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Ta'mTerrae Festival 
Convegno 
«CARENZE E POTENZIALITA’ DEL SISTEMA LAZIO ALL’ALBA 
DELLA NUOVA PROGETTAZIONE EUROPEA» 
Terracina (LT), 25 Ottobre 2014 
Sviluppo locale partecipativo nel periodo 2014-2020: 
dall’approccio LEADER al nuovo strumento 
Community Led Local Development 
Antonio Bonetti
1. Sviluppo locale di tipo partecipativo 
Art. 32 del Reg. (UE) 1303/2013 
“ Lo sviluppo locale di tipo partecipativo è: 
a) concentrato su territori subregionali specifici; 
b) gestito da gruppi d'azione locali [..]; 
c) attuato attraverso strategie territoriali di sviluppo locale integrate e 
multisettoriali; 
d) concepito tenendo conto dei bisogni e delle potenzialità locali…” 
Antonio Bonetti
Community Led Local 
Development (CLLD) 
PRINCIPALI 
STRUMENTI 
Integrated Territorial 
Investments (ITIs) 
Antonio Bonetti 
2. Principali strumenti dello sviluppo locale di tipo partecipativo
3. Politiche regionali e per lo sviluppo rurale dell’UE: 
gli interventi a sostegno dello sviluppo locale 
 Approccio LEADER nelle aree rurali 
 Approccio URBAN nelle città 
 EQUAL 
 Approccio integrato nell’ambito della 
Politica Comune della Pesca 
------------------------------------- 
Patti territoriali europei 
Esperienze pregresse di 
riferimento 
per definire lo 
strumento CLLD 
Antonio Bonetti
4. Gli interventi per lo sviluppo rurale dell’UE: 
il PIC LEADER (I) 
Il Programma di Iniziativa Comunitaria LEADER è stato attuato, nello 
specifico, a partire dal 1991. L’acronimo LEADER sta per “Liasons Entre 
Actions de Developpement de l’Economie Rurale”. 
Come tutti i Programmi di Iniziativa Comunitaria (PIC), esso si è distinto 
in primo luogo per il suo taglio sperimentale, soprattutto in relazione alla 
gestione delle politiche pubbliche su scala locale. 
Antonio Bonetti
5. Gli interventi per lo sviluppo rurale dell’UE: 
Strumento per favorire una maggiore 
collaborazione fra gli Enti Locali attraverso 
strategie «place-based». 
Strumento per sperimentare nuove forme 
di partenariato pubblico-privato. 
Sistema decisionale informato a 
meccanismi di democrazia partecipativa 
(approccio dal basso e partecipato) 
L’approccio LEADER 
nella realtà fattuale 
il PIC LEADER (II) 
Antonio Bonetti
6. Gli interventi per lo sviluppo rurale dell’UE e altre forme di 
intervento territorialmente integrato 
L’approccio LEADER per vari anni si sovrappone ad altre forme di 
intervento a sostegno dello sviluppo locale, riconducibili: 
1. alcuni alla legislazione nazionale: 
 Accordi di Programma Quadro (ex L. 142/1990). 
 Strumenti di Programmazione Negoziata ex L. 662/1996 (fra cui 
spiccano i Patti Territoriali), 
2. altri alla legislazione europea: Patti Territoriali Europei 
(gli anni Novanta sono anche gli anni dei « nuovi bacini di impiego 
locale ») 
Antonio Bonetti
7. L’approccio LEADER e altre forme di intervento territorialmente integrato 
nell’ambito dei Programmi Operativi (PO) 
Nell’ambito dei PO le forme di programmazione/progettazione integrata più 
utilizzate (specialmente nel periodo 2000-2006) sono: 
a) i Progetti Integrati Territoriali (PIT). I PIT, nelle regioni settentrionali, 
sovente, sono stati denominati Progetti Integrati di Sviluppo Locale (PISL); 
b) i Piani di Sviluppo Locale (PSL) implementati nell’ambito dell’approccio 
LEADER. 
Antonio Bonetti
8. L’approccio LEADER nella programmazione 2007-2013 
Con la riforma del biennio 2005-2006 delle politiche strutturali dell’UE, il metodo 
LEADER entra nel mainstream della programmazione per lo sviluppo rurale (Asse IV 
dei PSR regionali). 
Esso si concretizza, come già accennato, nella formulazione di Piani di Sviluppo Locale, 
che sono piani che interessano dei territori circoscritti (soggetti, peraltro, a limitazioni 
sulla popolazione ammissibile), impostati secondo metodi partecipativi e usando in 
modo integrato più azioni pubbliche. 
Esso si caratterizza rispetto ai PIT da un diverso sistema di gestione, di cui sono titolari i 
Gruppi di Azione Locale (GAL), ossia Persone Giuridiche nel cui CdA né EE.LL. né 
privati possono detenere più del 49% dei diritti di voto. 
Antonio Bonetti
9. Diversi sistemi di governance dei PIT e dei PSL dell’approccio LEADER 
Differenze generali nei modelli di gestione di PIT e PSL 
- i PIT sono presentati, in sede di selezione, da un “soggetto proponente” che, poi, non ha un 
ruolo di particolare rilievo sul piano gestionale. La selezione di singoli interventi e dei 
beneficiari e il loro finanziamento, infatti, restano appannaggio della stessa Autorità di 
Gestione del PSR; 
- i PSL, invece, una volta approvati dall’ Autorità di Gestione del PSR, vengono gestiti da un 
GAL, rappresentativo a livello territoriale di interessi pubblici e interessi privati. 
Questo significa che la selezione degli interventi da finanziare non viene fatta dalla Regione, 
ma dal GAL, che agisce da ‘contracting authority’ autonoma. 
Antonio Bonetti
10. Gli elementi di maggiore efficacia dell’approccio LEADER 
I PSL gestiti dai GAL, in generale, hanno fatto leva su alcuni punti di forza: 
- hanno valorizzato meglio i meccanismi decisionali propri della democrazia ‘partecipativa’, 
- hanno innescato processi di ownership diffusi di tali Piani da parte dei portatori di interessi 
locali, in quanto fortemente focalizzati su problematiche realmente avvertite dalle comunità locali, 
- la formulazione ‘partecipativa’ dei PSL, valorizzando realmente il contributo di conoscenza degli 
stakeholders locali, ha favorito la elaborazione di strategie caratterizzate da una elevata coerenza 
con punti di forza e di debolezza di tali aree, 
- i Piani che interessano le aree territoriali funzionali sono meno soggetti di quelli tarati sulle unità 
amministrative ai c.d. effetti spillovers, ossia gli effetti per cui le ricadute positive di certe politiche 
pubbliche superano i confini delle unità amministrative. 
Antonio Bonetti
11. Sviluppo rurale e forme di intervento integrate nel periodo 2007-2013 
Tipologia di progetti integrati Progetti integrati 
Aziendali PIA: Pacchetti Integrati Aziendali (pacchetti 
Antonio Bonetti 
giovani, pacchetti per la qualità) 
Territoriali (solo determinate aree) PSL: Piani di Sviluppo Locali 
PIAR: Progetti Integrati per le Aree Rurali 
Settoriali (intero territorio regionale) 
PIF: Progetti Integrati di Filiera 
PTS: Progetti Tematici di Sviluppo
12. Sviluppo locale partecipativo nel periodo 2014-2020 
Antonio Bonetti 
Community Led Local Development (CLLD), ex artt. 32- 
35 del Reg. (UE) 1303/2013, 
Integrated Territorial Investments (ITIs), ex art. 36 del 
Reg. (UE) 1303/2013. 
LEADER nelle aree rurali - Artt. 32-35 del Reg. (UE) 1303/2013 
e artt. 42-44 del Reg. 1305/2013 sullo sviluppo rurale 
Accordo di Partenariato e strategia per le aree interne. 
POR cofinanziati dai Fondi Strutturali, ma vi sono anche dei 
PON che si prestano alla formulazione di strategie integrate. 
PSR regionali (e di nuovo i PSL gestiti dai GAL, nell’ambito della 
Priorità 6 dei nuovi PSR, focus area 6b). 
A livello europeo 
A livello nazionale
13. Lo strumento CLLD sulla scia dell’approccio LEADER 
Lo strumento Community Led Local Development ricalca fedelmente il metodo LEADER, 
in quanto i suoi pilastri sono: 
 la marcata concentrazione territoriale (su scala sub-regionale); 
 la gestione delegata ai GAL; 
 una strategia multisettoriale integrata volta a valorizzare assets territoriali specifici e 
competenze locali, 
 la partecipazione dei cittadini dal basso (empowerment dei cittadini e approccio bottom 
up), 
 la promozione dell’innovazione a livello locale (innovazione intesa come capacità di 
individuare soluzioni innovative per le problematiche delle aree servite). 
Antonio Bonetti
14. Elementi distintivi dello strumento CLLD 
Lo strumento Community Led Local Development presenta, almeno sulla carta, degli 
elementi distintivi rispetto al metodo LEADER: 
 sarà applicato, diversamente dal passato, a tutti i Fondi delle politiche strutturali in 
Europa (i regolamenti indicano che tale strumento è obbligatorio per il FEASR - e si 
prevede una riserva minima del 5% della dotazione finanziaria dei PSR da destinare 
all’approccio LEADER/CLLD - e opzionale per gli altri Fondi), 
 sarà applicato, pertanto, non soltanto a strategie di sviluppo locale nelle aree rurali; 
 può essere indirizzato su specifiche aree tematiche (ad esempio piani energetici locali, 
specifiche problematiche occupazionali di una data area, problemi di 
deindustrializzazione in un dato territorio) o su specifici gruppi target (giovani 
disoccupati, immigrati, PMI del territorio, altri gruppi sociali). 
Antonio Bonetti
15. Strumento CLLD: cosa cercare di migliorare rispetto al metodo LEADER 
Antonio Bonetti 
 Motivi legati a obiettivi di miglioramento dei sistemi di governance 
locali 
 Motivi economici 
 Aumenta la consapevolezza che, a fronte del continuo 
ridimensionamento dei fondi pubblici, si debba puntare su progetti 
di qualità capaci di un elevato impatto (economico e sociale) 
 E’ tempo che, anche in Italia, si passi dalla progettazione «per 
attività» a quella «per obiettivi» 
Approccio 
partecipativo 
Metodo di 
formulazione dei 
progetti
16. Migliorare l’approccio partecipativo: motivi di efficacia e di miglioramento 
dei sistemi di governance locale 
Motivi legati a obiettivi di miglioramento dei sistemi di governance locali: 
 La partecipazione favorisce un maggior senso di ownership delle strategie di sviluppo e dei 
progetti. Aumenta quini anche il ‘commitment’ verso gli impegni assunti. 
 Aumentando ownership e commitment degli stakeholders, aumenta anche la sostenibilità nel 
tempo di risultati/impatti prodotti dai progetti. 
 Indirettamente, aumenta anche il senso civico dei portatori di interessi e dei cittadini resi 
protagonisti dei processi decisionali. 
Rischi: 
 Partecipazione solo «sulla carta», per rispettare i vincoli normativi. 
 Utilizzo distorto di tale approccio da parte dei politici locali, che lo usano solo per la 
sperimentazione di nuove forme di ricerca del consenso. 
 Prevaricazioni da parte di gruppi più forti, lobbisti e «rent seekers». 
Antonio Bonetti
17. Migliorare l’approccio partecipativo: motivi economici 
 Espressioni come «filiera» o «catena di valore» richiamano l’idea di processi ‘per stadi’ di 
creazione del valore. Tali concetti ci aiutano sempre meno a capire i sistemi di creazione di 
valore, in quanto in misura crescente essi seguono logiche «reticolari» (contano moltissimo le 
reti). 
 L’innovazione si fonda sempre di più sul coinvolgimento degli utenti finali (cittadini) 
nell’ideazione, prototipazione e validazione di mercato di nuovi beni e servizi (open 
innovation). Questo approccio consente di apprendere dalla ‘intelligenza collettiva’ e di 
ridurre i rischi di mercato di produttori e innovatori. Questo, inoltre, vale anche con 
riferimento alla produzione di servizi di interesse collettivo. 
 L’efficacia delle stesse strategie di sviluppo locale è sempre più ancorata a fattori quali 
cooperazione fra operatori, capacità tacite e creatività. 
Antonio Bonetti
18. La crescente richiesta di progetti che producano impatti rilevanti 
Nei Regolamenti di base e nelle Guidelines sulle politiche strutturali di sviluppo dell’UE, 
viene rimarcato che nella nuova programmazione dovrà esserci una maggiore 
focalizzazione su risultati e impatti degli interventi. 
In generale aumenta la consapevolezza che, a fronte di un continuo restringimento delle 
risorse pubbliche per attuare gli interventi, i progetti debbano essere formulati meglio, 
oltre che gestiti meglio (l’imperativo delle politiche pubbliche, ormai, è ‘fare più e meglio 
con meno’; questo, indirettamente, vale anche per i progetti). 
Vi è ormai una incessante ricerca di soluzioni innovative per problemi sociali nuovi o 
ancora non adeguatamente affrontati (tema della ‘social innovation’). 
Antonio Bonetti
19. Come migliorare la formulazione dei progetti 
Il forte accento sugli impatti richiede: 
 Un approccio maggiormente attento del passato alle esigenze e alle aspirazioni dei 
beneficiari finali in sede di formulazione dei progetti. 
 Una crescente attenzione anche per la replicabilità (in altri territori) e la scalabilità 
(possibilità di aumentarne la dimensione – in termini di territorio o di popolazione 
serviti - senza pregiudicarne l’efficacia) dei progetti finanziati. 
 L’adozione del c.d. ‘Results-Based Management’ approach, per cui la ‘catena 
logica’ che descrive il progetto viene definita a partire da risultati/impatti. In altri 
termini, si deve progettare ‘per obiettivi’ e non ‘per attività’. 
Antonio Bonetti
20. Results-Based Management: la ‘catena logica’ del progetto va definita a 
partire dagli obiettivi per giungere a definire azioni e fabbisogni di risorse 
How? 
What do 
we want? Why? 
Inputs Activities Outputs Outcomes Impacts 
RESOURCES RESULTS 
Planning 
Implementation 
Fonte: 
UNDP 
Antonio Bonetti
Analisi logica Indicatori 
quantificabili 
Fonti di verifica 
degli indicatori 
Condizioni esterne 
(rischi) 
Obiettivi generali 
(overall objectives) 
Obiettivo specifico 
(strategic goal) 
Obiettivi operativi 
(expected results) 
Attività 
(actions) 
Mezzi tecnici/Inputs Risorse 
finanziarie 
Pre-condizioni 
21. Usare la matrice di quadro logico per formulare 
la «logica di intervento» del progetto 
Matrice di Quadro Logico 
Antonio Bonetti
GRAZIE PER 
L’ATTENZIONE 
* ANTONIO BONETTI è un esperto indipendente di sviluppo locale, 
politiche e finanziamenti dell’UE e pianificazione strategica. 
Website/blog: http:// www.bonetti4reforms.com 
LinkedIn profile: 
http://it.linkedin.com/pub/antonio-bonetti/37/783/2b8 
Mailto: a.bonetti@ymail.com

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  • 1. Ta'mTerrae Festival Convegno «CARENZE E POTENZIALITA’ DEL SISTEMA LAZIO ALL’ALBA DELLA NUOVA PROGETTAZIONE EUROPEA» Terracina (LT), 25 Ottobre 2014 Sviluppo locale partecipativo nel periodo 2014-2020: dall’approccio LEADER al nuovo strumento Community Led Local Development Antonio Bonetti
  • 2. 1. Sviluppo locale di tipo partecipativo Art. 32 del Reg. (UE) 1303/2013 “ Lo sviluppo locale di tipo partecipativo è: a) concentrato su territori subregionali specifici; b) gestito da gruppi d'azione locali [..]; c) attuato attraverso strategie territoriali di sviluppo locale integrate e multisettoriali; d) concepito tenendo conto dei bisogni e delle potenzialità locali…” Antonio Bonetti
  • 3. Community Led Local Development (CLLD) PRINCIPALI STRUMENTI Integrated Territorial Investments (ITIs) Antonio Bonetti 2. Principali strumenti dello sviluppo locale di tipo partecipativo
  • 4. 3. Politiche regionali e per lo sviluppo rurale dell’UE: gli interventi a sostegno dello sviluppo locale  Approccio LEADER nelle aree rurali  Approccio URBAN nelle città  EQUAL  Approccio integrato nell’ambito della Politica Comune della Pesca ------------------------------------- Patti territoriali europei Esperienze pregresse di riferimento per definire lo strumento CLLD Antonio Bonetti
  • 5. 4. Gli interventi per lo sviluppo rurale dell’UE: il PIC LEADER (I) Il Programma di Iniziativa Comunitaria LEADER è stato attuato, nello specifico, a partire dal 1991. L’acronimo LEADER sta per “Liasons Entre Actions de Developpement de l’Economie Rurale”. Come tutti i Programmi di Iniziativa Comunitaria (PIC), esso si è distinto in primo luogo per il suo taglio sperimentale, soprattutto in relazione alla gestione delle politiche pubbliche su scala locale. Antonio Bonetti
  • 6. 5. Gli interventi per lo sviluppo rurale dell’UE: Strumento per favorire una maggiore collaborazione fra gli Enti Locali attraverso strategie «place-based». Strumento per sperimentare nuove forme di partenariato pubblico-privato. Sistema decisionale informato a meccanismi di democrazia partecipativa (approccio dal basso e partecipato) L’approccio LEADER nella realtà fattuale il PIC LEADER (II) Antonio Bonetti
  • 7. 6. Gli interventi per lo sviluppo rurale dell’UE e altre forme di intervento territorialmente integrato L’approccio LEADER per vari anni si sovrappone ad altre forme di intervento a sostegno dello sviluppo locale, riconducibili: 1. alcuni alla legislazione nazionale:  Accordi di Programma Quadro (ex L. 142/1990).  Strumenti di Programmazione Negoziata ex L. 662/1996 (fra cui spiccano i Patti Territoriali), 2. altri alla legislazione europea: Patti Territoriali Europei (gli anni Novanta sono anche gli anni dei « nuovi bacini di impiego locale ») Antonio Bonetti
  • 8. 7. L’approccio LEADER e altre forme di intervento territorialmente integrato nell’ambito dei Programmi Operativi (PO) Nell’ambito dei PO le forme di programmazione/progettazione integrata più utilizzate (specialmente nel periodo 2000-2006) sono: a) i Progetti Integrati Territoriali (PIT). I PIT, nelle regioni settentrionali, sovente, sono stati denominati Progetti Integrati di Sviluppo Locale (PISL); b) i Piani di Sviluppo Locale (PSL) implementati nell’ambito dell’approccio LEADER. Antonio Bonetti
  • 9. 8. L’approccio LEADER nella programmazione 2007-2013 Con la riforma del biennio 2005-2006 delle politiche strutturali dell’UE, il metodo LEADER entra nel mainstream della programmazione per lo sviluppo rurale (Asse IV dei PSR regionali). Esso si concretizza, come già accennato, nella formulazione di Piani di Sviluppo Locale, che sono piani che interessano dei territori circoscritti (soggetti, peraltro, a limitazioni sulla popolazione ammissibile), impostati secondo metodi partecipativi e usando in modo integrato più azioni pubbliche. Esso si caratterizza rispetto ai PIT da un diverso sistema di gestione, di cui sono titolari i Gruppi di Azione Locale (GAL), ossia Persone Giuridiche nel cui CdA né EE.LL. né privati possono detenere più del 49% dei diritti di voto. Antonio Bonetti
  • 10. 9. Diversi sistemi di governance dei PIT e dei PSL dell’approccio LEADER Differenze generali nei modelli di gestione di PIT e PSL - i PIT sono presentati, in sede di selezione, da un “soggetto proponente” che, poi, non ha un ruolo di particolare rilievo sul piano gestionale. La selezione di singoli interventi e dei beneficiari e il loro finanziamento, infatti, restano appannaggio della stessa Autorità di Gestione del PSR; - i PSL, invece, una volta approvati dall’ Autorità di Gestione del PSR, vengono gestiti da un GAL, rappresentativo a livello territoriale di interessi pubblici e interessi privati. Questo significa che la selezione degli interventi da finanziare non viene fatta dalla Regione, ma dal GAL, che agisce da ‘contracting authority’ autonoma. Antonio Bonetti
  • 11. 10. Gli elementi di maggiore efficacia dell’approccio LEADER I PSL gestiti dai GAL, in generale, hanno fatto leva su alcuni punti di forza: - hanno valorizzato meglio i meccanismi decisionali propri della democrazia ‘partecipativa’, - hanno innescato processi di ownership diffusi di tali Piani da parte dei portatori di interessi locali, in quanto fortemente focalizzati su problematiche realmente avvertite dalle comunità locali, - la formulazione ‘partecipativa’ dei PSL, valorizzando realmente il contributo di conoscenza degli stakeholders locali, ha favorito la elaborazione di strategie caratterizzate da una elevata coerenza con punti di forza e di debolezza di tali aree, - i Piani che interessano le aree territoriali funzionali sono meno soggetti di quelli tarati sulle unità amministrative ai c.d. effetti spillovers, ossia gli effetti per cui le ricadute positive di certe politiche pubbliche superano i confini delle unità amministrative. Antonio Bonetti
  • 12. 11. Sviluppo rurale e forme di intervento integrate nel periodo 2007-2013 Tipologia di progetti integrati Progetti integrati Aziendali PIA: Pacchetti Integrati Aziendali (pacchetti Antonio Bonetti giovani, pacchetti per la qualità) Territoriali (solo determinate aree) PSL: Piani di Sviluppo Locali PIAR: Progetti Integrati per le Aree Rurali Settoriali (intero territorio regionale) PIF: Progetti Integrati di Filiera PTS: Progetti Tematici di Sviluppo
  • 13. 12. Sviluppo locale partecipativo nel periodo 2014-2020 Antonio Bonetti Community Led Local Development (CLLD), ex artt. 32- 35 del Reg. (UE) 1303/2013, Integrated Territorial Investments (ITIs), ex art. 36 del Reg. (UE) 1303/2013. LEADER nelle aree rurali - Artt. 32-35 del Reg. (UE) 1303/2013 e artt. 42-44 del Reg. 1305/2013 sullo sviluppo rurale Accordo di Partenariato e strategia per le aree interne. POR cofinanziati dai Fondi Strutturali, ma vi sono anche dei PON che si prestano alla formulazione di strategie integrate. PSR regionali (e di nuovo i PSL gestiti dai GAL, nell’ambito della Priorità 6 dei nuovi PSR, focus area 6b). A livello europeo A livello nazionale
  • 14. 13. Lo strumento CLLD sulla scia dell’approccio LEADER Lo strumento Community Led Local Development ricalca fedelmente il metodo LEADER, in quanto i suoi pilastri sono:  la marcata concentrazione territoriale (su scala sub-regionale);  la gestione delegata ai GAL;  una strategia multisettoriale integrata volta a valorizzare assets territoriali specifici e competenze locali,  la partecipazione dei cittadini dal basso (empowerment dei cittadini e approccio bottom up),  la promozione dell’innovazione a livello locale (innovazione intesa come capacità di individuare soluzioni innovative per le problematiche delle aree servite). Antonio Bonetti
  • 15. 14. Elementi distintivi dello strumento CLLD Lo strumento Community Led Local Development presenta, almeno sulla carta, degli elementi distintivi rispetto al metodo LEADER:  sarà applicato, diversamente dal passato, a tutti i Fondi delle politiche strutturali in Europa (i regolamenti indicano che tale strumento è obbligatorio per il FEASR - e si prevede una riserva minima del 5% della dotazione finanziaria dei PSR da destinare all’approccio LEADER/CLLD - e opzionale per gli altri Fondi),  sarà applicato, pertanto, non soltanto a strategie di sviluppo locale nelle aree rurali;  può essere indirizzato su specifiche aree tematiche (ad esempio piani energetici locali, specifiche problematiche occupazionali di una data area, problemi di deindustrializzazione in un dato territorio) o su specifici gruppi target (giovani disoccupati, immigrati, PMI del territorio, altri gruppi sociali). Antonio Bonetti
  • 16. 15. Strumento CLLD: cosa cercare di migliorare rispetto al metodo LEADER Antonio Bonetti  Motivi legati a obiettivi di miglioramento dei sistemi di governance locali  Motivi economici  Aumenta la consapevolezza che, a fronte del continuo ridimensionamento dei fondi pubblici, si debba puntare su progetti di qualità capaci di un elevato impatto (economico e sociale)  E’ tempo che, anche in Italia, si passi dalla progettazione «per attività» a quella «per obiettivi» Approccio partecipativo Metodo di formulazione dei progetti
  • 17. 16. Migliorare l’approccio partecipativo: motivi di efficacia e di miglioramento dei sistemi di governance locale Motivi legati a obiettivi di miglioramento dei sistemi di governance locali:  La partecipazione favorisce un maggior senso di ownership delle strategie di sviluppo e dei progetti. Aumenta quini anche il ‘commitment’ verso gli impegni assunti.  Aumentando ownership e commitment degli stakeholders, aumenta anche la sostenibilità nel tempo di risultati/impatti prodotti dai progetti.  Indirettamente, aumenta anche il senso civico dei portatori di interessi e dei cittadini resi protagonisti dei processi decisionali. Rischi:  Partecipazione solo «sulla carta», per rispettare i vincoli normativi.  Utilizzo distorto di tale approccio da parte dei politici locali, che lo usano solo per la sperimentazione di nuove forme di ricerca del consenso.  Prevaricazioni da parte di gruppi più forti, lobbisti e «rent seekers». Antonio Bonetti
  • 18. 17. Migliorare l’approccio partecipativo: motivi economici  Espressioni come «filiera» o «catena di valore» richiamano l’idea di processi ‘per stadi’ di creazione del valore. Tali concetti ci aiutano sempre meno a capire i sistemi di creazione di valore, in quanto in misura crescente essi seguono logiche «reticolari» (contano moltissimo le reti).  L’innovazione si fonda sempre di più sul coinvolgimento degli utenti finali (cittadini) nell’ideazione, prototipazione e validazione di mercato di nuovi beni e servizi (open innovation). Questo approccio consente di apprendere dalla ‘intelligenza collettiva’ e di ridurre i rischi di mercato di produttori e innovatori. Questo, inoltre, vale anche con riferimento alla produzione di servizi di interesse collettivo.  L’efficacia delle stesse strategie di sviluppo locale è sempre più ancorata a fattori quali cooperazione fra operatori, capacità tacite e creatività. Antonio Bonetti
  • 19. 18. La crescente richiesta di progetti che producano impatti rilevanti Nei Regolamenti di base e nelle Guidelines sulle politiche strutturali di sviluppo dell’UE, viene rimarcato che nella nuova programmazione dovrà esserci una maggiore focalizzazione su risultati e impatti degli interventi. In generale aumenta la consapevolezza che, a fronte di un continuo restringimento delle risorse pubbliche per attuare gli interventi, i progetti debbano essere formulati meglio, oltre che gestiti meglio (l’imperativo delle politiche pubbliche, ormai, è ‘fare più e meglio con meno’; questo, indirettamente, vale anche per i progetti). Vi è ormai una incessante ricerca di soluzioni innovative per problemi sociali nuovi o ancora non adeguatamente affrontati (tema della ‘social innovation’). Antonio Bonetti
  • 20. 19. Come migliorare la formulazione dei progetti Il forte accento sugli impatti richiede:  Un approccio maggiormente attento del passato alle esigenze e alle aspirazioni dei beneficiari finali in sede di formulazione dei progetti.  Una crescente attenzione anche per la replicabilità (in altri territori) e la scalabilità (possibilità di aumentarne la dimensione – in termini di territorio o di popolazione serviti - senza pregiudicarne l’efficacia) dei progetti finanziati.  L’adozione del c.d. ‘Results-Based Management’ approach, per cui la ‘catena logica’ che descrive il progetto viene definita a partire da risultati/impatti. In altri termini, si deve progettare ‘per obiettivi’ e non ‘per attività’. Antonio Bonetti
  • 21. 20. Results-Based Management: la ‘catena logica’ del progetto va definita a partire dagli obiettivi per giungere a definire azioni e fabbisogni di risorse How? What do we want? Why? Inputs Activities Outputs Outcomes Impacts RESOURCES RESULTS Planning Implementation Fonte: UNDP Antonio Bonetti
  • 22. Analisi logica Indicatori quantificabili Fonti di verifica degli indicatori Condizioni esterne (rischi) Obiettivi generali (overall objectives) Obiettivo specifico (strategic goal) Obiettivi operativi (expected results) Attività (actions) Mezzi tecnici/Inputs Risorse finanziarie Pre-condizioni 21. Usare la matrice di quadro logico per formulare la «logica di intervento» del progetto Matrice di Quadro Logico Antonio Bonetti
  • 23. GRAZIE PER L’ATTENZIONE * ANTONIO BONETTI è un esperto indipendente di sviluppo locale, politiche e finanziamenti dell’UE e pianificazione strategica. Website/blog: http:// www.bonetti4reforms.com LinkedIn profile: http://it.linkedin.com/pub/antonio-bonetti/37/783/2b8 Mailto: a.bonetti@ymail.com