Leggendo le intercettazioni fra Federica Guidi e Gianluca Gemelli viene da pensare … ma ha senso, è giusto, mettere in piazza le conversazioni private ?
Ma è questo il compito di giornaliste/i ?
1. Estratto dal sito
www.ilfuturomigliore.org
NON NE POSSO PIÙ DELLE INTERCETTAZIONI !
sergio benassai
Prendo ad esempio quello che si legge sui giornali e sul web, e si sente alla radio e in TV, in questi
giorni:
Federica Guidi a Gianluca Gemelli
… tu siccome stai con me e hai un figlio con me, mi tratti come una sguattera del Guatemala
Alzi la mano una donna alla quale non è capitato di dire al marito, fidanzato o
compagno:
… mi tratti come se fossi la tua serva …
Federica Guidi a Gianluca Gemelli:
… sai chi lo ha messo lì, Padoan, Innocenti, l'hai capito chi gliel'ho messo Padoan? Sempre quel
quartierino lì.
Alzi la mano chi, alla moglie/marito, fidanzata/o, compagna/o non ha mai detto:
… ma lo sai che quella/o la/o hanno fatta/o dirigente perché è amica/o di …
Federica Guidi a Gianluca Gemelli:
… ed io non mando a puttane come ho già rischiato di fare un pezzo della mia roba per fare un
favore a tutta quella combriccola lì. De Vincenti è un pezzo di merda …
2. Alzi la mano chi, alla moglie/marito, fidanzata/o, compagna/o non ha mai detto:
… io non metto in pericolo quello che sto facendo per fare un favore a …, che tra
l’altro è proprio una/o stronza/o …
Dunque, sia ben chiaro, io ritengo che le intercettazioni telefoniche siano uno strumento
fondamentale per le indagini criminali.
Ma che si possano mettere in piazza, e quindi sottoporre alle più fantasiose supposizioni di
giornaliste/i e blogger, frasi che ognuna/o di noi pronuncia, anche più volte, chiacchierando o
discutendo con familiari, amiche/i, colleghe/i …. mi sembra veramente esagerato, anzi mi sembra
riprovevole.
Oppure ognuna/o di noi deve stare attenta/o “sfogarsi”, anche con termini non proprio paludati,
commentando fatti e problemi con, appunto, familiari, amiche/i, colleghe/i, perché tutto ciò può
venire spiattellato sulla stampa, in TV, sul web ?
Magari ricordando, come dicono i poliziotti americani dei telefilm, che: “… tutto quello che dirai
potrà essere usato contro di te” ?
In conclusione, sapendo che quello che dico potrà essere utilizzato contro di me, desidero affermare
che :
1) è giunto il momento di regolamentare la pubblicazione dei contenuti delle intercettazioni. In
particolare tutto quello che non è rilevante per provare l’esistenza di un reato non deve essere
pubblicato
2) ciò limita la libertà di informazione ? No, limita solo la possibilità per gli strumenti informativi di
pubblicare conversazioni private nelle quali, si spera, sarà ancora possibile esprimere giudizi anche
insultanti, ma che non hanno rilevanza pubblica
3) limitazioni di questo tipo sono certo un problema per giornaliste/i e blogger: una parte non
piccola di loro ha successo solo se riesce a “solleticare” la populistica tendenza a mettere in croce le
persone più in vista, quale che sia il settore nel quale operano (ma quello politico è sicuramente il
settore privilegiato)
4) se tutto ciò non si realizza, ho un’altra proposta: dal momento che è ipotizzabile che giornaliste/i
possano, nelle loro conversazioni, commettere qualche reato (ad esempio: associazione a delinquere
per la diffusione di notizie tendenziose o di calunnie, per la raccolta di informazioni riservate, ecc.),
potrebbe essere utile indagare, attraverso intercettazioni telefoniche di giornaliste/i, se
effettivamente si commettano tali reati
Ovviamente quanto sopra (punto 4) è solo una provocazione.
Perché in realtà, parlando seriamente, l’aspetto più grave è che le/i giornaliste/i (non tutte/i ! ci
sono luminosi esempi del contrario), invece di dedicarsi alle inchieste, alla raccolta di dati sul
campo, all’approfondito commentare, si autocelebrano col fango del pettegolezzo e dello “scoop”.
NOTA: A proposito: “scoop” in inglese ha il significato di: tirare su con un mestolo, con un
cucchiaio. E quindi, se si tratta di una miscela, non sempre si tira su “il meglio”