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Chi ha paura dell’innovazione?
23 MAGGIO 2015 | di Piero Formica | @PIEROFORMICA1 (+7)IGNORANZA CREATIVA
IGNORANZA CREATIVA
Lo scorso 20 aprile, a seguito dell’ascolto di Eta Beta, il programma quotidiano di Radio Uno
magistralmente condotto da Massimo Cerofolini e dedicato ai fermenti innovativi, una
giovane innovatrice, Emanuela Goldoni, alla domanda sul perché l’innovazione faccia paura
ha risposto: “L’innovazione fa paura, perché significa inimicarsi parecchi politici”. Una
risposta cha fa il paio con quanto affermato da Nicholas Negroponte, cofondatore del celebre
MediaLad del MIT a Boston. Come ha ricordato nella stessa trasmissione Massimo Sideri,
editorialista del Corriere della Sera, Negroponte ha sostenuto che “L’innovazione è quella cosa
che nessuna azienda si aspetta dai propri dipendenti, nessuna famiglia dai propri figli,
nessuno stato dai propri cittadini”. Perché? Tra i tanti meandri del labirinto che sbocca nella
risposta, ce n’è uno che a me piace chiamare il “pozzo dell’esperto”.
I decisori politici o sono essi stessi esperti o si avvalgono di esperti in specifiche materie
soggette a misure governative. Questi esperti entrano nel pozzo della conoscenza e vi
discendono fino al fondo. Lungo il percorso incontrano altri esperti – quelli che attraverso le
corporazioni di appartenenza sono portatori di interessi privati. Gli uni e gli altri traggono
utilità dallo scambiarsi reciprocamente dei favori. In cambio di voti e quindi di potere, i
decisori politici varano interventi che impongono ai destinatari di avvalersi delle competenze
delle corporazioni. È così anche per le misure che interessano l’innovazione. Uno sciame di
professionisti ruota intorno agli aspiranti e neoimprenditori, accaparrandosi porzioni
significative dei fondi pubblici resi disponibili. Fondi che, ora come ora, appaiono
indispensabili se è vero che in Italia i capitali di rischio che irrorano i campi dei nuovi
imprenditori sono pari ad appena 80 centesimi per abitante, ben al di sotto della media dei
paesi avanzati.
Chi temono i politici e le corporazioni? Gli innovatori impegnati a concepire idee che
cambiano il mondo e alimentano per i decenni a venire la crescita economica. Costoro hanno
bisogno di spazi vuoti, dove galleggiano imprese, prodotti e servizi inconcepibili perché
contrari al buon senso delle politiche pubbliche collusive. A differenza che nei processi
burocratici organizzati a forma di pozzi specializzati per disciplina, nello spazio vuoto
l’approccio olistico della transdisciplinarietà promuove l’incontro e l’integrazione delle
diverse mappe della conoscenza, generando soluzioni innovative che sono ibride e non
riconducibili a una particolare pratica di conoscenza. Il mettere insieme mappe della
conoscenza le più diverse per poi trasformarle in qualcosa di inedito nel campo
dell’imprenditorialità contraddistingue i titani della Silicon Valley. Un caso emblematico è
quello di Elon Musk, tra gli imprenditori più di successo al mondo, oggi amministratore
delegato di SpaceX con la missione di portare in viaggio la gente nello spazio e di Tesla Motors
impegnata nella realizzazione di avveniristiche auto elettriche. Prima di spostarsi in Silicon
Valley, Musk ha frequentato l’Università di Pennsylvania dove ha creato una sua originale
Post precedenti
mappa della conoscenza mescolando insieme studi di economia e studi di fisica.
Ecco allora sciolto un altro “perché”. Il complesso politico- corporativo non vuole che si
pratichi l’arte dell’ignoranza creativa. Si tratta di quell’ignoranza che come una fune ci aiuta a
non precipitare nel pozzo della conoscenza per specializzarci tanto da conoscere tutto di
niente. L’intreccio tra politica e corporazioni resta ben saldo finché l’innovazione – si badi
bene, quella incrementale per fare meglio ciò che già si sa fare – resta il satellite che ruota
intorno ai grandi pianeti delle gare, dei premi e dei portatori di interessi particolari.
Quell’intreccio sarebbe messo a repentaglio dagli innovatori rivoluzionari che navigano negli
spazi vuoti, estranei e inaccessibili al complesso politico-corporativo. A far paura sono gli
‘Homines Novi’ che sfruttano i punti di forza dell’ignoranza creativa, così contrastando
l’obsolescenza del patrimonio di conoscenza accumulato.
piero.formica@gmail.com
Tag: corporazioni, decisori politici, Elon Musk, esperti, Eta Beta, ignoranza creativa, vuoto
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  • 2. Post precedenti mappa della conoscenza mescolando insieme studi di economia e studi di fisica. Ecco allora sciolto un altro “perché”. Il complesso politico- corporativo non vuole che si pratichi l’arte dell’ignoranza creativa. Si tratta di quell’ignoranza che come una fune ci aiuta a non precipitare nel pozzo della conoscenza per specializzarci tanto da conoscere tutto di niente. L’intreccio tra politica e corporazioni resta ben saldo finché l’innovazione – si badi bene, quella incrementale per fare meglio ciò che già si sa fare – resta il satellite che ruota intorno ai grandi pianeti delle gare, dei premi e dei portatori di interessi particolari. Quell’intreccio sarebbe messo a repentaglio dagli innovatori rivoluzionari che navigano negli spazi vuoti, estranei e inaccessibili al complesso politico-corporativo. A far paura sono gli ‘Homines Novi’ che sfruttano i punti di forza dell’ignoranza creativa, così contrastando l’obsolescenza del patrimonio di conoscenza accumulato. piero.formica@gmail.com Tag: corporazioni, decisori politici, Elon Musk, esperti, Eta Beta, ignoranza creativa, vuoto CONTRIBUTI " " 0 PARTECIPA ALLA DISCUSSIONE " " INVIA Scrivi qui il tuo commento