1. IL TUMORE AL POLMONE E IL FUMO BILOGIA APPLICATA A.A.2005/2006 ROBERTA TATTI
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3. IL piu’ importante fattore di rischio nel tumore del polmone è sicuramente rappresentato dal fumo di sigaretta Esiste infatti un chiaro rapporto dose-effetto tra questa abitudine e la neoplasia Un uomo che fuma ha 23 volte più probabilità di ammalarsi di cancro al polmone di uno che non fuma, mentre per le donne il pericolo è 13 volte maggiore. Se un tabagista smette di fumare, il rischio di sviluppare la malattia si riduce progressivamente e dopo 10-15 anni le possibilità che si ammali sono identiche a quelle di una persona che non ha mai fumato. Il cancro al polmone è una malattia multifattoriale dovuto sia a cause ambientali che genetiche
4. Rischio di tumore al polmone nella popolazione maschile Fumatori Ex-fumatori Età cessazione 30 anni 40 anni 50 anni 60 anni Non fumatori 70 - 74 65 - 69 60 - 64 55 - 59 50 - 54 45 - 49 40 - 44 Età Livelli di rischio in percentuale Non calcolabile molto basso basso lieve moderato alto molto alto // < 0,5 0,5-1,4 1,5-2,9 3-5,9 6-9,9 > 10
5. Rischio di tumore al polmone nella popolazione femminile Fumatori Ex-fumatori Età cessazione 30 anni 40 anni 50 anni 60 anni Non fumatori 70 - 74 65 - 69 60 - 64 55 - 59 50 - 54 45 - 49 40 - 44 Età Livelli di rischio in percentuale Non calcolabile molto basso basso lieve moderato alto molto alto // < 0,4 0,4-0,6 0,7-1,1 1,2-1,3 1,4-1,8 > 1,9
6. Anche nel fumo che si disperde nell’aria dell’ambiente nel periodo in cui il fumatore non aspira la sigaretta si trovano gli stessi composti contenuti nel fumo aspirato, anzi i valori di nicotina e catrame sono doppi o quadrupli di quelli presenti nel fumo aspirato. Si può quindi affermare che anche il non-fumatore può assumere i componenti del fumo in quantità notevoli. FUMO PASSIVO
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12. Una grossa percentuale dei tumori umani esaminati presenta delle mutazioni del gene della p53 . I geni che codificano questa proteina vengono detti oncosoppressori in quanto sopprimono la cancerogenesi. La sua azione biochimica non è ancora chiara, ma è noto che è una proteina che lega il DNA e ha un ruolo importante nella regolazione del ciclo cellulare .
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14. Nella cellula la proteina p53 lega il DNA, andando ad attivare un gene che produce una proteina chiamata p21 , appartenente alle proteine Ras che regolano i processi di trasduzione del segnale che portano alla moltiplicazione cellulare. La p21 a sua volta interagisce con una proteina cellulare,la CDK2-ciclina A, coinvolta nel controllo della progressione attraverso il ciclo cellulare. Quando p21 complessa la CDK2 questa viene inattivata e la cellula non può passare attraverso la fase successiva della divisione cellulare. Un p53 mutato non può legare il DNA in modo effettivo e di conseguenza la proteina p21 non è in grado di agire come “segnale di stop” per la divisione cellulare. Così le cellule si dividono incontrollatamente andando incontro alla formazione di tumori.
15. I residui amminoacidici più frequentemente sostituiti nelle cellule cancerose sono quelle che si trovano alla,o in prossimità della,interfaccia proteina-DNA, mentre quelli che meno frequentemente, o addirittura mai,vengono mutati si trovano lontano dal sito di legame del DNA. NUMERO RESIDUI 163-195 236-251 271-286 % MUTAZIONI 17 30 25 RESIDUO PIU’ FREQUENTEMENTE R175(6,1%) R248(9,6%) R273(8,8,%) MUTATO 316 Quindi una delle più importanti funzioni della p53 è quella di attivare la trascrizione della p21. La forma selvatica della proteina lega specifiche sequenze del DNA mentre i mutanti della p53 ottenuti da cellule tumorali sono difettivi per quanto concerne la capacità di legare il DNA in modo specifico e conseguentemente non possono attivare la trascrizione dei geni normalmente controllati dalla p53.
16. L’inattivazione di p53 è comunque di grande rilievo per la progressione neoplastica anche perchè crea il terreno affinchè nuove mutazioni si possano instaurare, portando alla formazione di nuovi cloni cellulari progressivamente più aggressivi. Si osserva inoltre che la perdita di p53 provoca instabilità genomica. L’instabilità genomica, per esempio la creazione di rotture delle molecole di DNA, l’introduzione di errori durante la replicazione del DNA o l’amplificazione anomala di regioni genomiche è prevenuta dal ruolo di ‘guardiano del genoma’ che p53 riveste.
17. Conclusioni Date le rilevanti dimensioni dei polmoni un cancro può crescervi per anni senza essere individuato, e estendersi ad aree esterne ai polmoni senza provocare gravi sintomi:per queste ragioni un cancro al polmone non viene scoperto fino a quando non ha raggiunto uno stadio avanzato. Purtroppo la diagnosi precoce di questa neoplasia non è molto frequente perché ad oggi non esistono programmi di screening per il tumore al polmone: La diagnosi precoce rappresenta la chiave per migliorare la percentuale di sopravvivenza tra coloro a cui è stato diagnosticato un tumore polmonare. Vi sono però nuove speranze, in quanto oltre alle classiche analisi citologiche,alla TAC classica e alla radiografia, sono state messe a punto nuovi tipi di analisi, quali la TAC spirale e marcatori molecolari, in grado di misurare i danni subiti dal DNA. Inoltre l’ingegneria genetica sta progettando un vaccino antitumorale in modo da attivare risposte difensive in un organismo portatore di tumore. BASTEREBBE NON FUMARE PER CANCELLARE PIU’ DI NOVE CASI DI TUMORE AL POLMONE SU DIECI