1. Dalla Spagna
22@, ricostruzione innovativa a Barcellona
24 Civiltà di cantiere 25RIQUALIFICARE
I
n una città in cui è già “tutto” costruito, l’obietti-
vo è quello di ricostruire e innovare. In altre paro-
le, trasformare. Stiamo parlando di Barcellona e in
particolar modo di “22@”, il più importante intervento
urbanistico della città e sicuramente uno dei più am-
biziosi d’Europa. Il progetto 22@ trasforma 200 ettari
di suolo industriale del Poblenou (un’area di estrema
centralità di Barcellona) in un contesto di straordina-
ria qualità non solo per lavorare, ma anche per vivere
e studiare. Le funzioni dell’antico tessuto industriale
vengono reinterpretate in chiave moderna adattando
le preesistenze alle nuove necessità dei cittadini.
Il piano, approvato già nell’anno 2000, sostituisce la
vecchia destinazione urbanistica “22a”, in cui l’uso
del suolo era esclusivamente industriale, con la nuo-
va “22@”, caratterizzata dai seguenti punti cardine:
coesistenza di diversi usi del suolo, maggiore densità
urbana, presenza di campus di ricerca e di formazione,
infrastrutture tecnologicamente avanzate ed efficien-
ti, spazi pubblici ed aree verdi, nuovi edifici residenziali
Dalla Francia
Da fabbrica a quartiere: Ile Seguin-Rives de Seine
Jacopo Biasio
Federico Fasson
R
ecupero, riqualificazione, trasformazione, sono
le tre parole che risuonano più spesso all’inter-
no dello studio di urbanistica e paesaggio di
Parigi dove lavoro in questo momento. Dopo un’in-
tensa esperienza in un grande studio di architettura
italiano, mi ritrovo a fare i conti con un paese tanto
vicino ma tanto lontano dalla nostra Italia. Le tre pa-
role che introducono queste poche righe fanno parte
del mio vivere quotidiano e della quotidianità della
Ville Lumière, sempre attiva per progettare il proprio
futuro lasciando poco spazio alle incertezze. Sono
davvero molti i progetti che interessano spazi liberi e
zone critiche destinate ad essere riqualificate. Il me-
todo di intervento è molto semplice, costruire in bre-
ve tempo qualcosa di eclatante per poi raggiungere
una riqualificazione urbanistica-culturale di enormi
spazi o intere città.
Io stesso sto lavorando su un grande progetto che
porta il nome Ile Seguin-Rives de Seine, un’area a sud
di Parigi. 74 ettari di terreno occupati fino al 1992 da
uno dei simboli della Francia, gli stabilimenti Renault
che al loro apice ospitavano 30mila operai. Numero-
si i tentativi di ricucitura dell’area, vuota dal 2005,
vanificati anche, per la fortuna di noi italiani, dalla
decisione del primo investitore François Pinault, ap-
passionato di architettura e collezionista d’arte, di ri-
I
l fenomeno dello sprawl urbano (città diffusa), che si
è sviluppato negli Stati Uniti a partire dagli anni ’20,
è simbolo del modello di vita americano di una casa
unifamiliare all’interno di isolati residenziali suburbani
spesso composti da case quasi tutte uguali per forma
e materiali, lontani dal degrado e dai pericoli della città.
Un modello insediativo che oltre al consumo di suolo ha
portato con sé altri problemi ambientali e non solo, es-
sendo basato sull’uso quasi esclusivo dell’automobile, a
scapito dei mezzi pubblici di trasporto.
Il tema della riconversione delle aree suburbane su mo-
delli di insediamento e processi adattativi sostenibili è
oggi molto sentito negli Stati Uniti e in particolare in Ca-
lifornia, uno Stato che secondo molti è sempre stato più
avanti rispetto al resto degli Usa, dove si è sempre speri-
mentato di più e dove sono presenti due città come Los
Angeles e San Francisco. Los Angeles, con circa 12 milio-
ni di abitanti, nell’immaginario collettivo rappresenta il
Dalla California
Rigenerazione sostenibile
dello sprawl urbano
Nicola Busatto
piegare a Venezia sui musei Palazzo Grassi e in seconda
battuta su Punta della Dogana.
Il 2001 è stato uno dei momenti della svolta, quando
venne costituito un gruppo di tre professionisti per re-
dare uno studio di fattibilità per l’Ile Seguin e Rives de
Seine: l’urbanista François Grether, il paesaggista Mi-
chel Desvigne e François Barré allora responsabile delle
istituzioni culturali francesi. Il risultato fu un program-
ma di 10 ettari di spazi verdi, 500mila mq di residen-
ziale, 250mila mq di terziario e 250mila mq di servizi
pubblici, privati e aree commerciali. Nel 2009 venne as-
segnato all’architetto Jean Nouvel l’incarico di coordina-
re l’intero masterplan e la rigenerazione dei 74 ettari di
terreno sgombri da edifici. Iniziava così il grande inter-
vento, partendo dalla creazione di un giardino nell’isola
Ile Seguin e occupando già da subito gli spazi pubblici
che resteranno liberi da edificazione una volta termina-
to l’intero progetto. Il giardino fa parte delle “Natures
intermédiaires” per il quale il paesaggista Michel Desvi-
gne è conosciuto nel panorama mondiale; essendo già
aperto e fruibile nel mezzo di un enorme cantiere ai suoi
inizi, ha contribuito al processo di appropriazione dello
spazio da parte dei cittadini.
I lavori oggi sono quasi ultimati e finalmente Parigi po-
trà ritornare a vivere questo spazio ricco di risorse, sto-
ria e futuro.
e di edilizia convenzionata, salvaguardia del patrimonio
industriale, flessibilità e sviluppo progressivo nel tempo
del piano urbanistico. Quello che una volta era considera-
to il cuore pulsante per l’economia della città, caratteriz-
zato da una fitta concentrazione di fabbricati industriali,
si sta trasformando in un distretto innovatore, il tutto
senza dimenticare le radici del Poblenou.
La priorità non è demolire, è trasformare. Per questo mo-
tivo i vecchi fabbricati industriali vengono riconvertiti per
ospitare atelier, laboratori di design, loft, showroom, ri-
storanti, hotel che si ispirano al carattere minimalista e
urban chic tipici dello stile industriale degli Stati Uniti di
fine anni ‘80. Il nuovo polo legato all’innovazione e alla
tecnologia si integra con le attività di quartiere creando
un vero e proprio laboratorio urbano nel centro della città.
Obiettivo finale è conseguire un modello urbano di alta
qualità, compatto, misto e sostenibile, che possa essere
da esempio per una città più coesa, più equilibrata, più
efficiente a livello energetico e orientata non solo al pre-
sente ma anche al futuro.
caso per eccellenza di sprawl e di abitazioni a bassa densi-
tà, una città dove i “non luoghi” come highway, parcheggi,
centri commerciali regnano da padroni incontrastati a sfa-
vore dei luoghi della socialità. La zona downtown, il centro,
è insignificante per un cittadino di Los Angeles, mentre è la
superstrada il luogo dove l’angeleno si identifica con la sua
città. La San Francisco Bay Area con circa 8 milioni di abi-
tanti è la quarta conurbazione urbana per estensione degli
Stati Uniti. Di dimensioni ridotte rispetto a quella di Los
Angeles, è però simile dal punto di vista dello sviluppo delle
aree suburbane con costruzioni a bassa densità.
Politiche ambientali molto rigide sono state adottate per
entrambe le città, in particolare la città di San Francisco,
che conta circa 850 mila abitanti, è stata dichiarata secon-
do uno studio recente (US and Canada Green City Index)
la città più sostenibile del Nord America, superando Van-
couver. Los Angeles, nonostante la sua espansione, nella
classifica generale risulta al settimo posto davanti a molte
città come Chicago, Calgary e Montreal. Le sue problema-
tiche maggiori riguardano la rete di trasporti pubblici poco
sviluppata e poco efficiente, il grande utilizzo di risorse
idriche della Owens Valley e il grande consumo di suolo de-
rivante dalla dispersione urbana.
Come successo in California, compreso e analizzato il pro-
blema anche altrove sono stati messi in atto azioni, piani
ed interventi sostenibili per rigenerare lo sprawl urbano
attraverso processi sostenibili. Molto deve ancora essere
fatto ma la via è tracciata e non ce ne sono altre percorribili.
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Corrispondenze