Psicodinamica della formazione in osteopatia e posturologiamario d'andreta
Un percorso di formazione rivolto ad osteopati e posturologi in formazione.
Obiettivi del corso:
definire un percorso di sviluppo della qualità della formazione a partire dalla conoscenza del cliente e della sua domanda
promuovere lo sviluppo di competenze organizzative in funzione degli obiettivi formativi
Proporre spunti di riflessione sull’identità professionale dell’osteopatapPosturologo, in un’ottica di qualità del servizio orientata alla soddisfazione del cliente
Illustrare il punto di vista della psicologia ad approccio corporeo sul rapporto mente-corpo, quale elemento di integrazione utile alla professione di osteopata/posturologo
Temi del corso:
Il ruolo delle emozioni nella relazione terapeutica tra osteopata/posturologo e paziente
Il ruolo delle competenze organizzative nella gestione del lavoro dell’osteopata e del posturologo
Peculiarità e differenze tra formazione data e formazione costruita
Prodotto e cliente della formazione in osteopatia/posturologia
La domanda di formazione in osteopatia/posturologia e domanda di formazione dei formatori
Motivazione, obiettivi, ruoli e relazione docente/discente
La professione di osteopata/posturologo
Prodotto e cliente del trattamento in osteopatia/posturologia
La domanda del cliente in osteopatia/posturologia
Simbolizzazioni affettive del corpo e del rapporto terapeutico col paziente
Integrazione mente-corpo nella psicologia ad approccio corporeo (Bioenergetica e modello Psicofisiologico integrato)
Psicodinamica della formazione in osteopatia e posturologiamario d'andreta
Un percorso di formazione rivolto ad osteopati e posturologi in formazione.
Obiettivi del corso:
definire un percorso di sviluppo della qualità della formazione a partire dalla conoscenza del cliente e della sua domanda
promuovere lo sviluppo di competenze organizzative in funzione degli obiettivi formativi
Proporre spunti di riflessione sull’identità professionale dell’osteopatapPosturologo, in un’ottica di qualità del servizio orientata alla soddisfazione del cliente
Illustrare il punto di vista della psicologia ad approccio corporeo sul rapporto mente-corpo, quale elemento di integrazione utile alla professione di osteopata/posturologo
Temi del corso:
Il ruolo delle emozioni nella relazione terapeutica tra osteopata/posturologo e paziente
Il ruolo delle competenze organizzative nella gestione del lavoro dell’osteopata e del posturologo
Peculiarità e differenze tra formazione data e formazione costruita
Prodotto e cliente della formazione in osteopatia/posturologia
La domanda di formazione in osteopatia/posturologia e domanda di formazione dei formatori
Motivazione, obiettivi, ruoli e relazione docente/discente
La professione di osteopata/posturologo
Prodotto e cliente del trattamento in osteopatia/posturologia
La domanda del cliente in osteopatia/posturologia
Simbolizzazioni affettive del corpo e del rapporto terapeutico col paziente
Integrazione mente-corpo nella psicologia ad approccio corporeo (Bioenergetica e modello Psicofisiologico integrato)
La presenza, i compiti ed il ruolo di un professionista in un’azienda non può prescindere dalla capacità di collocarsi e relazionarsi con la sua organizzazione. Saperne riconoscere i connotati e sapersi relazionare costituiscono fattori essenziali per offire il proprio apporto professionale
Il successo di una organizzazione: far crescere le personeLuisa Ghianda
Il successo di una organizzazione nasce dalla capacità di far crescere le persone, generando appartenenza, tenendo alta la motivazione, muovendo quell'orgoglio legato all' "essere parte" che fidelizza il lavoratore, restituendogli la sensazione di essere un prezioso valore aggiunto.
Alta motivazione e senso di appartenenza è l'aria che ho respirato per anni presso la Giorgio Armani.
Oggi, da formatrice, mi chiedo come aiutare le organizzazioni ad ottenere lo stesso clima.
La presenza, i compiti ed il ruolo di un professionista in un’azienda non può prescindere dalla capacità di collocarsi e relazionarsi con la sua organizzazione. Saperne riconoscere i connotati e sapersi relazionare costituiscono fattori essenziali per offire il proprio apporto professionale
Il successo di una organizzazione: far crescere le personeLuisa Ghianda
Il successo di una organizzazione nasce dalla capacità di far crescere le persone, generando appartenenza, tenendo alta la motivazione, muovendo quell'orgoglio legato all' "essere parte" che fidelizza il lavoratore, restituendogli la sensazione di essere un prezioso valore aggiunto.
Alta motivazione e senso di appartenenza è l'aria che ho respirato per anni presso la Giorgio Armani.
Oggi, da formatrice, mi chiedo come aiutare le organizzazioni ad ottenere lo stesso clima.
Melting pot. Strumenti diversificati per un mix vincente nella formazione com...Luisa Ghianda
PSICODRAMMA, ANALISI TRANSAZIONALE, FILMATI, TECNICHE ANALOGICHE E METAFORICHE, MINDFULNESS: l'insieme degli strumenti conduce ad una metodologia altamente esperienziale, che consente di indagare in modo molto puntuale la gestione del ruolo professionale.
Le organizzazioni come incubatori di conoscenza relazionaleMarinella De Simone
Articolo pubblicato su "Persone & Conoscenze", 2010
Prevedibilità, efficienza,routine, affidabilità: tutti questi concetti fanno parte del medesimo paradigma di pensiero. Nell’organizzazione tradizionale le persone che vi operano sono spesso considerate elementi di un ingranaggio che le trascende e che le confina alla funzione svolta. L’esecuzione dei compiti affidati si trasforma in una serie di comportamenti abitudinari e attesi, la cui responsabilità spetta a chi ha elaborato lo schema organizzativo di divisione, coordinamento e controllo del lavoro. Il considerare le organizzazioni come macchine è soprattutto un modello di pensiero, da cui è molto difficile staccarsi; il credere in un’organizzazione semplice e prevedibile all’interno di un ambiente semplice e prevedibile e i cui risultati devono essere i migliori possibili, è un’illusione a cui è molto difficile rinunciare.
Pratiche Filosofiche in Azienda - Pensiero condiviso per il potenziamento del...Giulia Biguzzi
Le risorse umane e lo sviluppo di un nuovo approccio nella loro gestione costituiscono un punto di forza per le aziende, soprattutto in periodi di crisi. La presentazione di Cinzia Turli dall'evento Gestione delle Crisi Aziendali organizzato da Pentadvisory Srl Consulenza integrata
Lo sviluppo organizzativo ad approccio clinico nelle imprese innovative Cristina David
Cosa significa approccio clinico?
La relazione d’aiuto
Il cambiamento attuale nelle organizzazioni
Il cambiamento nelle organizzazioni visto dalla parte dell'individuo
Le ansie legate al lavoro
Cosa succede oggi alle persone nelle organizzazioni?
Modelli di sviluppo organizzativo
L’attualità dell’O.D. nelle organizzazioni moderne: alcuni rimandi teorici e riflessioni
Considerazioni finali
Comunicazione Interna: il modello Nomesis in 7 stepsDaniela Bandera
Cos'è la comunicazione interna, a cosa serve, chi coinvolgere e come, quali strumenti e processi organizzativi servono per implementare una funzione importante che aiuta a motivare i collaboratori, legittimare e leaders e aumentare la reputazione interna ed esterna.
Iias2010 paper - riprogettazione strutturale e grafica di internos v2Roberto Cobianchi
Roberto Cobianchi - Stefano Bussolon - Francesca Fabbri - Milco Forni
Paper dell'Intervento al IV Summit Italiano sull'Architettura dell'informazione. Pisa 7-8 maggio 2010
Il Potere è (ir)Resistibile? - Nelle #organizzazioni, capita spesso di sentire parlare di “#ingiustizie subite”, di “#arbitrario” e di innumerevoli altri comportamenti che vengono criticati in quanto “hanno prevaricato la nostra #volontà” .
Molto meno frequente è la narrazione di come tentativi di #prevaricazione siano stati rintuzzati.
Propongo un metodo pratico per cercare di ottenere una maggiore diffusione della #consapevolezza e della #capacità di poter governare l’esercizio del #potere nelle organizzazioni. Viene anche presentato un #caso pratico della sua applicazione.
Corso di comunicazione (2/5) - Comunicazione verbale e non verbalePaolo Savoldi
Seconda lezione del corso di comunicazione tenuto nel novembre del 2010 a Brescia per Atena, società di formazione e sviluppo delle risorse umane a Brescia. Comunicazione verbale e non verbale.
l'approccio performances oriented (ti valuto sui risultati) funziona solo se le persone sono effettivamente valorizzate e motivate. Nessun incentivo materiale è in grado di far crescere le competenze emotive, dalle quali dipende il successo delle relazioni con il pubblico e con tutti i soggetti interessati. Questo percorso è una introduzione alle competenze in materia di gestione delle risorse umane basata sulla buona comunicazione e sulla motivazione.
alla fine del corso, ai partecipanti è stato chiesto di ricordare 5 parole chiave ordinate secondo una gerarchia di importanza. Questo è il risultato tradotto in forma grafica
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La gestione delle Risorse Umane
Fabiano Corsini
primo modulo / introduzione
SVILUPPO
1.1 Organizzazione
1.1. Cosa è
1 l’Organizzazione
1.1. Le relazioni
2 nell’Organizzazione
1.1. Responsabilità La teoria classica della
dell’Organizzazione organizzazione ed i modelli
3 tradizionali.
Organizzazione gerarchica,
divisionale;
Organizzazione a matrice e
per processi.
1.2 Razionalità
1.2. Rapporto causa effetto
1
1.3 Componente
emozionale
1.3. Cosa è e perché è I nuovi contesti
importante macroorganizzativi:
1 l’importanza del mercato e
del cliente
la figura del prosumer
la nuova pubblica
amministrazione
dall’esercizio del potere
autoritativo al dialogo: l’uso
degli strumenti negoziali
1.4 La persona Persone e
organizzazione
Il Management delle
risorse umane
Dal MPP, al PM, al
HRM
1.5 Ancora sulla C.E.
1.5. competenze personali
1
1.5. competenze sociali, consapevolezza di sé ,
autocontrollo
2
1.5. intelligenza emotiva
3 sociale
1.6 Ascolto, empatia
1.6. Ascolto passivo Ascolto simulato,
rassegnato,
1
Fabiano Corsini
1
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critico
1.6. Ascolto attivo Competenze di ascolto:
la comunicazione non
2 verbale
il silenzio e le pause
la gestualità
1.6. Empatia Ascolto in profondità
3
1.6. Assertività Descrizione, presupposti,
competenze
4
Questo modulo ha carattere introduttivo, sarà dunque funzionale alla acquisizione/condivisione di
un linguaggio condiviso e alla costruzione di un primo impianto di “gruppo di lavoro”.
Parole chiave: responsabilità, essere responsabili, rapporti responsabili, individuo, gruppo,
responsabilità personale, responsabilità dell’organizzazione, intelligenza emotiva, leadership,
carisma, empatia, competenza, competenza organizzativa, relazione e comunicazione, ascolto,
comunicazione e empatia, assertività e autostima, benessere organizzativo,
Organizzazione come necessità e come mito
Al centro del successo di ogni iniziativa ci può essere una buona organizzazione.
C’è sempre il fattore umano.
Ci sono sempre delle persone.
Il successo dipende in primo luogo dalle persone.
Tag cloud della sintesi
Fabiano Corsini
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Spesso a elevati quozienti intellettivi, corrispondono risultati modesti o addirittura mediocri nel
campo del lavoro e della riuscita sociale. Questa constatazione porta al riconoscimento che
l'intelligenza basata sull'esercizio della pura razionalità costituisce soltanto un aspetto delle più
generali capacità che permettono all'uomo di misurarsi con le diverse situazioni incontrate nella vita
di tutti i giorni e di risolvere adeguatamente i problemi che esse implicano.
Che cosa si intende per razionalità
Cosa si intende per modelli razionali
Tipi di organizzazione “razionale”
Nel modello di decisione razionale, la decisione consiste nell’adottare i mezzi che permettano di
raggiungere i fini dati nel modo migliore possibile (più efficace e meno costoso) e si risolve perciò
in un processo di massimizzazione.
Operativamente, il modello comporta che in una situazione data, su questa si possa intervenire per
modificarla secondo le nostre intenzioni, ottenendo così un risultato nei termini previsti.
La razionalità viene intesa come razionalità orientata allo scopo o razionalità sostanziale.
Il processo decisionale prevede fasi distinte, separate sul piano temporale:
fissazione degli obiettivi, ordinati e non contraddittori;
generazione di tutte le alternative idonee a raggiungere gli obiettivi prefissati;
valutazione di tutte le conseguenze di ciascuna alternativa;
scelta dell’alternativa che presenta i valori massimi in termini di efficienza e di rispetto degli
obiettivi inizialmente assunti.
Se il processo è stato condotto correttamente, la decisione finale si riduce ad un calcolo.
Il modello razionale è un metodo comprensivo perché presuppone un’indagine completa nel campo
decisionale, cerca di non lasciare nulla al caso o all’improvvisazione.
Modello organizzativo classico-
weberiano
• Distinzione fra competenze tecniche e politiche (di indirizzo)
• Centralizzazione del potere
• Legittimazione del potere attraverso l’autorità legale
• Razionalità logica (mezzi-fini)
• Imparzialità e uniformità di comando
• Efficienza attraverso linee gerarchiche accettate
• Precisa strutturazione dei compiti
• Processo decisionale frammentato e non lineare
• Scarsa autonomia decisionale ai soggetti
La teoria classica della organizzazione ed i modelli tradizionali.
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Per Organizzazione si intende l’insieme delle relazioni che si stabiliscono tra i componenti di una
associazione finalizzata al conseguimento di determinati obiettivi. Dunque, è evidente la natura
strumentale/funzionale della organizzazione; di norma il modello organizzativo è valutato in
funzione della sua efficacia, ovvero in primo luogo della sua capacità di facilitare il
raggiungimento dei risultati per la quale l’associazione è nata. Il modello di organizzazione cui
quasi inconsapevolmente tutti tendiamo a far riferimento è quello nato nella società moderna e
studiato da Weber: un modello contraddistinto da semplici principi informatori, come gerarchia e
divisione del lavoro.
Più recentemente si è fatta strada la consapevolezza che la natura strumentale (funzionale) della
organizzazione richieda anche una sua “dinamicità”; in epoca di grandi e rapide trasformazioni, una
organizzazione è tanto più adeguata quanto più è capace di trasformarsi, di essere flessibilmente in
grado di tenere conto delle trasformazioni degli elementi che la compongono e del sistema di
richieste che verso lo strumento organizzativo si indirizza. Un ulteriore sviluppo di questa
concezione porta a ipotizzare e preferire forme di organizzazione che siano in grado non solo di
rispondere alle trasformazioni (interne ed esterne), ma anche di prevederle o favorirle.
Organizzazione gerarchica, divisionale - Organizzazione a matrice e per processi.
Il concetto di RESPONSABILITA’
? la responsabilità nella organizzazione: coincide con l’obbedienza ?
? questo modello funziona anche quando ci rivolgiamo a delle persone ?
? anche quando lo applichiamo agli interventi sulle persone ?
La maggior parte delle nostre scelte e decisioni non sono il risultato di una attenta disamina
razionale dei pro e dei contro relativi alle diverse alternative possibili. In molti casi, infatti, le
facoltà razionali verrebbero affiancate dall'apparato emotivo, il quale costituirebbe una sorta di
"percorso abbreviato", capace di farci raggiungere una conclusione adeguata in tempi utili.
La componente emotiva coinvolta nelle decisioni sarebbe anzi determinante nei casi in cui queste
riguardano la nostra persona o coloro che ci sono vicini.
La nozione di intelligenza emotiva distingue due principali sottocategorie:
1. Le competenze personali, riferite alla capacità di cogliere i diversi aspetti della propria vita
emozionale;
2. le competenze sociali, relative alla maniera con cui comprendiamo gli altri e ci rapportiamo ad
essi.
L'intelligenza emotiva personale :
- comprende la consapevolezza di sé , che ci porta a dare un nome e un senso alle nostre
emozioni negative, aiutandoci a comprendere le circostanze e le cause che le scatenano;
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- essa permette una autovalutazione obiettiva delle proprie capacità e dei propri limiti, così da
riuscire a proporsi mete realistiche, scegliendo poi le risorse personali più adeguate per
raggiungerle.
- Anche l'autocontrollo fa parte delle competenze personali. Esso implica la capacità di dominare
le proprie emozioni, il che non vuol dire negarle o soffocarle, bensì esprimerle in forme
socialmente accettabili. L'incapacità di gestire le proprie emozioni, può portare infatti ad agire
in maniera inopportuna, e magari a forme di esagerata aggressività nei confronti degli altri,
offrendo di sè un'immagine ben poco lusinghiera
Chi è padrone di sè, riesce di solito a comportarsi in maniera appropriata alla situazione, tenendo
conto delle regole del vivere sociale, riconoscendo le proprie responsabilità e i propri errori,
rispettando gli impegni presi e portando a compimento i compiti assegnatigli.
Tra le competenze personali può essere inoltre collocata la capacità di alimentare la propria
motivazione, mantenendola anche di fronte alle difficoltà o quando le cose non vanno come
avevamo previsto o speravamo.
La capacità di motivarsi è formata da una giusta dose di ottimismo e dallo spirito di iniziativa,
attitudini che spingono a perseguire i propri obiettivi, reagendo attivamente agli insuccessi e alle
frustrazioni.
L'intelligenza emotiva sociale
- E' costituita da quell'insieme di caratteristiche che ci permettono di relazionarci positivamente
con gli altri e di interagire in modo costruttivo con essi.
Le competenze dell’intelligenza emotiva:
- capacità di ascolto e comunicazione
ascolto passivo
ascolto attivo
empatia
- Per Empatia si intende la capacità di ri-conoscere le emozioni e i sentimenti negli altri,
ponendoci idealmente nei loro panni e riuscendo a comprendere i rispettivi punti di vista, gli
interessi e le difficoltà interiori.
- Essere empatici significa percepire il mondo interiore dell'altro come se fosse il nostro,
mantenendo tuttavia la consapevolezza della sua alterità rispetto ai nostri punti di vista.
La comunicazione, altra attitudine "sociale", è invece la capacità di parlare agli altri, facendo
coincidere il contenuto esplicito dei messaggi (trasmesso dalle parole) con le proprie
convinzioni ed emozioni (involontariamente rivelate attraverso il linguaggio del corpo).
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Comunicare in maniera efficace è anche saper ascoltare e fare domande, mantenendo una reale
attenzione alle risposte emotive dei nostri interlocutori.
Questa scala di bisogni, elaborata dal sociologo americano Abraham Maslow, è suddivisa in cinque
differenti livelli, dai più elementari (necessari alla sopravvivenza dell'individuo) ai più complessi
(di carattere sociale). L'individuo si realizza passando per i vari stadi, i quali devono essere
soddisfatti in modo progressivo. Questa scala è internazionalmente conosciuta come "La piramide
di Maslow". I livelli di bisogno concepiti sono:
1. Bisogni fisiologici ( fame, sete, ecc.)
2. Bisogni di salvezza, sicurezza e protezione
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3. Bisogni di appartenenza (affetto, identificazione)
4. Bisogni di stima, di prestigio, di successo
5. Bisogni di realizzazione di sé (realizzando la propria identità e le proprie aspettative e
occupando una posizione soddisfacente nel gruppo sociale).
Questa rappresentazione è un po’ datata, ed è stata oggetto di molti rilievi critici. La riteniamo
tuttavia utile per noi, anche perché ci consente di individuare chiaramente il terzo livello come
soglia dove collocare l’ascolto empatico: ci fa sentire accettati.
Le competenze all’ascolto
Ascolto, empatia: richiedono dunque competenza:
- saper ascoltare,
- la comunicazione verbale: il tipo di parole usate più frequentemente, le espressioni, lo stile, il tono
della voce, le pause, le ripetizioni, il gergo
- interpretare i gesti non verbali, la gestualità
La comunicazione non verbale
ci si esprime attraverso:
• La cinesica
• La prossemica
• Il paraverbale
• Gli artefatti
• Gli elementi ambientali
In ogni caso lo sforzo più difficile, per interpretare, è liberarsi dai pregiudizi; non incasellare
l’interlocutore in una classificazione: tornare ad ascoltare, a sviluppare empatia
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Più corto?
Le due immagini, tratte da materiale illustrativo della gestalt. Mostrano come uno stesso oggetto
possa essere “visto”, letto e interpretato in maniera diversa, e che il contesto influenza la modalità
con cui leggiamo e interpretiamo.
Un albero che crolla in una foresta non fa nessun rumore se non c’è nessuno ad ascoltare; perché il
rumore è ….. un oggetto della nostra sensibilità .
Domanda : “C’è dell’acqua in frigorifero?”
Se chi lo chiede è un chimico che si rivolge ad un collega di laboratorio, o un tecnico frigorista che
si rivolge ad altro collega, o un marito che lo chiede alla moglie, cambia il significato ( es. “si, c’è,
nelle cellule delle melanzane…” “si, nelle serpentine del radiatore…” ecc)
Citazioni da Andrea Cozzo (Gestione creativa delle situazioni di tensione)
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Le sette regole dell'arte di ascoltare
di Marianella Sclavi
1. Non avere fretta di arrivare a delle conclusioni. Le conclusioni sono la parte più effimera della
ricerca.
2. Quel che vedi dipende dalla prospettiva in cui ti trovi. Per riuscire a vedere la tua prospettiva,
devi cambiare prospettiva.
3. Se vuoi comprendere quel che un altro sta dicendo, devi assumere che ha ragione e chiedergli
di aiutarti a capire come e perché.
4. Le emozioni sono degli strumenti conoscitivi fondamentali se sai comprendere il loro
linguaggio. Non ti informano su cosa vedi, ma su come guardi. Il loro codice è relazionale e
analogico.
5. Un buon ascoltatore è un esploratore di mondi possibili. I segnali più importanti per lui sono
quelli che si presentano alla coscienza come al tempo stesso trascurabili e fastidiosi, marginali e
irritanti perché incongruenti con le proprie certezze.
6. Un buon ascoltatore accoglie volentieri i paradossi del pensiero e della comunicazione.
Affronta i dissensi come occasioni per esercitarsi in un campo che lo appassiona: la gestione
creativa dei conflitti.
7. Per divenire esperto nell'arte di ascoltare devi adottare una metodologia umoristica. Ma quando
hai imparato ad ascoltare, l'umorismo viene da sè.
L'intelligenza emotiva si può sviluppare attraverso un adeguato allenamento, diretto soprattutto a
cogliere i sentimenti e le emozioni, nostri e altrui, indirizzandoli in senso costruttivo.
L'intelligenza emotiva può essere migliorata nel corso di tutta la vita.
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L’assertività
L'assertività è una caratteristica del comportamento umano che consiste nella capacità di
esprimere in modo chiaro ed efficace le proprie emozioni e opinioni. “Un comportamento che
permette a una persona di agire nel suo pieno interesse, di difendere il suo punto di vista
senza ansia esagerata, di esprimere con sincerità e disinvoltura i propri sentimenti e di difendere i
suoi diritti senza ignorare quelli altrui”
Essa si può anche delineare come il giusto equilibrio tra due polarità: da una parte il
comportamento passivo, dall'altra il comportamento aggressivo.
Presupposti necessari per un comportamento assertivo sono:
1. buona immagine di sé (autostima);
2. adeguata comunicazione;
3. libertà espressiva;
4. capacità di rispondere alle richieste e alle critiche;
5. capacità di dare e di ricevere apprezzamenti;
6. capacità di sciogliere i conflitti.
L'autostima è necessaria nella condotta assertiva, poiché chi si vuole bene si relaziona in maniera
adeguata con gli altri, mentre il pensare di non valer nulla impedisce un buon dialogo con se stessi,
finendo così per comportarsi in maniera o passiva o aggressiva.
Un atteggiamento assertivo implica empatia.
In ogni caso, si tratta di competenze emozionali, acquisibili e sviluppabili solo all’interno di
organizzazioni ben strutturate e orientate al miglioramento continuo ed al benessere organizzativo.
Una organizzazione che sappia valorizzare l’apporto individuale e dia spazio alla
intelligenza emotiva. E’ questo in fin dei conti il benessere organizzativo.
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