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Vogliamo raccontarvi una storia!
Il nostro viaggio indietro nel tempo.
Alle 7. 30 del presente di ieri, il nostro autobus
spaziale partì, con a bordo noi, viaggiatori
spazio-tempo alla prima esperienza extra
temporale, e il nostro equipaggiamento.
Tornammo indietro nel tempo, fino all’epoca etrusca.
Presi gli speciali occhiali presente 2015, impostati sul
20 Aprile, la data della partenza del nostro incredibile
viaggio. Improvvisamente, le semplici case di legno e
argilla etrusche, attraverso le lenti a infratempo,
spariscono, lasciando spazio a edifici in pietra, strade e
marciapiedi. I carri trainati dai muli diventano
macchine che sfrecciano nell’autostrada. I vasi, invece,
rimangono uguali, o perlomeno simili. Molti sono rotti,
ma si vedono ancora le storie che raffiguravano.
Il capo guida MT2015 ci trasporta in una necropoli, nella
quale arriviamo ancora sbalorditi per l’esperienza
precedente. Non abbiamo però il tempo di riprenderci,
perché dinnanzi a noi c’è una città. E dico c’è, non c’era,
perché, eccetto che per qualche albero un po’ cresciuto,
anche attraverso gli occhiali, tutto rimane com’era.
Entriamo in quella che mi sembra una collina. È
piena di affreschi così vivaci, stento a credere di
trovarmi in una tomba. Doveva essere un popolo
allegro, se creava delle opere funebri così
colorate, allegre…vive!
MP2015 fa segno di affrettarci, riscuotendomi dal mio stato di meraviglia.
Prima regola del buon viaggiatore spazio-temporale: andare via prima
dello scadere del tempo.
Siamo già in ritardo: quando l’autobus parte, vediamo l’orizzonte
scolorirsi, per poi sgretolarsi sotto un forte e improvviso vento.
Attraversato il tunnel di materia, il ponte tra passato, presente e futuro,
arriviamo nell’epoca romana, nello stesso luogo dell’epoca etrusca:
”Adria”, il nome della città, è inciso in un blocco di pietra, dello stesso
materiale che forma gli edifici e le strade.
Attraverso le lenti, il paesaggio
cambia, ma vedo che le strade,
sebbene più larghe e asfaltate
rispetto alle stradine romane, sono
sempre quelle.
Il paesaggio monotono mi da un
senso di noia, così decido di
curiosare in quello che sembra un
negozio. Al banco non c’è nessuno,
dato che non essendo dell’epoca
visitata, non si può farne
realmente parte, e non è quindi
possibile entrare in contatto con
persone dell’epoca visitata,
rischiando di modificare la storia.
Su una mensola sono esposti dei magnifici manufatti di vetro,
da quelli colorati a quelli così trasparenti che ci si vede
attraverso proprio come se non ci fossero. Guardo con gli
occhiali. Purtroppo molti sono ridotti a cocci di vetro, ma i
pochi manufatti rimasti sono uguali a quelli di secoli e secoli
prima, uguali a quelli che vedo senza gli occhiali.
Guardo l’orologio: è di nuovo ora di andare.
Dal finestrino dell’autobus, vedo ingrigirsi lo sfondo, poco
prima di imboccare il tunnel di materia. Usciti da
quest’ultimo, arriviamo in un giardino all’italiana dell’epoca
rinascimentale, attorno alla fine del ‘600.
Al contrario degli altri scenari del passato, questo è quasi
meglio attraverso le lenti, dato che gli alberi, cresciuti, danno
un senso di maestosità maggiore.
Rimango colpita dalle tante statue di divinità tipiche della cultura
romano-greca, ma soprattutto rimango colpita dal labirinto. Affascinata,
ci entro, incurante del tempo che passa. Dopo diversi minuti dentro al
labirinto, comincio ad agitarmi, vedendo le prime foglie grigie. Comincio
a correre. Inciampo, mi sbuccio i palmi delle mani, e ricomincio a
correre. Mi sembra di girare a vuoto da tanto, troppo tempo, fino a
quando non intravedo l’uscita. Proprio in quel momento, sento un’aria
gelida scompigliarmi i capelli. Mi giro, e vedo il labirinto dietro di me
sgretolarsi. Già senza fiato per la corsa di prima, ricomincio a correre,
tagliando attraverso i rami, graffiandomi.
Quando arrivo all’autobus, vedo le mie mani riprendere
colore, scacciando il grigio che mi ricopriva l’anima.
Sfinita, posso solo che scrivere di questo incredibile viaggio
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Adria

  • 1. Vogliamo raccontarvi una storia! Il nostro viaggio indietro nel tempo. Alle 7. 30 del presente di ieri, il nostro autobus spaziale partì, con a bordo noi, viaggiatori spazio-tempo alla prima esperienza extra temporale, e il nostro equipaggiamento.
  • 2. Tornammo indietro nel tempo, fino all’epoca etrusca. Presi gli speciali occhiali presente 2015, impostati sul 20 Aprile, la data della partenza del nostro incredibile viaggio. Improvvisamente, le semplici case di legno e argilla etrusche, attraverso le lenti a infratempo, spariscono, lasciando spazio a edifici in pietra, strade e marciapiedi. I carri trainati dai muli diventano macchine che sfrecciano nell’autostrada. I vasi, invece, rimangono uguali, o perlomeno simili. Molti sono rotti, ma si vedono ancora le storie che raffiguravano.
  • 3. Il capo guida MT2015 ci trasporta in una necropoli, nella quale arriviamo ancora sbalorditi per l’esperienza precedente. Non abbiamo però il tempo di riprenderci, perché dinnanzi a noi c’è una città. E dico c’è, non c’era, perché, eccetto che per qualche albero un po’ cresciuto, anche attraverso gli occhiali, tutto rimane com’era.
  • 4. Entriamo in quella che mi sembra una collina. È piena di affreschi così vivaci, stento a credere di trovarmi in una tomba. Doveva essere un popolo allegro, se creava delle opere funebri così colorate, allegre…vive!
  • 5. MP2015 fa segno di affrettarci, riscuotendomi dal mio stato di meraviglia. Prima regola del buon viaggiatore spazio-temporale: andare via prima dello scadere del tempo. Siamo già in ritardo: quando l’autobus parte, vediamo l’orizzonte scolorirsi, per poi sgretolarsi sotto un forte e improvviso vento. Attraversato il tunnel di materia, il ponte tra passato, presente e futuro, arriviamo nell’epoca romana, nello stesso luogo dell’epoca etrusca: ”Adria”, il nome della città, è inciso in un blocco di pietra, dello stesso materiale che forma gli edifici e le strade.
  • 6. Attraverso le lenti, il paesaggio cambia, ma vedo che le strade, sebbene più larghe e asfaltate rispetto alle stradine romane, sono sempre quelle. Il paesaggio monotono mi da un senso di noia, così decido di curiosare in quello che sembra un negozio. Al banco non c’è nessuno, dato che non essendo dell’epoca visitata, non si può farne realmente parte, e non è quindi possibile entrare in contatto con persone dell’epoca visitata, rischiando di modificare la storia.
  • 7. Su una mensola sono esposti dei magnifici manufatti di vetro, da quelli colorati a quelli così trasparenti che ci si vede attraverso proprio come se non ci fossero. Guardo con gli occhiali. Purtroppo molti sono ridotti a cocci di vetro, ma i pochi manufatti rimasti sono uguali a quelli di secoli e secoli prima, uguali a quelli che vedo senza gli occhiali.
  • 8. Guardo l’orologio: è di nuovo ora di andare. Dal finestrino dell’autobus, vedo ingrigirsi lo sfondo, poco prima di imboccare il tunnel di materia. Usciti da quest’ultimo, arriviamo in un giardino all’italiana dell’epoca rinascimentale, attorno alla fine del ‘600. Al contrario degli altri scenari del passato, questo è quasi meglio attraverso le lenti, dato che gli alberi, cresciuti, danno un senso di maestosità maggiore.
  • 9. Rimango colpita dalle tante statue di divinità tipiche della cultura romano-greca, ma soprattutto rimango colpita dal labirinto. Affascinata, ci entro, incurante del tempo che passa. Dopo diversi minuti dentro al labirinto, comincio ad agitarmi, vedendo le prime foglie grigie. Comincio a correre. Inciampo, mi sbuccio i palmi delle mani, e ricomincio a correre. Mi sembra di girare a vuoto da tanto, troppo tempo, fino a quando non intravedo l’uscita. Proprio in quel momento, sento un’aria gelida scompigliarmi i capelli. Mi giro, e vedo il labirinto dietro di me sgretolarsi. Già senza fiato per la corsa di prima, ricomincio a correre, tagliando attraverso i rami, graffiandomi.
  • 10. Quando arrivo all’autobus, vedo le mie mani riprendere colore, scacciando il grigio che mi ricopriva l’anima. Sfinita, posso solo che scrivere di questo incredibile viaggio che varca i confini dello spazio e del tempo, senza mai più prenderne parte.