1. La Newsletter dell’Ambasciata di Palestina
Roma, Italia
No 3
7 dicembre 2015
“La libertà di espressione è un pilastro della democrazia”
Mai Alkaila, Ambasciatrice di Palestina in Italia
2. 1
NEWSLETTER No 3
Indice:
I) Strage di ragazzi
II) Campi profughi bersaglio costante
III) Neanche ospedali e ambulanze sono al sicuro
IV) La guerra di Israele contro i media palestinesi
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I – Strage di ragazzi
Troppi ragazzi palestinesi stanno morendo, uccisi da un uso immotivato, indiscriminato e
sproporzionato della forza da parte dell’esercito isreaeliano. Si tratta di omicidi. Le organizzazioni
per i diritti umani Addameer (che si occupa soprattutto deglia spetti legali) e Defense for Children
International Palestine (DCIP) lo stanno denunciando da giorni: dall’inizio di ottobre più di 20 ragazzi
sono stati uccisi. Nella maggior parte dei casi l’esercito ha giustificato la propria azione violenta
accusando le vittime di aver assalito o di “aver cercato” di assalire qualcuno con un coltello. In
questo clima di terrore, altri 283 giovani palestinesi sono stati feriti. Trattandosi di minorenni,
secondo la definizione del diritto internazionale sono tutti “bambini”.
Stando alle testimonianze e alle telecamere di sicurezza, in molti di questi casi il presunto assalitore
non costituiva nessuna minaccia nel momento in cui le forze israeliane lo colpivano ripetutamente
a morte da distanza ravvicinata. Come ha sottolineato il Direttore del programma sulla verifica delle
responsabilità di DCIP, Ayed Abu Eqtaish, “sebbene gli Stati abbiano il diritto di proteggere i propri
cittadini dalla violenza, questo non può essere usato per giustificare l’uso intenzionale e mortale
della forza che porta a uccisioni fuori dalla legge”.
Nel caso del ragazzo e della
ragazza uccisi nelle stesse ore ma
in posti di blocco diversi martedì
1 dicembre, nessuno dei due
aveva causato feriti.
Hadil Awad aveva solo 14 anni.
Ayman Samih al-Abbasi, di 17
anni, aveva passato 18 mesi nelle
carceri israeliane e altri 10 agli
arresti domiciliari. E’ morto
domenica 29 novembre per
essere stato colpito al petto dalle
forze israeliane a Ras al-Amoud, Gerusalemme Est. Non paghi di aver ucciso a sangue freddo un
ragazzo, i soldati israeliani hanno assaltato il centro medico locale Ein al-Lozeh per cercare il suo
corpo, ma
sembra che non siano riusciti a trovarlo.
Le organizzazioni palestinesi di
Gerusalemme, incluso il movimento
giovanile di Fatah (la parte politica di Abu
Mazen), hanno proclamato per i funerali
di Abbasi «un giorno di rabbia e di
dolore».
Israele trattiene i corpi di 9 ragazzi
palestinesi uccisi mentre le loro famiglie
supplicano di poterli riavere. Oltre alla
natura punitiva di questa azione, che ha molti precedenti, vi è il fatto che in questo modo diventa
difficile verificare le esatte circostanze delle uccisioni.
4. 3
Anche per chi sopravvive non è facile andare avanti.
Ahmad Manasrah ha 13 anni e il 12 ottobre è stato
arrestato con l’accusa di aver accoltellato due
israeliani. Era insieme a suo cugino di 15 anni,
Hassan, che è stato ucciso. Ahmed, ferito, è rimasto
a terra mentre i passanti israeliani esortavano la
polizia ad ucciderlo, come mostra un video.
Dopodiché è stato sottoposto a un interrogatorio che
per la sua brutalità ha sollevato manifestazioni in
Palestina e proteste da tutto il mondo. Issa Qaraqe,
Presidente del Comitato per i Prigionieri dell’Autorità Palestinese ha detto che il video
dell’interrogatorio dimostra chiaramente come Israele usi la forza fisica e la pressione psicologica
per estorcere confessioni dai prigionieri palestinesi minorenni: si tratta di una "prova indiscutibile
che può condannare il governo israeliano ed i suoi investigatori per pratiche che violano le
Convenzioni di Ginevra, la Convenzione sui diritti del fanciullo, e le relative leggi internazionali".
Ahmad è stato trattenuto in una struttura chiusa in attesa del processo. Il tribunale ha respinto la
richiesta della famiglia di metterlo agli arresti domiciliari, ma è in corso una campagna per la sua
liberazione.
Vedi:
http://www.dci-
palestine.org/israel_targets_palestinian_children_in_east_jerusalem_with_harsh_policies
http://nena-news.it/aggressioni-in-cisgiordania-uccisi-due-adolescenti-palestinesi/
http://www.daysofpalestine.com/news/occupation-kills-two-palestinians-2-hours/
http://www.aljazeera.com/news/2015/11/normal-day-ended-tragedy-palestinian-teens-
151127100045199.html
http://www.ilmessaggero.it/primo_piano/esteri/scontri_gerusalemme_est_ucciso_17enne_palest
inese-1389907.html
http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=82&pg=13356
http://nena-news.it/tag/ahmad-manasra/
II – Campi profughi bersaglio costante
Mercoledì 2 dicembre a mezzogiorno, 1.200 soldati hanno invaso il campo profughi di Shu’fat, nella
Gerusalemme occupata, e hanno fatto esplodere una casa palestinese, causando danni strutturali a
numerose altre. Tiratori scelti si sono appostati sui tetti di diversi edifici. La proprietà demolita era
il terzo piano di un edificio residenziale, appartenente a Ibrahim al-‘Akari, ucciso l’anno scorso
dall’esercito israeliano.
L’avvocato della famiglia, Midhat Dibah, ha affermato
che le forze israeliane sono entrate nella casa della
vedova e dei cinque figli di al-‘Akari per collocare gli
esplosivi; hanno prima demolito parti della proprietà,
per poi farla esplodere. A seguito di questa ennesima
aggressione israeliana, sono scoppiati scontri tra
residenti del campo e soldati di occupazione. La
Mezzaluna Rossa ha riferito di aver fornito cure
mediche a 43 palestinesi in seguito agli scontri. 13
5. 4
sono stati colpiti da proiettili d’acciaio rivestiti di gomma, mentre gli altri sono rimasti gravemente
intossicati dai gas lacrimogeni.
Vedi:
http://www.infopal.it/1200-soldati-israeliani-invadono-il-campo-profughi-di-shufat-e-fanno-
esplodere-una-casa/
http://www.infopal.it/13-palestinesi-feriti-negli-scontri-nel-campo-di-shufat/
https://www.facebook.com/QudsN/videos/1044852628924971/?fref=nf
III – Neanche ospedali e ambulanze sono al sicuro
Nelle prime ore del mattino del 12 novembre soldati appartenenti alla sezione “Mistaravin”,
travestiti da palestinesi, hanno fatto irruzione in un ospedale di Hebron (Cisgiordania) con le
mitragliette nascoste sotto i vestiti. Abdullah stava assistendo Azzam che era ricoverato in seguito
a un ferimento da arma da fuoco: un colono gli aveva sparato mentre raccoglieva le olive. Adesso
Azzam è accusato di aver tentato di accoltellare quel colono e Abdullah è morto.
“Non è possibile che tutto ciò avvenga senza una condanna da parte di tutta la comunità
internazionale”, sostiene Luisa Morgantini, presidente di AssoPacePalestina e già vice-presidente
del Parlamento Europeo. “Invitiamo tutti gli italiani democratici che hanno a cuore i diritti umani di
tutti i popoli a protestare inviando lettere all’ambasciata israeliana di Roma. Atti come questi non
devono più accadere senza rimanere impuniti. Il commando israeliano ha rapito un ferito dal suo
letto, ha assassinato un civile inerme e innocente, ha violato la neutralità di un luogo di cura e messo
a repentaglio la vita di altri pazienti e operatori sanitari”.
L’incidente a Hebron ha altri precedenti in ospedali
palestinesi. Due settimane prima, l’esercito israeliano
aveva fatto irruzione nell’ospedale Makassed di
Gerusalemme Est per ben tre volte e forzato l’accesso alle
cartelle cliniche dei pazienti, violandone la privacy. La
struttura sanitaria è stata inoltre ripetutamente esposta
al lancio di gas lacrimogeni che hanno colpito il personale
e i pazienti. Un trattamento simile viene riservato alla
Mezzaluna Rossa Palestinese, costantemente vittima di
attacchi da parte dell’esercito israeliano. Dal 1 ottobre,
l’esercito ha compiuto almeno 277 aggressioni che hanno portato al ferimento di più di 130
paramedici e volontari, e al danneggiamento di 76 ambulanze. Inoltre, in 70 diverse occasioni è stato
impedito alle squadre di soccorso di raggiungere le persone malate o ferite che avevano bisogno del
loro aiuto. A rendere più complicato il lavoro degli ospedali palestinesi, la notizia – prontamente
smentita - secondo cui l’ospedale Makassed di Gerusalemme non sarebbe in grado di fornire ai
bambini di Gaza ciò di cui hanno bisogno, dal latte ai pannolini. La direzione ha emesso un
comunicato per sottolineare che benché si accettino aiuti per l’ospedale, ciò non deve infangare
l’operato di medici e operatori che lavorano ogni giorno per assicurare ogni servizio ai loro pazienti,
compresi i bambini di Gaza.
Vedi:
http://www.assopacepalestina.org/2015/11/comunicato-assopace-basta-impunita-per-il-governo-
israeliano/
https://www.amnesty.org/en/latest/news/2015/11/israel-opt-investigate-apparent-extrajudicial-
execution-at-hebron-hospital/
http://www.imemc.org/article/73820?utm_source=dlvr.it&utm_medium=twitter#.VkRCfawqv_s.facebook
6. 5
http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/middleeast/israel/11991560/Leaked-CCTV-shows-disguised-
Israeli-forces-launch-armed-hospital-raid-before-killing-Palestinian.html
IV - La guerra di Israele contro i media palestinesi
In una dichiarazione rilasciata Domenica 29 novembre, il Ministero dell’Informazione palestinese ha
descritto la recente chiusura, da parte delle autorità israeliane, di tre radio a Hebron, e la minaccia
di chiuderne un’altra a Jenin, come una vera e propria guerra alle radio palestinesi.
Il Ministero ha reso noto che presenterà un reclamo al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per
proteggere i giornalisti palestinesi e le organizzazioni dei media, e per evidenziare le responsabilità
di Israele in quelle che definisce come vere e proprie terroristiche contro gli organi di informazione.
Ciò è accaduto dopo che l’esercito israeliano ha chiuso Radio Dream a Hebron, con il pretesto di
supposte “istigazioni contro Israele”.
Gli attacchi contro stazioni radio private sono cominciati all’inizio del mese scorso, il 3 novembre,
nel cuore della notte.
Il presidente di Radio Manbar al-Huriya, Ayman al-
Qawasmi, ha infatti raccontato che erano quasi le 2
quando decine di soldati israeliani fecero irruzione
interrompendo la trasmissione, confiscando e
distruggendo materiale. Secondo Qawasmi, si tratta
di un tentativo di oscurare la narrazione palestinese
e in particolare quella dei giornalisti, che hanno
documentato come Israele pianti regolarmente un
coltello accanto ai palestinesi che vuole uccidere.
Un’azione simile si era poi verificata contro Radio Hebron, il 21 novembre. L’ultimo episodio
conferma quella che sta diventando una prassi e accresce il numero di giornalisti rimasti senza
lavoro.
Vedi:
http://english.wafa.ps/index.php?action=detail&id=30001
http://www.al-monitor.com/pulse/originals/2015/11/israel-close-palestinian-radio-stations-hebron.html#