2. Antartide
L'obiettivo di Greenpeace, dopo Moruroa, era di fare
dell‘Antartide un Parco mondiale. Lo strato di ghiaccio
dell'Antartide contiene il 90% dell’acqua dolce del
mondo. Greenpeace decise di portare avanti questa
campagna perché l'Antartide rimanesse il posto meno
inquinato al mondo, evitando di cacciare la fauna
presente ed intaccarlo per l'estrazione di materie
prime preziose come petrolio e metalli
compromettendo definitiva mente l'incontaminazione
del posto. Greenpeace decise di inviare una propria
nave (la Gondwana) in Antartide con a bordo
giornalisti che documentassero la situazione di
spartizione e trivellazione del continente per ottenere
il consenso dell'opinione pubblica. Fu addirittura
fondata una base scientifica propria di Greenpeace sul
continente. Durante il viaggio verso l'Antartide la nave
dovette affrontare vari problemi legati al ghiaccio a
partire dagli iceberg fatti di ghiaccio molto compatto e
potenzialmente devastanti per la nave e dai banchi di
ghiaccio che si formavano e saldavano attorno alla
nave intrappolandola con rischio di rimanere bloccati
per mesi (rischio sfiorato nel Mare di Ross).
3. Azione di Greenpeace alla centrale nucleare di Zwentendorf per i Save the World
Awards, 2009.
Nel giugno del 1978 la Rainbow Warrior si diresse verso i mari della Spagna per
impedire nuovamente la caccia alle balene da parte di Islanda e Spagna, ma
durante il viaggio l'obiettivo mutò. A 600 miglia dalla costa sudoccidentale
inglese c'era una "zona di scarico" di scorie nucleari in mare aperto. In America
già dal 1972 non si scaricavano più in mare questo tipo di scorie per motivi
ecologici. La notizia che fece mutare l'obiettivo fu che erano previsti degli
scarichi di barre d'uranio, utilizzate in sottomarini a propulsione atomica, vietati
da trattati internazionali.
I volontari si posizionarono con i gommoni proprio dove la nave inglese stava
scaricando le scorie, ma nonostante questo lo scarico continuò senza
preoccuparsi per la sicurezza dei volontari fino a lasciar cadere un barile
direttamente sopra un gommone. Il tutto fu sempre filmato e trasmesso in TV.
Intanto la campagna diventava sempre più organica e Greenpeace cominciò a
chiedere la chiusura dell'impianto di Sellafield che scaricava in mare plutonio
accusandolo di causare un tipo di cancro nei bambini della zona. Il messaggio che
si voleva dare era che il trasporto di rifiuti pericolosi accresce la probabilità di
incidenti e fuoriuscite e chi permette il trasporto internazionale di tali rifiuti non
incoraggia l'industria ad usare metodi più puliti.
Nel 1985 Greenpeace era appoggiata anche dai sindacati inglesi che si
rifiutavano di far trasportare dagli operai i barili di scorie ai moli per lo scarico.
Da quell'anno il governo britannico abbandonò tale pratica e cominciò a cercare
località sulla terraferma.
4. In Europa l'uso di fitofarmaci in Columbia Britannica e l'uso di
prodotti chimici tossici con scarico in fiumi e mari, soprattutto da
parte di Paesi Bassi e Germania, divenne una causa di
preoccupazione. Nel 1980 il porto di Rotterdam fu il teatro di una
continua manifestazione (a cui partecipò la Rainbow Warrior)
contro lo scarico di tonnellate di rifiuti acidi nel mare del Nord e il
coinvolgimento della Bayer. Questo incuriosì giornali e opinione
pubblica e, nonostante quella volta lo scarico avvenne lo stesso,
due anni più tardi la Bayer cessò di attuare tale pratica. In quel
periodo la Beluga (battello fluviale di Greenpeace) attrezzata con
un laboratorio a bordo fece il giro dei maggiori fiumi europei e
delle coste del mare del Nord per controllare il livello di
inquinamento.
Nel frattempo le priorità di Greenpeace cambiarono leggermente
per passare dall'esclusiva azione diretta ad una ricerca e
documentazione scientifica dei problemi di interesse attraverso i
laboratori allestiti in imbarcazioni e motopescherecci grazie ai
fondi raccolti.
5. Nel 1992 su commissione di Greenpeace viene
prodotto il primo frigorifero che rispetta
l'ozono (il Greenfreeze prodotto da una piccola
azienda tedesca) mentre, con la ratifica
del protocollo di Montreal, viene bandito l'uso
dei CFC (dannosi per l'ozonosfera) entro il 1996.
Nel 1993 Greenpeace Italia ottiene un risultato
significativo con l'approvazione da parte del
parlamento italiano della legge più avanzata in
Europa per la protezione dell'ozonosfera
(dismissione della produzione di CFC entro
il 1995).