Dott.ssa Toni - Il linguaggio e le tecniche di problem solving
Scrivo per imparare qualcosa che non so
1. Scrivo per imparare qualcosa che non so
punto di vista pratico di un narratore per suggerire la
creazione di testi coinvolgenti e non banali
2. Dare un nome alle cose
“Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello
Aureliano Buendía si sarebbe ricordato di quel remoto
pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il
ghiaccio. Macondo era allora un villaggio di venti case di argilla e
di canna selvatica costruito sulla riva di un fiume dalle acque
diafane che rovinavano per un letto di pietre levigate, bianche ed
enormi come uova preistoriche. Il mondo era così recente, che
molte cose erano prive di nome, e per citarle bisognava indicarle
col dito”.
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3. CHI SCRIVE REINVENTA IL MONDO.
A PARTIRE DAL PROPRIO SGUARDO.
Scrivere è in fondo uno sguardo sul mondo.
Uno sguardo attento, oppure leggero, ovvero
critico, illuso, morale, fantasioso, divertito, profondo, amaro
, disincantato…
Il presupposto è: essere aperti al mondo
Sei aperto al mondo?
Sei una persona generosa?
4. DIVENTIAMO ARTIGIANI !!
(… ARTIGIANI DELLE PAROLE)
Un racconto è un fatto artigianale. La «materia prima» può
essere qualsiasi cosa. Qualsiasi cosa di importante per
noi, oppure qualcosa di piccolo, di quasi insignificante o di
bizzarro: la marmellata dimenticata di Cesare
Cremonini, un mazzo di carte, il sorriso di un vecchio, un
bambino scalzo che piange, un cane senza una zampa, un
paesaggio mai visto, un odore strano, il fischio di una
vecchia locomotiva, la fidanzatina delle medie che riappare
dopo 20 anni, la dentiera della nonna, una torta di mele da
perdere il senno … è dagli «scarti» che nascono le cose più
belle … (dai diamanti non nasce niente, cantava De Andrè)
6. Prima del post
Ogni post è un racconto.
Un racconto con tanto di capo e di coda.
Fatto di rimandi, di riflessioni, di allusioni, di storie
nascoste tra le pieghe, di inciampi, di incertezze o di
certezze, di prese per i fondelli…
Sa prenderti per mano, sa farsi leggere (e magari
rileggere).
Spesso rimanda ad altro fuori dal web.
Un bel post «chiama» la conversazione
Un bel post è il tempo che intercorre tra un telefono
che squilla e la nostra risposta..
7. Le parole sono armi efficacissime
«non c’è ferro che possa trafiggere il cuore con più forza di un
punto messo al posto giusto» (Isaac Babel)
Mettere le parole giuste al posto giusto. Ma come?
Iniziamo da una immagine precisa.
Un’immagine che introduca la storia che vogliamo raccontare.
Scegliamo le parole migliori, quelle più adatte (al mercato della
frutta, ricordiamocelo, bisogna andarci alla mattina presto) e
ficchiamocele dentro.
Diamo loro una punteggiatura coerente.
Dosiamo la forza delle singole parole, è un fatto di equilibrio.
Non vergogniamoci delle nostre idee né delle cose che
scriviamo.
8. Ma scrittori si può diventare?
Per diventar scrittore, bisogna anzitutto esserci nati, e allora la cosa riesce
facile e spontanea, ma se fa difetto l’inclinazione la faccenda è alquanto
complicata, e non si riesce a nulla. È bene, del resto, che non tutti siano
scrittori, se no come si farebbe a trovare un pubblico per ogni libro che si
stampa? Saggia è quindi stata la natura nel concedere solo a pochi la
fantasia dello scrivere. Credi tu d’essere nato a ciò? Scruta i decreti del
destino consultando una sonnambula, o una chiromante. Non di rado,
infatti, le persone di talento cercano la verità in ciò che la scienza respinge e
deride. Interroga, inoltre, le tue naturali attitudini. Se nel porgere da bere a
un amico, la tazza ti sfugge e colpisce un cane che s’avventa e ti morde i
polpacci; se mentre stai per lanciare un guanto di sfida, t’avvedi di non aver
mai posseduto guanti e lanci invece una ciabatta smessa; se al colmo della
disperazione vorresti chiudere gli occhi e gettarti dalla finestra, e invece
chiudi la finestra e ti getti a dormire sul letto; se, insomma tutto ciò che fai ti
torna a rovescio, o viene frainteso, quasi di certo sei nato per essere
scrittore. Corri, senza indugio, dal cartolaio, compera una risma di carta,
chiuditi in soffitta e affrettati a rivelare al mondo i tuoi divini pensamenti.
[Carlo Cetti, Libro per scrittori, in Paolo Albani, I mattoidi italiani, Macerata,
quodlibet 2012, pp. 14-15]
9. Ripartiamo dall’IO (narrante)
Se lo scrittore è anzitutto un osservatore..
Se l’osservatore osserva quello tutti hanno visto ma riesce
a descriverlo in modo più chiaro, più nitido..
Se descrivere in modo più nitido ci distingue da altri che
scrivono …
Ecco allora che il punto focale è «trovare la voce»
Ehm … come trovo la mia voce narrativa?
10. io scrivo. ma per chi?
Si dice da sempre che un giornalista abbia 3 «capi» cui
rispondere: il direttore del giornale, l’editore e i propri
lettori.
Adattando questo, anche un blogger aziendale ha 3
«capi»: i vertici aziendali (con cui definisce obiettivi e
strategia), i colleghi dell’azienda (pubblico interno), i
lettori del blog con cui dialoga (pubblico esterno).
Regola aurea: non esiste un SOLO pubblico.
(Piccola postilla alla regola: se per voi esiste un solo pubblico, o uno che
prevale pesantemente sugli altri, forse dovete ripensare qualche cosa)
11. (qualcosa da rileggere?)
Nel 1985 Italo Calvino aveva
previsto che la letteratura del
nuovo secolo e del nuovo
millennio sarebbe stata
caratterizzata da sei requisiti:
leggerezza, rapidità, esattezza, v
isibilità, molteplicità, consistenz
a.
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12. pertanto…
La chiarezza dei contenuti è Poi è ovvio che lo specifico
anche legata alla semplicità tone of voice dipenderà dalla
della forma. cultura aziendale, che può
Scrivere in un italiano semplice essere molto o poco formale in
(e non nell'aziendalese relazione alla sua storia, alla
burocratico tipico di sua composizione socio
moltissimi documenti) è anagrafica, alle sue
essenziale. dimensioni, al settore di
business in cui opera, ecc ecc.
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17. Infine: sporcarsi le mani
Leggete di tutto e di più, leggete i classici come i
contemporanei
Lasciatevi contaminare da linguaggi e culture diverse
Fate come questo bimbo
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