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Zelanda, Ungheria e i Paesi scandinavi (Iji
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sono Grecia, Italia, Giappone e Usa (da 0,6
a 0,5). L’Italia è terzultima nello squilibrio
della spesa sociale: quella per gli anziani è
sette volte maggiore di quella per il resto
della popolazione, mentre nei Paesi più
equilibrati è solo tre volte maggiore. Siamo
inoltre quinti per il più alto tasso di povertà
dei giovani. Il debito pubblico per ogni
giovane è di 5.000 euro in Estonia, di
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rapporto tra le generazioni gli autori
suggeriscono un aumento della spesa
sociale per i giovani, specialmente per
l’istruzione, e il diritto di voto dalla nascita,
esercitato dai genitori fino a una certa età
dei figli. Il sociologo Marco Albertini ha
messo in luce come in Italia nel giro di
trent’anni le fasce di età a rischio di reddito
molto basso siano cambiate. Nel 1977 gli
anziani (dai sessantacinque anni in su)
avevano il doppio di probabilità della media
nazionale di essere nel venti per cento della
popolazione con il reddito più basso. Nel
2004 gli anziani, in media, hanno invece
meno probabilità della media nazionale di
essere tra i più poveri, mentre le fasce con
S
ull’atlante mondiale del suffragio
universale l’Italia è un’isola sperduta,
lontana da ogni terra emersa. In Italia
infatti si godono i pieni diritti
elettorali solo a 25 anni. L’età minima per
votare è di 25 anni per il Senato e 18 per la
Camera. Il governo però deve avere la fiducia
di entrambe le camere. Quindi i governi sono
indirettamente determinati non da tutti gli
elettori maggiorenni, ma solo da quelli che
hanno almeno 25 anni, 7 anni di più che nel
resto del mondo. In quasi tutti i Paesi a
suffragio universale, infatti, l’età per eleggere
il Parlamento, quindi indirettamente per
determinare il governo, è di 18 anni. In 16
Paesi si vota dai 19, 20 o 21 anni e in 11
Paesi dai 16 o 17 anni. Quando in Europa la
maggiore età fu abbassata da 24 a 21 e poi a
18 anni, anche l’età per i pieni diritti
elettorali scese a 18 anni. Ma non in Italia,
dove non hanno diritto di voto per il Senato
4,3 milioni di maggiorenni, l’8% dei 50,3
milioni di italiani con diritto di voto per la
Camera (dati 2008). Eccezionale non è solo
quest’anomalia ma soprattutto il fatto che
siano trascurate le sue conseguenze. La più
immediata è di contribuire a rendere l’Italia
meno governabile. La consistente differenza
tra il corpo elettorale per il Senato e quello
per la Camera favorisce infatti la formazione
di maggioranze diverse nei due rami del
Parlamento. 62 governi italiani in 68 anni
sono il segno di una grande instabilità
politica, dovuta in parte a difetti
istituzionali, tra i quali il non pieno diritto di
voto dell’8% più giovane dei maggiorenni è il
più facile da eliminare. Con una riforma
costituzionale che
moduli diversamente
l’attuale
bicameralismo
perfetto
(differenziando i
compiti di Senato e
Camera, e
attribuendo solo a
quest’ultima il voto
politico di fiducia al governo) o anche solo
con una riforma, comunque necessaria,
dell’attuale legge elettorale. Per far fronte ai
numerosi squilibri sociali che privilegiano gli
anziani, la Fondazione per i diritti delle
generazioni future
(intergenerationaljustice.org) propugna il
diritto di voto dalla nascita, esercitato dai
genitori fino a una certa età dei figli,
un’istanza espressa in Europa anche da altre
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Marco Morosini
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S
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media sono quelle al di sotto dei
qurant’anni.
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cento, contro il quindici della media dei
Paesi Ocse. L’Italia occupa lo stesso rango
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mediana dei residenti (quarantaquattro
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degli anziani italiani benestanti si basano in
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che vivono in un contesto di precarietà
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PIENI DIRITTI ELETTORALI SOLO A 25 ANNI: UNA STORTURA TUTTA NOSTRANA
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GERMANIA
Gründinger,
l’«avvocato
dei giovani»
a Fondazione per i diritti delle
generazioni future (Foundation
for the Rights of Future
Generations, Frfg) è la più attiva
organizzazione europea nel
promuovere una maggiore giustizia tra
le generazioni. Fondata nel 1997 e con
sede a Stoccarda, la Fondazione
organizza convegni, campagne,
pubblicazioni. Il suo portavoce, il
sociologo e politologo Wolfgang
Gründinger (a lato), nato nel 1984, è
autore di diversi libri ed è stato
definito in Germania “l’avvocato dei
giovani”. (M.M.)
L
patrimoni nei decenni scorsi, quando la
durata media della vita era minore di quella
attuale e di quella, ancora più lunga,
prevista nei prossimi decenni, ne hanno
beneficiato più a lungo e in un’età più
giovane di quella in cui ne beneficeranno i
giovani d’oggi, che spesso erediteranno solo
quando saranno pensionati. Gli anziani
italiani, infine, hanno un livello d’istruzione
che non va di pari passo con le posizioni
favorevoli che occupano nella società.
L’Italia è uno dei Paesi industriali con il più
basso tasso di diplomati e laureati. Questo
divario è ancora maggiore per i più anziani,
che furono giovani quando pochi
accedevano all’istruzione superiore e il
divario d’istruzione tra l’Italia e il resto
d’Europa era maggiore di quello attuale.
ltre a essere in proporzione
particolarmente numerosi, molti
anziani hanno maggiori poteri che
altrove. In Italia, infatti, i posti più
influenti in politica e in economia sono
spesso occupati da persone che per età
potrebbero essere padri o nonni dei loro
omologhi in altri Paesi. A questi squilibri di
reddito, patrimonio e potere si aggiunge
infine la peculiarità italiana – unica al
mondo – di concedere i pieni diritti
elettorali solo a venticinque anni,
sbilanciando così il corpo elettorale verso
l’età anziana. Inoltre, mentre l’età mediana
dei residenti è di quarantaquattro anni, l’età
mediana degli elettori è ormai intorno ai
cinquant’anni, perché dei residenti fanno
parte anche molti milioni di giovani abitanti
non votanti: gli stranieri (in media più
giovani) e i minorenni. Questa
preponderanza dei cittadini e degli elettori
anziani è anacronistica in un’epoca nella
quale i dirigenti politici ed economici
tendono a far slittare nel futuro le
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Più giustizia tra generazioni - Pieni diritti elettorali solo a 25 anni: una stortura tutta nostrana, Marco Morosini, Avvenire, 7.7.2013

  • 1. USA GIAPPONE ITALIA GRECIA CANADA REPUBBLICACECA OLANDA FRANCIA AUSTRIA POLONIA AUSTRALIA SLOVACCHIA SPAGNA SVIZZERA BELGIO GERMANIA IRLANDA GRANBRETAGNA SLOVENIA FINLANDIA SVEZIA DANIMARCA NORVEGIA UNGHERIA NUOVAZELANDA ISRAELE COREADELSUD ESTONIA 0,8 1,0 0,4 0,6 0 0,2 econdo diversi studiosi, fra le nazioni più industrializzate gli italiani sono uno dei popoli che più stanno agendo “contro” i propri giovani e che hanno permesso la più massiccia redistribuzione di risorse dalla generazione dei figli a quella dei genitori. Questo giudizio sembra confermato dal recente Indice di giustizia tra generazioni (Intergenerational Justice Index, Iji), concepito da Pieter Vanhuysse, dell’European Centre for Social Welfare Policy and Research, un’organizzazione intergovernativa affiliata alle Nazioni Unite. L’indice aggrega quattro indicatori per le dimensioni sociale, economica ed ecologica: debito pubblico per ogni giovane (sotto i diciott’anni), povertà dei giovani, spesa sociale per gli anziani rispetto a quella per il resto della popolazione, impronta ecologica pro capite (ettari di superficie bioproduttiva usati per abitante). Tra ventinove Paesi dell’Ocse i meglio piazzati sono Estonia, Sud Corea, Israele, Nuova Zelanda, Ungheria e i Paesi scandinavi (Iji da 0,9 a 0,8). Quelli con l’indice più basso sono Grecia, Italia, Giappone e Usa (da 0,6 a 0,5). L’Italia è terzultima nello squilibrio della spesa sociale: quella per gli anziani è sette volte maggiore di quella per il resto della popolazione, mentre nei Paesi più equilibrati è solo tre volte maggiore. Siamo inoltre quinti per il più alto tasso di povertà dei giovani. Il debito pubblico per ogni giovane è di 5.000 euro in Estonia, di 238.500 in Italia. Per riequilibrare il rapporto tra le generazioni gli autori suggeriscono un aumento della spesa sociale per i giovani, specialmente per l’istruzione, e il diritto di voto dalla nascita, esercitato dai genitori fino a una certa età dei figli. Il sociologo Marco Albertini ha messo in luce come in Italia nel giro di trent’anni le fasce di età a rischio di reddito molto basso siano cambiate. Nel 1977 gli anziani (dai sessantacinque anni in su) avevano il doppio di probabilità della media nazionale di essere nel venti per cento della popolazione con il reddito più basso. Nel 2004 gli anziani, in media, hanno invece meno probabilità della media nazionale di essere tra i più poveri, mentre le fasce con S ull’atlante mondiale del suffragio universale l’Italia è un’isola sperduta, lontana da ogni terra emersa. In Italia infatti si godono i pieni diritti elettorali solo a 25 anni. L’età minima per votare è di 25 anni per il Senato e 18 per la Camera. Il governo però deve avere la fiducia di entrambe le camere. Quindi i governi sono indirettamente determinati non da tutti gli elettori maggiorenni, ma solo da quelli che hanno almeno 25 anni, 7 anni di più che nel resto del mondo. In quasi tutti i Paesi a suffragio universale, infatti, l’età per eleggere il Parlamento, quindi indirettamente per determinare il governo, è di 18 anni. In 16 Paesi si vota dai 19, 20 o 21 anni e in 11 Paesi dai 16 o 17 anni. Quando in Europa la maggiore età fu abbassata da 24 a 21 e poi a 18 anni, anche l’età per i pieni diritti elettorali scese a 18 anni. Ma non in Italia, dove non hanno diritto di voto per il Senato 4,3 milioni di maggiorenni, l’8% dei 50,3 milioni di italiani con diritto di voto per la Camera (dati 2008). Eccezionale non è solo quest’anomalia ma soprattutto il fatto che siano trascurate le sue conseguenze. La più immediata è di contribuire a rendere l’Italia meno governabile. La consistente differenza tra il corpo elettorale per il Senato e quello per la Camera favorisce infatti la formazione di maggioranze diverse nei due rami del Parlamento. 62 governi italiani in 68 anni sono il segno di una grande instabilità politica, dovuta in parte a difetti istituzionali, tra i quali il non pieno diritto di voto dell’8% più giovane dei maggiorenni è il più facile da eliminare. Con una riforma costituzionale che moduli diversamente l’attuale bicameralismo perfetto (differenziando i compiti di Senato e Camera, e attribuendo solo a quest’ultima il voto politico di fiducia al governo) o anche solo con una riforma, comunque necessaria, dell’attuale legge elettorale. Per far fronte ai numerosi squilibri sociali che privilegiano gli anziani, la Fondazione per i diritti delle generazioni future (intergenerationaljustice.org) propugna il diritto di voto dalla nascita, esercitato dai genitori fino a una certa età dei figli, un’istanza espressa in Europa anche da altre organizzazioni. Altri ancora propugnano il diritto di voto a 16 anni, come già vige in Austria, in alcune Regioni tedesche e nel cantone svizzero Glarona. Molti sedicenni non sono maturi? Forse è vero, ma forse non lo erano nemmeno i non abbienti, gli analfabeti e le donne prima di concedere loro il diritto di voto, contribuendo così alla loro maturazione politica. Marco Morosini © RIPRODUZIONE RISERVATA S una probabilità di povertà maggiore della media sono quelle al di sotto dei qurant’anni. egli ultimi dieci anni questo squilibrio è probabilmente aumentato. Dopo il Giappone e la Germania l’Italia ha la terza più alta percentuale di abitanti con età di sessantacinque anni o più, il venti per cento, contro il quindici della media dei Paesi Ocse. L’Italia occupa lo stesso rango mondiale anche in buona parte degli indicatori demografici di anzianità: età mediana dei residenti (quarantaquattro N anni), rapporto tra abitanti oltre i sessantacinque anni e sotto i quindici. L’evoluzione demografica prevede inoltre che sempre meno lavoratori dovranno mantenere sempre più pensionati. Reddito e patrimonio degli anziani italiani benestanti si basano in buona parte su quanto accumulato nei decenni di prosperità economica del dopoguerra. Per questo essi sono quasi sicuramente maggiori, in valore reale, del patrimonio, del reddito e delle pensioni che possono aspettarsi molti giovani di oggi, che vivono in un contesto di precarietà lavorativa, disoccupazione specialmente giovanile, crisi economica e ristagno del Pil. Gli anziani di oggi che hanno ereditato FRONTIERE PIENI DIRITTI ELETTORALI SOLO A 25 ANNI: UNA STORTURA TUTTA NOSTRANA Le norme per l’elezione del Senato ci rendono lo Stato che fa attendere più a lungo i giovani, prima di affidare loro le sorti del Parlamento Gli indicatori internazionali relegano l’Italia agli ultimi posti, tra i Paesi sviluppati, nell’equilibrio delle risorse tra giovani e anziani. Politica ed economia sono tutte orientate a sostenere gli ultrasessantenni oggi al potere GERMANIA Gründinger, l’«avvocato dei giovani» a Fondazione per i diritti delle generazioni future (Foundation for the Rights of Future Generations, Frfg) è la più attiva organizzazione europea nel promuovere una maggiore giustizia tra le generazioni. Fondata nel 1997 e con sede a Stoccarda, la Fondazione organizza convegni, campagne, pubblicazioni. Il suo portavoce, il sociologo e politologo Wolfgang Gründinger (a lato), nato nel 1984, è autore di diversi libri ed è stato definito in Germania “l’avvocato dei giovani”. (M.M.) L patrimoni nei decenni scorsi, quando la durata media della vita era minore di quella attuale e di quella, ancora più lunga, prevista nei prossimi decenni, ne hanno beneficiato più a lungo e in un’età più giovane di quella in cui ne beneficeranno i giovani d’oggi, che spesso erediteranno solo quando saranno pensionati. Gli anziani italiani, infine, hanno un livello d’istruzione che non va di pari passo con le posizioni favorevoli che occupano nella società. L’Italia è uno dei Paesi industriali con il più basso tasso di diplomati e laureati. Questo divario è ancora maggiore per i più anziani, che furono giovani quando pochi accedevano all’istruzione superiore e il divario d’istruzione tra l’Italia e il resto d’Europa era maggiore di quello attuale. ltre a essere in proporzione particolarmente numerosi, molti anziani hanno maggiori poteri che altrove. In Italia, infatti, i posti più influenti in politica e in economia sono spesso occupati da persone che per età potrebbero essere padri o nonni dei loro omologhi in altri Paesi. A questi squilibri di reddito, patrimonio e potere si aggiunge infine la peculiarità italiana – unica al mondo – di concedere i pieni diritti elettorali solo a venticinque anni, sbilanciando così il corpo elettorale verso l’età anziana. Inoltre, mentre l’età mediana dei residenti è di quarantaquattro anni, l’età mediana degli elettori è ormai intorno ai cinquant’anni, perché dei residenti fanno parte anche molti milioni di giovani abitanti non votanti: gli stranieri (in media più giovani) e i minorenni. Questa preponderanza dei cittadini e degli elettori anziani è anacronistica in un’epoca nella quale i dirigenti politici ed economici tendono a far slittare nel futuro le conseguenze negative, per esempio in campo ambientale e finanziario, di scelte mirate a massimizzare i vantaggi nel presente e nella quale i più giovani e le prossime generazioni hanno, per la prima volta, la prospettiva di vivere in un mondo peggiore di quello attuale. © RIPRODUZIONE RISERVATA O Generazioni Più giustizia tra le Gli analisti concordano: gli italiani hanno permesso la più massiccia redistribuzione di risorse dai figli ai genitori, con un processo inverso alla tendenza delle altre economie sviluppate. Senza interventi un simile assetto sociale non potrà durare ancora a lungo di Marco Morosini 2 AGORÀDOMENICADOMENICA 7 LUGLIO 2013 L’Indice di giustizia tra generazioni di PieterVahuysse: Estonia,Corea del sud e Israele sono i Paesi Ocse con l’indice più vicino a 1,il massimo, mentre Italia,Giappone e Stati Uniti sono i fanalini di coda