1. 30
Temi&Strumenti
Studi e ricerche 30
Temi&Strumenti
Studi e ricerche
L
’ISFOL, conformemente a quanto previsto dall’Art. 2 comma 3 del proprio Statuto,
ha attivato una sede decentrata in Benevento al fine di fornire supporto alle Regio-
ni ed agli Enti locali, nelle aree del Mezzogiorno (ex Obiettivo 1 programmazione
fondi strutturali 2000-2006).
Si tratta di una scelta funzionale-organizzativa volta a seguire i territori, tramite una E DELLA PREVIDENZA SO C I A L E
prossimità anche fisica, nelle loro evoluzioni e quindi a calibrare le attività tipiche del- Unione europea Direzione Generale per le Politiche
Fondo sociale europeo per l’Orientamento e la Formazione
l’ISFOL, in modo dinamico e contestualizzato, sui temi del capitale umano e dello svi-
luppo locale.
La mission, i compiti e le funzioni dell’Istituto assumono nella sede di Benevento una
connotazione puntuale e sistemica sulle problematiche e sulle prospettive del Sud.
Nella sede decentrata opera il Centro per lo Sviluppo Locale quale sensore sui territori,
luogo di divulgazione scientifica e di ricerca per ambiti territoriali e sportello agenziale
per lo sviluppo.
LA MOBILITA’ COSTRETTA
Tra le attività del Centro, finanziate con D. Dir. N. 285 Bis/I/04 della DGPOF del Ministe-
caratteristiche e prospettive delle Regioni del Mezzogiorno
ro del Lavoro e delle Politiche Sociali, rientra la presente ricerca sulla mobilità geografi-
ca dei giovani italiani.
Sia a livello comunitario che nazionale la mobilità viene considerata quale fattore stra-
La mobilità geografica
tegico di sviluppo e il “2006” è stato proclamato dalla Commissione europea “Anno eu-
ropeo della mobilità professionale”.
dei giovani italiani:
caratteristiche e prospettive
La mobilità geografica dei giovani italiani:
Il fenomeno sicuramente ha dei risvolti positivi a livello europeo e nazionale poiché ap-
piana quei differenziali territoriali tra domanda e offerta di competenze, soddisfa le esi-
genze individuali e arricchisce lo stesso capitale umano in mobilità, ma se si osserva la
mobilità sotto la “lente territoriale” può nascondere degli impatti negativi soprattutto
delle Regioni del Mezzogiorno
nel lungo termine.
E’ il caso di aree deboli come quelle del Mezzogiorno d’Italia.
LA MOBILITA’ COSTRETTA
Con la presente ricerca si è voluto, dunque, approfondire la mobilità dei giovani italiani
individuando le caratteristiche e le prospettive delle Regioni Obiettivo 1 e cercando di
comprendere il fenomeno anche nella sua componente non sana, che si potrebbe defi-
nire “costretta”.
Di certo oggi non si assiste ad esodi migratori come quelli registrati negli anni 50’ e 60’
ma i flussi riguardano soprattutto giovani a medio-alta scolarizzazione per cui ci trovia-
mo di fronte ad un fenomeno di drenaggio geografico delle competenze: il brain drain.
ISBN 88-543-0029-2
9 788854 300293
Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori
3. L’Isfol, Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavo-
ratori, è stato istituito con D.P.R. n. 478 del 30 giugno 1973, e riconosciu-
to Ente di ricerca con Decreto legislativo n. 419 del 29 ottobre 1999; ha
sede in Roma ed è sottoposto alla vigilanza del Ministero del Lavoro e
della Previdenza sociale. L’Istituto opera in base al nuovo Statuto appro-
vato con D.P.C.M. del 19 marzo 2003 ed al nuovo assetto organizzati-
vo approvato con delibera del Consiglio di Amministrazione n. 12 del
6.10.2004.
Svolge attività di studio, ricerca, sperimentazione, documentazione,
informazione e valutazione nel campo della formazione, delle politiche
sociali e del lavoro, al fine di contribuire alla crescita dell’occupazione,
al miglioramento delle risorse umane, all’inclusione sociale ed allo svi-
luppo locale. Fornisce consulenza tecnico-scientifica al Ministero del
Lavoro e delle Previdenza Sociale e ad altri Ministeri, alle Regioni,
Province autonome e agli Enti locali, alle Istituzioni nazionali pubbliche
e private. Svolge incarichi che gli vengono attribuiti dal Parlamento e fa
parte del Sistema statistico nazionale.
Svolge anche il ruolo di struttura di assistenza tecnica per le azioni di
sistema del Fondo sociale europeo, è Agenzia Nazionale LLP–Programma
settoriale Leonardo da Vinci, Centro Nazionale Europass, Struttura na-
zionale di supporto all’iniziativa comunitaria Equal.
Presidente
Sergio Trevisanato
Direttore Generale
Antonio Capone
La collana “Temi&Strumenti” – articolata in Studi e Ricerche, Percorsi,
Politiche comunitarie – presenta i risultati delle attività di ricerca dell’Isfol sui
temi di competenza istituzionale, al fine di diffondere le conoscenze, svilup-
pare il dibattito, contribuire all’innovazione e alla qualificazione dei sistemi di
riferimento.
La collana “Temi&Strumenti” è curata da Isabella Pitoni, responsabile Ufficio
Comunicazione Istituzionale Isfol.
2006 – ISFOL
Via G. B. Morgagni, 33
00161 Roma
Tel. 06445901
http://www.isfol.it
4. Unione europea
Fondo sociale europeo
ISFOL
LA MOBILITA’ COSTRETTA
La mobilità geografica
dei giovani italiani:
caratteristiche e prospettive
delle Regioni del Mezzogiorno
ISFOL EDITORE
5. Il volume raccoglie i risultati della ricerca sulla mobilità geografica interna dei
giovani italiani sviluppata nell’ambito delle attività finanziate con D. Dir. N.
285 Bis/I/04 della DGPOF del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
La ricerca è a cura del “Centro per lo Sviluppo Locale” che opera presso la se-
de decentrata dell’ISFOL in Benevento per le aree del Mezzogiorno.
Responsabile sede
Antonio Capone
Gruppo di Lavoro
Massimo Resce – progetto di ricerca, progetto di pubblicazione, supervisione,
integrazioni e raccordi
Giuliana Tesauro – modelli e analisi socio – economiche
Giuseppe Rillo e Francesco Manente - modelli ed elaborazioni statistiche
Raffaele Castagnozzi – analisi socio – demografiche
Alessia Colalillo e Giovanna Rossi – ricognizione ed analisi normativa
Gianpiero Colatruglio – elaborazioni GIS
Indagine CATI
l’indagine è stata impostata con la collaborazione di Andrea Rocchi del
Centro Risorse Nazionale per l’Orientamento ed è stata realizzata per l’ISFOL da
Synergy Knowledge People S.r.l. e Tendentia S.r.l.
La pubblicazione è aggiornata al 31 dicembre 2006.
Coordinamento editoriale della collana Temi&Strumenti:
Piero Buccione e Aurelia Tirelli.
Collaborazione di Paola Piras.
6. INDICE
pag.
Introduzione 13
Cap. 1 La mobilità dei giovani italiani
delle Regioni Obiettivo 1 17
1.1 Aspetti storico - demografici della migrazione interna 18
1.1.1 Storia della migrazione interna in Italia 18
1.1.2 Migrazione e struttura demografica 24
1.1.3 Indicatori di mobilità 27
1.2 Analisi della mobilità formativa dei giovani 30
1.2.1 Flussi di laureati meridionali all’interno
del Mezzogiorno 30
1.2.2 Flussi di diplomati universitari meridionali
all’interno del Mezzogiorno 33
1.2.3 Studenti del Mezzogiorno laureati e diplomati
nelle Università del Centro-Nord 34
1.2.4 Studenti stranieri laureati e diplomati in Italia 36
1.2.5 Flussi di iscritti 38
1.2.6 Relazione tra laureati maschi e femmine residenti
nelle aree Obiettivo 1 40
1.2.7 Università preferite e tempo medio per laurearsi 42
1.2.8 Sintesi delle caratteristiche della mobilità
formativa in Italia 47
1.3 Indagine sugli attegiamenti dei giovani italiani
nei confronti della mobilità 48
1.3.1 Obiettivi e modalità di indagine 48
1.3.2 Risultati generali 49
1.3.3 Segmentazione della popolazione 52
1.3.4 Dettaglio su alcune province 62
1.3.5 Dettaglio dei risultati 62
1.3.6 Focus sui giovani in mobilità originari
delle Regioni Obiettivo 1 88
1.3.7 Sintesi delle caratteristiche della mobilità 91
5
7. INDICE
pag.
1.4 Le variabili socio-economiche dei flussi di mobiltà costretta 92
1.4.1 Ipotesi sui fattori socio-economici determinanti 93
1.4.2 Analisi multidimensionale delle variabili
socio – economiche determinanti il flusso migratorio 123
1.4.3 Elaborazione di un modello di lettura 130
1.4.4 Comparazione tra Regioni Obiettivo 1 e Regioni
del Centro - Nord 134
1.4.5 Sintesi delle caratteristiche delle determinanti socio-
economiche dei flussi di mobilità 135
Cap. 2 La mobilità tra politiche per il capitale umano
e lo sviluppo locale 137
2.1 Il capitale umano nei procesi di crescita
economica e sviluppo 138
2.1.1 Crescita economica e sviluppo 138
2.1.2 Il capitale umano: definizione e metodi di calcolo 140
2.1.3 Il peso del capitale umano nei processi
di crescita e sviluppo 144
2.2 La situazione nel mezzoggiorno 148
2.2.1 Il livello di istruzione dei cancellati 148
2.2.2 Capitale umano e forza lavoro 156
2.2.3 I flussi di mobilità delle Regioni Obiettivo 1:
il “brain drain” 164
2.3 Le politiche sulla mobilità’ 166
2.3.1 Strumenti comunitari e nazionali a sostegno
della mobilità 167
2.3.2 Le iniziative regionali a sostegno della mobilità 176
Cap. 3 Conclusioni 183
APPENDICE STATISTICA 189
BIBLIOGRAFIA 263
6
8. INDICE DELLE TABELLE
pag.
Tab. 1 - Tasso Migratorio Interno e PIL pro-capite
Regioni dell’Obiettivo 1 - Italia 22
Tab. 2 - Variazione % della composizione della Forza Lavoro
per titolo di studio 23
Tab. 3 - Indice di struttura della popolazione attiva
nelle Regioni Obiettivo 1 25
Tab. 4 - Indice di ricambio nelle Regioni Obiettivo 1 26
Tab. 5 - Tasso di disoccupazione nelle Regioni Obiettivo 1 26
Tab. 6 - Indice di struttura della popolazione attiva
e tasso migratorio interno 28
Tab. 7 - Rapporto tra laureati residenti in Regione
e in Provincia, in percentuale 32
Tab. 8 - Atenei - Facoltà preferiti dagli studenti residenti
nelle Regioni Obiettivo1 35
Tab. 9 - Province delle Regioni Obiettivo 1 con maggior
numero di laureati in Atenei centro-settentrionali 35
Tab. 10 - Laureati e Diplomati Universitari stranieri nelle
Università italiane per continente di provenienza 37
Tab. 11 - Sedi universitarie italiane preferite dagli studenti stranieri 38
Tab. 12 - Province delle Regioni Obiettivo 1 con maggior
numero di iscritti in Atenei centro-settentrionali 39
Tab. 13 - Regioni Obiettivo 1 con maggior numero
di iscritti in Atenei centro-settentrionali 40
Tab. 14 - Media degli anni impiegati per conseguire
la laurea presso l’Università di Bologna 43
Tab. 15 - Laureati che si inseriscono nella struttura occupazionale 44
Tab. 16 - Laureati che si inseriscono nella struttura occupazionale 44
Tab. 17 - Media degli anni impiegati per conseguire
la laurea presso l’Università Bocconi 45
Tab. 18 - Media degli anni impiegati per conseguire
la laurea presso l’Università Cattolica di Milano 46
7
9. INDICE DELLE TABELLE
pag.
Tab. 19 - Media degli anni impiegati per conseguire
la laurea presso l’Università Cattolica di Milano 46
Tab. 20 - Laureati che si inseriscono nella struttura occupazionale 47
Tab. 21 - Laureati che si inseriscono nella struttura occupazionale 47
Tab. 22 - Focus su 10 Province delle Regioni Obiettivo 1 63
Tab. 23 - Nuovi iscritti all’anagrafe, per aree geografiche 93
Tab. 24 - Trasferimenti di residenza per tipologia 94
Tab. 25 - Tasso migratorio interno 95
Tab. 26 - Occupati per titolo di studio, sesso e regione 100
Tab. 27 - Tasso di occupazione per titolo di studio e regione 101
Tab. 28 - Tasso di occupazione per ripartizione regionale 102
Tab. 29 - Tasso di disoccupazione per ripartizione regionale 106
Tab. 30 - Tasso di disoccupazione nel Mezzogiorno per titolo di studio 109
Tab. 31 - Forze di lavoro in serie storica 1995-2005
e 1 trimestre 2006 Regioni Obiettivo 1 111
Tab. 32 - Reddito pro-capite per ripartizione regionale 116
Tab. 33 - Reddito pro-capite ripartizione per grandi Aree 117
Tab. 34 - Reddito pro-capite ripartizione Regioni Obiettivo 1 118
Tab. 35 - Variabili statistiche correlate ai flussi Migratori
delle regioni Obiettivo 1 120
Tab. 36 - Peso dell’Industria nelle Regioni Obiettivo 1 122
Tab. 37 - Popolazione di età 18 – 33 anni 122
Tab. 38 - Incidenza cancellati a medio-alta scolarizzazione
su totale popolazione Regioni Obiettivo 1 156
Tab. 39 - Atenei, sedi universitarie per Regione 156
Tab. 40 - Peso titolo di studio per forza lavoro 157
Tab. 41 - Spesa delle famiglie per l’istruzione
per ripartizioni geografiche e Regioni Obiettivo 1 159
Tab. 42 - Spesa pro-capite per l’istruzione per ripartizioni
geografiche e Regioni Obiettivo 1 161
Tab. 43 - Spesa amministrazioni pubbliche per istruzione
in ripartizioni geografiche Regioni Obiettivo 1 163
8
10. INDICE DELLE FIGURE
pag.
Fig. 1 - Peso occupati per settore produttivo in Italia,
in serie storica 20
Fig. 2 - Età media della popolazione 27
Fig. 3 - Tasso di mobilità residenziale per 1.000 abitanti 29
Fig. 4 - Indice cumulato della variazione
della popolazione per 1.000 abitanti 30
Fig. 5 - Retta di Regressione laureati maschi (X) femmine (Y) 41
Fig. 6 - Composizione degli assi 53
Fig. 7 - Segmentazione della popolazione 54
Fig. 8 - Composizione dei gruppi in valori percentuali 55
Fig. 9 - Descrizione gruppo “Ordinari” 56
Fig. 10 - Descrizione gruppo “Emergenti” 57
Fig. 11 - Descrizione gruppo “Svantaggiati” 58
Fig. 12 - Descrizione gruppo “Spettatori” 59
Fig. 13 - Descrizione gruppo “Agiati” 60
Fig. 14 - Descrizione gruppo “Delfini” 61
Fig. 15 - Provenienza intervistati 64
Fig. 16 - Sesso, età e stato civile degli intervistati 65
Fig. 17 - Dati demografici sull’area di origine e di residenza 66
Fig. 18 - Flussi di mobilità 67
Fig. 19 - Dettaglio delle motivazioni che hanno indotto la mobilità 68
Fig. 20 - Durata della mobilità 69
Fig. 21 - Grado di soddisfazione e valutazione
del proprio spostamento 70
Fig. 22 - Valutazione delle possibilità di rientro 71
Fig. 23 - Titolo di studio degli intervistati 72
Fig. 24 - Motivazione e valutazione della propria formazione 73
Fig. 25 - Luogo di formazione 74
Fig. 26 - Livello culturale dei genitori degli intervistati 75
Fig. 27 - Condizione lavorativa attuale e durata 76
Fig. 28 - Modalità di inserimento nel mondo
lavorativo e coerenza con formazione 77
9
11. INDICE DELLE FIGURE
pag.
Fig. 29 - Valutazione proprie aspettative e formazione 78
Fig. 30 - Professione dei genitori degli intervistati 79
Fig. 31 - Valutazione Provincia di residenza 80
Fig. 32 - Pregi e difetti della Provincia di residenza 81
Fig. 33 - Potenzialità della Provincia di residenza 82
Fig. 34 - Offerta formativa Provincia di residenza 83
Fig. 35 - Valutazione dell’offerta formativa della Provincia di residenza 84
Fig. 36 - Formazione e territorio 85
Fig. 37 - Valutazione delle strutture/servizi presenti
nella Provincia di residenza 86
Fig. 38 - Valutazione motivazionale delle strutture/servizi
presenti nella Provincia di residenza 87
Fig. 39 - Provenienza giovani italiani in mobilità e loro destinazione 88
Fig. 40 - Ampiezza comune di provenienza dei giovani
in mobilità provenienti dalle Regioni Obiettivo 1 89
Fig. 41 - Destinazione dei giovani provenienti
dalle Regioni Obiettivo 1 89
Fig. 42 - Motivazione e durata dello spostamento
dei giovani delle Regioni Obiettivo 1 90
Fig. 43 - Professione, titolo di studio e classi di età
dei giovani delle Regioni Obiettivo 1 in mobilità 90
Fig. 44 - Tasso migratorio interno nelle Province italiane 96
Fig. 45 - Tasso migratorio interno nelle Regioni italiane 97
Fig. 46 - Saldo migratorio interno nelle Regioni Obiettivo 1 98
Fig. 47 - Tasso migratorio interno delle Regioni Obiettivo 1 99
Fig. 48 - Tasso di occupazione nelle Province italiane 103
Fig. 49 - Tasso di occupazione nelle Regioni italiane 104
Fig. 50 - Tasso di disoccupazione in serie storica
1995-2005 nelle Regioni Obiettivo 1 107
Fig. 51 - Tasso di disoccupazione nelle Regioni italiane 108
Fig. 52 - Forza lavoro in serie storica 1995-2006
nelle Regioni Obiettivo 1 112
Fig. 53 - Forze di lavoro nelle Province italiane 113
Fig. 54 - Forze di lavoro nelle Regioni italiane 114
Fig. 55 - Reddito pro-capite ripartizione grandi aree 117
Fig. 56 - Reddito pro-capite in serie storica 1995-2004
nelle Regioni Obiettivo 1 119
Fig. 57 - Piano fattoriale del peso delle determinanti
sui due fattori calcolati nelle Regioni Obiettivo 1 127
Fig. 58 - Piano fattoriale 129
Fig. 59 - Imprese per settore economico e regione 133
Fig. 60 - Livello d’istruzione popolazione adulta
grandi ripartizioni geografiche 149
10
12. INDICE DELLE FIGURE
pag.
Fig. 61 - Livello d’istruzione popolazione adulta nelle Regioni
Obiettivo 1 150
Fig. 62 - Tasso di scolarizzazione superiore grandi
ripartizioni geografiche 151
Fig. 63 - Tasso di scolarizzazione superiore nelle Regioni
Obiettivo 1 151
Fig. 64 - Tasso variazione occupati per titolo di studio 153
Fig. 65 - Tasso variazione cancellati con più di 14 anni
dalle Regioni Obiettivo 1 153
Fig. 66 - Cancellati dalle Regioni Obiettivo 1 con più di 14 anni 154
Fig. 67 - Tasso di variazione cancellati a medio/alta
scolarizzazionenelle Regioni Obiettivo 1 155
Fig. 68 - Tasso di variazione della forza lavoro
per titolo di studio grandi ripartizioni geografiche 158
Fig. 69 - Peso della spesa delle famiglie per l’istruzione
grandi ripartizioni geografiche 160
Fig. 70 - Peso della spesa delle amministrazioni pubbliche
per l’istruzione grandi ripartizioni geografiche 162
11
13. INDICE DEI BOX
pag.
Box 1 - Programmi ed iniziative europee a sostegno della libera
circolazione e della mobilità dei lavoratori 173
Box 2 - Europass Mobilità 174
Box 3 - Strumenti per la mobilità a disposizione degli operatori
accreditati sull’area web 180
Box 4 - Dispositivi sulla mobilità della Regione Campania 182
12
14. INTRODUZIONE
L’ISFOL nella sede decentrata di Benevento1 ha avviato un percorso
di approfondimento delle variabili di rottura alla base dei processi di
sviluppo.
Tra gli elementi che maggiormente stigmatizzano l’economia meri-
dionale vi è lo squilibrio tra dimensione dell’apparato produttivo e di-
sponibilità di forze lavoro, squilibrio da cui deriva la persistenza nel-
l’area di un tasso di disoccupazione pari a tre volte quello rilevabile
nelle aree del Centro-Nord.
Partendo da questo dato si è ritenuto necessario indagare sulla
mobilità geografica che coinvolge le Regioni del Mezzogiorno come
fattore di risposta a tale squilibrio.
La mobilità professionale e geografica è divenuta un elemento
chiave della Strategia Europea per l’Occupazione (SEO)2 e del Piano
d’Azione in materia di competenze e mobilità3. In particolare, con la
SEO si è istituito un quadro di sorveglianza multilaterale che esorta gli
Stati membri ad attuare politiche più efficaci nel settore occupazionale.
La strategia ispiratrice dell’UE in termini di occupazione si fonda sul
concetto in base al quale il mercato europeo dell’occupazione può
funzionare correttamente solo se i cittadini sono liberi di passare da
un posto di lavoro, da un’attività, da un paese o da una regione all’altra.
1 La sede di Benevento è stata istituzionalizzata al fine di fornire supporto alle Regioni ed agli
Enti locali, nelle aree dell’Obiettivo 1, come indicate nella regolamentazione comunitaria per la pro-
grammazione dei fondi strutturali 2000-2006.
2 La Strategia europea per l’occupazione (SEO) è stata avviata dal Consiglio straordinario sul-
l’occupazione di Lussemburgo nel novembre del 1997, per mettere in atto quanto disposto dal
Trattato di Amsterdam che, per la prima volta, ha inserito formalmente gli interventi per il lavoro
tra le priorità dell’azione comunitaria.
3 COM (2002) 72. Successivamente: “Relazione sullo stato di attuazione del Piano d’Azione del-
la Commissione per le competenze e la mobilità“(COM/2004/0066 def.); Decisione del
Consiglio, 22/07/2003, relativa a orientamenti per le politiche degli stati membri a favore del-
l’occupazione (2003/578/CE).
13
15. INTRODUZIONE
In Italia, il Piano di attuazione del rilancio della strategia europea di
Lisbona PICO (Piano per l’Innovazione, la Crescita e l’Occupazione)
sostiene e promuove i processi di mobilità.
Sia a livello comunitario che nazionale, dunque, la mobilità viene
considerata quale fattore strategico di sviluppo e il “2006” è stato pro-
clamato dalla Commissione europea “Anno europeo della mobilità
professionale”. L’iniziativa europea mira a sensibilizzare i cittadini sui
vantaggi di un lavoro all’estero o del cambiamento di lavoro ed a miglio-
rare la comprensione del fenomeno stesso.
La mobilità geografica, anche se è portatrice di effetti positivi su
scala territoriale europea e nazionale, presenta aspetti particolarmente
delicati e complessi se riferita alle Regioni del Mezzogiorno, soprattut-
to quando si tratta di mobilità di giovani.
Infatti, agli impatti positivi di breve periodo potrebbero corrispon-
dere impatti territoriali negativi nel lungo termine.
Mentre nel primo caso la mobilità può generare effetti positivi per
gli individui e per il sistema economico, appianando gli squilibri territo-
riali tra domanda e offerta di lavoro, nel secondo il drenaggio di com-
petenze potrebbe rivelarsi un ostacolo allo sviluppo endogeno, vanifi-
cando gli effetti di qualsivoglia politica di intervento nel Mezzogiorno
di Italia.
Per tali motivi l’ISFOL ha avviato uno studio sulla dimensione territo-
riale della mobilità per le Regioni del Mezzogiorno partendo da una
fondamentale distinzione tra una componente “sana” ed una compo-
nente “costretta”.
In generale, oggi si assiste ad un flusso certamente più contenuto
rispetto alle migrazioni verificatesi negli anni cinquanta, ma con delle ca-
ratteristiche preoccupanti. Infatti, si assiste al così detto brain drain,
ovvero una migrazione di risorse a medio/alta scolarizzazione che lascia
il Sud orfano di quella potenziale classe dirigente e di quelle compe-
tenze strategiche per lo sviluppo locale.
Una promozione della mobilità gestita in modo generalistico e non
tipizzato rispetto alle esigenze locali potrebbe condurre allo svuota-
mento dei territori proprio di quelle risorse indispensabili ad innescare
uno sviluppo endogeno e strutturato. Pertanto, si percepisce l’urgenza
di approfondire il tema nella sua componente “costretta”, valutando
gli effetti positivi e le eventuali aree di intervento attualmente non pre-
se in considerazione dalle politiche in atto. In particolare, accanto alle
politiche di accompagnamento, sarebbe opportuno considerare even-
tuali politiche di rientro e/o di scambio (il flusso di capitale umano in
uscita dal Mezzogiorno potrebbe essere compensato da una corri-
14
16. INTRODUZIONE
spondente componente in entrata così da trasformare il pericoloso fe-
nomeno del brain drain in un virtuoso e produttivo brain exchange).
La ricerca si sofferma sulla mobilità geografica interna dei giovani ita-
liani di età compresa tra i 18 ed i 33 anni per individuarne le caratteri-
stiche e le prospettive soprattutto in riferimento alle Regioni dell’Obiettivo
1 (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna), che nel te-
sto vengono assunte come nozione di Mezzogiorno o di Sud-Italia.
In particolare, si è cercato di conoscere e comprendere le variabili
che sottendono il fenomeno della mobilità nella fase formativa ed in
quella lavorativa, dal lato delle motivazioni personali e dal punto di vi-
sta delle determinanti socio-economiche.
Nel percorso di ricerca sono state evidenziate le caratteristiche gene-
rali di natura storica e demografica della migrazione interna italiana; è
stata analizzata la mobilità dei giovani in età formativa; attraverso
un’indagine C.A.T.I. è stata effettuata una ricognizione sulle motivazio-
ni che spingono i giovani in età lavorativa allo spostamento; si è realiz-
zato un modello di lettura, seppure parziale, delle determinanti socio-
economiche del fenomeno; si è cercato di comprendere le connessio-
ni tra mobilità, capitale umano, crescita e sviluppo locale; infine, è sta-
ta aggiunta una breve ricognizione delle politiche in atto (a livello comu-
nitario, nazionale e regionale) con la finalità di costruire un quadro in-
tegrato di conoscenze sulla mobilità interna, utile ai policy maker per la
definizione delle scelte di intervento.
15
17.
18. CAPITOLO 1
LA MOBILITA’ DEI GIOVANI
ITALIANI DELLE REGIONI
OBIETTIVO 1
Il processo di sviluppo e trasformazione delle realtà socio-econo-
miche nel nostro Paese è fondato su una pluralità di concause.
Un ruolo determinante ha rivestito e riveste la mobilità geografica
interna.
L’indagine realizzata si sofferma sulla mobilità geografica a medio
- alta scolarizzazione dei giovani (18 - 33 anni) delle Regioni italiane
dell’Obiettivo 1 cercando di comprendere se vi siano alla base ele-
menti di costrizione.
Dopo aver delineato i tratti storico-demografici del fenomeno più gene-
rale della migrazione interna, si approfondiscono tre momenti della mobi-
lità seguendo la filiera istruzione - mercato del lavoro - sviluppo locale.
Nel primo momento, s’indaga sulla mobilità formativa analizzando i
flussi dei laureati e diplomati, con particolare riferimento ai movimenti in-
terni alle aree dell’Obiettivo 1 e da queste verso le Regioni del
Centro/Nord, soffermando l’attenzione sulle caratteristiche di questi
flussi e cercando di comprendere se essi possano rappresentare un’an-
ticamera della mobilità lavorativa.
Nella seconda fase, si segue un approccio “motivazionale” volto ad
individuare gli elementi personali che spingono l’individuo al trasferi-
mento. Si amplia lo spettro della mobilità passando da quella formati-
va a quella dettata da esigenze lavorative.
Infine, si segue un approccio prevalentemente socio-economico
con un focus territoriale sulle macro variabili del processo di mobilità4
cercando di individuarne le determinanti e le relazioni con i processi di
sviluppo.
4 Occupati, occupati per titolo di studio, tasso di occupazione per titolo di studio, disoccupa-
ti, disoccupati per titolo di studio, tasso di disoccupazione per titolo di studio, forza lavoro, reddi-
to disponibile pro capite, spesa delle famiglie, prodotto interno lordo, tasso di irregolarità o di la-
voro nero, unità di lavoro, peso dell’industria, popolazione in età 19-32 anni, indice di struttura del-
la popolazione attiva, assunzioni previste, assunzioni previste per titolo di studio, indice di disoc-
cupazione di lunga durata, tasso di natalità delle imprese, investimenti fissi lordi.
17
19. CAPITOLO 1
Dalle valutazioni emerse da tale indagine ne consegue un modello
di sintesi in regressione multipla che ha consentito di esplicitare la dipen-
denza del tasso migratorio interno, in funzione di due determinanti in-
terpretative: l’indice di disoccupazione di lunga durata, correlato nega-
tivamente al flusso migratorio interno, e il tasso di natalità lorda delle im-
prese che, invece, influenza il tasso migratorio interno in senso positivo.
1.1 Aspetti Storico-Demografici della migrazione interna
Dal dopoguerra l’Italia tutta e, in particolare il Mezzogiorno, ha subi-
to profondi cambiamenti sociali ed un significativo processo di moder-
nizzazione, accompagnato da una consistente emigrazione, caratteriz-
zata da una duplice componente: nazionale ed estera.
La migrazione interna ricopre una importanza particolare data la sua
durata maggiore che si protrae anche nel corso degli anni Settanta. La sua
composizione sociale risulta più complessa poiché, seppure quantitativa-
mente minoritaria, incide socialmente per il ruolo culturale e sociale svolto.
Nel corso degli anni la componente di migrazione di persone con
una formazione specialistica di alto livello (professionisti, tecnici, etc.) o
di giovani in età formativa (universitari e post-universitari) è diventata
sempre più numerosa.
Nei prossimi paragrafi si focalizza l’attenzione sulle caratteristiche
del flusso migratorio interno in Italia, evidenziandone le evoluzioni nel
tempo e le componenti di ordine demografico che lo hanno definito e
lo definiscono ad oggi.
1.1.1 Storia della migrazione interna in Italia
In Italia il fenomeno delle migrazioni interne, generato dalle asimme-
trie del mercato del lavoro caratterizzato da una forte disuguaglianza
tra gli stock di domanda e di offerta, è divenuto rilevante soprattutto
dopo la seconda guerra mondiale, raggiungendo il suo apice tra gli an-
ni Cinquanta e Sessanta, con punte di oltre due milioni di trasferimen-
ti di residenze all’anno e con direzione prevalente “nord-ovest”, parte del
paese maggiormente industrializzata e verso Roma. Successivamente,
l’intensità di tali trasferimenti ha subito una significativa diminuzione, as-
sumendo un carattere di maggiore “circolarità”, contro la precedente
“polarizzazione”5.
5 Aree in precedenza considerate periferiche o marginali sono divenute poli di attrazione.
18
20. LA MOBILITA’ DEI GIOVANI ITALIANI DELLE REGIONI OBIETTIVO 1
Il trend del flusso migratorio interno riprende nel 1994, toccando Storia della
un picco nel 1998, per poi proseguire con ritmo relativamente soste- migrazione
interna in Italia
nuto fino ad oggi.
La prima migrazione interna di massa ha coinvolto essenzialmente la
classe contadina, si è trattato di un vero e proprio esodo rurale6 che ha in-
ciso profondamente sul riassetto sociale del Mezzogiorno d’Italia: il flus-
so delle rimesse7 determinò un incremento complessivo del livello dei
redditi e dei consumi, contribuendo a migliorare le condizioni di vita.
Con l’esodo rurale si sono determinati spostamenti anche interni al
Mezzogiorno, dove si verifica – seppure slegato dal corso dell’industrializ-
zazione – il medesimo processo di inurbamento che si riscontra al Nord.
Nel ventennio compreso tra il 1955 ed il 1975 si registra il flusso di
emigrazione, peraltro di carattere prevalentemente definitivo, più in-
tenso dal Sud verso il Centro-Nord. Si può considerare che fino alla
prima crisi petrolifera del 1973, circa quattro milioni di persone si sono
trasferite dal Mezzogiorno d’Italia verso le Regioni settentrionali8.
Lo sviluppo industriale è certamente uno dei fattori principali che
hanno determinato le grandi migrazioni interne. L’occupazione indu-
striale nel nostro paese ha registrato un trend altalenante che si conclu-
de con un processo di deindustrializzazione a favore di una crescente oc-
cupazione assorbita sempre più dal settore terziario. Non a caso una
prima significativa flessione del flusso migratorio interno coincide pro-
prio con gli anni Ottanta, fase in cui l’intero settore industriale registra
una sostanziale ristrutturazione seguita da una significativa riduzione
degli occupati.
A partire dalla metà degli anni Settanta, fino alla prima metà degli an-
ni Novanta, l’Italia, insieme con altri paesi europei, ha visto mettere in
discussione il principio in base al quale il fattore lavoro dovrebbe spo-
starsi dalle Regioni con un tasso di disoccupazione alto e con livelli di
PIL pro-capite bassi9, verso quelle aree in cui è più probabile trovare
lavoro, zone cioè caratterizzate da bassa disoccupazione e reddito ele-
6 E. Pugliese, “L’Italia tra migrazioni internazionali e migrazioni interne”, il Mulino, 2002. (Cap.
2°) “Per esodo agricolo in senso stretto si intende il passaggio di lavoratori da attività agricole
ad attività extragricole. Si parla di esodo rurale quando l’abbandono della terra è accompagna-
to da un trasferimento verso le aree urbane”.
7Le rimesse degli emigrati fanno parte (insieme con la Bilancia commerciale e la Bilancia dei
servizi e dei redditi) delle partite correnti della Bilancia dei Pagamenti, in particolare sono il caso
più frequente della voce Bilancia dei trasferimenti unilaterali (la parte relativa alle voci riguar-
danti i trasferimenti di denaro da e verso l’estero, che non sono contropartita di un’operazione
commerciale).
8 Solo un terzo di tale cifra rappresenta gli spostamenti in senso inverso, dal Centro-Nord ver-
so il Mezzogiorno.
9 Reyneri E., Sociologia del mercato del lavoro, Bologna, Il Mulino, 1996 (capitolo dedicato al-
l’immigrazione); nuova edizione, 2002.
19
21. CAPITOLO 1
Storia della vato. In questo arco di tempo, infatti, in Italia si è assistito simultanea-
migrazione mente alla presenza di flussi migratori interni decrescenti e di differen-
interna in Italia
ziali interregionali crescenti sia nei tassi di disoccupazione che nei li-
velli pro-capite del PIL.
L’avvenuta riduzione del flusso migratorio dal Sud al Nord del Paese
è stata imputata a cause di carattere economico – sociale, ponendo
l’accento su fattori che avrebbero influenzato sia l’offerta che la do-
manda di lavoro.
Figura 1 - Peso occupati per settore produttivo in Italia, in serie storica
100%
90% 25,7
30,3
38,4
80% 49,4
56,7
70% 69,4
60% 32,1
40,6
50%
44,3
40%
39,5
30% 35,6
42,2 23,1
20% 29,1
10% 17,2
11,1 7,6 7,5
0%
1951 1961 1971 1981 1991 2005
Agricoltura Industria Servizi
Fonte: Elaborazione Isfol su dati Istat.
Sull’offerta di lavoro avrebbero inciso: la graduale riduzione del diffe-
renziale salariale tra le regioni; la nuova occupazione nel settore del
terziario pubblico; i costi collegati allo spostamento; i fattori demografi-
ci, quali la riduzione del tasso di natalità e l’invecchiamento della popo-
lazione, data la stretta relazione tra la mobilità e le classi giovanili;
l’inefficace e inadeguato sistema di collocamento interregionale che ha
di fatto inibito e rallentato il mismatch tra domanda e offerta di lavoro.
Dall’altro lato, invece, ad influire sulla domanda di lavoro sarebbe
stato il passaggio a sistemi di produzione sempre più flessibili, orientan-
do la domanda di lavoro a favore di profili professionali specializzati, a
danno della forza lavoro generica, offerta copiosamente dalle Regioni
del Sud nei decenni precedenti10.
10 R. Basile, M. Causi, “Le determinanti dei flussi migratori nelle province italiane: 1991-
2001”, Università degli Studi di Roma Tre, Dipartimento di Economia, Working Paper n°49, 2005.
20
22. LA MOBILITA’ DEI GIOVANI ITALIANI DELLE REGIONI OBIETTIVO 1
Verso la metà degli anni Novanta la situazione sembra cambiare Storia della
anche se lentamente. Nel ‘94 si assiste ad una ripresa dei movimenti mi- migrazione
interna in Italia
gratori interni, in particolare dalle regioni del Sud verso quelle del
Centro-Nord. Allo stesso tempo nel Mezzogiorno, accanto ad una ri-
presa del PIL pro-capite, si osserva tra il 1999 e il 2003 una lieve dimi-
nuzione (con una flessione di circa 5 punti percentuali) del tasso di di-
soccupazione.
Con la fine degli anni Novanta riprende il flusso migratorio interno,
questa volta rinnovato nella composizione sia demografica che sociale. A
spostarsi sono giovani ad alta scolarizzazione (laureati, tecnici specializza-
ti) in cerca di una adeguata collocazione professionale ed occupazionale.
La situazione nel primo quinquennio degli anni 2000 evidenzia un
tasso migratorio11 nazionale nel 2002 pari a +1,1 per mille abitanti che
nel tempo subisce una flessione, passando a +0,1 per mille abitanti
nel 2005.
La disaggregazione del dato a livello regionale mette in luce che la
Campania ha la più bassa capacità attrattiva con un flusso in uscita
particolarmente elevato ed in continuo aumento: il saldo migratorio
passa da -1,9 per mille abitanti nel 2002 ad un valore pari a -4,4 per
mille abitanti nel 2005.
Nell’ambito dell’area Obiettivo 1 anche la Calabria (con un tasso
migratorio che si attesta negli anni su una media di -4,3 per mille abi-
tanti) registra un significativo esodo di residenti.
In controtendenza la Sardegna ricalca sostanzialmente il trend na-
zionale, così come il resto delle regioni italiane, ad eccezione del
Molise e del Piemonte.
Il Molise, infatti, si è trasformato nel corso di soli quattro anni da ba-
cino d’arrivo in area di fuga. Il suo saldo migratorio si è ridotto, passan-
do da +1 per mille abitanti, nel 2002, a -1,2 per mille abitanti nel
2005. Così è accaduto in Piemonte dove da un valore positivo (+1,6
per mille abitanti) nel 2002, della variabile in oggetto, si è passati, nel
2005, ad un tasso migratorio pari a -0,1per mille abitanti.
Degno di nota il trend, tra le aree Obiettivo 1, della regione Sicilia
che da circa quattro anni registra un saldo migratorio interno in evolu-
zione secondo un andamento positivo e costante nel tempo (passan-
do da un -2,8 per mille abitanti del 2002 ad un -1,9 per mille abitanti del
2005). L’inverso si nota in Basilicata con un indicatore dal trend nega-
tivo che tende ad aumentare quasi in modo costante.
11 Il Tasso migratorio netto è dato dal rapporto tra il saldo migratorio (SM=Iscritti-Cancellati )
dell’anno e l’ammontare medio annuo della popolazione residente (P). In formula:
TMN=SM/P*1000.
21
23. CAPITOLO 1
Storia della Nell’intervallo di tempo considerato, il tasso di variazione del Pil
migrazione pro-capite nazionale registra una variazione positiva di 5,4 punti per-
interna in Italia
centuali; la disaggregazione regionale evidenzia un range di variazio-
ne compreso tra +1,5% (Abruzzo) e +9,0% (Lazio).
Tutta l’area Obiettivo 1, con +7,1%, supera il trend nazionale. In par-
ticolare, la Puglia (+5,5%) uguaglia il valore soglia complessivo, segui-
ta da Sardegna e Campania (entrambe con il +6,7%). Decisamente ol-
tre il dato nazionale, nonché al di sopra del trend meridionale, le re-
gioni Calabria (+7,8%), Sicilia (+7,9%) e Basilicata (+8,2%).
Tabella 1 - Tasso Migratorio Interno e PIL pro-capite Regioni dell’Obiettivo 1 - Italia, Serie storica
Ripartizioni Tasso migratorio interno PIL pro-capite*
(valori per 1.000 abitanti) (valori in Euro)
2002 2003 2004 2005 2002 2003 2004
Campania -1,9 -3,2 -3,9 -4,4 13.480 13.895 14.382
Puglia -2,6 -2,6 -2,1 -2,6 13.096 13.483 13.810
Basilicata -3,1 -2,6 -3,1 -3,3 13.862 14.436 14.996
Calabria -4,0 -3,6 -4,8 -4,3 12.373 12.900 13.343
Sicilia -2,8 -2,3 -2,3 -1,9 13.012 13.761 14.042
Sardegna 1,1 0,7 0,8 0,6 14.743 15.410 15.724
Obiettivo 1 -2,3 -2,5 -2,8 -2,9 13.428 13.981 14.383
ITALIA 1,1 0,6 0,4 0,1 19.444 19.985 20.500
*Il PIL pro-capite 2004 corrisponde all’ultimo dato disponibile.
Fonte: Elaborazioni Isfol su dati Istat e Tagliacarne.
Dalla variazione percentuale (2005/2000) della composizione del-
la Forza lavoro in Italia e nelle macro ripartizioni si evince un incre-
mento nel tempo della componente a medio-alta scolarizzazione nel-
la forza lavoro. Complessivamente, in Italia cresce la forza lavoro in
possesso di diploma (+4,4%) e di laurea/dottorato (3,2%). Per le
Regioni dell’Obiettivo 1 gli incrementi delle suddette variabili si regi-
strano pari al 4,1% e al 2,2% (il valore più basso tra le ripartizioni ana-
lizzate). Considerate le modifiche della struttura sociale nel tempo è
altresì vero che la mobilità degli scolarizzati cresce maggiormente, ri-
spetto al resto della popolazione.
22
24. LA MOBILITA’ DEI GIOVANI ITALIANI DELLE REGIONI OBIETTIVO 1
Tabella 2 - Variazione % della composizione della Forza Lavoro per titolo di studio. Italia e macro Storia della
ripartizioni - (2005/2000) migrazione
Elementari Medie Superiori Laurea/Dottorati interna in Italia
Nord -4,4 -3,3 4,4 3,3
Centro -4,8 -4,0 4,6 4,1
Obiettivo 1 -4,0 -2,3 4,1 2,2
ITALIA -4,4 -3,2 4,4 3,2
Fonte: Elaborazioni Isfol su dati Istat
I fattori alla base delle nuove migrazioni, in larga parte formate da skil-
led migrants, sono spesso gli stessi rispetto ad altri tipi di migrazioni.
Si tratta, infatti, di crisi economiche, differenziali salariali, livelli di di-
soccupazione non meno che di motivazioni individuali e familiari.
Accanto a tali determinanti vanno considerate le differenze riguardanti
il tenore di vita intendendo con ciò un insieme di elementi qualitativi
quali l’accesso ai servizi pubblici, le condizioni di salute, la speranza di
vita, la libertà di scelta e la sicurezza.
Alle tradizionali determinanti si affianca, inoltre, quello che in un re-
cente dibattito è stato definito “network approach”12 (o “sapere migrato-
rio”, secondo Palidda e Reyneri, 1995), che identifica quelle reti di so-
stegno che agevolano la migrazione grazie alle relazioni nella zona di
destinazione, innescando una catena migratoria. L’emigrazione si svi-
luppa significativamente se inserita all’interno di una catena migratoria
tra una comunità locale o una rete di famiglie presenti nella zona di ori-
gine e un’altra comunità o rete familiare nelle aree di destinazione.
Secondo questo approccio, le catene migratorie alimentano dina-
miche che possono favorire uno sviluppo autopropellente dei movi-
menti migratori. Le reti sociali rappresentano degli importanti fattori di
richiamo, poiché si strutturano sia come fattori di riduzione dei costi di
riproduzione sociale (affitti, servizi, etc.), che come elementi in grado
di ridurre le criticità e le problematiche insite nel processo di ricerca
del lavoro e nel percorso d’integrazione sociale dell’emigrato.
Come evidenziato, dunque, i flussi migratori sono determinati da
una pluralità di fattori espulsivi ed attrattivi, attraverso i quali si struttu-
rano costi e benefici in grado di incidere significativamente sulla propen-
sione al trasferimento della forza lavoro proveniente dal Mezzogiorno.
In particolare, un’eccessiva polarizzazione dei fattori espulsivi e di ri-
chiamo porterebbe ad incentivare i flussi migratori e, di conseguenza,
a condizionare gli effetti economici e sociali prodotti dalla mobilità
geografica nel breve e nel lungo periodo, soprattutto nelle aree del
Sud d’Italia.
12 Cfr. Ghatak, Levine e Wheatley Price, 1996.
23
25. CAPITOLO 1
1.1.2 Migrazione e struttura demografica
L’intensità e la consistenza dei flussi migratori influiscono notevol-
mente sui processi economici, demografici e sociali delle aree interes-
sate, determinando conseguenze di rilievo sia nelle zone di partenza
che in quelle di destinazione e provocando la cosiddetta pressione de-
mografica differenziale13.
Tra gli effetti demografici diretti vi è chiaramente la riduzione della po-
polazione delle aree di origine ed il conseguente aumento demografi-
co delle aree di arrivo, con ciò determinando una variazione significati-
va della struttura demografica dei territori coinvolti. A tali effetti demo-
grafici si collegano altrettante ricadute in termini economici, venendo al-
terato l’originario rapporto produzione-consumo. Pertanto, in presenza
di una zona di origine strutturata demograficamente verso l’invecchia-
mento, la fuoriuscita di forza lavoro giovanile inficia significativamente
le prospettive di sviluppo14.
Da qui l’esigenza di valutare le condizioni demografiche delle aree di
partenza nell’ambito delle Regioni Obiettivo 1 al fine di stimare, sep-
pur parzialmente, le conseguenze e gli effetti dei flussi migratori in
uscita sulla crescita dei territori.
Analizzando la serie storica dell’indice di struttura15 della popolazione
delle Regioni Obiettivo 1 se ne evidenzia, nel periodo 2002-2005, un so-
stanziale incremento che lo approssima sempre di più al 100%, ciò ad evi-
denziare la presenza di una popolazione attiva sempre meno giovane, sep-
pure l’indicatore non superi mai il 100% a testimonianza di un trend della po-
polazione totale crescente o comunque stazionario.
Al di sopra del dato medio relativo all’intera area Obiettivo 1 (peral-
tro uguagliato dalla regione la Calabria) si registra l’indice di struttura del-
le Regioni Sardegna, Basilicata, Sicilia e Puglia; di contro un distacco in
senso opposto si rileva per la regione Campania.
In particolare, gli incrementi più evidenti si registrano in Sardegna, che
nel periodo considerato segna un aumento dell’indicatore di ben 8,1 pun-
ti percentuali. Segue la Basilicata che nel 2005 supera la Sicilia, attestan-
do una crescita dell’indice di struttura demografica intorno ai 6,2 pun-
ti percentuali, rispetto al 2002. Complessivamente, la Sardegna mantie-
13 “La causa principale delle migrazioni è quasi sempre legata allo squilibrio demografico-eco-
nomico tra il luogo di origine e quello di destinazione. Tale causa viene indicata con il termine pres-
sione demografica differenziale”, in N. Federici, “Istituzioni di demografia”, ed.Elia, Roma, 1980.
14 M. Livi Bacci, “Introduzione alla demografia”, Loescher, Torino, 1990.
15 Indice di struttura della popolazione attiva = [P(40-64)/P(15-39)* 100]. Indica il grado di in-
vecchiamento della popolazione attiva: tanto più basso è l’indice tanto più giovane è la popolazio-
ne in età lavorativa. In una popolazione stazionaria o crescente il valore è inferiore al 100% men-
tre in una popolazione tendenzialmente e fortemente decrescente il rapporto supera il 100%.
24
26. LA MOBILITA’ DEI GIOVANI ITALIANI DELLE REGIONI OBIETTIVO 1
ne il primato circa il grado di invecchiamento della popolazione attiva, Migrazione e
seguita da Sicilia e Basilicata. La Campania si conferma nel tempo la re- struttura
demografica
gione con l’indice più basso e quindi con la popolazione più giovane in
età lavorativa.
Si tratta, nel complesso, di un risultato non negativo, ma da una let-
tura attenta della realtà dei territori considerati emerge l’inevitabile
confronto con un mercato del lavoro sostanzialmente statico ed in af-
fanno caratterizzato da limiti strutturali tali da impedire l’assorbimento
della offerta lavorativa ed il necessario ricambio generazionale.
Infatti, confrontando i dati precedenti con l’indice di ricambio della
popolazione in età attiva16 - quale stima del rapporto tra coloro che
stanno per lasciare, a causa dell’età, il mondo del lavoro e coloro che vi
stanno per entrare - si nota come nelle aree con una popolazione atti-
va più giovane (come appunto la Campania e la Calabria) l’indicatore in
oggetto assuma valori più lontani dalla soglia del 100%; con ciò a signi-
ficare una tendenza alla disoccupazione di giovani in cerca di prima
occupazione, causata dallo scarso ricambio con lavoratori anziani.
Analizzando i tassi di disoccupazione delle Regioni Obiettivo 1 essi
pur risultando particolarmente elevati – soprattutto in Sicilia - in
Campania e Calabria, registrano un trend discendente nel tempo, a
differenza della sostanziale stazionarietà individuata nelle altre regioni
della ripartizione. Fenomeno probabilmente giustificato da elevati tas-
si migratori in uscita che tendono a peggiorare nel tempo, condizio-
nando negativamente il trend della variabile nell’intera area Obiettivo 1.
Tabella 3 - Indice di struttura della popolazione attiva nelle Regioni Obiettivo 1
Serie storica 2002-2005. Valori percentuali
Regioni 2002 2003 2004 2005
Puglia 81,9 83,6 85,1 87,4
Calabria 81,0 82,8 84,1 86,5
Sicilia 83,5 85,3 86,3 88,3
Basilicata 82,9 84,9 86,6 89,1
Campania 77,2 78,8 80,3 82,4
Sardegna 87,6 90,1 92,6 95,7
Obiettivo 1 81,3 83,0 84,5 86,7
Fonte: Elaborazioni Isfol su dati Istat.
16 L’indice di ricambio della popolazione in età attiva è un indice soggetto a forti fluttuazioni
ed è molto variabile. Solitamente oscilla tra il 15% in popolazioni in via di sviluppo e il 100% e ol-
tre in popolazioni molto mature. In formula: [P(60-64)/P(15-19)]*100.
25
27. CAPITOLO 1
Migrazione e Tabella 4 - Indice di ricambio nelle Regioni Obiettivo 1
struttura Serie storica 2002-2005. Valori percentuali
demografica Regioni 2002 2003 2004 2005
Puglia 81,7 83,6 83,6 82,7
Calabria 74,9 75,2 73,9 72,5
Sicilia 80,8 81,8 79,7 78,2
Basilicata 85,7 82,8 80,2 76,2
Campania 69,4 70,8 71,0 69,2
Sardegna 93,1 99,1 102,4 104,3
Obiettivo 1 77,8 79,3 78,8 77,5
Fonte: Elaborazioni Isfol su dati Istat.
Tabella 5 – Tasso di disoccupazione nelle Regioni Obiettivo 1
Serie storica 2002-2005. Valori percentuali
Regioni 2002 2003 2004 2005
Puglia 13,4 15 15,5 14,6
Calabria 18,0 16,5 14,3 14,4
Sicilia 20,6 20,1 17,2 16,2
Basilicata 13,5 13,2 12,8 12,3
Campania 17,5 16,9 15,6 14,9
Sardegna 13,5 13,8 13,9 12,9
Obiettivo 1 19,3 18,7 15,6 14,8
Fonte: Elaborazioni Isfol su dati Istat.
Anche i dati sull’età media della popolazione confermano quanto
sopra messo in luce. Infatti, nel periodo 2002-2005 l’età media della
popolazione delle Regioni Obiettivo 1 resta sostanzialmente stabile in-
torno ai 39 anni. Sardegna e Basilicata si avvicinano di più alla media na-
zionale (pari a 42 anni nel 2005), mentre la Campania è l’unica regio-
ne Obiettivo 1 che si mantiene al di sotto dei valori medi (Fig. 2).
Focalizzando l’attenzione sui valori 2005 relativi all’indice di struttu-
ra della popolazione attiva, disaggregato per Province delle Regioni
dell’Obiettivo 1 con i rispettivi saldi migratori interni, il legame che ne
scaturisce è di tipo inverso: ad alti valori del primo corrispondono bas-
si valori del secondo e viceversa.
Dai dati risulta, infatti, che nelle Regioni con valori dell’indice di
struttura vicini all’unità, corrispondono saldi migratori con valori positivi.
Di contro, l’incremento del flusso migratorio si registra in quelle ripar-
tizioni territoriali con indici di struttura bassi che segnalano una popo-
lazione attiva tendenzialmente più giovane. In particolare, la
Campania risulta la regione con l’indice di struttura più basso (82,4
per mille abitanti) in relazione al flusso migratorio più elevato (-4,4
Fonte: Elaborazioni Isfol su dati Istat.
26
28. LA MOBILITA’ DEI GIOVANI ITALIANI DELLE REGIONI OBIETTIVO 1
Figura 2 - Età media della popolazione - Anni 2002-2005
Migrazione e
struttura
43,0 demografica
42,0 ITALIA
Sardegna
41,0 Basilicata
Calabria
40,0 Sicilia
Puglia
39,0 Obiettivo 1
38,0 Campania
37,0
36,0
35,0
34,0
2002 2003 2004 2005
Fonte: Elaborazioni Isfol su dati Istat.
per mille abitanti), mentre la Sardegna si caratterizza per l’indice di
struttura più elevato (95,7 per mille abitanti) e per un saldo migratorio
positivo e quindi basso (0,6 per mille abitanti).
E’ Napoli il capoluogo con l’indice di struttura della popolazione at-
tiva più basso (80,4 per mille abitanti), registrando un saldo migratorio
addirittura pari a -8 per mille abitanti. Tra i restanti capoluoghi solo il
tasso migratorio di Palermo (-3,4 per mille abitanti) supera significati-
vamente il dato medio riferito alla regione di appartenenza.
Tabella 6 - Indice di struttura della popolazione attiva e tasso migratorio interno
Anno 2005
Indice di struttura (%) Saldo migratorio
(per mille abitanti)
Benevento 89,0 -0,2
Avellino 87,4 0,5
Salerno 86,7 -1,4
Caserta 80,1 0,3
Napoli 80,4 -7,9
Campania 82,4 -4,4
Bari 85,6 -2,1
Lecce 91,1 -0,9
Foggia 84,3 -6,1
Brindisi 89,5 -2,0
Taranto 89,7 -2,7
Puglia 87,4 -2,6
Potenza 89,5 -3,3
segue
27
29. CAPITOLO 1
Indicatori di (segue) Tabella 6 - Indice di struttura della popolazione attiva e tasso migratorio interno
mobilità Anno 2005
Indice di struttura (%) Saldo migratorio
(per mille abitanti)
Matera 88,3 -3,3
Basilicata 89,1 -3,3
Cosenza 88,8 -2,7
Vibo Valentia 84,0 -5,1
Crotone 79,5 -9,0
Reggio Calabria 84,7 -4,8
Catanzaro 89,3 -4,0
Calabria 86,5 -4,3
Trapani 90,9 -1,0
Palermo 87,7 -3,4
Messina 94,1 -2,2
Agrigento 85,7 -3,1
Caltanisetta 86,6 -5,7
Enna 90,7 -2,8
Catania 85,9 -0,5
Siracusa 89,8 -1,7
Ragusa 86,7 -0,1
Sicilia 88,3 -1,9
Sassari 94,6 1,6
Nuoro 94,0 -2,4
Cagliari 96,4 1,1
Oristano 98,6 0,3
Sardegna 95,7 0,6
Fonte: Elaborazioni Isfol su dati Istat.
1.1.3 Indicatori di mobilità
Le variazioni della consistenza della popolazione segnalano l’esi-
stenza di processi demografici o socio-economici in atto sul territorio.
Procedendo con una analisi più specifica della dinamica demografica è
possibile stabilire anche la natura di tali processi alla base della variazio-
ne della popolazione.
In effetti, la popolazione può variare per la crescita naturale ovvero
per movimenti migratori. In particolare, un indicatore in grado di forni-
re una misura dell’incidenza complessiva del movimento territoriale
della popolazione residente è il tasso di mobilità residenziale17.
Considerato il periodo 2002-2005 e in riferimento al dato medio del-
l’area Obiettivo 1, tale indicatore (calcolato per 1.000 abitanti) resta
costantemente negativo (passando da -2,3 del 2002 a -2,9 del 2005) a
testimonianza di un continuo flusso in uscita. Il trend rispecchia l’an-
17 Tasso di Mobilità Residenziale = (I-C)/Pop*1.000, dove: (I-C) è il saldo delle iscrizioni e
cancellazioni anagrafiche di un determinato periodo e (Pop) è la popolazione residente all’inizio
del periodo di riferimento nel territorio considerato.
28
30. LA MOBILITA’ DEI GIOVANI ITALIANI DELLE REGIONI OBIETTIVO 1
Figura 3 - Tasso di mobilità residenziale per 1.000 abitanti - Anni 2002-2005
Indicatori di
mobilità
2,0
1,0
Sardegna
0,0
2002 2003 2004 2005
-1,0
Sicilia
-2,0
Puglia
-3,0 Obiettivo 1
Basilicata
-4,0
Calabria
Campania
-5,0
-6,0
Fonte: Elaborazioni Isfol su dati Istat.
damento di tutte le regioni considerate ad eccezione della Sardegna
che registra nel tempo tutti valori positivi del tasso di mobilità residen-
ziale (passando dall’1,1 del 2002 allo 0,6 del 2005). Superano il dato
medio ripartizionale, a partire dal 2003, la Puglia e la Sicilia.
Fin qui, però, si è potuto solo fornire la misura dell’incidenza dell’in-
cremento (o decremento) migratorio della popolazione in un determi-
nato periodo.
E’ possibile, invece, ricorrere ad un altro metodo di misurazione al fi-
ne di descrivere l’andamento demografico della popolazione, si tratta
dell’indice cumulato di variazione della popolazione18.
Questo indicatore offre il vantaggio di fornire una misura dell’inci-
denza complessiva della popolazione che genera le variazioni demo-
grafiche, poiché è costruito sui saldi delle iscrizioni e cancellazioni ana-
grafiche relativi ad eventi naturali ovvero a trasferimenti di residenza.
Nel caso delle Regioni Obiettivo 1 nel periodo 2002-2005, l’indice cu-
mulato della variazione della popolazione (calcolato per 1.000 abitan-
ti) presenta una tendenza costantemente negativa (pari nel 2005 a -
1,7). Particolare quanto si registra per la Campania dove ad un iniziale
valore positivo del dato (+1,4) segue un trend discendente che porta il
valore dell’indicatore (pari a -2,0) al di sotto del valore medio. Resta
sempre positivo il trend della Sardegna, fino ad azzerarsi nel 2005,
mentre in Puglia solo nel 2004 prevalgono saldi positivi.
18 Indice Cumulato di Variazione della Popolazione = (Saldo anagrafico totale)/Pop *1.000. do-
ve: Saldo anagrafico totale = Saldo naturale+Saldo migratorio residenti; Pop= popolazione resi-
dente all’inizio del periodo di riferimento nel territorio considerato.
29
31. CAPITOLO 1
Figura 4 - Indice cumulato della variazione della popolazione per 1.000 abitanti
Indicatori di
mobilità
- Anni 2002-2005
2,0
1,0
Sardegna
0,0
2002 2003 2004 2005
-1,0 Sicilia
Puglia
Obiettivo 1
-2,0
Campania
-3,0
-4,0
Calabria
Basilicata
-5,0
Fonte: Elaborazioni Isfol su dati Istat.
Da quanto fin qui emerso è evidente la costante fuoriuscita di forza
lavoro, nel periodo 2002-2005, dalle aree del Mezzogiorno. Questo
aspetto lascia ipotizzare una perdita di quel capitale umano fonda-
mentale per lo sviluppo dei territori di partenza.
1.2 Analisi della mobilità formativa dei giovani italiani
1.2.1 Flussi di laureati meridionali all’interno del Mezzogiorno
Il primo momento dell’indagine realizzata si sofferma sull’analisi
dei flussi migratori della popolazione interna alle regione Obiettivo 119.
Il flusso di universitari, come indicatore di propensione alla mobilità,
ha rappresentato il primo approccio all’indagine, in quanto compo-
nente rintracciabile facilmente, a cui segue stanzialità dell’individuo in
caso di inserimento nel mercato del lavoro.
Il livello territoriale su cui è stata effettuata questa prima analisi è
quello provinciale. Il campione rappresentativo preso in considerazione
è costituito dall’insieme di laureati e da coloro che hanno conseguito un
diploma universitario, entrambi analizzati per specificità di indirizzo ed
in alcuni casi anche per piano di studi20.
19
Tabella dati n° 1 dell’appendice statistica allegata.
20
Con ciò si è inteso indagare le motivazioni dello spostamento formativo dovuto alla man-
canza di facoltà universitarie specifiche o ad altri motivi (maggior possibilità di inserimento nel
mondo lavorativo).
30
32. LA MOBILITA’ DEI GIOVANI ITALIANI DELLE REGIONI OBIETTIVO 1
Si è provveduto, dunque, all’estrazione delle province italiane del Flussi di laureati
Mezzogiorno e alla suddivisione dei dati per genere e provenienza meridionali
all’interno del
(provinciale, regionale o extraregionale). In questo modo, è stato pos- Mezzogiorno
sibile rappresentare i laureati ed i diplomati universitari per ogni provin-
cia, suddivisi per sesso e per residenza, su tre livelli:
• residenti in provincia;
• residenti in regione;
• residenti fuori regione.
Considerando dapprima i laureati “residenti per provincia”, è ri-
sultato evidente che il numero di donne laureate supera i laureati ma-
schi, per oltre il 90% delle province; le uniche province che si discosta-
no sono Reggio Calabria (248 donne vs. 287 uomini) e Taranto (131
donne vs 145 uomini). Si evince, inoltre, che il numero dei laureati è
direttamente proporzionale alla dimensione delle province considera-
te: i valori più alti, infatti, si riscontrano in ogni capoluogo di regione
(Napoli, Bari, Palermo e Cagliari) tranne in Calabria, dove la provincia di
Cosenza registra il valore più elevato.
Spostando l’attenzione sui laureati residenti in regione, si conferma il
trend che vede prevalere il numero di donne laureate, rispetto ai maschi; il
fenomeno si conferma nell’80% delle Regioni. Inoltre, attraverso il rappor-
to tra il totale delle laureate residenti in regione e quelle residenti in provin-
cia, si evince che gli Atenei con gli indici più elevati di laureate provenienti
da altre province sono: Caserta (77,2%) per la Campania, Enna (97,6%)
Catania (74,7%) e Palermo (75,1%) per la Sicilia, Oristano (61,3%) in
Sardegna. Gli stessi risultati si riscontrano analizzando il fenomeno dal
punto di vista maschile, ad eccezione delle province di Vibo Valentia ed
Avellino, dove il campione non è rappresentativo21 e della provincia di
Enna, dove al 56,1% degli uomini corrisponde il 97,6% delle donne.
Passando ad analizzare il flusso di laureati per provincia residenti
fuori regione, emerge che in quasi il 30% delle province il fenomeno
della mobilità formativa è pressoché nullo. Segno questo di una bassa
propensione allo spostamento tra le Regioni del Mezzogiorno. Il dato si
riscontra soprattutto in Calabria e nelle isole, confortato dall’ipotesi
del limite logistico.
Inoltre, in Calabria ed in Sicilia, avviene uno scambio del tutto peculia-
re che vede prevalere, tra i laureati a Reggio Calabria, studenti residenti nel-
la provincia di Messina e, viceversa, i laureati a Messina sono per la qua-
si totalità residenti in provincia di Reggio Calabria.
21 Rispettivamente contano solo 2 e 9 laureati.
31
33. CAPITOLO 1
Flussi di laureati Tabella 7 - Rapporto tra laureati residenti in regione e in provincia, in percentuale
meridionali Anno 2004
all’interno del % Maschi % Femmine
Mezzogiorno Caserta 72,76 77,19
Benevento 49,65 29,32
Napoli 33,90 40,73
Avellino 75,00 33,33
Salerno 43,60 56,99
Foggia 11,85 10,33
Bari 32,40 35,15
Taranto 10,34 7,63
Brindisi 7,69 20,83
Lecce 45,85 49,85
Potenza 27,68 15,57
Matera 20,00 12,50
Cosenza 55,13 48,00
Crotone 20,00 24,14
Catanzaro 43,46 30,22
Vibo Valentia 100,00 50,00
Reggio di Calabria 21,95 19,76
Trapani 12,00 8,79
Palermo 68,03 75,12
Messina 13,96 23,58
Agrigento 30,00 33,33
Caltanissetta 15,79 28,57
Enna 56,10 97,62
Catania 72,79 74,69
Ragusa 18,18 46,43
Siracusa 18,75 15,00
Sassari 30,07 31,93
Nuoro 12,50 14,29
Oristano 70,59 61,29
Cagliari 37,69 38,92
Fonte: Elaborazioni Isfol su dati Istat.
Sul fronte dell’analisi di genere dei laureati, risulta ancora una volta
che il numero delle donne supera prevalentemente quello dei maschi,
tranne nelle province di Benevento, Taranto, Potenza, Reggio Calabria e
Sassari.
Infine, a differenza di quanto emerso dall’analisi sui laureati in pro-
vincia, per coloro che hanno conseguito una laurea fuori dal proprio
ambito regionale non vale il principio in base al quale sono i capoluo-
ghi di provincia ad avere il maggior numero di laureati. Se in Calabria,
infatti, è la provincia di Reggio a registrare il numero dei laureati più al-
to (170), in Sicilia risulta essere Messina (1.583) e Sassari (67) in
Sardegna. Segno questo che nel momento in cui ci si deve spostare
per motivi di studio in un’altra regione del Mezzogiorno la numerosità
della popolazione non ha nessuna influenza.
32
34. LA MOBILITA’ DEI GIOVANI ITALIANI DELLE REGIONI OBIETTIVO 1
1.2.2 Flussi di diplomati universitari meridionali all’interno del
Mezzogiorno
Al flusso22 di mobilità per motivi di istruzione/formazione, all’interno
del Mezzogiorno, dei laureati residenti nel Sud, si affianca il flusso dei
diplomati universitari.
Rispetto al numero dei laureati per provincia – in cui la componen-
te femminile supera quella maschile per oltre il 90% delle province – per
i diplomati universitari il trend si conferma nel 70% delle province
considerate.
In particolare, nelle province di Bari, Foggia, Lecce, Catania e Cagliari,
il numero delle donne in possesso di diploma universitario è doppio ri-
spetto al numero dei maschi, mentre a Caserta, Matera, Cosenza, Vibo
Valentia, Palermo, Siracusa e Sassari la situazione si inverte. Ciò però
non porta a concludere circa la maggiore stanzialità delle donne rispet-
to agli uomini, dal momento che in questa fase della ricerca il campio-
ne di riferimento include soltanto i laureati e non già il complesso degli
iscritti che se analizzato potrebbe capovolgere il risultato.
Secondo la graduatoria tra le province con il maggior numero di
studenti con Diploma Universitario, Catania occupa il primo posto, se-
guono Bari e Messina che si posizionano rispettivamente al secondo e
al terzo posto, nonostante il minor numero di residenti rispetto alle
province in competizione. Per la Sicilia e per la Calabria, infine, il nu-
mero dei diplomati universitari è maggiore nelle province capoluogo.
Ponendo l’attenzione sugli studenti residenti in regione e in pos-
sesso di diploma universitario, risulta che nel 50% delle province esa-
minate le donne superano numericamente i maschi.
Come per i laureati, anche in questo caso si rileva una bassa pro-
pensione a spostarsi all’interno della propria regione per il consegui-
mento di un diploma universitario. Questo accade in ogni regione sia per
gli uomini che per le donne. Tuttavia, volendo indicare le preferenze di
mobilità verso una provincia della stessa regione, si evidenzia una cer-
ta fluidità in Puglia verso Bari e in Sicilia verso Catania.
Per ciò che concerne, invece, il numero, in ciascuna provincia, dei
diplomati universitari con residenza fuori regione, sono poche le provin-
ce con valori tali da essere considerati significativi, anzi ve ne sono
molte con valori nulli. Volendo, comunque, estrapolare una tendenza,
seppure poco rilevante, si nota che in Campania, il valore più elevato si
ha a Napoli, anche se rapportandolo alla cospicua densità numerica
22 Tabella dati n°1 dell’appendice statistica allegata.
33
35. CAPITOLO 1
Flussi di diplomati della stessa provincia non risulta essere un valore particolarmente indi-
universitari cativo23. In Puglia primeggia la provincia di Bari, ma non è da trascura-
meridionali
all’interno del
re il valore relativo alla provincia di Foggia che beneficia della migliore
Mezzogiorno posizione geografica in quanto confinante con due Regioni. Situazione
completamente diversa dalle precedenti si riscontra nella provincia di
Messina, in cui si registra il valore più alto di tutto il Mezzogiorno di di-
plomati universitari con residenza fuori regione, probabilmente a cau-
sa della posizione geografica e del valore nullo che il fenomeno inda-
gato assume nella provincia di Reggio Calabria.
1.2.3 Studenti del Mezzogiorno laureati e diplomati nelle università
del Centro-Nord
Un ulteriore punto di focalizzazione della ricerca ha riguardato lo
studio relativo alla mobilità degli studenti del Mezzogiorno verso le
Università del Centro-Nord24. Anche in questo caso è stata indagata la
mobilità formativa ed i dati presi in considerazione hanno riguardato
tutte le Università25 centro – settentrionali da cui è stato estrapolato il nu-
mero di laureati o diplomati universitari, nell’anno 2004, con residenza
nelle aree Obiettivo 1.
Nella maggior parte delle province del Mezzogiorno (67% dei casi)
si preferisce Roma, quale città nella quale conseguire una laurea; co-
munque, nella classifica generale ben il 90% del campione si concen-
tra nella scelta di tre Università: Roma, Bologna e Milano.
Spostando l’attenzione sul fronte delle Facoltà del Centro-Nord pre-
scelte dai giovani del Mezzogiorno, prevalgono, nell’Ateneo romano, le
Facoltà di Giurisprudenza e Medicina - Psicologia, rispettivamente per i
maschi e per le femmine. A Bologna i maschi del Mezzogiorno preferi-
scono la facoltà di Ingegneria, mentre Economia è scelta indistinta-
mente dai due sessi. Le Facoltà milanesi preferite sono, invece,
Economia e Medicina.
Il quarto posto della graduatoria è occupato dall’Università di
Chieti, che annovera numerosi laureati provenienti da tutte le province
della Campania e della Puglia (esclusa Lecce), ma anche da Vibo
Valentia, Trapani e Palermo.
23
I diplomati universitari con residenza fuori regione sono 12 a Napoli e 6 a Salerno.
24
Tabella dati n° 2 dell’appendice statistica allegata.
25
Le Università considerate rappresentano il 95% di quelle presenti sul territorio nazionale.
Sono state escluse quelle i cui valori sono risultati poco significativi ai fini della ricerca.
34
36. LA MOBILITA’ DEI GIOVANI ITALIANI DELLE REGIONI OBIETTIVO 1
Tabella 8 – Atenei - Facoltà preferite dagli studenti residenti nelle Regioni Obiettivo1 Studenti del
Mezzogiorno
UNIVERSITA’ MASCHI FEMMINE laureati e
Roma Giurisprudenza Medicina diplomati nelle
Psicologia università del
Bologna Ingegneria Economia Centro – Nord
Economia
Milano Economia Economia
Medicina Medicina
Chieti Medicina Medicina
Fonte: Elaborazione Isfol su dati MIUR.
La vicinanza geografica, invece, risulta essere un elemento determi-
nante per la scelta degli studenti provenienti dalle province di
Benevento e di Caserta che preferiscono rispettivamente le Università
del Molise e di Cassino.
Emerge, inoltre, un dato alquanto curioso relativo alla provincia di
Agrigento che conta nel 2004 numerosi laureati presso l’Università di
Pisa così come per Oristano i cui laureati sono concentrati prevalente-
mente presso l’Università di Torino. Il trend risulta essere però isolato all’an-
no 2004, poiché non trova conferma nel numero degli iscritti del 2005.
D’altra parte volendo fare una classifica delle province dell’area
Obiettivo 1, riguardo alla mobilità dei giovani per motivi di studio si ve-
dono prevalere, nelle prime tre posizioni le province pugliesi di Foggia,
con l’8,32% dei laureati in atenei centro-settentrionali, Lecce, con
l’8,06% e Bari, con il 7,43%.
Tabella 9 - Province delle Regioni Obiettivo 1 con maggior numero di laureati in Atenei centro-
settentrionali (in %)
PROVINCE TOTALE MASCHI FEMMINE
Foggia 8,32 3,51 4,81
Lecce 8,06 4,20 3,86
Bari 7,43 3,83 3,60
Napoli 7,30 3,58 3,72
Cosenza 6,03 2,53 3,50
Taranto 5,50 2,69 2,81
Salerno 4,65 2,27 2,38
Potenza 4,36 1,92 2,44
Catanzaro 4,24 1,95 2,29
Caserta 3,96 1,86 2,10
Fonte: Elaborazioni Isfol su dati MIUR, 2004.
Infine, un altro dato di particolare interesse mette in luce che vi so-
no delle province in cui il numero dei laureati e diplomati universitari che
hanno frequentato una Università presente nella propria provincia, o
35
37. CAPITOLO 1
Studenti del nella propria regione o ancora all’interno del Mezzogiorno, è inferiore
Mezzogiorno al numero dei laureati e diplomati universitari formati presso le
laureati e
diplomati nelle
Università del Centro - Nord. Ad esempio, nelle province di Avellino,
università del Matera, Crotone, Vibo Valentia e Siracusa ciò succede rispetto alla città
Centro – Nord di Roma; mentre nelle province di Brindisi e Ragusa rispetto alla città di
Milano e nella provincia di Agrigento rispetto alla città di Pisa. Nel
complesso tale fenomeno, che è indice di buona propensione alla
mobilità per motivo di studio di molte province del Mezzogiorno, è va-
lido per circa il 70% delle province. Il restante 30% è rappresentato
dalle province più grandi e importanti come Napoli, Bari, Palermo che
si distinguono per la capacità di limitare i processi di desertificazione
presenti nelle aree interne, in quanto città in grado di erogare un’offer-
ta formativa qualificata.
1.2.4 Studenti stranieri laureati e diplomati in Italia
Accanto all’analisi sulla mobilità dei giovani italiani, laureati e diplo-
mati universitari in Italia, la ricerca ha previsto una ulteriore indagine
sulla mobilità straniera all’interno del nostro Paese per motivi di stu-
dio26. Il doppio approccio dell’analisi ha considerato, da un lato le
Università italiane di destinazione e, dall’altro, gli Stati di provenienza de-
gli studenti stranieri.
In particolare, sono state considerate 47 Università italiane e 131
Stati stranieri, con 1.440 laureati e diplomati universitari uomini e
2.257 donne. Il campione è stato selezionato escludendo le Università
(quali ad esempio quelle della Basilicata, del Sannio, di Messina etc.) e
successivamente gli Stati (come l’Afghanistan, l’Algeria, l’Angola, etc.) in
cui il numero dei laureati in Italia risultava essere del tutto irrilevante.
Pertanto, il campione di riferimento è risultato composto da 35
Università e 56 Stati stranieri con 1.324 laureati e diplomati universitari
uomini e 2.089 donne. L’aver operato una sintesi campionaria ha reso
possibile una notevole semplificazione della lettura dei dati con la mini-
ma perdita di informazioni ed una accresciuta capacità interpretativa.
Lo scenario dei flussi migratori distinto per continenti è formato
prevalentemente dalla componente femminile che supera nella totali-
tà dei casi il 50% delle presenze. I Paesi europei (circa 71%) risultano
essere quelli di maggiore provenienza dei flussi studenteschi; segue al
terzo posto il continente asiatico (11%).
26 Cfr. appendice statistica.
36