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ECOGRILLO
Per	un	futuro	sostenibile
Settembre	2016
A	cura	di	Marco	Morosini
Grafica:	Maurizio	Manca
1
Futuro	sostenibile,
istruzioni	per	l'uso	
						Eventually	the	world	will	no
longer	be	divided	by	the
ideologies	of	'le t'	and	'right'
but	by	those	who	accept
ecological	limits	and	those	who
don't.
Wolfgang	Sachs
2
Indice
Perché	non	voto
Internazionale
n°	739
11	aprile	2008	
Meno	energia,	materiali,
fatica
Area
Anno	XI,	n°	20-21
16	maggio	2008
7
8
L'ElettroDemocrazia	di
Schönau11
...................................................................................................................................................................................................
17
Proposte	per	un	futuro
sostenibile
Video12
Tutto	il	Grillo	che	conta	16
6 Lo	SpazzoGrillo
2
Il	 Wuppertal	 Institut	 è	 uno	 dei	 più	 importanti	 centri	 di	 ricerca
sui	 temi	 della	 sostenibilità.	 Nel	 manuale	 "Futuro	 Sostenibile",
Wolfgang	Sachs	e	l’équipe	da	lui	coordinata	al	Wuppertal	Institut
analizzano	 i	 principali	 fattori	 della	 crisi	 ecologica	 e	 sociale
globale	e	propongono	ai	paesi	industrializzati	un’agenda	concreta
per	riformare	la	società,	l’economia	e	le	tecnologie,	le	istituzioni
internazionali	e	le	relazioni
economiche	Nord-Sud,	gli	stili	di	vita	e	la	partecipazione	politica
dei	cittadiniconsumatori.
Sostenibilità	ambientale	e	sradicamento	della	povertà	sono	sono
alcuni	 degli	 obiettivi	 di	 sviluppo	 del	 millennio.	 Se	 vogliamo
raggiungere	 questi	 obiettivi	 dobbiamo	 renderci	 conto	 che	 è
ipocrita	pensare	che	la	riduzione	della	povertà	non	debba	passare
da	una	mitigazione	della	ricchezza.
Beppe	Grillo
Futuro	sostenibile,	istruzioni	per	l'uso
Costruire	un	futuro	sostenibile
non	significa	solo	ridurre	i	danni
all'ambiente.	Significa	creare
qualcosa	di	nuovo	e	rendere
possibile	la	rigenerazione	delle
risorse."
....................................................................................................................................................................................................
FUTURO	SOSTENIBILE	(2011)
Le	risposte	eco-sociali	alle	crisi	in	Europa	-	Wuppertal	Institut
Edizione	italiana	a	cura	di	Marco	Morosini	e	Wolfgang	Sachs
Edizioni	Ambiente,	Milano,	2011,	
http://www.slideshare.net/morosini1952/futuro-sostenibile-2011-wuppertal-institut/
Grazie	alla	loro	capacità	di	coniugare	le	questioni	dell’ecologia	con	i	temi	della	giustizia	sociale,
Wolfgang	Sachs	e	il	Wuppertal	Institut	sono	un	riferimento	per	il	mondo	ambientalista	e	per	quello	cristiano.
Con	Futuro	sostenibile,	Sachs	e	l’équipe	da	lui	coordinata	al	Wuppertal	Institut	analizzano	i
principali	fattori	della	crisi	ecologica	e	sociale	globale	e	propongono	ai	paesi	industrializzati	un’agenda	concreta
per	riformare	la	società,	l’economia	e	le	tecnologie,	le	istituzioni	internazionali	e	le	relazioni	economiche	Nord-
Sud,	gli	stili	di	vita	e	la	partecipazione	politica	dei	cittadini-consumatori.
Questo	studio	ha	ispirato	una	campagna	per	la	sostenibilità	promossa	da	tre	grandi	organizzazioni	tedesche	per
l’ambiente	 e	 per	 la	 cooperazione	 allo	 sviluppo.	 È	 stato	 definito	 “un’opera	 di	 riferimento	 nel	 campo	 della
sostenibilità”	 dall’ex	 presidente	 della	 Repubblica	 Federale	 Tedesca,	 Horst	 Köhler,	 ed	 è	 sulla	 scrivania
dell’attuale	presidente,	Christian	Wulff.
L’edizione	 italiana	 è	 stata	 adattata	 ai	 paesi	 europei	 e	 integrata	 con	 alcuni	 riferimenti	 al	 nostro	 paese,
proponendosi	così	come	un	concreto	progetto	politico	e	sociale	per	un	futuro	sostenibile.
Il	Wuppertal	Institut	per	il	clima,	l’ambiente	e	l’energia,	fondato	nel	1991,	è	considerato	uno	dei	più	importanti
centri	 di	 ricerca	 interdisciplinare	 sui	 temi	 della	 sostenibilità.	 Oltre	 che	 con	 diverse	 università,	 il	 Wuppertal
Institut	collabora	con	il	governo	tedesco	e	con	il	Programma	delle	Nazioni	Unite	per	l’Ambiente.
3
WOLFGANG	SACHS	WUPPERTAL	INSTITUT
....................................................................................................................................................................................................
MARCO	MOROSINI	ETH	ZURICH
I	curatori
Autore	di	numerosi	libri	e	direttore	della	sede	di	Berlino	del	Wuppertal	Institut,	ha
studiato	 sociologia	 e	 teologia	 cattolica.	 	 Ha	 insegnato	 all’Università	 di
Pennsylvania,	 è	 docente	 allo	 Schumacher	 College,	 professore	 onorario	 alla
Università	di	Kassel,	collaboratore	dell’IPCC,	membro	del	Club	of	Rome.	Ha	curato
Il	dizionario	dello	sviluppo	(Ega,	2004),	un	classico	degli	studi	sulla	sostenibilità	e
la	 giustizia	 sociale.	 Tra	 i	 suoi	 titoli	 più	 recenti	 in	 italiano:	 Per	 un	 futuro	 equo
(Feltrinelli,	 2007),	 Ambiente	 e	 giustizia	 sociale	 (Editori	 Riuniti,	 2002)	 e	 Futuro
sostenibile	–	Riconversione	ecologica.	Nord-Sud,	nuovi	stili	di	vita	(Emi,	1997).	
Insegna	politiche	ambientali	al	Politecnico	federale	di	Zurigo.	Ha	studiato	chimica
e	tecnologie	farmaceutiche,	ecotossicologia	e	chimica	analitica	ambientale.	E'	stato
direttore	 di	 progetto	 al	 Center	 of	 Technology	 Assessment	 di	 Stoccarda,	 dove	 ha
pubblicato	 un	 manuale	 in	 tre	 volumi	 sugli	 indicatori	 di	 sviluppo	 sostenibile
(Umweltindikatoren	und	nachhaltige	Entwicklung,	2001-2002).	Ha	curato	“Futuro
sostenibile”	 (EMI,	 1997).	 Sullo	 sviluppo	 sostenibile	 ha	 realizzato	 documentari
televisivi,	 scritto	 testi	 per	 il	 teatro	 e	 la	 televisione,	 e	 tenuto	 una	 rubrica	 nella
pagina	 “Ethical	 living”	 del	 settimanale	 Internazionale.	 Dal	 1993	 collabora	 con
Beppe	Grillo.	
Adelheid	Biesecker,	Prof.	i.R.	Dr.,	Università	di	Brema	(capitolo	7)
Susanne	Böhler,	Wuppertal	Institut	(capitoli	10,	17)
Reinhild	Bode,	Wuppertal	Institut	(capitolo	15)
Claudia	von	Braunmü̈hl,	Prof.	Dr.,	Libera	Università	di	Berlino
(capitolo	7)
Manfred	Fischedick,	Dr.,	Wuppertal	Institut	(capitolo	9)
Justus	von	Geibler,	Wuppertal	Institut	(capitolo	15)
Andre	Holtrup,	Dr.,	Università	di	Brema	(capitolo	13)
Wolfgang	Irrek,	Dr.,	Wuppertal	Institut	(contributo	al	capitolo	10)
Kora	Kristof,	Dr.,	Wuppertal	Institut	(contributo	al	capitolo	10)
Michael	Kopatz,	Dr.,	Wuppertal	Institut	(capitoli	10,	13,	17,	18,
coordinamento)
Manfred	Linz,	Dr.,	Wuppertal	Institut	(capitoli	8,	13,	rilettura)
Rainer	Lucas,	Wuppertal	Institut	(capitolo	12)
Fred	Luks,	Dr.,	Istituto	austriaco	per	lo	sviluppo	sostenibile
(capitolo	4)
Hans-Jochen	Luhmann,	Dr.,	Wuppertal	Institut	(capitoli	2,	8,	11)
Marco	Morosini,	Dr.,	Politecnico	federale	di	Zurigo	(aggiornamento
di	tutto	il	testo,	note	e	bibliografia,	adattamento	all’Italia,	nuovi	testi
su	Italia	e	Svizzera)
Thomas	Orbach,	Wuppertal	Institut	(capitolo	11)
Hermann	E.	Ott,	Dr.,	Wuppertal	Institut	(capitoli	14,	19)
Birthe	Paul,	Wuppertal	Institut	(“Finestre	sul	2022”	e	box
d’informazione)
Barbara	Richard,	Wuppertal	Institut	(“Finestre	sul	2022”	e
box	d’informazione)
Oscar	Reutter,	Dr.,	Wuppertal	Institut	(capitoli	10,	17	e
finalizzazione)
Dorle	Riechert,	Wuppertal	Institut	(rilettura)
Wolfgang	Sachs,	Prof.	Dr.,	Wuppertal	Institut,	Università	di
Kassel	(capitoli	1,	3,	5,	6,	11,	19,	coordinamento	editoriale)
Tilman	Santarius,	Wuppertal	Institut	(capitolo	16)
Gerhard	Scherhorn,	Prof.	Dr.,	Emerito	dell’Università	di
Hohenheim	(capitoli	8,	11)
Julia	Schlü̈ns,	Wuppertal	Institut	(“Finestre	sul	2022”	e	box
d’informazione)
Helmut	Spitzley,	Prof.	Dr.,	Università	di	Brema	(capitolo	13)
Mark	Starmanns,	Wuppertal	Institut	(capitolo	15)
Nikolaus	Supersberger,	Dr.,	Wuppertal	Institut	(capitolo	2)
Uta	von	Winterfeld,	PD	Dr.,	Wuppertal	Institut,	Libera
Università	di	Berlino	(capitolo	7)
Gli	autori
4
Alcune	proposte	di	riforma	da
"Futuro	Sostenibile"
DECELERAZIONE	
Costruzione	di	automobili	e	treni	per
velocità	massime	di	120	km/h	e	di	200	km/h	
LAVORO	RETRIBUITO	
“Tempo	pieno	breve”	di	1300	ore	all’anno
garantito	a	tutti	e	tutte	
IL	LAVORO	INTERO		
1/3	del	tempo	al	lavoro	retribuito,	1/3	al
lavoro	di	cura,	1/3	al	lavoro	di	impegno
per	la	comunità	
ENERGIA,	QUANTITA	
“Una	società	a	2000	watt”,	cioè	la	riduzione
di	2/3	dell’uso	pro	capite	di	energia
primaria	da	53	000	kWh/anno	(190	GJ	o	4,5
tep)	a	18	000	kWh/anno	(63	GJ	o	1,5	tep).
Ciò	equivarrebbe	a	ridurre	da	6000	watt	a
2000	watt	la	potenza	dell’attuale	flusso
continuo	di	energia	pro	capite.	
ENERGIA,	QUALITA	
90-100	%	di	elettricità	da	fonti	rinnovabili
entro	il	2050	90-100%	di	energia	primaria	da
energie	rinnovabili	entro	il	2050-2100		
CONTRACTING
Un	milione	di	contratti	di	“contracting
energetico”:	le	aziende	di	contracting
progettano,	realizzano,	finanziano	e
gestiscono	servizi	energetici	più	efficienti
per	l’utente;	quindi	si	spartiscono	con
l’utente	il	guadango	derivante
dall'abbassamento	dei	costi	di	esercizio
POLITICA	ECONOMICA
Più	regionalizzazione,	più	regolazione
COMMERCIO	ESTERO	
Abolizione	delle	sovvenzioni	agrarie	per
l'esportazione.
Riforma	dell'Organizzazione	Mondiale	del
Commercio,	con	inclusione	di	standard
ecologici	e	sociali
POLITICA	FISCALE	
"Riforma	fiscale	ecologica":	tassare
di	meno	il	lavoro	e	più	il	consumo	di
energia	e	risorse
REDDITO	DI	CITTADINANZA	
Reddito	minimo	garantito	a	tutti	i	cittadini	
AGRICOLTURA	
Graduale	rinuncia	ai	pesticidi	e
ai	concimi	chimici
5
FRASI	E	BRANI	SCELTI	(19	pagine)
http://www.edizioniambiente.it/repository/risorse/reader_braniscelti_futurosostenibile.pdf	
RIASSUNTO	DEL	LIBRO	"FUTURO	SOSTENIBILE"	(13	pagine)
http://www.slideshare.net/morosini1952/futuro-sostenibile-
crisiecologicaesocialemorosiniaggsoc2011
RECENSIONE	SU	AVVENIRE	8	novembre	2011
http://www.slideshare.net/morosini1952/futuro-sostenibile-avvenire110608
CONFERENZA	"7	RIFORME	PER	UN	FUTURO
SOSTENIBILE	DELL'EUROPA	E	DELL'ITALIA"
http://www.slideshare.net/morosini1952/udine-mm-120516
1	Società
2	Economia
3	Energia	e	tecnologie
4	Istituzioni	internazionali
5	Relazioni	economiche	Nord-Sud
6	Stili	di	vita
7	Partecipazione	politica	dei	cittadini
6
LO	SPAZZOGRILLO
(Spettacolo	su	RAIUNO	1993)
https://www.youtube.com/watch?
v=jlesiv4jG0I
	 ...	 e	 allora	 noi	 buttiamo	 via	 questo	 e
chissenefrega,	 sono	 10	 grammi	 di	 plastica	 ma
la	plastica	si	fa	col	petrolio.	Se	moltiplichiamo
per	 50	 milioni	 di	 spazzolini...	 è	 già	 una
petroliera	 piccola!	 E	 la	 buttiamo	 via.	 Questo
spazzolino	 va	 in	 un	 fornetto.	 Nel	 PVC	 c'è	 il
cloruro	 e	 a	 650	 °C	 il	 cloruro	 reagisce.	 Perché
non	è	un	vigliacco!	Reagisce	e	diventa	diossina
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
(che	non	è	una	bestemmia	ma	un	gas)	e	va	in	cielo	e	l'aria	la	trasporta
per	i	prati,	i	campi,	i	mari,	arriva	su	un	oceano,	piove,	la	diossina	va	in
mare,	 in	 mare	 c'è	 il	 plancton,	 i	 pesci	 mangiano	 il	 plancton,	 tu	 vai	 al
ristorante	e	spendi	80.000	lire	per	un	branzino	e	ti	sei	mangiato	il	tuo
spazzolino!	...
Io	 voglio	 lavarmi	 i	 denti	 con	 uno	 spazzolino
concepito	e	costruito	in	un	altro	modo!
7
PERCHÉ	NON	VOTO
Non	 voterò	 alle	 prossime	 elezioni	 anche	 perché
nessuno	 dice	 cosa	 farà	 affinché	 nel	 2050	 l’Italia	 sia
un	 paese	 vivibile,	 in	 un	 mondo	 vivibile.	 Facciamo
danni	 che	 durano	 millenni,	 come	 non	 era	 mai
successo	prima.
È	questa	la	grande	novità	della	tecnologia.	I	politici,
quindi,	 devono	 darsi	 degli	 obiettivi	 che	 siano	 molto
più	 in	 là	 di	 una	 legislatura.	 Quasi	 tutti	 i
peggioramenti	 della	 nostra	 vita	 hanno	 un’unica
causa:	 troppa	 economia.	 Troppa	 energia,	 troppo
petrolio,	 troppi	 materiali,	 troppo	 inquinamento,
troppi	 rifiuti,	 troppa	 pubblicità,	 troppa	 corruzione,
troppo	stress,	troppo	lavoro.
Contro	 questi	 eccessi	 bisogna	 agire	 subito.	 Il
risultato	 dovrebbe	 essere:	 meno	 economia,	 più	 vita,
“less	 stuff,	 more	 fun”,	 come	 dice	 l’associazione	 New
american	dream.	Tra	i	paesi	industriali,	l’Italia	è	al
primo	posto	per	cemento,	automobili	e	telefonini,	ma
tra	gli	ultimi	per	la	felicità	dei	suoi	abitanti.
Se	 usassimo	 meno	 energia	 e	 meno	 materiali,	 ci
basterebbe	 lavorare	 meno	 e	 vivremmo	 meglio.
Faremmo	 meno	 danni	 e	 risparmieremmo	 milioni	 di
ore	 di	 lavoro,	 che	 oggi	 usiamo	 per	 rimediare	 a	 quei
danni.	 L’economia	 servirebbe	 a	 far	 star	 bene	 le
persone,	non	il	contrario.
Oggi	 consumiamo	 per	 poter	 vendere,	 vendiamo	 per
poter	 produrre,	 produciamo	 per	 poter	 lavorare.	 È	 il
contrario	 di	 come	 hanno	 funzionato	 finora	 tutte	 le
civiltà.	 Spendiamo	 in	 pubblicità	 mille	 miliardi	 di
euro	 all’anno	 per	 convincere	 persone	 che	 non	 ne
hanno	 i	 mezzi	 a	 comprare	 cose	 di	 cui	 non	 hanno
bisogno.	I	politici	dovrebbero	impegnarsi	da	subito	su
tre	 obiettivi:	 meno	 energia,	 meno	 materiali,	 meno
fatica.
Meno	energia!	Dei	tre	obiettivi,	è	il	più	importante.
In	 Europa	 consumiamo	 seimila	 watt	 a	 testa	 ogni
anno.	 È	 come	 avere	 60	 lampadine	 da	 cento	 watt
accese	giorno	e	notte.	Più	di	metà	di	quest’energia	va
sprecata.	 Riducendo	 gli	 sprechi	 si	 può	 ridurre	 il
consumo	senza	diminuire	il	benessere.
Entro	 il	 2050	 possiamo	 scendere	 a	 2.000	 watt	 per
abitante,	 come	 negli	 anni	 sessanta.	 Perché	 2.000?
Primo:	 2.000	 watt	 è	 il	 consumo	 medio	 della
popolazione	mondiale;	non	aumentarlo	vuol	dire	non
peggiorare	la	situazione.
Se	vogliamo	permettere	a	quattro	miliardi	di	persone
di	 vivere	 meglio,	 dobbiamo	 consumare	 meno.
Secondo:	una	“società	da	2.000	watt”	è,	per	esempio,
l’obiettivo	della	Svizzera	per	il	2050	(novatlantis.ch),
adottato	dal	governo	nel	2002.
In	Svizzera	ci	sono	novemila	edifici	a	basso	consumo,
costruiti	secondo	lo	standard	nazionale	“minergie”,	e
centomila	 riscaldati	 con	 le	 pompe	 di	 calore
(geothermie.ch).
Meno	materiali!	Per	ogni	italiano	si	prelevano	ogni
anno	 36	 tonnellate	 di	 materie	 prime,	 che	 per	 tre
quarti	 tornano	 nella	 natura	 entro	 un	 anno	 sotto
forma	di	rifiuti	o	emissioni.
Gran	 parte	 di	 questi	 scarti	 sarebbe	 utile	 per
costruire	 nuovi	 prodotti.	 Invece	 li	 mescoliamo,	 li
disperdiamo,	 li	 seppelliamo,	 cerchiamo	 di	 bruciarli.
Basterebbe	 che	 ogni	 ramo	 industriale	 riprendesse	 i
prodotti	che	ha	fabbricato	e	gran	parte	dei	materiali
si	potrebbe	riutilizzare.	In	Svizzera	potete	riportare
gli	elettrodomestici	in	qualunque	negozio.
Secondo	 il	 Factor	 10	 institute,	 i	 paesi	 industriali
possono	ridurre	di	dieci	volte	l’uso	di	materie	prime
entro	 il	 2050,	 un	 obiettivo	 raccomandato	 anche	 dal
Programma	 delle	 Nazioni	 Unite	 per	 l’ambiente.
Basterebbe	tassare	meno	il	lavoro	e	più	i	materiali,	i
combustibili	e	le	emissioni.
Questa	 strategia,	 già	 in	 atto	 in	 alcuni	 paesi,	 si
chiama	 Riforma	 fiscale	 ecologica.	 Chi	 vuole
impegnarsi	 a	 promuoverla	 in	 Italia?	 Entro	 il	 2050,
venti	tonnellate	per	abitante.	È	possibile,	ma	bisogna
cominciare	adesso.
Meno	 lavoro!	 Grazie	 all’ingegno	 umano	 e	 alla
legislazione	 sociale,	 oggi	 si	 lavora	 metà	 delle	 ore	 di
cento	anni	fa	e	si	produce	dieci	volte	di	più.	Da	secoli,
progresso	 significa	 usare	 l’aumento	 di	 produttività
per	fabbricare	più	merci	e	diminuire	la	fatica.
Secondo	 alcuni,	 però,	 quest’ultimo	 vantaggio	 del
progresso	 oggi	 deve	 fermarsi:	 l’aumento	 della
produttività	 dovrà	 servire	 solo	 ad	 aumentare	 le
merci,	 mantenendo	 costanti	 le	 ore	 di	 lavoro	 o
addirittura	 aumentandole.	 Un	 quarto	 del	 lavoro,
tuttavia,	 crea	 prodotti	 inutili	 o	 dannosi	 e	 un	 altro
quarto	è	usato	per	cercare	di	riparare	ai	danni	fatti.
Se	 non	 producessimo	 tanto	 e	 se	 facessimo	 meno
danni,	lavoreremmo	la	metà.	Lo	sosteneva	già	John
Maynard	 Keynes	 nel	 1930:	 entro	 un	 secolo	 quindici
ore	 la	 settimana	 sarebbero	 bastate.	 Quale	 partito
vuole	 raggiungere	 questo	 traguardo?	 Venti	 ore	 alla
settimana	di	lavoro	entro	il	2050,	meglio	distribuite
tra	chi	lavora	troppo	e	chi	è	disoccupato.
Per	 perseguire	 questi	 obiettivi	 occorrono	 decine
d’iniziative.	 Ma	 il	 programma	 si	 può	 riassumere	 in
una	 parola:	 meno.	 Meno	 energia,	 meno	 materiali,
meno	 lavoro.	 Al	 momento	 non	 mi	 sembra	 ci	 siano
partiti	capaci	di	portarlo	avanti.	Se	ne	conoscete	uno,
buona	fortuna.	Intanto,	l’unico	“più”	di	cui	abbiamo
bisogno	è	più	conoscenza,	più	libertà	d’informazione.
V-day	il	25	aprile!
Internazionale
n°739
11	aprile	2008
8
Non	 ho	 votato	 alle	 elezioni	 italiane.	 La	 legge
elettorale,	concepita	da	un	dentista	di	Bergamo	che
la	 definisce	 "una	 porcata"	 e	 dal	 suo	 padrone	 che	 la
definisce	 "un'ottima	 legge",	 è	 incostituzionale	 e
impedisce	ai	cittadini	di	scegliere	i	candidati.	Queste
elezioni	sono	state	dominate	dalle	campagne	acquisti
come	i	tornei	di	calcio,	si	è	parlato	molto	di	persone	e
poco	 di	 contenuti,	 gli	 slogan	 dei	 due	 principali
candidati	 erano	 intercambiabili	 e	 non	 dicevano
niente.	Soprattutto	non	ho	trovato	in	nessun	partito
una	prospettiva	per	il	futuro	che	andasse	al	di	là	di
qualche	anno.
Eppure	 saranno	 gli	 eletti	 a	 decidere	 se	 il	 nostro
paese	 andrà	 in	 guerra	 o	 no,	 se	 consumerà	 e
inquinerà	di	più	o	di	meno,	se	si	continuerà	a	togliere
ai	poveri	per	dare	ai	ricchi	o	se	si	farà	il	contrario,	se
si	 continuerà	 a	 impoverire	 e	 privatizzare	 i	 beni	 e	 i
servizi	 pubblici.	 Nei	 rari	 casi	 in	 cui	 in	 questa
campagna	 si	 è	 parlato	 di	 contenuti,	 questi
riguardavano	in	prevalenza	la	circolazione	dei	soldi,
non	delle	cose.
Se	 avessi	 dovuto	 chiedere	 un	 impegno	 per	 il	 futuro
non	avrei	chiesto	se	mi	promettevano	di	diminuire	le
tasse	sulla	mia	fascia	di	reddito.	Avrei	chiesto:	"Cosa
mi	 prometti	 di	 fare	 subito	 perché	 fra	 cinquant'anni
l'Italia	 sia	 vivibile,	 in	 un	 mondo	 vivibile?".	 Siamo
arrivati	a	questo	punto	di	crisi,	perché	i	governanti	si
sono	quasi	sempre	occupati	dei	prossimi	mesi	e	anni,
raramente	 dei	 prossimi	 decenni	 e	 secoli.	 Ma	 noi
stiamo	 producendo	 danni	 che	 dureranno	 secoli	 e
millenni,	 una	 cosa	 che	 non	 era	 mai	 accaduta	 nella
storia.	È	questa	la	gran	novità	delle	nostre	tecnologie
e	 della	 nostra	 economia.	 Quindi	 i	 politici	 devono
darsi	obiettivi	chiari	e	misurabili	che	vadano	al	di	là
non	 solo	 di	 una	 legislatura,	 ma	 della	 durata	 della
loro	 vita.	 Diversi	 stati	 europei	 hanno	 programmi
energetici	di	molti	decenni.	Ma	chi	dei	partiti	italiani
parla	del	2050?	Voterò	quando	troverò	qualcuno	che
abbia	 capito	 perché	 la	 qualità	 della	 nostra	 vita
continua	 a	 peggiorare	 e	 quali	 sono	 i	 tre	 obiettivi	 –
tre,	non	di	più!	–	per	invertire	questa	tendenza.
Quasi	 tutti	 i	 peggioramenti	 della	 nostra	 vita	 hanno
una	causa	comune:	troppa	economia.	Troppa	energia,
troppo	 petrolio,	 troppi	 materiali,	 troppo
inquinamento,	 troppi	 rifiuti,	 troppi	 chilometri,
troppa	 pubblicità,	 troppa	 corruzione,	 troppo	 stress,
troppo	 lavoro.	 Contro	 ognuno	 di	 questi	 "troppi"
servono	 molte	 iniziative.	 Ma	 il	 risultato	 finale
dovrebbe	 essere	 facilmente	 misurabile:	 meno
economia,	 più	 vita.	 "Less	 stuff,	 more	 fun"	 (meno
roba,	 più	 piacere),	 come	 dicono	 gli	 statunitensi	 del
movimento	"New	American	Dream"	(1).
Nelle	classifiche	dei	consumi	per	abitante	nei	Paesi
industriali	 l'Italia	 è	 al	 primo	 posto	 per	 cemento,
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
Meno	energia,	materiali,	fatica
AREA
Anno	XI	numero	20-21
16	maggio	2008
automobili	e	telefonini,	ma	agli	ultimi	per	felicità	e
soddisfazione	della	vita.	Se	usassimo	meno	energia	e
meno	 materiali,	 ci	 basterebbe	 lavorare	 meno	 e
vivremmo	 meglio.	 Faremmo	 così	 meno	 danni	 alla
salute	e	all'ambiente	e	risparmieremmo	milioni	d'ore
di	lavoro	oggi	dedicate	a	curare	danni	e	malattie	e	a
cercare	 di	 ripararli.	 Sarebbe	 una	 società	 del	 buon
senso,	in	cui	l'economia	servirebbe	a	far	star	bene	le
persone	 invece	 che	 le	 persone	 a	 far	 star	 bene
l'economia.	 Oggi	 invece	 facciamo	 tutto	 al	 contrario:
consumiamo	 per	 poter	 vendere,	 vendiamo	 per	 poter
produrre,	 produciamo	 per	 poter	 lavorare.	 È	 il
contrario	 di	 come	 hanno	 funzionato	 tutte	 le	 altre
civiltà.	 Pur	 sapendo	 che	 già	 ora	 l'umanità	 consuma
troppe	 risorse	 materiali,	 l'obiettivo	 della
maggioranza	 dei	 politici	 e	 degli	 economisti	 è	 di
aumentare	 ulteriormente	 i	 consumi,	 specialmente
nei	 Paesi	 più	 ricchi.	 Nel	 mondo	 spendiamo	 mille
miliardi	di	euro	all'anno	in	pubblicità	per	convincere
persone	che	non	ne	hanno	i	mezzi	a	comprare	cose	di
cui	non	hanno	bisogno.	Vi	sembra	sensato?
Un	 parlamentare	 che	 avesse	 capito	 queste	 cose
dovrebbe	 cominciare	 a	 lavorare	 subito	 per	 tre
obiettivi:	meno	energia,	meno	materiali,	meno	fatica.
Nel	bene	e	nel	male,	quasi	tutto	il	resto	dipende	da
questi	tre	fattori.	Occorrono	pochi	obiettivi	generali,
chiari	e	misurabili.	
Meno	 energia!	 Dei	 tre	 obiettivi,	 questo	 è	 il	 più
importante.	Per	scaldarci,	abitare,	muoverci,	nutrirci
e		produrre	merci	consumiamo	in	Europa	6	mila	watt
per	 abitante	 d'energia	 commerciale.	 È	 come	 se
ognuno	 di	 noi	 tenesse	 accese	 60	 lampadine	 da	 100
watt,	 giorno	 e	 notte,	 tutto	 l'anno.	 Più	 di	 metà	 di
quest'energia	 non	 produce	 benessere,	 ma	 sprechi,
danni	 e	 calore	 perduto.	 Riducendo	 questi	 sprechi	 si
può	ridurre	il	consumo	senza	ridurre	il	benessere.
Ingegneri	hanno	calcolato	che	entro	il	2050	possiamo
scendere	 da	 6	 mila	 a	 2	 mila	 watt	 per	 abitante.	 Ma
perché	scendere	a	2	mila	watt,	cioè	ai	nostri	consumi
degli	anni	'60?	Per	due	motivi.	Primo:	2	mila	watt	è
oggi	il	consumo	medio	individuale	della	popolazione
mondiale;	 se	 non	 superiamo	 questa	 soglia,	 almeno
non	aumentiamo	i	danni	che	già	oggi	facciamo	con	i
12	 mila	 watt	 degli	 statunitensi,	 i	 6	 mila	 degli
europei,	i	mille	degli	indiani	e	i	500	degli	africani.	Se
non	 vogliamo	 aumentare	 i	 danni	 ma	 vogliamo
permettere	 a	 quattro	 miliardi	 di	 persone	 di
aumentare	 il	 loro	 benessere	 materiale,	 chi	 oggi
consuma	 troppo	 deve	 ridurre	 il	 suo	 consumo.
Secondo:	una	"società	da	2	mila	watt"	è	per	esempio
l'obiettivo	 che	 si	 è	 data	 per	 il	 2050	 la	 Svizzera	 (2),
uno	 dei	 Paesi	 con	 il	 più	 alto	 livello	 di	 sviluppo,	 di
benessere	 e	 di	 soddisfazione	 della	 popolazione.
L'obiettivo	 dei	 2	 mila	 watt	 è	 stato	 formulato	 dai
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
9
Politecnici	federali	di	Zurigo	e	di	Losanna	e	adottato
dai	principali	enti	di	ricerca	federali	sulle	tecnologie
energetiche,	 sui	 materiali,	 sulle	 acque,	 dall'ente
federale	per	l'energia,	dalla	società	degli	ingegneri	e
degli	 architetti	 e	 infine	 dal	 governo	 svizzero	 nel
2002,	 con	 la	 sua	 "Strategia	 di	 sviluppo	 sostenibile"
(3).	Proprio	perché	la	Svizzera	si	è	data	un	obiettivo
lontano,	ha	cominciato	già	da	diversi	anni	a	muoversi
nella	direzione	giusta.	In	Svizzera	ci	sono	già	9	mila
edifici	a	basso	o	bassissimo	consumo,	per	un	totale	di
9	 milioni	 di	 metri	 quadrati.	 Sono	 costruiti	 o
ristrutturati	secondo	lo	standard	"Minergie"	(4),	una
norma	 e	 un	 marchio	 elaborati	 insieme	 dallo	 Stato,
dagli	 ingegneri,	 dagli	 architetti	 e	 dalle	 imprese	 e
destinati	a	diventare	lo	standard	di	tutti	gli	edifici.
100	mila	pompe	di	calore	sono	installate	in	Svizzera
per	scaldare	gli	edifici	con	il	calore	del	sottosuolo	e	la
maggioranza	 delle	 case	 in	 costruzione	 adottano
questo	sistema	(5).
La	Germania	ha	varato	un	piano	per	ridurre	del	40
per	cento	le	emissioni	di	Co2	entro	il	2020.	La	Svezia
e	 l'Islanda	 sono	 in	 gara	 tra	 loro	 per	 diventare	 la
prima	 nazione	 oil-free	 (libera	 dal	 petrolio)	 entro	 il
2020.	In	Italia	invece	c'è	chi	vuole	tornare	alle	utopie
nucleari	degli	anni	'70	e	al	carbone.
Meno	materiali!	Per	ogni	italiano	si	prelevano	dalla
natura	 in	 un	 anno	 36	 tonnellate	 di	 materie	 prime
(2004)	 (6),	 dieci	 volte	 di	 più	 di	 cento	 anni	 fa.	 Tre
quarti	di	questi	materiali	tornano	nella	natura	entro
un	 anno	 come	 rifiuti	 o	 emissioni.	 La	 maggior	 parte
sono	ancora	buoni	e	preziosi;	sarebbero	utili	per	fare
nuovi	 prodotti.	 Invece	 li	 mescoliamo	 tra	 loro,	 li
disperdiamo	 nell'aria,	 nelle	 acque,	 nei	 suoli,	 li
seppelliamo,	 cerchiamo	 di	 bruciarli.	 Basterebbe	 che
ogni	ramo	industriale	fosse	obbligato	a	riprendersi	i
prodotti	che	ha	fabbricato	ed	ecco	che	gran	parte	dei
materiali	sarebbero	riutilizzati.
In	 Svizzera	 potete	 riportare	 nei	 negozi
d'elettrodomestici	 qualunque	 vecchio
elettrodomestico,	anche	se	non	lo	avete	comprato	lì	e
se	non	ne	comprate	un	altro.	Aziende	pioniere	hanno
adottato	 questa	 strategia.	 Interface,	 il	 più	 grande
produttore	 al	 mondo	 di	 moquette	 (7)	 produce	 le
moquette	 nuove	 con	 i	 materiali	 delle	 sue	 moquette
vecchie.	Voi	non	comprate	più	una	merce,	pagate	un
servizio:	 anni	 di	 copertura	 di	 pavimento	 invece	 che
quintali	 di	 moquette.	 Scienziati	 europei	 hanno
fondato	l'"Istituto	del	fattore	dieci"	(8):	secondo	loro	è
necessario	 e	 possibile	 che	 i	 Paesi	 industriali
aumentino	 drasticamente	 la	 loro	 efficienza
materiale,	 riducendo	 di	 dieci	 volte	 il	 loro	 uso	 di
materie	prime	entro	cinquanta	o	cento	anni.
Anche	 il	 Programma	 delle	 Nazioni	 Unite	 per
l'Ambiente	raccomanda	la	strategia	del	"fattore	dieci"
per	 i	 Paesi	 industriali	 (9).	 Il	 sistema	 più	 efficace	 è
spostare	gradualmente	le	tasse	dal	lavoro	all'uso	di
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
materiali	 e	 di	 energia:	 tassare	 meno	 il	 lavoro	 e
tassare	 di	 più	 materiali	 e	 combustibili,	 in	 modo	 da
rendere	 disoccupate	 le	 tonnellate,	 non	 le	 persone.
Questa	 strategia	 si	 chiama	 "Riforma	 Ecologica
Fiscale"	 e	 in	 molti	 Paesi	 la	 stanno	 facendo	 (10).
Quale	 partito	 e	 quale	 parlamentare	 si	 sono
impegnati	 a	 farla	 in	 Italia?	 Entro	 il	 2050	 venti
tonnellate	 per	 abitante	 invece	 delle	 attuali	 36.	 È
possibile.	Ma	bisognerebbe	cominciare	adesso.
Meno	 lavoro!	 Il	 terzo	 obiettivo	 su	 cui	 un
parlamentare	 dovrebbe	 impegnarsi	 è	 quello	 della
riduzione	 della	 fatica.	 Della	 nostra,	 non	 della	 sua.
Grazie	all'ingegno	umano	e	alla	legislazione	sociale,
nei	Paesi	industriali	oggi	si	lavora	metà	delle	ore	di
cento	anni	fa	e	si	produce	dieci	volte	di	più.	Da	secoli
il	 progresso	 tecnico	 e	 sociale	 vuol	 dire	 dividere	 i
benefici	dell'aumento	della	produttività	in	due	metà:
una	per	aumentare	le	merci	e	l'altra	per	diminuire	la
durata	della	fatica	umana.	Secondo	alcuni	però	ora	la
seconda	 metà	 del	 progresso	 si	 dovrebbe	 fermare:
l'aumento	 della	 produttività	 dovrebbe	 essere	 tutto
investito	nella	produzione	di	più	merci,	mantenendo
costanti	le	ore	di	lavoro	o	addirittura	aumentandole.
Ma	 così	 otteniamo	 più	 consumi	 materiali,	 più
inquinamento	 e	 una	 vita	 sempre	 più	 stressata.	 Lo
stress	aumenta	perché	oggi	alle	ore	di	lavoro	pagate
bisogna	 aggiungere	 decine	 d'ore	 la	 	 settimana	 per
spostarsi	 sempre	 di	 più	 e	 sempre	 più	 lontano	 e	 per
amministrare	 la	 propria	 persona	 e	 la	 propria
famiglia	come	se	ognuno	fosse	un'azienda.	Un	quarto
delle	ore	di	lavoro	crea	prodotti	inutili	o	dannosi	e	un
altro	quarto	cerca	di	misurare	e	riparare	i	loro	danni.
Se	 non	 facessimo	 tanti	 danni	 con	 un	 eccesso	 di
consumi,	ci	basterebbe	lavorare	metà.	Lo	diceva	già
Keynes	nel	1930:	secondo	lui	entro	un	secolo	(2030)
quindici	 ore	 di	 lavoro	 alla	 settimana	 sarebbero
bastate	a	produrre	il	necessario	per	tutti	(11).	Come
mai,	nonostante	progressi	di	produttività	che	Keynes
non	poteva	nemmeno	immaginare,	ora	c'è	chi	chiede
di	 aumentare	 le	 ore	 di	 lavoro?	 Un	 parlamentare
dovrebbe	darsi	da	fare	per	dimezzare	le	ore	di	lavoro
entro	 cinquant'anni:	 da	 quaranta	 a	 venti	 ore	 la
settimana;	e	per	distribuirle	meglio	tra	chi	oggi	deve
lavorare	troppo	e	chi	è	costretto	alla	disoccupazione.
Per	 perseguire	 questi	 tre	 obiettivi	 occorrono	 decine
d'iniziative.	 Ma	 il	 programma	 per	 il	 2050	 si	 può
riassumere	 in	 una	 parola:	 meno.	 E	 in	 un	 gesto,
mostrando	 le	 prime	 tre	 dita	 di	 una	 mano:	 energia,
materiali,	 lavoro.	 In	 Italia	 non	 conosco	 partiti	 o
politici	capaci	di	farlo.
Vedi	note	sulla	pagina	seguente...
10
1)	newdream.org
2)	novatlantis.ch
3)	 http://www.are.admin.ch/dokumentation/
00121/00224/index.html?lang=it&msg-id=10201
4)	minergie.ch/it
5)	geothermie.ch
6)	arpa.it
7)	 interfaceinc.com;	 en.wikipedia.org/wiki/
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
Ray_Anderson
8)	factor10-institute.org
9)	unep.org/Geo2000/english/0028.htm
10)	 en.wikipedia.org/wiki/Ecotax;	 web.net/ecoeco/
ecotaxrf.htm
11)	http://www.eco.utexas.edu/faculty/
Cleaver/368keynesgrandchildrentable.pdf
....................................................................................................................................................................................................
11
Nel	 1986,	 come	 reazione	 alla	 catastrofe	 di	 Cernobyl,	 Ursula	 e	 Michael	 Sladek	 fondano	 con	 i	 cittadini	 di
Schönau	 la	 EWS,	 azienda	 elettrica	 cooperativa	 non-profit	 che	 acquista	 la	 locale	 rete	 elettrica	 e	 che	 vende
elettricità	al	100%	da	fonti	rinnovabili	a	400	000	persone	in	tutta	la	Germania
LA	ELETTRODEMOCRAZIA	DI	SCHÖNAU
SCHÖNAU	CITIZENS’	SOCIAL	COMPANY	1986-2016	
Marco	Morosini,	22.4.2016,	ETH	Zurich	http://www.slideshare.net/
morosini1952/schnau-citizens-energy-social-company-19862016
Ursula	e	Michael	Sladek,	fondatori	della	cooperativa	elettrica
EWS	Schönau	www.ews-schoenau.de	
The	Goldman	Environmental	Prize	2011
http://goldmanprize.org/2011/europe	
https://
www.youtube.com/
watch?v=swG1_pk6Y94
12
SPETTACOLO	IN	RAI	(1993)
2/12/1993	Teatro	delle	Vittorie,	Roma
https://www.youtube.com/watch?
v=V63qk68zLTs
13
https://www.youtube.com/watch?
v=alZnfS9Ipk4
DISCORSO	ALL'UMANITÀ	(2001)
31/12/2001	su	Tele+
14
UN	FUTURO	SOSTENIBILE	(1998)
Con	meno,	di	più	e	meglio.	Una	speranza	per	il	nuovo	millennio
Gian	Luigi	Quarti	
Tiziano	Gamboni		
Consulenza	scientifica:
Marco	Morosini
Produzione:	Televisione	Svizzera
	Versione:	italiana
Basandosi	 sull’importante	 studio	 “Futuro	 Sostenibile”	 (terza
edizione	 it.	 Emi,	 Bologna	 1997),	 realizzato	 dall’Istituto	 di
Wuppertal	-	per	il	clima,	l’ambiente	e	l’energia	-	il	documentario
presenta	la	teoria	e	soprattutto	l’applicazione	pratica	della	nuova
filosofia	 dello	 “sviluppo	 sostenibile”	 per	 garantire	 un	 futuro	 al
pianeta	e	ai	suoi	abitanti.	
Beppe	Grillo	da	anni	ridicolizza	con	le	arti	della	comicità	il	nostro
modo	di	produrre,	di	consumare,	di	vivere.	Chi	meglio	di	lui	poteva
concorrere	a	sintetizzare	ed	esemplificare	questi	argomenti?	Premi
e	riconoscimenti:	Premio	ENEA	1999	"Sviluppo	Sostenibile".
https://www.youtube.com/watch?
v=BmjwcQeI9q4
15
https://www.youtube.com/watch?
v=3TLy1ALGdNo
UN	GRILLO	PER	LA	TESTA	(1995)
Lo	"Zaino	ecologico"	e	il	"punto	di	non	ritorno"
Gian	Luigi	Quarti	
Tiziano	Gamboni		
Consulenza	scientifica:
Marco	Morosini
Produzione:	Televisione	Svizzera
	Versione:	italiana
Beppe	Grillo	ha	deciso	di	non	essere	più	una	pecora	dell’economia.
Ne	ha	analizzato	i	meccanismi	e	svelato	gli	sprechi	per	poi	rivelare
al	 pubblico,	 in	 modo	 coinvolgente	 ed	 acuto,	 i	 risultati	 delle	 sue
riflessioni.	
E’	 giunto	 il	 tempo	 di	 ridefinire	 il	 concetto	 di	 “sviluppo”	 e
considerarci	 noi	 i	 paesi	 in	 via	 di	 sviluppo.	 Serve	 introdurre	 e
considerare	seriamente	nuovi	concetti	ecologici	ed	economici	quali
lo	zaino	ecologico	e	il	punto	di	non	ritorno.	
Il	documentario	alterna	gli	interventi	comici	di	Beppe	Grillo	con
interviste	 ad	 esperti	 qualificati	 che	 descrivono	 il	 concetto	 di
“sviluppo	economico	sostenibile”.	
Una	controinformazione	documentata,	incisiva,	e	al	tempo	stesso
divertente.	 Premi	 e	 riconoscimenti;	 "Premio	 Gran	 Paradiso"	 al
Canavese	International	Ecofilm	Festival	1999
16
http://www.lafeltrinelli.it/libri/beppe-grillo/tutto-grillo-che-conta/9788807490439		
TUTTO	IL	GRILLO	CHE
CONTA	(2006)
Dodici	anni	di	monologhi,	polemiche,	censure
"Vent'anni	 fa	 ho	 fatto	 una	 pubblicità.	 Ma	 poi	 ho
capito	alcune	cose	sulla	pubblicità.	Quindici	anni	fa
me	la	prendevo	coi	politici.	Ma	poi	ho	capito	alcune
cose	 sull'economia.	 Dieci	 anni	 fa	 finivo	 i	 miei
spettacoli	sfasciando	un	computer	a	mazzate.	Ma	poi
ho	 capito	 alcune	 cose	 sui	 computer	 e	 su	 internet.
Oggi	la	pubblicità	mi	sembra	uno	dei	mali	peggiori,
l'economia	la	vera	padrona	della	politica	e	internet
uno	dei	pochi	spiragli	per	difendersi	e	per	ridare	alla
politica	lo	spazio	che	l'economia	le	ha	rubato."
17
Alcune	buone	proposte	
per	lo	sviluppo	sostenibile
PER	UNA	RIFORMA	FISCALE
ECOLOGICA	IN	ITALIA
http://www.meetupeuropa.eu/per-una-
riforma-fiscale-ecologica-in-italia/
INIZIATIVA	1:12	PER	SALARI
EQUI	IN	ITALIA
http://www.meetupeuropa.eu/
iniziativa-112-per-salari-equi-in-italia-2/
SETTIMANA	DI	LAVORO
	DI	30	ORE
http://www.meetupeuropa.eu/settimana-di-
lavoro-di-30-ore-2/
ITALIA	2050:	
UNA	SOCIETA	A	2000W
http://www.meetupeuropa.eu/italia-2050-
una-societa-a-2000-watt-2/

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ECOGRILLO - Beppe Grillo per futuro sostenibile - settembre 2016

  • 4. 2 Il Wuppertal Institut è uno dei più importanti centri di ricerca sui temi della sostenibilità. Nel manuale "Futuro Sostenibile", Wolfgang Sachs e l’équipe da lui coordinata al Wuppertal Institut analizzano i principali fattori della crisi ecologica e sociale globale e propongono ai paesi industrializzati un’agenda concreta per riformare la società, l’economia e le tecnologie, le istituzioni internazionali e le relazioni economiche Nord-Sud, gli stili di vita e la partecipazione politica dei cittadiniconsumatori. Sostenibilità ambientale e sradicamento della povertà sono sono alcuni degli obiettivi di sviluppo del millennio. Se vogliamo raggiungere questi obiettivi dobbiamo renderci conto che è ipocrita pensare che la riduzione della povertà non debba passare da una mitigazione della ricchezza. Beppe Grillo Futuro sostenibile, istruzioni per l'uso Costruire un futuro sostenibile non significa solo ridurre i danni all'ambiente. Significa creare qualcosa di nuovo e rendere possibile la rigenerazione delle risorse." .................................................................................................................................................................................................... FUTURO SOSTENIBILE (2011) Le risposte eco-sociali alle crisi in Europa - Wuppertal Institut Edizione italiana a cura di Marco Morosini e Wolfgang Sachs Edizioni Ambiente, Milano, 2011, http://www.slideshare.net/morosini1952/futuro-sostenibile-2011-wuppertal-institut/ Grazie alla loro capacità di coniugare le questioni dell’ecologia con i temi della giustizia sociale, Wolfgang Sachs e il Wuppertal Institut sono un riferimento per il mondo ambientalista e per quello cristiano. Con Futuro sostenibile, Sachs e l’équipe da lui coordinata al Wuppertal Institut analizzano i principali fattori della crisi ecologica e sociale globale e propongono ai paesi industrializzati un’agenda concreta per riformare la società, l’economia e le tecnologie, le istituzioni internazionali e le relazioni economiche Nord- Sud, gli stili di vita e la partecipazione politica dei cittadini-consumatori. Questo studio ha ispirato una campagna per la sostenibilità promossa da tre grandi organizzazioni tedesche per l’ambiente e per la cooperazione allo sviluppo. È stato definito “un’opera di riferimento nel campo della sostenibilità” dall’ex presidente della Repubblica Federale Tedesca, Horst Köhler, ed è sulla scrivania dell’attuale presidente, Christian Wulff. L’edizione italiana è stata adattata ai paesi europei e integrata con alcuni riferimenti al nostro paese, proponendosi così come un concreto progetto politico e sociale per un futuro sostenibile. Il Wuppertal Institut per il clima, l’ambiente e l’energia, fondato nel 1991, è considerato uno dei più importanti centri di ricerca interdisciplinare sui temi della sostenibilità. Oltre che con diverse università, il Wuppertal Institut collabora con il governo tedesco e con il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente.
  • 5. 3 WOLFGANG SACHS WUPPERTAL INSTITUT .................................................................................................................................................................................................... MARCO MOROSINI ETH ZURICH I curatori Autore di numerosi libri e direttore della sede di Berlino del Wuppertal Institut, ha studiato sociologia e teologia cattolica. Ha insegnato all’Università di Pennsylvania, è docente allo Schumacher College, professore onorario alla Università di Kassel, collaboratore dell’IPCC, membro del Club of Rome. Ha curato Il dizionario dello sviluppo (Ega, 2004), un classico degli studi sulla sostenibilità e la giustizia sociale. Tra i suoi titoli più recenti in italiano: Per un futuro equo (Feltrinelli, 2007), Ambiente e giustizia sociale (Editori Riuniti, 2002) e Futuro sostenibile – Riconversione ecologica. Nord-Sud, nuovi stili di vita (Emi, 1997). Insegna politiche ambientali al Politecnico federale di Zurigo. Ha studiato chimica e tecnologie farmaceutiche, ecotossicologia e chimica analitica ambientale. E' stato direttore di progetto al Center of Technology Assessment di Stoccarda, dove ha pubblicato un manuale in tre volumi sugli indicatori di sviluppo sostenibile (Umweltindikatoren und nachhaltige Entwicklung, 2001-2002). Ha curato “Futuro sostenibile” (EMI, 1997). Sullo sviluppo sostenibile ha realizzato documentari televisivi, scritto testi per il teatro e la televisione, e tenuto una rubrica nella pagina “Ethical living” del settimanale Internazionale. Dal 1993 collabora con Beppe Grillo. Adelheid Biesecker, Prof. i.R. Dr., Università di Brema (capitolo 7) Susanne Böhler, Wuppertal Institut (capitoli 10, 17) Reinhild Bode, Wuppertal Institut (capitolo 15) Claudia von Braunmü̈hl, Prof. Dr., Libera Università di Berlino (capitolo 7) Manfred Fischedick, Dr., Wuppertal Institut (capitolo 9) Justus von Geibler, Wuppertal Institut (capitolo 15) Andre Holtrup, Dr., Università di Brema (capitolo 13) Wolfgang Irrek, Dr., Wuppertal Institut (contributo al capitolo 10) Kora Kristof, Dr., Wuppertal Institut (contributo al capitolo 10) Michael Kopatz, Dr., Wuppertal Institut (capitoli 10, 13, 17, 18, coordinamento) Manfred Linz, Dr., Wuppertal Institut (capitoli 8, 13, rilettura) Rainer Lucas, Wuppertal Institut (capitolo 12) Fred Luks, Dr., Istituto austriaco per lo sviluppo sostenibile (capitolo 4) Hans-Jochen Luhmann, Dr., Wuppertal Institut (capitoli 2, 8, 11) Marco Morosini, Dr., Politecnico federale di Zurigo (aggiornamento di tutto il testo, note e bibliografia, adattamento all’Italia, nuovi testi su Italia e Svizzera) Thomas Orbach, Wuppertal Institut (capitolo 11) Hermann E. Ott, Dr., Wuppertal Institut (capitoli 14, 19) Birthe Paul, Wuppertal Institut (“Finestre sul 2022” e box d’informazione) Barbara Richard, Wuppertal Institut (“Finestre sul 2022” e box d’informazione) Oscar Reutter, Dr., Wuppertal Institut (capitoli 10, 17 e finalizzazione) Dorle Riechert, Wuppertal Institut (rilettura) Wolfgang Sachs, Prof. Dr., Wuppertal Institut, Università di Kassel (capitoli 1, 3, 5, 6, 11, 19, coordinamento editoriale) Tilman Santarius, Wuppertal Institut (capitolo 16) Gerhard Scherhorn, Prof. Dr., Emerito dell’Università di Hohenheim (capitoli 8, 11) Julia Schlü̈ns, Wuppertal Institut (“Finestre sul 2022” e box d’informazione) Helmut Spitzley, Prof. Dr., Università di Brema (capitolo 13) Mark Starmanns, Wuppertal Institut (capitolo 15) Nikolaus Supersberger, Dr., Wuppertal Institut (capitolo 2) Uta von Winterfeld, PD Dr., Wuppertal Institut, Libera Università di Berlino (capitolo 7) Gli autori
  • 6. 4 Alcune proposte di riforma da "Futuro Sostenibile" DECELERAZIONE Costruzione di automobili e treni per velocità massime di 120 km/h e di 200 km/h LAVORO RETRIBUITO “Tempo pieno breve” di 1300 ore all’anno garantito a tutti e tutte IL LAVORO INTERO 1/3 del tempo al lavoro retribuito, 1/3 al lavoro di cura, 1/3 al lavoro di impegno per la comunità ENERGIA, QUANTITA “Una società a 2000 watt”, cioè la riduzione di 2/3 dell’uso pro capite di energia primaria da 53 000 kWh/anno (190 GJ o 4,5 tep) a 18 000 kWh/anno (63 GJ o 1,5 tep). Ciò equivarrebbe a ridurre da 6000 watt a 2000 watt la potenza dell’attuale flusso continuo di energia pro capite. ENERGIA, QUALITA 90-100 % di elettricità da fonti rinnovabili entro il 2050 90-100% di energia primaria da energie rinnovabili entro il 2050-2100 CONTRACTING Un milione di contratti di “contracting energetico”: le aziende di contracting progettano, realizzano, finanziano e gestiscono servizi energetici più efficienti per l’utente; quindi si spartiscono con l’utente il guadango derivante dall'abbassamento dei costi di esercizio POLITICA ECONOMICA Più regionalizzazione, più regolazione COMMERCIO ESTERO Abolizione delle sovvenzioni agrarie per l'esportazione. Riforma dell'Organizzazione Mondiale del Commercio, con inclusione di standard ecologici e sociali POLITICA FISCALE "Riforma fiscale ecologica": tassare di meno il lavoro e più il consumo di energia e risorse REDDITO DI CITTADINANZA Reddito minimo garantito a tutti i cittadini AGRICOLTURA Graduale rinuncia ai pesticidi e ai concimi chimici
  • 8. 6 LO SPAZZOGRILLO (Spettacolo su RAIUNO 1993) https://www.youtube.com/watch? v=jlesiv4jG0I ... e allora noi buttiamo via questo e chissenefrega, sono 10 grammi di plastica ma la plastica si fa col petrolio. Se moltiplichiamo per 50 milioni di spazzolini... è già una petroliera piccola! E la buttiamo via. Questo spazzolino va in un fornetto. Nel PVC c'è il cloruro e a 650 °C il cloruro reagisce. Perché non è un vigliacco! Reagisce e diventa diossina AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA (che non è una bestemmia ma un gas) e va in cielo e l'aria la trasporta per i prati, i campi, i mari, arriva su un oceano, piove, la diossina va in mare, in mare c'è il plancton, i pesci mangiano il plancton, tu vai al ristorante e spendi 80.000 lire per un branzino e ti sei mangiato il tuo spazzolino! ... Io voglio lavarmi i denti con uno spazzolino concepito e costruito in un altro modo!
  • 9. 7 PERCHÉ NON VOTO Non voterò alle prossime elezioni anche perché nessuno dice cosa farà affinché nel 2050 l’Italia sia un paese vivibile, in un mondo vivibile. Facciamo danni che durano millenni, come non era mai successo prima. È questa la grande novità della tecnologia. I politici, quindi, devono darsi degli obiettivi che siano molto più in là di una legislatura. Quasi tutti i peggioramenti della nostra vita hanno un’unica causa: troppa economia. Troppa energia, troppo petrolio, troppi materiali, troppo inquinamento, troppi rifiuti, troppa pubblicità, troppa corruzione, troppo stress, troppo lavoro. Contro questi eccessi bisogna agire subito. Il risultato dovrebbe essere: meno economia, più vita, “less stuff, more fun”, come dice l’associazione New american dream. Tra i paesi industriali, l’Italia è al primo posto per cemento, automobili e telefonini, ma tra gli ultimi per la felicità dei suoi abitanti. Se usassimo meno energia e meno materiali, ci basterebbe lavorare meno e vivremmo meglio. Faremmo meno danni e risparmieremmo milioni di ore di lavoro, che oggi usiamo per rimediare a quei danni. L’economia servirebbe a far star bene le persone, non il contrario. Oggi consumiamo per poter vendere, vendiamo per poter produrre, produciamo per poter lavorare. È il contrario di come hanno funzionato finora tutte le civiltà. Spendiamo in pubblicità mille miliardi di euro all’anno per convincere persone che non ne hanno i mezzi a comprare cose di cui non hanno bisogno. I politici dovrebbero impegnarsi da subito su tre obiettivi: meno energia, meno materiali, meno fatica. Meno energia! Dei tre obiettivi, è il più importante. In Europa consumiamo seimila watt a testa ogni anno. È come avere 60 lampadine da cento watt accese giorno e notte. Più di metà di quest’energia va sprecata. Riducendo gli sprechi si può ridurre il consumo senza diminuire il benessere. Entro il 2050 possiamo scendere a 2.000 watt per abitante, come negli anni sessanta. Perché 2.000? Primo: 2.000 watt è il consumo medio della popolazione mondiale; non aumentarlo vuol dire non peggiorare la situazione. Se vogliamo permettere a quattro miliardi di persone di vivere meglio, dobbiamo consumare meno. Secondo: una “società da 2.000 watt” è, per esempio, l’obiettivo della Svizzera per il 2050 (novatlantis.ch), adottato dal governo nel 2002. In Svizzera ci sono novemila edifici a basso consumo, costruiti secondo lo standard nazionale “minergie”, e centomila riscaldati con le pompe di calore (geothermie.ch). Meno materiali! Per ogni italiano si prelevano ogni anno 36 tonnellate di materie prime, che per tre quarti tornano nella natura entro un anno sotto forma di rifiuti o emissioni. Gran parte di questi scarti sarebbe utile per costruire nuovi prodotti. Invece li mescoliamo, li disperdiamo, li seppelliamo, cerchiamo di bruciarli. Basterebbe che ogni ramo industriale riprendesse i prodotti che ha fabbricato e gran parte dei materiali si potrebbe riutilizzare. In Svizzera potete riportare gli elettrodomestici in qualunque negozio. Secondo il Factor 10 institute, i paesi industriali possono ridurre di dieci volte l’uso di materie prime entro il 2050, un obiettivo raccomandato anche dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente. Basterebbe tassare meno il lavoro e più i materiali, i combustibili e le emissioni. Questa strategia, già in atto in alcuni paesi, si chiama Riforma fiscale ecologica. Chi vuole impegnarsi a promuoverla in Italia? Entro il 2050, venti tonnellate per abitante. È possibile, ma bisogna cominciare adesso. Meno lavoro! Grazie all’ingegno umano e alla legislazione sociale, oggi si lavora metà delle ore di cento anni fa e si produce dieci volte di più. Da secoli, progresso significa usare l’aumento di produttività per fabbricare più merci e diminuire la fatica. Secondo alcuni, però, quest’ultimo vantaggio del progresso oggi deve fermarsi: l’aumento della produttività dovrà servire solo ad aumentare le merci, mantenendo costanti le ore di lavoro o addirittura aumentandole. Un quarto del lavoro, tuttavia, crea prodotti inutili o dannosi e un altro quarto è usato per cercare di riparare ai danni fatti. Se non producessimo tanto e se facessimo meno danni, lavoreremmo la metà. Lo sosteneva già John Maynard Keynes nel 1930: entro un secolo quindici ore la settimana sarebbero bastate. Quale partito vuole raggiungere questo traguardo? Venti ore alla settimana di lavoro entro il 2050, meglio distribuite tra chi lavora troppo e chi è disoccupato. Per perseguire questi obiettivi occorrono decine d’iniziative. Ma il programma si può riassumere in una parola: meno. Meno energia, meno materiali, meno lavoro. Al momento non mi sembra ci siano partiti capaci di portarlo avanti. Se ne conoscete uno, buona fortuna. Intanto, l’unico “più” di cui abbiamo bisogno è più conoscenza, più libertà d’informazione. V-day il 25 aprile! Internazionale n°739 11 aprile 2008
  • 10. 8 Non ho votato alle elezioni italiane. La legge elettorale, concepita da un dentista di Bergamo che la definisce "una porcata" e dal suo padrone che la definisce "un'ottima legge", è incostituzionale e impedisce ai cittadini di scegliere i candidati. Queste elezioni sono state dominate dalle campagne acquisti come i tornei di calcio, si è parlato molto di persone e poco di contenuti, gli slogan dei due principali candidati erano intercambiabili e non dicevano niente. Soprattutto non ho trovato in nessun partito una prospettiva per il futuro che andasse al di là di qualche anno. Eppure saranno gli eletti a decidere se il nostro paese andrà in guerra o no, se consumerà e inquinerà di più o di meno, se si continuerà a togliere ai poveri per dare ai ricchi o se si farà il contrario, se si continuerà a impoverire e privatizzare i beni e i servizi pubblici. Nei rari casi in cui in questa campagna si è parlato di contenuti, questi riguardavano in prevalenza la circolazione dei soldi, non delle cose. Se avessi dovuto chiedere un impegno per il futuro non avrei chiesto se mi promettevano di diminuire le tasse sulla mia fascia di reddito. Avrei chiesto: "Cosa mi prometti di fare subito perché fra cinquant'anni l'Italia sia vivibile, in un mondo vivibile?". Siamo arrivati a questo punto di crisi, perché i governanti si sono quasi sempre occupati dei prossimi mesi e anni, raramente dei prossimi decenni e secoli. Ma noi stiamo producendo danni che dureranno secoli e millenni, una cosa che non era mai accaduta nella storia. È questa la gran novità delle nostre tecnologie e della nostra economia. Quindi i politici devono darsi obiettivi chiari e misurabili che vadano al di là non solo di una legislatura, ma della durata della loro vita. Diversi stati europei hanno programmi energetici di molti decenni. Ma chi dei partiti italiani parla del 2050? Voterò quando troverò qualcuno che abbia capito perché la qualità della nostra vita continua a peggiorare e quali sono i tre obiettivi – tre, non di più! – per invertire questa tendenza. Quasi tutti i peggioramenti della nostra vita hanno una causa comune: troppa economia. Troppa energia, troppo petrolio, troppi materiali, troppo inquinamento, troppi rifiuti, troppi chilometri, troppa pubblicità, troppa corruzione, troppo stress, troppo lavoro. Contro ognuno di questi "troppi" servono molte iniziative. Ma il risultato finale dovrebbe essere facilmente misurabile: meno economia, più vita. "Less stuff, more fun" (meno roba, più piacere), come dicono gli statunitensi del movimento "New American Dream" (1). Nelle classifiche dei consumi per abitante nei Paesi industriali l'Italia è al primo posto per cemento, AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA Meno energia, materiali, fatica AREA Anno XI numero 20-21 16 maggio 2008 automobili e telefonini, ma agli ultimi per felicità e soddisfazione della vita. Se usassimo meno energia e meno materiali, ci basterebbe lavorare meno e vivremmo meglio. Faremmo così meno danni alla salute e all'ambiente e risparmieremmo milioni d'ore di lavoro oggi dedicate a curare danni e malattie e a cercare di ripararli. Sarebbe una società del buon senso, in cui l'economia servirebbe a far star bene le persone invece che le persone a far star bene l'economia. Oggi invece facciamo tutto al contrario: consumiamo per poter vendere, vendiamo per poter produrre, produciamo per poter lavorare. È il contrario di come hanno funzionato tutte le altre civiltà. Pur sapendo che già ora l'umanità consuma troppe risorse materiali, l'obiettivo della maggioranza dei politici e degli economisti è di aumentare ulteriormente i consumi, specialmente nei Paesi più ricchi. Nel mondo spendiamo mille miliardi di euro all'anno in pubblicità per convincere persone che non ne hanno i mezzi a comprare cose di cui non hanno bisogno. Vi sembra sensato? Un parlamentare che avesse capito queste cose dovrebbe cominciare a lavorare subito per tre obiettivi: meno energia, meno materiali, meno fatica. Nel bene e nel male, quasi tutto il resto dipende da questi tre fattori. Occorrono pochi obiettivi generali, chiari e misurabili. Meno energia! Dei tre obiettivi, questo è il più importante. Per scaldarci, abitare, muoverci, nutrirci e produrre merci consumiamo in Europa 6 mila watt per abitante d'energia commerciale. È come se ognuno di noi tenesse accese 60 lampadine da 100 watt, giorno e notte, tutto l'anno. Più di metà di quest'energia non produce benessere, ma sprechi, danni e calore perduto. Riducendo questi sprechi si può ridurre il consumo senza ridurre il benessere. Ingegneri hanno calcolato che entro il 2050 possiamo scendere da 6 mila a 2 mila watt per abitante. Ma perché scendere a 2 mila watt, cioè ai nostri consumi degli anni '60? Per due motivi. Primo: 2 mila watt è oggi il consumo medio individuale della popolazione mondiale; se non superiamo questa soglia, almeno non aumentiamo i danni che già oggi facciamo con i 12 mila watt degli statunitensi, i 6 mila degli europei, i mille degli indiani e i 500 degli africani. Se non vogliamo aumentare i danni ma vogliamo permettere a quattro miliardi di persone di aumentare il loro benessere materiale, chi oggi consuma troppo deve ridurre il suo consumo. Secondo: una "società da 2 mila watt" è per esempio l'obiettivo che si è data per il 2050 la Svizzera (2), uno dei Paesi con il più alto livello di sviluppo, di benessere e di soddisfazione della popolazione. L'obiettivo dei 2 mila watt è stato formulato dai AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
  • 11. 9 Politecnici federali di Zurigo e di Losanna e adottato dai principali enti di ricerca federali sulle tecnologie energetiche, sui materiali, sulle acque, dall'ente federale per l'energia, dalla società degli ingegneri e degli architetti e infine dal governo svizzero nel 2002, con la sua "Strategia di sviluppo sostenibile" (3). Proprio perché la Svizzera si è data un obiettivo lontano, ha cominciato già da diversi anni a muoversi nella direzione giusta. In Svizzera ci sono già 9 mila edifici a basso o bassissimo consumo, per un totale di 9 milioni di metri quadrati. Sono costruiti o ristrutturati secondo lo standard "Minergie" (4), una norma e un marchio elaborati insieme dallo Stato, dagli ingegneri, dagli architetti e dalle imprese e destinati a diventare lo standard di tutti gli edifici. 100 mila pompe di calore sono installate in Svizzera per scaldare gli edifici con il calore del sottosuolo e la maggioranza delle case in costruzione adottano questo sistema (5). La Germania ha varato un piano per ridurre del 40 per cento le emissioni di Co2 entro il 2020. La Svezia e l'Islanda sono in gara tra loro per diventare la prima nazione oil-free (libera dal petrolio) entro il 2020. In Italia invece c'è chi vuole tornare alle utopie nucleari degli anni '70 e al carbone. Meno materiali! Per ogni italiano si prelevano dalla natura in un anno 36 tonnellate di materie prime (2004) (6), dieci volte di più di cento anni fa. Tre quarti di questi materiali tornano nella natura entro un anno come rifiuti o emissioni. La maggior parte sono ancora buoni e preziosi; sarebbero utili per fare nuovi prodotti. Invece li mescoliamo tra loro, li disperdiamo nell'aria, nelle acque, nei suoli, li seppelliamo, cerchiamo di bruciarli. Basterebbe che ogni ramo industriale fosse obbligato a riprendersi i prodotti che ha fabbricato ed ecco che gran parte dei materiali sarebbero riutilizzati. In Svizzera potete riportare nei negozi d'elettrodomestici qualunque vecchio elettrodomestico, anche se non lo avete comprato lì e se non ne comprate un altro. Aziende pioniere hanno adottato questa strategia. Interface, il più grande produttore al mondo di moquette (7) produce le moquette nuove con i materiali delle sue moquette vecchie. Voi non comprate più una merce, pagate un servizio: anni di copertura di pavimento invece che quintali di moquette. Scienziati europei hanno fondato l'"Istituto del fattore dieci" (8): secondo loro è necessario e possibile che i Paesi industriali aumentino drasticamente la loro efficienza materiale, riducendo di dieci volte il loro uso di materie prime entro cinquanta o cento anni. Anche il Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente raccomanda la strategia del "fattore dieci" per i Paesi industriali (9). Il sistema più efficace è spostare gradualmente le tasse dal lavoro all'uso di AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA materiali e di energia: tassare meno il lavoro e tassare di più materiali e combustibili, in modo da rendere disoccupate le tonnellate, non le persone. Questa strategia si chiama "Riforma Ecologica Fiscale" e in molti Paesi la stanno facendo (10). Quale partito e quale parlamentare si sono impegnati a farla in Italia? Entro il 2050 venti tonnellate per abitante invece delle attuali 36. È possibile. Ma bisognerebbe cominciare adesso. Meno lavoro! Il terzo obiettivo su cui un parlamentare dovrebbe impegnarsi è quello della riduzione della fatica. Della nostra, non della sua. Grazie all'ingegno umano e alla legislazione sociale, nei Paesi industriali oggi si lavora metà delle ore di cento anni fa e si produce dieci volte di più. Da secoli il progresso tecnico e sociale vuol dire dividere i benefici dell'aumento della produttività in due metà: una per aumentare le merci e l'altra per diminuire la durata della fatica umana. Secondo alcuni però ora la seconda metà del progresso si dovrebbe fermare: l'aumento della produttività dovrebbe essere tutto investito nella produzione di più merci, mantenendo costanti le ore di lavoro o addirittura aumentandole. Ma così otteniamo più consumi materiali, più inquinamento e una vita sempre più stressata. Lo stress aumenta perché oggi alle ore di lavoro pagate bisogna aggiungere decine d'ore la settimana per spostarsi sempre di più e sempre più lontano e per amministrare la propria persona e la propria famiglia come se ognuno fosse un'azienda. Un quarto delle ore di lavoro crea prodotti inutili o dannosi e un altro quarto cerca di misurare e riparare i loro danni. Se non facessimo tanti danni con un eccesso di consumi, ci basterebbe lavorare metà. Lo diceva già Keynes nel 1930: secondo lui entro un secolo (2030) quindici ore di lavoro alla settimana sarebbero bastate a produrre il necessario per tutti (11). Come mai, nonostante progressi di produttività che Keynes non poteva nemmeno immaginare, ora c'è chi chiede di aumentare le ore di lavoro? Un parlamentare dovrebbe darsi da fare per dimezzare le ore di lavoro entro cinquant'anni: da quaranta a venti ore la settimana; e per distribuirle meglio tra chi oggi deve lavorare troppo e chi è costretto alla disoccupazione. Per perseguire questi tre obiettivi occorrono decine d'iniziative. Ma il programma per il 2050 si può riassumere in una parola: meno. E in un gesto, mostrando le prime tre dita di una mano: energia, materiali, lavoro. In Italia non conosco partiti o politici capaci di farlo. Vedi note sulla pagina seguente...
  • 12. 10 1) newdream.org 2) novatlantis.ch 3) http://www.are.admin.ch/dokumentation/ 00121/00224/index.html?lang=it&msg-id=10201 4) minergie.ch/it 5) geothermie.ch 6) arpa.it 7) interfaceinc.com; en.wikipedia.org/wiki/ AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA Ray_Anderson 8) factor10-institute.org 9) unep.org/Geo2000/english/0028.htm 10) en.wikipedia.org/wiki/Ecotax; web.net/ecoeco/ ecotaxrf.htm 11) http://www.eco.utexas.edu/faculty/ Cleaver/368keynesgrandchildrentable.pdf ....................................................................................................................................................................................................
  • 13. 11 Nel 1986, come reazione alla catastrofe di Cernobyl, Ursula e Michael Sladek fondano con i cittadini di Schönau la EWS, azienda elettrica cooperativa non-profit che acquista la locale rete elettrica e che vende elettricità al 100% da fonti rinnovabili a 400 000 persone in tutta la Germania LA ELETTRODEMOCRAZIA DI SCHÖNAU SCHÖNAU CITIZENS’ SOCIAL COMPANY 1986-2016 Marco Morosini, 22.4.2016, ETH Zurich http://www.slideshare.net/ morosini1952/schnau-citizens-energy-social-company-19862016 Ursula e Michael Sladek, fondatori della cooperativa elettrica EWS Schönau www.ews-schoenau.de The Goldman Environmental Prize 2011 http://goldmanprize.org/2011/europe https:// www.youtube.com/ watch?v=swG1_pk6Y94
  • 16. 14 UN FUTURO SOSTENIBILE (1998) Con meno, di più e meglio. Una speranza per il nuovo millennio Gian Luigi Quarti Tiziano Gamboni Consulenza scientifica: Marco Morosini Produzione: Televisione Svizzera Versione: italiana Basandosi sull’importante studio “Futuro Sostenibile” (terza edizione it. Emi, Bologna 1997), realizzato dall’Istituto di Wuppertal - per il clima, l’ambiente e l’energia - il documentario presenta la teoria e soprattutto l’applicazione pratica della nuova filosofia dello “sviluppo sostenibile” per garantire un futuro al pianeta e ai suoi abitanti. Beppe Grillo da anni ridicolizza con le arti della comicità il nostro modo di produrre, di consumare, di vivere. Chi meglio di lui poteva concorrere a sintetizzare ed esemplificare questi argomenti? Premi e riconoscimenti: Premio ENEA 1999 "Sviluppo Sostenibile". https://www.youtube.com/watch? v=BmjwcQeI9q4
  • 17. 15 https://www.youtube.com/watch? v=3TLy1ALGdNo UN GRILLO PER LA TESTA (1995) Lo "Zaino ecologico" e il "punto di non ritorno" Gian Luigi Quarti Tiziano Gamboni Consulenza scientifica: Marco Morosini Produzione: Televisione Svizzera Versione: italiana Beppe Grillo ha deciso di non essere più una pecora dell’economia. Ne ha analizzato i meccanismi e svelato gli sprechi per poi rivelare al pubblico, in modo coinvolgente ed acuto, i risultati delle sue riflessioni. E’ giunto il tempo di ridefinire il concetto di “sviluppo” e considerarci noi i paesi in via di sviluppo. Serve introdurre e considerare seriamente nuovi concetti ecologici ed economici quali lo zaino ecologico e il punto di non ritorno. Il documentario alterna gli interventi comici di Beppe Grillo con interviste ad esperti qualificati che descrivono il concetto di “sviluppo economico sostenibile”. Una controinformazione documentata, incisiva, e al tempo stesso divertente. Premi e riconoscimenti; "Premio Gran Paradiso" al Canavese International Ecofilm Festival 1999
  • 18. 16 http://www.lafeltrinelli.it/libri/beppe-grillo/tutto-grillo-che-conta/9788807490439 TUTTO IL GRILLO CHE CONTA (2006) Dodici anni di monologhi, polemiche, censure "Vent'anni fa ho fatto una pubblicità. Ma poi ho capito alcune cose sulla pubblicità. Quindici anni fa me la prendevo coi politici. Ma poi ho capito alcune cose sull'economia. Dieci anni fa finivo i miei spettacoli sfasciando un computer a mazzate. Ma poi ho capito alcune cose sui computer e su internet. Oggi la pubblicità mi sembra uno dei mali peggiori, l'economia la vera padrona della politica e internet uno dei pochi spiragli per difendersi e per ridare alla politica lo spazio che l'economia le ha rubato."