2. Ester, regina coraggiosa
Il Regno di Giuda, nel 6° secolo a. E. V., si era ribellato contro la Babilonia (2Re 24:18–25:1; 2Cron
36:11-13; Ez 17:15-21) e il re babilonese Nabucodonosor aveva inviato i suoi eserciti, assediando
Gerusalemme e catturando il re giudeo Sedechia; quasi tutti i superstiti erano stati portati in esilio in
Babilonia; i pochi rimasti fuggirono in Egitto; il paese di Giuda rimase così completamente desolato (2Re
25:1-26). I babilonesi furono in seguito sconfitti dai persiani. La storia di Ester si colloca nel periodo in
cui i giudei si trovavano ancora in esilio, ora sotto i persiani. Dopo che il re persiano Assuero aveva
ripudiato sua moglie, la regina Vasti (si veda al riguardo la voce Vasti), entra in scena una donna ebrea:
Ester. “Dopo queste cose, quando l’ira del re fu calmata, egli si ricordò di Vasti, di ciò che lei aveva fatto
e di quanto era stato deciso a suo riguardo. Quelli che stavano al servizio del re dissero: ‘Si cerchino per
il re delle ragazze vergini e di bell’aspetto; il re stabilisca in tutte le provincie del suo regno dei
commissari; questi radunino tutte le ragazze più belle alla residenza reale di Susa, negli appartamenti
delle donne, sotto la sorveglianza di Egai, guardiano delle donne, che darà loro i cosmetici di cui
necessitano; e la giovane che piacerà al re diventi regina al posto di Vasti’. La cosa piacque al re, e così
si fece”. – Est 2:1-4.
3. “Nella residenza reale di Susa c’era un Giudeo di nome Mardocheo, che era stato condotto via da
Gerusalemme tra gli schiavi deportati con Ieconia, re di Giuda, da Nabucodonosor, re di Babilonia.
Egli aveva allevato la figlia di suo zio, Adassa, cioè Ester, che non aveva né padre né madre. La
ragazza era avvenente e bella; e alla morte del padre e della madre, Mardocheo l’aveva adottata
come figlia”. – Est 2:5-7. “Adassa, cioè Ester”. Il nome di questa ragazza ebrea era Adassa; Ester
era il suo nome persiano. Il nome Ester sarebbe secondo certi studiosi un adattamento dall’assiro-
babilonese Ishtar, nome della dea del sesso e della guerra, col significato di “stella”. Tale nome lo
ricevette entrando nell’harem del re persiano. Il suo nome ebraico significa “mirto”. Comunque, la
Bibbia ci ricorda che “la grazia è ingannevole e la bellezza è cosa vana; ma la donna che teme il
Signore è quella che sarà lodata”. Ester, come vedremo, era una donna di grande sensibilità,
caratterizzata dalla fede, dal coraggio, dal patriottismo, dalla prudenza e dalla risolutezza. Ester era
“figlia di Abiail, zio di Mardocheo che l’aveva adottata come figlia”. Era dunque una beniaminita.
Mardocheo era suo cugino. La tribù di Beniamino era una delle due tribù che costituivano il Regno di
Giuda prima della sua distruzione da parte dei babilonesi e la deportazione dell’élite del regno.
4. Mardocheo “aveva allevato la figlia di suo zio, Adassa, cioè Ester, che non aveva né padre né
madre”. Alla morte dei genitori, Ester fu adottata dal cugino Mardocheo che divenne il suo tutore.
“Mardocheo stava seduto alla porta del re”,perciò occupava una funzione amministrativa nel palazzo
reale a Susa : era un visir. Avendo sentito che il re Assuero (normalmente identificato con il re
persiano Serse I, figlio del persiano Dario il Grande) cercava una nuova sposa, Mardocheo fece
partecipare la cugina Ester alle selezioni: “Ester fu condotta nella casa del re”. “Un gran numero di
ragazze furono accolte nella residenza reale di Susa sotto la sorveglianza di Egai, anche Ester fu
condotta nella casa del re, sotto la sorveglianza di Egai, guardiano delle donne. La ragazza piacque a
Egai, e trovò grazia davanti a lui. Egli si affrettò a fornirle i cosmetici di cui lei necessitava e il vitto;
le diede sette ancelle scelte nel palazzo del re, e assegnò a lei e alle sue ancelle la casa migliore fra
quelle riservate alle donne. Ester non aveva detto nulla né del suo popolo né dei suoi parenti, perché
Mardocheo le aveva proibito di parlarne.
5. Mardocheo tutti i giorni passeggiava davanti al cortile della casa delle donne per sapere se Ester
stava bene e come la trattavano”. “Ester fu dunque condotta in presenza del re Assuero nella reggia.
Il re amò Ester più di tutte le altre donne, e lei trovò grazia e favore agli occhi di lui più di tutte le
altre vergini. Egli le pose in testa la corona reale e la fece regina al posto di Vasti”. Ester, stando a
corte, mantenne i contatti con suo cugino Mardocheo, ricevendone informazioni, tanto che lei
informò il re quando Mardocheo scoprì un complotto contro di lui. Accadde poi che il primo ministro
Aman si fece autorizzare dal sovrano ad annientare tutti i giudei . “In ogni provincia, dovunque
giungevano l’ordine del re e il suo decreto, ci fu grande angoscia tra i Giudei: digiunavano,
piangevano, si lamentavano, e a molti facevano da letto il sacco e la cenere. Le ancelle di Ester
vennero a riferirle questa notizia. La regina ne fu molto angosciata”. Qui si rivela tutto il coraggio di
Ester, oltre al suo patriottismo, dato che era proibito, sotto pena di morte, accedere al re senza
esserne chiamati: “Se qualcuno, uomo o donna che sia, entra dal re nel cortile interno, senza essere
stato chiamato, per una legge che è uguale per tutti, deve essere messo a morte”, ed Ester era già
da trenta giorni che non veniva chiamata dal re.
6. La risoluta e coraggiosa Ester inviò allora quest’ordine a Mardocheo: “Va’, raduna tutti i Giudei che si
trovano a Susa, e digiunate per me, state senza mangiare e senza bere per tre giorni, notte e
giorno. Anch’io con le mie ancelle digiunerò allo stesso modo; e dopo entrerò dal re, sebbene ciò sia
contro la legge; e se io debbo perire, che io perisca!”. Con buona pace dei maschilisti, lei dà ordini a
Mardocheo e lui li esegue. La Bibbia non ha remore ad affermare la sua autorità su un uomo, cosa
invece biasimata da molti religiosi. Ester rivelò al re il piano di Aman e il re lo fece impiccare. Anche
in questa occasione lei dimostrò coraggio e determinazione; svelò anche al re di essere un’ebrea:
“’La mia richiesta è che mi sia donata la vita; e il mio desiderio, che mi sia donato il mio popolo.
Perché io e il mio popolo siamo stati venduti per essere distrutti, uccisi, sterminati. Se fossimo stati
venduti per diventare schiavi e schiave, non avrei parlato; ma il nostro avversario non potrebbe
riparare al danno fatto al re con la nostra morte’. Il re Assuero prese a dire alla regina Ester: ‘Chi è,
e dov’è colui che ha tanta presunzione da far questo?’ Ester rispose: ‘L’avversario, il nemico, è quel
malvagio di Aman’. Allora Aman fu colto da terrore in presenza del re e della regina. Il re tutto
adirato si alzò, e dal luogo del convito andò nel giardino del palazzo; ma Aman rimase per implorare
la grazia della vita alla regina Ester, perché vedeva bene che nel suo cuore il re aveva deciso la sua
rovina”.
7. Ester ottenne poi dal re l’emanazione di un decreto che consentiva ai giudei di difendersi nel giorno
stabilito per il loro sterminio. Mardocheo fu nominato primo ministro al posto di Aman e l’editto reale
consentì agli ebrei di vincere i loro nemici. Questa storia, che ebbe Ester come protagonista, è
celebrata ancora oggi dagli Ebrei durante la festa di Purìm. In ebraico, purìm ()פורים significa “sorti”,
“poiché Aman, figlio di Ammedata, l’Agaghita, il nemico di tutti i Giudei, aveva tramato contro i
Giudei per distruggerli, e aveva gettato il Pur ּ, vale a dire la sorte, per sgominarli e farli perire”.
Purìm è celebrata ogni anno secondo il calendario biblico il giorno 14 del mese ebraico di adàr,il
giorno dopo la vittoria degli ebrei sui loro nemici. “Il quattordicesimo giorno si riposarono, e ne
fecero un giorno di banchetti e di gioia”. Come per tutte le festività ebraiche, Purìm inizia dopo il
tramonto del giorno precedente nel calendario secolare. La festa di Purìm è caratterizzata dalla
lettura pubblica del libro di Ester e dallo scambio di doni reciproci di cibi e bevande, facendo anche
elemosine ai poveri. C’è anche un pasto celebrativo in cui si beve vino e s’indossano maschere e
costumi; la celebrazione è pubblica. È una giornata di festa e di gioia. “Quando Ester si fu presentata
davanti al re, questi ordinò per iscritto che la scellerata macchinazione che Aman aveva ordita
contro i Giudei fosse fatta ricadere sul capo di lui, e che egli e i suoi figli fossero appesi alla forca.
Perciò quei giorni furono detti Purim, dal termine Pur.
8. In seguito a tutto quello che avevano visto a questo proposito e che era loro accaduto, i Giudei
stabilirono e presero per sé, per la loro discendenza e per tutti quelli che si sarebbero aggiunti a
loro, l’impegno inviolabile di celebrare ogni anno quei due giorni nel modo prescritto e al tempo
fissato. Quei giorni dovevano essere commemorati e celebrati di generazione in generazione, in ogni
famiglia, in ogni provincia, in ogni città; e quei giorni di Purim non dovevano cessare mai di essere
celebrati fra i Giudei, e il loro ricordo non doveva mai cancellarsi fra i loro discendenti”. Questa
festività fu voluta soprattutto da Ester. Più che “istruzioni di Mardocheo, confermate da Ester”, si
trattò della volontà di Ester condivisa da Mardocheo. La Bibbia dice “la regina Ester, figlia di Abiail, e
il Giudeo Mardocheo riscrissero con ogni autorità, per dar peso a questa loro seconda lettera relativa
ai Purim”. E, se non fosse ancora chiaro che a decidere era stara di Ester, si legga Est 9:32:
“L’ordine di Ester confermò l’istituzione dei Purim, e ciò fu scritto in un libro”. Come molti grandi
personaggi storici, Ester si presenta come una figura alquanto umile: era un’orfana ebrea vissuta
durante la deportazione dei giudei. In quattro anni la sua posizione cambia radicalmente ed Ester
raggiunge il massimo del livello sociale: diventa la regina di una grande potenza mondiale, un ruolo
che riesce a vivere saggiamente.
9. Il racconto che troviamo nella Bibbia è ambientato al tempo delle guerre tra i persiani ed i greci nel
suntuoso palazzo dell’impero persiano al tempo di Serse I (5° secolo a. E. V.). Dalle ricostruzioni
che abbiamo, possiamo immaginare la magnificenza della corte di “Susa, residenza reale”.
“Arazzi di cotone finissimo, bianchi e viola, stavano sospesi, mediante cordoni di bisso e di porpora,
ad anelli d’argento e a colonne di marmo. C’erano divani d’oro e d’argento sopra un pavimento di
porfido, di marmo bianco, di madreperla e di pietre nere. Si offriva da bere in vasi d’oro di svariate
forme, e il vino alla corte era abbondante, grazie alla liberalità del re”. – Est 1:6-7. Grande è
l’importanza data a questa donna: il suo nome viene citato nella Bibbia ben 55 volte. Il nome di
nessun’altra donna è ripetuto così spesso. Soltanto Sara vi si avvicina; il suo nome appare come
Sara 35 volte e come Sarai 16. data a questa donna: il suo nome viene citato nella Bibbia ben 55
volte. Il nome di nessun’altra donna è ripetuto così spesso. Soltanto Sara vi si avvicina; il suo nome
appare come Sara 35 volte e come Sarai 16.
10.
11. DEBORA:GIUDICE E PROFETESSA
In quel tempo era giudice d’Israele una profetessa, Debora, moglie di Lappidot”. – Gdc 4:4.
Incontriamo Debora nel periodo dei Giudici, prima della monarchia, nel resoconto di una battaglia.
Lei fu una vera eroina del popolo d’Israele. C’era il valoroso Barac. Ma la grandezza di Debora era
tale che lui non si sentiva di far nulla senza di lei.
Debora era una profetessa. Nessuno degli altri giudici ebbe tale titolo. Questa donna era davvero
grande. Donna sposata? Con un tale Lappidot? Qualche dubbio viene: la Bibbia non parla mai del
marito. Ma, soprattutto, è l’espressione ebraica che ci fa riflettere potrebbe significare “donna di
lampi”. Pare proprio che qui la Bibbia faccia un gioco di parole, dato che Barac in ebraico significa
“fulmine”. Lei aveva i lampi di genio e lui colpiva. A Debora, l’autorità di agire.
12. “Quando il Signore suscitava loro dei giudici, il Signore era con il giudice e li liberava dalla mano dei
loro nemici durante tutta la vita del giudice; poiché il Signore aveva compassione dei loro gemiti a
causa di quelli che li opprimevano”. “In quel tempo era giudice d’Israele una profetessa, Debora”
“Lei sedeva sotto la palma di Debora e i figli d’Israele salivano da lei per le controversie giudiziarie.
Debora mandò a chiamare Barac e gli disse: ‘Il Signore, Dio d’Israele, non ti ha forse dato
quest’ordine: Va’, raduna sul monte Tabor e prendi con te diecimila uomini.Io attirerò verso di te, al
torrente Chison, Sisera, capo dell’esercito di Iabin, con i suoi carri e la sua gente, e lo darò nelle tue
mani?’ Barac le rispose: ‘Se vieni con me, andrò; ma se non vieni con me, non andrò’. Debora disse:
‘Certamente, verrò con te; però, la via per cui cammini non ti porterà onori; perché il Signore darà
Sisera in mano a una donna’. E Debora si alzò e andò con Barac a Cades. Barac convocò Zabulon e
Neftali a Cades; diecimila uomini si misero al suo seguito e Debora salì con lui”. La profezia fatta da
Debora annuncia poi che Sisera, il nemico, sarà consegnato nelle mani di una donna e non di Barac.
Ci fu la vittoria, festeggiata con un cantico.(cap. 5 di Gdc) : “In quel giorno, Debora cantò questo
cantico con Barac” : “I capi mancavano in Israele; finché non venni io, Debora, come una madre in
Israele”. Il cantico di Debora attribuisce a Dio tutto il merito per la vittoria.
13. C’era un uomo di Ramataim-Sofim, della regione montuosa di Efraim, che si chiamava Elcana, figlio
di Ieroam, figlio di Eliù, figlio di Toù, figlio di Suf, efraimita. Aveva due mogli: una di nome Anna e
l’altra di nome Peninna”. – 1Sam 1:1,2.Anna fu la madre del profeta Samuele. Anna viveva col
marito Elcana, un levita, e con l’altra moglie di lui, Peninna. Pur non avendo figli, Anna rimaneva la
moglie prediletta di Elcana. Quando Elcana portava la famiglia per la visita annuale al tabernacolo di
Silo, Peninna scherniva Anna perché era sterile. Proprio in una di queste visite a Silo, Anna fece voto
a Dio: se avesse avuto un figlio, l’avrebbe dedicato al servizio sacro. Il sommo sacerdote Eli, che era
presente, dapprima la scambiò per ubriaca, vedendo che Anna muoveva le labbra e sembrava
parlare da sola (stava in realtà pregando). Osservandola poi meglio, si rese conto che il suo era
fervore, così le augurò che Dio esaudisse la sua preghiera. Anna rimase incinta e adempì il suo voto.
Ogni anno, tornando a Silo, Anna visitava il figlio. Eli la benedisse ancora. Dio le concesse poi di
partorire altri tre figli e due figlie. Anna è una figura di devozione femminile e di semplicità.
Vedi su Youtube « Il Cantico di Anna » di Paolino Nuccio
ANNA ED IL PRIMO MAGNIFICAT
14. Le costò certo grande sacrificio rinunciare al figlio per mantenere la sua promessa a Dio. Nella Bibbia
è conservato il suo cantico di gratitudine, che assomiglia al magnificat intonato da Miryàm (madre di
Yeshùa) quando seppe che sarebbe stata la madre del messia. – Lc 1:46-55. Lei aveva così tanta
fede che fece un voto e lo mantenne. Eli, benché sacerdote e profeta di Dio, non riusciva nemmeno
a distinguere la preghiera dall’ubriachezza. Anna non era una donna debole. Il suo cantico ci rivela
una donna di forti passioni: “Il Signore ha innalzato la mia potenza, la mia bocca si apre contro i
miei nemici . L’arco dei potenti è spezzato. Gli avversari del Signore saranno frantumati; egli
tuonerà contro di essi dal cielo”. Il suo cantico rivela una donna profondamente in sintonia con Dio.
Per esperienza, lei sa che prima di gioire pienamente per quello che Dio dà, occorre sperimentare la
sofferenza: “[Dio] alza il misero dalla polvere e innalza il povero dal letame”. Anna ci esorta a non
essere arroganti, perché Dio ci giudicherà. Lei ci ricorda anche che Dio è sempre fedele ed è sempre
un rifugio per chi confida in lui. Solo chi ha sperimentato una mancanza e ha sentito la privazione
come Anna, riesce a conoscere Dio come Consolatore e Rifugio. Infine, c’è una grande lezione di
modestia e di fede in Dio nelle sue parole che cantano: «Ora posso ridere dei miei nemici; Dio mi ha
aiutata: sono piena di gioia»