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La gestione delle Risorse Umane
Fabiano Corsini
primo modulo / introduzione


SVILUPPO
1.1  Organizzazione
1.1.                                 Cosa                  è
1                                    l’Organizzazione
1.1.                                 Le             relazioni
2                                    nell’Organizzazione
1.1.                                 Responsabilità                 La teoria classica della
                                     dell’Organizzazione            organizzazione ed i modelli
3                                                                   tradizionali.
                                                                    Organizzazione gerarchica,
                                                                    divisionale;
                                                                    Organizzazione a matrice e
                                                                    per processi.

1.2    Razionalità
1.2.                                 Rapporto causa effetto
1
1.3    Componente
       emozionale
1.3.                                 Cosa è e       perché     è    I        nuovi        contesti
                                     importante                     macroorganizzativi:
1                                                                   l’importanza del mercato e
                                                                    del cliente
                                                                    la figura del prosumer
                                                                    la       nuova       pubblica
                                                                    amministrazione
                                                                    dall’esercizio del potere
                                                                    autoritativo al dialogo: l’uso
                                                                    degli strumenti negoziali
1.4    La persona                    Persone           e
                                     organizzazione
                                     Il Management delle
                                     risorse umane
                                     Dal MPP, al PM, al
                                     HRM
1.5    Ancora sulla C.E.
1.5.                                 competenze personali
1
1.5.                                 competenze sociali,            consapevolezza di sé ,
                                                                    autocontrollo
2
1.5.                                 intelligenza         emotiva
3                                    sociale

1.6    Ascolto, empatia
1.6.                                 Ascolto passivo                Ascolto simulato,
                                                                    rassegnato,
1
                                 Fabiano Corsini
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                                                                         critico
1.6.                                         Ascolto attivo              Competenze di ascolto:
                                                                         la     comunicazione   non
2                                                                        verbale
                                                                         il silenzio e le pause
                                                                         la gestualità
1.6.                                         Empatia                     Ascolto in profondità
3
1.6.                                         Assertività                 Descrizione,   presupposti,
                                                                         competenze
4


Questo modulo ha carattere introduttivo, sarà dunque funzionale alla acquisizione/condivisione di
un linguaggio condiviso e alla costruzione di un primo impianto di “gruppo di lavoro”.

Parole chiave: responsabilità, essere responsabili, rapporti responsabili, individuo, gruppo,
responsabilità personale, responsabilità dell’organizzazione, intelligenza emotiva, leadership,
carisma, empatia, competenza, competenza organizzativa, relazione e comunicazione, ascolto,
comunicazione e empatia, assertività e autostima, benessere organizzativo,
Organizzazione come necessità e come mito
Al centro del successo di ogni iniziativa ci può essere una buona organizzazione.
C’è sempre il fattore umano.
Ci sono sempre delle persone.
Il successo dipende in primo luogo dalle persone.




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                                        Fabiano Corsini
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Spesso a elevati quozienti intellettivi, corrispondono risultati modesti o addirittura mediocri nel
campo del lavoro e della riuscita sociale. Questa constatazione porta al riconoscimento che
l'intelligenza basata sull'esercizio della pura razionalità costituisce soltanto un aspetto delle più
generali capacità che permettono all'uomo di misurarsi con le diverse situazioni incontrate nella vita
di tutti i giorni e di risolvere adeguatamente i problemi che esse implicano.

       Che cosa si intende per razionalità
       Cosa si intende per modelli razionali
       Tipi di organizzazione “razionale”


Nel modello di decisione razionale, la decisione consiste nell’adottare i mezzi che permettano di
raggiungere i fini dati nel modo migliore possibile (più efficace e meno costoso) e si risolve perciò
in un processo di massimizzazione.
Operativamente, il modello comporta che in una situazione data, su questa si possa intervenire per
modificarla secondo le nostre intenzioni, ottenendo così un risultato nei termini previsti.
La razionalità viene intesa come razionalità orientata allo scopo o razionalità sostanziale.
Il processo decisionale prevede fasi distinte, separate sul piano temporale:
fissazione degli obiettivi, ordinati e non contraddittori;
generazione di tutte le alternative idonee a raggiungere gli obiettivi prefissati;
valutazione di tutte le conseguenze di ciascuna alternativa;
scelta dell’alternativa che presenta i valori massimi in termini di efficienza e di rispetto degli
obiettivi inizialmente assunti.
Se il processo è stato condotto correttamente, la decisione finale si riduce ad un calcolo.
Il modello razionale è un metodo comprensivo perché presuppone un’indagine completa nel campo
decisionale, cerca di non lasciare nulla al caso o all’improvvisazione.




                   Modello organizzativo classico-
                             weberiano


             •   Distinzione fra competenze tecniche e politiche (di indirizzo)
             •   Centralizzazione del potere
             •   Legittimazione del potere attraverso l’autorità legale
             •   Razionalità logica (mezzi-fini)
             •   Imparzialità e uniformità di comando
             •   Efficienza attraverso linee gerarchiche accettate
             •   Precisa strutturazione dei compiti
             •   Processo decisionale frammentato e non lineare
             •   Scarsa autonomia decisionale ai soggetti




La teoria classica della organizzazione ed i modelli tradizionali.



                                             Fabiano Corsini
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Per Organizzazione si intende l’insieme delle relazioni che si stabiliscono tra i componenti di una
associazione finalizzata al conseguimento di determinati obiettivi. Dunque, è evidente la natura
strumentale/funzionale della organizzazione; di norma il modello organizzativo è valutato in
funzione della sua efficacia, ovvero in primo luogo della sua capacità di facilitare il
raggiungimento dei risultati per la quale l’associazione è nata. Il modello di organizzazione cui
quasi inconsapevolmente tutti tendiamo a far riferimento è quello nato nella società moderna e
studiato da Weber: un modello contraddistinto da semplici principi informatori, come gerarchia e
divisione del lavoro.


Più recentemente si è fatta strada la consapevolezza che la natura strumentale (funzionale) della
organizzazione richieda anche una sua “dinamicità”; in epoca di grandi e rapide trasformazioni, una
organizzazione è tanto più adeguata quanto più è capace di trasformarsi, di essere flessibilmente in
grado di tenere conto delle trasformazioni degli elementi che la compongono e del sistema di
richieste che verso lo strumento organizzativo si indirizza. Un ulteriore sviluppo di questa
concezione porta a ipotizzare e preferire forme di organizzazione che siano in grado non solo di
rispondere alle trasformazioni (interne ed esterne), ma anche di prevederle o favorirle.


Organizzazione gerarchica, divisionale - Organizzazione a matrice e per processi.


Il concetto di RESPONSABILITA’

    ? la responsabilità nella organizzazione: coincide con l’obbedienza                      ?
    ? questo modello funziona anche quando ci rivolgiamo a delle persone ?
    ? anche quando lo applichiamo agli interventi sulle persone                              ?

La maggior parte delle nostre scelte e decisioni non sono il risultato di una attenta disamina
razionale dei pro e dei contro relativi alle diverse alternative possibili. In molti casi, infatti, le
facoltà razionali verrebbero affiancate dall'apparato emotivo, il quale costituirebbe una sorta di
"percorso abbreviato", capace di farci raggiungere una conclusione adeguata in tempi utili.

La componente emotiva coinvolta nelle decisioni sarebbe anzi determinante nei casi in cui queste
riguardano la nostra persona o coloro che ci sono vicini.
La nozione di intelligenza emotiva distingue due principali sottocategorie:


1. Le competenze personali, riferite alla capacità di cogliere i diversi aspetti della propria vita
emozionale;

2. le competenze sociali, relative alla maniera con cui comprendiamo gli altri e ci rapportiamo ad
essi.


L'intelligenza emotiva personale :
-   comprende la consapevolezza di sé , che ci porta a dare un nome e un senso alle nostre
    emozioni negative, aiutandoci a comprendere le circostanze e le cause che le scatenano;
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-   essa permette una autovalutazione obiettiva delle proprie capacità e dei propri limiti, così da
    riuscire a proporsi mete realistiche, scegliendo poi le risorse personali più adeguate per
    raggiungerle.
-   Anche l'autocontrollo fa parte delle competenze personali. Esso implica la capacità di dominare
    le proprie emozioni, il che non vuol dire negarle o soffocarle, bensì esprimerle in forme
    socialmente accettabili. L'incapacità di gestire le proprie emozioni, può portare infatti ad agire
    in maniera inopportuna, e magari a forme di esagerata aggressività nei confronti degli altri,
    offrendo di sè un'immagine ben poco lusinghiera




Chi è padrone di sè, riesce di solito a comportarsi in maniera appropriata alla situazione, tenendo
conto delle regole del vivere sociale, riconoscendo le proprie responsabilità e i propri errori,
rispettando gli impegni presi e portando a compimento i compiti assegnatigli.

Tra le competenze personali può essere inoltre collocata la capacità di alimentare la propria
motivazione, mantenendola anche di fronte alle difficoltà o quando le cose non vanno come
avevamo previsto o speravamo.

La capacità di motivarsi è formata da una giusta dose di ottimismo e dallo spirito di iniziativa,
attitudini che spingono a perseguire i propri obiettivi, reagendo attivamente agli insuccessi e alle
frustrazioni.


L'intelligenza emotiva sociale
-   E' costituita da quell'insieme di caratteristiche che ci permettono di relazionarci positivamente
    con gli altri e di interagire in modo costruttivo con essi.


Le competenze dell’intelligenza emotiva:

- capacità di ascolto e comunicazione
                        ascolto passivo
                        ascolto attivo
                        empatia

-   Per Empatia si intende la capacità di ri-conoscere le emozioni e i sentimenti negli altri,
    ponendoci idealmente nei loro panni e riuscendo a comprendere i rispettivi punti di vista, gli
    interessi e le difficoltà interiori.
-   Essere empatici significa percepire il mondo interiore dell'altro come se fosse il nostro,
    mantenendo tuttavia la consapevolezza della sua alterità rispetto ai nostri punti di vista.
    La comunicazione, altra attitudine "sociale", è invece la capacità di parlare agli altri, facendo
    coincidere il contenuto esplicito dei messaggi (trasmesso dalle parole) con le proprie
    convinzioni ed emozioni (involontariamente rivelate attraverso il linguaggio del corpo).


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   Comunicare in maniera efficace è anche saper ascoltare e fare domande, mantenendo una reale
   attenzione alle risposte emotive dei nostri interlocutori.




Questa scala di bisogni, elaborata dal sociologo americano Abraham Maslow, è suddivisa in cinque
differenti livelli, dai più elementari (necessari alla sopravvivenza dell'individuo) ai più complessi
(di carattere sociale). L'individuo si realizza passando per i vari stadi, i quali devono essere
soddisfatti in modo progressivo. Questa scala è internazionalmente conosciuta come "La piramide
di Maslow". I livelli di bisogno concepiti sono:
   1. Bisogni fisiologici ( fame, sete, ecc.)

   2. Bisogni di salvezza, sicurezza e protezione

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   3. Bisogni di appartenenza (affetto, identificazione)

   4. Bisogni di stima, di prestigio, di successo

   5. Bisogni di realizzazione di sé (realizzando la propria identità e le proprie aspettative e
      occupando una posizione soddisfacente nel gruppo sociale).


Questa rappresentazione è un po’ datata, ed è stata oggetto di molti rilievi critici. La riteniamo
tuttavia utile per noi, anche perché ci consente di individuare chiaramente il terzo livello come
soglia dove collocare l’ascolto empatico: ci fa sentire accettati.


Le competenze all’ascolto
Ascolto, empatia: richiedono dunque competenza:
- saper ascoltare,
- la comunicazione verbale: il tipo di parole usate più frequentemente, le espressioni, lo stile, il tono
della voce, le pause, le ripetizioni, il gergo
- interpretare i gesti non verbali, la gestualità

La comunicazione non verbale

ci si esprime attraverso:
                                  •   La cinesica
                                  •   La prossemica
                                  •   Il paraverbale
                                  •   Gli artefatti
                                  •   Gli elementi ambientali


In ogni caso lo sforzo più difficile, per interpretare, è liberarsi dai pregiudizi; non incasellare
l’interlocutore in una classificazione: tornare ad ascoltare, a sviluppare empatia




                                            Fabiano Corsini
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                        Più corto?




Le due immagini, tratte da materiale illustrativo della gestalt. Mostrano come uno stesso oggetto
possa essere “visto”, letto e interpretato in maniera diversa, e che il contesto influenza la modalità
con cui leggiamo e interpretiamo.

Un albero che crolla in una foresta non fa nessun rumore se non c’è nessuno ad ascoltare; perché il
rumore è ….. un oggetto della nostra sensibilità .

Domanda : “C’è dell’acqua in frigorifero?”

Se chi lo chiede è un chimico che si rivolge ad un collega di laboratorio, o un tecnico frigorista che
si rivolge ad altro collega, o un marito che lo chiede alla moglie, cambia il significato ( es. “si, c’è,
nelle cellule delle melanzane…” “si, nelle serpentine del radiatore…” ecc)
Citazioni da Andrea Cozzo (Gestione creativa delle situazioni di tensione)

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Le sette regole dell'arte di ascoltare
di Marianella Sclavi

1. Non avere fretta di arrivare a delle conclusioni. Le conclusioni sono la parte più effimera della
ricerca.
2. Quel che vedi dipende dalla prospettiva in cui ti trovi. Per riuscire a vedere la tua prospettiva,
devi cambiare prospettiva.
3. Se vuoi comprendere quel che un altro sta dicendo, devi assumere che ha ragione e chiedergli
di aiutarti a capire come e perché.
4. Le emozioni sono degli strumenti conoscitivi fondamentali se sai comprendere il loro
linguaggio. Non ti informano su cosa vedi, ma su come guardi. Il loro codice è relazionale e
analogico.
5. Un buon ascoltatore è un esploratore di mondi possibili. I segnali più importanti per lui sono
quelli che si presentano alla coscienza come al tempo stesso trascurabili e fastidiosi, marginali e
irritanti perché incongruenti con le proprie certezze.
6. Un buon ascoltatore accoglie volentieri i paradossi del pensiero e della comunicazione.
Affronta i dissensi come occasioni per esercitarsi in un campo che lo appassiona: la gestione
creativa dei conflitti.
7. Per divenire esperto nell'arte di ascoltare devi adottare una metodologia umoristica. Ma quando
hai imparato ad ascoltare, l'umorismo viene da sè.




L'intelligenza emotiva si può sviluppare attraverso un adeguato allenamento, diretto soprattutto a
cogliere i sentimenti e le emozioni, nostri e altrui, indirizzandoli in senso costruttivo.

L'intelligenza emotiva può essere migliorata nel corso di tutta la vita.




                                            Fabiano Corsini
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L’assertività
        L'assertività è una caratteristica del comportamento umano che consiste nella capacità di
esprimere in modo chiaro ed efficace le proprie emozioni e opinioni. “Un comportamento che
permette a una persona di agire nel suo pieno interesse, di difendere il suo punto di vista
senza ansia esagerata, di esprimere con sincerità e disinvoltura i propri sentimenti e di difendere i
suoi diritti senza ignorare quelli altrui”
Essa si può anche delineare come il giusto equilibrio tra due polarità: da una parte il
comportamento passivo, dall'altra il comportamento aggressivo.
Presupposti necessari per un comportamento assertivo sono:

    1. buona immagine di sé (autostima);
    2. adeguata comunicazione;
    3. libertà espressiva;
    4. capacità di rispondere alle richieste e alle critiche;
    5. capacità di dare e di ricevere apprezzamenti;
    6. capacità di sciogliere i conflitti.


L'autostima è necessaria nella condotta assertiva, poiché chi si vuole bene si relaziona in maniera
adeguata con gli altri, mentre il pensare di non valer nulla impedisce un buon dialogo con se stessi,
finendo così per comportarsi in maniera o passiva o aggressiva.
Un atteggiamento assertivo implica empatia.
In ogni caso, si tratta di competenze emozionali, acquisibili e sviluppabili solo all’interno di
organizzazioni ben strutturate e orientate al miglioramento continuo ed al benessere organizzativo.

        Una organizzazione che sappia valorizzare l’apporto individuale e dia spazio alla
intelligenza emotiva. E’ questo in fin dei conti il benessere organizzativo.




                                             Fabiano Corsini
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  • 1. www.laboratorioentilocali.it La gestione delle Risorse Umane Fabiano Corsini primo modulo / introduzione SVILUPPO 1.1 Organizzazione 1.1. Cosa è 1 l’Organizzazione 1.1. Le relazioni 2 nell’Organizzazione 1.1. Responsabilità La teoria classica della dell’Organizzazione organizzazione ed i modelli 3 tradizionali. Organizzazione gerarchica, divisionale; Organizzazione a matrice e per processi. 1.2 Razionalità 1.2. Rapporto causa effetto 1 1.3 Componente emozionale 1.3. Cosa è e perché è I nuovi contesti importante macroorganizzativi: 1 l’importanza del mercato e del cliente la figura del prosumer la nuova pubblica amministrazione dall’esercizio del potere autoritativo al dialogo: l’uso degli strumenti negoziali 1.4 La persona Persone e organizzazione Il Management delle risorse umane Dal MPP, al PM, al HRM 1.5 Ancora sulla C.E. 1.5. competenze personali 1 1.5. competenze sociali, consapevolezza di sé , autocontrollo 2 1.5. intelligenza emotiva 3 sociale 1.6 Ascolto, empatia 1.6. Ascolto passivo Ascolto simulato, rassegnato, 1 Fabiano Corsini 1
  • 2. www.laboratorioentilocali.it critico 1.6. Ascolto attivo Competenze di ascolto: la comunicazione non 2 verbale il silenzio e le pause la gestualità 1.6. Empatia Ascolto in profondità 3 1.6. Assertività Descrizione, presupposti, competenze 4 Questo modulo ha carattere introduttivo, sarà dunque funzionale alla acquisizione/condivisione di un linguaggio condiviso e alla costruzione di un primo impianto di “gruppo di lavoro”. Parole chiave: responsabilità, essere responsabili, rapporti responsabili, individuo, gruppo, responsabilità personale, responsabilità dell’organizzazione, intelligenza emotiva, leadership, carisma, empatia, competenza, competenza organizzativa, relazione e comunicazione, ascolto, comunicazione e empatia, assertività e autostima, benessere organizzativo, Organizzazione come necessità e come mito Al centro del successo di ogni iniziativa ci può essere una buona organizzazione. C’è sempre il fattore umano. Ci sono sempre delle persone. Il successo dipende in primo luogo dalle persone. Tag cloud della sintesi Fabiano Corsini 2
  • 3. www.laboratorioentilocali.it Spesso a elevati quozienti intellettivi, corrispondono risultati modesti o addirittura mediocri nel campo del lavoro e della riuscita sociale. Questa constatazione porta al riconoscimento che l'intelligenza basata sull'esercizio della pura razionalità costituisce soltanto un aspetto delle più generali capacità che permettono all'uomo di misurarsi con le diverse situazioni incontrate nella vita di tutti i giorni e di risolvere adeguatamente i problemi che esse implicano. Che cosa si intende per razionalità Cosa si intende per modelli razionali Tipi di organizzazione “razionale” Nel modello di decisione razionale, la decisione consiste nell’adottare i mezzi che permettano di raggiungere i fini dati nel modo migliore possibile (più efficace e meno costoso) e si risolve perciò in un processo di massimizzazione. Operativamente, il modello comporta che in una situazione data, su questa si possa intervenire per modificarla secondo le nostre intenzioni, ottenendo così un risultato nei termini previsti. La razionalità viene intesa come razionalità orientata allo scopo o razionalità sostanziale. Il processo decisionale prevede fasi distinte, separate sul piano temporale: fissazione degli obiettivi, ordinati e non contraddittori; generazione di tutte le alternative idonee a raggiungere gli obiettivi prefissati; valutazione di tutte le conseguenze di ciascuna alternativa; scelta dell’alternativa che presenta i valori massimi in termini di efficienza e di rispetto degli obiettivi inizialmente assunti. Se il processo è stato condotto correttamente, la decisione finale si riduce ad un calcolo. Il modello razionale è un metodo comprensivo perché presuppone un’indagine completa nel campo decisionale, cerca di non lasciare nulla al caso o all’improvvisazione. Modello organizzativo classico- weberiano • Distinzione fra competenze tecniche e politiche (di indirizzo) • Centralizzazione del potere • Legittimazione del potere attraverso l’autorità legale • Razionalità logica (mezzi-fini) • Imparzialità e uniformità di comando • Efficienza attraverso linee gerarchiche accettate • Precisa strutturazione dei compiti • Processo decisionale frammentato e non lineare • Scarsa autonomia decisionale ai soggetti La teoria classica della organizzazione ed i modelli tradizionali. Fabiano Corsini 3
  • 4. www.laboratorioentilocali.it Per Organizzazione si intende l’insieme delle relazioni che si stabiliscono tra i componenti di una associazione finalizzata al conseguimento di determinati obiettivi. Dunque, è evidente la natura strumentale/funzionale della organizzazione; di norma il modello organizzativo è valutato in funzione della sua efficacia, ovvero in primo luogo della sua capacità di facilitare il raggiungimento dei risultati per la quale l’associazione è nata. Il modello di organizzazione cui quasi inconsapevolmente tutti tendiamo a far riferimento è quello nato nella società moderna e studiato da Weber: un modello contraddistinto da semplici principi informatori, come gerarchia e divisione del lavoro. Più recentemente si è fatta strada la consapevolezza che la natura strumentale (funzionale) della organizzazione richieda anche una sua “dinamicità”; in epoca di grandi e rapide trasformazioni, una organizzazione è tanto più adeguata quanto più è capace di trasformarsi, di essere flessibilmente in grado di tenere conto delle trasformazioni degli elementi che la compongono e del sistema di richieste che verso lo strumento organizzativo si indirizza. Un ulteriore sviluppo di questa concezione porta a ipotizzare e preferire forme di organizzazione che siano in grado non solo di rispondere alle trasformazioni (interne ed esterne), ma anche di prevederle o favorirle. Organizzazione gerarchica, divisionale - Organizzazione a matrice e per processi. Il concetto di RESPONSABILITA’ ? la responsabilità nella organizzazione: coincide con l’obbedienza ? ? questo modello funziona anche quando ci rivolgiamo a delle persone ? ? anche quando lo applichiamo agli interventi sulle persone ? La maggior parte delle nostre scelte e decisioni non sono il risultato di una attenta disamina razionale dei pro e dei contro relativi alle diverse alternative possibili. In molti casi, infatti, le facoltà razionali verrebbero affiancate dall'apparato emotivo, il quale costituirebbe una sorta di "percorso abbreviato", capace di farci raggiungere una conclusione adeguata in tempi utili. La componente emotiva coinvolta nelle decisioni sarebbe anzi determinante nei casi in cui queste riguardano la nostra persona o coloro che ci sono vicini. La nozione di intelligenza emotiva distingue due principali sottocategorie: 1. Le competenze personali, riferite alla capacità di cogliere i diversi aspetti della propria vita emozionale; 2. le competenze sociali, relative alla maniera con cui comprendiamo gli altri e ci rapportiamo ad essi. L'intelligenza emotiva personale : - comprende la consapevolezza di sé , che ci porta a dare un nome e un senso alle nostre emozioni negative, aiutandoci a comprendere le circostanze e le cause che le scatenano; Fabiano Corsini 4
  • 5. www.laboratorioentilocali.it - essa permette una autovalutazione obiettiva delle proprie capacità e dei propri limiti, così da riuscire a proporsi mete realistiche, scegliendo poi le risorse personali più adeguate per raggiungerle. - Anche l'autocontrollo fa parte delle competenze personali. Esso implica la capacità di dominare le proprie emozioni, il che non vuol dire negarle o soffocarle, bensì esprimerle in forme socialmente accettabili. L'incapacità di gestire le proprie emozioni, può portare infatti ad agire in maniera inopportuna, e magari a forme di esagerata aggressività nei confronti degli altri, offrendo di sè un'immagine ben poco lusinghiera Chi è padrone di sè, riesce di solito a comportarsi in maniera appropriata alla situazione, tenendo conto delle regole del vivere sociale, riconoscendo le proprie responsabilità e i propri errori, rispettando gli impegni presi e portando a compimento i compiti assegnatigli. Tra le competenze personali può essere inoltre collocata la capacità di alimentare la propria motivazione, mantenendola anche di fronte alle difficoltà o quando le cose non vanno come avevamo previsto o speravamo. La capacità di motivarsi è formata da una giusta dose di ottimismo e dallo spirito di iniziativa, attitudini che spingono a perseguire i propri obiettivi, reagendo attivamente agli insuccessi e alle frustrazioni. L'intelligenza emotiva sociale - E' costituita da quell'insieme di caratteristiche che ci permettono di relazionarci positivamente con gli altri e di interagire in modo costruttivo con essi. Le competenze dell’intelligenza emotiva: - capacità di ascolto e comunicazione ascolto passivo ascolto attivo empatia - Per Empatia si intende la capacità di ri-conoscere le emozioni e i sentimenti negli altri, ponendoci idealmente nei loro panni e riuscendo a comprendere i rispettivi punti di vista, gli interessi e le difficoltà interiori. - Essere empatici significa percepire il mondo interiore dell'altro come se fosse il nostro, mantenendo tuttavia la consapevolezza della sua alterità rispetto ai nostri punti di vista. La comunicazione, altra attitudine "sociale", è invece la capacità di parlare agli altri, facendo coincidere il contenuto esplicito dei messaggi (trasmesso dalle parole) con le proprie convinzioni ed emozioni (involontariamente rivelate attraverso il linguaggio del corpo). Fabiano Corsini 5
  • 6. www.laboratorioentilocali.it Comunicare in maniera efficace è anche saper ascoltare e fare domande, mantenendo una reale attenzione alle risposte emotive dei nostri interlocutori. Questa scala di bisogni, elaborata dal sociologo americano Abraham Maslow, è suddivisa in cinque differenti livelli, dai più elementari (necessari alla sopravvivenza dell'individuo) ai più complessi (di carattere sociale). L'individuo si realizza passando per i vari stadi, i quali devono essere soddisfatti in modo progressivo. Questa scala è internazionalmente conosciuta come "La piramide di Maslow". I livelli di bisogno concepiti sono: 1. Bisogni fisiologici ( fame, sete, ecc.) 2. Bisogni di salvezza, sicurezza e protezione Fabiano Corsini 6
  • 7. www.laboratorioentilocali.it 3. Bisogni di appartenenza (affetto, identificazione) 4. Bisogni di stima, di prestigio, di successo 5. Bisogni di realizzazione di sé (realizzando la propria identità e le proprie aspettative e occupando una posizione soddisfacente nel gruppo sociale). Questa rappresentazione è un po’ datata, ed è stata oggetto di molti rilievi critici. La riteniamo tuttavia utile per noi, anche perché ci consente di individuare chiaramente il terzo livello come soglia dove collocare l’ascolto empatico: ci fa sentire accettati. Le competenze all’ascolto Ascolto, empatia: richiedono dunque competenza: - saper ascoltare, - la comunicazione verbale: il tipo di parole usate più frequentemente, le espressioni, lo stile, il tono della voce, le pause, le ripetizioni, il gergo - interpretare i gesti non verbali, la gestualità La comunicazione non verbale ci si esprime attraverso: • La cinesica • La prossemica • Il paraverbale • Gli artefatti • Gli elementi ambientali In ogni caso lo sforzo più difficile, per interpretare, è liberarsi dai pregiudizi; non incasellare l’interlocutore in una classificazione: tornare ad ascoltare, a sviluppare empatia Fabiano Corsini 7
  • 8. www.laboratorioentilocali.it Più corto? Le due immagini, tratte da materiale illustrativo della gestalt. Mostrano come uno stesso oggetto possa essere “visto”, letto e interpretato in maniera diversa, e che il contesto influenza la modalità con cui leggiamo e interpretiamo. Un albero che crolla in una foresta non fa nessun rumore se non c’è nessuno ad ascoltare; perché il rumore è ….. un oggetto della nostra sensibilità . Domanda : “C’è dell’acqua in frigorifero?” Se chi lo chiede è un chimico che si rivolge ad un collega di laboratorio, o un tecnico frigorista che si rivolge ad altro collega, o un marito che lo chiede alla moglie, cambia il significato ( es. “si, c’è, nelle cellule delle melanzane…” “si, nelle serpentine del radiatore…” ecc) Citazioni da Andrea Cozzo (Gestione creativa delle situazioni di tensione) Fabiano Corsini 8
  • 9. www.laboratorioentilocali.it Le sette regole dell'arte di ascoltare di Marianella Sclavi 1. Non avere fretta di arrivare a delle conclusioni. Le conclusioni sono la parte più effimera della ricerca. 2. Quel che vedi dipende dalla prospettiva in cui ti trovi. Per riuscire a vedere la tua prospettiva, devi cambiare prospettiva. 3. Se vuoi comprendere quel che un altro sta dicendo, devi assumere che ha ragione e chiedergli di aiutarti a capire come e perché. 4. Le emozioni sono degli strumenti conoscitivi fondamentali se sai comprendere il loro linguaggio. Non ti informano su cosa vedi, ma su come guardi. Il loro codice è relazionale e analogico. 5. Un buon ascoltatore è un esploratore di mondi possibili. I segnali più importanti per lui sono quelli che si presentano alla coscienza come al tempo stesso trascurabili e fastidiosi, marginali e irritanti perché incongruenti con le proprie certezze. 6. Un buon ascoltatore accoglie volentieri i paradossi del pensiero e della comunicazione. Affronta i dissensi come occasioni per esercitarsi in un campo che lo appassiona: la gestione creativa dei conflitti. 7. Per divenire esperto nell'arte di ascoltare devi adottare una metodologia umoristica. Ma quando hai imparato ad ascoltare, l'umorismo viene da sè. L'intelligenza emotiva si può sviluppare attraverso un adeguato allenamento, diretto soprattutto a cogliere i sentimenti e le emozioni, nostri e altrui, indirizzandoli in senso costruttivo. L'intelligenza emotiva può essere migliorata nel corso di tutta la vita. Fabiano Corsini 9
  • 10. www.laboratorioentilocali.it L’assertività L'assertività è una caratteristica del comportamento umano che consiste nella capacità di esprimere in modo chiaro ed efficace le proprie emozioni e opinioni. “Un comportamento che permette a una persona di agire nel suo pieno interesse, di difendere il suo punto di vista senza ansia esagerata, di esprimere con sincerità e disinvoltura i propri sentimenti e di difendere i suoi diritti senza ignorare quelli altrui” Essa si può anche delineare come il giusto equilibrio tra due polarità: da una parte il comportamento passivo, dall'altra il comportamento aggressivo. Presupposti necessari per un comportamento assertivo sono: 1. buona immagine di sé (autostima); 2. adeguata comunicazione; 3. libertà espressiva; 4. capacità di rispondere alle richieste e alle critiche; 5. capacità di dare e di ricevere apprezzamenti; 6. capacità di sciogliere i conflitti. L'autostima è necessaria nella condotta assertiva, poiché chi si vuole bene si relaziona in maniera adeguata con gli altri, mentre il pensare di non valer nulla impedisce un buon dialogo con se stessi, finendo così per comportarsi in maniera o passiva o aggressiva. Un atteggiamento assertivo implica empatia. In ogni caso, si tratta di competenze emozionali, acquisibili e sviluppabili solo all’interno di organizzazioni ben strutturate e orientate al miglioramento continuo ed al benessere organizzativo. Una organizzazione che sappia valorizzare l’apporto individuale e dia spazio alla intelligenza emotiva. E’ questo in fin dei conti il benessere organizzativo. Fabiano Corsini 10