Strategie Matrimonio Infantile; Traffico di minori, CPC
1. Matrimonio Infantile: la strategia dell’UNICEF
Fare breccia nel sistema culturale paternalistico e tradizionale: se educate le bambine saranno
meglio in grado di curare le faccende domestiche, portando rispetto alla famiglia nella comunità.
Il sistema tradizionale accetta, in nome dell’onorabilità familiare, l’istruzione delle bambine.
Ma con l’istruzione le bambine escono dall’isolamento e subalternità della famiglia tradizionale,
entrano in contatto e prendono coscienza di se.
Attraverso attività accettate dal villaggio come danza, canto, teatro e attività le bambine entrano
in gruppo e si confrontano sui loro diritti: andare a scuola e non divenire spose bambine
L’UNICEF espone alle istituzioni natura del problema e vantaggi nell’affrontarlo. Individua, forma
e sostiene Ong locali già rispettate nelle comunità. Con questa ‘porta d’accesso’ raggiunge i
Panchayat per l’assenso ai ‘Comitati di Protezione dell’Infanzia’ e che i gruppi di bambine si
costituiscano in ‘Assemblee di adolescenti’. Queste esprimono aspettative e bisogni al Comitato
di Protezione, che parla alle famiglie e vi confronta con il Panchayat, le autorità di villaggio.
Il Matrimonio infantile, combinato nell’ombra da 2 padri decisori per la tradizione, diviene
contrario alle regole della comunità: padri, mariti e figli maschi hanno un’alternativa e diversa
regola comunitaria. Rispettare ed educare le proprie figlie e sorelle per il bene della comunità.
Competizione virtuosa per essere riconosciuti come Villaggi Liberi dal Matrimonio Infantile.
L’approccio culturale è ribaltato: da fardello di cui liberarsi le bambine educate e non
precocemente sposate divengono ricchezza e fonte di rispettabilità per l’intera comunità
2. Traffico di Minori: la strategia dell’UNICEF
Governo molto suscettibile verso il problema, che per la sua natura è difficile da
dimensionare e – in mancanza di dati – da riconoscere e affrontare
Ong già attive sul territorio, ma in modo non coordinato e con interventi
estemporanei, spesso non in rapporto con le istituzioni
Famiglie e comunità non in grado di difendersi da una rete strutturata di trafficanti
Far entrare tali attori in contatto: l’UNICEF organizza incontri periodici affinché si
riconoscano e condividano modalità operative, perché si formalizzino in piattaforme
operative
Governo cerca l’UNICEF quale partner dotato di conoscenze e modelli operativi. Sul
territorio, l’UNICEF forma e sostiene le Ong già radicate nelle comunità, perché
operino in modo coordinato e siano il punto di contatto e la porta di accesso a
villaggi e comunità
Con Ong già riconosociute a livello locale, l’UNICEF promuove la consapevolezza
del fenomeno nei governi di villaggio per la costituzione di Comitati di Protezione
dell’Infanzia e di Gruppi di bambini e adolescenti, gli attori in prima linea per le
informazioni sulle famiglie più vulnerabili, e che si attivano se sconosciuti si aggirano
nel villaggio, avvertendo le autorità di polizia dedicate a combattere il fenomeno
3. Strategie Codificate
Fase 1
Dialogo con le istituzioni per informarne
politiche e interventi
Individuazione e formazione di Ong
partner quali ‘porte di accesso’ alle
comunità
Fase 2
Raccolta di informazioni sui fenomeni
con indagini anche porta a porta,
formazione degli operatori locali e
costituzione dei Comitati di Protezione
e delle Assemblee delle ragazze e di
Gruppi giovanili
Fase 3
Raccordo tra istituzioni, Panchayat,
Comitati di Protezione e Gruppi
giovanili sulle modalità operative
4. Modelli operativi codificati attraverso cui l’UNICEF mette in contatto, forma e
sostiene gli attori chiave nella lotta a fenomeni come il Matrimonio Infantile e il
Traffico di Minori e per migliorare le condizioni di bambine e bambini, affinché
possano avviare un cambiamento per via endogena nelle realtà locali e nei contesti
tradizionali dove detti fenomeni si verificano
Fondamentale è mutare l’approccio culturale a fenomeni cui le comunità si
adeguano per rispetto delle tradizioni ereditate e per le aspettative sociali
Dando alle istituzioni il quadro dei fenomeni da affrontare e facendo leva sulle Ong
già locali quale ‘porta d’accesso’ ai Panchayat si consente la costituzione dei
‘Comitati di Protezione’ e di ‘Gruppi di bambine e di giovani’
Con i ‘Gruppi di bambine e di giovani’ riconosciuti dalle autorità del villaggio
bambine e bambini ottengono voce in capitolo sui loro diritti, e li rivendicano verso
famiglie e comunità attraverso i ‘Comitati di Protezione’, che li fanno rispettare.
Un primo mutamento culturale è avvenuto: la comunità ascolta e riconosce i diritti
dei bambini e le bambine non sono più un fardello ma una risorsa.
La comunità ne prende coscienza e si libera: padri, mariti e fratelli non dovranno più
conformarsi – facendo loro stessi violenza - ad una norma sociale che condanna le
bambine alla subalternità. La nuova norma ne prescrive rispetto ed educazione: la
felicità, e con essa quella della famiglia e della comunità