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PRODUTTIVITA’, SALARI E CONTRATTAZIONE DECENTRATA
Massimo Resce
Dinamiche in area euro e posizionamento dell’Italia
INAPP, C.so d’Italia n. 33 – 00198 Roma, 20 ottobre 2017
Introduzione
1. Produttività e salari: la leva della contrattazione decentrata
2. Dinamiche in area euro e posizionamento dell’Italia
3. Le politiche per la diffusione della contrattazione di secondo livello
Bibliografia
INDICE
Il lavoro presentato non impegna l’Istituto di appartenenza
e l’autore rimane l’unico responsabile delle considerazioni espresse
INTRODUZIONE
La caduta della produttività del lavoro in Italia
3
L’ultima trimestrale sul mercato del lavoro, pubblicata dall’ISTAT a settembre, ci
restituisce alcuni risultati confortanti sull’aumento dell’occupazione. Il dibattito
che ne è seguito si è caratterizzato da posizioni anche discordanti sulla lettura
complessiva dell’andamento del mercato del lavoro. In realtà, vi sono alcune
evidenze meno dibattute che dovrebbero far riflettere i policy makers.
INTERPRETAZIONI
?
PROBLEMA
STRUTTURALE
da
JOBLESS
GROWTH
a
GROWTH
LESS JOBS
OCCUPATI =
23 Mln ORE
LAVORATE
< 6%
ULA
< 1
Mln
PIL <
6,5%
PRODUTTIVITÀ
DEL LAVORO
OSSERVAZIONI RISPETTO AI
LIVELLI PRE-CRISI 2008
INTRODUZIONE
La caduta della produttività del lavoro in Italia
4
-2,00%
-1,00%
0,00%
1,00%
2,00%
3,00%
4,00%
5,00%
anni '70 anni '80 anni '90 2000-2008 2009-2016
Produttività del lavoro - output per ora lavorata
Variazioni % medie annue - Elaborazioni su dati OECD
Francia
Germania
Italia
Spagna
ZE11
Distanza IT-ZE11
Oltre alle complesse valutazioni sulle trasformazioni della qualità del lavoro si pone ancora una volta il problema della
crescita della produttività. Si tratta di un aspetto ormai strutturale della nostra economia. Infatti, dal dopoguerra fino
agli anni ’70 la crescita delle produttività in Italia è stata più sostenuta della media europea mentre dagli anni ’90 fino ai
nostri giorni si è conosciuto un vero e proprio tracollo rispetto agli altri Stati.
Definizione ZE11
Poiché l’entrata nell’area Euro è stata progressiva e non è avvenuta per tutti i paesi contemporaneamente,
vengono presi in considerazione come Zona Euro i primi 11 Paesi entrati tra il 1999 e il 2002: Austria, Belgio,
Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo e Spagna.
PRODUTTIVITA’ E SALARI: LA LEVA DELLA CONTRATTAZIONE DECENTRATA
Il Protocollo del ‘93 e la contrattazione decentrata
5
Molti individuano la leva della contrattazione di
secondo livello o decentrata per stimolare la
crescita della produttività.
L'assetto della contrattazione collettiva in Italia
presenta alcuni aspetti problematici. Da più
parti si ragiona su come collegare alcune
componenti salariali alla dinamica della
produttività.
In particolare, il Protocollo del 1993 ha istituito
un modello negoziale a due livelli che ancora
oggi stenta a radicarsi.
In sostanza i contratti collettivi nazionali non
remunerano gli aumenti di produttività. Questa
funzione, invece, viene delegata alla
contrattazione decentrata (aziendale e
territoriale), che può remunerare incrementi di
produttività in funzione del raggiungimento di
risultati di produzione (c.d. salario di risultato).
PRODUTTIVITA’ E SALARI: LA LEVA DELLA CONTRATTAZIONE DECENTRATA
Le sollecitazioni delle autorità europee sulla contrattazione
6
La spinta al maggior utilizzo della contrattazione decentrata si intensifica a ridosso della crisi e anche oggi
vi sono forti sollecitazioni in questa direzione da parte di autorità europee.
LETTERA BCE AL GOVERNO ITALIANO (2011)
«riformare ulteriormente il sistema di
contrattazione salariale collettiva,
permettendo accordi al livello d'impresa in
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lavoro alle esigenze specifiche delle aziende e
rendendo questi accordi più rilevanti rispetto
ad altri livelli di negoziazione.»
RACCOMANDAZIONE DEL CONSIGLIO
sul programma nazionale di riforma 2017
dell'Italia - COM(2017) 511 final
«Considerando … (22) La contrattazione di
secondo livello non è ampiamente utilizzata.
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risorse e la reattività delle retribuzioni alle
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conto delle condizioni locali».
PRODUTTIVITA’ E SALARI: LA LEVA DELLA CONTRATTAZIONE DECENTRATA
Lo sollecitazioni delle autorità europee sulla contrattazione
7
L’utilizzo di una maggiore contrattazione decentrata viene visto prevalentemente in funzione di una
maggiore possibilità di moderazione salariale. A supporto di questo orientamento spesso è stata
utilizzata l’evidenza empirica della crescita sostenuta dei salari «nominali» rispetto alla produttività.
PRODUTTIVITA’ E SALARI: LA LEVA DELLA CONTRATTAZIONE DECENTRATA
Lo sollecitazioni delle autorità europee sulla contrattazione
8
Le dinamiche del salario «reale» invece mostrano un andamento inferiore rispetto a quello della
produttività fatta eccezione del periodo in cui si è manifestata la crisi (con molta probabilità fenomeno
dovuto ad effetti di labour hoarding).
DINAMICHE IN AREA EURO E POSIZIONAMENTO DELL’ITALIA
Introduzione dell’euro non neutrale sulla produttività
9
Diversi sono i fattori tradizionalmente presi in considerazione per motivare la crescita della
produttività (come le variabili sulla dimensione di impresa, quelle tecnologiche, demografiche,
istituzionali, etc.). In realtà, anche l’adozione di una moneta unica e la cessione di sovranità sulla
politica monetaria sembra aver avuto un impatto sulla dinamica della produttività negli ultimi anni.
EURO
DINAMICHE IN AREA EURO E POSIZIONAMENTO DELL’ITALIA
Posizionamento Italia in area euro
10
Nell’analisi del posizionamento dell’Italia è stata considerata la dicotomia classica tra variabili
«nominali» e variabili «reali». Le prime sono espresse in termini di valori monetari correnti le seconde
sono definite al netto delle variazioni del livelli generali dei prezzi.
E’ stata, dunque, calcolata la variazione media della produttività (π) e dei salari (w) dall’introduzione
dell’euro fino all’ultimo dato disponibile (2016).
Considerando le grandezze «nominali» l’Italia presenta il valore più basso della crescita media della
produttività (2,04%). Per i salari la crescita più bassa è invece quella della Germania (1,95%) mentre la
dinamica dei salari in Italia è stata più sostenuta (2,11%). Quindi nel nostro Paese il differenziale tra
produttività e salari (∆) è stato negativo anche se di poco (-0,07%).
DINAMICHE IN AREA EURO E POSIZIONAMENTO DELL’ITALIA
Posizionamento Italia in area euro
11
Dal punto di vista delle dinamiche reali l’Italia comunque presenta il tasso di crescita medio della
produttività più basso della zona euro (0,20%) ma la dinamica dei salari reali è molto più contenuta di
quelli tedeschi (0,21% contro 0,76%).
In Italia il differenziale di crescita produttività-salari è quasi nullo (-0,01%) nel periodo considerato,
mentre in Germania anche in questo caso è positivo (0,39%).
DINAMICHE IN AREA EURO E POSIZIONAMENTO DELL’ITALIA
Posizionamento Italia in area euro
12
Confrontando le due tipologie di differenziali (Gap nominali e reali) è chiaro che l’Italia è stata interessata dalle
dinamiche più contenute nella zona euro. Inoltre, in termini reali, produttività e salari sono cresciuti allo stesso modo.
Di qui due principali osservazioni:
1. la spinta all’utilizzo della contrattazione aziendale di secondo livello per stimolare una maggiore moderazione
salariale potrebbe non sortire l’effetto sperato di aumentare i differenziali tra produttività e salari, considerate le
dinamiche già piatte;
2. anche se si cercano meccanismi per ancorare la crescita salariale alla produttività sembrerebbe che nel periodo
preso in esame il sistema abbia raggiunto già un equilibrio nelle dinamiche delle due variabili.
DINAMICHE IN AREA EURO E POSIZIONAMENTO DELL’ITALIA
Alcune spiegazioni dell’andamento della produttività in Italia
13
Alcune spiegazioni dell’andamento della produttività in Italia possono essere ricercate nelle dinamiche settoriali e nella
struttura dimensionale della nostra economia.
Per quanto riguarda le prime è evidente un crollo del settore dei servizi professionali in Italia più intenso che in altri
Paesi. Anche i settori tradizionali (come le costruzioni e il commercio) insieme all’industria mineraria e utilities hanno
sofferto.
La manifattura cresce ma non quanto quella degli altri Paesi.
Buone, invece, le performance dell’informazione e comunicazione e dei servizi finanziari e assicurativi.
DINAMICHE IN AREA EURO E POSIZIONAMENTO DELL’ITALIA
Alcune spiegazioni dell’andamento della produttività in Italia
14
Un’altra spiegazione della dinamica poco
sostenuta della produttività in Italia viene in
genere individuata anche nella struttura del
tessuto produttivo costituito
prevalentemente da microimprese (1-9
occupati).
Circa il 46% degli occupati si concentra in
questa categoria mentre nella grande
impresa (250+ occupati) si concentra la
quota più bassa della ZE11 circa il 20%.
La produttività cresce al crescere delle
dimensioni di impresa, pertanto l’Italia
viene penalizzata dalla diffusione delle
micro imprese.
ProduttivitàdellavoroperclassedimensionaleQuotedilavoroperclassedimensionale
LE POLITICHE PER LA DIFFUSIONE DELLA CONTRATTAZIONE DI SECONDO LIVELLO
Le opportunità offerte dalla contrattazione di secondo livello
15
La contrattazione di secondo livello comunque resta il luogo in cui si possono maturare le condizioni
per un migliore rapporto azienda – lavoratori, che in maniera indiretta potrebbe determinare una
crescita della produttività del lavoro.
Welfare aziendale
Work-life balance
Benefits
Partecipazione
Le soluzioni che si possono sviluppare nel secondo
livello sono molteplici: dal welfare aziendale, alla
partecipazione aziendale, a formule di rent-sharing,
premi di produttività sul salario accessorio, etc.
Negli ultimi anni il Governo ha messo in campo
un pacchetto di incentivi volti a radicare presso
le aziende la contrattazione di secondo livello,
prevedendo un regime fiscale premiale per un
paniere sempre più ampio di servizi (borse di
studio per i figli dei dipendenti, servizi di
assistenza ai famigliari anziani, voucher per
baby-sitting o palestra, etc).
L’intervento, previsto inizialmente
nella legge di stabilità 2016, è stato
successivamente potenziato con
quella per il 2017, che amplia il
limite massimo del premio di
produttività detassato da € 2.500 a
€ 4.000 p.c. e ampliando la soglia di
reddito (€ da 50.000 a € 80.000).
LE POLITICHE PER LA DIFFUSIONE DELLA CONTRATTAZIONE DI SECONDO LIVELLO
Le opportunità offerte dalla contrattazione di secondo livello
16
Il sistema di incentivi ha stimolato fino ad oggi il deposito di più di 25 mila contratti di secondo livello.
L’impatto di questa politica resta ancora tutto da valutare ma è chiaro fin dai primi depositi una
maggiore attivazione da parte delle regioni del Centro-Nord rispetto a quelle del Mezzogiorno.
Si potrebbe rischiare di accentuare il dualismo territoriale, che caratterizza la crescita delle
produttività nelle regioni italiane, se il sistema non viene integrato da altre politiche che tengano in
considerazione le differenze di contesto.
IncidenzacontrattidepositatisuoccupatiperRegione
Produttivitàdellavoronelsettoremanifatturiero
Bibliografia
Bibliografia
17
Bergamante F., Marocco M., Decentramento della contrattazione collettiva e incentivi economici al salario variabile, in
corso di pubblicazione, 2017
Calligaris S., Del Gatto M., Hassan F., Ottaviano G.I.P. , Schivardi F., Italy’s Productivity Conundrum, A Study on
Resource Misallocation in Italy, Discussion Paper n. 30, maggio 2016, Publications Office of the European Union,
Luxembourg, 2016
Commissione Europea, Documento di lavoro dei servizi della commissione, Relazione per paese relativa all'Italia 2016
comprensiva dell'esame approfondito sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici, Bruxelles,
26.2.2016 SWD(2016) 81 final, 2016
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22.2.2016 SWD(2017) 77 final, 2017
Dell’Aringa C., Lucifora C., Treu T. (a cura di), Salari, Produttività Disuguaglianze – Verso un nuovo modello
contrattuale?, il Mulino –AREL, Roma 15 giugno 2017
D’Amuri F. e Giorgiantonio C., Diffusione e prospettive della contrattazione aziendale in Italia, Occasional Papers –
Questioni di Economia e finanza n. 211, Banca d’Italia, luglio 2014
ECB, “Euro area economic situation and the foundations for growth”, Presentation by Mario Draghi, President of the
European Central Bank at the Euro Summit, Brussels, 14 March 2013
Forges Davanzati G., Gli effetti perversi della moderazione salariale, MicroMega 11 maggio 2016
Pini P., Salari, produttività e la “regola di piombo” della BCE, in Quaderno DEM 10/2013, Università degli Studi di
Ferrara, Ferrara, 2013
Resce M., Le incursioni della BCE sul mercato del lavoro italiano, in Economia e Politica, n. 12 anno 8-sem. 2 2016, 13
dicembre 2016
Tronti L., Elementi di analisi macroeconomica delle relazioni industriali. Modello contrattuale, produttività del lavoro e
crescita economica, Scuola nazionale dell’amministrazione - Presidenza del Consiglio dei Ministri, Università di Roma
Tre, A.a. 2014-15
Visser J, What happened to collective bargaining during the great recession?, su SpringerOpen Journal, IZA Journal of
Labor Policy, 2016
Watt A., More On Wage Policy A La Draghi: Share And Share Alike?, Social Europe Journal – 28 marzo 2013
Massimo Resce – m.resce@inapp.org

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Produttività, salari e contrattazione decentrata

  • 1. PRODUTTIVITA’, SALARI E CONTRATTAZIONE DECENTRATA Massimo Resce Dinamiche in area euro e posizionamento dell’Italia INAPP, C.so d’Italia n. 33 – 00198 Roma, 20 ottobre 2017
  • 2. Introduzione 1. Produttività e salari: la leva della contrattazione decentrata 2. Dinamiche in area euro e posizionamento dell’Italia 3. Le politiche per la diffusione della contrattazione di secondo livello Bibliografia INDICE Il lavoro presentato non impegna l’Istituto di appartenenza e l’autore rimane l’unico responsabile delle considerazioni espresse
  • 3. INTRODUZIONE La caduta della produttività del lavoro in Italia 3 L’ultima trimestrale sul mercato del lavoro, pubblicata dall’ISTAT a settembre, ci restituisce alcuni risultati confortanti sull’aumento dell’occupazione. Il dibattito che ne è seguito si è caratterizzato da posizioni anche discordanti sulla lettura complessiva dell’andamento del mercato del lavoro. In realtà, vi sono alcune evidenze meno dibattute che dovrebbero far riflettere i policy makers. INTERPRETAZIONI ? PROBLEMA STRUTTURALE da JOBLESS GROWTH a GROWTH LESS JOBS OCCUPATI = 23 Mln ORE LAVORATE < 6% ULA < 1 Mln PIL < 6,5% PRODUTTIVITÀ DEL LAVORO OSSERVAZIONI RISPETTO AI LIVELLI PRE-CRISI 2008
  • 4. INTRODUZIONE La caduta della produttività del lavoro in Italia 4 -2,00% -1,00% 0,00% 1,00% 2,00% 3,00% 4,00% 5,00% anni '70 anni '80 anni '90 2000-2008 2009-2016 Produttività del lavoro - output per ora lavorata Variazioni % medie annue - Elaborazioni su dati OECD Francia Germania Italia Spagna ZE11 Distanza IT-ZE11 Oltre alle complesse valutazioni sulle trasformazioni della qualità del lavoro si pone ancora una volta il problema della crescita della produttività. Si tratta di un aspetto ormai strutturale della nostra economia. Infatti, dal dopoguerra fino agli anni ’70 la crescita delle produttività in Italia è stata più sostenuta della media europea mentre dagli anni ’90 fino ai nostri giorni si è conosciuto un vero e proprio tracollo rispetto agli altri Stati. Definizione ZE11 Poiché l’entrata nell’area Euro è stata progressiva e non è avvenuta per tutti i paesi contemporaneamente, vengono presi in considerazione come Zona Euro i primi 11 Paesi entrati tra il 1999 e il 2002: Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo e Spagna.
  • 5. PRODUTTIVITA’ E SALARI: LA LEVA DELLA CONTRATTAZIONE DECENTRATA Il Protocollo del ‘93 e la contrattazione decentrata 5 Molti individuano la leva della contrattazione di secondo livello o decentrata per stimolare la crescita della produttività. L'assetto della contrattazione collettiva in Italia presenta alcuni aspetti problematici. Da più parti si ragiona su come collegare alcune componenti salariali alla dinamica della produttività. In particolare, il Protocollo del 1993 ha istituito un modello negoziale a due livelli che ancora oggi stenta a radicarsi. In sostanza i contratti collettivi nazionali non remunerano gli aumenti di produttività. Questa funzione, invece, viene delegata alla contrattazione decentrata (aziendale e territoriale), che può remunerare incrementi di produttività in funzione del raggiungimento di risultati di produzione (c.d. salario di risultato).
  • 6. PRODUTTIVITA’ E SALARI: LA LEVA DELLA CONTRATTAZIONE DECENTRATA Le sollecitazioni delle autorità europee sulla contrattazione 6 La spinta al maggior utilizzo della contrattazione decentrata si intensifica a ridosso della crisi e anche oggi vi sono forti sollecitazioni in questa direzione da parte di autorità europee. LETTERA BCE AL GOVERNO ITALIANO (2011) «riformare ulteriormente il sistema di contrattazione salariale collettiva, permettendo accordi al livello d'impresa in modo da ritagliare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende e rendendo questi accordi più rilevanti rispetto ad altri livelli di negoziazione.» RACCOMANDAZIONE DEL CONSIGLIO sul programma nazionale di riforma 2017 dell'Italia - COM(2017) 511 final «Considerando … (22) La contrattazione di secondo livello non è ampiamente utilizzata. Ciò ostacola l'allocazione efficiente delle risorse e la reattività delle retribuzioni alle condizioni economiche locali». […] «Raccomanda … (4)Con il coinvolgimento delle parti sociali, rafforzare il quadro della contrattazione collettiva, al fine di permettere contratti collettivi che tengano maggiormente conto delle condizioni locali».
  • 7. PRODUTTIVITA’ E SALARI: LA LEVA DELLA CONTRATTAZIONE DECENTRATA Lo sollecitazioni delle autorità europee sulla contrattazione 7 L’utilizzo di una maggiore contrattazione decentrata viene visto prevalentemente in funzione di una maggiore possibilità di moderazione salariale. A supporto di questo orientamento spesso è stata utilizzata l’evidenza empirica della crescita sostenuta dei salari «nominali» rispetto alla produttività.
  • 8. PRODUTTIVITA’ E SALARI: LA LEVA DELLA CONTRATTAZIONE DECENTRATA Lo sollecitazioni delle autorità europee sulla contrattazione 8 Le dinamiche del salario «reale» invece mostrano un andamento inferiore rispetto a quello della produttività fatta eccezione del periodo in cui si è manifestata la crisi (con molta probabilità fenomeno dovuto ad effetti di labour hoarding).
  • 9. DINAMICHE IN AREA EURO E POSIZIONAMENTO DELL’ITALIA Introduzione dell’euro non neutrale sulla produttività 9 Diversi sono i fattori tradizionalmente presi in considerazione per motivare la crescita della produttività (come le variabili sulla dimensione di impresa, quelle tecnologiche, demografiche, istituzionali, etc.). In realtà, anche l’adozione di una moneta unica e la cessione di sovranità sulla politica monetaria sembra aver avuto un impatto sulla dinamica della produttività negli ultimi anni. EURO
  • 10. DINAMICHE IN AREA EURO E POSIZIONAMENTO DELL’ITALIA Posizionamento Italia in area euro 10 Nell’analisi del posizionamento dell’Italia è stata considerata la dicotomia classica tra variabili «nominali» e variabili «reali». Le prime sono espresse in termini di valori monetari correnti le seconde sono definite al netto delle variazioni del livelli generali dei prezzi. E’ stata, dunque, calcolata la variazione media della produttività (π) e dei salari (w) dall’introduzione dell’euro fino all’ultimo dato disponibile (2016). Considerando le grandezze «nominali» l’Italia presenta il valore più basso della crescita media della produttività (2,04%). Per i salari la crescita più bassa è invece quella della Germania (1,95%) mentre la dinamica dei salari in Italia è stata più sostenuta (2,11%). Quindi nel nostro Paese il differenziale tra produttività e salari (∆) è stato negativo anche se di poco (-0,07%).
  • 11. DINAMICHE IN AREA EURO E POSIZIONAMENTO DELL’ITALIA Posizionamento Italia in area euro 11 Dal punto di vista delle dinamiche reali l’Italia comunque presenta il tasso di crescita medio della produttività più basso della zona euro (0,20%) ma la dinamica dei salari reali è molto più contenuta di quelli tedeschi (0,21% contro 0,76%). In Italia il differenziale di crescita produttività-salari è quasi nullo (-0,01%) nel periodo considerato, mentre in Germania anche in questo caso è positivo (0,39%).
  • 12. DINAMICHE IN AREA EURO E POSIZIONAMENTO DELL’ITALIA Posizionamento Italia in area euro 12 Confrontando le due tipologie di differenziali (Gap nominali e reali) è chiaro che l’Italia è stata interessata dalle dinamiche più contenute nella zona euro. Inoltre, in termini reali, produttività e salari sono cresciuti allo stesso modo. Di qui due principali osservazioni: 1. la spinta all’utilizzo della contrattazione aziendale di secondo livello per stimolare una maggiore moderazione salariale potrebbe non sortire l’effetto sperato di aumentare i differenziali tra produttività e salari, considerate le dinamiche già piatte; 2. anche se si cercano meccanismi per ancorare la crescita salariale alla produttività sembrerebbe che nel periodo preso in esame il sistema abbia raggiunto già un equilibrio nelle dinamiche delle due variabili.
  • 13. DINAMICHE IN AREA EURO E POSIZIONAMENTO DELL’ITALIA Alcune spiegazioni dell’andamento della produttività in Italia 13 Alcune spiegazioni dell’andamento della produttività in Italia possono essere ricercate nelle dinamiche settoriali e nella struttura dimensionale della nostra economia. Per quanto riguarda le prime è evidente un crollo del settore dei servizi professionali in Italia più intenso che in altri Paesi. Anche i settori tradizionali (come le costruzioni e il commercio) insieme all’industria mineraria e utilities hanno sofferto. La manifattura cresce ma non quanto quella degli altri Paesi. Buone, invece, le performance dell’informazione e comunicazione e dei servizi finanziari e assicurativi.
  • 14. DINAMICHE IN AREA EURO E POSIZIONAMENTO DELL’ITALIA Alcune spiegazioni dell’andamento della produttività in Italia 14 Un’altra spiegazione della dinamica poco sostenuta della produttività in Italia viene in genere individuata anche nella struttura del tessuto produttivo costituito prevalentemente da microimprese (1-9 occupati). Circa il 46% degli occupati si concentra in questa categoria mentre nella grande impresa (250+ occupati) si concentra la quota più bassa della ZE11 circa il 20%. La produttività cresce al crescere delle dimensioni di impresa, pertanto l’Italia viene penalizzata dalla diffusione delle micro imprese. ProduttivitàdellavoroperclassedimensionaleQuotedilavoroperclassedimensionale
  • 15. LE POLITICHE PER LA DIFFUSIONE DELLA CONTRATTAZIONE DI SECONDO LIVELLO Le opportunità offerte dalla contrattazione di secondo livello 15 La contrattazione di secondo livello comunque resta il luogo in cui si possono maturare le condizioni per un migliore rapporto azienda – lavoratori, che in maniera indiretta potrebbe determinare una crescita della produttività del lavoro. Welfare aziendale Work-life balance Benefits Partecipazione Le soluzioni che si possono sviluppare nel secondo livello sono molteplici: dal welfare aziendale, alla partecipazione aziendale, a formule di rent-sharing, premi di produttività sul salario accessorio, etc. Negli ultimi anni il Governo ha messo in campo un pacchetto di incentivi volti a radicare presso le aziende la contrattazione di secondo livello, prevedendo un regime fiscale premiale per un paniere sempre più ampio di servizi (borse di studio per i figli dei dipendenti, servizi di assistenza ai famigliari anziani, voucher per baby-sitting o palestra, etc). L’intervento, previsto inizialmente nella legge di stabilità 2016, è stato successivamente potenziato con quella per il 2017, che amplia il limite massimo del premio di produttività detassato da € 2.500 a € 4.000 p.c. e ampliando la soglia di reddito (€ da 50.000 a € 80.000).
  • 16. LE POLITICHE PER LA DIFFUSIONE DELLA CONTRATTAZIONE DI SECONDO LIVELLO Le opportunità offerte dalla contrattazione di secondo livello 16 Il sistema di incentivi ha stimolato fino ad oggi il deposito di più di 25 mila contratti di secondo livello. L’impatto di questa politica resta ancora tutto da valutare ma è chiaro fin dai primi depositi una maggiore attivazione da parte delle regioni del Centro-Nord rispetto a quelle del Mezzogiorno. Si potrebbe rischiare di accentuare il dualismo territoriale, che caratterizza la crescita delle produttività nelle regioni italiane, se il sistema non viene integrato da altre politiche che tengano in considerazione le differenze di contesto. IncidenzacontrattidepositatisuoccupatiperRegione Produttivitàdellavoronelsettoremanifatturiero
  • 17. Bibliografia Bibliografia 17 Bergamante F., Marocco M., Decentramento della contrattazione collettiva e incentivi economici al salario variabile, in corso di pubblicazione, 2017 Calligaris S., Del Gatto M., Hassan F., Ottaviano G.I.P. , Schivardi F., Italy’s Productivity Conundrum, A Study on Resource Misallocation in Italy, Discussion Paper n. 30, maggio 2016, Publications Office of the European Union, Luxembourg, 2016 Commissione Europea, Documento di lavoro dei servizi della commissione, Relazione per paese relativa all'Italia 2016 comprensiva dell'esame approfondito sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici, Bruxelles, 26.2.2016 SWD(2016) 81 final, 2016 Commissione Europea, Documento di lavoro dei servizi della commissione, Relazione per paese relativa all'Italia 2017 Comprensiva dell'esame approfondito sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici, Bruxelles, 22.2.2016 SWD(2017) 77 final, 2017 Dell’Aringa C., Lucifora C., Treu T. (a cura di), Salari, Produttività Disuguaglianze – Verso un nuovo modello contrattuale?, il Mulino –AREL, Roma 15 giugno 2017 D’Amuri F. e Giorgiantonio C., Diffusione e prospettive della contrattazione aziendale in Italia, Occasional Papers – Questioni di Economia e finanza n. 211, Banca d’Italia, luglio 2014 ECB, “Euro area economic situation and the foundations for growth”, Presentation by Mario Draghi, President of the European Central Bank at the Euro Summit, Brussels, 14 March 2013 Forges Davanzati G., Gli effetti perversi della moderazione salariale, MicroMega 11 maggio 2016 Pini P., Salari, produttività e la “regola di piombo” della BCE, in Quaderno DEM 10/2013, Università degli Studi di Ferrara, Ferrara, 2013 Resce M., Le incursioni della BCE sul mercato del lavoro italiano, in Economia e Politica, n. 12 anno 8-sem. 2 2016, 13 dicembre 2016 Tronti L., Elementi di analisi macroeconomica delle relazioni industriali. Modello contrattuale, produttività del lavoro e crescita economica, Scuola nazionale dell’amministrazione - Presidenza del Consiglio dei Ministri, Università di Roma Tre, A.a. 2014-15 Visser J, What happened to collective bargaining during the great recession?, su SpringerOpen Journal, IZA Journal of Labor Policy, 2016 Watt A., More On Wage Policy A La Draghi: Share And Share Alike?, Social Europe Journal – 28 marzo 2013
  • 18. Massimo Resce – m.resce@inapp.org