1. 54 MENTE&FINANZA
NEUROMARKETING
I NEURONI
U
n’altra importante scoperta legata al rap-
porto tra neuroscienze e relazioni sociali
è quella di un gruppo di ricerca italiano
guidato da Giangiacomo Rizzolatti (Riz-
zolatti et al, 1996 e 2001). Si tratta della scoper-
ta di quei meccanismi cerebrali che sottostanno
all’imitazione e anche alla reciprocità. Facciamo
riferimento alla scoperta dei neuroni specchio.
Secondo questi studi l’imitazione non può essere
considerata solo come un processo consapevole
ma risulterebbe strettamente legata a un partico-
lare funzionamento cerebrale.
Negli anni ’90 questo gruppo di studiosi ha, in-
fatti, scoperto casualmente l’esistenza di un grup-
po di neuroni che sembrano avere un ruolo de-
terminante nel processo di apprendimento per
imitazione e anche della reciprocità. Si chiamano
“NEURONI SPECCHIO” (Sistema Mirror),
ovvero una popolazione di neuroni visuo-motori
individuati nei primati, in alcuni uccelli e nell’uo-
mo, la cui attivazione avviene sia durante l’e-
secuzione di azioni, sia durante l’osservazione
delle stesse azioni compiute da altri.
I neuroni specchio permetterebbero di spiegare
fisiologicamente la capacità di entrare in relazio-
ne con gli altri. Questi si attivano non solo quan-
do compiamo un determinato comportamento,
ma anche quando osserviamo gli altri compierlo.
Si tratta di un vero e proprio fenomeno di “ri-
specchiamento neuronale” del comportamento
dell’osservato, come se, in altre parole, il primo
stesse compiendo le azioni effettuate dal secondo.
L'uomo pertanto ripercorrerebbe nella sua men-
te l'azione che ha visto, cioè la imiterebbe e ne
comprenderebbe pure il significato. La loro sco-
perta ha reso possibile una nuova concezione del
sistema motorio, aprendo inoltre la via all’indagi-
ne neurofisiologica di campi prima appannaggio
esclusivo di discipline umanistiche.
I neuroni specchio sono stati originariamente scoperti nella corteccia pre-motoria ventrale del macaco, una spe-
cie, come l’uomo, eminentemente sociale. La scoperta dei neuroni specchio è considerata una delle più importanti
degli ultimi anni nel campo delle neuroscienze. Secondo Ramachandran (2004) i neuroni specchio saranno per la
psicologia quello che il DNA è stato per la biologia, segnalando la portata scientifica di questa scoperta anche per
i processi di comunicazione e di apprendimento. I primi esperimenti, furono condotti sui macachi, permettendo
di localizzare i neuroni specchio, una particolare classe di cellule nervose, nella corteccia pre-motoria ventrale e
I neuroni specchio permetterebbero di spiegare fisiologica
di VINCENZO RUSSO
2. 55MENTE&FINANZA
SPECCHIOmente la capacità di entrare in relazione con gli altri.
nel lobo parietale inferiore. Gli stessi neuroni si
attivano sia quando la scimmia esegue uno spe-
cifico atto motorio, per es. afferrare un pezzo di
cibo, sia quando essa osserva un altro individuo
(scimmia o uomo) eseguire un atto motorio
identico o simile. L’idea che il sistema motorio
generi atti motori potenziali osservando quelli
compiuti da altri ha avuto un ulteriore sviluppo
negli ultimi anni. Si è osservato, infatti, che esi-
stono neuroni nella corteccia pre-motoria dor-
sale e, addirittura, nell’area motoria primaria che
si attivano durante l’osservazione di movimenti
di raggiungimento diretti verso un bersaglio.
Alcune ricerche, mediante l’uso di metodiche di
visualizzazione dell’attività cerebrale – risonan-
za magnetica funzionale per immagini (fMRI),
stimolazione magnetica transcranica (TMS) ed
elettroencefalogramma (EEG) – hanno, poi,
permesso di dimostrare la presenza di un siste-
ma specchio anche nell’uomo. Prove in tal senso
sonostateottenutesiamediantetecnichenonin-
vasive di neurofisiologia, sia grazie a esperimenti
di brain imaging (visualizzazione dell’attività ce-
rebrale in vivo).
Nell’uomoquestecellulesonodistribuiteinalcu-
nezonechiavedelcervello,cortecciaprefrontale,
aree parietali inferiori associate al movimento e
alla percezione (e centro del linguaggio), luogo
parietale posteriore, solco temporale superiore
e insula, regioni del cervello corrispondenti alla
capacità umana di cogliere i sentimenti altrui e
di comprenderne le intenzioni, oltre che comu-
nicare attraverso il linguaggio.
Il meccanismo specchio con la sua capacità
di trasformare immediatamente un atto mo-
torio descritto in formato visivo in un atto mo-
torio potenziale rappresenta un meccanismo
neurale ideale per l’imitazione. È ragionevole
assumere che, come per la comprensione delle
azioni, anche per il riconoscimento delle emo-
zioni esistano due meccanismi distinti: il pri-
mo basato su un’elaborazione cognitiva degli
aspetti sensoriali del comportamento emotivo; il secondo dipendente da un’attivazione diretta delle strutture
coinvolte nella produzione delle emozioni. Si tratta di due meccanismi di riconoscimento delle emozioni radi-
calmente differenti. Mediante il primo, l’osservatore riconosce l’emozione espressa dall’altro ma non la prova,
non la vive, semplicemente la inferisce. Grazie al secondo meccanismo, invece, il riconoscimento dell’emozione
si basa su una reale esperienza emozionale analoga e la esprime. Si può ipotizzare che il riconoscimento dell’a-
zione altrui tramite i neuroni specchio può contribuire a facilitare il vissuto della reciprocità.
3. 56 MENTE&FINANZA
NEUROMARKETING
Secondo i neuroscienziati del gruppo di Rizzolatti, il
Sistema Mirror ci permette, pertanto, una rapida visio-
ne di ciò che ci accade intorno, di provare le emozioni
altrui, immedesimandoci ed entrando in empatia, e di
imparare per imitazione. Il riconoscimento delle emo-
zioni stesse si basa su questo “meccanismo a specchio“.
Alcune ricerche hanno dimostrato che quando si os-
serva negli altri una manifestazione di dolore si attiva
ilmedesimosubstratoneuronalecollegatoallapercezio-
ne in prima persona dello stesso tipo di emozione.
Ciò dimostra il valore dei neuroni specchio nelle di-
namiche emozionali e nei processi di imitazione e re-
ciprocità. La visione di immagini di persone che pro-
vano disgusto provoca negli osservatori la medesima
sensazione spiacevole e la corrispondente attivazione
dell’insula che è nota per essere la ghiandola del sistema
limbico collegata alla sensazione di disgusto. La ricerca è
stata condotta da Wicker et al. (2003) i quali hanno mi-
surato l’attivazione dell’amigdala e dell’insula sia quando
i soggetti sentivano degli odori piacevoli o disgustosi sia
quando osservano volti di soggetti che provavano piace-
re o disgusto. La ricerca ha dimostrato come la semplice
visione di volti disgustati possa provocare negli osser-
vatori un’attivazione dell’insula sovrapponibile a quella
rilevata quando si prova disgusto per uno stimolo olfat-
tivo spiacevole. (fig. 1).
In una ricerca condotta da Calvo-Merino et al.(2006)
è stato dimostrato che l’attivazione dei neuroni specchio
di due gruppi di persone può essere influenzata anche
dalle proprie esperienze e abilità. La ricerca ha voluto
verificare se la visione di ballerini di danza classica e
ballerini di capoeira riesca a produrre in soggetti osser-
vatori una diversa attivazione dei neuroni specchio in
relazione alle loro abilità di danzatori. In questo studio
un gruppo di ballerini di danza classica e un gruppo di
danzatori di capoeira sono stati sottoposti a risonanza
magnetica mentre osservavano le immagini di questi
due tipi di danza. Dall’analisi dei dati si è evidenziato
che vedere ballare altri soggetti un tipo di danza coe-
rente con la propria esperienza provoca un’attivazione
maggiore nella zona cerebrale motoria rispetto alla vi-
sione di ballerini della danza per cui non si è partico-
larmente competenti. Secondo questi neuroscienziati, il
sistema mirror permette sia di imparare per imitazione
ma anche di comprendere ciò che accade intorno a noi
e agli altri anche grazie ad una rapida visione. Si tratta
di un sistema adattivo di grande valore che deve essere
conosciuto e compreso da chi si occupa di comunica-
zione (fig. 3).
La scelta di immagini in uno spot o di un volto in un
manifesto pubblicitario può contribuire ad avere un
effetto immediato sul cervello dello spettatore, anche
grazie ai neuroni specchio. Cosi come la reciprocità
può essere implementata anche dalla sperimentazione
di emozioni simili a quelle del soggetto che stiamo os-
servando.
Queste informazioni non solo sono utili per compren-
dere le dinamiche sociali, integrando una visione più
prettamente culturale con quella funzionale del nostro
cervello, ma possono permetterci di sviluppare specifi-
che competenze per migliorare le relazioni o le contrat-
tazioni.
Laconoscenzadeisegretidelnostrocervellopuò,infatti,
essere di grande aiuto nei meccanismi di negoziazione e
di vendita, poiché l’uso di certi movimenti del corpo o
l’espressione del volto possono facilitare l’attivazione di
schemi comportamentali più favorevoli all’esito della
contrattazione e sviluppare reciprocità.
Fig.3 Il grado di attivazione della zona motoria
collegata alla visione delle stessa tipologia di danza
(ricerca di Calvo_Merino et al, 2006).A destra i
grafici dimostrano come la visione della danza che
si conosce e si pratica attivi maggiormente l’area
motoria deputata al suo controllo.
Fig. 1 frame visivi mostrati ai soggetti relativi alla
sensazione olfattiva disgustosa, piacevole o neutra.
Fig. 2 Grado di Sovrapposizione (bianca) tra
l'attivazione del cervello durante l'osservazione (blu)
e la sensazione (rossa) del disgusto.
4. 57MENTE&FINANZA
In questo ambito sempre più si pubblicano lavori che
spiegano il funzionamento cerebrale anche in relazione
alle relazioni sociali. Sappiamo, infatti, che la Corteccia
Prefrontale CFP, insieme ad altre strutture quali la cor-
teccia del cingolo anteriore e l’insula, sembra interessata
nella regolazione delle interazioni sociali e nella formu-
lazione di comportamenti atti a gestirle in modo oppor-
tuno (o conveniente) (Lucchiari e Pravettoni, 2010).
In particolare, l’insula sembra reagire in situazioni in
cui viene avvertita slealtà, frustrazione e disgusto mo-
rale in una interazione sociale (come in un gioco).
Inoltre, sembra attiva anche nell’osservazione di stati
dolorosi significativi provati da altri. La corteccia del
Cingolo Anteriore, invece, è attivata da sensazioni di
dolore (particolarmente dalla componente emotiva del
dolore, più che da quella fisica) e da vissuti spiacevoli e
di disagio soggettivo (in parte anche dal disagio osser-
vato in altri). In questo senso, la Corteccia Prefrontale
CFP sembra modulare i vissuti soggettivi durante le
interazioni sociali, attivando o deattivando la corteccia
anteriore del cingolo, in modo da produrre stati menta-
li adeguati alla gestione di strategie complesse (durante
un gioco, ad esempio) che in qualche modo si impon-
gono, in senso funzionale, allo stato psicofisico di be-
nessere o malessere (disagio, dolore ecc.).
Chartrand e Bargh (2002) hanno identificato quello
che si chiama Effetto Camaleonte, secondo il quale
le persone tendono inconsciamente a imitare il movi-
mento corporeo degli altri e le loro espressioni facciali
al fine anche di facilitare la loro connessione emozio-
nale. L’effetto Camaleonte può essere usato anche per
condizionare i comportamenti degli altri. In un espe-
rimento Tanner et al., (2008) hanno misurato l’effetto
dell’imitazione del comportamento di un soggetto La
ricerca prevedeva lo studio del lancio di Gatorade Ice,
che non ha particolare sapore e odore. Durante l’espe-
rimento un ricercatore aveva il compito di raccogliere
informazioni sul consumo di sport drink (gradevolez-
za, uso, consapevolezza dell’effetto ecc.). Nell’intervista
ad alcuni partecipanti, però, si comportava in maniera
identica al soggetto sperimentale, imitando la postura
dell’intervistato. Alla richiesta di assaggio e di indica-
zione di gradevolezza del prodotto in test, i soggetti
imitati davano un punteggio significativamente più
positivo rispetto a coloro che avevano visto il ricercato-
re muoversi in maniera del tutto opposta a quella pro-
pria. Da cui nasce una nuova disciplina che valorizza le
conoscenze del funzionamento cerebrale per affinare
le tecniche persuasive dei venditori, il neuroselling.
Chartrand T.L., Bargh John A. (2002) . Nonconscious Motivations: Their Acti-
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Washington (Eds.), Self and Motivation: Emerging Psychological Perspectives,
AmericanPsychologicalAssociation,pp.13-41.
Chartrand T.L., Huber J., Shiv B., Tanner R.J. (2008), “Nonconscious goals and
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Bothofus
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