluzione Considerando che diversi rifugiati sono istruiti e parlano più lingue, sarebbe possibile impiegarli in qualche tipo di occupazione professionale, non necessariamente remunerativa, volta alla costruzione di un rapporto di mutua fiducia. Vantaggi: • educazione dell’opinione pubblica sui centri di accoglienza e sui loro ospiti, abbattimento dei pregiudizi • miglioramento delle condizioni psicologiche di rifugiati e immigrati • agevolazione della gestione dei centri stessi • accelerazione del processo d’integrazione tra cittadini italiani e rifugiati e immigrati • aumento delle chance di inserimento nella società per rifugiati e immigrati Cattaneo P.
  • 6. 5 L’applicazione Ubi Labor è simile a LinkedIn, ma è più snella e immediata. La funzionalità principale è connettere i cittadini dei comuni limitrofi a un centro di accoglienza con gli ospiti di quest’ultimo, grazie alla tecnologia beacon. Ogni ospite, se maggiorenne, potrà creare un profilo utente, inserire le proprie competenze e cercare attività che potrebbero necessitarne. I cittadini avranno un profilo offerente e inseriranno proposte da far valutare all'autorità che gestisce il centro. Una volta approvate, le proposte saranno mostrate nella home degli utenti, che potranno candidarsi. Per superare il limite di prossimità, le informazioni archiviate nell’app saranno trasmesse da un ampio sistema di beacon posti in posizioni strategiche: uffici ASL, pro loco, uffici comunali, biblioteche, università, sedi di Onlus. Le persone nei pressi di questi posti riceveranno notifiche sulle disponibilità esistenti nel centro, e potranno decidere di pubblicare un’offerta, oppure contattare il centro per richiedere direttamente la collaborazione di una persona specifica. Con un semplice clic, potranno quindi coinvolgere uno o più migranti nel proprio progetto. Cattaneo P.
  • 7. 6 Identità Nome: Ubi Labor. Locuzione latina che significa ”Dove (c’è) lavoro”, rappresentativa delle radici culturali dell'Europa, dove molti rifugiati e migranti vogliono, o devono, costruirsi un futuro. Logo: Quattro pezzi di un puzzle in procinto di unirsi. I tasselli rappresentano gli individui e il puzzle l’integrazione. Un’altra possibile lettura è la metafora del lavoro: comporre un puzzle è un’attività con un obiettivo tangibile. I colori rosso e verde ricordano la bandiera italiana. Il carattere, Bebas, è un sans serif sobrio che, grazie alla propria formalità, infonde una certa sicurezza. Lingua: Il panorama linguistico all’interno dei centri è frammentario: l’arabo è la lingua madre più diffusa, ma con vari idiomi, come il berbero, il levantino, etc.; alcune minoranze provenienti dall’Africa parlano dialetti autoctoni; tutti, comunque, sono in grado di comunicare in una seconda lingua. Sarà quindi necessario sviluppare l’intera applicazione in inglese e in francese, oltre che in italiano. Cattaneo P.
  • 8. 7 Specifiche • Applicazione dinamica di tipo ibrido • Compatibilità: smartphone, tablet, Kindle, iPod • Design: flat, user-friendly • Funzionalità: sezione personale, sezione annunci, sezione rapporti di collaborazione • Sezione informativa sulla cultura italiana: integrazione con Treccani.it Cattaneo P.
  • 9. 8 GRAZIE PER L’ATTENZIONE! GRAZIE PER LA VS AT TEN ZIO NE!