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Dipartimento
Igiene del Lavoro
Dispositivi di protezione
individuale delle vie
respiratorie: i facciali
filtranti antipolvere
www.inail.it
INTRODUZIONE
In tutte le lavorazioni durante le quali i rischi connessi
con l’esposizione per via inalatoria a polveri non possono
essere evitati o sufficientemente limitati da misure tec-
niche di prevenzione o da mezzi di protezione collettiva,
devono essere impiegati idonei dispositivi di protezione
individuale per le vie respiratorie (respiratori).
In presenza di rischio dovuto alla presenza di materiale
aerodisperso in forma di particelle (polveri, fibre, fumi,
nebbie), si ricorre generalmente all’uso dei respiratori a
filtro denominati “antipolvere”. In questi respiratori l’aria
ambiente, prima di essere inspirata dall’utilizzatore, at-
traversa un filtro in grado di trattenere il materiale parti-
cellare in sospensione, rendendo l’aria stessa adatta alla
respirazione. Detti respiratori sono progettati per fornire
protezione contro aerosol sia solidi che liquidi. Poiché
sono respiratori dipendenti dall’atmosfera circostante
non devono essere utilizzati, ad esempio, in ambienti in
cui c’è o potrebbe verificarsi insufficienza di ossigeno,
oppure dove sono presenti o potrebbero essere presenti
gas o vapori, oppure in atmosfere di immediato pericolo
per la vita o la salute.
I dispositivi antipolvere più frequentemente impiegati
sono quelli di tipo non assistito, ossia quelli in cui l’aria
ambiente, resa respirabile dall’azione del filtro, passa
all’interno del facciale esclusivamente mediante l’azione
dei polmoni. Le maschere intere e le semimaschere con
filtri antipolvere, i facciali filtranti antipolvere (detti anche
semimaschere filtranti antipolvere), fanno parte di que-
sta tipologia.
CARATTERISTICHE E SCELTA
I facciali filtranti, di uso molto comune, sono costituiti
pressoché interamente da materiale filtrante di tipo fi-
broso che copre il naso, la bocca ed il mento e frequen-
temente comprendono anche una valvola di espirazione.
L’uso diffuso dei facciali filtranti è dovuto alla loro
praticità, determinata dalla facilità di manutenzione
(qualora necessaria), dal fatto di limitare relativa-
mente il campo visivo, dall’avere una struttura legge-
ra e una bassa resistenza respiratoria; questi aspetti
influiscono positivamente sull’accettabilità da parte
dell’utilizzatore.
La revisione della norma armonizzata riguardante i fac-
ciali filtranti (UNI EN 149) ha introdotto una nuova classi-
ficazione che prende in considerazione, oltre la protezio-
ne minima conseguibile, anche la possibilità di riutilizzo.
Sulla base dei valori massimi di penetrazione del mate-
riale filtrante e di perdita di tenuta verso l’interno totale
sono previste tre classi di dispositivi: FFP1, FFP2 e FFP3,
in ordine di efficienza crescente. Per quanto riguarda la
possibilità di riutilizzo, per ciascuna classe, i dispositivi
sono ulteriormente classificati come “utilizzabili solo per
un singolo turno di lavoro” e indicati con NR, o “riutilizza-
bili” (per più di un turno) e indicati con R.
Ciascun facciale filtrante riporta una marcatura conte-
nente informazioni in merito a:
> identificazione del fabbricante;
> identificazione del modello;
> riferimento della norma europea (numero ed anno di
pubblicazione) in base alla quale è avvenuta la certifi-
cazione;
> classificazione, es. FFP2 R;
> la marcatura CE relativa ai dispositivi di protezione in-
dividuale di terza categoria.
A questo proposito, è necessario ricordare che i facciali
filtranti, come tutti i dispositivi di protezione delle vie
respiratorie, appartengono, secondo quanto previsto
dalla normativa che ne disciplina la commercializzazio-
ne, alla terza categoria (D.Lgs. 475/92): ne consegue
che, prima che vengano utilizzati sul luogo di lavoro, è
necessario attuare non solo adeguate attività di infor-
mazione e formazione sullo specifico dispositivo ma
anche organizzare ed espletare uno specifico addestra-
mento finalizzato all’uso corretto ed all’utilizzo pratico
(D.Lgs. 81/08).
Per quanto attiene la periodicità di sostituzione dei fac-
ciali filtranti, i dispositivi “NR” devono, comunque, es-
sere sostituiti ad ogni turno di lavoro; i dispositivi “R”,
invece, devono essere sostituiti quando si avverte un au-
mento della resistenza respiratoria. Naturalmente, e ciò
vale per entrambi i tipi di dispositivi, essi devono essere
sostituiti se risultano danneggiati o se la resistenza respi-
ratoria diventa eccessiva.
I facciali filtranti, a seconda della classe, offrono livelli di
protezione (FPO, Fattore di Protezione Operativo) diversi.
La scelta del respiratore adeguato al livello di rischio pre-
sente può essere effettuata secondo il metodo descrit-
to nella “Guida alla scelta e all’uso degli apparecchi di
protezione delle vie respiratorie” (Decreto del Ministero
del Lavoro e della Previdenza Sociale del 2 maggio 2001)
che utilizza i FPO e i valori delle concentrazioni ambien-
tali dell’inquinante. Qualora non fosse temporaneamente
possibile misurare la concentrazione della polvere aero-
dispersa, né fosse possibile fare riferimento a dati ripor-
tati in letteratura per analoghe situazioni lavorative, il
livello di protezione minimo da utilizzare corrisponde a
quello offerto da un
> facciale filtrante FFP1 per gli inquinanti con TLV = 10
mg/m3
;
> facciale filtrante FFP2 per gli inquinanti con TLV mag-
giore di 0,1 mg/m3
e minore di 10 mg/m3
;
> facciale filtrante FFP3 per gli inquinanti con TLV minore
o uguale a 0,1 mg/m3
.
dove TLV (Threshold Limit Value) indica il valore limite di
soglia.
INAIL - Settore Ricerca, Dipartimento Igiene del Lavoro - Direttore: Dott. Sergio Iavicoli
Via Fontana Candida, 1 - 00040 Monte Porzio Catone (RM)
Tel. 06 9789 6079/6083/6078 - 06 94181 310/311/424 • Fax 06 94 181 419 • e-mail: r.dil@inail.it
ISBN978-88-7484-278-0©2012INAIL.Distribuzionegratuita.Vietatalavendita.Lariproduzioneancheparzialesuqualsiasimezzoèconsentitasolosecitatalafonte.StampatodallaTipolitografiaINAILdiMilano•Edizione2012
Autori:C.Plebani,F.Tombolini•Coordinatoreeditoriale:B.Todini•Progettoeditoriale:DipartimentoProcessiOrganizzativi-URP:P.Iacono•Conlacollaborazionedi:PieroIacono,S.A.Galluppi
PER ULTERIORI INFORMAZIONI
Contatti: c.plebani@inail.it
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
PLEBANI, C., LISTRANI, S., DI LUIGI, M. “Filtering facepieces: effect of oily aerosol on penetration through filtering material”.
Med Lav 101, n. 4 (2010): 293-302.
PLEBANI, C., LISTRANI, S., DI LUIGI, M. “The contribution of electrostatic effect on the performance of filtering facepiece respirators”.
Ital J Occup Environ Hyg 1, n. 3-4 (2010): 114-117.
PLEBANI. C., LISTRANI, S., CAPONI, M. “Adattabilità di una semimaschera in un gruppo di potenziali utilizzatori”.
Giornale degli igienisti industriali 32, n. 4 (2007): 268-276.
PAROLE CHIAVE
Facciali filtranti, respiratori, DPI.
SPECIFICHE PRECAUZIONI E RACCOMANDAZIONI NELL’USO
I facciali filtranti sono facciali di tipo “a tenuta”, ossia fac-
ciali il cui bordo, aderendo al viso dell’utilizzatore, impe-
disce l’ingresso di aria ambiente non filtrata nella zona
delle vie respiratorie. I difetti di tenuta tra il bordo del
facciale ed il viso dell’utilizzatore sono ritenuti i maggiori
responsabili della presenza all’interno del facciale stesso
di aria ambiente non filtrata, anche se possono essere
presenti perdite verso l’interno imputabili alla eventua-
le presenza della valvola di espirazione. È evidente che
un facciale, anche se correttamente scelto per quanto
riguarda l’adeguatezza del livello di protezione offerto,
non è in grado di fornire la protezione per la quale è stato
progettato se l’adattamento del bordo di tenuta al viso
dell’operatore è in qualche modo compromesso. Nel caso
un facciale sia disponibile in più taglie è importante, per-
tanto, che venga indossata la taglia che meglio si adatta
all’operatore. L’uso di facciali filtranti è sconsigliato, inol-
tre, ad operatori con barba e basette nella zona del bor-
do di tenuta e a coloro che non riescono ad ottenere un
corretto adattamento del bordo a causa della presenza di
cicatrici profonde o simili.
Pur in assenza di evidenti anomalie del viso o di qualun-
que interferenza con il bordo di tenuta, i facciali filtranti
non sono in grado di fornire i livelli di protezione per cui
sono stati progettati se non sono indossati in modo cor-
retto. La nota informativa che accompagna i dispositivi
riporta sia le modalità che devono essere seguite per il
loro indossamento sia le modalità che devono essere
seguite per verificarne la correttezza (prova di tenuta).
Tali modalità possono variare a seconda del modello di
facciale; in particolare, per quanto riguarda la prova di
tenuta generalmente consiste nel verificare l’assenza di
fughe d’aria tra il viso e i bordi del facciale durante le fasi
di espirazione e/o inspirazione.
È evidente che le operazioni di indossamento e control-
lo della sua correttezza devono essere svolte ogni qual-
volta si indossa il facciale e prima di accedere all’area
inquinata.
I facciali filtranti antipolvere sono di uso diffuso ma la loro
specifica funzione (protezione delle vie respiratorie), por-
ta a raccomandare la lettura attenta della nota informati-
va che riporta, tra l’altro, le limitazioni d’uso, le modalità
di indossamento, le modalità per verificarne la tenuta e
le condizioni climatiche dell’immagazzinamento. Si sot-
tolinea l’importanza di leggere attentamente la nota in-
formativa, soprattutto in relazione all’estensione dell’ob-
bligo di utilizzo dei dispositivi di protezione individuale,
tra l’altro, ai lavoratori autonomi, ai componenti dell’im-
presa familiare e agli artigiani (art. 21 del D.Lgs.81/2008).
RIFERIMENTI NORMATIVI
• D.Lgs. 81/2008 e s.m.i.
• D.M. 02/05/2001 del Ministero del Lavoro e della
Previdenza Sociale ”Criteri per l’individuazione e
l’uso dei dispositivi di protezione individuale”, All.2
“Guida alla scelta e all’uso degli apparecchi di prote-
zione delle vie respiratorie”.
• UNI EN 149:2009; “Dispositivi di protezione delle
vie respiratorie. Semimaschere filtranti antipolvere.
Requisiti, prove, marcatura”.

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  • 1. Dipartimento Igiene del Lavoro Dispositivi di protezione individuale delle vie respiratorie: i facciali filtranti antipolvere www.inail.it INTRODUZIONE In tutte le lavorazioni durante le quali i rischi connessi con l’esposizione per via inalatoria a polveri non possono essere evitati o sufficientemente limitati da misure tec- niche di prevenzione o da mezzi di protezione collettiva, devono essere impiegati idonei dispositivi di protezione individuale per le vie respiratorie (respiratori). In presenza di rischio dovuto alla presenza di materiale aerodisperso in forma di particelle (polveri, fibre, fumi, nebbie), si ricorre generalmente all’uso dei respiratori a filtro denominati “antipolvere”. In questi respiratori l’aria ambiente, prima di essere inspirata dall’utilizzatore, at- traversa un filtro in grado di trattenere il materiale parti- cellare in sospensione, rendendo l’aria stessa adatta alla respirazione. Detti respiratori sono progettati per fornire protezione contro aerosol sia solidi che liquidi. Poiché sono respiratori dipendenti dall’atmosfera circostante non devono essere utilizzati, ad esempio, in ambienti in cui c’è o potrebbe verificarsi insufficienza di ossigeno, oppure dove sono presenti o potrebbero essere presenti gas o vapori, oppure in atmosfere di immediato pericolo per la vita o la salute. I dispositivi antipolvere più frequentemente impiegati sono quelli di tipo non assistito, ossia quelli in cui l’aria ambiente, resa respirabile dall’azione del filtro, passa all’interno del facciale esclusivamente mediante l’azione dei polmoni. Le maschere intere e le semimaschere con filtri antipolvere, i facciali filtranti antipolvere (detti anche semimaschere filtranti antipolvere), fanno parte di que- sta tipologia. CARATTERISTICHE E SCELTA I facciali filtranti, di uso molto comune, sono costituiti pressoché interamente da materiale filtrante di tipo fi- broso che copre il naso, la bocca ed il mento e frequen- temente comprendono anche una valvola di espirazione. L’uso diffuso dei facciali filtranti è dovuto alla loro praticità, determinata dalla facilità di manutenzione (qualora necessaria), dal fatto di limitare relativa- mente il campo visivo, dall’avere una struttura legge- ra e una bassa resistenza respiratoria; questi aspetti influiscono positivamente sull’accettabilità da parte dell’utilizzatore. La revisione della norma armonizzata riguardante i fac- ciali filtranti (UNI EN 149) ha introdotto una nuova classi- ficazione che prende in considerazione, oltre la protezio- ne minima conseguibile, anche la possibilità di riutilizzo. Sulla base dei valori massimi di penetrazione del mate- riale filtrante e di perdita di tenuta verso l’interno totale sono previste tre classi di dispositivi: FFP1, FFP2 e FFP3, in ordine di efficienza crescente. Per quanto riguarda la possibilità di riutilizzo, per ciascuna classe, i dispositivi sono ulteriormente classificati come “utilizzabili solo per un singolo turno di lavoro” e indicati con NR, o “riutilizza- bili” (per più di un turno) e indicati con R. Ciascun facciale filtrante riporta una marcatura conte- nente informazioni in merito a: > identificazione del fabbricante; > identificazione del modello; > riferimento della norma europea (numero ed anno di pubblicazione) in base alla quale è avvenuta la certifi- cazione; > classificazione, es. FFP2 R; > la marcatura CE relativa ai dispositivi di protezione in- dividuale di terza categoria. A questo proposito, è necessario ricordare che i facciali filtranti, come tutti i dispositivi di protezione delle vie respiratorie, appartengono, secondo quanto previsto dalla normativa che ne disciplina la commercializzazio- ne, alla terza categoria (D.Lgs. 475/92): ne consegue che, prima che vengano utilizzati sul luogo di lavoro, è necessario attuare non solo adeguate attività di infor- mazione e formazione sullo specifico dispositivo ma anche organizzare ed espletare uno specifico addestra- mento finalizzato all’uso corretto ed all’utilizzo pratico (D.Lgs. 81/08). Per quanto attiene la periodicità di sostituzione dei fac- ciali filtranti, i dispositivi “NR” devono, comunque, es- sere sostituiti ad ogni turno di lavoro; i dispositivi “R”, invece, devono essere sostituiti quando si avverte un au- mento della resistenza respiratoria. Naturalmente, e ciò vale per entrambi i tipi di dispositivi, essi devono essere sostituiti se risultano danneggiati o se la resistenza respi- ratoria diventa eccessiva. I facciali filtranti, a seconda della classe, offrono livelli di protezione (FPO, Fattore di Protezione Operativo) diversi. La scelta del respiratore adeguato al livello di rischio pre- sente può essere effettuata secondo il metodo descrit- to nella “Guida alla scelta e all’uso degli apparecchi di protezione delle vie respiratorie” (Decreto del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale del 2 maggio 2001) che utilizza i FPO e i valori delle concentrazioni ambien- tali dell’inquinante. Qualora non fosse temporaneamente possibile misurare la concentrazione della polvere aero- dispersa, né fosse possibile fare riferimento a dati ripor- tati in letteratura per analoghe situazioni lavorative, il livello di protezione minimo da utilizzare corrisponde a quello offerto da un > facciale filtrante FFP1 per gli inquinanti con TLV = 10 mg/m3 ; > facciale filtrante FFP2 per gli inquinanti con TLV mag- giore di 0,1 mg/m3 e minore di 10 mg/m3 ; > facciale filtrante FFP3 per gli inquinanti con TLV minore o uguale a 0,1 mg/m3 . dove TLV (Threshold Limit Value) indica il valore limite di soglia.
  • 2. INAIL - Settore Ricerca, Dipartimento Igiene del Lavoro - Direttore: Dott. Sergio Iavicoli Via Fontana Candida, 1 - 00040 Monte Porzio Catone (RM) Tel. 06 9789 6079/6083/6078 - 06 94181 310/311/424 • Fax 06 94 181 419 • e-mail: r.dil@inail.it ISBN978-88-7484-278-0©2012INAIL.Distribuzionegratuita.Vietatalavendita.Lariproduzioneancheparzialesuqualsiasimezzoèconsentitasolosecitatalafonte.StampatodallaTipolitografiaINAILdiMilano•Edizione2012 Autori:C.Plebani,F.Tombolini•Coordinatoreeditoriale:B.Todini•Progettoeditoriale:DipartimentoProcessiOrganizzativi-URP:P.Iacono•Conlacollaborazionedi:PieroIacono,S.A.Galluppi PER ULTERIORI INFORMAZIONI Contatti: c.plebani@inail.it BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE PLEBANI, C., LISTRANI, S., DI LUIGI, M. “Filtering facepieces: effect of oily aerosol on penetration through filtering material”. Med Lav 101, n. 4 (2010): 293-302. PLEBANI, C., LISTRANI, S., DI LUIGI, M. “The contribution of electrostatic effect on the performance of filtering facepiece respirators”. Ital J Occup Environ Hyg 1, n. 3-4 (2010): 114-117. PLEBANI. C., LISTRANI, S., CAPONI, M. “Adattabilità di una semimaschera in un gruppo di potenziali utilizzatori”. Giornale degli igienisti industriali 32, n. 4 (2007): 268-276. PAROLE CHIAVE Facciali filtranti, respiratori, DPI. SPECIFICHE PRECAUZIONI E RACCOMANDAZIONI NELL’USO I facciali filtranti sono facciali di tipo “a tenuta”, ossia fac- ciali il cui bordo, aderendo al viso dell’utilizzatore, impe- disce l’ingresso di aria ambiente non filtrata nella zona delle vie respiratorie. I difetti di tenuta tra il bordo del facciale ed il viso dell’utilizzatore sono ritenuti i maggiori responsabili della presenza all’interno del facciale stesso di aria ambiente non filtrata, anche se possono essere presenti perdite verso l’interno imputabili alla eventua- le presenza della valvola di espirazione. È evidente che un facciale, anche se correttamente scelto per quanto riguarda l’adeguatezza del livello di protezione offerto, non è in grado di fornire la protezione per la quale è stato progettato se l’adattamento del bordo di tenuta al viso dell’operatore è in qualche modo compromesso. Nel caso un facciale sia disponibile in più taglie è importante, per- tanto, che venga indossata la taglia che meglio si adatta all’operatore. L’uso di facciali filtranti è sconsigliato, inol- tre, ad operatori con barba e basette nella zona del bor- do di tenuta e a coloro che non riescono ad ottenere un corretto adattamento del bordo a causa della presenza di cicatrici profonde o simili. Pur in assenza di evidenti anomalie del viso o di qualun- que interferenza con il bordo di tenuta, i facciali filtranti non sono in grado di fornire i livelli di protezione per cui sono stati progettati se non sono indossati in modo cor- retto. La nota informativa che accompagna i dispositivi riporta sia le modalità che devono essere seguite per il loro indossamento sia le modalità che devono essere seguite per verificarne la correttezza (prova di tenuta). Tali modalità possono variare a seconda del modello di facciale; in particolare, per quanto riguarda la prova di tenuta generalmente consiste nel verificare l’assenza di fughe d’aria tra il viso e i bordi del facciale durante le fasi di espirazione e/o inspirazione. È evidente che le operazioni di indossamento e control- lo della sua correttezza devono essere svolte ogni qual- volta si indossa il facciale e prima di accedere all’area inquinata. I facciali filtranti antipolvere sono di uso diffuso ma la loro specifica funzione (protezione delle vie respiratorie), por- ta a raccomandare la lettura attenta della nota informati- va che riporta, tra l’altro, le limitazioni d’uso, le modalità di indossamento, le modalità per verificarne la tenuta e le condizioni climatiche dell’immagazzinamento. Si sot- tolinea l’importanza di leggere attentamente la nota in- formativa, soprattutto in relazione all’estensione dell’ob- bligo di utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, tra l’altro, ai lavoratori autonomi, ai componenti dell’im- presa familiare e agli artigiani (art. 21 del D.Lgs.81/2008). RIFERIMENTI NORMATIVI • D.Lgs. 81/2008 e s.m.i. • D.M. 02/05/2001 del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale ”Criteri per l’individuazione e l’uso dei dispositivi di protezione individuale”, All.2 “Guida alla scelta e all’uso degli apparecchi di prote- zione delle vie respiratorie”. • UNI EN 149:2009; “Dispositivi di protezione delle vie respiratorie. Semimaschere filtranti antipolvere. Requisiti, prove, marcatura”.