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UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI BOLOGNA
FACOLTA' DI LETTERE E FILOSOFIA
Corso di laurea in Dams

SCATTI ETICI:
quando i fotografi denunciano i diritti violati

Tesi di laurea in Storia della Fotografia

Relatore
Prof. Claudio Marra

Presentata da
Vanessa Speziale

Sessione III
A.A. 2006-07
SOMMARIO

Introduzione

p. 3

1. Alla ricerca della verità

p. 6

1.1

La verità della fotografia

p. 6

1.2

Un indice storico [C. S. Peirce]

p. 8

1.3

La valorizzazione dell’atto [P. Dubois]

p. 10

1.4

La connotazione del segno [R. Barthes]

p. 11

1.5

Segni selvaggi [J. M. Schaeffer]

p. 13

1.6

La forza del medium [M. McLuhan]

p. 17

2. Una rassegna storica

p. 20

2.1

La fotografia di guerra [Fenton & Brady]

p. 20

2.2

La fotografia di denuncia [Riis & Hine]

p. 22

2.3

La Farm Security Administration [i fotografi di Stryker]

p. 26

2.4

La nascita delle agenzie [Magnum Photos & Co]

p. 29

2.5

Il seme dell’universalità [The Family of Man]

p. 33

3. Fotografia non governativa

p. 35

3.1

L’antecedente [il Movimento di riforma del Congo]

p. 35

3.2

Associazioni Umanitarie & fotografia 1 [una panoramica] p. 37

3.3

Associazioni Umanitarie & fotografia 2 [le dinamiche dei

p. 40

rapporti]
3.4

Fuori dal coro [Panos Institutes Vs. Panos Pictures]

p. 44

3.5

Dalla parte dei fotografi [Reporters Sans Frontières]

p. 46

Apparato iconografico

Bibliografia

p. 49
1
INTRODUZIONE
Considerato che il riconoscimento della dignità di tutti gli esseri umani e dei loro diritti
uguali e inalienabili costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo;
Considerato che la violazione e il disprezzo dei diritti umani hanno portato ad atti di
barbarie che offendono la coscienza dell’umanità, e che l’avvento di un mondo in cui gli esseri
umani godano della libertà di parola e di credo, della libertà dalla paura e dal bisogno è stato
proclamato come la più alta aspirazione dell’uomo; […]
L’Assemblea generale delle Nazioni Unite proclama la presente Dichiarazione universale
dei diritti umani come ideale comune da raggiungersi da parte di tutti i popoli e di tutte le
Nazioni, affinché ogni individuo e ogni organo della società, avendo costantemente presente
questa Dichiarazione, si sforzi di promuovere il rispetto di questi diritti […].1

La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo è stata approvata dalle
Nazioni Unite nel 1948, all’indomani del genocidio degli ebrei. Come ha scritto
la storica Lynn Hunt : “Siamo assolutamente certi che è in gioco un diritto umano
quando veniamo sconvolti dalla sua violazione”.2 La fotografia, in particolare
quel genere di fotografia definita “impegnata”,3 si presta molto bene a
visualizzare questo paradosso. Ogni immagine di sofferenza non dice solo “è
così”, ma anche implicitamente “non deve essere così”. La questione dei diritti
umani, caposaldo del dibattito pubblico contemporaneo, deve molto al suo
rapporto con la fotografia. Il mondo dell’immagine ha avuto un ruolo da
protagonista nella costruzione della coscienza comune. Si è trattato di un
contributo fondamentale per rendere visibili temi e concetti diffusi, quando le
cose andavano bene, tramite la parola stampata. La trattazione visiva ha conferito
a queste problematiche nuovo vigore espressivo e maggiore accessibilità. Come
nota anche Susan Sontag nel suo libro diventato classico Sulla Fotografia “un
evento noto attraverso le fotografie diventa palesemente più reale di come lo
sarebbe stato se le fotografie non le avessimo mai viste” e “le fotografie furono
considerate un modo di fornire informazioni a persone non molto disposte alla

M. Koenig-Archibugi Appendice, in D. Archibugi - D. Beetham (a cura di), Diritti umani e
democrazia cosmopolitica, Feltrinelli, Milano 1998, pp. 140-141.
2
S. Linfield, Una visione consapevole, in A. Mauro (a cura di), I custodi dei fratelli, Contrasto,
Verona 2007, p. 14.
3
Traduzione dall’inglese “concerned photography”, definizione coniata da Cornell Capa nel 1966
per preservare l’eredità del fratello Robert e di altri fotografi impegnati nel sociale.
1

3
lettura”.4 Ancora Gisèle Freund, in Fotografia e società, afferma che

la

fotografia “ha livellato le cognizioni e ha così ravvicinato gli uomini”.5
Ed è proprio in questo contesto che Organizzazioni non Governative e
Istituzioni Internazionali hanno visto moltiplicarsi gli aiuti di quanti si sono
impegnati in una battaglia per la diffusione dei diritti. Riesce difficile immaginare
l’attività di gruppi transnazionali come Amnesty International o Médicins Sans
Frontiéres, per citare solo i più noti, in un’era pre-fotografica.
Questo particolare clima di coesione sociale, che la fotografia ha
contribuito a creare attorno alla questione dei diritti umani, ha indubbiamente
tratto credito dalla patente di obiettività generalmente attribuita al mezzo
fotografico per lo statuto tecnico-scientifico proprio della sua stessa genesi, che
introduce a un nuovo rapporto tra immagini e realtà. La fotografia cosiddetta
impegnata si inserisce nell’alveo di quelle ricerche che dalla fotografia di guerra
di fine Ottocento all’opera del collettivo di fotografi della Farm Security
Administration, passando per i rilievi sociologici di Riis e Hine, arriva al
fotogiornalismo contemporaneo e può essere definita con il generico appellativo
di “fotografia documentaria”. Fotografia come documento, quindi, garante di
verità inconfutabili. Ma la verità promulgata dalla fotografia in questione è
spesso veicolo di diffusione di immagini di sofferenza molto crude che, rendendo
reali situazioni scomode, hanno talvolta sollevato attacchi al vetriolo. Le
fotografie di guerra, povertà, malattia sono state spesso tacciate di
“neocolonialismo”, “voyerismo”, “cattivo gusto” e persino “pornografia”,
comparando l’intimità della sofferenza a quella sessuale. Le critiche diventano
più virulente quando le immagini hanno valenze formali che le rendono
misteriosamente ma innegabilmente belle.
“La fotografia ha contribuito a dilatare enormemente la nostra idea di ciò
che è esteticamente gradevole”.6 Ma la bellezza potrebbe deviare l’attenzione
dalla testimonianza del fatto verso una ricezione dell’immagine di tipo
prevalentemente estetico, un’avventura dello sguardo. Esemplificative a questo
proposito sono le fotografie di W. Eugene Smith sulla strage di Minamata, il più
grande disastro ambientale della storia del Giappone. Esse infatti “ci
commuovono perché documentano una sofferenza che suscita la nostra
4
5

S. Sontag, Sulla fotografia, Einaudi, Torino 2001, pp. 19-21.
G.Freund, Fotografia e società, Einaudi, Torino 2007, p. 184.

4
indignazione, ma ci tengono anche a distanza perché sono splendide immagini
dello strazio”.7
È proprio questa dialettica intrinseca della fotografia, e in particolare della
fotografia intesa come pratica sociale, costantemente in bilico tra fini
documentaristici e sollecitazione sensoriale, a farla entrare nei musei iscrivendola
a pieno titolo nell’ambito estetico propriamente detto.
Si fotografa solo per testimoniare “praticamente” la nascita di un evento […] oppure si
scattano immagini con ambizioni artistiche? Difficile da dire, anzi non difficile ma
imbarazzante, perché a un’ analisi appena più circostanziata, ci si accorgerebbe, con
altissima se non assoluta probabilità, che le due funzioni sono entrambe presenti e
casomai risulta appunto imbarazzante riconoscere quale delle due prevalga sull’altra. […]
È in conseguenza di ciò che la buona fotografia giornalistica finisce per essere
“ambiguamente” trattata come arte. […] L’oscillazione tra pratico ed estetico più che
proporsi come sommatoria di identità diverse finisce per definire un territorio mediano
effettivamente nuovo. […] Il territorio nuovo risultato della rivoluzione avviata dalle
Avanguardie storiche, che di fatto corrisponde al misterioso ambito dell’estetico.8

S. Sontag, op. cit., p.92.
Ivi, pp. 92-93.
8 C. Marra, Effetto medio, in C. Marra (a cura di), Le idee della fotografia, Mondadori. Milano
6
7

5
1. ALLA RICERCA DELLA VERITA’
“E’ stata la Kodak a rovinarmi! […]
Quella piccola, detestabile Kodak […]
Senza dire una parola,
Senza fare discussioni,
Mi distrugge il lavoro fatto con tanta fatica
E tanta spesa”.9

1.1 La verità della fotografia
Come abbiamo cercato di delineare nell’introduzione, la presunta
obiettività del mezzo fotografico è un assunto imprescindibile per una corretta
fruizione di tutta la fotografia, soprattutto di quella

documentaristica. La

questione della veridicità è una costante rispetto alle questioni che il mezzo e lo
specifico fotografico hanno da sempre sollevato. Guardando una fotografia siamo
automaticamente portati a considerare che quanto stiamo osservando deve per
forza essere vero, e questo indipendentemente dal soggetto trattato. Di fronte a
immagini inverosimili la domanda : “Si tratta di una fotografia?” è perfettamente
legittima.
La fotografia costituisce un lasciapassare, persuadendoci a priori della
credibilità del suo oggetto. Perché? Gisèle Freund sostiene che :
Le centinaia di milioni di dilettanti, ad un tempo consumatori e produttori
dell’immagine, che hanno visto la realtà premendo il bottone e che la ritrovano
nelle loro fotografie, non dubitano della veridicità della fotografia. Per essi
l’immagine fotografica è una prova inconfutabile.10

Questo è indubbiamente vero, ma la questione sembra essere più
complessa. Se inizialmente, e per quasi centocinquant’anni dalla presentazione

2005, pp. 7-19.
M. Twain, Il soliloquio di re Leopoldo, Editori Riuniti, Roma 1960, pp. 44-45.
10 G. Freund, op.cit., p.182.
9

6
2. UNA RASSEGNA STORICA
“Non è per caso che un fotografo diventa fotografo,
come non è per caso
che un domatore di leoni diventa domatore di leoni”.38

2.1 La fotografia di guerra [Fenton & Brady]
L’indiscussa scientificità e veridicità del mezzo fotografico furono sfruttate
sin dai suoi albori. Nel pieno del clima positivista ottocentesco, tutta la fotografia
che non era impegnata ad emulare la pittura venne messa al servizio della
descrizione e dell’archiviazione dell’identità umana. Del resto l’idea della
campionatura del reale è connessa al funzionamento meccanico del mezzo
fotografico stesso e costituisce una delle sue indiscusse potenzialità concettuali.
Medici, poliziotti ed antropologi considerarono l’uso certificante del mezzo
fotografico come un supporto più che valido nello svolgimento dei rispettivi
compiti. Medicina e criminologia si avvalsero della fotografia come strumento
ausiliare nella catalogazione dei propri oggetti (pazienti da un lato, fuorilegge
dall’altro). Tale schedatura si rendeva indispensabile come base degli studi di
fisiognomica sui “tipi ideali”, oltre che per il dichiarato valore archivistico e
identificativo proprio della catalogazione in sé. In ambito antropologico la
macchina fotografica era invece considerata come componente indispensabile
dell’equipaggiamento di ogni etnografo in partenza per una spedizione coloniale.
L’abbondanza di materiale etnografico risalente alla seconda metà dell’Ottocento
testimonia non solo le finalità scientifiche degli addetti ai lavori ma anche
l’interesse degli occidentali nei confronti dell’esotico. La moda dell’esotismo,
molto diffusa all’epoca, veniva in parte alimentata dai racconti dei viaggiatori
che, grazie alle graduali modifiche apportate agli apparecchi fotografici le cui
dimensioni andavano via via diminuendo, presero l’abitudine di scattare
fotografie per documentare i propri spostamenti e le realtà incontrate durante il
viaggio.

20
3. FOTOGRAFIA NON GOVERNATIVA
“Questa è la superficie.
Pensa adesso
-o meglio intuisciche cosa c’è di là da essa,
che cosa deve essere la realtà
se questo è il suo aspetto”.75

3. 1 L’antecedente [Il Movimento di Riforma del Congo]
Attraverso i capitoli precedenti abbiamo visto come grazie allo statuto di
veridicità proprio del mezzo fotografico e presupponendo l’integrità morale del
fotografo, si possano ottenere delle splendide testimonianze visive che
documentano la difficile realtà di alcune situazioni. Ci siamo anche resi conto di
come la particolare resa di certe immagini sia il motore che garantisce, tramite
l’identificazione empatica e la coscienza etica dello spettatore, una solida base
per i movimenti di solidarietà umana. Tutti questi aspetti sono condensati negli
apparati fotografici degli Enti Internazionali, delle Organizzazioni non
Governative e, più in generale, di tutti quei gruppi mobilitati in difesa del rispetto
dei Diritti Umani e non solo.
Un importante precedente storico della stretta relazione fra movimenti
umanitari e fotografia è la campagna anglo-americana promossa alla fine del XIX
secolo per porre fine alle atrocità commesse da Leopoldo II del Belgio nella sua
colonia personale in Congo.
Lo Stato Libero del Congo, un progetto privato intrapreso dal re per
ricavarne gomma e avorio, era fondato sulla schiavitù ed è ritenuto responsabile
della morte di milioni di africani. Resoconti di sfruttamento selvaggio e diffuse
violazioni dei diritti umani (incluse la schiavitù e le mutilazioni) della
popolazione nativa portarono a un movimento internazionale di protesta nei primi
anni del '900. Stime sulle perdite umane oscillano fra i 3 e i 10 milioni di morti e

35
1) Roger Fenton, Il carro fotografico di Fenton. 1855.

2) Timothy O’Sullivan, Guerra di secessione. Gettysburg, 1863.

I
3 - 4) Jacob A. Riis, Slums. New York, 1889/1892.

II
5) Lewis Hine, bambine al lavoro in una filanda. Carolina, 1908.

III
6) Ben Shan, Beneficiari della Resettlement Administration. Arkansas, 1935.

7) Arthur Rothstein, Tempesta di sabbia. Oklahoma, 1935.
IV
8) Dorothea Lange, Postulanti il credito agrario. California, 1938.

V
9) Robert Capa, La guerra civile spagnola. Fronte di Cordoba, 1936.

10) Ernst Haas, Il ritorno dei prigionieri di guerra. Vienna, 1947.
VI
11) Werner Bischof, Fotoreporter di guerra. Corea, 1951.

VII
12) David Seymour, Ragazzi giocano tra le macerie della guerra. Vienna, 1947.

13) United Nation Photographer, Mrs. Eleanor Roosvelt. New York, 1949.
VIII
15) Nina Leen, per “Life”. Botswana.

14) Nat Farbman, per “Life”. U.S.A.
IX
16) Marc Garanger, Guerra d’Algeria: donna costretta a farsi fotografare a viso
scoperto per i documenti di identificazione. Algeri, 1960.

17) Carla Cerati, Istituto psichiatrico. Firenze, 1968.
X
18 - 19) Peter Magubane, La rivolta di Soweto. Sudafrica, 1976.
XI
20 - 21) W. Eugene Smith, Avvelenamento da mercurio a Minamata. Giappone,
1971.
XII
22) Sebastião Salgado, Profughi in cammino. Sahel, 1985.

23) Sebastião Salgado, La dottoressa libera un bambino da un ascesso. Sahel,
1985.
XIII
24) John Vink, Profughi burmesi. Bangladesh, 1992.

XIV
25 - 26) Tom Stoddart, L’Aids nell’Africa subsahariana. Sudafrica, 2000.

XV
27) Pep Bonet, Coppa d’Africa per atleti mutilati. Sierra Leone, 2007.
XVI
28) Donna Ferrato, Violenza domestica in America. Minnesota, 1988.

29) James Nachtwey, Condannato ai lavori forzati entro il reticolato del carcere.
Alabama, 1995.
XVII
30) Mark Riboud, Jean Rose Kasmir. Washington, 1967.

XVIII
ELENCO DELLE ILLUSTRAZIONI
1.

Roger Fenton, Il carro fotografico di Fenton. 1855.
Muzzarelli F., Dalla tela alla lastra, Lo Scarabeo, Bologna 2004.

2.

Timothy O’Sullivan, Guerra di secessione. Gettysburg, 1863.
! Private Collection, Peter Newark Military Pictures/Bridgeman Art Library, Londra.

3/4.

Jacob A. Riis, Slums. New York, 1889/1892.
Riis J. A., Photographer & Citizen, Aperture, New York 1974.

5.

Lewis Hine, Bambine al lavoro in una filanda. Carolina, 1908.
Muzzarelli F., Dalla tela alla lastra, Lo Scarabeo, Bologna 2004.

6.

Ben Shan, Beneficiari della Resettlement Administration. Arkansas, 1935.
Aa.Vv., FSA Farm Security Administration: archives d’une Amerique en crise 1935/46,
Edition du Seuil, Parigi 2006.

7.

Arthur Rothstein, Tempesta di sabbia. Oklahoma, 1935.
Aa.Vv., FSA Farm Security Administration: archives d’une Amerique en crise 1935/46,
Edition du Seuil, Parigi 2006.

8.

Dorothea Lange, Postulanti il credito agrario. California, 1938.
Quintavalle A. C. (a cura di), Farm Security Administration. La fotografia sociale
americana del New Deal, STEP, Parma 1975 (catalogo della mostra itinerante).

9.

Robert Capa, La guerra civile spagnola. Fronte di Cordoba, 1936.
Capa C., Whelan R. (a cura di), Robert Capa. Photographs, Alfred A. Knoff, New York
1985.

10.

Ernst Haas, Il ritorno dei prigionieri di guerra. Vienna, 1947.
Steele-Perkins C. (a cura di), Magnum degrees, Rizzoli, Hong Kong 2000.

11.

Werner Bischof, Fotoreporter di guerra. Corea, 1951.
Steele-Perkins C. (a cura di), Magnum degrees, Rizzoli, Hong Kong 2000.

12.

David Seymour, Ragazzi giocano tra le macerie della guerra. Vienna,
1947.
Mauro A. (a cura di), I custodi dei fratelli. Quando i fotografi denunciano i diritti violati,
Contrasto, Verona 2007.

XIX
13.

United Nation Photographer, Mrs. Eleanor Roosvelt. New York, 1949.
! United Nation Photo, New York.

14.

Nat Farbman, per “Life”. U.S.A.
Steichen E., The Family of Man, The Museum of Moder Art, New York 1996. (catalogo
della mostra tenuta a New York nel 1996).

15.

Nina Leen, per “Life”. Botswana.
Steichen E., The Family of Man, The Museum of Moder Art, New York 1996. (catalogo
della mostra tenuta a New York nel 1996).

16.

Marc Garanger, Guerra d’Algeria. Algeri, 1960.
Mauro A. (a cura di), I custodi dei fratelli. Quando i fotografi denunciano i diritti violati,
Contrasto, Verona 2007.

17.

Carla Cerati, Istituto psichiatrico. Firenze, 1968.
Mauro A. (a cura di), I custodi dei fratelli. Quando i fotografi denunciano i diritti violati,
Contrasto, Verona 2007.

18/19. Peter Magubane, La rivolta di Soweto. Sudafrica, 1976.
Mauro A. (a cura di), I custodi dei fratelli. Quando i fotografi denunciano i diritti violati,
Contrasto, Verona 2007.

20/21. W. Eugene Smith, Avvelenamento da mercurio a Minamata. Giappone,
1971.
Mauro A. (a cura di), I custodi dei fratelli. Quando i fotografi denunciano i diritti violati,
Contrasto, Verona 2007.

22.

Sebastião Salgado, Profughi in cammino. Sahel, 1985.
Reporters Sans Frontieres, 100 foto per difendere la libertà di stampa / fotografie di
Sebastiao Salgado, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996.

23.

Sebastião Salgado, La dottoressa libera un bambino da un ascesso. Sahel,
1985.
Reporters Sans Frontieres, 100 foto per difendere la libertà di stampa / fotografie di
Sebastiao Salgado, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996.

24.

John Vink, Profughi burmesi. Bangladesh, 1992.
Steele-Perkins C. (a cura di), Magnum degrees, Rizzoli, Hong Kong 2000.

25/26. Tom Stoddart, L’Aids nell’Africa subsahariana. Sudafrica, 2000.
Mauro A. (a cura di), I custodi dei fratelli. Quando i fotografi denunciano i diritti violati,
Contrasto, Verona 2007.

XX
27.

Pep Bonet, Coppa d’Africa per atleti mutilati. Sierra Leone, 2007.
Aa. Vv., World Press Photo ’07, Contrasto Due, Verona 2007.

28.

Donna Ferrato, Violenza domestica in America. Minnesota, 1988.
Mauro A. (a cura di), I custodi dei fratelli. Quando i fotografi denunciano i diritti violati,
Contrasto, Verona 2007.

29.

James Nachtwey, Condannato ai lavori forzati entro il reticolato del
carcere. Alabama, 1995.
Steele-Perkins C. (a cura di), Magnum degrees, Rizzoli, Hong Kong 2000.

30.

Mark Riboud, Jean Rose Kasmir. Washington, 1967.
Reporters Sans Frontieres, 100 foto per difendere la libertà di stampa / fotografie di
Marc Riboud, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1998.

XXI
BIBLIOGRAFIA
Aa.Vv., Fotonote. Magnum Photos, Contrasto Due, Verona 2007.
Aa. Vv., “La foto sociale”, I grandi temi della fotografia vol. 7, 8, 9, Gruppo
Editoriale Fabbri, Milano primavera/estate 1983.
Archibugi D., Beetham D. (a cura di), Diritti umani e democrazia
cosmopolitica, Feltrinelli, Milano 1998.
Barthes R., Il messaggio fotografico [1961], in L'ovvio e l'ottuso [1982], trad.
it. Einaudi, Torino 1985.
Barthes R., La camera chiara [1980], trad. it. Einaudi, Torino, 1980.
Barthes R., Miti d'oggi [1957], trad. it. Einaudi, Torino 1994.
Berger J., Sul guardare [1980], trad. it Bruno Mondadori, Milano 2003.
Bortolotti D., Hope in Hell: Inside the World of Doctors Without Borders,
Firefly Books, Canada 2004.
De Michelis D., Ferrari A., Masto R., Scalettari L. (a cura di), L’informazione
deviata. Gli inganni dei mass media nell’epoca della globalizzazione, Zelig
Editore, Milano 2002.
Dubois P., L’atto fotografico [1983], trad. it. Quattroventi, Urbino 1996.
Freund G., Fotografia e società [1974], trad. it. Einaudi, Torino 1976.
Landi C. (a cura di), Oliviero Toscani al muro. L’arte visiva nella
comunicazione pubblicitaria di United Colors of Benetton, Leonardo Arte,
Martellago 1999 (catalogo della mostra tenuta a Roma nel 1999).

49
Marra C., Fotografia e pittura nel Novecento. Una storia “senza
combattimento”, Bruno Mondadori, Milano 2000.
Marra C., Le idee della fotografia. La riflessione teorica dagli anni sessanta
ad oggi, Bruno Mondadori, Milano 2001.
Mauro A. (a cura di), I custodi dei fratelli. Quando i fotografi denunciano i
diritti violati, Contrasto, Verona 2007.
McLuhan M., Gli strumenti del comunicare [1964], trad. it. il Saggiatore,
Milano 1999.
Muzzarelli F., Dalla tela alla lastra, Lo Scarabeo, Bologna 2004.
Quintavalle A. C. (a cura di), Farm Security Administration. La fotografia
sociale

americana del New Deal, STEP, Parma 1975 (catalogo della mostra

itinerante).
Romitelli V. (a cura di), Etnografia del pensiero. Ipotesi e ricerche, Carocci
Editore, Roma 2005.
Schaeffer J. M., L’immagine precaria. Sul dispositivo fotografico [1987],
trad. it. Clueb, Rastignano 2006.
Signorini R., Arte del fotografico. I confini della fotografia e la riflessione
teorica degli ultimi vent'anni, Editrice C.R.T., Pistoia 2001.
Sontag S., Sulla fotografia [1973], trad. it. Einaudi, Torino 1992.
Sontag S., Davanti al dolore degli altri [2003], trad. it. Mondadori, Terni
2003.
Steele-Perkins C. (a cura di), Magnum degrees [2000], trad. it. Rizzoli, Hong
Kong 2000.
50
Twain M., Il soliloquio di re Leopoldo [1905], trad. it. Editori Riuniti, Roma
1960.
Zannier I., L'occhio della fotografia, NIS, Roma 1988.

ARTICOLI
Capovilla M., Cerchioli C., “Raccontare per immagini. Studiare e capire il
fotogiornalismo”,

dal

dossier

“Il

fotogiornalismo”,

in

Problemi

dell’Informazione, a. XXVIII, n. 2, giugno 2003.
Scianna F., “Il linguaggio che mente meno”, in Domenica del Sole 24 ore, 20
luglio 1997.
Sontag S., “Quando è la fotografia a decidere la realtà”, in La Repubblica, 19
agosto 2003.

SITI WEB
http://www.amnestyinternational.org
http://www.care.org
http://www.imaging-famine.org/
http://magnumphotos.com
http://msf.org

51
http://www.panos.co.uk
http://www.panos.org.uk
http://www.portal.unesco.org
http://rsf.org
http://tomstoddart.com
http://un.org
http://unicef.org

52
Dunque…
Colgo l’occasione per esprimere la mia gratitudine al professor Claudio
Marra per avermi seguita durante la stesura della tesi, a Mrs. Clayton di Doctors
Without Borders e a Mr. Couper di Amnesty International per l’estrema
disponibilità e gentilezza dimostrate in occasione dei nostri incontri.
Inoltre…
Ringrazio affettuosamente famiglia e amici per avermi supportata durante
il mio percorso universitario.
Infine…
Un ringraziamento particolare va ai vari compagni d’appartamento, per la
compagnia, le cene, le risate e tutto il resto.

53

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2008 TESI - Storia Della Fotografia, estratto

  • 1. UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI BOLOGNA FACOLTA' DI LETTERE E FILOSOFIA Corso di laurea in Dams SCATTI ETICI: quando i fotografi denunciano i diritti violati Tesi di laurea in Storia della Fotografia Relatore Prof. Claudio Marra Presentata da Vanessa Speziale Sessione III A.A. 2006-07
  • 2. SOMMARIO Introduzione p. 3 1. Alla ricerca della verità p. 6 1.1 La verità della fotografia p. 6 1.2 Un indice storico [C. S. Peirce] p. 8 1.3 La valorizzazione dell’atto [P. Dubois] p. 10 1.4 La connotazione del segno [R. Barthes] p. 11 1.5 Segni selvaggi [J. M. Schaeffer] p. 13 1.6 La forza del medium [M. McLuhan] p. 17 2. Una rassegna storica p. 20 2.1 La fotografia di guerra [Fenton & Brady] p. 20 2.2 La fotografia di denuncia [Riis & Hine] p. 22 2.3 La Farm Security Administration [i fotografi di Stryker] p. 26 2.4 La nascita delle agenzie [Magnum Photos & Co] p. 29 2.5 Il seme dell’universalità [The Family of Man] p. 33 3. Fotografia non governativa p. 35 3.1 L’antecedente [il Movimento di riforma del Congo] p. 35 3.2 Associazioni Umanitarie & fotografia 1 [una panoramica] p. 37 3.3 Associazioni Umanitarie & fotografia 2 [le dinamiche dei p. 40 rapporti] 3.4 Fuori dal coro [Panos Institutes Vs. Panos Pictures] p. 44 3.5 Dalla parte dei fotografi [Reporters Sans Frontières] p. 46 Apparato iconografico Bibliografia p. 49 1
  • 3. INTRODUZIONE Considerato che il riconoscimento della dignità di tutti gli esseri umani e dei loro diritti uguali e inalienabili costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo; Considerato che la violazione e il disprezzo dei diritti umani hanno portato ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell’umanità, e che l’avvento di un mondo in cui gli esseri umani godano della libertà di parola e di credo, della libertà dalla paura e dal bisogno è stato proclamato come la più alta aspirazione dell’uomo; […] L’Assemblea generale delle Nazioni Unite proclama la presente Dichiarazione universale dei diritti umani come ideale comune da raggiungersi da parte di tutti i popoli e di tutte le Nazioni, affinché ogni individuo e ogni organo della società, avendo costantemente presente questa Dichiarazione, si sforzi di promuovere il rispetto di questi diritti […].1 La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo è stata approvata dalle Nazioni Unite nel 1948, all’indomani del genocidio degli ebrei. Come ha scritto la storica Lynn Hunt : “Siamo assolutamente certi che è in gioco un diritto umano quando veniamo sconvolti dalla sua violazione”.2 La fotografia, in particolare quel genere di fotografia definita “impegnata”,3 si presta molto bene a visualizzare questo paradosso. Ogni immagine di sofferenza non dice solo “è così”, ma anche implicitamente “non deve essere così”. La questione dei diritti umani, caposaldo del dibattito pubblico contemporaneo, deve molto al suo rapporto con la fotografia. Il mondo dell’immagine ha avuto un ruolo da protagonista nella costruzione della coscienza comune. Si è trattato di un contributo fondamentale per rendere visibili temi e concetti diffusi, quando le cose andavano bene, tramite la parola stampata. La trattazione visiva ha conferito a queste problematiche nuovo vigore espressivo e maggiore accessibilità. Come nota anche Susan Sontag nel suo libro diventato classico Sulla Fotografia “un evento noto attraverso le fotografie diventa palesemente più reale di come lo sarebbe stato se le fotografie non le avessimo mai viste” e “le fotografie furono considerate un modo di fornire informazioni a persone non molto disposte alla M. Koenig-Archibugi Appendice, in D. Archibugi - D. Beetham (a cura di), Diritti umani e democrazia cosmopolitica, Feltrinelli, Milano 1998, pp. 140-141. 2 S. Linfield, Una visione consapevole, in A. Mauro (a cura di), I custodi dei fratelli, Contrasto, Verona 2007, p. 14. 3 Traduzione dall’inglese “concerned photography”, definizione coniata da Cornell Capa nel 1966 per preservare l’eredità del fratello Robert e di altri fotografi impegnati nel sociale. 1 3
  • 4. lettura”.4 Ancora Gisèle Freund, in Fotografia e società, afferma che la fotografia “ha livellato le cognizioni e ha così ravvicinato gli uomini”.5 Ed è proprio in questo contesto che Organizzazioni non Governative e Istituzioni Internazionali hanno visto moltiplicarsi gli aiuti di quanti si sono impegnati in una battaglia per la diffusione dei diritti. Riesce difficile immaginare l’attività di gruppi transnazionali come Amnesty International o Médicins Sans Frontiéres, per citare solo i più noti, in un’era pre-fotografica. Questo particolare clima di coesione sociale, che la fotografia ha contribuito a creare attorno alla questione dei diritti umani, ha indubbiamente tratto credito dalla patente di obiettività generalmente attribuita al mezzo fotografico per lo statuto tecnico-scientifico proprio della sua stessa genesi, che introduce a un nuovo rapporto tra immagini e realtà. La fotografia cosiddetta impegnata si inserisce nell’alveo di quelle ricerche che dalla fotografia di guerra di fine Ottocento all’opera del collettivo di fotografi della Farm Security Administration, passando per i rilievi sociologici di Riis e Hine, arriva al fotogiornalismo contemporaneo e può essere definita con il generico appellativo di “fotografia documentaria”. Fotografia come documento, quindi, garante di verità inconfutabili. Ma la verità promulgata dalla fotografia in questione è spesso veicolo di diffusione di immagini di sofferenza molto crude che, rendendo reali situazioni scomode, hanno talvolta sollevato attacchi al vetriolo. Le fotografie di guerra, povertà, malattia sono state spesso tacciate di “neocolonialismo”, “voyerismo”, “cattivo gusto” e persino “pornografia”, comparando l’intimità della sofferenza a quella sessuale. Le critiche diventano più virulente quando le immagini hanno valenze formali che le rendono misteriosamente ma innegabilmente belle. “La fotografia ha contribuito a dilatare enormemente la nostra idea di ciò che è esteticamente gradevole”.6 Ma la bellezza potrebbe deviare l’attenzione dalla testimonianza del fatto verso una ricezione dell’immagine di tipo prevalentemente estetico, un’avventura dello sguardo. Esemplificative a questo proposito sono le fotografie di W. Eugene Smith sulla strage di Minamata, il più grande disastro ambientale della storia del Giappone. Esse infatti “ci commuovono perché documentano una sofferenza che suscita la nostra 4 5 S. Sontag, Sulla fotografia, Einaudi, Torino 2001, pp. 19-21. G.Freund, Fotografia e società, Einaudi, Torino 2007, p. 184. 4
  • 5. indignazione, ma ci tengono anche a distanza perché sono splendide immagini dello strazio”.7 È proprio questa dialettica intrinseca della fotografia, e in particolare della fotografia intesa come pratica sociale, costantemente in bilico tra fini documentaristici e sollecitazione sensoriale, a farla entrare nei musei iscrivendola a pieno titolo nell’ambito estetico propriamente detto. Si fotografa solo per testimoniare “praticamente” la nascita di un evento […] oppure si scattano immagini con ambizioni artistiche? Difficile da dire, anzi non difficile ma imbarazzante, perché a un’ analisi appena più circostanziata, ci si accorgerebbe, con altissima se non assoluta probabilità, che le due funzioni sono entrambe presenti e casomai risulta appunto imbarazzante riconoscere quale delle due prevalga sull’altra. […] È in conseguenza di ciò che la buona fotografia giornalistica finisce per essere “ambiguamente” trattata come arte. […] L’oscillazione tra pratico ed estetico più che proporsi come sommatoria di identità diverse finisce per definire un territorio mediano effettivamente nuovo. […] Il territorio nuovo risultato della rivoluzione avviata dalle Avanguardie storiche, che di fatto corrisponde al misterioso ambito dell’estetico.8 S. Sontag, op. cit., p.92. Ivi, pp. 92-93. 8 C. Marra, Effetto medio, in C. Marra (a cura di), Le idee della fotografia, Mondadori. Milano 6 7 5
  • 6. 1. ALLA RICERCA DELLA VERITA’ “E’ stata la Kodak a rovinarmi! […] Quella piccola, detestabile Kodak […] Senza dire una parola, Senza fare discussioni, Mi distrugge il lavoro fatto con tanta fatica E tanta spesa”.9 1.1 La verità della fotografia Come abbiamo cercato di delineare nell’introduzione, la presunta obiettività del mezzo fotografico è un assunto imprescindibile per una corretta fruizione di tutta la fotografia, soprattutto di quella documentaristica. La questione della veridicità è una costante rispetto alle questioni che il mezzo e lo specifico fotografico hanno da sempre sollevato. Guardando una fotografia siamo automaticamente portati a considerare che quanto stiamo osservando deve per forza essere vero, e questo indipendentemente dal soggetto trattato. Di fronte a immagini inverosimili la domanda : “Si tratta di una fotografia?” è perfettamente legittima. La fotografia costituisce un lasciapassare, persuadendoci a priori della credibilità del suo oggetto. Perché? Gisèle Freund sostiene che : Le centinaia di milioni di dilettanti, ad un tempo consumatori e produttori dell’immagine, che hanno visto la realtà premendo il bottone e che la ritrovano nelle loro fotografie, non dubitano della veridicità della fotografia. Per essi l’immagine fotografica è una prova inconfutabile.10 Questo è indubbiamente vero, ma la questione sembra essere più complessa. Se inizialmente, e per quasi centocinquant’anni dalla presentazione 2005, pp. 7-19. M. Twain, Il soliloquio di re Leopoldo, Editori Riuniti, Roma 1960, pp. 44-45. 10 G. Freund, op.cit., p.182. 9 6
  • 7. 2. UNA RASSEGNA STORICA “Non è per caso che un fotografo diventa fotografo, come non è per caso che un domatore di leoni diventa domatore di leoni”.38 2.1 La fotografia di guerra [Fenton & Brady] L’indiscussa scientificità e veridicità del mezzo fotografico furono sfruttate sin dai suoi albori. Nel pieno del clima positivista ottocentesco, tutta la fotografia che non era impegnata ad emulare la pittura venne messa al servizio della descrizione e dell’archiviazione dell’identità umana. Del resto l’idea della campionatura del reale è connessa al funzionamento meccanico del mezzo fotografico stesso e costituisce una delle sue indiscusse potenzialità concettuali. Medici, poliziotti ed antropologi considerarono l’uso certificante del mezzo fotografico come un supporto più che valido nello svolgimento dei rispettivi compiti. Medicina e criminologia si avvalsero della fotografia come strumento ausiliare nella catalogazione dei propri oggetti (pazienti da un lato, fuorilegge dall’altro). Tale schedatura si rendeva indispensabile come base degli studi di fisiognomica sui “tipi ideali”, oltre che per il dichiarato valore archivistico e identificativo proprio della catalogazione in sé. In ambito antropologico la macchina fotografica era invece considerata come componente indispensabile dell’equipaggiamento di ogni etnografo in partenza per una spedizione coloniale. L’abbondanza di materiale etnografico risalente alla seconda metà dell’Ottocento testimonia non solo le finalità scientifiche degli addetti ai lavori ma anche l’interesse degli occidentali nei confronti dell’esotico. La moda dell’esotismo, molto diffusa all’epoca, veniva in parte alimentata dai racconti dei viaggiatori che, grazie alle graduali modifiche apportate agli apparecchi fotografici le cui dimensioni andavano via via diminuendo, presero l’abitudine di scattare fotografie per documentare i propri spostamenti e le realtà incontrate durante il viaggio. 20
  • 8. 3. FOTOGRAFIA NON GOVERNATIVA “Questa è la superficie. Pensa adesso -o meglio intuisciche cosa c’è di là da essa, che cosa deve essere la realtà se questo è il suo aspetto”.75 3. 1 L’antecedente [Il Movimento di Riforma del Congo] Attraverso i capitoli precedenti abbiamo visto come grazie allo statuto di veridicità proprio del mezzo fotografico e presupponendo l’integrità morale del fotografo, si possano ottenere delle splendide testimonianze visive che documentano la difficile realtà di alcune situazioni. Ci siamo anche resi conto di come la particolare resa di certe immagini sia il motore che garantisce, tramite l’identificazione empatica e la coscienza etica dello spettatore, una solida base per i movimenti di solidarietà umana. Tutti questi aspetti sono condensati negli apparati fotografici degli Enti Internazionali, delle Organizzazioni non Governative e, più in generale, di tutti quei gruppi mobilitati in difesa del rispetto dei Diritti Umani e non solo. Un importante precedente storico della stretta relazione fra movimenti umanitari e fotografia è la campagna anglo-americana promossa alla fine del XIX secolo per porre fine alle atrocità commesse da Leopoldo II del Belgio nella sua colonia personale in Congo. Lo Stato Libero del Congo, un progetto privato intrapreso dal re per ricavarne gomma e avorio, era fondato sulla schiavitù ed è ritenuto responsabile della morte di milioni di africani. Resoconti di sfruttamento selvaggio e diffuse violazioni dei diritti umani (incluse la schiavitù e le mutilazioni) della popolazione nativa portarono a un movimento internazionale di protesta nei primi anni del '900. Stime sulle perdite umane oscillano fra i 3 e i 10 milioni di morti e 35
  • 9. 1) Roger Fenton, Il carro fotografico di Fenton. 1855. 2) Timothy O’Sullivan, Guerra di secessione. Gettysburg, 1863. I
  • 10. 3 - 4) Jacob A. Riis, Slums. New York, 1889/1892. II
  • 11. 5) Lewis Hine, bambine al lavoro in una filanda. Carolina, 1908. III
  • 12. 6) Ben Shan, Beneficiari della Resettlement Administration. Arkansas, 1935. 7) Arthur Rothstein, Tempesta di sabbia. Oklahoma, 1935. IV
  • 13. 8) Dorothea Lange, Postulanti il credito agrario. California, 1938. V
  • 14. 9) Robert Capa, La guerra civile spagnola. Fronte di Cordoba, 1936. 10) Ernst Haas, Il ritorno dei prigionieri di guerra. Vienna, 1947. VI
  • 15. 11) Werner Bischof, Fotoreporter di guerra. Corea, 1951. VII
  • 16. 12) David Seymour, Ragazzi giocano tra le macerie della guerra. Vienna, 1947. 13) United Nation Photographer, Mrs. Eleanor Roosvelt. New York, 1949. VIII
  • 17. 15) Nina Leen, per “Life”. Botswana. 14) Nat Farbman, per “Life”. U.S.A. IX
  • 18. 16) Marc Garanger, Guerra d’Algeria: donna costretta a farsi fotografare a viso scoperto per i documenti di identificazione. Algeri, 1960. 17) Carla Cerati, Istituto psichiatrico. Firenze, 1968. X
  • 19. 18 - 19) Peter Magubane, La rivolta di Soweto. Sudafrica, 1976. XI
  • 20. 20 - 21) W. Eugene Smith, Avvelenamento da mercurio a Minamata. Giappone, 1971. XII
  • 21. 22) Sebastião Salgado, Profughi in cammino. Sahel, 1985. 23) Sebastião Salgado, La dottoressa libera un bambino da un ascesso. Sahel, 1985. XIII
  • 22. 24) John Vink, Profughi burmesi. Bangladesh, 1992. XIV
  • 23. 25 - 26) Tom Stoddart, L’Aids nell’Africa subsahariana. Sudafrica, 2000. XV
  • 24. 27) Pep Bonet, Coppa d’Africa per atleti mutilati. Sierra Leone, 2007. XVI
  • 25. 28) Donna Ferrato, Violenza domestica in America. Minnesota, 1988. 29) James Nachtwey, Condannato ai lavori forzati entro il reticolato del carcere. Alabama, 1995. XVII
  • 26. 30) Mark Riboud, Jean Rose Kasmir. Washington, 1967. XVIII
  • 27. ELENCO DELLE ILLUSTRAZIONI 1. Roger Fenton, Il carro fotografico di Fenton. 1855. Muzzarelli F., Dalla tela alla lastra, Lo Scarabeo, Bologna 2004. 2. Timothy O’Sullivan, Guerra di secessione. Gettysburg, 1863. ! Private Collection, Peter Newark Military Pictures/Bridgeman Art Library, Londra. 3/4. Jacob A. Riis, Slums. New York, 1889/1892. Riis J. A., Photographer & Citizen, Aperture, New York 1974. 5. Lewis Hine, Bambine al lavoro in una filanda. Carolina, 1908. Muzzarelli F., Dalla tela alla lastra, Lo Scarabeo, Bologna 2004. 6. Ben Shan, Beneficiari della Resettlement Administration. Arkansas, 1935. Aa.Vv., FSA Farm Security Administration: archives d’une Amerique en crise 1935/46, Edition du Seuil, Parigi 2006. 7. Arthur Rothstein, Tempesta di sabbia. Oklahoma, 1935. Aa.Vv., FSA Farm Security Administration: archives d’une Amerique en crise 1935/46, Edition du Seuil, Parigi 2006. 8. Dorothea Lange, Postulanti il credito agrario. California, 1938. Quintavalle A. C. (a cura di), Farm Security Administration. La fotografia sociale americana del New Deal, STEP, Parma 1975 (catalogo della mostra itinerante). 9. Robert Capa, La guerra civile spagnola. Fronte di Cordoba, 1936. Capa C., Whelan R. (a cura di), Robert Capa. Photographs, Alfred A. Knoff, New York 1985. 10. Ernst Haas, Il ritorno dei prigionieri di guerra. Vienna, 1947. Steele-Perkins C. (a cura di), Magnum degrees, Rizzoli, Hong Kong 2000. 11. Werner Bischof, Fotoreporter di guerra. Corea, 1951. Steele-Perkins C. (a cura di), Magnum degrees, Rizzoli, Hong Kong 2000. 12. David Seymour, Ragazzi giocano tra le macerie della guerra. Vienna, 1947. Mauro A. (a cura di), I custodi dei fratelli. Quando i fotografi denunciano i diritti violati, Contrasto, Verona 2007. XIX
  • 28. 13. United Nation Photographer, Mrs. Eleanor Roosvelt. New York, 1949. ! United Nation Photo, New York. 14. Nat Farbman, per “Life”. U.S.A. Steichen E., The Family of Man, The Museum of Moder Art, New York 1996. (catalogo della mostra tenuta a New York nel 1996). 15. Nina Leen, per “Life”. Botswana. Steichen E., The Family of Man, The Museum of Moder Art, New York 1996. (catalogo della mostra tenuta a New York nel 1996). 16. Marc Garanger, Guerra d’Algeria. Algeri, 1960. Mauro A. (a cura di), I custodi dei fratelli. Quando i fotografi denunciano i diritti violati, Contrasto, Verona 2007. 17. Carla Cerati, Istituto psichiatrico. Firenze, 1968. Mauro A. (a cura di), I custodi dei fratelli. Quando i fotografi denunciano i diritti violati, Contrasto, Verona 2007. 18/19. Peter Magubane, La rivolta di Soweto. Sudafrica, 1976. Mauro A. (a cura di), I custodi dei fratelli. Quando i fotografi denunciano i diritti violati, Contrasto, Verona 2007. 20/21. W. Eugene Smith, Avvelenamento da mercurio a Minamata. Giappone, 1971. Mauro A. (a cura di), I custodi dei fratelli. Quando i fotografi denunciano i diritti violati, Contrasto, Verona 2007. 22. Sebastião Salgado, Profughi in cammino. Sahel, 1985. Reporters Sans Frontieres, 100 foto per difendere la libertà di stampa / fotografie di Sebastiao Salgado, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996. 23. Sebastião Salgado, La dottoressa libera un bambino da un ascesso. Sahel, 1985. Reporters Sans Frontieres, 100 foto per difendere la libertà di stampa / fotografie di Sebastiao Salgado, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996. 24. John Vink, Profughi burmesi. Bangladesh, 1992. Steele-Perkins C. (a cura di), Magnum degrees, Rizzoli, Hong Kong 2000. 25/26. Tom Stoddart, L’Aids nell’Africa subsahariana. Sudafrica, 2000. Mauro A. (a cura di), I custodi dei fratelli. Quando i fotografi denunciano i diritti violati, Contrasto, Verona 2007. XX
  • 29. 27. Pep Bonet, Coppa d’Africa per atleti mutilati. Sierra Leone, 2007. Aa. Vv., World Press Photo ’07, Contrasto Due, Verona 2007. 28. Donna Ferrato, Violenza domestica in America. Minnesota, 1988. Mauro A. (a cura di), I custodi dei fratelli. Quando i fotografi denunciano i diritti violati, Contrasto, Verona 2007. 29. James Nachtwey, Condannato ai lavori forzati entro il reticolato del carcere. Alabama, 1995. Steele-Perkins C. (a cura di), Magnum degrees, Rizzoli, Hong Kong 2000. 30. Mark Riboud, Jean Rose Kasmir. Washington, 1967. Reporters Sans Frontieres, 100 foto per difendere la libertà di stampa / fotografie di Marc Riboud, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1998. XXI
  • 30. BIBLIOGRAFIA Aa.Vv., Fotonote. Magnum Photos, Contrasto Due, Verona 2007. Aa. Vv., “La foto sociale”, I grandi temi della fotografia vol. 7, 8, 9, Gruppo Editoriale Fabbri, Milano primavera/estate 1983. Archibugi D., Beetham D. (a cura di), Diritti umani e democrazia cosmopolitica, Feltrinelli, Milano 1998. Barthes R., Il messaggio fotografico [1961], in L'ovvio e l'ottuso [1982], trad. it. Einaudi, Torino 1985. Barthes R., La camera chiara [1980], trad. it. Einaudi, Torino, 1980. Barthes R., Miti d'oggi [1957], trad. it. Einaudi, Torino 1994. Berger J., Sul guardare [1980], trad. it Bruno Mondadori, Milano 2003. Bortolotti D., Hope in Hell: Inside the World of Doctors Without Borders, Firefly Books, Canada 2004. De Michelis D., Ferrari A., Masto R., Scalettari L. (a cura di), L’informazione deviata. Gli inganni dei mass media nell’epoca della globalizzazione, Zelig Editore, Milano 2002. Dubois P., L’atto fotografico [1983], trad. it. Quattroventi, Urbino 1996. Freund G., Fotografia e società [1974], trad. it. Einaudi, Torino 1976. Landi C. (a cura di), Oliviero Toscani al muro. L’arte visiva nella comunicazione pubblicitaria di United Colors of Benetton, Leonardo Arte, Martellago 1999 (catalogo della mostra tenuta a Roma nel 1999). 49
  • 31. Marra C., Fotografia e pittura nel Novecento. Una storia “senza combattimento”, Bruno Mondadori, Milano 2000. Marra C., Le idee della fotografia. La riflessione teorica dagli anni sessanta ad oggi, Bruno Mondadori, Milano 2001. Mauro A. (a cura di), I custodi dei fratelli. Quando i fotografi denunciano i diritti violati, Contrasto, Verona 2007. McLuhan M., Gli strumenti del comunicare [1964], trad. it. il Saggiatore, Milano 1999. Muzzarelli F., Dalla tela alla lastra, Lo Scarabeo, Bologna 2004. Quintavalle A. C. (a cura di), Farm Security Administration. La fotografia sociale americana del New Deal, STEP, Parma 1975 (catalogo della mostra itinerante). Romitelli V. (a cura di), Etnografia del pensiero. Ipotesi e ricerche, Carocci Editore, Roma 2005. Schaeffer J. M., L’immagine precaria. Sul dispositivo fotografico [1987], trad. it. Clueb, Rastignano 2006. Signorini R., Arte del fotografico. I confini della fotografia e la riflessione teorica degli ultimi vent'anni, Editrice C.R.T., Pistoia 2001. Sontag S., Sulla fotografia [1973], trad. it. Einaudi, Torino 1992. Sontag S., Davanti al dolore degli altri [2003], trad. it. Mondadori, Terni 2003. Steele-Perkins C. (a cura di), Magnum degrees [2000], trad. it. Rizzoli, Hong Kong 2000. 50
  • 32. Twain M., Il soliloquio di re Leopoldo [1905], trad. it. Editori Riuniti, Roma 1960. Zannier I., L'occhio della fotografia, NIS, Roma 1988. ARTICOLI Capovilla M., Cerchioli C., “Raccontare per immagini. Studiare e capire il fotogiornalismo”, dal dossier “Il fotogiornalismo”, in Problemi dell’Informazione, a. XXVIII, n. 2, giugno 2003. Scianna F., “Il linguaggio che mente meno”, in Domenica del Sole 24 ore, 20 luglio 1997. Sontag S., “Quando è la fotografia a decidere la realtà”, in La Repubblica, 19 agosto 2003. SITI WEB http://www.amnestyinternational.org http://www.care.org http://www.imaging-famine.org/ http://magnumphotos.com http://msf.org 51
  • 34. Dunque… Colgo l’occasione per esprimere la mia gratitudine al professor Claudio Marra per avermi seguita durante la stesura della tesi, a Mrs. Clayton di Doctors Without Borders e a Mr. Couper di Amnesty International per l’estrema disponibilità e gentilezza dimostrate in occasione dei nostri incontri. Inoltre… Ringrazio affettuosamente famiglia e amici per avermi supportata durante il mio percorso universitario. Infine… Un ringraziamento particolare va ai vari compagni d’appartamento, per la compagnia, le cene, le risate e tutto il resto. 53