La formazione in Mindful parenting permette di andare al di là delle formazioni educative rivolte ai genitori, sostenendo il cambiamento e la guarigione del "trasmission gap" ossia delle esperienze di attaccamento irrisolte del passato
La formazione in Mindful parenting permette di andare al di là delle formazioni educative rivolte ai genitori, sostenendo il cambiamento e la guarigione del "trasmission gap" ossia delle esperienze di attaccamento irrisolte del passato
I Disturbi specifici dell'apprendimento (DSA) costituiscono un'area di interesse clinico nella quale si è realizzato negli ultimi trent'anni un importante avanzamento delle conoscenze, grazie ai numerosi contributi derivati dalla ricerca scientifica e dall'affinamento delle tecniche di indagine diagnostica.
Questo ha comportato per gli specialisti che se ne occupano (psicologo, neuropsicologo, logopedista) oltre alla necessità di avere orientamenti chiari sulla diagnosi, anche un processo di comprensione delle caratteristiche del bambino, che guidi alla costruzione di un progetto per la crescita delle sue competenze pensato sulle sue specifiche attitudini.
Progetto nel quale deve essere inclusa anche la famiglia che vive, con il bambino, un profondo senso di inadeguatezza e di ansia.
LA REGOLAZIONE DELLE EMOZIONI A SCUOLA Un progetto di intervento in una scuol...RobertaMascioni
Questo intervento è una ricerca-azione che si pone come obiettivo fondamentale quello di indagare gli effetti di un programma di regolazione delle emozioni realizzato in una classe di Scuola Secondaria di Primo Grado.
Le emozioni giocano un ruolo importante fin dall’inizio della vita di ogni individuo e rendono possibile il rapporto con gli adulti significativi. La scoperta e l’etichettamento delle emozioni facilitano le interazioni e il deficit di queste abilità contribuisce alla creazione di problemi comportamentali e di comprensione. È fondamentale, quindi, favorire processi di regolazione delle emozioni in giovane età per migliorare il benessere negli adolescenti.
Per favorire una gestione più efficace delle emozioni occorre sostituire strategie disfunzionali quali l’evitamento e la ruminazione con altre più adattive come l’accettazione, l’attivazione comportamentale e la creazione di relazioni più significative e supportive.
L’iniziativa fa riferimento ai protocolli statunitensi (Psicoeducazione, Mindfulness, ACT…) presenti in letteratura e trae spunto da esperienze promosse in alcune scuole italiane.
Non è facile essere genitori. La relazione educativa richiede intelligenza emotiva, conoscenza di sé, equilibrio interiore, energia.
Il genitore svolge un compito delicato, spesso carico di contrarietà, ruolo che necessita di buone competenze psico-sociali, oltre che di buone doti personali. I bambini sono emotivamente vulnerabili e dipendenti dalle figure adulte: si nutrono dei loro gesti e delle loro parole, elementi che inevitabilmente lasciano un segno. Lo stesso vale per gli adolescenti, apparentemente più autonomi, ma estremamente bisognosi di adeguate figure di riferimento, capaci di star loro accanto in una fase di transizione così delicata e ricca di cambiamenti, che può minare il processo di costruzione della personalità.
I figli guardano con attenzione al modello che si offre loro, mentre ascoltano poco le parole. I genitori, a volte, non riescono a spiegarsi come tutte le cure dedicate a creare un buon rapporto con i propri figli si rivelino inefficaci. Certamente questo è un momento storico carico di cambiamenti sociali disorientanti, dove l'autorità di un tempo appare tramontata. Eppure dare regole chiare continua ad essere importante. Le regole aiutano a crescere. Se l'autoritarismo viene spesso rifiutato, l'autorevolezza risulta ancora un punto di forza.
La genitorialità può mettere in crisi i partner, invece che cementarne il legame. Ciò accade perché il ruolo genitoriale porta con sé antichi copioni familiari, magari poco in sintonia con quelli del partner, antiche dinamiche legate al proprio modo di essere stati figli, anch’esse magari distanti dal vissuto del coniuge. E quando i figli crescono e se ne vanno di casa si può presentare la “sindrome da nido vuoto”, dove sensazioni di solitudine e abbandono hanno la meglio. Queste difficili condizioni possono trovare una risoluzione.
Un percorso di supporto alla genitorialità è occasione di confronto, indagine dei propri dubbi, sviluppo di nuove conoscenze, momento per trovare risposte efficaci ai bisogni dei propri figli, momento per rileggere dinamiche familiari di difficile comprensione, occasione per ritrovare il senso del proprio compito educativo, così da aiutare i propri figli a diventare grandi.
Disturbi e difficolta dell apprendimento - il ruolo della famigliaTania Krevaika
Il fatto che il figlio ha dei disturbi dell’ apprendimento significa che impara delle cose specifiche in modo diverso dagli altri figli. Ciò non significa che non le può imparare. Mentre i disturbi dell’ apprendimento non possono essere curati, ma possono essere configurati con il supporto e gli interventi realizzati con l'aiuto degli specialisti.
I Disturbi specifici dell'apprendimento (DSA) costituiscono un'area di interesse clinico nella quale si è realizzato negli ultimi trent'anni un importante avanzamento delle conoscenze, grazie ai numerosi contributi derivati dalla ricerca scientifica e dall'affinamento delle tecniche di indagine diagnostica.
Questo ha comportato per gli specialisti che se ne occupano (psicologo, neuropsicologo, logopedista) oltre alla necessità di avere orientamenti chiari sulla diagnosi, anche un processo di comprensione delle caratteristiche del bambino, che guidi alla costruzione di un progetto per la crescita delle sue competenze pensato sulle sue specifiche attitudini.
Progetto nel quale deve essere inclusa anche la famiglia che vive, con il bambino, un profondo senso di inadeguatezza e di ansia.
LA REGOLAZIONE DELLE EMOZIONI A SCUOLA Un progetto di intervento in una scuol...RobertaMascioni
Questo intervento è una ricerca-azione che si pone come obiettivo fondamentale quello di indagare gli effetti di un programma di regolazione delle emozioni realizzato in una classe di Scuola Secondaria di Primo Grado.
Le emozioni giocano un ruolo importante fin dall’inizio della vita di ogni individuo e rendono possibile il rapporto con gli adulti significativi. La scoperta e l’etichettamento delle emozioni facilitano le interazioni e il deficit di queste abilità contribuisce alla creazione di problemi comportamentali e di comprensione. È fondamentale, quindi, favorire processi di regolazione delle emozioni in giovane età per migliorare il benessere negli adolescenti.
Per favorire una gestione più efficace delle emozioni occorre sostituire strategie disfunzionali quali l’evitamento e la ruminazione con altre più adattive come l’accettazione, l’attivazione comportamentale e la creazione di relazioni più significative e supportive.
L’iniziativa fa riferimento ai protocolli statunitensi (Psicoeducazione, Mindfulness, ACT…) presenti in letteratura e trae spunto da esperienze promosse in alcune scuole italiane.
Non è facile essere genitori. La relazione educativa richiede intelligenza emotiva, conoscenza di sé, equilibrio interiore, energia.
Il genitore svolge un compito delicato, spesso carico di contrarietà, ruolo che necessita di buone competenze psico-sociali, oltre che di buone doti personali. I bambini sono emotivamente vulnerabili e dipendenti dalle figure adulte: si nutrono dei loro gesti e delle loro parole, elementi che inevitabilmente lasciano un segno. Lo stesso vale per gli adolescenti, apparentemente più autonomi, ma estremamente bisognosi di adeguate figure di riferimento, capaci di star loro accanto in una fase di transizione così delicata e ricca di cambiamenti, che può minare il processo di costruzione della personalità.
I figli guardano con attenzione al modello che si offre loro, mentre ascoltano poco le parole. I genitori, a volte, non riescono a spiegarsi come tutte le cure dedicate a creare un buon rapporto con i propri figli si rivelino inefficaci. Certamente questo è un momento storico carico di cambiamenti sociali disorientanti, dove l'autorità di un tempo appare tramontata. Eppure dare regole chiare continua ad essere importante. Le regole aiutano a crescere. Se l'autoritarismo viene spesso rifiutato, l'autorevolezza risulta ancora un punto di forza.
La genitorialità può mettere in crisi i partner, invece che cementarne il legame. Ciò accade perché il ruolo genitoriale porta con sé antichi copioni familiari, magari poco in sintonia con quelli del partner, antiche dinamiche legate al proprio modo di essere stati figli, anch’esse magari distanti dal vissuto del coniuge. E quando i figli crescono e se ne vanno di casa si può presentare la “sindrome da nido vuoto”, dove sensazioni di solitudine e abbandono hanno la meglio. Queste difficili condizioni possono trovare una risoluzione.
Un percorso di supporto alla genitorialità è occasione di confronto, indagine dei propri dubbi, sviluppo di nuove conoscenze, momento per trovare risposte efficaci ai bisogni dei propri figli, momento per rileggere dinamiche familiari di difficile comprensione, occasione per ritrovare il senso del proprio compito educativo, così da aiutare i propri figli a diventare grandi.
Disturbi e difficolta dell apprendimento - il ruolo della famigliaTania Krevaika
Il fatto che il figlio ha dei disturbi dell’ apprendimento significa che impara delle cose specifiche in modo diverso dagli altri figli. Ciò non significa che non le può imparare. Mentre i disturbi dell’ apprendimento non possono essere curati, ma possono essere configurati con il supporto e gli interventi realizzati con l'aiuto degli specialisti.
2. Diagnosi versus terapia”
il contributo dello psicologo
al trattamento
delle balbuzie
Dott. Maria Teresa Ingenito
Psicologa / psicoterapeuta
Ass. “La Nostra Famiglia” - Cava de’ Tirreni
3. La diagnosi di balbuzie e la proposta di trattamento vanno
opportunamente calibrate sulla complessità del problema e sugli
obiettivi da raggiungere in funzione del benessere mentale del
paziente.
Il trattamento della balbuzie, oggetto di controversie e di immancabili
rivendicazioni di settore, deve poter usare una formula integrata già in fase
di valutazione del disturbo.
Una suddivisione didattica dei cardini di valutazione ci porta a sintetizzarli
in 3 ambiti specifici:
1. Raccordo anamnestico
2. Dati clinico/descrittivi – sintomatologia – studio del comportamento
linguistico
3. Valutazione psicologica,
ma non a settorializzarli in percorsi separati.
Una buona prassi diagnostica suggerisce di interpretare i dati secondo una
visione olistica del problema per evitare programmi riabilitativi parziali di
poca efficacia
4. Diagnosi foniatrica
Profilo psicofunzionale
del paziente
Analisi psicosocioeducativa
Prassi del contesto familiare e
diagnostica scolastico
Valutazione risorse
individuali e socioambientali
Pianificazione del progetto riabilitativo
Scelta del referente del caso e
programmazione – coordinamento
interventi
5. Un apporto clinico e terapeutico fondato sul contributo
integrato di più figure professionali è garante di un approccio
qualificato alla complessità umana
Il trattamento di tipo sintomatico è un contributo al miglioramento della
produzione verbale, ma, da solo, non basta perché, affinchè un
bambino utilizzi le tecniche del “ben parlare”, deve rappresentarsi
capace di farlo, padrone delle proprie risorse, motivato a migliorare la
qualità della sua vita di relazione e facilitato nei rapporti sociali.
Al riabilitatore quindi si chiede di lavorare anche:
1. Sul riconoscimento del disturbo da parte del paziente
2. Sugli aspetti qualitativi del fenomeno
3. Sul retroterra affettivo emozionale dei sintomi visivi ed udibili
4. Sui meccanismi di auto alimentazione e sui comportamenti secondari
espressi dal disagio comunicativo del balbuziente
5. Sulla famiglia e sull’ambiente sociale.
7. All’interno di questo modello lo psicologo può contribuire
alla cura della balbuzie delineando:
• il gioco che le risonanze affettive attribuiscono alla
relazione paziente – terapista
• le dinamica del setting terapeutico scandite da tempi -
spazi - bisogni e reazioni
• l’attitudine al cambiamento, gli adattamenti e le
strategie comunicative del paziente
• Le relazioni familiari
• Le dinamiche scolastiche
e intervenendo attraverso:
1. Attività di supervisione
2. Psicoterapia individuale o di gruppo
3. Interventi psicologici o pedagogici sulla famiglia
4. Orientamento educativo didattico alla scuola
8. La Nostra esperienza operativa
Percorsi procedurali
il ruolo che lo psicologo assume nella cura del soggetto balbuziente
varia in rapporto all’età cronologica
Età Prescolare:
Interventi sul bambino
Trattamenti individuali: Attori Obiettivi
• Psicomotricità psicomotricista 1. favorire o migliorare le
funzioni comunicazionali e
• Logopedia PSICOLOGO il comportamento del
supervisore bambino attraverso
l’integrazione tra atti
logopedista motori e fenomeni psichici
2. monitorare l’andamento
del disturbo
9. Interventi sulla famiglia
Trattamenti: Attori Obiettivi
• Counseling parentale • logopedista • Favorire la coscienza
del problema e offrire
• Colloqui psicologici • psicologo strumenti di auto/aiuto
10. Interventi sulla scuola
Trattamenti: Attori Obiettivi
• incontri programmatici • psicologo • Individuare il bisogno del
per orientamento orto - bambino per favorire una
pedagogico
corretta integrazione
scolastica
11. Età scolare
interventi sul bambino
Trattamenti individuali: Attori Obiettivi
• Logopedia • Logopedista 1. modellamento della fluenza
• Psicologo 2. facilitazione di uno stato di
supervisore benessere nel bambino e
padronanza delle proprie
emozioni
12. Interventi sulla famiglia
Trattamenti Attori Obiettivi
• counseling parentale • logopedista 1. Modificare l’atteggiamento e
il comportamento dei familiari in
• colloqui psicologici • psicoterapeuta rapporto alla balbuzie del
figlio
2. Facilitare la fruibilità dei
modelli identificatori
all’interno del setting familiare
in presenza di situazione
problematica
13. Interventi in ambiente socio-culturale
(scuola – gruppi ricreativi/sportivi/educativi)
Trattamenti Attori Obiettivi
• colloqui programmatici • psicologo 1. Facilitare nel bambino
l’integrazione sociale e
per orientamento l’identità di ruolo
ortopedagogico
2. Informare le insegnanti
sulle
condotte da adottare con il
bambino balbuziente
14. Età Adolescenziale
Interventi sul ragazzo
Obiettivi
Trattamenti individuali Attori • favorire i processi di
e/o di gruppo
• Logopedista inibizione del disturbo
• logoterapia
• psicoterapia • facilitare l’elaborazio
• Psicologo supervisore
individuale / di gruppo ne di vissuti conflittuali
• Psicoterapeuta
legati alla disabilità
• facilitare una condizio
ne di benessere nel
paziente
15. Interventi sulla famiglia
Trattamenti Attori Obiettivi
• colloqui psicologici • psicoterapeuta e paziente • facilitare lo scambio
affettivo e comunica
zionale le all’interno
del setting familiare
16. Interventi in ambiente socio-culturale
(previa approvazione del paziente)
Trattamenti Attori Obiettivi
• colloqui programmatici • facilitare i processi di
• psicologo e
identificazione sociale in
per orientamento orto- paziente problematico
pedagogico paziente