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56 puntoeffe
C O M E E R A V A M O
di, le più antiche scritture religiose del
mondo. Inoltre, dai testi egizi abbiamo
anche memoria della provenienza degli
ingredienti più famosi.
Molte essenze erano importate da Punt,
l’odierna Somalia: il laudanum, la resina
di therebindo, il cinnamon, il franchin-
censo e la mirra; quest’ultima, poi, fu
presto aggiunta ai sette famosi profumi.
I Minoici e i Micenei, a loro volta, impa-
rarono certamente dall’Egitto ad apprez-
zare i profumi e a usarli come prezioso
dono per le diverse divinità, lasciandoce-
ne testimonianza scritta sulle tavolette in
“lineare B”.
LA PRODUZIONE DELL’OLIO
Inoltre, con le analisi comparate del con-
testo archeometallurgico e paleoam-
bientale dell’area del sito preistorico di
Pyrgos Mavroraki, nell’isola di Cipro, si è
scoperto nella Tomba 21, aperta nel
1993 e risalente all’età del bronzo me-
dio, reperti del XX secolo a.C. collegati
alla produzione industriale d’olio d’oliva
e al suo impiego nei settori cosmetico,
medico-farmaceutico e tessile.
È venuto, infatti, alla luce il più antico
frantoio noto del Mediterraneo che in
una enorme sala 4.000 anni fa produce-
va olio di cui una parte passava ad ali-
mentare le fornaci della più antica fab-
le di Abido
(3000 a.C.
circa), inol-
tre, sono sta-
tetrovategia-
re contenenti
resine di coni-
fere disciolte
in olio e grasso
animale. L’uso
dei profumi, poi,
si diffuse rapida-
mente in tutto il Me-
diterraneo, incremen-
tando un fiorente com-
mercio di essenze grezze
e lavorate provenienti da vari
Paesi. In alcune tombe della ne-
cropoli di Saqqara in Egitto, sono ve-
nuti alla luce rilievi con rappresentazioni di
massaggi eseguiti con olio d’oliva, mentre
la scena dipinta nel tempio di Niuserre
mostra il re che si fa massaggiare i piedi
con olio d’oliva profumato.
Sulle mura della stessa tomba, poi, è rap-
presentata la produzione dei profumi e le
giare sono contrassegnate con i geroglifi-
ci dei profumi che contenevano, noti al-
l’epoca come i “sette sacri olii”, l’heke-
nu, il sefeti, il nekhensem, il tewat, l’olio
di cedro e l’olio “libico”. Tali profumi sono
riportati addirittura nei Testi delle Pirami-
Dall’Egitto dei faraoni alla civiltà greco-romana,
oli ed essenze erano già ampiamente diffusi
nell’antichità e venivano utilizzati
sia come cosmetici sia come farmaci
DI RAIMONDO VILLANO
Profumo di storia
Gli oli profumati e le essenze
farmaceutiche hanno origini
antichissime e il loro impiego
è documentato in Egitto sin dalla fine del
IV millennio a.C. Sebbene, infatti, le
tombe predinastiche siano semplici fos-
se nel terreno, esse già contengono, in-
sieme alle tradizionali offerte di cibo e
bevande per il defunto, cosmetici, pro-
fumi e ingredienti per la loro preparazio-
ne: ginepro, hennè, semi oleosi e resine
di conifere importate. In una tomba rea-
puntoeffe 57
brica di profumi nota nel Mediterraneo,
sepolta da un terremoto nel 1900-
1850 a.C. circa e ricavata nell’angolo
nord orientale della grande sala del
frantoio stesso.
Il complesso industriale fa parte di un
grande edificio di circa 4.000 mq. che
si trovava in posizione sopraelevata al
centro di un vasto insediamento del
Bronzo Antico e Medio nato verso la fi-
ne del periodo Calcolitico.
A documentarne il funzionamento sono
state rinvenute cinque macine di andesi-
te, quattro grandi bacili per la prepara-
zione delle essenze e quattordici fosse
intonacate ancora colme di cenere e
carboni dove si sono trovate altrettante
brocche che al momento del terremoto
contenevano l’olio d’oliva e le essenze in
infusione. All’esterno eleganti portapro-
fumi attendevano di essere riempiti (uti-
lizzando imbuti di terracotta e piccoli at-
tingitoi per dosare le essenze), mentre
altri vasi di pregiata fattura già contene-
vano il profumo di base.
Nel corredo erano anche presenti alcuni
grandi vasi forniti di un lungo becco late-
rale, la cui forma ricalca e precorre per-
fettamente quella della testa degli alam-
bicchi che furono utilizzati in periodo
storico per l’estrazione degli oli profuma-
ti in Grecia e nel mondo arabo. Dalla pro-
duzione si passava, poi, probabilmente
alla vendita al dettaglio.
Le essenze farmaceutiche sono state
trovate in diversi contenitori, un po’ dap-
pertutto. Tra i ritrovamenti più interes-
santi c’è un grande bacile incrostato di
resina amalgamata con oppio e vino,
una ciotola con scamonea e un vasetto
contenente efedrina.
Nella stanza dove si lavorava il vino è sta-
to invece trovato un pregiato askos zoo-
morfo che conteneva chinolina mescolata
a essenza di lavanda.
Sembra che le principali
essenze prodotte a
Cipro nell’antichità
fossero il cipri-
num, olio estratto
dai fiori dell’hennè
dalla profonda fra-
granza di limone, l’ama-
rakinon e il sampsuchi-
non, entrambi basati sulle
essenze di maggiorana e ori-
la temperatura di 30-40 gradi centigra-
di per diversi giorni. Pressarono, poi, il
tutto in contenitori di fibra vegetale ed
estrassero le preziose essenze conser-
vandole, come nella più remota epoca,
in preziose bottigliette di alabastro e la-
pislazzuli per ricordare come nell'anti-
chità il profumo aveva prezzi elevatissi-
mi e poteva costare più dell’oro. Dalla
loro meticolosa ricerca si è appreso che
i profumi più diffusi all’epoca di Cleopa-
tra erano tre e che i migliori esemplari
erano prodotti ad Alessandria.
Si trattava del regale unquentum (risa-
lente al 3000 a.C. e rinvenuto in una
tomba di Ur) contenente calamo, mirra,
legno di rosa, balsamo, maggiorana,
spezie ed essenze di fiori provenienti da
lontanissimi paesi come la Cina, l’India
e la Malesia; del susinum, l’olio di lillà
famosissimo anche alla corte di Cleopa-
tra; e infine del ciprinum, olio estratto
dai fiori dell’hennè cipriota (specie di li-
gustro) dalla profonda fragranza di li-
mone. A questi si può aggiungere un al-
tro profumo di chiara fama: il rodinium,
olio di rose dalle probabili origini persia-
ne. Tra i numerosi profumi molto diffusi
in epoca antica meritano, ancora, di es-
sere ricordati: l’elegipcium (di incerta
lavorazione egizia ma certamente ven-
duto ad Atene nel V sec. a.C.), forte,
duraturo, incolore come i profumi pre-
giati, con aroma di cannella e mirto,
che se invecchiato oltre dieci anni vale-
va più del prezioso contenitore che lo
custodiva. L’elmendesianum (egiziano
originario di Mendes, città sul delta del
Nilo), profumo forte, simile all’elegipi-
cium, di olio di balano (ghianda), mirra,
casia, resina, con una punta di cannel-
la; il metopium, profumo di gàlbano,
dall’aroma intenso solitamente ottenuto
nell’olio di mandorle amare, amatissi-
mo dai Fenici. L’irinum, composto solo
di olio d’oliva in cui erano stati macera-
ti i fiori dell’iris, tramandato da due ri-
cette di Plinio e di Dioscòride.
Quest’ultimo sostiene che per essere
buono deve contenere soltanto petali
di iris e che ogni altra essenza ne di-
sturba il fresco aroma; consiglia, però,
di tingerlo di rosso con i semi del-
l’hennè e di farlo riposare molto tempo
poiché invecchiato vent’anni anni è si-
curamente l’optimum.
gano, aromi che ancora oggi vengono
prodotti ed esportati dall’isola.
PASSANDO PER ATENE E ROMA
Le civiltà greca e romana, poi, elaboraro-
no preziosi profumi dopo averne appre-
so l’arte dalle officine egiziane. Marco
Antonio regalò a Cleopatra una fabbrica
di profumi in omaggio al suo sapere sul-
l'argomento: Cleopatra, infatti, fu l’autri-
ce del libro di ricette per profumi Cleo-
patrae gynaeciarum libri.
La fabbrica di profumi di Cleopatra si
trovava all’estremità sud del mar Mor-
to, a trenta chilometro da Ein Gedi, do-
ve furono scoperti vasi con residui di
antichi profumi.
Per quanto riguarda l’uso dell’olio per i
profumi, è curioso notare che gli antichi
Romani classificavano l’olio di oliva in
cinque qualità: l’oleum ex albis ulivis,
proveniente dalla spremitura delle olive
verdi (il cosiddetto onfacium) adatto alla
fabbricazione dei profumi; l’oleum viri-
de, proveniente da olive raccolte a uno
stadio più avanzato di maturazione ma
pregiato e utilizzato nei rituali religiosi;
l’oleum maturum proveniente da olive
mature (il più adatto all’alimentazione);
l’oleum caducum proveniente da olive
cadute a terra (considerato un olio di se-
conda scelta); l’oleum cibarium prove-
niente da olive quasi appassite, destina-
to all’alimentazione degli schiavi.
Giuseppe Donato, direttore del Labora-
tori di archeologia sperimentale del Cnr
di Roma, e Monique Seefried, curatrice
della Near Eastern Art at Memory Uni-
versity, rifecero molti profumi usando i
recipienti di Cleopatra e i risultati delle
analisi dei residui nei contenitori trovati
nella fabbrica di Ein Gedi.
Per fare antichi unguenti i due studiosi
usarono i metodi antichi e le ricette tra-
mandate da Plinio il Vecchio.
Raccolsero petali di fiori,
legni profumati, semi
ed essenze mesco-
late a olio di oliva fi-
nissimo ottenuto
dalla spremitura
delle olive acerbe
del mese di agosto
e lasciarono le sin-
gole misture a “ma-
turare” al caldo, al-

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  • 1. 56 puntoeffe C O M E E R A V A M O di, le più antiche scritture religiose del mondo. Inoltre, dai testi egizi abbiamo anche memoria della provenienza degli ingredienti più famosi. Molte essenze erano importate da Punt, l’odierna Somalia: il laudanum, la resina di therebindo, il cinnamon, il franchin- censo e la mirra; quest’ultima, poi, fu presto aggiunta ai sette famosi profumi. I Minoici e i Micenei, a loro volta, impa- rarono certamente dall’Egitto ad apprez- zare i profumi e a usarli come prezioso dono per le diverse divinità, lasciandoce- ne testimonianza scritta sulle tavolette in “lineare B”. LA PRODUZIONE DELL’OLIO Inoltre, con le analisi comparate del con- testo archeometallurgico e paleoam- bientale dell’area del sito preistorico di Pyrgos Mavroraki, nell’isola di Cipro, si è scoperto nella Tomba 21, aperta nel 1993 e risalente all’età del bronzo me- dio, reperti del XX secolo a.C. collegati alla produzione industriale d’olio d’oliva e al suo impiego nei settori cosmetico, medico-farmaceutico e tessile. È venuto, infatti, alla luce il più antico frantoio noto del Mediterraneo che in una enorme sala 4.000 anni fa produce- va olio di cui una parte passava ad ali- mentare le fornaci della più antica fab- le di Abido (3000 a.C. circa), inol- tre, sono sta- tetrovategia- re contenenti resine di coni- fere disciolte in olio e grasso animale. L’uso dei profumi, poi, si diffuse rapida- mente in tutto il Me- diterraneo, incremen- tando un fiorente com- mercio di essenze grezze e lavorate provenienti da vari Paesi. In alcune tombe della ne- cropoli di Saqqara in Egitto, sono ve- nuti alla luce rilievi con rappresentazioni di massaggi eseguiti con olio d’oliva, mentre la scena dipinta nel tempio di Niuserre mostra il re che si fa massaggiare i piedi con olio d’oliva profumato. Sulle mura della stessa tomba, poi, è rap- presentata la produzione dei profumi e le giare sono contrassegnate con i geroglifi- ci dei profumi che contenevano, noti al- l’epoca come i “sette sacri olii”, l’heke- nu, il sefeti, il nekhensem, il tewat, l’olio di cedro e l’olio “libico”. Tali profumi sono riportati addirittura nei Testi delle Pirami- Dall’Egitto dei faraoni alla civiltà greco-romana, oli ed essenze erano già ampiamente diffusi nell’antichità e venivano utilizzati sia come cosmetici sia come farmaci DI RAIMONDO VILLANO Profumo di storia Gli oli profumati e le essenze farmaceutiche hanno origini antichissime e il loro impiego è documentato in Egitto sin dalla fine del IV millennio a.C. Sebbene, infatti, le tombe predinastiche siano semplici fos- se nel terreno, esse già contengono, in- sieme alle tradizionali offerte di cibo e bevande per il defunto, cosmetici, pro- fumi e ingredienti per la loro preparazio- ne: ginepro, hennè, semi oleosi e resine di conifere importate. In una tomba rea-
  • 2. puntoeffe 57 brica di profumi nota nel Mediterraneo, sepolta da un terremoto nel 1900- 1850 a.C. circa e ricavata nell’angolo nord orientale della grande sala del frantoio stesso. Il complesso industriale fa parte di un grande edificio di circa 4.000 mq. che si trovava in posizione sopraelevata al centro di un vasto insediamento del Bronzo Antico e Medio nato verso la fi- ne del periodo Calcolitico. A documentarne il funzionamento sono state rinvenute cinque macine di andesi- te, quattro grandi bacili per la prepara- zione delle essenze e quattordici fosse intonacate ancora colme di cenere e carboni dove si sono trovate altrettante brocche che al momento del terremoto contenevano l’olio d’oliva e le essenze in infusione. All’esterno eleganti portapro- fumi attendevano di essere riempiti (uti- lizzando imbuti di terracotta e piccoli at- tingitoi per dosare le essenze), mentre altri vasi di pregiata fattura già contene- vano il profumo di base. Nel corredo erano anche presenti alcuni grandi vasi forniti di un lungo becco late- rale, la cui forma ricalca e precorre per- fettamente quella della testa degli alam- bicchi che furono utilizzati in periodo storico per l’estrazione degli oli profuma- ti in Grecia e nel mondo arabo. Dalla pro- duzione si passava, poi, probabilmente alla vendita al dettaglio. Le essenze farmaceutiche sono state trovate in diversi contenitori, un po’ dap- pertutto. Tra i ritrovamenti più interes- santi c’è un grande bacile incrostato di resina amalgamata con oppio e vino, una ciotola con scamonea e un vasetto contenente efedrina. Nella stanza dove si lavorava il vino è sta- to invece trovato un pregiato askos zoo- morfo che conteneva chinolina mescolata a essenza di lavanda. Sembra che le principali essenze prodotte a Cipro nell’antichità fossero il cipri- num, olio estratto dai fiori dell’hennè dalla profonda fra- granza di limone, l’ama- rakinon e il sampsuchi- non, entrambi basati sulle essenze di maggiorana e ori- la temperatura di 30-40 gradi centigra- di per diversi giorni. Pressarono, poi, il tutto in contenitori di fibra vegetale ed estrassero le preziose essenze conser- vandole, come nella più remota epoca, in preziose bottigliette di alabastro e la- pislazzuli per ricordare come nell'anti- chità il profumo aveva prezzi elevatissi- mi e poteva costare più dell’oro. Dalla loro meticolosa ricerca si è appreso che i profumi più diffusi all’epoca di Cleopa- tra erano tre e che i migliori esemplari erano prodotti ad Alessandria. Si trattava del regale unquentum (risa- lente al 3000 a.C. e rinvenuto in una tomba di Ur) contenente calamo, mirra, legno di rosa, balsamo, maggiorana, spezie ed essenze di fiori provenienti da lontanissimi paesi come la Cina, l’India e la Malesia; del susinum, l’olio di lillà famosissimo anche alla corte di Cleopa- tra; e infine del ciprinum, olio estratto dai fiori dell’hennè cipriota (specie di li- gustro) dalla profonda fragranza di li- mone. A questi si può aggiungere un al- tro profumo di chiara fama: il rodinium, olio di rose dalle probabili origini persia- ne. Tra i numerosi profumi molto diffusi in epoca antica meritano, ancora, di es- sere ricordati: l’elegipcium (di incerta lavorazione egizia ma certamente ven- duto ad Atene nel V sec. a.C.), forte, duraturo, incolore come i profumi pre- giati, con aroma di cannella e mirto, che se invecchiato oltre dieci anni vale- va più del prezioso contenitore che lo custodiva. L’elmendesianum (egiziano originario di Mendes, città sul delta del Nilo), profumo forte, simile all’elegipi- cium, di olio di balano (ghianda), mirra, casia, resina, con una punta di cannel- la; il metopium, profumo di gàlbano, dall’aroma intenso solitamente ottenuto nell’olio di mandorle amare, amatissi- mo dai Fenici. L’irinum, composto solo di olio d’oliva in cui erano stati macera- ti i fiori dell’iris, tramandato da due ri- cette di Plinio e di Dioscòride. Quest’ultimo sostiene che per essere buono deve contenere soltanto petali di iris e che ogni altra essenza ne di- sturba il fresco aroma; consiglia, però, di tingerlo di rosso con i semi del- l’hennè e di farlo riposare molto tempo poiché invecchiato vent’anni anni è si- curamente l’optimum. gano, aromi che ancora oggi vengono prodotti ed esportati dall’isola. PASSANDO PER ATENE E ROMA Le civiltà greca e romana, poi, elaboraro- no preziosi profumi dopo averne appre- so l’arte dalle officine egiziane. Marco Antonio regalò a Cleopatra una fabbrica di profumi in omaggio al suo sapere sul- l'argomento: Cleopatra, infatti, fu l’autri- ce del libro di ricette per profumi Cleo- patrae gynaeciarum libri. La fabbrica di profumi di Cleopatra si trovava all’estremità sud del mar Mor- to, a trenta chilometro da Ein Gedi, do- ve furono scoperti vasi con residui di antichi profumi. Per quanto riguarda l’uso dell’olio per i profumi, è curioso notare che gli antichi Romani classificavano l’olio di oliva in cinque qualità: l’oleum ex albis ulivis, proveniente dalla spremitura delle olive verdi (il cosiddetto onfacium) adatto alla fabbricazione dei profumi; l’oleum viri- de, proveniente da olive raccolte a uno stadio più avanzato di maturazione ma pregiato e utilizzato nei rituali religiosi; l’oleum maturum proveniente da olive mature (il più adatto all’alimentazione); l’oleum caducum proveniente da olive cadute a terra (considerato un olio di se- conda scelta); l’oleum cibarium prove- niente da olive quasi appassite, destina- to all’alimentazione degli schiavi. Giuseppe Donato, direttore del Labora- tori di archeologia sperimentale del Cnr di Roma, e Monique Seefried, curatrice della Near Eastern Art at Memory Uni- versity, rifecero molti profumi usando i recipienti di Cleopatra e i risultati delle analisi dei residui nei contenitori trovati nella fabbrica di Ein Gedi. Per fare antichi unguenti i due studiosi usarono i metodi antichi e le ricette tra- mandate da Plinio il Vecchio. Raccolsero petali di fiori, legni profumati, semi ed essenze mesco- late a olio di oliva fi- nissimo ottenuto dalla spremitura delle olive acerbe del mese di agosto e lasciarono le sin- gole misture a “ma- turare” al caldo, al-