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Ospiti a Piquiá
N         el cortile di cemento siamo già in       chiese sorelle, tra la diocesi di Milano e
          tanti, ma al cancello d’ingresso         quella di Imperatriz, e ci siamo inseriti in
          battono ancora le mani. È arrivato       una comunità di comboniani. Il gruppo che
Albino. E dopo qualche minuto entrano              ci ha accolto è piuttosto grande: tre padri
anche donna Maria, donna Aldenora con i            (Angelo, Dario, Savio), due fratelli (Antonio
                                                   e Policarpo, detto Poli), una coppia di laici
figli Paolo e Marcos, donna Fatima. Tutti
                                                   (Joan Carlos, detto Joanca, e Roraidi, più
hanno portato qualcosa, chi una torta, chi un      conosciuta come Dida). Con loro stiamo
succo di frutta, chi altre specialità del posto.   condividendo la vita di tutti i giorni, un po’
E finalmente la festa può cominciare nella         come si fa in una famiglia allargata.
nostra nuova casa, tirata a lucido e arredata      In questo periodo, però, ci sono diverse
dagli abitanti del quartiere.                      rivoluzioni in atto. Nei giorni scorsi, infatti,
Da queste parti funziona così, l’ospitalità è      fratel Poli ha deciso di lasciare i comboniani
sacra. Tanto che i leader della comunità, un       ed è ritornato nel suo Paese d’origine, il
po’ a parole e un po’ a gesti, ci hanno fatto
sentire accolti appena arrivati, prima ancora
che riuscissimo a spiccicare una parola di
portoghese. E ovviamente non poteva
mancare la nostra presentazione ufficiale alla
parrocchia e il benvenuto nel corso di messe
e celebrazioni, con tanto di canti, applausi e
abbracci calorosi.
Il posto che ci ospiterà per i prossimi tre anni
si chiama Açailândia, una cittadina di circa
100 mila abitanti nel Nord­est del Brasile.
Per la precisione, viviamo nel quartiere di
Piquiá, una zona caratterizzata da tante
contraddizioni e sofferenze legate a una
crescita economica che devasta la salute
delle persone e l’ambiente.
Siamo arrivati qui come “laici fidei donum”,
cioè come dono della fede, come scambio tra        Valentina nella cucina della nuova casa
della comunità di Piquiá. Qui è molto
                                                                        semplice: senza bisogno di avvisare prima,
                                                                        basta presentarsi davanti alla porta di casa e
                                                                        battere le mani (non ci sono campanelli).
                                                                        Ormai tutti sanno più o meno chi siamo e
                                                                        perché siamo qui, un po’ come in un piccolo
                                                                        paese, e ci accolgono bene, aiutandoci con
                                                                        pazienza a conoscere questo nuovo mondo.
                                                                        In realtà, però, gli imprevisti sono più
                                                                        frequenti del programma stabilito. In città,
                                                                        infatti, quasi ogni giorno c’è una riunione,
                                                                        una celebrazione o un gruppo da incontrare.
                                                                        Per non parlare dei compleanni: solo negli
                                                                        ultimi giorni ne abbiamo festeggiati almeno
                                                                        tre con torte, frutta e bibite a volontà. E non
                                                                        si tratta di feste private, ma di momenti che
                                                                        coinvolgono tutta la comunità.
                                                                        Oltre alla realtà urbana, stiamo iniziando a
                                                                        incontrare le persone che vivono nelle zone
                                                                        rurali. La prima messa a cui abbiamo
                                                                        partecipato in Brasile, per esempio, è stata
Marco nella Rua do S di Piquiá                                          nella comunità di São José, un villaggio di
                                                                        appena cinque famiglie circondato da un
    Togo. Verso la metà dell’anno, inoltre, padre
                                                                        fiume e da alberi, alberi, alberi. Ci sembrava
    Savio andrà nel Sud del Brasile con un
                                                                        di essere entrati davvero in un altro mondo,
    compito diverso da quello attuale. Per quanto
                                                                        dove i parametri e i punti di riferimento sono
    riguarda Joanca e Dida, vivranno in un’altra
                                                                        totalmente diversi dai nostri. Naturalmente,
    città per due anni per motivi di studio. E non
                                                                        però, è presto per poterci capire qualcosa e,
    è tutto: il 23 febbraio i comboniani
                                                                        ancora di più, per poterne parlare.
    lasceranno la parrocchia São João Batista di
    Açailândia e si trasferiranno tutti nella nuova
    parrocchia di Piquiá, dove al momento
    vivono solo fratel Antonio e padre Angelo.
    Insomma, le novità in vista sono tante e ci
    sarà da faticare parecchio per mettere tutti i
    tasselli al loro posto. Eppure questa
    situazione ci attrae più che spaventarci, forse
    perché sentiamo che il nostro arrivo fa parte
    di questi cambiamenti.
    Per ora la “giornata­tipo” si divide in due. La
    mattina, di solito, studiamo i tanti segreti
    della lingua portoghese che ancora ci
    sfuggono... e temiamo che ci vorrà ancora un
    po’ prima di vedere la luce! Il pomeriggio,
    invece, è dedicato a conoscere gli abitanti                         Joyce, Emyslane e fratel Antonio durante una riunione



            Ricevi questa newsletter mensile perché pensiamo che tu possa essere interessato a seguire la nostra
     esperienza ad Açailândia, in Brasile. Se vuoi cancellarti dalla mailing list rispondi a questa e­mail. Se altri amici
         o conoscenti desiderano riceverla, mandaci una e­mail a uno di questi indirizzi: marcoratti76@yahoo.it
             o valevale78@hotmail.com. I nostri contatti Skype sono: “marcoratti” o “valentina.caperdoni”.

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Ospiti a Piquiá

  • 1. Ospiti a Piquiá N el cortile di cemento siamo già in chiese sorelle, tra la diocesi di Milano e tanti, ma al cancello d’ingresso quella di Imperatriz, e ci siamo inseriti in battono ancora le mani. È arrivato una comunità di comboniani. Il gruppo che Albino. E dopo qualche minuto entrano ci ha accolto è piuttosto grande: tre padri anche donna Maria, donna Aldenora con i (Angelo, Dario, Savio), due fratelli (Antonio e Policarpo, detto Poli), una coppia di laici figli Paolo e Marcos, donna Fatima. Tutti (Joan Carlos, detto Joanca, e Roraidi, più hanno portato qualcosa, chi una torta, chi un conosciuta come Dida). Con loro stiamo succo di frutta, chi altre specialità del posto. condividendo la vita di tutti i giorni, un po’ E finalmente la festa può cominciare nella come si fa in una famiglia allargata. nostra nuova casa, tirata a lucido e arredata In questo periodo, però, ci sono diverse dagli abitanti del quartiere. rivoluzioni in atto. Nei giorni scorsi, infatti, Da queste parti funziona così, l’ospitalità è fratel Poli ha deciso di lasciare i comboniani sacra. Tanto che i leader della comunità, un ed è ritornato nel suo Paese d’origine, il po’ a parole e un po’ a gesti, ci hanno fatto sentire accolti appena arrivati, prima ancora che riuscissimo a spiccicare una parola di portoghese. E ovviamente non poteva mancare la nostra presentazione ufficiale alla parrocchia e il benvenuto nel corso di messe e celebrazioni, con tanto di canti, applausi e abbracci calorosi. Il posto che ci ospiterà per i prossimi tre anni si chiama Açailândia, una cittadina di circa 100 mila abitanti nel Nord­est del Brasile. Per la precisione, viviamo nel quartiere di Piquiá, una zona caratterizzata da tante contraddizioni e sofferenze legate a una crescita economica che devasta la salute delle persone e l’ambiente. Siamo arrivati qui come “laici fidei donum”, cioè come dono della fede, come scambio tra Valentina nella cucina della nuova casa
  • 2. della comunità di Piquiá. Qui è molto semplice: senza bisogno di avvisare prima, basta presentarsi davanti alla porta di casa e battere le mani (non ci sono campanelli). Ormai tutti sanno più o meno chi siamo e perché siamo qui, un po’ come in un piccolo paese, e ci accolgono bene, aiutandoci con pazienza a conoscere questo nuovo mondo. In realtà, però, gli imprevisti sono più frequenti del programma stabilito. In città, infatti, quasi ogni giorno c’è una riunione, una celebrazione o un gruppo da incontrare. Per non parlare dei compleanni: solo negli ultimi giorni ne abbiamo festeggiati almeno tre con torte, frutta e bibite a volontà. E non si tratta di feste private, ma di momenti che coinvolgono tutta la comunità. Oltre alla realtà urbana, stiamo iniziando a incontrare le persone che vivono nelle zone rurali. La prima messa a cui abbiamo partecipato in Brasile, per esempio, è stata Marco nella Rua do S di Piquiá nella comunità di São José, un villaggio di appena cinque famiglie circondato da un Togo. Verso la metà dell’anno, inoltre, padre fiume e da alberi, alberi, alberi. Ci sembrava Savio andrà nel Sud del Brasile con un di essere entrati davvero in un altro mondo, compito diverso da quello attuale. Per quanto dove i parametri e i punti di riferimento sono riguarda Joanca e Dida, vivranno in un’altra totalmente diversi dai nostri. Naturalmente, città per due anni per motivi di studio. E non però, è presto per poterci capire qualcosa e, è tutto: il 23 febbraio i comboniani ancora di più, per poterne parlare. lasceranno la parrocchia São João Batista di Açailândia e si trasferiranno tutti nella nuova parrocchia di Piquiá, dove al momento vivono solo fratel Antonio e padre Angelo. Insomma, le novità in vista sono tante e ci sarà da faticare parecchio per mettere tutti i tasselli al loro posto. Eppure questa situazione ci attrae più che spaventarci, forse perché sentiamo che il nostro arrivo fa parte di questi cambiamenti. Per ora la “giornata­tipo” si divide in due. La mattina, di solito, studiamo i tanti segreti della lingua portoghese che ancora ci sfuggono... e temiamo che ci vorrà ancora un po’ prima di vedere la luce! Il pomeriggio, invece, è dedicato a conoscere gli abitanti Joyce, Emyslane e fratel Antonio durante una riunione Ricevi questa newsletter mensile perché pensiamo che tu possa essere interessato a seguire la nostra esperienza ad Açailândia, in Brasile. Se vuoi cancellarti dalla mailing list rispondi a questa e­mail. Se altri amici o conoscenti desiderano riceverla, mandaci una e­mail a uno di questi indirizzi: marcoratti76@yahoo.it o valevale78@hotmail.com. I nostri contatti Skype sono: “marcoratti” o “valentina.caperdoni”.