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Numero	29	del	2	maggio	2014 Marcello	Agnello	
 
	
 
Una	rivoluzione	straordinaria			
	
 
	
Nel	marzo	di	quest’anno	si	sono	festeggiati	i	primi	25	anni	di	vita	di	internet.	Era	il	1989	quando	un	informatico	
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Sono	nate	aziende,	professioni,	posti	di	lavoro.	Diventa	difficile	fare	paragoni	a	distanza	di	decenni,	se	non	di	
secoli,	 con	 altre	 invenzioni	 straordinariamente	 impattanti,	 ma	 senza	 dubbio	 internet	 si	 annovera	 tra	 quelle.	
Anche,	e	questo	è	l’aspetto	sul	quale	fermo	l’attenzione	oggi,	in	rapporto	alla	velocità	di	diffusione	e	quindi	di	
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Il	grafico	sotto,	fonte	Economist,	mostra	proprio	il	tempo	necessario	alle	singole	invenzioni	per	raggiungere,	
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in	quanto	quest’ultimo	risulta	meno	fidelizzabile	rispetto	al	passato	anche	a	causa	dell’uso	che	fa	dei	vari	canali,	
compresi	quelli	digitali.	Occorre	ripensare	la	modalità	di	relazione	coi	propri	clienti	per	contenere	l’inevitabile	
turnover	di	clienti	più	giovani	e	informatizzati”.		
E’	da	alcuni	anni	che	porto	avanti	questa	tesi:	nel	prossimo	futuro	i	nostri	clienti	saranno	più	giovani	e	più	
informati	(e,	aggiungo,	più	preparati).	Chi	capirà	questo,	e	provvederà	per	tempo,	vincerà	la	sfida	in	un	mondo,	
quello	finanziario,	sempre	più	concorrenziale	(le	stesse	banche,	o	meglio,	alcune	tipologie	di	banche	sono	per	
certi	 aspetti	 più	 dinamiche	 di	 tante	 reti	 di	 promozione	 finanziaria).	 Coloro	 che	 preferiranno	 continuare	 a	
pensare	che	ci	vorranno	anni,	e	anni	ancora,	e	che	in	Italia	tutto	va	al	rallentatore,	saranno	liberi	di	farlo,	ma	
non	saranno	troppo	diversi	dai	capponi	di	Renzo	che,	portati	in	dono	all’avvocato	Azzeccagarbugli,	si	beccavano	
tra	loro.		
Se	preferite	una	citazione	più	alta,	restando	in	tema	animale,	è	sufficiente	ricordare	le	parole	di	Darwin:		
Non	è	la	specie	più	forte	che	sopravvive,	né	la	più	intelligente,	ma	quella	più	veloce	nell’adeguarsi	ai	cambiamenti.		
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  • 1.     Numero 29 del 2 maggio 2014 Marcello Agnello     Una rivoluzione straordinaria   Nel marzo di quest’anno si sono festeggiati i primi 25 anni di vita di internet. Era il 1989 quando un informatico e fisico britannico, Tim Berners Lee, lavorando al Cern di Ginevra scrisse un saggio dal titolo “Management dell’informazione: una proposta”. Forse inconsciamente, aveva appena dato il via a uno dei più grandi cambiamenti della storia. Da allora, a passi da gigante, quest’invenzione ha facilitato il reperimento delle informazioni, avvicinato le persone, agevolato la diffusione della comunicazione. Chi consulta più un dizionario o un’enciclopedia oggi ? Basta Google. Quando tempo passa prima che una notizia, importante o meno, faccia il giro del mondo ? Basta qualche minuto. Sono nate aziende, professioni, posti di lavoro. Diventa difficile fare paragoni a distanza di decenni, se non di secoli, con altre invenzioni straordinariamente impattanti, ma senza dubbio internet si annovera tra quelle. Anche, e questo è l’aspetto sul quale fermo l’attenzione oggi, in rapporto alla velocità di diffusione e quindi di utilizzo rispetto alle altre scoperte di natura tecnologica avvenute nella storia. Il grafico sotto, fonte Economist, mostra proprio il tempo necessario alle singole invenzioni per raggiungere, nello studio in oggetto, un quarto delle popolazione americana. Se l’elettricità, adottata nel 1873, ci ha messo 46 anni prima di essere utilizzata da un quarto dell’America (il telefono 35 anni, la radio 31, e via via fino ai computer e ai cellulari, che hanno avuto tempi di diffusione molto più contenuti), internet ci ha impiegato solo 7 anni. E oggi, venticinque anni dopo la sua scoperta, se in America abbiamo un tasso di connessione di oltre l’80% (con picchi del 96% in Islanda) la media mondiale si ferma al 30%, confermando quanti siano ancora gli spazi di crescita e di affermazione di questa scoperta, soprattutto nelle aree del mondo più indietro che però, per questo e altri motivi, saranno avanti un domani.
  • 2.     Numero 29 del 2 maggio 2014 Marcello Agnello   Ma, capito il fenomeno e il suo sviluppo, perché ne parlo ? Torno periodicamente su questo argomento, ovvero l’utilizzo delle tecnologie, perché a mio avviso questa sarà, insieme al passaggio generazionale, la più grande rivoluzione che cambierà, e molto, il settore finanziario e la nostra professione. In Italia la diffusione di internet ha raggiunto l’82% della popolazione, con 35 milioni di individui che hanno la possibilità di accedere ad internet da un computer in casa (dati Audiweb a fine 2013 nella fascia di età 11‐74 anni). Una recente analisi di Accenture sul mondo del private banking ha fatto emergere, una volta di più, come l’avvento del digitale renda il cliente sempre più libero di muoversi, di consultare proposte e di reperire informazioni, aumentandone l’infedeltà verso il proprio istituto e mettendo quindi le banche e gli intermediari davanti a una sfida non indifferente: ripensare il rapporto con i clienti, definendolo re‐banking. La conclusione della società di consulenza ve la riporto testualmente: “La relazione con il cliente sta cambiando in quanto quest’ultimo risulta meno fidelizzabile rispetto al passato anche a causa dell’uso che fa dei vari canali, compresi quelli digitali. Occorre ripensare la modalità di relazione coi propri clienti per contenere l’inevitabile turnover di clienti più giovani e informatizzati”. E’ da alcuni anni che porto avanti questa tesi: nel prossimo futuro i nostri clienti saranno più giovani e più informati (e, aggiungo, più preparati). Chi capirà questo, e provvederà per tempo, vincerà la sfida in un mondo, quello finanziario, sempre più concorrenziale (le stesse banche, o meglio, alcune tipologie di banche sono per certi aspetti più dinamiche di tante reti di promozione finanziaria). Coloro che preferiranno continuare a pensare che ci vorranno anni, e anni ancora, e che in Italia tutto va al rallentatore, saranno liberi di farlo, ma non saranno troppo diversi dai capponi di Renzo che, portati in dono all’avvocato Azzeccagarbugli, si beccavano tra loro. Se preferite una citazione più alta, restando in tema animale, è sufficiente ricordare le parole di Darwin: Non è la specie più forte che sopravvive, né la più intelligente, ma quella più veloce nell’adeguarsi ai cambiamenti. Buon appetito.