EDUCAZIONE: UN IMPORTANTE STRUMENTO PER COMBATTERE IL CAMBIAMENTO CLMATICOMario Agostinelli
Il cambiamento climatico sta scuotendo l'agenda politica. Mentre il gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici (IPCC) suona regolarmente l'allarme, i processi internazionali volti a contenere il riscaldamento globale non sono riusciti a compiere alcun progresso. Alcuni governi, come il Regno Unito e il Canada, hanno recentemente dichiarato un'emergenza climatica, ma finora non hanno intrapreso alcuna azione.
Il rapporto WWF “L’impronta idrica dell’Italia”, realizzato da Marta Antonelli e Francesca Greco del King’s College London, si inserisce all’interno della roadmap WWF di avvicinamento ad EXPO Milano 2015, che vedrà l’associazione impegnata - in qualità di “Civil Society Participant”- in una serie di iniziative per portare il tema dell’alimentazione sostenibile all’attenzione di istituzioni, imprese e cittadini coinvolti nell’evento, nell’ambito del programma WWF One planet food. Il report distingue due componenti: l’impronta idrica della produzione e quella del consumo. http://bit.ly/1fOGdyr
www.docgreen.it - I contributi pubblicati sul n. 4/2014 di Ecoscienza su "Agricoltura e ambiente. Scienza, politica e istituzioni per la sostenibilità"
Sustanability (you still talk about it) 2024 new.pdfMassimoZucchetti4
Il picco del petrolio e dello “sviluppo sostenibile”.
Alcuni esperti di cambiamenti climatici ed energia, esprimono molti dubbi sulla direzione che ha preso il progresso energetico e tecnologico mondiale, sotto le indicazioni delle organizzazioni internazionali occidentali.
Alcuni sostengono addirittura che non esista lo "sviluppo sostenibile”, cioè il significato che i paesi
sviluppati e industrializzati danno a questa parola.
CRISI ECOLOGICA E SOCIALE - UN FUTURO SOSTENIBILE IN EUROPA? M. Morosini, ...morosini1952
Come ospitare degnamente 9-10 miliardi di abitanti della Terra, quanti arriveremo a essere nel 2050, senza stravolgere gli equilibri ecologici su cui si fondano l’alimentazione, il benessere e l’intera economia? Il progetto «Futuro sostenibile» da cui è scaturito un rapporto 1 del Wuppertal Institut 2 (cfr la scheda a p. XXX) vuole dare una risposta a questa domanda drammatica, offrendo un’opportunità di condurre anche in Italia una campagna per una svolta del nostro Paese verso la sostenibilità sociale ed ecologica secondo criteri d’equità globale. In questo momento storico il conflitto tra ecologia e giustizia palesa la sostenibilità come vero programma di sopravvivenza, perché la drammatica alternativa è tra la sostenibilità o l’autodistruzione. Lungi dal servire solo alla protezione dei panda e delle balene, l’ecologia è l’unica opzione per garantire sulla Terra il diritto d’ospitalità a un numero crescente di esseri umani. «Dobbiamo portare davanti agli occhi dell’opinione pubblica due ingiustizie: che i beni di questo mondo siano ripartiti in modo così sproporzionato e che quest’iniqua distribuzione non venga modificata». Quando nel 1958 il cardinale Joseph Frings pronunciò queste parole nel discorso di fondazione di Misereor, l’organizzazione tedesca cattolica per la cooperazione allo sviluppo che finanziò lo studio del 1996, forse non immaginava che 50 anni dopo i numeri di miliardari e di malnutriti nonché il grado di disuguaglianza che li separa avrebbero raggiunto record storici su un pianeta che già oggi potrebbe nutrire tutti i suoi abitanti. Fedele a quella consegna del 1958, lo scienziato tedesco Wolfgang Sachs Sachs, curatore del progetto, documenta l’evoluzione globale di povertà e ricchezza, constata l’inadeguatezza di molte ricette di sviluppo e conclude che «voler mitigare la povertà senza mitigare la ricchezza è ipocrisia» 3. Quel fuoco d’artificio di risorse che l’Europa brucia non è ripetibile nel mondo, non di certo con un numero crescente d’esseri umani. I due patrimoni che permisero l’ascesa dell’Europa non sono più a disposizione all’infinito: i combustibili fossili destabilizzano il clima e vanno esaurendosi, e per le materie prime biotiche 4 non sono più disponibili colonie oltreoceano. È questa la tragedia attuale: l’immaginario dei Paesi emergenti s’ispira alla civiltà euroatlantica, ma i mezzi per la sua realizzazione non sono più a disposizione. I ceti dei consumatori globali nel Nord e nel Sud, degli imprenditori e degli investitori sono chiamati a cedere alla natura e a chi sta peggio nel mondo una parte del loro potere in termini di capitale e confort. Se non lo faranno, resterà ben poco di ciò che ora rende la loro posizione così desiderabile. Il vero problema non è se vi sono risorse sufficienti, ma a chi sono destinate e per che cosa esse sono ripartite quando diventano scarse. Una politica ambientale che non si occupi anche di politica sociale non avrà successo.
Rapporto IPCC 2013- climate change and international answerCosimoPieri
This is my final work for University of Florence; It's on IPCC 2013 and the following answers of International environment on climate change, especially relating on COP 21
Unfortunately in Italian
If needed, i can provide English version too ;)
For downloading, please write me on Linkedin
L'intervento di Stefano Caserini al convegno "Pianeta rovente" organizzato dalla Fima al Festival internazionale del giornalismo di Perugia, 1 maggio 2014
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EDUCAZIONE: UN IMPORTANTE STRUMENTO PER COMBATTERE IL CAMBIAMENTO CLMATICOMario Agostinelli
Il cambiamento climatico sta scuotendo l'agenda politica. Mentre il gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici (IPCC) suona regolarmente l'allarme, i processi internazionali volti a contenere il riscaldamento globale non sono riusciti a compiere alcun progresso. Alcuni governi, come il Regno Unito e il Canada, hanno recentemente dichiarato un'emergenza climatica, ma finora non hanno intrapreso alcuna azione.
Il rapporto WWF “L’impronta idrica dell’Italia”, realizzato da Marta Antonelli e Francesca Greco del King’s College London, si inserisce all’interno della roadmap WWF di avvicinamento ad EXPO Milano 2015, che vedrà l’associazione impegnata - in qualità di “Civil Society Participant”- in una serie di iniziative per portare il tema dell’alimentazione sostenibile all’attenzione di istituzioni, imprese e cittadini coinvolti nell’evento, nell’ambito del programma WWF One planet food. Il report distingue due componenti: l’impronta idrica della produzione e quella del consumo. http://bit.ly/1fOGdyr
www.docgreen.it - I contributi pubblicati sul n. 4/2014 di Ecoscienza su "Agricoltura e ambiente. Scienza, politica e istituzioni per la sostenibilità"
Sustanability (you still talk about it) 2024 new.pdfMassimoZucchetti4
Il picco del petrolio e dello “sviluppo sostenibile”.
Alcuni esperti di cambiamenti climatici ed energia, esprimono molti dubbi sulla direzione che ha preso il progresso energetico e tecnologico mondiale, sotto le indicazioni delle organizzazioni internazionali occidentali.
Alcuni sostengono addirittura che non esista lo "sviluppo sostenibile”, cioè il significato che i paesi
sviluppati e industrializzati danno a questa parola.
CRISI ECOLOGICA E SOCIALE - UN FUTURO SOSTENIBILE IN EUROPA? M. Morosini, ...morosini1952
Come ospitare degnamente 9-10 miliardi di abitanti della Terra, quanti arriveremo a essere nel 2050, senza stravolgere gli equilibri ecologici su cui si fondano l’alimentazione, il benessere e l’intera economia? Il progetto «Futuro sostenibile» da cui è scaturito un rapporto 1 del Wuppertal Institut 2 (cfr la scheda a p. XXX) vuole dare una risposta a questa domanda drammatica, offrendo un’opportunità di condurre anche in Italia una campagna per una svolta del nostro Paese verso la sostenibilità sociale ed ecologica secondo criteri d’equità globale. In questo momento storico il conflitto tra ecologia e giustizia palesa la sostenibilità come vero programma di sopravvivenza, perché la drammatica alternativa è tra la sostenibilità o l’autodistruzione. Lungi dal servire solo alla protezione dei panda e delle balene, l’ecologia è l’unica opzione per garantire sulla Terra il diritto d’ospitalità a un numero crescente di esseri umani. «Dobbiamo portare davanti agli occhi dell’opinione pubblica due ingiustizie: che i beni di questo mondo siano ripartiti in modo così sproporzionato e che quest’iniqua distribuzione non venga modificata». Quando nel 1958 il cardinale Joseph Frings pronunciò queste parole nel discorso di fondazione di Misereor, l’organizzazione tedesca cattolica per la cooperazione allo sviluppo che finanziò lo studio del 1996, forse non immaginava che 50 anni dopo i numeri di miliardari e di malnutriti nonché il grado di disuguaglianza che li separa avrebbero raggiunto record storici su un pianeta che già oggi potrebbe nutrire tutti i suoi abitanti. Fedele a quella consegna del 1958, lo scienziato tedesco Wolfgang Sachs Sachs, curatore del progetto, documenta l’evoluzione globale di povertà e ricchezza, constata l’inadeguatezza di molte ricette di sviluppo e conclude che «voler mitigare la povertà senza mitigare la ricchezza è ipocrisia» 3. Quel fuoco d’artificio di risorse che l’Europa brucia non è ripetibile nel mondo, non di certo con un numero crescente d’esseri umani. I due patrimoni che permisero l’ascesa dell’Europa non sono più a disposizione all’infinito: i combustibili fossili destabilizzano il clima e vanno esaurendosi, e per le materie prime biotiche 4 non sono più disponibili colonie oltreoceano. È questa la tragedia attuale: l’immaginario dei Paesi emergenti s’ispira alla civiltà euroatlantica, ma i mezzi per la sua realizzazione non sono più a disposizione. I ceti dei consumatori globali nel Nord e nel Sud, degli imprenditori e degli investitori sono chiamati a cedere alla natura e a chi sta peggio nel mondo una parte del loro potere in termini di capitale e confort. Se non lo faranno, resterà ben poco di ciò che ora rende la loro posizione così desiderabile. Il vero problema non è se vi sono risorse sufficienti, ma a chi sono destinate e per che cosa esse sono ripartite quando diventano scarse. Una politica ambientale che non si occupi anche di politica sociale non avrà successo.
Rapporto IPCC 2013- climate change and international answerCosimoPieri
This is my final work for University of Florence; It's on IPCC 2013 and the following answers of International environment on climate change, especially relating on COP 21
Unfortunately in Italian
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L'intervento di Stefano Caserini al convegno "Pianeta rovente" organizzato dalla Fima al Festival internazionale del giornalismo di Perugia, 1 maggio 2014
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Stefano Caserini, Festival internazionale del giornalismo di Perugia 2014
Articolo-Scientifico-Luigi-Magliulo.pdf
1. LA SOVRAPPOPOLAZIONE
In questo articolo scientifico andremo ad approfondire
un problema che ci vede protagonisti tutti, oramai da
alcuni anni, ovvero la sovrappopolazione mondiale
affrontando le cause che hanno portato a questo
fenomeno e le sue conseguenze, andando anche ad
analizzare alcuni dati degli ultimi secoli anche con l’aiuto
di grafici.
Ma che cosa significa sovrappopolazione?
La sovrappopolazione è una condizione di una Popolazione (in questo
caso mondiale) che eccede le normali possibilità di vita in un luogo in
relazione ai mezzi di sussistenza o allo spazio fisico disponibile. Provoca
in generale un eccessivo sfruttamento dell’ambiente e delle sue risorse
e quindi una pressione sulle risorse naturali stesse.
Cause della sovrappopolazione nell’ultimo secolo
Si nota che nel XX secolo l'enorme incremento della popolazione umana
è avvenuto per diverse cause e tra le più importanti sicuramente ne
ricordiamo due: la diminuzione del tasso di mortalità di molti paesi e
soprattutto per i progressi della medicina moderna e in campo
tecnologico che hanno permesso di migliorare la qualità della vita delle
persone, il che appunto si traduce in un aumento della vita media di una
persona specifica e di conseguenza della popolazione in generale.
2. Quanti siamo e di quanto è aumentata
la popolazione negli ultimi secoli?
Sulla Terra siamo
ormai quasi 8
miliardi e il dato è
ancora più
impressionante se
osservato in un
grafico. Ci siamo
moltiplicati, infatti,
in pochissimo
tempo: siamo
passati da 1
miliardo di abitanti
(inizio ‘800) a oltre
7,8 miliardi (2021)
in poco più di due
secoli, dopo
millenni di sostanziale calma piatta.
Nel 2000 le L’ONU stimarono che la popolazione mondiale è cresciuta
ad un tasso dell'1,14%, pari a 75 milioni di persone all'anno, comunque
in diminuzione rispetto al picco di 86 milioni avvenuto nel 1987. In
pochissimi secoli, il numero di persone viventi sulla Terra è aumentato di
diverse volte. Nel 2000 il pianeta ospitava 10 volte gli abitanti di 300 anni
prima.
3. Tasso di crescita futura della popolazione
In assoluto è vero che il Pianeta non può sostenere una crescita
demografica illimitata, in quanto è un sistema chiuso con risorse limitate.
Tuttavia, anche la stessa popolazione in futuro diminuirà quasi
certamente: lo dicono, le previsioni dell'ONU. Come abbiamo visto,
infatti, il progresso tecnologico e la transizione verso nuovi modelli di
sviluppo stanno portando a un miglioramento dei principali indicatori di
benessere. E i dati socio-economici e demografici relativi soprattutto ai
Paesi più ricchi del mondo dimostrano che un maggiore benessere porta
statisticamente a un calo progressivo delle nascite e quindi, alla lunga, a
una diminuzione della popolazione.
(fonte ONU)
4. Proiezione della popolazione secondo l’Onu dal 2022 in poi
Il grafico mostra la proiezione della popolazione totale dal 2022 e dal
2099 fino alla fine del secolo.
Come vediamo qui, c'è un calo significativo del tasso di crescita della
popolazione, in particolare nella seconda metà del 21° secolo. Anche se
la popolazione mondiale è ancora in aumento alla fine del secolo, lo sta
facendo molto lentamente. Ci aspettiamo quindi che la crescita finisca
molto presto dopo il 2100.
In questa proiezione la popolazione mondiale sarà di circa 10,88 miliardi
nel 2100 e quindi ci aspetteremmo che il "picco di popolazione" si
verificherà all'inizio del 22° secolo, non molto più di 10,88 miliardi.
(fonte ONU)
5. L’impatto dell’uomo sulla terra
Come già ribadito l’aumento della popolazione porta uno sfruttamento
maggiore delle risorse della terra come: acqua, suolo, minerali ed
energia, ad esempio. Lo stesso si può dire rispetto alla produzione di
rifiuti e alle emissioni di gas serra in atmosfera, in particolare di CO2,
che hanno determinato e stanno determinando un aumento della
temperatura media terrestre e quindi il cosiddetto riscaldamento globale.
il numero della popolazione, in realtà, incide solo in parte sull'impatto
che abbiamo sul Pianeta. Un fattore che conta moltissimo, è lo stile di
vita che conduciamo, infatti quest’ultimo determina i consumi che
ognuno fa, anche se in modo diverso, e l’unico fattore che ci aiuta a
condurre tutti un equo stile di vita è il progresso tecnologico. Infatti,
grazie alla ricerca scientifica, conosciamo sempre meglio il Pianeta e il
nostro impatto su di esso; di conseguenza, riusciamo a sviluppare
sempre più velocemente soluzioni tecnologiche per ridurre proprio tale
impatto. La scienza e la tecnologia, cioè, ci permettono di modificare i
nostri stili di vita.
Traendo le Conclusioni
Abbiamo compreso che la sovrappopolazione è un tema che riguarda
tutti noi e anche della nostra permanenza sulla terra, inoltre, abbiamo
concluso che secondo le stime dell'ONU, intorno al 2100 toccheremo
poco meno di 11 miliardi di abitanti e questa quota dovrebbe appunto
stabilizzarsi.
(Clicca qui per un video approfondimento)
Articolo a cura di:
Luigi Magliulo