2. Pusher, scritto da Antonio Ferrara, è ambientato nei quartieri
malfamati di Napoli dove un ragazzo di nome Tonino fa il
pusher, cioè spaccia droga. Sua madre e le sue sorelle,
Assunta e Titina, ogni giorno preparano bustine piene di
cocaina che poi alle 6 di sera Tonino andrà a vendere ai
suoi “acquirenti”. Lui non va a scuola ma sta tutto il giorno
da solo o con suo padre, un camorrista che vuole che
Tonino impari a farsi rispettare. Egli gli procura pistole e lo
spinge sempre di più verso la malavita, nel mentre il suo
professore di italiano si reca ogni giorno sotto casa del
ragazzo per convincerlo a tornare a scuola e a rivedere i
suoi compagni. All’inizio Tonino era infastidito dalla
continua pressione del prof, che non stava molto simpatico
alla sua famiglia, ma dopo si rivelerà un vero amico e
aiuterà il ragazzo ad avere una vita più normale.
3. Ogni giorno Tonino si alzava presto, e suo padre lo portava a
provare la pistola a un magazzino abbandonato, le sue
sorelle preparavano le bustine di coca e facevano gara a
chi finiva prima. A rifornirli di droga, o “neve” come la
chiamava il ragazzo, era un loro amico: Bruno. Essa
arrivava in quantità industriali tanto che la casa ne era
piena. Dopo pranzo Tonino usciva con il suo amico Lello
fino a sera, bevevano, fumavano e giocavano alle slot
machine. Alle 6 tornava a casa e trovava tutte le bustine
da vendere già pronte, le nascondeva e aspettava che
arrivasse la gente. Molti provavano a fare i furbi dicendo
che lo avrebbero pagato l’indomani, ma Tonino non si
faceva influenzare e imponeva di pagare subito a tutti.
Dopo aver venduto abbastanza usciva ancora un po’con
Lello e a notte fonda tornava a casa e andava a letto.
4. Nel passare dei giorni, il professore di italiano di Tonino stava
provando a convincerlo a tornare a scuola, ma Tonino non
ne voleva sapere e disse al prof che sarebbe stato meglio
se non si rifosse avvicinato a casa sua poiché non stava
molto simpatico a suo padre. Ma egli non lo ascoltò, ogni
giorno si faceva trovare sotto casa sua per continuare
incessamente con la solita storia della scuola e Tonino era
sempre più stufo. Dopo un po’ di tempo vennero a casa di
Tonino i carabinieri per portarlo a scuola. Arrivato tutti gli
fecero una gran festa di bentornato. Il prof stava iniziando
a far piacere la scuola a Tonino, spiegava in modo che tu
non ti annoiassi mai ed era sempre di buon umore. Tonino
si divertiva a scuola, stava coi suoi amici, scherzava
,rideva, era molto meglio che vendere bustine di droga.
5. Il professore, un giorno decise di portare la classe in gita al
mare. Tonino era felicissimo, infatti quel giorno si divertì
un sacco. Facevano a gara di tuffi dagli scogli, si
schizzavano con l’acqua del mare e il professore finì per
spiegare loro di che cosa fosse fatta la sabbia o la
composizione salina dell’acqua del mare. Più tardi
gonfiarono un pallone e organizzarono una partitella a
calcio. Nessuno però riusciva a fare gol perché il pallone,
poiché gonfiato con aria, era leggerissimo. A fine gita
Tonino chiese al prof se poteva tenersi il pallone e egli
acconsentì. Pochi giorni dopo essere tornato a casa
avvenne un fatto sconvolgente che traumatizzò il povero
Tonino.
6. Una mattina a scuola la classe di Tonino non trovò il solito
simpaticissimo professore a far lezione , ma il preside.
Dopo due tremende ore di spiegazione, tutti erano scettici
perché il giorno prima il professore non aveva detto niente
riguardo a visite o a impegni per cui potrebbe essere stato
assente. Così un compagno di Tonino origliò alla porta del
preside e sentì che il prof aveva avuto un “incidente”.
Tutti all’inizio pensavano che non fosse successo nulla di
grave, fino a quando Tonino vide sul giornale che il suo
corpo era stato ritrovato squartato sotto un ponte. Il
ragazzo capì subito che era stato suo padre a farlo
uccidere, per mezzo ovviamente di un sicario. Così,
accecato dalla tristezza e dal dolore, nei giorni seguenti
Tonino non tornò più a scuola e ricomincio ad entrare nel
giro della cocaina. Tornò a vendere bustine e a drogarsi e
avvelenarsi tutto il giorno.
7. Una sera, una volante dei carabinieri si fermò sotto casa di
Tonino e scesero due poliziotti intenti a cercare la porta di
casa del ragazzo. Egli, preso dalla paura, pensò che avessero
scoperto che spacciava droga tutte le sere, invece erano
venuti a prenderlo per un colpo di pistola sparato ad una
gioielleria(idea di suo padre). Il tribunale mandò Tonino a
vivere per un po’ di tempo in una struttura fuori Napoli di
assistenti sociali. Quando vi arrivò, doveva andare a scuola
tutte le mattine e dopo lavorare fino a tardi nella panetteria
della struttura. Insieme a lui c’era un ragazzo di nome
Carmine , abilissimo nello sfornare qualunque tipo di pane,
lavorava con un solo braccio poiché l’altro era paralizzato.
All’ inizio faceva molte battute stupide per far ridere o per
scambiare qualche parola con Tonino, ,ma egli era un ragazzo
che non sopportava queste cose e infatti non gli stava molto
simpatico, ma col passare dei giorni e delle notti, Carmine
diventò un vero amico per Tonino.
8. Una notte Carmine portò Tonino alla redazione di un giornale
dove lavorava una sua amica, che presentò al ragazzo tutti
i dipendenti e come si svolgeva il lavoro. Tutte le sere
Tonino voleva andare alla redazione per scrivere e ogni
tanto guardava il telegiornale. Egli iniziò sempre di più ad
interessarsi a quel lavoro tanto che non ne voleva saper di
andare via. Un giorno mentre leggeva un giornale , Tonino
vede che il suo amico Lello è stato ucciso, e lui sapeva
purtroppo da chi.
9. Il libro finisce con Tonino che decide di
denunciare suo padre e di svelare tutto del
giro di cocaina, cosa che carmine stava
provando a fargli fare da molto tempo.
Inoltre Carmine spiega che il braccio è
paralizzato a causa della pallottola che
tonino aveva sparato in fabbrica mentre si
allenava con suo padre.