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CRASC’06
Convegno Nazionale
CROLLI E AFFIDABILITA' DELLE STRUTTURE CIVILI
Università degli Studi di Messina
Messina, 20-22 Aprile 2006
ROBUSTEZZA STRUTTURALE
F. BONTEMPI1
1
Dipartimento di Ingegneria Strutturale e Geotecnica,
Università degli Studi di Roma “La Sapienza”
Via Eudossiana 18, 00184 ROMA
franco.bontempi@uniroma1.it
SOMMARIO
Il presente contributo vuole dare un’introduzione al concetto di robustezza strutturale che e’
definita come l’abilità di una costruzione di mostrare un degrado delle proprie qualità
proporzionato all’entità di un’azione o di un evento negativo. A tale scopo, nella parte
introduttiva di questo lavoro si considerano, nell’ordine, i concetti di azioni/eventi HPLC e
LPHC, la definizione di complessità e la nozione di sincronicità, l’impostazione euristica delle
verifiche di sicurezza e prestazionali secondo scenari di contingenza. Nella parte centrale, e’
data una definizione formale di robustezza strutturale e sono indicate strategie di progetto per
ottenerla. Essendo la robustezza una proprietà sistemica della costruzione che richiede una
visione olistica dell’intero problema strutturale, nella seconda parte del lavoro e’ dato spazio
alla definizione di sistema strutturale e alle strategie di analisi strutturale. Infine, e’ sviluppata
un’applicazione. Costante riferimento e’ fatto al quadro normativo italiano del Testo Unitario
delle Norme Tecniche per le Costruzioni del D.M. 14/09/05 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale
della Repubblica Italiana il 23 Settembre 2005, che ha ritenuto il requisito di robustezza
centrale al processo di progettazione strutturale.
ABSTRACT
The present paper concerns the concept of robustness as the ability of a construction to
develop a decrease of quality proportionate to the entity of a negative action or event. For this
purpose, the concepts of HPLC / LPHC events, the definition of complexity and the notion of
synchronicity, the development of safety assessment through the heuristic definition of
contingency scenarios are initially reviewed. Then, a formal definition of structural robustness
is given besides the design strategies needed to obtain this characteristic. Being robustness a
systemic concept that need a holistic vision of the overall structural problem, attention is
devoted to the definition of a structural system and to the general strategies needed to develop
the structural analysis. A specific example is developed. Constant reference is made to the
Italian National Standards represented by the Testo Unitario delle Norme Tecniche per le
Costruzioni del D.M. 14/09/05, recently published.
1. AZIONI/EVENTI LCHP ED AZIONI/EVENTI HCLP
Considerando il problema della verifica della sicurezza e delle prestazioni di una costruzione,
si affrontano fondamentalmente due categorie di situazioni.
La Fig.1 fa riferimento ad una situazione canonica che si può far ricadere nella prima
categoria dove si può sviluppare una caratterizzazione statistica delle azioni, od eventi.
Secondo tale procedura, si hanno le seguenti fasi:
1) definito un periodo temporale di riferimento Tu pertinente alla costruzione in esame, o
alla classe di costruzioni che si considera, si misura con opportune cautele l’azione
Q(t); in tale processo sia la scelta del periodo Tu sia le modalità di misura sono
convenzionali, ovvero definite da consenso più o meno ampio della comunità
scientifica e tecnica; ad esempio nel caso del vento per l’Europa, e’ abbastanza usuale
fare riferimento ad un arco temporale di 50 anni e a velocità massime mediate su una
finestra di misura di 10 minuti: negli Stati Uniti esistono però altri periodi (120 anni)
ed altre finestre di misura (miglio più veloce) [2];
2) sulla base dati così ottenuta, si opera sul grafico che rappresenta l’intensità
dell’azione ordinando le misure in modo decrescente: l’azione e’ ancora
rappresentata lungo l’intervallo che rappresenta la grandezza del periodo di
riferimento Tu, ma presenta un andamento monotono e non più tipicamente
periodico; in tal modo, con riferimento all’intensità’ Qa dell’azione, si può quindi
risalire al tempo cumulato ta in cui l’azione ha un valore maggiore di tale intensità;
3) è operata una normalizzazione delle ascisse, introducendo il parametro η= t/ Tu : in tal
modo ηa= ta/ Tu rappresenta la frazione di tempo per la quale l’azione assume
un’intensità maggiore di Qa;
4) si può dunque risalire alla distribuzione di probabilità P(Q) e alla densità di probabilità
p(Q) del valore dell’azione Q nel fissato periodo di riferimento Tu: da questa
probabilità, si possono derivare tutti i valori significativi, come valori medi e frattili; si
possono infine individuare tutti i coefficienti ψi che moltiplicati per il valore
caratteristico Qk denotano valori di combinazione rara, frequente, semipermanente, e
così via.
Anche con tutte le arbitrarietà e le imperfezioni che possono evidenziarsi nel presente
procedimento, risalta senz’altro l’importanza della base di informazione sperimentale che e’
direttamente fondante la caratterizzazione di questa categoria di azioni [7, 32].
Inoltre, non può essere sfuggito che tale rappresentazione e’ quella riportata dal D.M. 15
Settembre 2005, ovvero dal Testo Unitario delle Norme Tecniche per le Costruzioni,
pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 23 Settembre 2005, per le ovvie considerazioni legate al
formalismo di verifica agli stati limite attraverso l’espressione di opportune combinazioni di
azioni [31].
La categoria di azioni passibili di un simile trattamento sono note in letteratura con
l’acronimo di azioni (od eventi) LCHP, che contrae i termini Low Consequences High
Probability (Eventi Frequenti con Basse Conseguenze): sono quindi raccolte azioni od eventi
che si manifestano ripetutamente, tanto da poterne almeno imbastire una caratterizzazione
statistica, e che sono, come regola generale, accompagnati da modeste conseguenze. In
particolare, alla loro comparsa sono associati bassi rilasci di energia, minimo numero di crisi
strutturali, e coinvolgimento di un numero minimo di persone.
Va rilevato che proprio per la possibilità abbastanza facile, anche se a volta tediosa, di
inquadramento e di formalizzazione, questa categoria risulta ampiamente presente in tutti i
testi di ingegneria strutturale ed e’ largamente insegnata [22, 24].
Q(t) = azione variabile nel tempo
Q(t) = azione variabile nel tempo riordinata per valori decrescenti
Periodo di riferimento per la costruzione = Tu
t
t
Qa
Periodo di riferimento per la costruzione = Tuta
Q(t) = azione variabile nel tempo
Q(t) = azione variabile nel tempo riordinata per valori decrescenti
Periodo di riferimento per la costruzione = Tu
t
t
Qa
Periodo di riferimento per la costruzione = Tuta
ηa =ta/Tu
Q(t) = azione variabile nel tempo riordinata per valori decrescenti
0 1
Q(t) = azione variabile nel tempo riordinata per valori decrescenti
η=t/Tu
0 1
Qa
η=t/Tu
p(Q)
Q
Qk
ψ1Qk
ψ2Qk
ψ0Qk
η1 η2
ηa =ta/Tu
Q(t) = azione variabile nel tempo riordinata per valori decrescenti
0 1
Q(t) = azione variabile nel tempo riordinata per valori decrescenti
η=t/Tu
0 1
Qa
η=t/Tu
p(Q)
Q
Qk
ψ1Qk
ψ2Qk
ψ0Qk
η1 η2
Figura 1. Passi per la caratterizzazione statistica di un’azione o di un evento [31].
Quantunque gran parte delle azioni naturali siano inquadrabili nel formalismo descritto
dalla Fig.1, esistono altre azioni, ed, in particolare, eventi legati all’utilizzo o all’interazione
delle costruzioni con l’Uomo, che non possono essere così semplicemente quantificati [9, 23].
Nella Fig.2 sono riportati due casi di enorme riflessione per l’intero settore dell’Ingegneria
Strutturale. Il primo e’ il caso di un edificio a pannelli prefabbricati dove lo scoppio
accidentale di una bombola di gas in una cucina ha provocato il collasso di una notevole
porzione dell’edificio stesso: e’ interessante ricordare che in Inghilterra si parla di normative
per le costruzioni precedenti e conseguenti il 1968, anno di questo incidente, per evidenziare il
cambiamento della filosofia di progettazione e di verifica strutturale.
Sulla destra della Fig.2, e’ riportato uno schema che rappresenta i punti di impatto dei due
velivoli nell’attentato al World Trade Center a New York l’11 settembre 2001. Delle tantissime
immagini relative a questo incidente, questa, forse, serve a materializzare una peculiare
caratteristica di questa seconda categoria di eventi: non esiste una descrizione statistica del
punto di impatto di velivoli su edifici alti.
Figura 2. Eventi legati all’utilizzo o all’interazione della costruzione con l’Uomo: a) effetti colposi
dell’esplosione di una bombola di gas in un edificio Ronan Point nel 1968 in Inghilterra; effetti dolosi
dell’attentato al World Trade Center nel 2001 negli Stati Uniti.
Quest’ultimo caso mette anche in evidenza altre caratteristiche di questi eventi: in questi
casi e’ coinvolto il rilascio di una grande quantità di energia, si hanno numerose crisi di
elementi strutturali, sono coinvolte molte persone. Per questi motivi, tale categoria di eventi e’
denotata in letteratura come eventi LPHC da Low Probability High Consequences (Eventi
Rari con Alte Conseguenze) e si presentano con caratteristiche duali rispetto agli eventi HPLC
visti precedentemente: in particolare, costruzioni che possono avere comportamenti
soddisfacenti di fronte ad eventi HPLC possono non manifestare altrettanto successo in
presenza di un evento LPHC.
Infine, va segnalata la distinzione dei termini correnti: nella letteratura anglosassone, i
problemi relativi ad azioni naturali o eventi colposi sono pertinenti alla structural safety,
mentre gli eventi colposi sono tema della structural security [20].
2. COMPLESSITA’ E SINCRONICITA’
La distinzione fatta nel precedente paragrafo relativamente a due differenti categorie di
azioni/eventi, e’ solo il primo passo per una critica costruttiva agli approcci probabilistici alla
sicurezza strutturale. Un altro tema pertinente a tale discussione e’ relativo alla constatazione
del numero di incidenti strutturali, ma anche di altro tipo, avvenuti in quei sistemi che avevano
alla base del loro progetto la dichiarazione di una probabilità di crisi dell’ordine di 1/1000000
o meno. Il riferimento e’ in particolare alle centrali nucleari: effettivamente, nelle migliaia di
impianti realizzati, si sono verificati una decina, circa, di incidenti eccezionali, con
un’occorrenza di accadimento che quindi e’ stata dell’ordine di 1/1000, ovvero di alcuni
ordini di grandezza superiore a quanto previsto [17]. In effetti, e’ ritenuto che la prima
assunzione sia da intendersi come probabilità nominale di crisi, ottenuta considerando solo
gli aspetti del problema statisticamente regolari, ovvero descrivibili in tale formalismo, come le
azioni HPLC e le caratterizzazioni materiali desunte da ampia e consolidata sperimentazione,
permettendo di arrivare alla valutazione di una sicurezza nominale della costruzione in esame.
In questa probabilità restano escluse tutte le fonti non statisticamente trattabili, come gli eventi
LPHC, che invece concorrono a formare la cosiddetta probabilità sostanziale di crisi,
governando dunque la sicurezza sostanziale della costruzione in esame.
Il primo passo per la comprensione del problema della sicurezza sostanziale delle
costruzioni, può essere fatto introducendo la nozione di complessità di un qualsiasi sistema.
Nella Fig.3 e’ proposto uno schema noto in letteratura in diverse forme, che considera lungo
due assi ortogonali quelle che possono essere intese come dimensioni della complessità: tali
dimensioni sono rappresentate dal tipo di interazioni e dal tipo di connessioni che le varie
parti di un sistema sviluppano fra loro, e permettono di individuare 4 quadranti contenenti
configurazioni ricorrenti. La complessità e’ ritenuta crescente sia passando da interazioni
lineari (caratterizzate da proporzionalità e dunque prevedibilità) ad interazioni non lineari,
sia passando da connessioni lasche (ovvero sistemi con parti poco connesse) a connessioni
strette: i sistemi che possono rappresentarsi nel quadrante 3 sono caratterizzati da (relativa)
semplicità, mentre i sistemi del quadrante 4 sono caratterizzati da massima complessità.
Figura 3. Valutazione della complessità di un sistema in base alla natura delle interazioni (lineari / non lineari) e
delle connessioni (strette / lasche) fra le varie parti che compongono il sistema stesso.
TIPO DI
INTERAZIONE
FRA LE VARIE PARTI
DEL SISTEMA
lineare non lineare
1 2
3 4
impianti
nucleari
ingegneria
genetica
missione
spazialeferrovie
linee di produzione
e catene di montaggio
agenzie ad
obiettivo singolo
agenzie
multiobiettivo
operazioni
militari
trasporto
marittimo
Nel contesto dell’Ingegneria Strutturale, il concetto interazione lineare / non lineare può
senz’altro essere interpretato come comportamento meccanico o geometrico: in entrambi i
casi e’ chiara la possibile varietà di comportamenti possibili, spesso non intuitivi. Il termine
connessione risulta un po’ più sottile: riguarda come le varie parti strutturali convergono nel
produrre il comportamento strutturale globale [29]. All’interno di una struttura sono presenti
due classi di regioni con comportamenti meccanici qualitativamente differenti; si hanno:
- B-regions: regioni dove lo stato di sforzo è conseguente ad un regime deformativo
semplice (con andamenti lineari); la lettera B deriva da Bernoulli, che individuò insieme a
Navier l’ipotesi sul comportamento delle sezioni delle travi, che ruotano restando piane;
- D-regions: regioni dove l’assenza di una cinematica semplice, comporta stati di sforzo
comunque complicati; si hanno quindi regioni genericamente sedi di stati di sforzo
diffusivi, da cui deriva la lettera D; le D-regions sono tutte quelle zone di singolarità per
la struttura, ove si verificano discontinuità geometriche o di materiale, o dove sono
applicate forze concentrate, carichi o reazioni vincolari; in particolare, tutti i
collegamenti si configurano come D-regions.
Il comportamento strutturale complessivo è il risultato dell’integrazione (risultante a livello
macroscopico) del comportamento locale di tali D-regions. Inoltre, il comportamento locale,
in particolare la deformabilità locale, può far emergere comportamenti inaccettabili (ad
esempio effetti del secondo ordine). Infine, eventuali crisi locali possono mettere in pericolo
l’integrità dell’intero organismo strutturale, fatto che deve essere evitato da un’accurata
progettazione. Il possibile emergere di effetti usualmente secondari rappresenta un’indicazione
di complessità.
In un contesto più ampio e più ricco, che può fare riferimento all’Ingegneria dei Sistemi,
oltre agli aspetti puramente concreti relativi alla costruzione ed alla sua organizzazione
(hardware), si devono introdurre altri aspetti che corrispondono alla logica di progetto
(software) ed al comportamento umano (humanware). Al primo settore possono farsi risalire
errori di concezione, di calcolo o mancanza di conoscenza, mentre nel secondo, sono raccolti
tutti gli interventi negativi legati al comportamento umano [25]. Secondo questo punto di
vista, che può analizzare compiutamente la sicurezza sostanziale delle costruzioni, la crisi di
un sistema strutturale emerge dalla coincidenza significativa di aspetti negativi dei tre vari
campi (hardware – software – humanware). Questa condizione e’ denotata con il termine
sincronicità [19] e può essere concepita come la perforazione contemporanea di tutte le difese
di cui può essere considerata composta la realizzazione di una costruzione (Fig.4).
Figura 4. Sviluppo di una crisi nel sistema attraverso la concatenazione di meccanismi e coincidenze
significative, in parte legate ad aspetti materiali in parte ad aspetti legati alla natura umana, che si coagulano in
una situazione che permette l’emergere del fallimento: sincronicità [19].
COMPORTAMENTI LOCALI
ERRORI LATENTI
CONDIZIONI ECCEZIONALI
SICUREZZA NEL PROFONDO
PRECURSORI
PSCOLOGICI
AZIONI CHE
AGISCONO
SULLA
SICUREZZA
ERRORI LATENTI A LIVELLO
DECISIONALE
3. STRATEGIA DI VERIFICA MEDIANTE SCENARIO DI CONTINGENZA
Nel paragrafo precedente e’ stata impostata una critica all’approccio puramente probabilistico
della sicurezza strutturale: e’ ovvio che tale impostazione non può trattare azioni o eventi che
non sono descrivibili probabilisticamente, non solo in teoria ma anche in pratica. Simili
difficoltà sono altrimenti ereditate dai metodi che derivano concettualmente da tale approccio,
come l’approccio ai coefficienti di sicurezza parziale della forma semiprobabilistica agli stati
limite.
E’ utile dal punto di vista ingegneristico considerare allora il grafico riportato in Fig.5: qui,
in ascissa sono ordinate situazioni di crescente complessità, mentre in ordinata sono indicati
approcci deterministici e probabilistici. Si rileva l’alternanza delle impostazioni: la sicurezza di
situazioni semplici e’ valutata con analisi deterministiche qualitative che però, al crescere della
complessità del problema strutturale in esame, sono sostituite da analisi più raffinate basate su
considerazioni probabilistiche. Questa tendenza si inverte, all’ulteriore crescere della
complessità, per tornare ad approcci deterministici: si considerano cioè analisi pragmatiche
basate sull’individuazione di scenari di rischio in base a giudizi esperti, che trascendono
dunque il quadro delle mere descrizioni statistiche.
Figura 5 Differenze di impostazione delle verifiche di sicurezza (approccio deterministica / approccio
probabilistico) al crescere della complessità del problema strutturale.
Può essere utile a questo proposito riportare dal Testo Unitario le frasi che introducono nei
termini generali l’impostazione della sicurezza e delle capacità prestazionali di una
costruzione:
Il Progettista, a seguito della classificazione e della caratterizzazione delle
azioni, deve individuare le possibili situazioni contingenti in cui le azioni
possono cimentare l’opera stessa.
Con l’espressione scenario di contingenza s’intende, nella maniera più
generale, una circostanza plausibile e coerente in cui può realisticamente
trovarsi un’opera strutturale, sia durante la sua vita utile, sia nelle fasi di
costruzione e dismissione. Tale scenario sarà dunque caratterizzato dalla
concomitanza di:
a) una determinata configurazione strutturale, usuale o transitoria: in
quest’ultimo caso, oltre a considerare le fasi di realizzazione e dismissione
dell’opera, devono essere identificate situazioni di danno accidentale
realisticamente attendibili per l’opera stessa, ponendo la dovuta attenzione
anche ai fenomeni di degrado strutturale connessi a processi chimico-fisici, ed
ai riflessi in termini di organizzazione strutturale;
b) un definito scenario di carico, ovvero un insieme organizzato e realistico di
azioni, presenti contemporaneamente sull’opera, la cui configurazione
strutturale è stata precedentemente identificata. È compito del Progettista
individuare tale insieme di carichi, definendone le rispettive intensità, anche in
base alle correlazioni statistiche.
In ogni caso, tenendo conto delle specificità delle singole azioni, si deve
adottare una progettazione strutturale orientata all’intero sistema resistente, e
non solo al dimensionamento ed alle verifiche dei singoli componenti.
La Fig.6 illustra dal punto di vista operativo come sono individuati gli scenari di
contingenza. Da una parte sono elencate nelle righe le differenti situazioni in cui si può trovare
una costruzione, a partire dalle sue fasi costruttive fino alle situazioni di funzionamento
nominale, considerando anche le operazioni manutentive ed anche la dismissione. In un altro
elenco, organizzato per colonne, sono definiti tutti gli scenari di carico, ovvero le possibili
combinazioni di carico. L’accoppiamento dei due elenchi, produce una matrice che contiene
tutte le possibili contingenze in cui verificare la sicurezza strutturale.
Va notato che:
1) non tutte le combinazioni possono essere realistiche o pertinenti;
2) esiste lo spazio in questo inquadramento per inserire situazioni caratterizzate da azioni o
eventi LPHC, sulla base di giudizio euristico.
Figura 6 Individuazione degli scenari di contingenza attraverso una matrice che accoppia le differenti possibili
configurazioni strutturali ai differenti scenari di carico.
fasecostruttiva
situazionefunzionale
situazionemanutentiva
trasformazioned'uso
situazionedanneggiata
fasedidismissione
1 O O O O O O O O O
2 O O O O O O O O O
3 O O O O O O O O O
4 O O O O O O O O O
1 O O O O O O O O O
2 O O O O O O O O O
1 O O O O O O O O O
3 O O O O O O O O O
1 O O O O O O O O O
4 O O O O O O O O O
2 O O O O O O O O O
1 O O O O O O O O O
3 O O O O O O O O O
1 O O O O O O O O O
2 O O O O O O O O O
I II III IV V VI VII VIII IX
…. …. …. …. …. …. …. …. …. descrizione
DI CARICO
STRUTTURALE
CONFIGURAZIONE
situazioni:
SCENARIO
4. LA ROBUSTEZZA STRUTTURALE E LE STRATEGIE DI PROGETTO PER
OTTENERLA
La robustezza strutturale e’ la proprietà di una costruzione di mostrare una perdita di qualità
[5] proporzionata all’evento negativo originante tale perdita. In tal modo, se la struttura e’
robusta, esiste una relazione continua e regolare fra la causa innescante il decadimento ed il
conseguente effetto.
Questa definizione di robustezza strutturale, può essere formalizzata, con tutte le
attenzioni ed i limiti del caso, in questo modo:
1) si indica con E l’evento negativo la cui entità e’ misurata con ∆E,
2) si indica con Q la qualità in esame e ∆Q risulta la misura della variazione della
stessa a seguito del evento E di entità ∆E,
la costruzione risulta robusta se il rapporto ∆Q/∆E e’ limitato ad una costante L.
La Fig.7 illustra graficamente il concetto di robustezza strutturale. In ordinata si trova la
misura della qualità in esame: tale grandezza può essere, ad esempio, la capacità portante
rispetto ad una condizione di carico, rappresentata dal moltiplicatore di carico; in generale, in
ordinata si può riportare una qualsiasi capacità prestazionale o una grandezza rappresentativa
la sicurezza strutturale. In ascissa si riporta l’entità dell’evento negativo, che può essere
pensato come un danno strutturale o anche un errore nella concezione o nel calcolo della
struttura: quest’ultimo aspetto, generalizza notevolmente il senso che si da’ al termine evento
negativo, introducendo la visione sistemica legata alla sincronicità, ed in particolare a tutti gli
eventi LPHC. Delle due strutture in esame, si nota come quella indicata col colore verde sia di
qualità migliore nelle condizioni integre, o nominali, rispetto a quella indicata col colore blu: la
stessa risulta però meno robusta della seconda, come si vede dal maggior degrado di qualità, a
parità di danno, che risulta addirittura inferiore al livello minimo previsto. Questo esempio può
essere tipico del caso di un pilastro in cemento armato cerchiato con spirale (caso verde)
rispetto a quello di un pilastro quadrato staffato (caso blu): nella configurazione nominale, a
parità di area di conglomerato, il primo risulta più resistente, ma a parità di entità di evento
negativo (taglio di una sezione della armatura trasversale), risulta anche più fragile perchè la
spirale si srotola facendo mancare l’azione di confinamento per un tratto più lungo del pilastro
rispetto al cedimento di una singola staffa nel caso di pilastro quadrato staffato.
Figura 7 Definizione di robustezza.
E’ opportuno considerare un altro esempio per mettere a fuoco il concetto di robustezza
strutturale. Si esamina a questo proposito il telaio altamente iperstatico di Fig.8, di cui si vuole
valutare la robustezza rispetto al collasso di uno dei pilastri della zona centrale: in particolare si
considerano gli scenari simmetrici (D1) e asimmetrico (D2). I risultati delle tre analisi
necessarie, includendo come riferimento di base la situazione integra (D0), riportati in Fig.9,
indicano un degrado di qualità (resistenza) nel primo caso sia del 20% circa, mentre
conseguente al secondo scenario del 30%: il giudizio di accettabilità di tali valori rientra nel più
generale schema di progettazione prestazionale (Performance-based Design) [28].
Figura 8 Esempio di telaio altamente iperstatico, di configurazione integra (D0), di cui si vuole valutare la
robustezza rispetto agli scenari (D1) collasso del pilastro centrale, (D2) collasso di un pilastro laterale.
Figura 9 Diagramma (moltiplicatore dei carichi λ - abbassamento in mezzeria in sommità δ) per il telaio
altamente iperstatico in esame, nella configurazione integra (D0) e negli scenari (D1) e (D2); a destra,
situazione di collasso peggiore, relativa allo scenario (D2) (comportamento elastico-perfettamente plastico).
Il concetto di robustezza e le relative verifiche sono riportate in più punti nel Testo
Unitario. All’inizio, ovvero nel Capitolo 2, si esprimono in termini generali i requisiti che tutte
le costruzioni devono avere:
In particolare, secondo quanto stabilito nelle norme specifiche per le varie
tipologie strutturali, strutture ed elementi strutturali devono soddisfare i
seguenti requisiti:
- sicurezza nei confronti di stati limite ultimi (SLU): crolli, perdite di
equilibrio e dissesti gravi, totali o parziali, che possono compromettere
l’incolumità delle persone ovvero comportare la perdita di beni, ovvero
provocare gravi danni ambientali e sociali,ovvero mettere fuori servizio
l’opera;
- sicurezza nei confronti di stati limite dei esercizio (SLE): tutti i requisiti
atti a garantire le prestazioni previste per le condizioni di esercizio;
- robustezza nei confronti di azioni accidentali: capacità di evitare danni
sproporzionati rispetto all’entità delle cause innescanti quali incendio,
esplosioni, urti o conseguenze di errori umani.
Si nota come accanto agli usuali stati limite, sia ultimi sia di esercizio, è data evidenza al
requisito di robustezza, che si può intendere come un ulteriore stato limite: in alcuni codici
internazionali o per strutture eccezionali il cui progetto e’ basato fortemente sulle idee del
Performance-based Design [13, 14, 16], la robustezza e’ proprio verificata attraverso la
definizione di un opportuno stato limite denominato come Stato Limite di Integrità
Strutturale (SLIS).
Nel Testo Unitario va ancora rilevata la possibilità di sopperire, ovviamente in modo
commisurato, agli errori umani, di progetto e di realizzazione, con una struttura che è
intrinsecamente robusta.
Riguardo alle valutazioni da fare ai fini della robustezza, all’inizio del Capitolo 3, il Testo
Unitario riporta:
In fase di progetto, la robustezza dell’opera deve essere saggiata imponendo,
singolarmente, le seguenti cause:
a) carichi nominali, arbitrari ma significativi per lo scenario considerato, al
fine di saggiare il comportamento complessivo: è necessario considerare
comunque disposta secondo una direzione orizzontale, una frazione dei
carichi agenti in direzione verticale; tale frazione, se non altrimenti
dichiarato dal Progettista, è assunta pari all’1%per costruzioni con altezza
inferiore a 100 metri; allo 0.1% per altezza oltre 200 metri; a percentuale
interpolata per altezze intermedie;
b) assenza di elementi strutturali, per valutare le conseguenze della loro
perdita a prescindere dalla causa, al fine di individuare quelli critici.
Queste valutazioni, possono evidenziare anche errori nella concezione dello
schema strutturale.
Considerazioni specifiche sono poi introdotte nel Capitolo 6, che riguarda le opere civili.
Infatti, si afferma:
Tra tutte le costruzioni, per gli edifici è particolarmente stringente il requisito
della robustezza, essendo tale categoria di strutture soggette ad essere occupate
da un alto numero di persone ed essendo sede delle più disparate attività, svolte
frequentemente in modo non organizzato e non controllato.
Per tale scopo, gli edifici devono essere progettati in modo che il sistema
strutturale principale possa sopportare danneggiamenti locali senza subire un
collasso totale; gli edifici devono avere un degrado delle prestazioni di
resistenza proporzionale alla causa che lo ha provocato.
Questo requisito deve essere raggiunto essenzialmente attraverso
un’organizzazione degli elementi strutturali che mantenga resistenza e stabilità
allo schema principale attraverso un trasferimento dell’azione da qualunque
regione strutturale danneggiata a quelle vicine: ciò può essere raggiunto
fornendo sufficiente continuità, iperstaticità, duttilità alle parti che
compongono l’edificio. In questo modo, si dovrà anche evitare la diffusione del
danneggiamento da una regione limitata della struttura ad una parte
significativa o addirittura a tutto organismo strutturale, secondo la cosiddetta
modalità di collasso progressivo. Tale modalità di collasso, ed in generale la
propagazione del danno, sarà raggiunto anche attraverso opportuna
compartimentazione dell’organismo strutturale.
Quest’ultimo paragrafo e’ significativo perchè indica due strategie per ottenere la
robustezza strutturale. Tali strategie, in un certo senso una duale dell’altra, sono:
i. aumentare la connessione delle varie parti strutturali, introducendo un elevato grado di
continuità, in modo che le azioni si possano trasferire dalla parte collassata a quelle
adiacenti, ovvero la costruzione abbia al suo interno una ridondanza di percorsi atti a
trasmettere l’azione [15];
ii. suddividere la costruzione in compartimenti, in modo che il collasso di una parte della
struttura non si propaghi alle parti adiacenti [30].
Va ricordato che queste due strategie sono tradizionalmente utilizzate in settori
dell’Ingegneria come quello Aeronautico o Navale. In Fig.10, si riportano, ad esempio, i casi:
a) in alto, di un bombardiere B17 Fortezza Volante, che durante la Seconda Guerra
Mondiale dopo aver subito una collisione in volo con un altro velivolo, e’ riuscito
comunque ad atterrare; questa capacità di incassare danno strutturale (damage tolerant
structure), e’ legata alla conformazione altamente iperstatica della fusoliera di questo
tipo di aereo;
b) in mezzo, di un aereo di linea che nell’aprile 1988, a seguito della coalescenza di
numerose microfratture nella parte centrale superiore della fusoliera, ha subito
un’esplosione per decompressione: la parte di carlinga collassata e’ stata delimitata dalla
presenza di longheroni ed elementi di cerchiatura presenti nella fusoliera;
c) in basso, e’ infine riportata un’illustrazione pertinente alla concezione delle navi che
presentano compartimenti stagni, per evitare l’eventuale propagarsi dell’allagamento che
sia avvenuto in uno di essi [28].
Da questi semplici esempi, risulta evidente come l’ottenimento della robustezza strutturale
sia un problema che riguarda la concezione strutturale: le analisi strutturali, non potranno che
misurare quantitativamente quello che e’ già stato inserito nel codice genetico della
costruzione [6, 10]. In particolare, la robustezza risulta essere una proprietà sistemica, in
quanto emerge da come le varie parti della costruzione sono connesse e da come si
comportano mutuamente alla presenza di un danno localizzato[26].
Figura 10 Strategie di progetto per ottenere robustezza strutturale: nel caso di aerei, in alto, robustezza per
continuità strutturale, in mezzo, robustezza per compartimentazione; nel caso delle navi, in basso,
compartimentazione [28].
5. IL CONCETTO DI SISTEMA STRUTTURALE
E’ stato rilevato come la robustezza strutturale sia una caratteristica sistemica di una
costruzione. Questo vuol dire che tale qualità dipende da come sono organizzate tra loro le
varie parti strutturali e da come si comportano, quando, alla presenza di uno scenario qualsiasi,
una di loro viene a mancare. E’ in questa ottica che la frase citata dal Testo Unitario, già
riportata,
In ogni caso, tenendo conto delle specificità delle singole azioni, si deve
adottare una progettazione strutturale orientata all’intero sistema resistente, e
non solo al dimensionamento ed alle verifiche dei singoli componenti.
risulta particolarmente importante dando una visione sistemica al processo di progettazione.
Un sistema e’ un insieme organizzato ordinatamente e gerarchicamente di elementi che nel
loro complesso fanno emergere proprietà che le singole parti non hanno [3, 4, 21].
L’organizzazione comprende aspetti topologici, ovvero di vicinanza, e funzionali, ovvero di
comportamento. L’ordine e la gerarchia all’interno di un sistema, permettono di poter
sviluppare in cascata la descrizione del sistema: nella Fig.11, ciò e’ mostrato sulla sinistra in
modo tradizionale per un impianto industriale, mentre sulla destra appare la più generale
scomposizione funzionale multilivello [11, 12].
E’ proprio l’idea della organizzazione strutturale che permette di preordinare in maniera più
generale e logica il comportamento di una costruzione nel caso di eventi LPHC. Nella Fig.12,
si considera ad esempio la scomposizione di un ponte sospeso, attraverso l’individuazione di
successivi livelli (macro-, meso-, micro-) strutturali. In base a questa segmentazione sistemica,
si può pensare di poter individuare livelli successivi (ovvero regioni strutturali di estensione via
via crescenti) che possono collassare al crescere dell’intensità dell’evento negativo
considerato. Così, ad esempio, in un quadro di progettazione prestazionale si può ritenere di
poter sacrificare prima a) le parti speciali che vincolano l’impalcato del ponte a terra ed alle
torri; poi b) l’impalcato stesso con il sistema di sospensione secondario composto dai pendini,
garantendo comunque c) la sopravvivenza del sistema di sospensione principale (torri,
ancoraggi, cavi principali). E’ ricco di significato che sia questa logica di progetto a garantire la
corretta concezione della costruzione e la sua robustezza strutturale, al di là di quanto possano
individuare molteplici combinazioni di carico in un formato agli stati limite implementato con i
coefficienti parziali di sicurezza.
Figura 11 Diagrammi che sviluppano il concetto di scomposizione gerarchica di un sistema.
Figura 12 Scomposizione strutturale applicata ad un ponte sospeso: macro-, meso-, micro-livelli.
Figura 13 Individuazione gerarchica delle variabili e delle performance strutturali con i relativi livelli di
modellazione.
6. LE STRATEGIE DI ANALISI STRUTTURALE
La Fig.13 evidenzia come la visione sistemica permetta in termini generali di organizzare il
processo complessivo di analisi strutturale. La scomposizione strutturale, infatti, focalizza
l’attenzione del processo di analisi su scale differenti della costruzione, dall’intero sistema al
dettaglio minore. In questo modo i risultati delle valutazioni ad una scala servono come punto
di partenza per le analisi ad una scala successiva, sia inferiore che superiore. Come ricordato,
la complessità strutturale risulta significativa, quando fenomeni legati ad una scala si
trasmettono significativamente ad un’altra. In particolare, la mancanza di robustezza e’
evidenziata, quando crisi a scale inferiori passano ignorate ai livelli superiori, facendo emergere
collassi catastrofici.
La Fig.13 fa vedere altresì come esista una perfetta omologia tra come si organizza il
sistema strutturale e come si descrive o si analizza: e’ questa chiarezza di visione che permette
di limitare gli errori di concezione o di calcolo che possono innescare collassi.
Nel Capitolo 2 del Testo Unitario sono riportati quelli che devono essere gli obiettivi
generali dell’analisi strutturale:
L’analisi strutturale deve sviluppare un’indagine della risposta strutturale alle
azioni considerate che permetta valutazioni sia qualitative sia quantitative,
tenuto conto delle incertezze presenti nelle:
a) differenti assunzioni di base (ipotesi di partenza);
b) diverse modellazioni e diversi parametri fissati per la modellazione delle
azioni pertinenti;
c) diverse modellazioni e diversi parametri fissati per la modellazione del
sistema strutturale, secondo una strategia che persegua i seguenti due
obiettivi generali:
a. delimitazione degli estremi della risposta strutturale;
b. individuazione della sensibilità della risposta strutturale.
Si può quindi parlare di esplorazione della modellazione strutturale al fine di valutare in
modo confidente il comportamento strutturale. E’ rilevata in particolare che l’analisi strutturale
deve determinare i limiti della risposta strutturale e deve definirne le criticità. Queste ultime,
cause innescanti le crisi catastrofiche, sono considerate anche all’inizio del Capitolo 3, dove e’
affermato:
Allo scopo di evidenziare labilità od instabilità strutturali, ovvero sensibilità
nella risposta prestazionale, il Progettista ha l’onere di individuare:
a) situazioni che significativamente introducano perturbazioni o
imperfezioni dello schema strutturale;
b) disposizioni non simmetriche dei carichi.
In termini computazionali, entrambi gli obiettivi sono connaturati ad un’impostazione delle
analisi nel formalismo della Logica Fuzzy [8, 27]. Attraverso questa organizzazione del
processo di analisi, infatti, si determinano in modo coerente e completo quali sono i limiti della
risposta strutturale e quali sono le priorità. Dal punto di vista strettamente operativo, si ricorda
che tale organizzazione di calcolo può essere intesa come un processo di anti-ottimizzazione,
che trova la sua naturale implementazione attraverso algoritmi non deterministici, quali quelli
genetici. In particolare, come sotto prodotto di tali analisi, si possono individuare gli scenari
più onerosi, gli elementi strutturali critici e le compartimentazioni opportune.
7. UN ESEMPIO DI ANALISI
Si considera il modello strutturale riportato nella Fig.14 che fa riferimento ad un edificio alto di
110 piani che adotta lo schema strutturale cosiddetto frame-in-frame [1]. La struttura e’ quindi
composta da due sotto-strutture cilindriche, una interna all’altra, ciascuna composta da una
cortina di elementi travi-colonna intelaiati tra loro, risultando nel suo complesso simile alle
torri del World Trade Center.
Obiettivo dell’analisi e’ la valutazione della sensibilità della struttura al danneggiamento
della superficie esterna. A tal scopo, si considera nella Fig.15 l’eliminazione di un certo
numero di elementi, nella parte superiore dell’edificio, tra il settantesimo e l’ottantacinquesimo
piano, e secondo quattro scenari, via via più pesanti riportati in Fig.16.
Figura 14 Struttura tipo frame-in-frame per edificio delle performance strutturali con i relativi livelli di
modellazione.
Figura 15 Individuazione del modello per l’analisi strutturale in campo non lineare con sottostrutturazione.
Figura 16 Individuazione euristica degli scenari di danno (configurazioni strutturali) di entità crescente.
Le analisi sono sviluppate secondo i seguenti passi:
1) vengono rimossi gli elementi previsti, secondo i diversi scenari;
2) i carichi permanenti sono incrementati e si sviluppa un’analisi in campo non lineare sia
per materiale (limitando cioè la capacità portante di ciascun elemento), sia per
geometria (tenendo conto dei grandi spostamenti che la struttura subisce, considerando
quindi in particolare gli effetti instabilizzanti dovuti alle eccentricità assunte dal carico
rappresentato dalla parte di edificio sovrastante la regione dove si assume avvenga il
danno).
Per limitare l’onere computazionale, la struttura complessiva dell’edificio viene così
sottostrutturata:
a) la parte sovrastante la regione che si ritiene danneggiata secondo i quattro scenari di
danno, composta da 25 piani, si ritiene rigida ed e’ conseguentemente così modellata
attraverso elementi solidi opportunamente corretti; per tale parte interessa
fondamentalmente valutare il peso permanente amplificato dal moltiplicatore e la
posizione che tale carico assume al crescere del moltiplicatore del carico stesso, in
modo da poterne valutare gli effetti instabilizzanti globali;
b) la parte direttamente interessata dal danneggiamento, composta da 15 piani, e’
modellata con elementi asta intelaiata con opportune caratteristiche plastiche, in modo
da rappresentarne correttamente resistenza e duttilità; e’ opportunamente modellato il
comportamento del secondo ordine locale, con la relativa diminuzione di rigidezza al
crescere dell’azione assiale fino all’eventuale raggiungimento del carico critico;
c) i 10 piani sottostanti la zona danneggiata, si suppongono composti di elementi asta
intelaiata con comportamento lineare, e sono considerati al fine di fornire ragionevoli
condizioni al contorno per le parti sovrastanti.
In Fig.17 sono rappresentate le modalità di collasso, ovvero le configurazioni deformate
assunte al raggiungimento del moltiplicatore massimo del carico permanente, per i quattro
scenari di danneggiamento assunti. Si nota che al crescere dell’entità del danno, il collasso
avviene innescando modalità che evidenziano crescenti dissimmetrie. Si rileva inoltre la
presenza di fenomeni di instabilità locale, legati al corrugamento della parete esterna, oltre
all’instabilità globale già osservata.
In termini complessivi, in Fig.18 sono riportati attraverso un diagramma a barre, i valori dei
moltiplicatori del carico permanente nei quattro scenari previsti (D1, D2, D3, D4), oltre
naturalmente al valore nominale assunto nella configurazione integra (D0). Questo diagramma
e’ una versione discreta del diagramma ideale illustrato in Fig.9: in ascissa, infatti, si e’
rappresentata una misura crescente di danno, rappresentata da quattro scenari via via più
gravosi, mentre in ordinata e’ riportata una misura della qualità della struttura rappresentata
dal valore assunto dal moltiplicatore a collasso. Anche qui, come nel caso di Fig.9, il giudizio
di tale decremento di resistenza va sviluppato in un contesto prestazionale complessivo.
A conclusione di questo esempio, si può notare l’efficacia di un approccio diretto di analisi
ai fini della valutazione della robustezza strutturale: definiti gli scenari in forma euristica, lo
svolgimento di analisi come quelle illustrate, in campo non lineare per materiale e geometria,
sono al giorno d’oggi alla portata di numerosi codici di calcolo commerciale. Va però
sottolineato che, nei termini più generali, le analisi devono essere condotte in campo dinamico,
che e’ l’ambito naturale in cui descrivere eventi legati al collasso di elementi strutturali. Infine,
nel caso in cui non si possano definire in modo confidente scenari opportuni, ovvero nel caso
in cui si voglia sviluppare una più completa analisi di sensitività, si deve far ricorso a processi
di ottimizzazione che pilotino la scelta degli scenari da considerare.
1 2
3 4
Figura 17 Modalità di collasso nei quattro scenari di danneggiamento individuati.
Figura 18 Moltiplicatore di collasso nei quattro scenari di danneggiamento individuati.
8. CONCLUSIONI
Il concetto di robustezza strutturale riguarda il comportamento di una costruzione in
presenza di un’azione o di un evento negativo. L’azione può essere una condizione di carico
non prevista o non prevedibile, mentre l’evento negativo può avere origini fisiche o
antropiche. Tutte queste situazioni provocano un danno cui la costruzione deve rispondere in
maniera proporzionata, ovvero in modo regolare e ragionevole.
Da questa definizione appaiono evidenti le ripercussioni che una progettazione orientata ad
ottenere tale requisito possono avere. Tale orientamento della progettazione e’ in parte
differente dal modo di procedere usualmente accettato, ed insegnato, che invece e’ basato sul
soddisfacimento di stati limite attraverso un numero anche notevole di combinazioni di carico.
Nel caso della robustezza strutturale, la mancanza di basi statistiche per la caratterizzazione
delle azioni non usuali o degli eventi negativi possibili, allarga lo spazio per le valutazioni
basate sull’esperienza e sulla conoscenza degli ingegneri strutturisti, rendendo allo stesso
tempo più difficili e più coinvolgenti il progetto e l’analisi strutturale.
A questo proposito, va rilevato che la progettazione orientata alla robustezza strutturale
richiede una visione olistica al problema strutturale con un orientamento al sistema strutturale
nel suo complesso, piuttosto che al singolo elemento strutturale. Questo atteggiamento era
tipico di generazioni di ingegneri strutturisti prima dell’avvento delle varie formulazioni ai
coefficienti parziali tipiche del metodo degli stati limite, che forse, in questo hanno fatto
perdere di vista la sintesi della soluzione del problema strutturale.
Le valutazioni sulla robustezza strutturale vanno sviluppate in campo non lineare,
modellando realisticamente il comportamento strutturale, cosa che e’ possibile con i codici di
calcolo commerciali oggi disponibili. Un passo ulteriore nelle analisi, può essere fatto
individuando le criticità nel funzionamento strutturale e delimitando la risposta strutturale,
operazioni che possono essere fatte attraverso approcci di anti-ottimizzazione. Il ruolo centrale
della concezione strutturale resta comunque prioritario. Infine, va evidenziato il ruolo che
l’attuale quadro normativo italiano, rappresentato dal Testo Unitario delle Norme Tecniche per
le Costruzioni del D.M. 14/09/05 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana il
23 Settembre 2005, ha attribuito al requisito di robustezza strutturale.
RINGRAZIAMENTI
Si ringraziano tutte le persone della Segreteria CRASC'06 per l’efficienza e la gentilezza
mostrata, ed in particolare il Prof. Ing. Giuseppe Muscolino ed il Prof. Ing. Piero Colajanni.
BIBLIOGRAFIA
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strutturale, Tesi di Laurea in Ingegneria Civile, Università degli Studi di Roma “La Sapienza“, Relatore
Prof. Ing. F. Bontempi, 2002.
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[3] Ashby W.R.: An Introduction to Cybernetics, Chapman & Hall, 1956.
[4] Beam W.R.: Systems Engineering, McGraw-Hill, 1990.
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[7] Biondini F., Bontempi F., Frangopol D.M., Malerba P.G.: Reliability of material and geometrical non-
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[8] Biondini F., Bontempi F., Malerba P.G.: Fuzzy reliability analysis of concrete structures, Computer and
Structures, 82:1033-1052, 2004.
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[31] Testo Unitario – Norme Tecniche per le Costruzioni, D.M. 14/9/2005.
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Civile, Università degli Studi di Roma “La Sapienza“, Relatore Prof. Ing. F. Bontempi, 2004.

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ROBUSTEZZA STRUTTURALE

  • 1. CRASC’06 Convegno Nazionale CROLLI E AFFIDABILITA' DELLE STRUTTURE CIVILI Università degli Studi di Messina Messina, 20-22 Aprile 2006 ROBUSTEZZA STRUTTURALE F. BONTEMPI1 1 Dipartimento di Ingegneria Strutturale e Geotecnica, Università degli Studi di Roma “La Sapienza” Via Eudossiana 18, 00184 ROMA franco.bontempi@uniroma1.it SOMMARIO Il presente contributo vuole dare un’introduzione al concetto di robustezza strutturale che e’ definita come l’abilità di una costruzione di mostrare un degrado delle proprie qualità proporzionato all’entità di un’azione o di un evento negativo. A tale scopo, nella parte introduttiva di questo lavoro si considerano, nell’ordine, i concetti di azioni/eventi HPLC e LPHC, la definizione di complessità e la nozione di sincronicità, l’impostazione euristica delle verifiche di sicurezza e prestazionali secondo scenari di contingenza. Nella parte centrale, e’ data una definizione formale di robustezza strutturale e sono indicate strategie di progetto per ottenerla. Essendo la robustezza una proprietà sistemica della costruzione che richiede una visione olistica dell’intero problema strutturale, nella seconda parte del lavoro e’ dato spazio alla definizione di sistema strutturale e alle strategie di analisi strutturale. Infine, e’ sviluppata un’applicazione. Costante riferimento e’ fatto al quadro normativo italiano del Testo Unitario delle Norme Tecniche per le Costruzioni del D.M. 14/09/05 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana il 23 Settembre 2005, che ha ritenuto il requisito di robustezza centrale al processo di progettazione strutturale. ABSTRACT The present paper concerns the concept of robustness as the ability of a construction to develop a decrease of quality proportionate to the entity of a negative action or event. For this purpose, the concepts of HPLC / LPHC events, the definition of complexity and the notion of synchronicity, the development of safety assessment through the heuristic definition of contingency scenarios are initially reviewed. Then, a formal definition of structural robustness is given besides the design strategies needed to obtain this characteristic. Being robustness a systemic concept that need a holistic vision of the overall structural problem, attention is devoted to the definition of a structural system and to the general strategies needed to develop the structural analysis. A specific example is developed. Constant reference is made to the Italian National Standards represented by the Testo Unitario delle Norme Tecniche per le Costruzioni del D.M. 14/09/05, recently published.
  • 2. 1. AZIONI/EVENTI LCHP ED AZIONI/EVENTI HCLP Considerando il problema della verifica della sicurezza e delle prestazioni di una costruzione, si affrontano fondamentalmente due categorie di situazioni. La Fig.1 fa riferimento ad una situazione canonica che si può far ricadere nella prima categoria dove si può sviluppare una caratterizzazione statistica delle azioni, od eventi. Secondo tale procedura, si hanno le seguenti fasi: 1) definito un periodo temporale di riferimento Tu pertinente alla costruzione in esame, o alla classe di costruzioni che si considera, si misura con opportune cautele l’azione Q(t); in tale processo sia la scelta del periodo Tu sia le modalità di misura sono convenzionali, ovvero definite da consenso più o meno ampio della comunità scientifica e tecnica; ad esempio nel caso del vento per l’Europa, e’ abbastanza usuale fare riferimento ad un arco temporale di 50 anni e a velocità massime mediate su una finestra di misura di 10 minuti: negli Stati Uniti esistono però altri periodi (120 anni) ed altre finestre di misura (miglio più veloce) [2]; 2) sulla base dati così ottenuta, si opera sul grafico che rappresenta l’intensità dell’azione ordinando le misure in modo decrescente: l’azione e’ ancora rappresentata lungo l’intervallo che rappresenta la grandezza del periodo di riferimento Tu, ma presenta un andamento monotono e non più tipicamente periodico; in tal modo, con riferimento all’intensità’ Qa dell’azione, si può quindi risalire al tempo cumulato ta in cui l’azione ha un valore maggiore di tale intensità; 3) è operata una normalizzazione delle ascisse, introducendo il parametro η= t/ Tu : in tal modo ηa= ta/ Tu rappresenta la frazione di tempo per la quale l’azione assume un’intensità maggiore di Qa; 4) si può dunque risalire alla distribuzione di probabilità P(Q) e alla densità di probabilità p(Q) del valore dell’azione Q nel fissato periodo di riferimento Tu: da questa probabilità, si possono derivare tutti i valori significativi, come valori medi e frattili; si possono infine individuare tutti i coefficienti ψi che moltiplicati per il valore caratteristico Qk denotano valori di combinazione rara, frequente, semipermanente, e così via. Anche con tutte le arbitrarietà e le imperfezioni che possono evidenziarsi nel presente procedimento, risalta senz’altro l’importanza della base di informazione sperimentale che e’ direttamente fondante la caratterizzazione di questa categoria di azioni [7, 32]. Inoltre, non può essere sfuggito che tale rappresentazione e’ quella riportata dal D.M. 15 Settembre 2005, ovvero dal Testo Unitario delle Norme Tecniche per le Costruzioni, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 23 Settembre 2005, per le ovvie considerazioni legate al formalismo di verifica agli stati limite attraverso l’espressione di opportune combinazioni di azioni [31]. La categoria di azioni passibili di un simile trattamento sono note in letteratura con l’acronimo di azioni (od eventi) LCHP, che contrae i termini Low Consequences High Probability (Eventi Frequenti con Basse Conseguenze): sono quindi raccolte azioni od eventi che si manifestano ripetutamente, tanto da poterne almeno imbastire una caratterizzazione statistica, e che sono, come regola generale, accompagnati da modeste conseguenze. In particolare, alla loro comparsa sono associati bassi rilasci di energia, minimo numero di crisi strutturali, e coinvolgimento di un numero minimo di persone. Va rilevato che proprio per la possibilità abbastanza facile, anche se a volta tediosa, di inquadramento e di formalizzazione, questa categoria risulta ampiamente presente in tutti i testi di ingegneria strutturale ed e’ largamente insegnata [22, 24].
  • 3. Q(t) = azione variabile nel tempo Q(t) = azione variabile nel tempo riordinata per valori decrescenti Periodo di riferimento per la costruzione = Tu t t Qa Periodo di riferimento per la costruzione = Tuta Q(t) = azione variabile nel tempo Q(t) = azione variabile nel tempo riordinata per valori decrescenti Periodo di riferimento per la costruzione = Tu t t Qa Periodo di riferimento per la costruzione = Tuta ηa =ta/Tu Q(t) = azione variabile nel tempo riordinata per valori decrescenti 0 1 Q(t) = azione variabile nel tempo riordinata per valori decrescenti η=t/Tu 0 1 Qa η=t/Tu p(Q) Q Qk ψ1Qk ψ2Qk ψ0Qk η1 η2 ηa =ta/Tu Q(t) = azione variabile nel tempo riordinata per valori decrescenti 0 1 Q(t) = azione variabile nel tempo riordinata per valori decrescenti η=t/Tu 0 1 Qa η=t/Tu p(Q) Q Qk ψ1Qk ψ2Qk ψ0Qk η1 η2 Figura 1. Passi per la caratterizzazione statistica di un’azione o di un evento [31].
  • 4. Quantunque gran parte delle azioni naturali siano inquadrabili nel formalismo descritto dalla Fig.1, esistono altre azioni, ed, in particolare, eventi legati all’utilizzo o all’interazione delle costruzioni con l’Uomo, che non possono essere così semplicemente quantificati [9, 23]. Nella Fig.2 sono riportati due casi di enorme riflessione per l’intero settore dell’Ingegneria Strutturale. Il primo e’ il caso di un edificio a pannelli prefabbricati dove lo scoppio accidentale di una bombola di gas in una cucina ha provocato il collasso di una notevole porzione dell’edificio stesso: e’ interessante ricordare che in Inghilterra si parla di normative per le costruzioni precedenti e conseguenti il 1968, anno di questo incidente, per evidenziare il cambiamento della filosofia di progettazione e di verifica strutturale. Sulla destra della Fig.2, e’ riportato uno schema che rappresenta i punti di impatto dei due velivoli nell’attentato al World Trade Center a New York l’11 settembre 2001. Delle tantissime immagini relative a questo incidente, questa, forse, serve a materializzare una peculiare caratteristica di questa seconda categoria di eventi: non esiste una descrizione statistica del punto di impatto di velivoli su edifici alti. Figura 2. Eventi legati all’utilizzo o all’interazione della costruzione con l’Uomo: a) effetti colposi dell’esplosione di una bombola di gas in un edificio Ronan Point nel 1968 in Inghilterra; effetti dolosi dell’attentato al World Trade Center nel 2001 negli Stati Uniti. Quest’ultimo caso mette anche in evidenza altre caratteristiche di questi eventi: in questi casi e’ coinvolto il rilascio di una grande quantità di energia, si hanno numerose crisi di elementi strutturali, sono coinvolte molte persone. Per questi motivi, tale categoria di eventi e’ denotata in letteratura come eventi LPHC da Low Probability High Consequences (Eventi Rari con Alte Conseguenze) e si presentano con caratteristiche duali rispetto agli eventi HPLC visti precedentemente: in particolare, costruzioni che possono avere comportamenti soddisfacenti di fronte ad eventi HPLC possono non manifestare altrettanto successo in presenza di un evento LPHC. Infine, va segnalata la distinzione dei termini correnti: nella letteratura anglosassone, i problemi relativi ad azioni naturali o eventi colposi sono pertinenti alla structural safety, mentre gli eventi colposi sono tema della structural security [20].
  • 5. 2. COMPLESSITA’ E SINCRONICITA’ La distinzione fatta nel precedente paragrafo relativamente a due differenti categorie di azioni/eventi, e’ solo il primo passo per una critica costruttiva agli approcci probabilistici alla sicurezza strutturale. Un altro tema pertinente a tale discussione e’ relativo alla constatazione del numero di incidenti strutturali, ma anche di altro tipo, avvenuti in quei sistemi che avevano alla base del loro progetto la dichiarazione di una probabilità di crisi dell’ordine di 1/1000000 o meno. Il riferimento e’ in particolare alle centrali nucleari: effettivamente, nelle migliaia di impianti realizzati, si sono verificati una decina, circa, di incidenti eccezionali, con un’occorrenza di accadimento che quindi e’ stata dell’ordine di 1/1000, ovvero di alcuni ordini di grandezza superiore a quanto previsto [17]. In effetti, e’ ritenuto che la prima assunzione sia da intendersi come probabilità nominale di crisi, ottenuta considerando solo gli aspetti del problema statisticamente regolari, ovvero descrivibili in tale formalismo, come le azioni HPLC e le caratterizzazioni materiali desunte da ampia e consolidata sperimentazione, permettendo di arrivare alla valutazione di una sicurezza nominale della costruzione in esame. In questa probabilità restano escluse tutte le fonti non statisticamente trattabili, come gli eventi LPHC, che invece concorrono a formare la cosiddetta probabilità sostanziale di crisi, governando dunque la sicurezza sostanziale della costruzione in esame. Il primo passo per la comprensione del problema della sicurezza sostanziale delle costruzioni, può essere fatto introducendo la nozione di complessità di un qualsiasi sistema. Nella Fig.3 e’ proposto uno schema noto in letteratura in diverse forme, che considera lungo due assi ortogonali quelle che possono essere intese come dimensioni della complessità: tali dimensioni sono rappresentate dal tipo di interazioni e dal tipo di connessioni che le varie parti di un sistema sviluppano fra loro, e permettono di individuare 4 quadranti contenenti configurazioni ricorrenti. La complessità e’ ritenuta crescente sia passando da interazioni lineari (caratterizzate da proporzionalità e dunque prevedibilità) ad interazioni non lineari, sia passando da connessioni lasche (ovvero sistemi con parti poco connesse) a connessioni strette: i sistemi che possono rappresentarsi nel quadrante 3 sono caratterizzati da (relativa) semplicità, mentre i sistemi del quadrante 4 sono caratterizzati da massima complessità. Figura 3. Valutazione della complessità di un sistema in base alla natura delle interazioni (lineari / non lineari) e delle connessioni (strette / lasche) fra le varie parti che compongono il sistema stesso. TIPO DI INTERAZIONE FRA LE VARIE PARTI DEL SISTEMA lineare non lineare 1 2 3 4 impianti nucleari ingegneria genetica missione spazialeferrovie linee di produzione e catene di montaggio agenzie ad obiettivo singolo agenzie multiobiettivo operazioni militari trasporto marittimo
  • 6. Nel contesto dell’Ingegneria Strutturale, il concetto interazione lineare / non lineare può senz’altro essere interpretato come comportamento meccanico o geometrico: in entrambi i casi e’ chiara la possibile varietà di comportamenti possibili, spesso non intuitivi. Il termine connessione risulta un po’ più sottile: riguarda come le varie parti strutturali convergono nel produrre il comportamento strutturale globale [29]. All’interno di una struttura sono presenti due classi di regioni con comportamenti meccanici qualitativamente differenti; si hanno: - B-regions: regioni dove lo stato di sforzo è conseguente ad un regime deformativo semplice (con andamenti lineari); la lettera B deriva da Bernoulli, che individuò insieme a Navier l’ipotesi sul comportamento delle sezioni delle travi, che ruotano restando piane; - D-regions: regioni dove l’assenza di una cinematica semplice, comporta stati di sforzo comunque complicati; si hanno quindi regioni genericamente sedi di stati di sforzo diffusivi, da cui deriva la lettera D; le D-regions sono tutte quelle zone di singolarità per la struttura, ove si verificano discontinuità geometriche o di materiale, o dove sono applicate forze concentrate, carichi o reazioni vincolari; in particolare, tutti i collegamenti si configurano come D-regions. Il comportamento strutturale complessivo è il risultato dell’integrazione (risultante a livello macroscopico) del comportamento locale di tali D-regions. Inoltre, il comportamento locale, in particolare la deformabilità locale, può far emergere comportamenti inaccettabili (ad esempio effetti del secondo ordine). Infine, eventuali crisi locali possono mettere in pericolo l’integrità dell’intero organismo strutturale, fatto che deve essere evitato da un’accurata progettazione. Il possibile emergere di effetti usualmente secondari rappresenta un’indicazione di complessità. In un contesto più ampio e più ricco, che può fare riferimento all’Ingegneria dei Sistemi, oltre agli aspetti puramente concreti relativi alla costruzione ed alla sua organizzazione (hardware), si devono introdurre altri aspetti che corrispondono alla logica di progetto (software) ed al comportamento umano (humanware). Al primo settore possono farsi risalire errori di concezione, di calcolo o mancanza di conoscenza, mentre nel secondo, sono raccolti tutti gli interventi negativi legati al comportamento umano [25]. Secondo questo punto di vista, che può analizzare compiutamente la sicurezza sostanziale delle costruzioni, la crisi di un sistema strutturale emerge dalla coincidenza significativa di aspetti negativi dei tre vari campi (hardware – software – humanware). Questa condizione e’ denotata con il termine sincronicità [19] e può essere concepita come la perforazione contemporanea di tutte le difese di cui può essere considerata composta la realizzazione di una costruzione (Fig.4). Figura 4. Sviluppo di una crisi nel sistema attraverso la concatenazione di meccanismi e coincidenze significative, in parte legate ad aspetti materiali in parte ad aspetti legati alla natura umana, che si coagulano in una situazione che permette l’emergere del fallimento: sincronicità [19]. COMPORTAMENTI LOCALI ERRORI LATENTI CONDIZIONI ECCEZIONALI SICUREZZA NEL PROFONDO PRECURSORI PSCOLOGICI AZIONI CHE AGISCONO SULLA SICUREZZA ERRORI LATENTI A LIVELLO DECISIONALE
  • 7. 3. STRATEGIA DI VERIFICA MEDIANTE SCENARIO DI CONTINGENZA Nel paragrafo precedente e’ stata impostata una critica all’approccio puramente probabilistico della sicurezza strutturale: e’ ovvio che tale impostazione non può trattare azioni o eventi che non sono descrivibili probabilisticamente, non solo in teoria ma anche in pratica. Simili difficoltà sono altrimenti ereditate dai metodi che derivano concettualmente da tale approccio, come l’approccio ai coefficienti di sicurezza parziale della forma semiprobabilistica agli stati limite. E’ utile dal punto di vista ingegneristico considerare allora il grafico riportato in Fig.5: qui, in ascissa sono ordinate situazioni di crescente complessità, mentre in ordinata sono indicati approcci deterministici e probabilistici. Si rileva l’alternanza delle impostazioni: la sicurezza di situazioni semplici e’ valutata con analisi deterministiche qualitative che però, al crescere della complessità del problema strutturale in esame, sono sostituite da analisi più raffinate basate su considerazioni probabilistiche. Questa tendenza si inverte, all’ulteriore crescere della complessità, per tornare ad approcci deterministici: si considerano cioè analisi pragmatiche basate sull’individuazione di scenari di rischio in base a giudizi esperti, che trascendono dunque il quadro delle mere descrizioni statistiche. Figura 5 Differenze di impostazione delle verifiche di sicurezza (approccio deterministica / approccio probabilistico) al crescere della complessità del problema strutturale. Può essere utile a questo proposito riportare dal Testo Unitario le frasi che introducono nei termini generali l’impostazione della sicurezza e delle capacità prestazionali di una costruzione: Il Progettista, a seguito della classificazione e della caratterizzazione delle azioni, deve individuare le possibili situazioni contingenti in cui le azioni possono cimentare l’opera stessa. Con l’espressione scenario di contingenza s’intende, nella maniera più generale, una circostanza plausibile e coerente in cui può realisticamente trovarsi un’opera strutturale, sia durante la sua vita utile, sia nelle fasi di
  • 8. costruzione e dismissione. Tale scenario sarà dunque caratterizzato dalla concomitanza di: a) una determinata configurazione strutturale, usuale o transitoria: in quest’ultimo caso, oltre a considerare le fasi di realizzazione e dismissione dell’opera, devono essere identificate situazioni di danno accidentale realisticamente attendibili per l’opera stessa, ponendo la dovuta attenzione anche ai fenomeni di degrado strutturale connessi a processi chimico-fisici, ed ai riflessi in termini di organizzazione strutturale; b) un definito scenario di carico, ovvero un insieme organizzato e realistico di azioni, presenti contemporaneamente sull’opera, la cui configurazione strutturale è stata precedentemente identificata. È compito del Progettista individuare tale insieme di carichi, definendone le rispettive intensità, anche in base alle correlazioni statistiche. In ogni caso, tenendo conto delle specificità delle singole azioni, si deve adottare una progettazione strutturale orientata all’intero sistema resistente, e non solo al dimensionamento ed alle verifiche dei singoli componenti. La Fig.6 illustra dal punto di vista operativo come sono individuati gli scenari di contingenza. Da una parte sono elencate nelle righe le differenti situazioni in cui si può trovare una costruzione, a partire dalle sue fasi costruttive fino alle situazioni di funzionamento nominale, considerando anche le operazioni manutentive ed anche la dismissione. In un altro elenco, organizzato per colonne, sono definiti tutti gli scenari di carico, ovvero le possibili combinazioni di carico. L’accoppiamento dei due elenchi, produce una matrice che contiene tutte le possibili contingenze in cui verificare la sicurezza strutturale. Va notato che: 1) non tutte le combinazioni possono essere realistiche o pertinenti; 2) esiste lo spazio in questo inquadramento per inserire situazioni caratterizzate da azioni o eventi LPHC, sulla base di giudizio euristico. Figura 6 Individuazione degli scenari di contingenza attraverso una matrice che accoppia le differenti possibili configurazioni strutturali ai differenti scenari di carico. fasecostruttiva situazionefunzionale situazionemanutentiva trasformazioned'uso situazionedanneggiata fasedidismissione 1 O O O O O O O O O 2 O O O O O O O O O 3 O O O O O O O O O 4 O O O O O O O O O 1 O O O O O O O O O 2 O O O O O O O O O 1 O O O O O O O O O 3 O O O O O O O O O 1 O O O O O O O O O 4 O O O O O O O O O 2 O O O O O O O O O 1 O O O O O O O O O 3 O O O O O O O O O 1 O O O O O O O O O 2 O O O O O O O O O I II III IV V VI VII VIII IX …. …. …. …. …. …. …. …. …. descrizione DI CARICO STRUTTURALE CONFIGURAZIONE situazioni: SCENARIO
  • 9. 4. LA ROBUSTEZZA STRUTTURALE E LE STRATEGIE DI PROGETTO PER OTTENERLA La robustezza strutturale e’ la proprietà di una costruzione di mostrare una perdita di qualità [5] proporzionata all’evento negativo originante tale perdita. In tal modo, se la struttura e’ robusta, esiste una relazione continua e regolare fra la causa innescante il decadimento ed il conseguente effetto. Questa definizione di robustezza strutturale, può essere formalizzata, con tutte le attenzioni ed i limiti del caso, in questo modo: 1) si indica con E l’evento negativo la cui entità e’ misurata con ∆E, 2) si indica con Q la qualità in esame e ∆Q risulta la misura della variazione della stessa a seguito del evento E di entità ∆E, la costruzione risulta robusta se il rapporto ∆Q/∆E e’ limitato ad una costante L. La Fig.7 illustra graficamente il concetto di robustezza strutturale. In ordinata si trova la misura della qualità in esame: tale grandezza può essere, ad esempio, la capacità portante rispetto ad una condizione di carico, rappresentata dal moltiplicatore di carico; in generale, in ordinata si può riportare una qualsiasi capacità prestazionale o una grandezza rappresentativa la sicurezza strutturale. In ascissa si riporta l’entità dell’evento negativo, che può essere pensato come un danno strutturale o anche un errore nella concezione o nel calcolo della struttura: quest’ultimo aspetto, generalizza notevolmente il senso che si da’ al termine evento negativo, introducendo la visione sistemica legata alla sincronicità, ed in particolare a tutti gli eventi LPHC. Delle due strutture in esame, si nota come quella indicata col colore verde sia di qualità migliore nelle condizioni integre, o nominali, rispetto a quella indicata col colore blu: la stessa risulta però meno robusta della seconda, come si vede dal maggior degrado di qualità, a parità di danno, che risulta addirittura inferiore al livello minimo previsto. Questo esempio può essere tipico del caso di un pilastro in cemento armato cerchiato con spirale (caso verde) rispetto a quello di un pilastro quadrato staffato (caso blu): nella configurazione nominale, a parità di area di conglomerato, il primo risulta più resistente, ma a parità di entità di evento negativo (taglio di una sezione della armatura trasversale), risulta anche più fragile perchè la spirale si srotola facendo mancare l’azione di confinamento per un tratto più lungo del pilastro rispetto al cedimento di una singola staffa nel caso di pilastro quadrato staffato. Figura 7 Definizione di robustezza.
  • 10. E’ opportuno considerare un altro esempio per mettere a fuoco il concetto di robustezza strutturale. Si esamina a questo proposito il telaio altamente iperstatico di Fig.8, di cui si vuole valutare la robustezza rispetto al collasso di uno dei pilastri della zona centrale: in particolare si considerano gli scenari simmetrici (D1) e asimmetrico (D2). I risultati delle tre analisi necessarie, includendo come riferimento di base la situazione integra (D0), riportati in Fig.9, indicano un degrado di qualità (resistenza) nel primo caso sia del 20% circa, mentre conseguente al secondo scenario del 30%: il giudizio di accettabilità di tali valori rientra nel più generale schema di progettazione prestazionale (Performance-based Design) [28]. Figura 8 Esempio di telaio altamente iperstatico, di configurazione integra (D0), di cui si vuole valutare la robustezza rispetto agli scenari (D1) collasso del pilastro centrale, (D2) collasso di un pilastro laterale. Figura 9 Diagramma (moltiplicatore dei carichi λ - abbassamento in mezzeria in sommità δ) per il telaio altamente iperstatico in esame, nella configurazione integra (D0) e negli scenari (D1) e (D2); a destra, situazione di collasso peggiore, relativa allo scenario (D2) (comportamento elastico-perfettamente plastico).
  • 11. Il concetto di robustezza e le relative verifiche sono riportate in più punti nel Testo Unitario. All’inizio, ovvero nel Capitolo 2, si esprimono in termini generali i requisiti che tutte le costruzioni devono avere: In particolare, secondo quanto stabilito nelle norme specifiche per le varie tipologie strutturali, strutture ed elementi strutturali devono soddisfare i seguenti requisiti: - sicurezza nei confronti di stati limite ultimi (SLU): crolli, perdite di equilibrio e dissesti gravi, totali o parziali, che possono compromettere l’incolumità delle persone ovvero comportare la perdita di beni, ovvero provocare gravi danni ambientali e sociali,ovvero mettere fuori servizio l’opera; - sicurezza nei confronti di stati limite dei esercizio (SLE): tutti i requisiti atti a garantire le prestazioni previste per le condizioni di esercizio; - robustezza nei confronti di azioni accidentali: capacità di evitare danni sproporzionati rispetto all’entità delle cause innescanti quali incendio, esplosioni, urti o conseguenze di errori umani. Si nota come accanto agli usuali stati limite, sia ultimi sia di esercizio, è data evidenza al requisito di robustezza, che si può intendere come un ulteriore stato limite: in alcuni codici internazionali o per strutture eccezionali il cui progetto e’ basato fortemente sulle idee del Performance-based Design [13, 14, 16], la robustezza e’ proprio verificata attraverso la definizione di un opportuno stato limite denominato come Stato Limite di Integrità Strutturale (SLIS). Nel Testo Unitario va ancora rilevata la possibilità di sopperire, ovviamente in modo commisurato, agli errori umani, di progetto e di realizzazione, con una struttura che è intrinsecamente robusta. Riguardo alle valutazioni da fare ai fini della robustezza, all’inizio del Capitolo 3, il Testo Unitario riporta: In fase di progetto, la robustezza dell’opera deve essere saggiata imponendo, singolarmente, le seguenti cause: a) carichi nominali, arbitrari ma significativi per lo scenario considerato, al fine di saggiare il comportamento complessivo: è necessario considerare comunque disposta secondo una direzione orizzontale, una frazione dei carichi agenti in direzione verticale; tale frazione, se non altrimenti dichiarato dal Progettista, è assunta pari all’1%per costruzioni con altezza inferiore a 100 metri; allo 0.1% per altezza oltre 200 metri; a percentuale interpolata per altezze intermedie; b) assenza di elementi strutturali, per valutare le conseguenze della loro perdita a prescindere dalla causa, al fine di individuare quelli critici. Queste valutazioni, possono evidenziare anche errori nella concezione dello schema strutturale. Considerazioni specifiche sono poi introdotte nel Capitolo 6, che riguarda le opere civili. Infatti, si afferma:
  • 12. Tra tutte le costruzioni, per gli edifici è particolarmente stringente il requisito della robustezza, essendo tale categoria di strutture soggette ad essere occupate da un alto numero di persone ed essendo sede delle più disparate attività, svolte frequentemente in modo non organizzato e non controllato. Per tale scopo, gli edifici devono essere progettati in modo che il sistema strutturale principale possa sopportare danneggiamenti locali senza subire un collasso totale; gli edifici devono avere un degrado delle prestazioni di resistenza proporzionale alla causa che lo ha provocato. Questo requisito deve essere raggiunto essenzialmente attraverso un’organizzazione degli elementi strutturali che mantenga resistenza e stabilità allo schema principale attraverso un trasferimento dell’azione da qualunque regione strutturale danneggiata a quelle vicine: ciò può essere raggiunto fornendo sufficiente continuità, iperstaticità, duttilità alle parti che compongono l’edificio. In questo modo, si dovrà anche evitare la diffusione del danneggiamento da una regione limitata della struttura ad una parte significativa o addirittura a tutto organismo strutturale, secondo la cosiddetta modalità di collasso progressivo. Tale modalità di collasso, ed in generale la propagazione del danno, sarà raggiunto anche attraverso opportuna compartimentazione dell’organismo strutturale. Quest’ultimo paragrafo e’ significativo perchè indica due strategie per ottenere la robustezza strutturale. Tali strategie, in un certo senso una duale dell’altra, sono: i. aumentare la connessione delle varie parti strutturali, introducendo un elevato grado di continuità, in modo che le azioni si possano trasferire dalla parte collassata a quelle adiacenti, ovvero la costruzione abbia al suo interno una ridondanza di percorsi atti a trasmettere l’azione [15]; ii. suddividere la costruzione in compartimenti, in modo che il collasso di una parte della struttura non si propaghi alle parti adiacenti [30]. Va ricordato che queste due strategie sono tradizionalmente utilizzate in settori dell’Ingegneria come quello Aeronautico o Navale. In Fig.10, si riportano, ad esempio, i casi: a) in alto, di un bombardiere B17 Fortezza Volante, che durante la Seconda Guerra Mondiale dopo aver subito una collisione in volo con un altro velivolo, e’ riuscito comunque ad atterrare; questa capacità di incassare danno strutturale (damage tolerant structure), e’ legata alla conformazione altamente iperstatica della fusoliera di questo tipo di aereo; b) in mezzo, di un aereo di linea che nell’aprile 1988, a seguito della coalescenza di numerose microfratture nella parte centrale superiore della fusoliera, ha subito un’esplosione per decompressione: la parte di carlinga collassata e’ stata delimitata dalla presenza di longheroni ed elementi di cerchiatura presenti nella fusoliera; c) in basso, e’ infine riportata un’illustrazione pertinente alla concezione delle navi che presentano compartimenti stagni, per evitare l’eventuale propagarsi dell’allagamento che sia avvenuto in uno di essi [28]. Da questi semplici esempi, risulta evidente come l’ottenimento della robustezza strutturale sia un problema che riguarda la concezione strutturale: le analisi strutturali, non potranno che misurare quantitativamente quello che e’ già stato inserito nel codice genetico della costruzione [6, 10]. In particolare, la robustezza risulta essere una proprietà sistemica, in
  • 13. quanto emerge da come le varie parti della costruzione sono connesse e da come si comportano mutuamente alla presenza di un danno localizzato[26]. Figura 10 Strategie di progetto per ottenere robustezza strutturale: nel caso di aerei, in alto, robustezza per continuità strutturale, in mezzo, robustezza per compartimentazione; nel caso delle navi, in basso, compartimentazione [28].
  • 14. 5. IL CONCETTO DI SISTEMA STRUTTURALE E’ stato rilevato come la robustezza strutturale sia una caratteristica sistemica di una costruzione. Questo vuol dire che tale qualità dipende da come sono organizzate tra loro le varie parti strutturali e da come si comportano, quando, alla presenza di uno scenario qualsiasi, una di loro viene a mancare. E’ in questa ottica che la frase citata dal Testo Unitario, già riportata, In ogni caso, tenendo conto delle specificità delle singole azioni, si deve adottare una progettazione strutturale orientata all’intero sistema resistente, e non solo al dimensionamento ed alle verifiche dei singoli componenti. risulta particolarmente importante dando una visione sistemica al processo di progettazione. Un sistema e’ un insieme organizzato ordinatamente e gerarchicamente di elementi che nel loro complesso fanno emergere proprietà che le singole parti non hanno [3, 4, 21]. L’organizzazione comprende aspetti topologici, ovvero di vicinanza, e funzionali, ovvero di comportamento. L’ordine e la gerarchia all’interno di un sistema, permettono di poter sviluppare in cascata la descrizione del sistema: nella Fig.11, ciò e’ mostrato sulla sinistra in modo tradizionale per un impianto industriale, mentre sulla destra appare la più generale scomposizione funzionale multilivello [11, 12]. E’ proprio l’idea della organizzazione strutturale che permette di preordinare in maniera più generale e logica il comportamento di una costruzione nel caso di eventi LPHC. Nella Fig.12, si considera ad esempio la scomposizione di un ponte sospeso, attraverso l’individuazione di successivi livelli (macro-, meso-, micro-) strutturali. In base a questa segmentazione sistemica, si può pensare di poter individuare livelli successivi (ovvero regioni strutturali di estensione via via crescenti) che possono collassare al crescere dell’intensità dell’evento negativo considerato. Così, ad esempio, in un quadro di progettazione prestazionale si può ritenere di poter sacrificare prima a) le parti speciali che vincolano l’impalcato del ponte a terra ed alle torri; poi b) l’impalcato stesso con il sistema di sospensione secondario composto dai pendini, garantendo comunque c) la sopravvivenza del sistema di sospensione principale (torri, ancoraggi, cavi principali). E’ ricco di significato che sia questa logica di progetto a garantire la corretta concezione della costruzione e la sua robustezza strutturale, al di là di quanto possano individuare molteplici combinazioni di carico in un formato agli stati limite implementato con i coefficienti parziali di sicurezza. Figura 11 Diagrammi che sviluppano il concetto di scomposizione gerarchica di un sistema.
  • 15. Figura 12 Scomposizione strutturale applicata ad un ponte sospeso: macro-, meso-, micro-livelli. Figura 13 Individuazione gerarchica delle variabili e delle performance strutturali con i relativi livelli di modellazione.
  • 16. 6. LE STRATEGIE DI ANALISI STRUTTURALE La Fig.13 evidenzia come la visione sistemica permetta in termini generali di organizzare il processo complessivo di analisi strutturale. La scomposizione strutturale, infatti, focalizza l’attenzione del processo di analisi su scale differenti della costruzione, dall’intero sistema al dettaglio minore. In questo modo i risultati delle valutazioni ad una scala servono come punto di partenza per le analisi ad una scala successiva, sia inferiore che superiore. Come ricordato, la complessità strutturale risulta significativa, quando fenomeni legati ad una scala si trasmettono significativamente ad un’altra. In particolare, la mancanza di robustezza e’ evidenziata, quando crisi a scale inferiori passano ignorate ai livelli superiori, facendo emergere collassi catastrofici. La Fig.13 fa vedere altresì come esista una perfetta omologia tra come si organizza il sistema strutturale e come si descrive o si analizza: e’ questa chiarezza di visione che permette di limitare gli errori di concezione o di calcolo che possono innescare collassi. Nel Capitolo 2 del Testo Unitario sono riportati quelli che devono essere gli obiettivi generali dell’analisi strutturale: L’analisi strutturale deve sviluppare un’indagine della risposta strutturale alle azioni considerate che permetta valutazioni sia qualitative sia quantitative, tenuto conto delle incertezze presenti nelle: a) differenti assunzioni di base (ipotesi di partenza); b) diverse modellazioni e diversi parametri fissati per la modellazione delle azioni pertinenti; c) diverse modellazioni e diversi parametri fissati per la modellazione del sistema strutturale, secondo una strategia che persegua i seguenti due obiettivi generali: a. delimitazione degli estremi della risposta strutturale; b. individuazione della sensibilità della risposta strutturale. Si può quindi parlare di esplorazione della modellazione strutturale al fine di valutare in modo confidente il comportamento strutturale. E’ rilevata in particolare che l’analisi strutturale deve determinare i limiti della risposta strutturale e deve definirne le criticità. Queste ultime, cause innescanti le crisi catastrofiche, sono considerate anche all’inizio del Capitolo 3, dove e’ affermato: Allo scopo di evidenziare labilità od instabilità strutturali, ovvero sensibilità nella risposta prestazionale, il Progettista ha l’onere di individuare: a) situazioni che significativamente introducano perturbazioni o imperfezioni dello schema strutturale; b) disposizioni non simmetriche dei carichi. In termini computazionali, entrambi gli obiettivi sono connaturati ad un’impostazione delle analisi nel formalismo della Logica Fuzzy [8, 27]. Attraverso questa organizzazione del processo di analisi, infatti, si determinano in modo coerente e completo quali sono i limiti della risposta strutturale e quali sono le priorità. Dal punto di vista strettamente operativo, si ricorda che tale organizzazione di calcolo può essere intesa come un processo di anti-ottimizzazione, che trova la sua naturale implementazione attraverso algoritmi non deterministici, quali quelli genetici. In particolare, come sotto prodotto di tali analisi, si possono individuare gli scenari più onerosi, gli elementi strutturali critici e le compartimentazioni opportune.
  • 17. 7. UN ESEMPIO DI ANALISI Si considera il modello strutturale riportato nella Fig.14 che fa riferimento ad un edificio alto di 110 piani che adotta lo schema strutturale cosiddetto frame-in-frame [1]. La struttura e’ quindi composta da due sotto-strutture cilindriche, una interna all’altra, ciascuna composta da una cortina di elementi travi-colonna intelaiati tra loro, risultando nel suo complesso simile alle torri del World Trade Center. Obiettivo dell’analisi e’ la valutazione della sensibilità della struttura al danneggiamento della superficie esterna. A tal scopo, si considera nella Fig.15 l’eliminazione di un certo numero di elementi, nella parte superiore dell’edificio, tra il settantesimo e l’ottantacinquesimo piano, e secondo quattro scenari, via via più pesanti riportati in Fig.16. Figura 14 Struttura tipo frame-in-frame per edificio delle performance strutturali con i relativi livelli di modellazione.
  • 18. Figura 15 Individuazione del modello per l’analisi strutturale in campo non lineare con sottostrutturazione. Figura 16 Individuazione euristica degli scenari di danno (configurazioni strutturali) di entità crescente.
  • 19. Le analisi sono sviluppate secondo i seguenti passi: 1) vengono rimossi gli elementi previsti, secondo i diversi scenari; 2) i carichi permanenti sono incrementati e si sviluppa un’analisi in campo non lineare sia per materiale (limitando cioè la capacità portante di ciascun elemento), sia per geometria (tenendo conto dei grandi spostamenti che la struttura subisce, considerando quindi in particolare gli effetti instabilizzanti dovuti alle eccentricità assunte dal carico rappresentato dalla parte di edificio sovrastante la regione dove si assume avvenga il danno). Per limitare l’onere computazionale, la struttura complessiva dell’edificio viene così sottostrutturata: a) la parte sovrastante la regione che si ritiene danneggiata secondo i quattro scenari di danno, composta da 25 piani, si ritiene rigida ed e’ conseguentemente così modellata attraverso elementi solidi opportunamente corretti; per tale parte interessa fondamentalmente valutare il peso permanente amplificato dal moltiplicatore e la posizione che tale carico assume al crescere del moltiplicatore del carico stesso, in modo da poterne valutare gli effetti instabilizzanti globali; b) la parte direttamente interessata dal danneggiamento, composta da 15 piani, e’ modellata con elementi asta intelaiata con opportune caratteristiche plastiche, in modo da rappresentarne correttamente resistenza e duttilità; e’ opportunamente modellato il comportamento del secondo ordine locale, con la relativa diminuzione di rigidezza al crescere dell’azione assiale fino all’eventuale raggiungimento del carico critico; c) i 10 piani sottostanti la zona danneggiata, si suppongono composti di elementi asta intelaiata con comportamento lineare, e sono considerati al fine di fornire ragionevoli condizioni al contorno per le parti sovrastanti. In Fig.17 sono rappresentate le modalità di collasso, ovvero le configurazioni deformate assunte al raggiungimento del moltiplicatore massimo del carico permanente, per i quattro scenari di danneggiamento assunti. Si nota che al crescere dell’entità del danno, il collasso avviene innescando modalità che evidenziano crescenti dissimmetrie. Si rileva inoltre la presenza di fenomeni di instabilità locale, legati al corrugamento della parete esterna, oltre all’instabilità globale già osservata. In termini complessivi, in Fig.18 sono riportati attraverso un diagramma a barre, i valori dei moltiplicatori del carico permanente nei quattro scenari previsti (D1, D2, D3, D4), oltre naturalmente al valore nominale assunto nella configurazione integra (D0). Questo diagramma e’ una versione discreta del diagramma ideale illustrato in Fig.9: in ascissa, infatti, si e’ rappresentata una misura crescente di danno, rappresentata da quattro scenari via via più gravosi, mentre in ordinata e’ riportata una misura della qualità della struttura rappresentata dal valore assunto dal moltiplicatore a collasso. Anche qui, come nel caso di Fig.9, il giudizio di tale decremento di resistenza va sviluppato in un contesto prestazionale complessivo. A conclusione di questo esempio, si può notare l’efficacia di un approccio diretto di analisi ai fini della valutazione della robustezza strutturale: definiti gli scenari in forma euristica, lo svolgimento di analisi come quelle illustrate, in campo non lineare per materiale e geometria, sono al giorno d’oggi alla portata di numerosi codici di calcolo commerciale. Va però sottolineato che, nei termini più generali, le analisi devono essere condotte in campo dinamico, che e’ l’ambito naturale in cui descrivere eventi legati al collasso di elementi strutturali. Infine, nel caso in cui non si possano definire in modo confidente scenari opportuni, ovvero nel caso in cui si voglia sviluppare una più completa analisi di sensitività, si deve far ricorso a processi di ottimizzazione che pilotino la scelta degli scenari da considerare.
  • 20. 1 2 3 4 Figura 17 Modalità di collasso nei quattro scenari di danneggiamento individuati. Figura 18 Moltiplicatore di collasso nei quattro scenari di danneggiamento individuati.
  • 21. 8. CONCLUSIONI Il concetto di robustezza strutturale riguarda il comportamento di una costruzione in presenza di un’azione o di un evento negativo. L’azione può essere una condizione di carico non prevista o non prevedibile, mentre l’evento negativo può avere origini fisiche o antropiche. Tutte queste situazioni provocano un danno cui la costruzione deve rispondere in maniera proporzionata, ovvero in modo regolare e ragionevole. Da questa definizione appaiono evidenti le ripercussioni che una progettazione orientata ad ottenere tale requisito possono avere. Tale orientamento della progettazione e’ in parte differente dal modo di procedere usualmente accettato, ed insegnato, che invece e’ basato sul soddisfacimento di stati limite attraverso un numero anche notevole di combinazioni di carico. Nel caso della robustezza strutturale, la mancanza di basi statistiche per la caratterizzazione delle azioni non usuali o degli eventi negativi possibili, allarga lo spazio per le valutazioni basate sull’esperienza e sulla conoscenza degli ingegneri strutturisti, rendendo allo stesso tempo più difficili e più coinvolgenti il progetto e l’analisi strutturale. A questo proposito, va rilevato che la progettazione orientata alla robustezza strutturale richiede una visione olistica al problema strutturale con un orientamento al sistema strutturale nel suo complesso, piuttosto che al singolo elemento strutturale. Questo atteggiamento era tipico di generazioni di ingegneri strutturisti prima dell’avvento delle varie formulazioni ai coefficienti parziali tipiche del metodo degli stati limite, che forse, in questo hanno fatto perdere di vista la sintesi della soluzione del problema strutturale. Le valutazioni sulla robustezza strutturale vanno sviluppate in campo non lineare, modellando realisticamente il comportamento strutturale, cosa che e’ possibile con i codici di calcolo commerciali oggi disponibili. Un passo ulteriore nelle analisi, può essere fatto individuando le criticità nel funzionamento strutturale e delimitando la risposta strutturale, operazioni che possono essere fatte attraverso approcci di anti-ottimizzazione. Il ruolo centrale della concezione strutturale resta comunque prioritario. Infine, va evidenziato il ruolo che l’attuale quadro normativo italiano, rappresentato dal Testo Unitario delle Norme Tecniche per le Costruzioni del D.M. 14/09/05 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana il 23 Settembre 2005, ha attribuito al requisito di robustezza strutturale. RINGRAZIAMENTI Si ringraziano tutte le persone della Segreteria CRASC'06 per l’efficienza e la gentilezza mostrata, ed in particolare il Prof. Ing. Giuseppe Muscolino ed il Prof. Ing. Piero Colajanni. BIBLIOGRAFIA [1] Albera G.: Analisi di sistemi framed-tube per edifici alti con particolare riguardo alla robustezza strutturale, Tesi di Laurea in Ingegneria Civile, Università degli Studi di Roma “La Sapienza“, Relatore Prof. Ing. F. Bontempi, 2002. [2] American Society of Civil Engineers: Minimum design loads for buildings and other structures, ASCE 7- 02, Reston, VA, 2002. [3] Ashby W.R.: An Introduction to Cybernetics, Chapman & Hall, 1956. [4] Beam W.R.: Systems Engineering, McGraw-Hill, 1990. [5] Bentley J.P.: Reliability & Quality Engineering, Addison Wesley England, 1999. [6] Biondini F., Bontempi F., Malerba P.G.: Fuzzy Theory and Genetically-Driven Simulation in the Reliability Assessment of Concrete Structures, Proceedings of 8-th Conference on Probabilistic Mechanics and Structural Reliability, July 24-26, Notre Dame, USA, 2004.
  • 22. [7] Biondini F., Bontempi F., Frangopol D.M., Malerba P.G.: Reliability of material and geometrical non- linear reinforced and prestressed concrete structures, Computer and Structures 82:1021-1031, 2004. [8] Biondini F., Bontempi F., Malerba P.G.: Fuzzy reliability analysis of concrete structures, Computer and Structures, 82:1033-1052, 2004. [9] Blockley D.I.: The nature of structural design and safety, Ellis-Horwood Limited, 1980. [10] Bolognesi S.: L’integrità strutturale e la sua misura attraverso analisi non lineari definite da algoritmi di ottimizzazione, Tesi di Laurea in Ingegneria Civile, Università degli Studi di Roma “La Sapienza“, Relatore Prof. Ing. F. Bontempi, 2002. [11] Bontempi F., Catallo L., Sgambi L.: Structural analysis and design of long span suspension bridges with regards to nonlinearities, uncertainties, interactions and sustainability, Proceedings of the IABMAS’04 Conference, Kyoto, Japan, 2004. [12] Bontempi F., Catallo L., Sgambi L.: Performance-based design and analysis of the Messina Strait Bridge, Proceedings of ASRANET 2004, Barcelona, Spain, 2004. [13] Calzona R., Bontempi F.: Remarks on the approval process of designs of structures provided with innovative anti-seismic systems in Italy, 7th International Seminar on Seismic Isolation, Passive Energy Dissipation and Active Control of Vibrations of Structures. Assisi, Italy, 2001. [14] Catallo L.: Progettazione prestazionale nei sistemi complessi: fidatezza strutturale, Tesi di Dottorato in Ingegneria Strutturale, Università degli Studi di Roma “La Sapienza“, http://padis.uniroma1.it/search.py?recid=281&ln=en&of=phd, Relatore Prof. Ing. F. Bontempi, 2005. [15] Giuliani L: Il ruolo della continuità nei collassi progressivi: comportamento dell’edificio federale A.P. Murrah di Oklahoma City, Tesi di Laurea in Ingegneria Civile, Università degli Studi di Roma “La Sapienza“, Relatore Prof. Ing. F. Bontempi, 2004. [16] Gkoumas K.: Metodologie per il monitoraggio di sistemi strutturali complessi con particolare riferimento ai ponti, Tesi di Laurea in Ingegneria Civile, Università degli Studi di Roma “La Sapienza“, Relatore Prof. Ing. F. Bontempi, 2003. [17] Haines Y.Y.: Risk Modeling, Assessment, and Management, Wiley, 1998. [18] Hughes O.F.: Ship Structural Design, The Society of Naval Architects and Marine Engineers, 1988. [19] Jung C.G.: Synchronicity. An Acausal Connecting Principle, Princeton University Press, 1960. [20] Multi-hazard Mitigation Council Prevention on Progressive Collapse: Report on the July 2002 Workshop and Recommendation for Future Efforts, Washington D.C., 2003. [21] NASA, Systems Engineering Handbook, 1995. [22] Petroski H.: Design Paradigms, Cambridge University Press, 1994. [23] Plous S.: The Psychology of Judgment and Decision Making, McGraw-Hill, 1993. [24] Pool R.: Beyond Engineering. How Society Shapes Technology, Oxford University Press, 1997. [25] Reason J.: Human Error, Cambridge University Press, 1990. [26] Righetti G.: Introduzione al concetto di dependability per sistemi strutturali complessi, Tesi di Laurea in Ingegneria Civile, Università degli Studi di Roma “La Sapienza“, Relatore Prof. Ing. F. Bontempi, 2004. [27] Sgambi L.: I metodi dell’intelligenza artifi-ciale nell’analisi e nella progettazione di ponti sospesi, Tesi di Dottorato in Ingegneria Strutturale, Università degli Studi di Roma “La Sapienza“, http://padis.uniroma1.it/search.py?recid=267&ln=en&of=phd, Relatore Prof. Ing. F. Bontempi, 2005. [28] Silvestri M., Bontempi F.: Strategy and formulation levels of the structural performance analysis of advanced systems, Proceedings of the Second International Conference on Structural and Construction Engineering ISEC-02, September 23-26, Rome, Italy, 2003. [29] Simon H.A.: The Sciences of the Artificial, The MIT Press, Cambridge, 1998. [30] Starossek U.: Progressive collapse of multi-span bridges - A case study, Report, LABSE Symposium “Structures for the Future – the Search of Quality”, Rio de Janeiro, Brazil, 25-27 August 1999. [31] Testo Unitario – Norme Tecniche per le Costruzioni, D.M. 14/9/2005. [32] Treccozzi L.: Valutazione prestazionale di strutture con modelli probabilistici, Tesi di Laurea in Ingegneria Civile, Università degli Studi di Roma “La Sapienza“, Relatore Prof. Ing. F. Bontempi, 2004.