2. Culture Jamming Usa, Canada La pratica del Culture Jamming ( interferenza culturale ) consiste nel trarre spunto dalle campagne dei grandi marchi internazionali stravolgendone il messaggio originario attraverso l'ironia, il paradosso e lo straniamento. Lo scopo è quello di evidenziare le strutture del potere e i valori socialmente, ecologicamente e culturalmente discutibili che si annidano nel mondo della comunicazione e in particolare nei messaggi pubblicitari delle grandi corporations globali.
3. “ I Culture jammers sono un network dissociato e globale di artisti, scrittori, ambientalisti, economisti ecologici, insegnanti dell'alfabetizzazione dei media, sinistroidi rinati, ecofemministi, antiprogressisti, disturbatori di merda dei college, catalizzatori della confusione nelle università, incorreggibili, insoddisfatti e acerbi imprenditori. Siamo idealisti, anarchici, tattici della guerriglia, burloni, poeti, filosofi e punk”. Culture Jamming Adbusters_Vancouver
15. Guerrilla gardening anti billboard Olanda Per denunciare l'invasione dello spazio pubblico da parte degli annunci pubblicitari, Helmut Smits, artista olandese, anziché realizzare un classico intervento di defacing sull'affissione pubblicitaria, si è travestito da giardiniere comunale e ha piantato un bell'albero proprio di fronte al billboard. Il tutto in pieno giorno e in assoluta tranquillità. Culture Jamming Billboard Banditry
17. Culture Jamming Media Hoaxing (“Beffe mediatiche”) La sconosciuta stilista giapponese Serpica Naro, che ha sfilato alla settimana della moda milanese, altri non era che l’anagramma di San Precario . Serpica Naro non esiste . Serpica Naro è un meta-brand. Una beffa costruita ad arte da una rete di precari della stessa industria della moda. Sulla passerella hanno sfilato otto modelli dedicati alle difficili condizioni di vita del lavoratore precario. Sono stati proposti abiti fascianti 'nascondi maternità', gonne 'anti-mano morta' disseminate di trappole per topi, tute da lavoro che nascondono il pigiama. Serpica Naro Milano
18. Culture Jamming Media Hoaxing (“Beffe mediatiche”) Barbie liberation Front Il primo progetto di sabotaggio di ®™ark. Un'azione promossa da un gruppo di attivisti antimilitaristi e dal Barbie Liberation Organization i quali protestavano contro la stereotipizzazione sessuale dei giocattoli, in particolare le Barbie e i G.I.Joe. Gli attivisti di ®™ark hanno comprato centinaia di bambole G.I. Joe e Barbie parlanti, che ripetevano frasi semplici e stereotipate rispettivamente sul tema della guerra e dello shopping. Gli attivisti hanno in seguito invertito i chip vocali delle bambole, e le hanno riportate nei negozi in periodo natalizio. Le bambole sono poi state rivendute regolarmente, creando un notevole caso sui media.