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Lavorare con i padri e le madri frequentanti il corso di preparazione al parto.
Proposta di un modello per migliorare la genitorialità.
Bibliografia
Cigoli V. (2009). Pittura di famiglia: come si trasformano le relazioni familiari? Terapia Familiare, 90, 5-32.
Mastrangelo M.S. (2008) Il padre nella terapia familiare. Sistema nervoso e Riabilitazione, X, 2:43-48.
N. Pucciarelli1
, D. Drago2
, T. Fede3
1
psicologa, 2
ginecologa, 3
ginecologa Responsabile del Servizio di Psicoprofi-
lassi Ostetrica
Dipartimento di Scienze Ginecologiche
e della Riproduzione Umana
Università degli Studi di Padova
Pensando ad interventi per migliorare la genitorialità, non si può prescindere in psicoprofilassi ostetrica da un approccio pluridimensionale
all’evento nascita (biologico, psicoaffettivo e relazionale), pertanto è necessario sostenere l’offerta di un servizio che si ponga come luogo di contenimento
dei bisogni.
Le trasformazioni sociali e culturali introducono la necessità di coinvolgere attivamente il padre nel percorso della preparazione alla nascita. Quando
nasce un figlio vi è una concentrazione emozionale di aspettative che investono anche la figura paterna. Coinvolgerlo nel percorso di preparazione alla
nascita è dare al padre uno spazio reale di espressione, in interazione con la figura materna. Partendo dalla cornice teorica sistemico familiare, l’obiettivo
dell’intervento è lavorare su scenari che più facilmente si presentano nella pratica, per stimolare e attivare un processo sano di ricerca del benessere
dell’intero sistema familiare, si è disposto uno spazio “reale” alla futura coppia genitoriale.
Non è possibile considerare le figure genitoriali senza considerare l’intera rete di relazioni di
riferimento e senza considerare che tali figure sono strettamente interagenti e diverse fra loro.
L’esemplificazione di ciò la possiamo cogliere nel famoso quadro di Picasso: “La famiglia in riva al
mare” (1922), in cui, con una nota di tenerezza e nostalgia, scorgiamo l’interazione fra la figura materna e
quella paterna. Sembra che la madre, delicatamente, spinge il figlio a toccare il viso dell’uomo, quasi a
risvegliare la paternità. Ciò consolida l’idea che la paternità riguarda la relazione, non è un affare
individuale. (Cigoli, 2009). La dimensione del rapporto fa percepire il figlio che sta per nascere come
interlocutore, non solo fruitore passivo di cure, ma pronto a rispondere attivamente a chi è interessato a
decodificare i suoi segnali.
Codice materno e paterno: un’integrazione delle differenze
L’intervento proposto avvia un confronto, stimolando l’integrazione delle differenze coniugali, per portarlo poi sul piano genitoriale, che permetterà
ai due genitori, che accettano e integrano le differenze reciproche, di imparare a cogliere liberamente anche le differenze del figlio che sta per nascere.
Infatti assicurare la compresenza sia del codice materno, legato all’accoglienza, protezione ed intimità, che del codice paterno legato alla spinta, fiducia in
se stessi e attrito, è necessario per una crescita equilibrata. Come i genitori riusciranno ad assicurare queste due valenze, in considerazione delle loro
diversità, in rapporto alle diversità di genere, di carattere, di modelli e storie delle famiglie di origine, si assumeranno la condivisione della responsabilità
di generare e aver cura ed educare il figlio, attraverso la cooperazione. Far prevalere la condivisione significa stimolare ognuno ad assumersi
responsabilmente le funzioni legate al posto che occupa, e soprattutto a sentire di avere lo stesso valore dell’altro, integrando le proprie differenze, senza
sopprimerle, né le proprie né quelle degli altri (Mastrangelo, 2008).
Genitorialità e coniugalità
Lavorare sulla coniugalità, in riferimento alla genitorialità, stimola la coppia a sperimentare la ricerca di nuovi equilibri, la flessibilità necessaria per
l’aggiustamento e ristrutturazione dei tempi di vita alla nascita del figlio. La relazione di cooperazione che unisce la coppia entra in sintonia con la
relazione di cura, divendo fattore protettivo non solo di un sano sviluppo psicoaffettivo del nascituro, ma anche del benessere di tutti i singoli membri della
sistema familiare.
Il gruppo come laboratorio attivo
L’intervento sulla genitorialità si indirizza al gruppo, formatosi nei corsi di preparazione al parto, che diventa un “laboratorio attivo”, dove le coppie si
confrontano sui propri codici materni e paterni, oltre che con quelli portati dalle altre coppie, condividendo talvolta la ricerca di un nuovo equilibrio tra
autorevolezza ed intimità familiare. L’esperienza di gruppo consente alla coppia di confrontarsi sul piano generativo, non solo fisico ma anche
psicologico, di attivare uno spazio psicologico di costruzione del legame madre-padre-bambino. Uno degli obiettivi è aiutare a formare spazi mentali
non eccessivamente carichi di bisogni e aspettative in modo che si attui il potenziale generativo della coppia e dell’intero sistema familiare, nell’incontro con
il figlio che sta per nascere.

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  • 1. Lavorare con i padri e le madri frequentanti il corso di preparazione al parto. Proposta di un modello per migliorare la genitorialità. Bibliografia Cigoli V. (2009). Pittura di famiglia: come si trasformano le relazioni familiari? Terapia Familiare, 90, 5-32. Mastrangelo M.S. (2008) Il padre nella terapia familiare. Sistema nervoso e Riabilitazione, X, 2:43-48. N. Pucciarelli1 , D. Drago2 , T. Fede3 1 psicologa, 2 ginecologa, 3 ginecologa Responsabile del Servizio di Psicoprofi- lassi Ostetrica Dipartimento di Scienze Ginecologiche e della Riproduzione Umana Università degli Studi di Padova Pensando ad interventi per migliorare la genitorialità, non si può prescindere in psicoprofilassi ostetrica da un approccio pluridimensionale all’evento nascita (biologico, psicoaffettivo e relazionale), pertanto è necessario sostenere l’offerta di un servizio che si ponga come luogo di contenimento dei bisogni. Le trasformazioni sociali e culturali introducono la necessità di coinvolgere attivamente il padre nel percorso della preparazione alla nascita. Quando nasce un figlio vi è una concentrazione emozionale di aspettative che investono anche la figura paterna. Coinvolgerlo nel percorso di preparazione alla nascita è dare al padre uno spazio reale di espressione, in interazione con la figura materna. Partendo dalla cornice teorica sistemico familiare, l’obiettivo dell’intervento è lavorare su scenari che più facilmente si presentano nella pratica, per stimolare e attivare un processo sano di ricerca del benessere dell’intero sistema familiare, si è disposto uno spazio “reale” alla futura coppia genitoriale. Non è possibile considerare le figure genitoriali senza considerare l’intera rete di relazioni di riferimento e senza considerare che tali figure sono strettamente interagenti e diverse fra loro. L’esemplificazione di ciò la possiamo cogliere nel famoso quadro di Picasso: “La famiglia in riva al mare” (1922), in cui, con una nota di tenerezza e nostalgia, scorgiamo l’interazione fra la figura materna e quella paterna. Sembra che la madre, delicatamente, spinge il figlio a toccare il viso dell’uomo, quasi a risvegliare la paternità. Ciò consolida l’idea che la paternità riguarda la relazione, non è un affare individuale. (Cigoli, 2009). La dimensione del rapporto fa percepire il figlio che sta per nascere come interlocutore, non solo fruitore passivo di cure, ma pronto a rispondere attivamente a chi è interessato a decodificare i suoi segnali. Codice materno e paterno: un’integrazione delle differenze L’intervento proposto avvia un confronto, stimolando l’integrazione delle differenze coniugali, per portarlo poi sul piano genitoriale, che permetterà ai due genitori, che accettano e integrano le differenze reciproche, di imparare a cogliere liberamente anche le differenze del figlio che sta per nascere. Infatti assicurare la compresenza sia del codice materno, legato all’accoglienza, protezione ed intimità, che del codice paterno legato alla spinta, fiducia in se stessi e attrito, è necessario per una crescita equilibrata. Come i genitori riusciranno ad assicurare queste due valenze, in considerazione delle loro diversità, in rapporto alle diversità di genere, di carattere, di modelli e storie delle famiglie di origine, si assumeranno la condivisione della responsabilità di generare e aver cura ed educare il figlio, attraverso la cooperazione. Far prevalere la condivisione significa stimolare ognuno ad assumersi responsabilmente le funzioni legate al posto che occupa, e soprattutto a sentire di avere lo stesso valore dell’altro, integrando le proprie differenze, senza sopprimerle, né le proprie né quelle degli altri (Mastrangelo, 2008). Genitorialità e coniugalità Lavorare sulla coniugalità, in riferimento alla genitorialità, stimola la coppia a sperimentare la ricerca di nuovi equilibri, la flessibilità necessaria per l’aggiustamento e ristrutturazione dei tempi di vita alla nascita del figlio. La relazione di cooperazione che unisce la coppia entra in sintonia con la relazione di cura, divendo fattore protettivo non solo di un sano sviluppo psicoaffettivo del nascituro, ma anche del benessere di tutti i singoli membri della sistema familiare. Il gruppo come laboratorio attivo L’intervento sulla genitorialità si indirizza al gruppo, formatosi nei corsi di preparazione al parto, che diventa un “laboratorio attivo”, dove le coppie si confrontano sui propri codici materni e paterni, oltre che con quelli portati dalle altre coppie, condividendo talvolta la ricerca di un nuovo equilibrio tra autorevolezza ed intimità familiare. L’esperienza di gruppo consente alla coppia di confrontarsi sul piano generativo, non solo fisico ma anche psicologico, di attivare uno spazio psicologico di costruzione del legame madre-padre-bambino. Uno degli obiettivi è aiutare a formare spazi mentali non eccessivamente carichi di bisogni e aspettative in modo che si attui il potenziale generativo della coppia e dell’intero sistema familiare, nell’incontro con il figlio che sta per nascere.