34. C'e' un luogo su questo pianeta
dove il sole
tramonta alle due del
pomeriggio…
Il muro. E la sua funzione: definire, arginare, limitare,
circoscrivere, rendere insuperabile. Omogeneità e confine,
delimitazione e frontiera, appartenenza e separazione, unità
e limite, di uno spazio, di un individuo, di una terra, di un
popolo, dell’esistenza stessa. E degli elementi che quella
esistenza contraddistingue, talvolta né esclusivi, né coerenti.
Elementi che configurano in senso culturale un territorio e un
destino, che non sono esistiti tutti da sempre, ma si sono
accumulati, e a volta contraddetti, nel corso del tempo. E la
libertà dell’estensione di ciascuno di essi coincide solo in
parte con la libertà degli altri; quali frontiere sfumate e
problematiche di un paese, un compromesso tra utopie e
realtà, tra tradizione e tradimento, tra disegno e progetto.
Re c he nu, Ere tz , Yis ra e l, Philis tia , Sy ria Jud e a , Ere tz Ha -
Ivrim , Pe le s e t, Sy ria Pa le s tina , Pəlé š e th, Fila s te e n, nel corso
del tempo la Palestina è stata chiamata con nomi diversi fino
a definizioni che si richiamano all’immaginario. Tutti nomi che
si riferiscono a entità diverse, corrispondenti però allo stesso
territorio geografico al quale conferiscono specifiche
caratteristiche che stanno più nella mente di chi li usa che
nella concreta realtà di questa terra. La Palestina è terra
attraversata da numerose frontiere interne, confini,
checkpoint, muri, divieti, posti di blocco, territori occupati,
spesso poco visibili per chi non vi è stato di persona. Una
frammentazione del reale territorio in una miriade di piccoli
spazi ognuno con la propria importante, dolorosa , profonda
storia. E’ qui, più che in altri casi, che la costruzione mentale
può avvenire, non solo ad opera di uomini e donne che quella
condizione vivono, ma anche di coloro che dall’esterno ne
35. We are in the same tear…
Gli israeliani ripongono nel muro le speranze di pace in
Medio Oriente. I palestinesi lo condannano come
espressione di razzismo che impedisce ogni equilibrato
sviluppo per i loro territori. La geografia insegna che dove si
affermano squilibri economici, si attivano anche tensioni
politiche e sociali. Il muro che divide impedisce una libera
circolazione di merci e persone, del pensiero democratico ed
alimenta per contro il consenso verso le frange
dell'estremismo più intransigente. Israele vede nel muro
uno strumento di sicurezza ( d o ve a bbia m o c o s truito il m uro
a bbia m o un m a g g io r c o ntro llo s ul te rro ris m o e d è d im inuito il
num e ro d i a tte nta ti) . In origine il progetto , sostenuto anche
dalla sinistra israeliana pacifista che oggi lo condanna,
doveva essere lo strumento per demarcare la frontiera fra
Israele e Palestina e passare sulla cosiddetta linea-verde.
Doveva dividere il territorio israeliano da quello dei Territori
Occupati, creando sicurezza per Israele ma anche sicurezza
per i palestinesi, affermando che quella terra oltre il muro è
territorio palestinese. Nel corso della realizzazione sono
tuttavia cambiate molte cose: il muro non passa più lungo la
frontiera, ma nel profondo del territorio palestinese; ha
creato isole palestinesi in territorio israeliano. Come in alcuni
villaggi – la cittadina di Qalqilya , per esempio - circondati da
ogni lato dal filo spinato , isole dalle quali è difficile entrare
ed uscire, dalle quali si può solo pensare di scappare.
Bisogna “ve d e rlo ” questo muro, in tutte le sue mostruose
dimensioni, bisogna entrarci, per capire che cosa significhi
per il popolo della Palestina vivere in quelle condizioni. Il
nostro sforzo è quello di contribuire a moltiplicare gli occhi