SlideShare a Scribd company logo
1 of 53
Download to read offline
Sara Montani
ASCOLTO E NARRAZIONE
.
Jean Guitton
“Io ho scritto ed ho dipinto. E quando penso di paragonare questi due
linguaggi mi sembra che la scrittura sia parola, mentre la pittura è silenzio.
Credo che il silenzio di un piccolo spazio colorato esprima meglio del testo
scritto ciò che non posso né dire né sapere, perché il segreto è nascosto nel
profondo di me stesso.”
Jean Guitton
La struttura del libro narra del vissuto di Sara Montani. Vuole essere un diario quasi
intimo che lei stessa compone.
Attraverso suoi brevi pensieri e riflessioni riguardanti periodi diversi, che spesso si
rincorrono, vengono presentate opere realizzate dal 1970 al 2010, selezionate per
differenti tecniche con la prerogativa di essere di formato quadrato, assolutamente
entro i cm.70x70.
Le accompagnano citazioni di James Ensor, Jean Guitton, Wassilj Kandinskji,
Tadeusz Kantor e Edmondo De Amicis, anche queste ritrovate dall’autrice sottoforma
di appunti nelle sue agende di anni vari.
Il testo introduttivo è di Sergio Spadaro.
Eccomi, 2005. Tecnica mista, cm 6,5x6,5
Quando tutto sarà contaminato, 1970. Smalti su cartone, cm23x23
All'orizzonte, 2005. Tecnica mista, cm 6,5x7,5
Al quadrato, che ha percorso
con me parte del viaggio,
chiedo a prestito la forma
per fare un punto.
Il mio posto, 2005. Collografia e matite, cm 7x7
La Vita che si porge calma e infuocata con burrasche e vento (da Blixen La mia Afica ,2006).
Tecnica mista su carta intelata, cm 22x22
La vita che si porge, 2005. Tecnica mista su carta intelata, cm 25,5x25,5
All'alba, 2005. Tecnica mista, cm 7x7
Aquiloni
“Spinto dai venti spesso contrari
ho navigato verso i paesi straordinari dello stupore.
Ne ho ricavato le delizie di orizzonti popolati di segni evanescenti.”
1) James Ensor
È una nuvola bianca, 2005. Tecnica mista su carta intelata, cm 20x20
Il silenzio ha in sé tutto, 2007. Acrilico e pastello su tavola, cm 20x20
1
Con uno spicchio di mela, a quattro anni, mi sono affacciata al “mondo dell’arte” facendo un
ghirigoro, bellissimo e profumato, su tutto il perimetro dei muri della casa nuova, mentre i miei
genitori erano intenti al trasloco. Ricordo ancora il piacere e la soddisfazione.
Dalla curiosità e dall’interesse dello sperimentare è nata la passione. È nata dal fare, dal piacere di
vedere prendere forma, dalle mie idee e dal mio lavoro, con un pensiero progettuale, qualcosa che
prima non c’era. E poi è lì, esiste solo per mia volontà, ha fatto appello alle mie conoscenze e al
mio sentire, lo guardo, mi guarda, osservo, ascolto, interroga la mia mente e nello stesso tempo
anche il mio sentire. (Tratto dall’agenda personale del 1996)
Omaggio a Satie. Quiete e moto, 2009. Matite e impronta su carta intelata
Omaggio a Satie. Gnossienne, 2009. Tecnica mista su carta intelata, cm 50x50
Omaggio a Satie. Assenza, 2009. Matite e impronta su carta intelata, cm50x50
Luce e Buio
Presenza e Assenza
Gioia e Dolore
Vicinanza e Lontananza
2
Emozione, materia, grande gioia del colore, profumo: questo è per me la realtà. Mi attrae incredibilmente
sollecitare la mia e altrui creatività, l'avere fiducia nel caso, nella nuova esperienza come anche stare in bilico
tra sogno e realtà o sconfinare… Devo andare oltre ciò che vedo.
Non voglio accontentarmi della realtà delle cose, ma indagare a fondo ogni aspetto della vita: cerco quindi di
individuare quello che sta oltre l’apparenza, nel tentativo di ricevere e trasmettere emozioni; se la realtà non
è autentica che lo siano le emozioni di chi guarda e di chi si esprime!
Ecco allora perché evocare, attraverso la riscoperta della materia, del gesto e della vibrazione del colore,
sensazioni e memorie. (Tratto dall’agenda personale del 1993).
Avocado,1968. Smalto su carta, cm 17x17
Porpora, 1968. Smalto su carta, cm 17x17
Bordaux, 1968. Smalto su carta, cm 17x17
Cenere, 1968. Smalto su carta, cm 17x17
Relazione e Separazione
Nascita e Morte
Quiete e Moto
Veglia e Sonno
Giorno e Ombra e Notte.
Prima il buio e poi la luce.
Dal silenzio alla parola.
E nell’ombra la creazione.
3
Inizio il lavoro seguendo un larvato progetto, l’idea piano piano cerca di acquisire una forma, senza
ricorrere a una rappresentazione simbolica e tutto prende via via consistenza e magari si modifica
strada facendo con la definizione di forme nuove, contenuti, trasparenze, lucentezze improvvise,
rilievi, profili che rievocano sensazioni, emozioni, memorie di giochi o scoperte infantili.
Lavoro con frenesia per vedere concretizzata l’idea. Ho febbre di fare, un irreprimibile bisogno di
cercare (a volte nemmeno so cosa), di sapere, di trovare. L’ansia è tale da trattenere il fiato, non
chiudo o ripongo i colori e gli strumenti e mi innervosisco se al bisogno non li trovo subito o se
suona il telefono, se vengo distratta. E’ un intimo e continuo interrogarsi, un profondo cercare e
cercarsi, è un dialogo con l’idea, con la materia, con il colore.
La concentrazione deve essere assoluta: per vincere la sfida, per goderne della riuscita, per soffrire
irritata del mancato risultato. Poi… le immagini sedimentate nella memoria sono lì. Hanno preso
consistenza e significato. Gli spunti di partenza si sono annullati travolti da un magma luminoso di
colori. Il tormento iniziale diventa ora osservazione e riflessione. (Tratto dall’agenda personale del
1990)
Ai piedi del Gong, 2005. Acrilico e pastello su carta intelata, cm 20x20
Vicino al sole, 2007. Acrilico e matite su carta intelata, cm 20x20
Né principio né fine, 2005. Acrilico e pastello su tavola, cm 20x20
La gioia significa grazie al dolore.
La quiete si apprezza per l’esserci dell’azione.
Ma è la zona intermedia che tutto svela.
A poco… a poco.
Macigno, 2006. Tecnica mista, Collezione Gabriele Cappelletti, cm 21x21
Nel profondo, 2004. Olio su carta, cm 25x25
4
Luce, 2006. Tecnica mista su tavola, cm 23x22
Hanno dato un’impronta indelebile alla mia formazione e al mio fare di oggi diversi insegnanti,
artisti riconosciuti, al Liceo Artistico e all’Accademia di Belle Arti di Brera nel corso di
Scenografia: artisti come Luisa Spinatelli, Glauco Baruzzi, Carlo Paganini, Pino Spinelli, Tito B.
Varisco, … Bellini, Lorenzo Pepe, Giò Pomodoro, Raffaele De Grada, Guido Ballo. Ma ho
imparato anche da Diego, Chiara, Houssein, Monica, Aisha, Andrea… bambini e ragazzi a cui si
diceva facessi scuola, dai quali sono certa di aver ricevuto moltissimo. E poi ci sono diversi altri
artisti del 900, come Klee, Kandinski, Nolde, Ensor, Spoerri, Louise Bourgeois, Maria Lai…. da
Duchamp ho imparato il concetto, l'idea come l'aspetto più importante dell'opera, così nel mio
lavoro appaiono “cose”, metafore e contenuti forti. Ma ho un debito notevole anche con Malevich,
verso il suo “mondo senza oggetti”. Scriveva così: “L’oggetto in sé non ha senso… le idee della
mente cosciente sono inutili” e “la supremazia del sentimento puro”. Il “Quadrato bianco su fondo
bianco” (1918) è stata una rivelazione. Allora, e non nel tempo, mi accorgo ora, io ho iniziato ad
amare la non figurazione, che poi, a fasi alterne, ho anche accolto!
La forma quadrata nel trascorrere degli anni, ha assunto il ruolo di segno, invece l’oggetto,
abbandonato o usato, è servito per guardarmi dentro: il sentire, l’ascolto di sé, il rapporto col
sociale hanno prevalso sul descrivere naturalistico.
Poi c’è l’artista preferito, più di tutti, sempre ce n’è uno: è quello che, di volta in volta, sa
stuzzicare la mia curiosità, l’interesse o la voglia di mettermi al lavoro. Quello che fa vibrare le mie
corde.
Ragnatela, 2002. Incisione a cera molle su rame, mm 500x500
Luce uno, 2010. Incisione a cera molle su rame, due lastre, mm 500x500
Luce due, 2010. Incisione a cera molle su rame, due lastre, mm 500x500
Luce tre, 2010. Incisione a cera molle su rame, due lastre, mm 500x500
Luce quattro, 2010. Incisione a cera molle su rame, due lastre, mm 500x500
Luce e buio non sono separati
Si incontrano,
Si esaltano.
Significano perché contrari.
Medusa. Ceramolle su rame, mm 500x500
Medusa e ragnatela, 2010. Ceramolle su rame, due lastre, mm 500x500
5
Non ho una tecnica preferita. Non voglio averla! A seconda del progetto a cui lavoro scelgo il
mezzo espressivo che maggiormente è adatto a quel tipo di lavoro. Considero quello che è più
adeguato e funzionale a tradurre il mio pensiero. A volte sono le chine e gli acquerelli, o i pastelli,
le stoffe, le carte, le sabbie, le colle, gli acrilici, a volte la materia, come il gesso, la resina, lo
stucco, o la creta e poi decidere se passare alla costosa fusione. Altre volte, e negli ultimi anni ha
prevalso, mi avvalgo dell’incisione calcografica, ma non intesa quale mezzo seriale: incisione come
linguaggio a sé stante, completo e autonomo. L’intento in questo caso è quello di voler dare
all’incisione il valore di linguaggio espressivo che ebbe in origine.
Mille percorsi d’incontro…
Si cercano per poter vivere in modo autonomo.
6
“Prosegui sempre dritto, sempre leggendo i nomi delle vie in tutti i quartieri, finirai per incontrare
quella che cerchi”.
Edmondo De Amicis. Cuore.
(Annotazione in copertina dell’agenda 1987)
“Le strade servono così le macchine fanno le curve”.
Martina 4 anni, durante il laboratorio di incisione nella Scuola dell’Infanzia di San Donato Milanese.
(Annotazione del 6 febbraio 2006)
A dialogo, 2000. China, collage olio, cm 20x20
E' ancora guerra, 2005. Monoprint, cm 25x25
Girotondo, 1999. Gouache e collage
Percorsi, 2007. Monoprint, cm 40x40
Trovarsi è ansia costante.
7
Chiuso in sacchi, 2005. Tecnica mista su carta intelata, cm 20x20
Nella nebbiolina grigia, 2007. Tecnica mista su carta intelata, cm 20x20
Non io scelgo il soggetto del mio lavoro. E’ lui che viene da me.
Si intrufola nella mia testa piano piano e poi ad un certo punto devo per forza ascoltarlo e fare.
All’inizio non so mai bene cosa, ma improvvisamente nel corso del lavoro, tutto si svela.
E mi accorgo che lo sapevo bene anche prima.
“…Del resto, accade sempre così.
Solo dopo anni comprendiamo che il nostro fare
"spontaneo",
"individuale",
era dettato
da una forza Superiore,
dalla NECESSITÀ,
ed è di questa che voglio parlare.” Tadeusz Kantor si dichiara in questo modo nel suo testo “La mia
opera. Il mio viaggio” edito da Federico Motta nel Giugno 1981.
Per filo e per segno, 2000. Acquaforte e ceramolle, prova colore, mm 240x240
Omaggio a Satie. Segnali, 2010. Tecnica mista su carta intelata, cm 50x50
Ma i segnali non sono solitari.
8
Corde, 2007. Tecnca mista, cm 25x25
Entrando, 2005. Tecnica mista su carta intelata, cm 22x22
Nuvole, 2007. Monoprint su tela, cm 30x30
Mi chiedo e chiedo: chi è l'artista?
Qual è il suo ruolo oggi?
Io sono portata a valutare, riflettere, ad analizzare ciò che sento e a dare nel lavoro
un’interpretazione, una mia visione.
Cartesio considera l’intuizione come un perno della creatività, dell'apprendimento, io associo
anche l’emozione, il sentire sensibile, il percepire, l’ascoltare il bisbiglio.
Sono convinta che valga la pena di sentire il silenzio, di ascoltare ed ascoltarsi.
Forse l’artista sperimenta il mondo e la vita in maniera diversa?
Certamente si sente profondamente coinvolto: io sono fortemente motivata e impressionata dalle
esperienze. E aspiro a trovare significati ad avvenimenti individuali, interpretandoli quali
immagini di una verità universale.
Intuizioni e sensazioni
si legano
universali insieme.
Dialogano.
9
Eros, 1997. Tecnica mista su tavola, cm 34,8x34,8
Africa, 2006. Tecnica mista su tavola, cm 26x22
Le esperienze più varie, di teatro come di pittura, scultura, incisione e fotografia
evidenziano da sempre il fare sperimentale del mio lavoro: anche nell’insegnamento sono
stati il dipingere, la scenografia e la regia che hanno dato voce al mio essere più profondo
con l’utilizzo di ogni possibile mezzo espressivo. Nelle tele appaiono a volte reminiscenze
fossili o rielaborazioni di reperti, quali testimoni di una ricerca non solo semantica ma
anche escatologica. Il sogno e la fantasia volano, la materia viene piegata alla volontà di
narrare. E non m’ importa quale sia la materia, cerco e conta l'emozione.
Rincorsa, 1999. Acrilico, cm 70x70
Silenzio e rumore
Silenzio e brusio e rumore
Il silenzio è stipato di mistero.
Contrario al frastuono, al rumore prepotente.
Il brusio appiana tutto, rende tutto uguale.
Livella.
10
Riferimenti, 2006. Tecnica mista, cm 30x30
Da sempre nel lavoro, d’artista e didattico, ho ritenuto fondamentale saper coniugare le
conoscenze culturali e tecniche con una continua ricerca di ciò che il rapporto con il nuovo può
generare.
La tela bianca, la tavola, il cartone o qualsiasi altro supporto, sono un piacere straordinario e una
sfida. Bisogna spingere fuori dalla tela ciò che è secondario; sconfinare… andare dalla realtà al
sogno, dalla realtà all'emotività; riuscire a stare in bilico tra realtà ed evocazione. Bisogna
suggerire, sussurrare, più che dire, perché l'osservatore possa concludere. (Tratto dall’agenda
personale del 1996).
Il mio intento più caparbio è stato ed è ininterrottamente, quello di stuzzicare e sostenere il valore
della creatività. Che è di tutti.
Penso al ruolo dell’arte nella quotidianità essere capace di trasformare l’esistenza.
Penso all’Arte come realtà che sa dare significato alla vita, capace di stabilire un rapporto invisibile
e forte e ravvicinato con i compagni di viaggio, di avventura, con i quali condivide confronti,
emozioni e alleanze.
Coraggio di vita, 2007. Tecnica mista su carta intelata, cm 20x20
Fata Morgana, 2006. Tecnica mista su carta intelata, cm 20x20
Rumore e caos.
Niente solitudine
Niente comunicazione.
Siamo confusione generale.
Il pensiero cerca di farsi strada.
11
Sott'acqua, 1996. Tecnica mista su tavola, cm 25x25
Acqua, 1996. Tecnica mista su tavola, cm 25x25
Sott'acqua, 2007. Tecnica mista su carta intelata, cm 30x30
Fondo marino, 2007. Monoprint su carta cotone, cm 30x30
Anche Kandinskij sente il pensiero agitarsi dentro di sé e continuo il bisogno di comunicare agli
altri. Nelle citazioni, del 1912, riferite al "Problema delle Forme" da "Il Cavaliere Azzurro" così si
esprime:
"I nuovi valori che hanno tolto di mezzo le vecchie barriere formano continuamente nuove barriere.
Ciò dimostra che, in fondo, non è importante il nuovo valore, ma lo spirito che in esso si è rivelato e
la libertà che è necessaria perché si riveli […]
(La forma è il mezzo con cui la rivelazione si manifesta.)
[…] La forma è sempre temporale e cioè relativa perché non è altro che il mezzo contingente, il
mezzo necessario per la rivelazione odierna. […]
[…] La forma è l'espressione esterna del contenuto interno.
Per questo non dovremmo fare una divinità della forma. E dovremmo lottare per essa nella misura
in cui può servire come tramite espressivo della risonanza interiore...
Per ogni artista (artista produttore e non "ricettivo") il proprio mezzo espressivo (= forma) è il
migliore in quanto incarna nel migliore dei modi il messaggio che egli è impegnato ad annunciare...
[…] Essendo la forma solo un'espressione del contenuto ed essendo il contenuto diverso nei diversi
artisti, è evidente che possono esserci contemporaneamente forme diverse tutte egualmente buone.
La necessità crea la forma. […]
Nella forma si riflette così lo spirito del singolo artista.
La forma reca il marchio della personalità.
[…] E come non si deve cercare la salvezza nella forma di un singolo artista, così non la si deve
cercare nella forma di un gruppo. Per ogni gruppo la propria forma è la migliore in quanto incarna il
messaggio che il gruppo stesso è impegnato ad annunciare. Ma non se ne deve dedurre che questa
forma sia o debba essere per tutti la migliore. Anche qui deve regnare una libertà totale e si deve
concedere validità considerando giusta (= artistica) ogni forma che sia espressione esterna di un
contenuto interno.
Quando ci si comporta diversamente non si serve più lo Spirito libero (raggio bianco), ma la
barriera pietrificata (mano nera)...
[…] A un determinato momento le necessità maturano. Ossia lo Spirito creativo I (che possiamo
chiamare anche spirito astratto) riesce ad aprirsi un passaggio dapprima in un'anima, poi nelle
anime, suscitando una nostalgia, un impulso interiore. Quando le condizioni necessarie alla
maturazione di una precisa forma si sono avverate, l'impulso interiore diventa tanto forte da creare
un nuovo valore nello spirito umano, un valore che incomincia a vivere nella coscienza o
nell'inconscio dell'uomo. Da quell'istante, consapevolmente o inconsapevolmente l'uomo si mette a
cercare una forma materiale per il nuovo valore che vive in lui in forma spirituale".
A questo punto Kandinskij indica "la ricerca nella Positività, la Creatività, il Bene: il raggio bianco
che feconda..."
(Kandinskij, "Il Cavaliere Azzurro" De Donato, Bari. 1967)
(Tratto dall’agenda personale del 1999)
Tempo esperienza
Tempo il vissuto
Tempo valore
Arricchirsi di senso
12
Impavido, 2006. Tecnica mista
In anni di lavoro appassionato, ritengo di aver tanto agognato e oggi raggiunto, una libertà mentale
che mi dà sollievo: una libertà dalle regole, dai canoni tradizionali che la Scuola consegna come
bagaglio di partenza, come certezze sulle quali costruire, ma che spesso tendono a formalizzare e
codificare la vita.
Questa libertà mi concede, soddisfatta e compiaciuta, di manipolare fra loro materiali anche
inusuali ed eterogenei; mi consente approcci inconsueti ai mezzi espressivi e incessanti percorsi di
ricerca.
Il rumore della quotidianità.
Il suono della natura.
La propria silente interiorità.
Parlano all’anima.
13
Nel blu, 1999. Acquaforte su zinco, mm 300x300
È fondamentale trasmettere la conoscenza delle tecniche espressive tradizionali per scoprire con
piacere che dagli allievi vengono utilizzate in modo diverso, nuovo e personale. Questo compito mi
sono assunta scegliendo di insegnare. Fuori dagli schemi classici vive l’autenticità dell’io. Regole e
tecniche possedute, abbandonate e inventate di nuovo e rielaborate autonomamente, aiutano a
raccontare e raccontarsi. A capirsi. Ravvisare il piacere e la soddisfazione negli occhi di chi lo
scopre, lavorando gomito a gomito, è vera fonte di energia.
Non m’importano forma e linguaggio, ma la fiamma sempre viva.
Ascolto, 2007. Tecnica mista su tela, cm 40x40
Una recita silenziosa, 2007. Tecnica mista e colori calcografici su tela, cm 40x40
Nel silenzio.
Non ha inizio. E non c’è fine.
Mi sorprende.
Il silenzio non ha fretta
non aspetta nulla,
ha in sé tutto.
Mi assorda.
14
Nei ricordi, 2005. Tecnica mista su carta intelata, cm 25,5x25,5
Eppure esiste, 2005. Tecnica mista su carta intelata, cm 22x22
Città, 2005. Tecnica mista su carta intelata, cm 25x25
Procedendo nella ricerca calcografica, ho raggiunto la consapevolezza che le tecniche incisorie
ma anche l’uso del torchio litografico da riporto, quali testimonianza di una tecnica antica, dalle
svariate opportunità inventive, siano una continua azione reciproca tra tradizione e innovazione.
Ho deciso di soffermarmi, di indagare, cercando ovunque.
Omaggio a Satie. Vorrei volando, 2008. Tecnica mista su carta intelata, cm 50x50
silenzio non è visibile
eppure esiste.
È inafferrabile,
ma lo sento concretamente.
Si impone.
È tra parola e parola.
15
Sembianze, 2002. Elaborazione digitale, cm50x50
Prima veste, 2002. Ceramole su zinco e collage, cm50x50
Arianna, 2010. Ceramolle su rame, mm 500x500
Poi… improvvisamente non mi è più interessata la pittura. Inutile riprodurre cose, immagini,
luoghi. Di continuo osservavo ciò che mi stava attorno, mi stupivano gli oggetti veri, gli oggetti
della vita quotidiana, e infine ecco: ho trovato! Ho capito! Erano i vestiti che mi interessavano.
Quelli vecchi, inutilizzati. Dismessi. Non loro però volevo, inseguivo caparbiamente la storia che
ancora mi potevano raccontare.
Decido così di recuperarne l’immagine, in formato reale, con il torchio calcografico. Diventeranno
questi le mie matrici.
Le impronte di abiti attivano i ricordi, la memoria. La vita c’è, è lì, davanti a me. Viene ad essere
esaltata e sottolineata proprio per la assoluta mancanza di vita degli abiti.
Anche agende e libri vecchi possono divenire una macchina della memoria.
(Agenda 1999)
Totem,1999. Mosaico, cm 92x20,5
Totem, particolare, 1999. Mosaico, cm 92x20,5
In altre opere vivono gli oggetti: conchiglie, bottoni, legni, brandelli di tessuti, impronte, vestiti…
Non sono “cose”, sono le idee, i pensieri a cui rimandano gli oggetti stessi, le loro ombre, il vissuto
loro e mio.
Sono domande. Una ricerca: “dove si comincia” e “dove si finisce”. Sono testimonianze del passato
che vogliono dar voce a quanto altrimenti andrebbe disperso, dimenticato, specie se di modesto
valore. Forse l’unica opportunità di salvezza dall’abbandono.
Il tempo è una forza che non accompagna sulla via del declino e del disfacimento, ma conduce
all’arricchimento e alla meditazione.
Lucciole, 2008. Tecnica mista su tela, cm 40x40
Bosco, 2008. Tecnica mista, cm 40x40
Nel silenzio
afferro nel modo più chiaro
la mia unicità.
16
Omaggio a Satie. Gnossienne n1, 2009. Tecnica mista monoprint e pastello su carta
cotone intelata, cm 50x50
Omaggio a Satie. Gnossienne n1, variazione, 2009. Tecnica mista, monoprint e pastello
su carta cotone intelata, cm 50x50
Da qualche tempo mi succede una cosa nuova. Quando mi trovo sola nel mio studio, intenta a
lavorare, non cerco più la compagnia di un sottofondo musicale: così ero solita fare, forse per
un'abitudine conseguita sin dai tempi di Scenografia, a Brera.
Ho sempre amato il rumore, la conversazione, stare tra le persone, le loro voci ed i loro movimenti,
ed ora, sempre di più, mi accorgo di amare il silenzio. Anche quando insegnavo Educazione artistica
le idee, per il lavoro dei ragazzi come anche per il mio, nascevano da spontanee e lunghe
chiacchierate corali, dove ognuno, adulto o ragazzo, entrava con vigore ed entusiasmo per
manifestare il proprio pensiero. Ora che ho lasciato l'insegnamento e quindi sono più libera di
organizzare il mio tempo, ora che finalmente posso ascoltare in piena libertà ciò che preferisco, la
consueta compagnia musicale mi disturba, mi distrae. Perché? Amo la musica, l'ho ascoltata,
utilizzata in moltissime attività, didattiche e non, come elemento portante o di completamento al
linguaggio pittorico e teatrale, ma ora, con sorpresa e piacere, scopro di avere bisogno anche di
silenzi. Un bisogno ugualmente urgente quanto quello di comunicare, di confrontarmi
continuamente con l'altro, un bisogno di silenzio che non avevo mai sentito così necessario e che
avverto di grande utilità al mio lavoro.
Nel silenzio il mio pensiero segue indisturbato il suo corso: la conversazione si svolge tra il mio io,
le mie esperienze e i miei conflitti e medito, seguendo il filo del piacere o del dolore che mi procura
ciò che sto dipingendo. Ascolto, in trepida attesa, le emozioni di quelle immagini che emergono,
poco a poco dalla memoria, che si disvelano, che all'inizio sono solo un mistero non chiarito, ma
che alla fine, rese più vibranti dalla luce, dal colore, dalla materia, diventano evocazioni: piccoli
universi, dove tutto viene scomposto e ricomposto con la verità del vissuto, una misteriosa
atmosfera di colori e toni omogenei dove la realtà ha qualcosa di così concreto, e nello stesso tempo
così vago. (Tratto dall’agenda personale del1993)
Mondo del silenzio
Mondo della parola
Mondo dell’immagine.
Dove il senso?
Nella prima luce del giorno, 2005. Monotipo su carta intelata, cm 25x25
The treugth the colour, 200?. Tecnica mista su carta intelata, cm 20x20
Lo spazio, 2006. Tecnica mista su tavola, cm 20,5x25
Da lontano, 2005. Tecnica mista su carta intelata, cm 20x20
17
Ricordo Satie, 2010. Tecnica mista su carta cotone intelata, cm 50x50
La regola è indispensabile. Ovunque. Sempre. Per cominciare. Come la regola della
realizzazione della matrice e della successiva stampa al torchio calcografico: può diventare,
attraverso interventi di volta in volta nuovi e diversi, trasgressione e originalità, può essere
l’opportunità di conferire all’immagine una vita nuova, autonoma, è un'immagine originale e
irripetibile.
È un unicum.
(Tratto dall’agenda personale del 2007).
L’immagine tace.
E tacendo parla.
L’immagine è silenzio visibile.
Silenzio e immagine e parola.
18
Omaggio a Satie. Gnossienne n 4, 2010. Tecnica mista su carta cotone intelata, cm 50x50
Omaggio a Satie. Gnossienne n 4, 2010. Monoprint, tenica mista su carta cotone, cm 50x50
Omaggio a Satie. Gnossienne n 4, 2010. Monoprint, tenica mista su carta cotone, cm 50x50
Omaggio a Satie. Gnossienne n1, variazione rosa, 2009. Tecnica mista su carta intelata, cm 50x50
Omaggio a Satie. Gnossienne n1 variazione n4, 2009. Tecnica mista su carta intelata, cm 50x50
“1971.Vent'anni. Voglio fare l’insegnante e essere un’artista. Sarò l'artista-educatore che lavora e
progetta con ragazzi-allievi-artisti, trasmettendo loro la mia esperienza, ma con i quali soprattutto
farò... Non so cosa. Ma sicuramente sarà qualcosa di appassionante”.
Ed è proprio valsa la pena fare un lungo cammino, passando attraverso la mia formazione
personale e il voler essere caparbiamente madre-insegnante-artista per giungere a riflettere su cosa
significhi far incontrare, proprio a tutti, possibilità di positive nuove scoperte, animare speranze,
aspettative, fervori ed entusiasmi.
A tutti. A tutti coloro che hanno voglia e piacere di cimentarsi, di scoprire… a coloro che sanno
rimettersi in gioco, con entusiasmo e difficoltà, vorrei lasciare in eredità la passione, la capacità di
non mollare mai, anche quando l’imprevisto, l’errore annientano il lavoro. A me stessa dico
“capiscilo … è lo stimolo nuovo che farà unico il pezzo, non lo trascurare…”. Soprattutto
l’incisione lo consente. Vorrei contagiare la certezza che la creatività è parte della vita, non solo
peculiarità degli artisti. E che ci consente di saperci vivi.
Abbracci di vento
Vorrei volando
Segni sospesi
Fughe di sole
Aranci di bianco
Sopore d’amore.
Vorrei
Volando
Mari d’incanto.
Era l'aria, 2005. Tecnica mista su carta intelata, cm 25x25
I giovani germogli lucenti, 2007. Acrilico e pastello su tavola, cm 20x20
19
Oh che bel castello, 1998. Tecnica mista e collage, cm 50x50
Mani di luna. Linoleografia, stampa su due fogli positivo e negativo, cm 25x25
L’arte è… me lo spiegano Marta Alberti, Monica Barbieri, Carlotta Camerano, Elena Dimuccio, quattro
bimbe dai 7 ai 9 anni, che hanno lavorato con frequenza settimanale costante nel mio studio fin da piccole,
sperimentando vari linguaggi espressivi ( pittura, collage, manipolazione, incisione ecc.).
Nell’agenda personale del 1997 trovo quanto segue.
“Oggi decidono, di loro iniziativa, di parlare di arte. Non capisco il perché e ne rimango parecchio stupita:
mai abbiamo fatto di questi discorsi. Ma stabiliscono testardamente che mi avrebbero spiegato che cosa è
l’arte. E mi fanno sedere per ascoltare. Dopo un avvio pacato vengo letteralmente assalita: inattendibile
l’entusiasmo e l’impegno e la passione che hanno messo vociando contemporaneamente, con ritmo
incalzante, con una valanga di parole e gesti e movimento, per farmi capire l’Arte.
L’esperienza laboratoriale consueta, spontaneamente, si è tramutata in necessità di argomentare sul
significato di quel che si va facendo. Il passaggio al fare si mostra immediato e prende la forma di una
cartella contenente incisioni: ognuno, con una punta, avrebbe inciso incide una lastra e poi sul foglio
stampato, scritto scrive a matita il suo pensiero. Incredibile ancora la dinamica dei fatti, la velocità
d’esecuzione del lavoro, la gioia negli occhi e la soddisfazione di tutti.
Disorientata, stupefatta, al termine del lavoro non mi resta che constatare di non aver fatto niente. Solo
facilitato le necessità pratiche.”
Arte è sapere, conoscere, pensare e disegnare…
Arte è qualsiasi cosa che cerchi di fare bene, arte è disegnare con piacere.
Arte è l’impegno di una persona.
Arte è la fantasia su un foglio bianco.
È il testo, quasi impensabile, contenuto nella cartella di incisioni dal titolo “Arte è...”. Le lastre di zinco
sono state incise con la tecnica della puntasecca e stampate dalle bambine nell’Ottobre 2000.
20
Domino01 …come quando …ma questa è arte?
Domino01 …come quando è il gioco dell’Arte.
Domino01… come quando l’Arte è in gioco
Domino01… come quando il Gioco è Vita!
Domino01 …come quando …qual è il ruolo dell’arte?
Domino01 …come quando esce dai confini
Domino01 …come quando cambia l’esistenza
Domino01 …come quando ride la Vita.
Domino01 …come quando Arte è pretesto
Domino01 …come quando chissà chi ho di fianco?
Domino01 …come quando cambiamo le Regole!
Domino01 …come quando …Noi divisi e uniti!
Domino01 …come quando non c’è più Frontiera
Domino01 …come quando tutto è sorprese e meraviglia.
Domino01 …come quando questo è perché.
Se il gioco diventa un elemento necessario per sviluppare ambiti di creatività, l’arte sa rimettere in
discussione le regole costituite e si pone come voce critica energica all’interno del sistema.
Domino01 raccoglie quindi queste preziose eredità: le fa sue e le rielabora con opere che
raccontano di sorprese e meraviglia e imprevisti, dove il singolo artista, pur nell’autonomia
dell’io, si guarda a fianco, si rimette in gioco, nell’intento di giungere al noi, con un’opera che si
evolve senza limiti o frontiere.
Domino 01 è l’Arte in gioco o il gioco dell’Arte o forse anche è il Gioco come Vita? Perché la vita
di ogni artista è spesso caratterizzata dal confronto e dal rapporto più o meno stretto con altri artisti!
Quindi artisti diversi, divisi e uniti, sullo stesso piano, nello stesso gioco-opera d’arte globale.
Domino01, di sghimbescio, affronta anche il tema del gioco nell’arte. Consente di ripensare al ruolo
dell’arte nella quotidianità, capace di trasformare l’esistenza. Dell’arte, ne sono convinta, come
realtà che sa dare significato alla vita e stabilire un rapporto invisibile e forte e ravvicinato con
alcuni compagni di viaggio.
Nella vita il gioco assume un’importanza fondamentale e diviene esso stesso, elemento in cui si
concretizzano emotività e creatività e immaginazione.
Proprio il gioco, nel primo decennio del 1900, con la nascita del movimento futurista, del dadaismo,
del surrealismo conquista un ruolo significativo nell’arte contemporanea.
Il gioco aiuta a superare le regole della rappresentazione naturalistica e simbolica per cui
l’esperienza artistica assume diverse forme e giunge al fruitore con modalità nuove, quella del
gesto, dell’interazione, dell'happening e della performance.
Ecco quindi che il gioco con differenti sfaccettature e modalità partecipa all’arte del Novecento,
accogliendo anche gli elementi di casualità e provvisorietà, accettando i fatti dell’inconscio e della
fantasia, elementi questi che si ritrovano al medesimo livello nell’attività ludica.
L’arte pare presa a pretesto per giocare, osservare, sperimentare, reimpostare regole.
Sono esperienze forti: per affrontarle occorrono quindi compagni di avventura con i quali
condividere confronti, emozioni e alleanze.
( dal catalogo domino01 per la Galleria San Carlo, Milano 2011)
21
Attesa, 2006. Tecnica mista su tavola, cm 26x26
Sentiero antico.
Avanzi.
smunto rosa e grigio e azzurro
colore della memoria
pesante passo del tempo affonda la pietra
acciottolato
tratturo
cibo e vita
stupore e conquista.
solchi e cammino e viaggio di sempre.
Preparati all'imprevisto e abituati all'inaspettato, 2008. Carta intelata, cm
30x30
Memoria, 2007. Monoprint su carta cotone, cm 30x30
Quel che resta, 2007. Tecnica mista su tela, cm 30x30
Con il metodo di non avere un metodo, le immagini impresse dal torchio si ripetono, come
giorno dopo giorno fa la vita. Immagine dopo immagine, foglio dopo foglio, quasi
ossessivamente, nascono. Si diversificano l’uno dall’altro attraverso interventi unici sulla
matrice: si esalta intenzionalmente la diversità che li connota e li differenzia dal multiplo. Ogni
giorno è un altro giorno.
Oggi questa necessità dell’operare, che è scelta consapevole, assurge a ruolo di metodo e
contemporaneamente lo respinge. Il lavoro, capita, bandisca il pennello per privilegiare il
torchio. Sì, il torchio perché ha in sé quella speciale fascinazione che mi consente di considerare
la magia del caso. Il torchio, come gioco d’azzardo, accetta la sfida e la rimanda, modifica, nega
o esalta, l’intervento creativo, mi costringe ogni volta a ricominciare la partita per vincere la
sfida. Il torchio appassionato, che dà voce alla regola e nello stesso tempo alla mia creatività e
all’immaginazione, in un intimo, silenzioso, continuo, ininterrotto e disorientante colloquio-
incontro.
Buio
Silenzio
Mistero
Segreto
Pensiero
Ricerca
Scoperta
Supporto
Traccia
Verità?
Luce.
Ascolto e narrazione.
Sara Montani
TECNICA E MUSICALITÀ DI SARA MONTANI
Sergio Spadaro
Chi conosce già l’arte di Sara Montani sa che per circa un ventennio il suo lavoro si era snodato
come dice lei stessa – “attraverso il recupero, con impronte, di oggetti o situazioni personali, che
diventano una metafora”. L’impronta lasciata dagli oggetti (bavaglino, camicina, cravatta,
reggiseno, reggicalze, camicetta) sulla lastra di rame o di zinco, e poi stampata, era perciò
fondamentale. Che poi la matrice venisse variata e utilizzata più volte, cambiando via via
l’inchiostratura o intervenendo in altri modi (monoprint o monostampa), oppure venisse dipinta e
trasferita sulla carta un’unica volta (monotype o monotipo) non aveva importanza: la diversità del
procedimento tecnico tendeva sempre allo stesso risultato, realizzare un unicum. Nell’uno e
nell’altro caso la Montani comunque rientrava nel solco più tipico dell’arte novecentesca, che
attraverso lo scavo nell’interiorità e nella soggettività, aveva via via visto scomparire l’oggetto della
realtà fenomenica e naturalistica. Fino ad arrivare all’astrazione e all’Informale. Tuttavia nella
Montani l’oggetto sussisteva ancora come traccia, o ricordo. Le impronte da esso lasciate sul foglio
di stampa rinviavano a un’esistenza trascorsa, che però diventava autre, appartenente a una realtà
della fantasia e della creazione poetica diversa da quella naturalistica di quando l’oggetto era in uso.
Ma il lavoro creativo della Montani non era limitato soltanto all’uso del torchio. Le stanze del suo
studio erano zeppe di dipinti via via accumulati e realizzati sulla tela e con gli olî, oppure attraverso
tecniche miste con china e collage. Dipinti che adesso ha deciso di tirar fuori e che si caratterizzano
attraverso la costrizione – alla stregua dei mistici – di “contenersi” in formati quadrati (si va dal
7x7, al 20x20 al 70x70). D’altra parte non era già l’ascesi pitagorica che vedeva nel “quattro il
solido”? E non era sempre Pitagora che tendeva ad espiare dalle “carceri” corporee e vedeva nella
musica un mezzo affinché l’anima risalisse verso gli spazi sconfinati? E, si sa, la musica e il
silenzio sono tutt’uno, o quasi. Dice al riguardo la pianista francese Hèléne Grimaud (che ha suonato
al Conservatorio di Milano il 1° dicembre 2010): “La musica è l’estensione del silenzio. Senza silenzio
sarebbe solo rumore. Ti aiuta a fare ordine, a mettere in moto lo spirito, a ritrovare l’equilibrio e le
relazioni con gli altri”. Esattamente quello che fa la Montani con le sue immagini informali nei
“quadrati” che presenta: gli accostamenti e le combinazioni dei suoi colori cercano sempre accordi
musicali o dalla musica interiore sono guidati.
Ovviamente, ci sono tanti modi di esercitare lo spirito, di stimolare il proprio inconscio a liberare
la recondita musicalità. Uno di questi può anche essere quello di far aggallare le sensazioni già
stimolate dalla lettura di particolari testi letterari. Nella Montani ciò avviene attraverso le sensazioni
suscitate dalla lettura de La mia Africa di Karen Blixen, cioé – come in alcuni di questi “quadrati” –
attraverso la trasposizione in immagini sognate ed oniriche.
La Montani dichiara inoltre che, nella sua ricerca di accordi cromatici, è stata anche guidata
dall’ascolto della musica di Erik Satie. E qui è difficile stabilire se la Montani si riferisca più al
primo Satie, com’è noto influenzato dal misticismo teosofico medievale, oppure al Satie
modernista, quello in combutta con Picasso, Cocteau e Diaghilev o, extrema ratio, a quello del
balletto Parade (1917) che risente un po’ delle contemporanee esperienze dadaiste. Comunque sia,
molto più semplicemente, dev’essere l’effetto giocoso e scherzoso di un certo Satie che la influenza.
In tale direzione vanno forse interpretati i segni grafici spiraleggianti che tagliano verticalmente
alcuni di questi “quadrati” e che, sotto un certo aspetto, richiamano la fase delle “impronte” e delle
“tracce” che ha contrassegnato la sua ricerca.
Conseguente al tecnicismo che caratterizza l’arte della Montani è infine l’uso del mosaico (qui
ne vengono presentati due molto belli), nel quale la musicalità interiore va vista in certe alter-
nanze cromatiche delle tessere, che a volte spezzano, ma sempre confluiscono nell’armonia
compositiva generale. Perché – come dice Andrea Pinotti – “il venir meno della rappresentazione
figurativa e del riconoscimento del referente in molta arte contemporanea cosiddetta astratta può
essere considerato come l’ultimo capitolo e l’estrema provincia nella storia della concezione della
visibilità dell’invisibile”.
Milano, novembre 2010
In Estetica della pittura, Il Mulino, BO, 2007, p.191
Sara Montani è nata a Milano: si è
formata al Liceo Artistico e alla
Accademia di Belle Arti di Brera
nel corso di Scenografia. Dal 1970
al 1991 ha insegnato materie
artistiche.
Lasciato l’insegnamento ha
continuato a svolgere attività di
formazione, occupandosi in
particolare del mondo giovanile.
Dal 1970 espone in numerose
mostre personali e rassegne, in
Italia e all’estero, conseguendo
premi e segnalazioni. Tra questi il
Premio Arte Mondadori nel 1994.
Nel 2011 è invitata al Padiglione
Italia di Torino per la 54a Biennale
di Venezia.
Dal 1998 è direttore artistico dell’Associazione Boccafogli: nel 1999 idea il progetto formativo di incisione
calcografica e stampa, tutt’ora attivo con La Stamperia B come Bottega nella scuola primaria di via Brunacci
a Milano. Nel 2012 per avvicinare l’arte e gli artisti ai bambini dà vita alla Galleria delle Lavagne, uno
spazio espositivo attivo all’interno della scuola primaria Cesare Battisti di Milano.
Nella sua ricerca artistica privilegia presentare percorsi tematici, utilizzando tecniche espressive varie, dalla
pittura alla fotografia, all’incisione, alla scultura e alle installazioni. La sua intera carriera è connotata
dall’incessante ricerca sperimentale. Nelle sue opere mira ad avvalersi del medium ideale, più funzionale per
esprimere contenuti e definire progetti, sia che appartengano al mondo dei segni, della fantasia o del reale o
siano, indifferentemente, a due o a tre dimensioni.
[…] La poetica di Sara si radica in una fiducia nel lavoro collettivo e pluridisciplinare che è la diretta
eredità di esperienze importanti, come scenografa e come insegnante. Quindi la pratica simultanea della
pittura, della scultura e dell’incisione non si risolve in un vuoto eclettismo ma si traduce in immagini ricche
di tracce e rimandi, in uno scambio reciproco di materie e processi. (S. Fontana).
[…] Per la Montani il processo non si chiude nell’unità della singola opera, ma travalica il confine in un
diluvio di domande che il percorso artistico evidenzia attraverso una ricerca curiosa e sollecita nelle pieghe
della materia che, abilmente manipolata, è in grado di rivelare risposte.(C. De Carli).
[ … ] Negli anni l’artista ha adottato il “monotipo” e la “monostampa”: soprattutto la seconda, che
prevede il riutilizzo della medesima matrice diversamente inchiostrata a ogni passaggio del torchio,
permettendo la realizzazione di “varianti” cromatiche al singolo esito che possono andare dalla differenza
minima fra esito e esito alla quasi irriconoscibilità fra le prove. (A.Veca).
Non abbandona mai, nel trascorrere degli anni, l'attività di curatela di molte manifestazioni, mostre ed eventi
a carattere socio-culturale.
Sue opere sono presenti in diverse collezioni private, pubbliche e istituzioni museali in Italia, Francia,
Belgio, Romania, Svizzera, Germania, Giappone, Stati Uniti, Polonia.
Foto di Claudio Comito

More Related Content

Viewers also liked

Perche' MyZanichelli
Perche' MyZanichelliPerche' MyZanichelli
Perche' MyZanichelliFrancesca1172
 
La scuola diventa galleria - La scuola come luogo di creazione e di fruizione...
La scuola diventa galleria - La scuola come luogo di creazione e di fruizione...La scuola diventa galleria - La scuola come luogo di creazione e di fruizione...
La scuola diventa galleria - La scuola come luogo di creazione e di fruizione...Sara Montani
 
Pain survey : A Prospective Survey to Compare the Suitability Profiles of Ove...
Pain survey : A Prospective Survey to Compare the Suitability Profiles of Ove...Pain survey : A Prospective Survey to Compare the Suitability Profiles of Ove...
Pain survey : A Prospective Survey to Compare the Suitability Profiles of Ove...Eric Robillard
 
La scuola diventa galleria
La scuola diventa galleriaLa scuola diventa galleria
La scuola diventa galleriaSara Montani
 

Viewers also liked (8)

Perche' MyZanichelli
Perche' MyZanichelliPerche' MyZanichelli
Perche' MyZanichelli
 
Slide share
Slide shareSlide share
Slide share
 
Salak
SalakSalak
Salak
 
La scuola diventa galleria - La scuola come luogo di creazione e di fruizione...
La scuola diventa galleria - La scuola come luogo di creazione e di fruizione...La scuola diventa galleria - La scuola come luogo di creazione e di fruizione...
La scuola diventa galleria - La scuola come luogo di creazione e di fruizione...
 
Pain survey : A Prospective Survey to Compare the Suitability Profiles of Ove...
Pain survey : A Prospective Survey to Compare the Suitability Profiles of Ove...Pain survey : A Prospective Survey to Compare the Suitability Profiles of Ove...
Pain survey : A Prospective Survey to Compare the Suitability Profiles of Ove...
 
Slide share
Slide shareSlide share
Slide share
 
Stroberi
StroberiStroberi
Stroberi
 
La scuola diventa galleria
La scuola diventa galleriaLa scuola diventa galleria
La scuola diventa galleria
 

Similar to Ascolto e narrazione (20)

Catalogo "Sembrano tracce, sono invece... sapori"
Catalogo  "Sembrano tracce, sono invece... sapori"Catalogo  "Sembrano tracce, sono invece... sapori"
Catalogo "Sembrano tracce, sono invece... sapori"
 
Quattro Anni
Quattro AnniQuattro Anni
Quattro Anni
 
Quattro Anni
Quattro AnniQuattro Anni
Quattro Anni
 
Il mondo di Mirò
Il mondo di MiròIl mondo di Mirò
Il mondo di Mirò
 
Rodari
RodariRodari
Rodari
 
Bassissimi rilievi
Bassissimi rilieviBassissimi rilievi
Bassissimi rilievi
 
News Art magazine Arredare con l'Arte Maggio 2016
News Art magazine Arredare con l'Arte Maggio 2016News Art magazine Arredare con l'Arte Maggio 2016
News Art magazine Arredare con l'Arte Maggio 2016
 
Laboratorio espressivo - Scuola Dozza Bologna
Laboratorio espressivo - Scuola Dozza BolognaLaboratorio espressivo - Scuola Dozza Bologna
Laboratorio espressivo - Scuola Dozza Bologna
 
Catalogo iad
Catalogo iad Catalogo iad
Catalogo iad
 
Cezanne
CezanneCezanne
Cezanne
 
Cezanne
CezanneCezanne
Cezanne
 
Benvenuti artisti
Benvenuti artistiBenvenuti artisti
Benvenuti artisti
 
ATTPT Carla Accardi
ATTPT Carla AccardiATTPT Carla Accardi
ATTPT Carla Accardi
 
Il Bello di Mirò
Il Bello di MiròIl Bello di Mirò
Il Bello di Mirò
 
Benvenuti!
Benvenuti!Benvenuti!
Benvenuti!
 
Benvenuti nell'arte
Benvenuti nell'arteBenvenuti nell'arte
Benvenuti nell'arte
 
Anni della luce-4
Anni della luce-4Anni della luce-4
Anni della luce-4
 
Anni della luce-1
Anni della luce-1Anni della luce-1
Anni della luce-1
 
Anni della luce-2
Anni della luce-2Anni della luce-2
Anni della luce-2
 
Anni della luce-3
Anni della luce-3Anni della luce-3
Anni della luce-3
 

Recently uploaded

IL CHIAMATO ALLA CONVERSIONE - catechesi per candidati alla Cresima
IL CHIAMATO ALLA CONVERSIONE - catechesi per candidati alla CresimaIL CHIAMATO ALLA CONVERSIONE - catechesi per candidati alla Cresima
IL CHIAMATO ALLA CONVERSIONE - catechesi per candidati alla CresimaRafael Figueredo
 
San Giorgio e la leggenda del drago.pptx
San Giorgio e la leggenda del drago.pptxSan Giorgio e la leggenda del drago.pptx
San Giorgio e la leggenda del drago.pptxMartin M Flynn
 
XI Lezione - Arabo LAR Giath Rammo @ Libera Accademia Romana
XI Lezione - Arabo LAR Giath Rammo @ Libera Accademia RomanaXI Lezione - Arabo LAR Giath Rammo @ Libera Accademia Romana
XI Lezione - Arabo LAR Giath Rammo @ Libera Accademia RomanaStefano Lariccia
 
Esperimenti_laboratorio di fisica per la scuola superiore
Esperimenti_laboratorio di fisica per la scuola superioreEsperimenti_laboratorio di fisica per la scuola superiore
Esperimenti_laboratorio di fisica per la scuola superiorevaleriodinoia35
 
XIII Lezione - Arabo G.Rammo @ Libera Accademia Romana
XIII Lezione - Arabo G.Rammo @ Libera Accademia RomanaXIII Lezione - Arabo G.Rammo @ Libera Accademia Romana
XIII Lezione - Arabo G.Rammo @ Libera Accademia RomanaStefano Lariccia
 
Corso di digitalizzazione e reti per segretario amministrativo
Corso di digitalizzazione e reti per segretario amministrativoCorso di digitalizzazione e reti per segretario amministrativo
Corso di digitalizzazione e reti per segretario amministrativovaleriodinoia35
 
RICERCA_SUGLI ANFIBI PER LA PRIMA MEDIA.
RICERCA_SUGLI ANFIBI PER LA PRIMA MEDIA.RICERCA_SUGLI ANFIBI PER LA PRIMA MEDIA.
RICERCA_SUGLI ANFIBI PER LA PRIMA MEDIA.giuliofiorerm
 
lezione di fisica_I moti nel piano_Amaldi
lezione di fisica_I moti nel piano_Amaldilezione di fisica_I moti nel piano_Amaldi
lezione di fisica_I moti nel piano_Amaldivaleriodinoia35
 
CON OCCHI DIVERSI - catechesi per candidati alla Cresima
CON OCCHI DIVERSI - catechesi per candidati alla CresimaCON OCCHI DIVERSI - catechesi per candidati alla Cresima
CON OCCHI DIVERSI - catechesi per candidati alla CresimaRafael Figueredo
 

Recently uploaded (9)

IL CHIAMATO ALLA CONVERSIONE - catechesi per candidati alla Cresima
IL CHIAMATO ALLA CONVERSIONE - catechesi per candidati alla CresimaIL CHIAMATO ALLA CONVERSIONE - catechesi per candidati alla Cresima
IL CHIAMATO ALLA CONVERSIONE - catechesi per candidati alla Cresima
 
San Giorgio e la leggenda del drago.pptx
San Giorgio e la leggenda del drago.pptxSan Giorgio e la leggenda del drago.pptx
San Giorgio e la leggenda del drago.pptx
 
XI Lezione - Arabo LAR Giath Rammo @ Libera Accademia Romana
XI Lezione - Arabo LAR Giath Rammo @ Libera Accademia RomanaXI Lezione - Arabo LAR Giath Rammo @ Libera Accademia Romana
XI Lezione - Arabo LAR Giath Rammo @ Libera Accademia Romana
 
Esperimenti_laboratorio di fisica per la scuola superiore
Esperimenti_laboratorio di fisica per la scuola superioreEsperimenti_laboratorio di fisica per la scuola superiore
Esperimenti_laboratorio di fisica per la scuola superiore
 
XIII Lezione - Arabo G.Rammo @ Libera Accademia Romana
XIII Lezione - Arabo G.Rammo @ Libera Accademia RomanaXIII Lezione - Arabo G.Rammo @ Libera Accademia Romana
XIII Lezione - Arabo G.Rammo @ Libera Accademia Romana
 
Corso di digitalizzazione e reti per segretario amministrativo
Corso di digitalizzazione e reti per segretario amministrativoCorso di digitalizzazione e reti per segretario amministrativo
Corso di digitalizzazione e reti per segretario amministrativo
 
RICERCA_SUGLI ANFIBI PER LA PRIMA MEDIA.
RICERCA_SUGLI ANFIBI PER LA PRIMA MEDIA.RICERCA_SUGLI ANFIBI PER LA PRIMA MEDIA.
RICERCA_SUGLI ANFIBI PER LA PRIMA MEDIA.
 
lezione di fisica_I moti nel piano_Amaldi
lezione di fisica_I moti nel piano_Amaldilezione di fisica_I moti nel piano_Amaldi
lezione di fisica_I moti nel piano_Amaldi
 
CON OCCHI DIVERSI - catechesi per candidati alla Cresima
CON OCCHI DIVERSI - catechesi per candidati alla CresimaCON OCCHI DIVERSI - catechesi per candidati alla Cresima
CON OCCHI DIVERSI - catechesi per candidati alla Cresima
 

Ascolto e narrazione

  • 1. Sara Montani ASCOLTO E NARRAZIONE . Jean Guitton
  • 2. “Io ho scritto ed ho dipinto. E quando penso di paragonare questi due linguaggi mi sembra che la scrittura sia parola, mentre la pittura è silenzio. Credo che il silenzio di un piccolo spazio colorato esprima meglio del testo scritto ciò che non posso né dire né sapere, perché il segreto è nascosto nel profondo di me stesso.” Jean Guitton
  • 3. La struttura del libro narra del vissuto di Sara Montani. Vuole essere un diario quasi intimo che lei stessa compone. Attraverso suoi brevi pensieri e riflessioni riguardanti periodi diversi, che spesso si rincorrono, vengono presentate opere realizzate dal 1970 al 2010, selezionate per differenti tecniche con la prerogativa di essere di formato quadrato, assolutamente entro i cm.70x70. Le accompagnano citazioni di James Ensor, Jean Guitton, Wassilj Kandinskji, Tadeusz Kantor e Edmondo De Amicis, anche queste ritrovate dall’autrice sottoforma di appunti nelle sue agende di anni vari. Il testo introduttivo è di Sergio Spadaro. Eccomi, 2005. Tecnica mista, cm 6,5x6,5
  • 4. Quando tutto sarà contaminato, 1970. Smalti su cartone, cm23x23 All'orizzonte, 2005. Tecnica mista, cm 6,5x7,5 Al quadrato, che ha percorso con me parte del viaggio, chiedo a prestito la forma per fare un punto.
  • 5. Il mio posto, 2005. Collografia e matite, cm 7x7 La Vita che si porge calma e infuocata con burrasche e vento (da Blixen La mia Afica ,2006). Tecnica mista su carta intelata, cm 22x22
  • 6. La vita che si porge, 2005. Tecnica mista su carta intelata, cm 25,5x25,5 All'alba, 2005. Tecnica mista, cm 7x7
  • 7. Aquiloni “Spinto dai venti spesso contrari ho navigato verso i paesi straordinari dello stupore. Ne ho ricavato le delizie di orizzonti popolati di segni evanescenti.” 1) James Ensor
  • 8. È una nuvola bianca, 2005. Tecnica mista su carta intelata, cm 20x20 Il silenzio ha in sé tutto, 2007. Acrilico e pastello su tavola, cm 20x20 1 Con uno spicchio di mela, a quattro anni, mi sono affacciata al “mondo dell’arte” facendo un ghirigoro, bellissimo e profumato, su tutto il perimetro dei muri della casa nuova, mentre i miei genitori erano intenti al trasloco. Ricordo ancora il piacere e la soddisfazione. Dalla curiosità e dall’interesse dello sperimentare è nata la passione. È nata dal fare, dal piacere di vedere prendere forma, dalle mie idee e dal mio lavoro, con un pensiero progettuale, qualcosa che prima non c’era. E poi è lì, esiste solo per mia volontà, ha fatto appello alle mie conoscenze e al mio sentire, lo guardo, mi guarda, osservo, ascolto, interroga la mia mente e nello stesso tempo anche il mio sentire. (Tratto dall’agenda personale del 1996)
  • 9. Omaggio a Satie. Quiete e moto, 2009. Matite e impronta su carta intelata Omaggio a Satie. Gnossienne, 2009. Tecnica mista su carta intelata, cm 50x50 Omaggio a Satie. Assenza, 2009. Matite e impronta su carta intelata, cm50x50
  • 10. Luce e Buio Presenza e Assenza Gioia e Dolore Vicinanza e Lontananza 2 Emozione, materia, grande gioia del colore, profumo: questo è per me la realtà. Mi attrae incredibilmente sollecitare la mia e altrui creatività, l'avere fiducia nel caso, nella nuova esperienza come anche stare in bilico tra sogno e realtà o sconfinare… Devo andare oltre ciò che vedo. Non voglio accontentarmi della realtà delle cose, ma indagare a fondo ogni aspetto della vita: cerco quindi di individuare quello che sta oltre l’apparenza, nel tentativo di ricevere e trasmettere emozioni; se la realtà non è autentica che lo siano le emozioni di chi guarda e di chi si esprime! Ecco allora perché evocare, attraverso la riscoperta della materia, del gesto e della vibrazione del colore, sensazioni e memorie. (Tratto dall’agenda personale del 1993). Avocado,1968. Smalto su carta, cm 17x17 Porpora, 1968. Smalto su carta, cm 17x17
  • 11. Bordaux, 1968. Smalto su carta, cm 17x17 Cenere, 1968. Smalto su carta, cm 17x17 Relazione e Separazione Nascita e Morte Quiete e Moto Veglia e Sonno Giorno e Ombra e Notte. Prima il buio e poi la luce. Dal silenzio alla parola. E nell’ombra la creazione.
  • 12. 3 Inizio il lavoro seguendo un larvato progetto, l’idea piano piano cerca di acquisire una forma, senza ricorrere a una rappresentazione simbolica e tutto prende via via consistenza e magari si modifica strada facendo con la definizione di forme nuove, contenuti, trasparenze, lucentezze improvvise, rilievi, profili che rievocano sensazioni, emozioni, memorie di giochi o scoperte infantili. Lavoro con frenesia per vedere concretizzata l’idea. Ho febbre di fare, un irreprimibile bisogno di cercare (a volte nemmeno so cosa), di sapere, di trovare. L’ansia è tale da trattenere il fiato, non chiudo o ripongo i colori e gli strumenti e mi innervosisco se al bisogno non li trovo subito o se suona il telefono, se vengo distratta. E’ un intimo e continuo interrogarsi, un profondo cercare e cercarsi, è un dialogo con l’idea, con la materia, con il colore. La concentrazione deve essere assoluta: per vincere la sfida, per goderne della riuscita, per soffrire irritata del mancato risultato. Poi… le immagini sedimentate nella memoria sono lì. Hanno preso consistenza e significato. Gli spunti di partenza si sono annullati travolti da un magma luminoso di colori. Il tormento iniziale diventa ora osservazione e riflessione. (Tratto dall’agenda personale del 1990) Ai piedi del Gong, 2005. Acrilico e pastello su carta intelata, cm 20x20 Vicino al sole, 2007. Acrilico e matite su carta intelata, cm 20x20
  • 13. Né principio né fine, 2005. Acrilico e pastello su tavola, cm 20x20 La gioia significa grazie al dolore. La quiete si apprezza per l’esserci dell’azione. Ma è la zona intermedia che tutto svela. A poco… a poco. Macigno, 2006. Tecnica mista, Collezione Gabriele Cappelletti, cm 21x21
  • 14. Nel profondo, 2004. Olio su carta, cm 25x25 4 Luce, 2006. Tecnica mista su tavola, cm 23x22 Hanno dato un’impronta indelebile alla mia formazione e al mio fare di oggi diversi insegnanti, artisti riconosciuti, al Liceo Artistico e all’Accademia di Belle Arti di Brera nel corso di Scenografia: artisti come Luisa Spinatelli, Glauco Baruzzi, Carlo Paganini, Pino Spinelli, Tito B. Varisco, … Bellini, Lorenzo Pepe, Giò Pomodoro, Raffaele De Grada, Guido Ballo. Ma ho imparato anche da Diego, Chiara, Houssein, Monica, Aisha, Andrea… bambini e ragazzi a cui si diceva facessi scuola, dai quali sono certa di aver ricevuto moltissimo. E poi ci sono diversi altri artisti del 900, come Klee, Kandinski, Nolde, Ensor, Spoerri, Louise Bourgeois, Maria Lai…. da Duchamp ho imparato il concetto, l'idea come l'aspetto più importante dell'opera, così nel mio lavoro appaiono “cose”, metafore e contenuti forti. Ma ho un debito notevole anche con Malevich, verso il suo “mondo senza oggetti”. Scriveva così: “L’oggetto in sé non ha senso… le idee della mente cosciente sono inutili” e “la supremazia del sentimento puro”. Il “Quadrato bianco su fondo bianco” (1918) è stata una rivelazione. Allora, e non nel tempo, mi accorgo ora, io ho iniziato ad amare la non figurazione, che poi, a fasi alterne, ho anche accolto!
  • 15. La forma quadrata nel trascorrere degli anni, ha assunto il ruolo di segno, invece l’oggetto, abbandonato o usato, è servito per guardarmi dentro: il sentire, l’ascolto di sé, il rapporto col sociale hanno prevalso sul descrivere naturalistico. Poi c’è l’artista preferito, più di tutti, sempre ce n’è uno: è quello che, di volta in volta, sa stuzzicare la mia curiosità, l’interesse o la voglia di mettermi al lavoro. Quello che fa vibrare le mie corde. Ragnatela, 2002. Incisione a cera molle su rame, mm 500x500 Luce uno, 2010. Incisione a cera molle su rame, due lastre, mm 500x500
  • 16. Luce due, 2010. Incisione a cera molle su rame, due lastre, mm 500x500 Luce tre, 2010. Incisione a cera molle su rame, due lastre, mm 500x500 Luce quattro, 2010. Incisione a cera molle su rame, due lastre, mm 500x500
  • 17. Luce e buio non sono separati Si incontrano, Si esaltano. Significano perché contrari. Medusa. Ceramolle su rame, mm 500x500 Medusa e ragnatela, 2010. Ceramolle su rame, due lastre, mm 500x500 5 Non ho una tecnica preferita. Non voglio averla! A seconda del progetto a cui lavoro scelgo il mezzo espressivo che maggiormente è adatto a quel tipo di lavoro. Considero quello che è più adeguato e funzionale a tradurre il mio pensiero. A volte sono le chine e gli acquerelli, o i pastelli, le stoffe, le carte, le sabbie, le colle, gli acrilici, a volte la materia, come il gesso, la resina, lo stucco, o la creta e poi decidere se passare alla costosa fusione. Altre volte, e negli ultimi anni ha prevalso, mi avvalgo dell’incisione calcografica, ma non intesa quale mezzo seriale: incisione come linguaggio a sé stante, completo e autonomo. L’intento in questo caso è quello di voler dare all’incisione il valore di linguaggio espressivo che ebbe in origine.
  • 18. Mille percorsi d’incontro… Si cercano per poter vivere in modo autonomo. 6 “Prosegui sempre dritto, sempre leggendo i nomi delle vie in tutti i quartieri, finirai per incontrare quella che cerchi”. Edmondo De Amicis. Cuore. (Annotazione in copertina dell’agenda 1987) “Le strade servono così le macchine fanno le curve”. Martina 4 anni, durante il laboratorio di incisione nella Scuola dell’Infanzia di San Donato Milanese. (Annotazione del 6 febbraio 2006) A dialogo, 2000. China, collage olio, cm 20x20 E' ancora guerra, 2005. Monoprint, cm 25x25
  • 19. Girotondo, 1999. Gouache e collage Percorsi, 2007. Monoprint, cm 40x40 Trovarsi è ansia costante.
  • 20. 7 Chiuso in sacchi, 2005. Tecnica mista su carta intelata, cm 20x20 Nella nebbiolina grigia, 2007. Tecnica mista su carta intelata, cm 20x20 Non io scelgo il soggetto del mio lavoro. E’ lui che viene da me. Si intrufola nella mia testa piano piano e poi ad un certo punto devo per forza ascoltarlo e fare. All’inizio non so mai bene cosa, ma improvvisamente nel corso del lavoro, tutto si svela. E mi accorgo che lo sapevo bene anche prima. “…Del resto, accade sempre così. Solo dopo anni comprendiamo che il nostro fare "spontaneo", "individuale", era dettato da una forza Superiore, dalla NECESSITÀ,
  • 21. ed è di questa che voglio parlare.” Tadeusz Kantor si dichiara in questo modo nel suo testo “La mia opera. Il mio viaggio” edito da Federico Motta nel Giugno 1981. Per filo e per segno, 2000. Acquaforte e ceramolle, prova colore, mm 240x240 Omaggio a Satie. Segnali, 2010. Tecnica mista su carta intelata, cm 50x50 Ma i segnali non sono solitari.
  • 22. 8 Corde, 2007. Tecnca mista, cm 25x25 Entrando, 2005. Tecnica mista su carta intelata, cm 22x22
  • 23. Nuvole, 2007. Monoprint su tela, cm 30x30 Mi chiedo e chiedo: chi è l'artista? Qual è il suo ruolo oggi? Io sono portata a valutare, riflettere, ad analizzare ciò che sento e a dare nel lavoro un’interpretazione, una mia visione. Cartesio considera l’intuizione come un perno della creatività, dell'apprendimento, io associo anche l’emozione, il sentire sensibile, il percepire, l’ascoltare il bisbiglio. Sono convinta che valga la pena di sentire il silenzio, di ascoltare ed ascoltarsi. Forse l’artista sperimenta il mondo e la vita in maniera diversa? Certamente si sente profondamente coinvolto: io sono fortemente motivata e impressionata dalle esperienze. E aspiro a trovare significati ad avvenimenti individuali, interpretandoli quali immagini di una verità universale. Intuizioni e sensazioni si legano universali insieme. Dialogano.
  • 24. 9 Eros, 1997. Tecnica mista su tavola, cm 34,8x34,8 Africa, 2006. Tecnica mista su tavola, cm 26x22 Le esperienze più varie, di teatro come di pittura, scultura, incisione e fotografia evidenziano da sempre il fare sperimentale del mio lavoro: anche nell’insegnamento sono stati il dipingere, la scenografia e la regia che hanno dato voce al mio essere più profondo con l’utilizzo di ogni possibile mezzo espressivo. Nelle tele appaiono a volte reminiscenze fossili o rielaborazioni di reperti, quali testimoni di una ricerca non solo semantica ma anche escatologica. Il sogno e la fantasia volano, la materia viene piegata alla volontà di narrare. E non m’ importa quale sia la materia, cerco e conta l'emozione.
  • 25. Rincorsa, 1999. Acrilico, cm 70x70 Silenzio e rumore Silenzio e brusio e rumore Il silenzio è stipato di mistero. Contrario al frastuono, al rumore prepotente. Il brusio appiana tutto, rende tutto uguale. Livella. 10 Riferimenti, 2006. Tecnica mista, cm 30x30
  • 26. Da sempre nel lavoro, d’artista e didattico, ho ritenuto fondamentale saper coniugare le conoscenze culturali e tecniche con una continua ricerca di ciò che il rapporto con il nuovo può generare. La tela bianca, la tavola, il cartone o qualsiasi altro supporto, sono un piacere straordinario e una sfida. Bisogna spingere fuori dalla tela ciò che è secondario; sconfinare… andare dalla realtà al sogno, dalla realtà all'emotività; riuscire a stare in bilico tra realtà ed evocazione. Bisogna suggerire, sussurrare, più che dire, perché l'osservatore possa concludere. (Tratto dall’agenda personale del 1996). Il mio intento più caparbio è stato ed è ininterrottamente, quello di stuzzicare e sostenere il valore della creatività. Che è di tutti. Penso al ruolo dell’arte nella quotidianità essere capace di trasformare l’esistenza. Penso all’Arte come realtà che sa dare significato alla vita, capace di stabilire un rapporto invisibile e forte e ravvicinato con i compagni di viaggio, di avventura, con i quali condivide confronti, emozioni e alleanze. Coraggio di vita, 2007. Tecnica mista su carta intelata, cm 20x20
  • 27. Fata Morgana, 2006. Tecnica mista su carta intelata, cm 20x20 Rumore e caos. Niente solitudine Niente comunicazione. Siamo confusione generale. Il pensiero cerca di farsi strada. 11 Sott'acqua, 1996. Tecnica mista su tavola, cm 25x25
  • 28. Acqua, 1996. Tecnica mista su tavola, cm 25x25 Sott'acqua, 2007. Tecnica mista su carta intelata, cm 30x30
  • 29. Fondo marino, 2007. Monoprint su carta cotone, cm 30x30 Anche Kandinskij sente il pensiero agitarsi dentro di sé e continuo il bisogno di comunicare agli altri. Nelle citazioni, del 1912, riferite al "Problema delle Forme" da "Il Cavaliere Azzurro" così si esprime: "I nuovi valori che hanno tolto di mezzo le vecchie barriere formano continuamente nuove barriere. Ciò dimostra che, in fondo, non è importante il nuovo valore, ma lo spirito che in esso si è rivelato e la libertà che è necessaria perché si riveli […] (La forma è il mezzo con cui la rivelazione si manifesta.) […] La forma è sempre temporale e cioè relativa perché non è altro che il mezzo contingente, il mezzo necessario per la rivelazione odierna. […] […] La forma è l'espressione esterna del contenuto interno. Per questo non dovremmo fare una divinità della forma. E dovremmo lottare per essa nella misura in cui può servire come tramite espressivo della risonanza interiore... Per ogni artista (artista produttore e non "ricettivo") il proprio mezzo espressivo (= forma) è il migliore in quanto incarna nel migliore dei modi il messaggio che egli è impegnato ad annunciare... […] Essendo la forma solo un'espressione del contenuto ed essendo il contenuto diverso nei diversi artisti, è evidente che possono esserci contemporaneamente forme diverse tutte egualmente buone. La necessità crea la forma. […] Nella forma si riflette così lo spirito del singolo artista. La forma reca il marchio della personalità. […] E come non si deve cercare la salvezza nella forma di un singolo artista, così non la si deve cercare nella forma di un gruppo. Per ogni gruppo la propria forma è la migliore in quanto incarna il messaggio che il gruppo stesso è impegnato ad annunciare. Ma non se ne deve dedurre che questa forma sia o debba essere per tutti la migliore. Anche qui deve regnare una libertà totale e si deve concedere validità considerando giusta (= artistica) ogni forma che sia espressione esterna di un contenuto interno. Quando ci si comporta diversamente non si serve più lo Spirito libero (raggio bianco), ma la barriera pietrificata (mano nera)... […] A un determinato momento le necessità maturano. Ossia lo Spirito creativo I (che possiamo chiamare anche spirito astratto) riesce ad aprirsi un passaggio dapprima in un'anima, poi nelle anime, suscitando una nostalgia, un impulso interiore. Quando le condizioni necessarie alla maturazione di una precisa forma si sono avverate, l'impulso interiore diventa tanto forte da creare un nuovo valore nello spirito umano, un valore che incomincia a vivere nella coscienza o nell'inconscio dell'uomo. Da quell'istante, consapevolmente o inconsapevolmente l'uomo si mette a cercare una forma materiale per il nuovo valore che vive in lui in forma spirituale". A questo punto Kandinskij indica "la ricerca nella Positività, la Creatività, il Bene: il raggio bianco che feconda..." (Kandinskij, "Il Cavaliere Azzurro" De Donato, Bari. 1967) (Tratto dall’agenda personale del 1999) Tempo esperienza Tempo il vissuto Tempo valore Arricchirsi di senso
  • 30. 12 Impavido, 2006. Tecnica mista In anni di lavoro appassionato, ritengo di aver tanto agognato e oggi raggiunto, una libertà mentale che mi dà sollievo: una libertà dalle regole, dai canoni tradizionali che la Scuola consegna come bagaglio di partenza, come certezze sulle quali costruire, ma che spesso tendono a formalizzare e codificare la vita. Questa libertà mi concede, soddisfatta e compiaciuta, di manipolare fra loro materiali anche inusuali ed eterogenei; mi consente approcci inconsueti ai mezzi espressivi e incessanti percorsi di ricerca. Il rumore della quotidianità. Il suono della natura. La propria silente interiorità. Parlano all’anima.
  • 31. 13 Nel blu, 1999. Acquaforte su zinco, mm 300x300 È fondamentale trasmettere la conoscenza delle tecniche espressive tradizionali per scoprire con piacere che dagli allievi vengono utilizzate in modo diverso, nuovo e personale. Questo compito mi sono assunta scegliendo di insegnare. Fuori dagli schemi classici vive l’autenticità dell’io. Regole e tecniche possedute, abbandonate e inventate di nuovo e rielaborate autonomamente, aiutano a raccontare e raccontarsi. A capirsi. Ravvisare il piacere e la soddisfazione negli occhi di chi lo scopre, lavorando gomito a gomito, è vera fonte di energia. Non m’importano forma e linguaggio, ma la fiamma sempre viva. Ascolto, 2007. Tecnica mista su tela, cm 40x40
  • 32. Una recita silenziosa, 2007. Tecnica mista e colori calcografici su tela, cm 40x40 Nel silenzio. Non ha inizio. E non c’è fine. Mi sorprende. Il silenzio non ha fretta non aspetta nulla, ha in sé tutto. Mi assorda. 14 Nei ricordi, 2005. Tecnica mista su carta intelata, cm 25,5x25,5
  • 33. Eppure esiste, 2005. Tecnica mista su carta intelata, cm 22x22 Città, 2005. Tecnica mista su carta intelata, cm 25x25 Procedendo nella ricerca calcografica, ho raggiunto la consapevolezza che le tecniche incisorie ma anche l’uso del torchio litografico da riporto, quali testimonianza di una tecnica antica, dalle svariate opportunità inventive, siano una continua azione reciproca tra tradizione e innovazione. Ho deciso di soffermarmi, di indagare, cercando ovunque.
  • 34. Omaggio a Satie. Vorrei volando, 2008. Tecnica mista su carta intelata, cm 50x50 silenzio non è visibile eppure esiste. È inafferrabile, ma lo sento concretamente. Si impone. È tra parola e parola. 15 Sembianze, 2002. Elaborazione digitale, cm50x50
  • 35. Prima veste, 2002. Ceramole su zinco e collage, cm50x50 Arianna, 2010. Ceramolle su rame, mm 500x500 Poi… improvvisamente non mi è più interessata la pittura. Inutile riprodurre cose, immagini, luoghi. Di continuo osservavo ciò che mi stava attorno, mi stupivano gli oggetti veri, gli oggetti della vita quotidiana, e infine ecco: ho trovato! Ho capito! Erano i vestiti che mi interessavano. Quelli vecchi, inutilizzati. Dismessi. Non loro però volevo, inseguivo caparbiamente la storia che ancora mi potevano raccontare. Decido così di recuperarne l’immagine, in formato reale, con il torchio calcografico. Diventeranno questi le mie matrici. Le impronte di abiti attivano i ricordi, la memoria. La vita c’è, è lì, davanti a me. Viene ad essere esaltata e sottolineata proprio per la assoluta mancanza di vita degli abiti. Anche agende e libri vecchi possono divenire una macchina della memoria. (Agenda 1999)
  • 36. Totem,1999. Mosaico, cm 92x20,5 Totem, particolare, 1999. Mosaico, cm 92x20,5 In altre opere vivono gli oggetti: conchiglie, bottoni, legni, brandelli di tessuti, impronte, vestiti… Non sono “cose”, sono le idee, i pensieri a cui rimandano gli oggetti stessi, le loro ombre, il vissuto loro e mio. Sono domande. Una ricerca: “dove si comincia” e “dove si finisce”. Sono testimonianze del passato che vogliono dar voce a quanto altrimenti andrebbe disperso, dimenticato, specie se di modesto valore. Forse l’unica opportunità di salvezza dall’abbandono. Il tempo è una forza che non accompagna sulla via del declino e del disfacimento, ma conduce all’arricchimento e alla meditazione. Lucciole, 2008. Tecnica mista su tela, cm 40x40
  • 37. Bosco, 2008. Tecnica mista, cm 40x40 Nel silenzio afferro nel modo più chiaro la mia unicità. 16
  • 38. Omaggio a Satie. Gnossienne n1, 2009. Tecnica mista monoprint e pastello su carta cotone intelata, cm 50x50 Omaggio a Satie. Gnossienne n1, variazione, 2009. Tecnica mista, monoprint e pastello su carta cotone intelata, cm 50x50 Da qualche tempo mi succede una cosa nuova. Quando mi trovo sola nel mio studio, intenta a lavorare, non cerco più la compagnia di un sottofondo musicale: così ero solita fare, forse per un'abitudine conseguita sin dai tempi di Scenografia, a Brera. Ho sempre amato il rumore, la conversazione, stare tra le persone, le loro voci ed i loro movimenti, ed ora, sempre di più, mi accorgo di amare il silenzio. Anche quando insegnavo Educazione artistica le idee, per il lavoro dei ragazzi come anche per il mio, nascevano da spontanee e lunghe chiacchierate corali, dove ognuno, adulto o ragazzo, entrava con vigore ed entusiasmo per manifestare il proprio pensiero. Ora che ho lasciato l'insegnamento e quindi sono più libera di organizzare il mio tempo, ora che finalmente posso ascoltare in piena libertà ciò che preferisco, la consueta compagnia musicale mi disturba, mi distrae. Perché? Amo la musica, l'ho ascoltata, utilizzata in moltissime attività, didattiche e non, come elemento portante o di completamento al
  • 39. linguaggio pittorico e teatrale, ma ora, con sorpresa e piacere, scopro di avere bisogno anche di silenzi. Un bisogno ugualmente urgente quanto quello di comunicare, di confrontarmi continuamente con l'altro, un bisogno di silenzio che non avevo mai sentito così necessario e che avverto di grande utilità al mio lavoro. Nel silenzio il mio pensiero segue indisturbato il suo corso: la conversazione si svolge tra il mio io, le mie esperienze e i miei conflitti e medito, seguendo il filo del piacere o del dolore che mi procura ciò che sto dipingendo. Ascolto, in trepida attesa, le emozioni di quelle immagini che emergono, poco a poco dalla memoria, che si disvelano, che all'inizio sono solo un mistero non chiarito, ma che alla fine, rese più vibranti dalla luce, dal colore, dalla materia, diventano evocazioni: piccoli universi, dove tutto viene scomposto e ricomposto con la verità del vissuto, una misteriosa atmosfera di colori e toni omogenei dove la realtà ha qualcosa di così concreto, e nello stesso tempo così vago. (Tratto dall’agenda personale del1993) Mondo del silenzio Mondo della parola Mondo dell’immagine. Dove il senso? Nella prima luce del giorno, 2005. Monotipo su carta intelata, cm 25x25
  • 40. The treugth the colour, 200?. Tecnica mista su carta intelata, cm 20x20 Lo spazio, 2006. Tecnica mista su tavola, cm 20,5x25 Da lontano, 2005. Tecnica mista su carta intelata, cm 20x20
  • 41. 17 Ricordo Satie, 2010. Tecnica mista su carta cotone intelata, cm 50x50 La regola è indispensabile. Ovunque. Sempre. Per cominciare. Come la regola della realizzazione della matrice e della successiva stampa al torchio calcografico: può diventare, attraverso interventi di volta in volta nuovi e diversi, trasgressione e originalità, può essere l’opportunità di conferire all’immagine una vita nuova, autonoma, è un'immagine originale e irripetibile. È un unicum. (Tratto dall’agenda personale del 2007). L’immagine tace. E tacendo parla. L’immagine è silenzio visibile. Silenzio e immagine e parola.
  • 42. 18 Omaggio a Satie. Gnossienne n 4, 2010. Tecnica mista su carta cotone intelata, cm 50x50 Omaggio a Satie. Gnossienne n 4, 2010. Monoprint, tenica mista su carta cotone, cm 50x50
  • 43. Omaggio a Satie. Gnossienne n 4, 2010. Monoprint, tenica mista su carta cotone, cm 50x50 Omaggio a Satie. Gnossienne n1, variazione rosa, 2009. Tecnica mista su carta intelata, cm 50x50 Omaggio a Satie. Gnossienne n1 variazione n4, 2009. Tecnica mista su carta intelata, cm 50x50 “1971.Vent'anni. Voglio fare l’insegnante e essere un’artista. Sarò l'artista-educatore che lavora e progetta con ragazzi-allievi-artisti, trasmettendo loro la mia esperienza, ma con i quali soprattutto farò... Non so cosa. Ma sicuramente sarà qualcosa di appassionante”. Ed è proprio valsa la pena fare un lungo cammino, passando attraverso la mia formazione personale e il voler essere caparbiamente madre-insegnante-artista per giungere a riflettere su cosa significhi far incontrare, proprio a tutti, possibilità di positive nuove scoperte, animare speranze, aspettative, fervori ed entusiasmi. A tutti. A tutti coloro che hanno voglia e piacere di cimentarsi, di scoprire… a coloro che sanno rimettersi in gioco, con entusiasmo e difficoltà, vorrei lasciare in eredità la passione, la capacità di non mollare mai, anche quando l’imprevisto, l’errore annientano il lavoro. A me stessa dico
  • 44. “capiscilo … è lo stimolo nuovo che farà unico il pezzo, non lo trascurare…”. Soprattutto l’incisione lo consente. Vorrei contagiare la certezza che la creatività è parte della vita, non solo peculiarità degli artisti. E che ci consente di saperci vivi. Abbracci di vento Vorrei volando Segni sospesi Fughe di sole Aranci di bianco Sopore d’amore. Vorrei Volando Mari d’incanto. Era l'aria, 2005. Tecnica mista su carta intelata, cm 25x25 I giovani germogli lucenti, 2007. Acrilico e pastello su tavola, cm 20x20
  • 45. 19 Oh che bel castello, 1998. Tecnica mista e collage, cm 50x50 Mani di luna. Linoleografia, stampa su due fogli positivo e negativo, cm 25x25 L’arte è… me lo spiegano Marta Alberti, Monica Barbieri, Carlotta Camerano, Elena Dimuccio, quattro bimbe dai 7 ai 9 anni, che hanno lavorato con frequenza settimanale costante nel mio studio fin da piccole, sperimentando vari linguaggi espressivi ( pittura, collage, manipolazione, incisione ecc.). Nell’agenda personale del 1997 trovo quanto segue. “Oggi decidono, di loro iniziativa, di parlare di arte. Non capisco il perché e ne rimango parecchio stupita: mai abbiamo fatto di questi discorsi. Ma stabiliscono testardamente che mi avrebbero spiegato che cosa è l’arte. E mi fanno sedere per ascoltare. Dopo un avvio pacato vengo letteralmente assalita: inattendibile l’entusiasmo e l’impegno e la passione che hanno messo vociando contemporaneamente, con ritmo incalzante, con una valanga di parole e gesti e movimento, per farmi capire l’Arte. L’esperienza laboratoriale consueta, spontaneamente, si è tramutata in necessità di argomentare sul significato di quel che si va facendo. Il passaggio al fare si mostra immediato e prende la forma di una cartella contenente incisioni: ognuno, con una punta, avrebbe inciso incide una lastra e poi sul foglio stampato, scritto scrive a matita il suo pensiero. Incredibile ancora la dinamica dei fatti, la velocità d’esecuzione del lavoro, la gioia negli occhi e la soddisfazione di tutti. Disorientata, stupefatta, al termine del lavoro non mi resta che constatare di non aver fatto niente. Solo facilitato le necessità pratiche.” Arte è sapere, conoscere, pensare e disegnare…
  • 46. Arte è qualsiasi cosa che cerchi di fare bene, arte è disegnare con piacere. Arte è l’impegno di una persona. Arte è la fantasia su un foglio bianco. È il testo, quasi impensabile, contenuto nella cartella di incisioni dal titolo “Arte è...”. Le lastre di zinco sono state incise con la tecnica della puntasecca e stampate dalle bambine nell’Ottobre 2000. 20 Domino01 …come quando …ma questa è arte? Domino01 …come quando è il gioco dell’Arte. Domino01… come quando l’Arte è in gioco Domino01… come quando il Gioco è Vita! Domino01 …come quando …qual è il ruolo dell’arte? Domino01 …come quando esce dai confini Domino01 …come quando cambia l’esistenza Domino01 …come quando ride la Vita. Domino01 …come quando Arte è pretesto Domino01 …come quando chissà chi ho di fianco? Domino01 …come quando cambiamo le Regole! Domino01 …come quando …Noi divisi e uniti! Domino01 …come quando non c’è più Frontiera Domino01 …come quando tutto è sorprese e meraviglia. Domino01 …come quando questo è perché. Se il gioco diventa un elemento necessario per sviluppare ambiti di creatività, l’arte sa rimettere in discussione le regole costituite e si pone come voce critica energica all’interno del sistema. Domino01 raccoglie quindi queste preziose eredità: le fa sue e le rielabora con opere che raccontano di sorprese e meraviglia e imprevisti, dove il singolo artista, pur nell’autonomia
  • 47. dell’io, si guarda a fianco, si rimette in gioco, nell’intento di giungere al noi, con un’opera che si evolve senza limiti o frontiere. Domino 01 è l’Arte in gioco o il gioco dell’Arte o forse anche è il Gioco come Vita? Perché la vita di ogni artista è spesso caratterizzata dal confronto e dal rapporto più o meno stretto con altri artisti! Quindi artisti diversi, divisi e uniti, sullo stesso piano, nello stesso gioco-opera d’arte globale. Domino01, di sghimbescio, affronta anche il tema del gioco nell’arte. Consente di ripensare al ruolo dell’arte nella quotidianità, capace di trasformare l’esistenza. Dell’arte, ne sono convinta, come realtà che sa dare significato alla vita e stabilire un rapporto invisibile e forte e ravvicinato con alcuni compagni di viaggio. Nella vita il gioco assume un’importanza fondamentale e diviene esso stesso, elemento in cui si concretizzano emotività e creatività e immaginazione. Proprio il gioco, nel primo decennio del 1900, con la nascita del movimento futurista, del dadaismo, del surrealismo conquista un ruolo significativo nell’arte contemporanea. Il gioco aiuta a superare le regole della rappresentazione naturalistica e simbolica per cui l’esperienza artistica assume diverse forme e giunge al fruitore con modalità nuove, quella del gesto, dell’interazione, dell'happening e della performance. Ecco quindi che il gioco con differenti sfaccettature e modalità partecipa all’arte del Novecento, accogliendo anche gli elementi di casualità e provvisorietà, accettando i fatti dell’inconscio e della fantasia, elementi questi che si ritrovano al medesimo livello nell’attività ludica. L’arte pare presa a pretesto per giocare, osservare, sperimentare, reimpostare regole. Sono esperienze forti: per affrontarle occorrono quindi compagni di avventura con i quali condividere confronti, emozioni e alleanze. ( dal catalogo domino01 per la Galleria San Carlo, Milano 2011)
  • 48. 21 Attesa, 2006. Tecnica mista su tavola, cm 26x26 Sentiero antico. Avanzi. smunto rosa e grigio e azzurro colore della memoria pesante passo del tempo affonda la pietra acciottolato tratturo cibo e vita stupore e conquista. solchi e cammino e viaggio di sempre.
  • 49. Preparati all'imprevisto e abituati all'inaspettato, 2008. Carta intelata, cm 30x30 Memoria, 2007. Monoprint su carta cotone, cm 30x30 Quel che resta, 2007. Tecnica mista su tela, cm 30x30
  • 50. Con il metodo di non avere un metodo, le immagini impresse dal torchio si ripetono, come giorno dopo giorno fa la vita. Immagine dopo immagine, foglio dopo foglio, quasi ossessivamente, nascono. Si diversificano l’uno dall’altro attraverso interventi unici sulla matrice: si esalta intenzionalmente la diversità che li connota e li differenzia dal multiplo. Ogni giorno è un altro giorno. Oggi questa necessità dell’operare, che è scelta consapevole, assurge a ruolo di metodo e contemporaneamente lo respinge. Il lavoro, capita, bandisca il pennello per privilegiare il torchio. Sì, il torchio perché ha in sé quella speciale fascinazione che mi consente di considerare la magia del caso. Il torchio, come gioco d’azzardo, accetta la sfida e la rimanda, modifica, nega o esalta, l’intervento creativo, mi costringe ogni volta a ricominciare la partita per vincere la sfida. Il torchio appassionato, che dà voce alla regola e nello stesso tempo alla mia creatività e all’immaginazione, in un intimo, silenzioso, continuo, ininterrotto e disorientante colloquio- incontro. Buio Silenzio Mistero Segreto Pensiero Ricerca Scoperta Supporto Traccia Verità? Luce. Ascolto e narrazione. Sara Montani
  • 51. TECNICA E MUSICALITÀ DI SARA MONTANI Sergio Spadaro Chi conosce già l’arte di Sara Montani sa che per circa un ventennio il suo lavoro si era snodato come dice lei stessa – “attraverso il recupero, con impronte, di oggetti o situazioni personali, che diventano una metafora”. L’impronta lasciata dagli oggetti (bavaglino, camicina, cravatta, reggiseno, reggicalze, camicetta) sulla lastra di rame o di zinco, e poi stampata, era perciò fondamentale. Che poi la matrice venisse variata e utilizzata più volte, cambiando via via l’inchiostratura o intervenendo in altri modi (monoprint o monostampa), oppure venisse dipinta e trasferita sulla carta un’unica volta (monotype o monotipo) non aveva importanza: la diversità del procedimento tecnico tendeva sempre allo stesso risultato, realizzare un unicum. Nell’uno e nell’altro caso la Montani comunque rientrava nel solco più tipico dell’arte novecentesca, che attraverso lo scavo nell’interiorità e nella soggettività, aveva via via visto scomparire l’oggetto della realtà fenomenica e naturalistica. Fino ad arrivare all’astrazione e all’Informale. Tuttavia nella Montani l’oggetto sussisteva ancora come traccia, o ricordo. Le impronte da esso lasciate sul foglio di stampa rinviavano a un’esistenza trascorsa, che però diventava autre, appartenente a una realtà della fantasia e della creazione poetica diversa da quella naturalistica di quando l’oggetto era in uso. Ma il lavoro creativo della Montani non era limitato soltanto all’uso del torchio. Le stanze del suo studio erano zeppe di dipinti via via accumulati e realizzati sulla tela e con gli olî, oppure attraverso tecniche miste con china e collage. Dipinti che adesso ha deciso di tirar fuori e che si caratterizzano attraverso la costrizione – alla stregua dei mistici – di “contenersi” in formati quadrati (si va dal 7x7, al 20x20 al 70x70). D’altra parte non era già l’ascesi pitagorica che vedeva nel “quattro il solido”? E non era sempre Pitagora che tendeva ad espiare dalle “carceri” corporee e vedeva nella musica un mezzo affinché l’anima risalisse verso gli spazi sconfinati? E, si sa, la musica e il silenzio sono tutt’uno, o quasi. Dice al riguardo la pianista francese Hèléne Grimaud (che ha suonato al Conservatorio di Milano il 1° dicembre 2010): “La musica è l’estensione del silenzio. Senza silenzio sarebbe solo rumore. Ti aiuta a fare ordine, a mettere in moto lo spirito, a ritrovare l’equilibrio e le relazioni con gli altri”. Esattamente quello che fa la Montani con le sue immagini informali nei “quadrati” che presenta: gli accostamenti e le combinazioni dei suoi colori cercano sempre accordi musicali o dalla musica interiore sono guidati. Ovviamente, ci sono tanti modi di esercitare lo spirito, di stimolare il proprio inconscio a liberare la recondita musicalità. Uno di questi può anche essere quello di far aggallare le sensazioni già
  • 52. stimolate dalla lettura di particolari testi letterari. Nella Montani ciò avviene attraverso le sensazioni suscitate dalla lettura de La mia Africa di Karen Blixen, cioé – come in alcuni di questi “quadrati” – attraverso la trasposizione in immagini sognate ed oniriche. La Montani dichiara inoltre che, nella sua ricerca di accordi cromatici, è stata anche guidata dall’ascolto della musica di Erik Satie. E qui è difficile stabilire se la Montani si riferisca più al primo Satie, com’è noto influenzato dal misticismo teosofico medievale, oppure al Satie modernista, quello in combutta con Picasso, Cocteau e Diaghilev o, extrema ratio, a quello del balletto Parade (1917) che risente un po’ delle contemporanee esperienze dadaiste. Comunque sia, molto più semplicemente, dev’essere l’effetto giocoso e scherzoso di un certo Satie che la influenza. In tale direzione vanno forse interpretati i segni grafici spiraleggianti che tagliano verticalmente alcuni di questi “quadrati” e che, sotto un certo aspetto, richiamano la fase delle “impronte” e delle “tracce” che ha contrassegnato la sua ricerca. Conseguente al tecnicismo che caratterizza l’arte della Montani è infine l’uso del mosaico (qui ne vengono presentati due molto belli), nel quale la musicalità interiore va vista in certe alter- nanze cromatiche delle tessere, che a volte spezzano, ma sempre confluiscono nell’armonia compositiva generale. Perché – come dice Andrea Pinotti – “il venir meno della rappresentazione figurativa e del riconoscimento del referente in molta arte contemporanea cosiddetta astratta può essere considerato come l’ultimo capitolo e l’estrema provincia nella storia della concezione della visibilità dell’invisibile”. Milano, novembre 2010 In Estetica della pittura, Il Mulino, BO, 2007, p.191
  • 53. Sara Montani è nata a Milano: si è formata al Liceo Artistico e alla Accademia di Belle Arti di Brera nel corso di Scenografia. Dal 1970 al 1991 ha insegnato materie artistiche. Lasciato l’insegnamento ha continuato a svolgere attività di formazione, occupandosi in particolare del mondo giovanile. Dal 1970 espone in numerose mostre personali e rassegne, in Italia e all’estero, conseguendo premi e segnalazioni. Tra questi il Premio Arte Mondadori nel 1994. Nel 2011 è invitata al Padiglione Italia di Torino per la 54a Biennale di Venezia. Dal 1998 è direttore artistico dell’Associazione Boccafogli: nel 1999 idea il progetto formativo di incisione calcografica e stampa, tutt’ora attivo con La Stamperia B come Bottega nella scuola primaria di via Brunacci a Milano. Nel 2012 per avvicinare l’arte e gli artisti ai bambini dà vita alla Galleria delle Lavagne, uno spazio espositivo attivo all’interno della scuola primaria Cesare Battisti di Milano. Nella sua ricerca artistica privilegia presentare percorsi tematici, utilizzando tecniche espressive varie, dalla pittura alla fotografia, all’incisione, alla scultura e alle installazioni. La sua intera carriera è connotata dall’incessante ricerca sperimentale. Nelle sue opere mira ad avvalersi del medium ideale, più funzionale per esprimere contenuti e definire progetti, sia che appartengano al mondo dei segni, della fantasia o del reale o siano, indifferentemente, a due o a tre dimensioni. […] La poetica di Sara si radica in una fiducia nel lavoro collettivo e pluridisciplinare che è la diretta eredità di esperienze importanti, come scenografa e come insegnante. Quindi la pratica simultanea della pittura, della scultura e dell’incisione non si risolve in un vuoto eclettismo ma si traduce in immagini ricche di tracce e rimandi, in uno scambio reciproco di materie e processi. (S. Fontana). […] Per la Montani il processo non si chiude nell’unità della singola opera, ma travalica il confine in un diluvio di domande che il percorso artistico evidenzia attraverso una ricerca curiosa e sollecita nelle pieghe della materia che, abilmente manipolata, è in grado di rivelare risposte.(C. De Carli). [ … ] Negli anni l’artista ha adottato il “monotipo” e la “monostampa”: soprattutto la seconda, che prevede il riutilizzo della medesima matrice diversamente inchiostrata a ogni passaggio del torchio, permettendo la realizzazione di “varianti” cromatiche al singolo esito che possono andare dalla differenza minima fra esito e esito alla quasi irriconoscibilità fra le prove. (A.Veca). Non abbandona mai, nel trascorrere degli anni, l'attività di curatela di molte manifestazioni, mostre ed eventi a carattere socio-culturale. Sue opere sono presenti in diverse collezioni private, pubbliche e istituzioni museali in Italia, Francia, Belgio, Romania, Svizzera, Germania, Giappone, Stati Uniti, Polonia. Foto di Claudio Comito