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S.m.s. Ada Negri - Lodi “Le parole del territorio” e “le macchine ci dicono come ci aiutano”
coordinatore prof. Paolo Ordanini a.s. 2013-2014
1
La proposta è caratterizzata da moduli di lavoro che hanno autonomia propria e che si
svolgono in tempi brevi. Posso svolgerne anche solo uno, perché ogni modulo ha un senso
proprio.
I moduli sono componibili: posso metterne in relazione uno con altri
Si svolgono in ambienti di apprendimento diversi: modelli di ambiente (plastici), visione di
materiale digitale già prodotto dai ragazzi, uscite, rielaborazione con uso della LIM, oppure
produzione di testo digitale (presentazione in PowerPoint) o cartaceo.
Per ogni modulo sono definiti:
• I contenuti anche in relazione alla classe (prima, seconda, terza)
• Gli ambienti di apprendimento
• I tempi
• Il materiale disponibile
• Le possibili rielaborazioni, che potranno diventare, poi, materiale disponibile
Riflessione con LIM
Presentazione digitale,
Cartellone, od opuscolo
Ambienti di
apprendimento
Rielaborazione
per fissare i concetti
principali
Osservazione e analisi dei modelli di territorio
Uscita didattica
Prima serie di didattica componibile - maggio 2014 – il lavoro svolto
Le parole del territorio
“ un ambiente che ti parla è un ambiente che senti tuo e che rispetti”
LE BASI DI PARTENZA DEL PROGETTO
Interessa competenze ed obiettivi di apprendimento di storia, geografia,
scienze, arte, tecnologia
Dall’ambiente fisico ai significati ed alle chiavi di lettura,
sotto forma di parole del territorio.
Metodo
S.m.s. Ada Negri - Lodi “Le parole del territorio” e “le macchine ci dicono come ci aiutano”
coordinatore prof. Paolo Ordanini a.s. 2013-2014
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Lavori proposti e lavori scelti dagli insegnanti e, poi, sviluppati (in grassetto)
1) L’ambiente naturale del fiume: 1A/1C/1E/1F/1M/1O
2) Il territorio agricolo e la cascina
3) La formazione di un territorio
di pianura: il Lodigiano
4) La città di Lodi
5) Il rapporto tra la costruzione del
territorio agricolo e lo sviluppo della
società
Classi prime
Classi prime e seconde
6) L’abbazia e il territorio
della bonifica, la marcita
7) I significati della città medioevale: Lodi 1B/1M/1O
8) Il pensiero dell’uomo del Medioevo
(la Basilica di San Bassiano e
il monastero di Abbadia Cerreto)
9) Il pensiero dell’uomo del Rinascimento:
la chiesa dell’Incoronata 2B/2F
11) La rivoluzione industriale a Lodi:
il Lanificio Varesi - “I padroni, i poeti, gli
operai, i banchieri: cento anni di vita
all’ombra delle ciminiere 3B
10) La rivoluzione industriale a Lodi:
il Linificio Canapificio nazionale 3D
14) Il fascismo: la formazione del pensiero
15) Lodi tra le due guerre: 3M/3O
Classi terze
12) Il villaggio di Crespi d’Adda: 3A/3C/3F
13) Santa Francesca Cabrini e
l’emigrazione: 2D
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coordinatore prof. Paolo Ordanini a.s. 2013-2014
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II serie didattica componibile - maggio 2014 – il lavoro svolto
Le macchine ci dicono come ci aiutano
Materie: tecnologia e scienze
Metodo: come per la prima serie (le parole del territorio);
il documento di partenza è il modello di macchina costruito e disponibile a scuola. Si può così
osservare il suo reale funzionamento con semplici esperimenti.
Analisi della macchina: le parti, il funzionamento, le relazioni tra le parti.
Eventuale riflessione sulle forme di energia
Infine alla LIM gli alunni fanno un elenco dei termini chiave e con essi costruiscono il discorso
della macchina che ci dice come ci aiuta nello svolgimento di un lavoro
Lavori proposti e lavori scelti dagli insegnanti e, poi, sviluppati (in grassetto)
1) Leva di primo grado: 3A/3B/3C/3E/3F/3M/3O
2) Piano inclinato
3) Carrucola
4) Verricello
5) Mulino a vento
6) Macchina a vapore
7) La macchina per scavare le trincee di Leonardo da Vinci
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coordinatore prof. Paolo Ordanini a.s. 2013-2014
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Le Parole del territorio: i lavori
CLASSI PRIME L’ambiente naturale del fiume
Metodo di lavoro utilizzato.
Primo ambiente di apprendimento: rilettura alla LIM del plastico del fiume Adda, costruito dai
ragazzi nelle attività integrative pomeridiane (1 ora), agli alunni sono fornite schede per prendere
appunti;
secondo ambiente di apprendimento: proiezione di ipertesto sul fiume Adda costruito dagli
alunni della scuola Don Milani (1 ora);
terzo ambiente di apprendimento: lavoro alla LIM: individuazione delle parole chiave che gli
alunni, facendo riferimento ai due primi ambienti di apprendimento, scrivono alla LIM;
strutturazione del discorso del fiume basandosi sulle parole chiave; stesura discorso del fiume
Adda (2 ore in tutto).
Primo ambiente di
apprendimento: plastico
fiume Adda
Secondo ambiente di
apprendimento:
ipertesto sul fiume Adda
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coordinatore prof. Paolo Ordanini a.s. 2013-2014
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LE PAROLE DEL FIUME ADDA
Classe 1A
Ciao, io sono il fiume Adda. Qui, quando passo da voi sono molto vecchio, ma non sono sempre
così, perché ho contemporaneamente diverse vite: giovane e frizzante quando sono un torrente,
tranquillo in pianura; attenti però perché sono imprevedibile!
Sono il re della valle. Il confine è la mia scarpata che ho scavato migliaia di anni fa.
C’erano uomini che non hanno violato i miei confini e hanno costruito paesi sopra di essa.
Nella mia valle ho lasciato le tracce dei miei percorsi; tanto tempo fa, quelli che oggi chiamate
paleoalvei, erano la mia strada. Le mie acque hanno eroso il terreno del mio vecchio alveo e così
nel tempo ho modificato il mio percorso. Ho creato, così, in tempi diversi anche le paludi e i
meandri. Così facendo ho modificato l’ambiente della mia valle, la sua flora e la sua fauna.
Intorno a me l’uomo ha modificato il mio ambiente per costruire strade, cascine, campi agricoli,
strade campestri, rogge e paesi . Ha dovuto, però, a volte adattarsi alle mie forme irregolari.
Purtroppo qualche testardo ha voluto sfidarmi ed ha costruito una noiosa e rettilinea strada: la
tangenziale.
Arrivederci e non fate come altri uomini che non mi hanno rispettato
Classe 1C
Ciao ragazzi sono il fiume Adda e scorro qui vicino a voi; vedete le mie acque lente e calme, ma
contemporaneamente su in montagna scorrono molto velocemente. A volte anche qui esco dal mio
percorso.
Le mie acque hanno scavato la valle che vedete fino alla scarpata. Gli uomini hanno costruito i loro
insediamenti sopra di essa.
Oggi seguo un percorso nell’alveo, attorno al quale potete vedere i boschi. Anticamente avevo
altre strade; lo potete capire dai paleoalvei, campi con andamento curvilineo. Perché è successo
questo? A volte le mie acque vanno troppo velocemente ed erodono la sponda. Così un giorno, a
furia di erodere, cambio strada e abbandono un tratto, che gli uomini, che devono dare un nome a
tutto, chiamano meandro. Quando questo invecchia, diventa palude. In questi diversi luoghi ci
sono flora e fauna diverse. Io ho determinato tutto questo.
1) scarpata principale
del fiume
2)
Alveo
Lanca
Paleoalvei
Valle del
fiume
5)
rogge
centri
abitati
cascine
6) strada
provinciale
tangenziale
campi
agricoli
strade secondarie
o
campestri
4) vite del
fiume
flora della scarpata
insediamenti umani sopra
scarpata
erosione, deposito,
taglio
palude
adattamento
uomo
(pioppi)
3) diversità di ecosistemi
1) scarpata principale
del fiume
2)
Alveo
Lanca
Paleoalvei
Valle del
fiume
5)
rogge
centri
abitati
cascine
6) strada
provinciale
tangenziale
campi
agricoli
strade secondarie
o
campestri
4) vite del
fiume
flora della scarpata
insediamenti umani sopra
scarpata
erosione, deposito,
taglio
palude
adattamento
uomo
(pioppi)
3) diversità di ecosistemi
Esempio di parole
chiave
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Purtroppo l’uomo deve sempre lasciare la sua impronta: ha costruito nella mia valle le cascine, i
campi agricoli, le rogge, le strade campestri, i centri abitati e le strade che li collegano. Per l’uomo
non è stato facile, perché, a volte, ha dovuto adattarsi alle forme della mia valle.
La tangenziale, però, non mi è simpatica, perché non si è adattata a me.
Ciao e, per il vostro bene, abbiate cura di me.
Classe 1E
Ciao, sono il fiume Adda. Mi vedete vecchio e calmo, ma sono stato giovane, un frizzante torrente.
Ora scorro nel mio alveo. Io comando in tutta la valle, che le mie acque hanno scavato fino alla
scarpata. Sopra di essa, per sentirsi sicuri, gli umani vi hanno costruito i loro centri abitati. Dato
che qui comando io, posso cambiare strada quando mi pare e piace. Guardate, ad esempio, il
taglio di Soltarico: la forza delle mie acque ha eroso la vecchia sponda e io ho tagliato dritto.
Posso anche cambiare la flora e la fauna, perché il meandro abbandonato si trasforma lentamente
in palude che, col tempo, può diventare un campo coltivabile; gli umani che studiano la mia storia
lo chiamano paleoalveo. Anche quando gli uomini si sono appropriati del mio territorio, costruendo
cascine, campi agricoli, strade campestri, centri abitati e strade intercomunali, si sono dovuti
adattare alle caratteristiche della mia valle. L’unica che non mi rispetta è la tangenziale!
Ora vi saluto, perché devo continuare il mio lavoro; ricordatevi di me e rispettatemi, altrimenti
potreste pagarne le conseguenze.
Classe 1F
Bella raga, sono il fiume Adda. Non vi stupite di come parlo. Io sono sia giovane, sia vecchio,
perché ho tante vite. Sono giovane e agitato quando sono torrente, tranquillo e vecchio quando
sono foce o fiume di bassa pianura. Attenti, però, perché in alcuni momenti esce fuori tutta la mia
rabbia.
Le mie acque sono così potenti che hanno scavato la mia valle fino alla scarpata. Gli uomini,
impauriti dalle mie acque hanno messo i loro insediamenti sopra di essa.Oggi le mie acque
scorrono nell’alveo; intorno a me ci sono boschi con animali selvatici. Durante la mia vita ho
cambiato spesso strada; i paleoalvei, che ora sono campi curvilinei, sono i miei antichi percorsi.Ho
fatto anche altre strade: in tempi lontani ho formato le paludi; ora formo i meandri, come il taglio di
Soltarico.. Tutti questi hanno flora e fauna diversa: nella palude ci sono acque stagnanti, canne
palustri, salici, ninfee, rane, pesci che amano l’acqua bassa…..
Nel meandro possiamo trovare anche i pioppeti, coltivazioni dell’uomo. Gli uomini hanno costruito
nella mia valle campi agricoli, cascine, rogge, strade campestri, case e strade che collegano tutto.
Tutto questo si è dovuto, però, adattare alle forme della mia valle. L’unica che non si adatta è la
tangenziale.
Vi ho parlato di me e dovreste aver capito che dovete rispettarmi, perché potrei causare danni a
voi e alla mia valle. Ciao e.. alla prossima !
Classe 1M
Ciao ragazzi sono il fiume Adda, ho molti anni anche se lassù in montagna sono giovane. Scendo
impetuosamente, mentre qui sono calmo. Attenzione, però, quando sono in piena potrebbe
succedere di tutto. Nella mia vita ho cambiato e cambio ancora il mio percorso; i campi curvi che
vedete sono la prova che io sono passato di lì. Nel corso di migliaia di anni ho scavato quella che
voi umani chiamate scarpata, il confine del mio regno: la mia valle! Voi avete usato il suo confine,
la scarpata, come luogo per costruire le vostre abitazioni.
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coordinatore prof. Paolo Ordanini a.s. 2013-2014
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Cambiando percorso ho formato meandri abbandonati, come il taglio di Soltarico, paludi. In questi
luoghi ci sono animali e piante diverse. Io do vita a flora e fauna! Sono infastidito da voi comuni
mortali, avete costruito centri abitati, strade che li collegano, campi agricoli, rogge, strade
campestri, cascine, cercando di contrapporvi alla mia volontà. Non sempre ci riuscite e dovete
adattare le vostre costruzioni al mio terreno. Quella che più mi innervosisce è la tangenziale;
quando passa, mi ignora! Grazie per avermi ascoltato, ma rispettatemi.
Classe 1O
Ciao sono il fiume Adda, le mie acque scorrono laggiù nell’alveo. Esse hanno eroso e formato la
scarpata, limite della mia valle. Sono molto vecchio, ma, a volte, quando sono torrente mi sento
gasato. Attenzione, però, anche quando sembro tranquillo, se mi alzo male dal letto faccio paura.
Io nella mia valle faccio quello che voglio; con le mie acque erodo e deposito sabbia e ghiaia e
formo i meandri, come il taglio di Soltarico. Passando il tempo i miei meandri si trasformano in
paludi, che possono diventare paleoalvei. Tutti questi luoghi hanno flora e fauna diversi. Voi
umani questo lo chiamate biodiversità. Avete utilizzato la mia scarpata per costruire le vostre case
al sicuro.
Avete costruito anche nella mia valle: ancora case, strade intercomunali, campi agricoli, strade
campestri, rogge, cascine, ma tutto ciò si è dovuto adattare alle mie forme. Solo la tangenziale mi
ha ignorato, non mi è molto simpatica.
Adesso vi saluto, ma state attenti! Rispettatemi e non sottovalutatemi.
CLASSE 1B/1M/1O Lodi: I significati della città medioevale
Metodo di lavoro utilizzato.
Primo ambiente di apprendimento: uscita didattica in Lodi; gli alunni prendono appunti
individuando parole chiave;
secondo ambiente di apprendimento: lavoro alla LIM; gli alunni scrivono alla LIM le parole
chiave. Queste vengono raggruppate in insiemi logici.
Strutturazione del percorso del discorso della città medioevale basandosi sugli insiemi logici delle
parole chiave; stesura discorso del fiume Adda (3 ore in tutto).
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coordinatore prof. Paolo Ordanini a.s. 2013-2014
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LE PAROLE DELLA CITTA’ MEDIOEVALE DI LODI
Classe 1B
Sono nata il 3 Agosto del 1158, in un periodo dominato da lotte tra le varie città. I Milanesi hanno
distrutto mia sorella maggiore, Laus Pompeia . Sono grata all’Imperatore Federico Barbarossa che
ha reso possibile la mia nascita.
L’architetto dell’Imperatore, Tinto Muso de Gata, mi ha progettato per la difesa della mia
popolazione: sono su una zona alta verso la valle dell’Adda, circondata da mura ghibelline, che
rappresentano l’alleanza con l’imperatore. Si entra solo da porte custodite. Ho anche un castello
che mi difende. Nel caso in cui l’esercito nemico avesse superato le mura, le mie vie, che vanno a
restringersi verso la piazza, avrebbero potuto rallentarlo. I nemici potevano essere sorpresi alle
spalle percorrendo vie parallele a quelle principali.
Attraversando porta Cremona entrate nella mia città. Nella strada più importante, via di porta
Cremona (ora voi la chiamate corso Roma) c’era molta vita: botteghe, carri, persone, animali,
profumi, odori sgradevoli; il suono delle campane ci indicava il passare del tempo. Il nome di
alcune vie ricordava la presenza di corporazioni di mestiere, come via dei Beccai (ora chiamata via
Cavour) e via dei Maniscalchi (ora chiamata via Garibaldi).
Alla fine di via di porta Cremona si apre la piazza Maggiore, il mio cuore. Qui si svolgevano feste,
cortei, ma anche esecuzioni e torture. Mantengo il ricordo della vecchia Lodi in alcune delle 66
colonne dei miei portici. Potete osservare la presenza di case alte strette lunghe, costruite così per
risparmiare spazio. Qui abitavano e lavoravano i mercanti. Tra i diversi edifici spicca il palazzo
Vistarini, nobile e potente famiglia, sempre in lotta con altre per governarmi. Sul lato opposto,
potete osservare la maestosa casa di Dio, la cattedrale. L’imponente facciata vi dà importanti
messaggi: la navata, il percorso che gli uomini devono percorrere per raggiungere Dio, il rosone vi
comunica che l’essenza dell’uomo (i quattro elementi: acqua, terra, fuoco e aria) appartiene a Dio.
Prima di entrare lascia fuori gli interessi quotidiani; a fare questo ti aiuta il protiro. Ora entrate,
alzate gli occhi immaginate il cielo e nel punto più alto Dio.
Continuate il vostro percorso verso di Lui, laggiù verso l’abside. Alcune parti della chiesa sono
state finanziate dalle mie corporazioni, come ricordato dal bassorilievo dedicato ai calzolai e posto
su una colonna.
difesa
scarpata del fiume
piazza Broletto
lotto gotico
protiro
chiesa di San Francesco
2a) Toponomastica
ottagono
vie a coppie
4) 100 campanili
merli
Fissiraga
vicinanza a Dio
negozi
1) Federico
Barbarossa
3)piazza maggiore
torture, esecuzioni
(Ada Negri)
4a)cattedrale
7) Francescani
Guelfi e
Ghibellini
il bene e il male
larghezza vie
corporazione calzolai
Federico II di Svevia
5) palazzo comunale
palazzo vescovile
San Bassiano
Milano
porta Cremona
accoglienza pellegrini
amministrazione giustizia
Drago Tarantasio
amministrazione finanze
6)piazza mercato
mura1158
n. 4 rosone
roggia Molina
cripta
riutilizzo materiale cattedrale
di Lodivecchio
traslazione salma San
Bassiano
Vescovi ( Ildegrando)
feste
Vistarini
volta celeste
passaggio tra palazzo
comunale e cattedrale
Fiume Adda
2) posizione città
Le parole chiave
S.m.s. Ada Negri - Lodi “Le parole del territorio” e “le macchine ci dicono come ci aiutano”
coordinatore prof. Paolo Ordanini a.s. 2013-2014
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In fondo alla navata laterale sulla destra, potete trovare una cappella sulle cui pareti è raffigurato il
Giudizio Universale: ammoniva coloro che avessero trasgredito le regole della dottrina cristiana.
Scendendo verso la cripta, trovate un bassorilievo raffigurante l’ultima cena. E’ un ricordo della
vecchia Lodi che i miei cittadini hanno voluto portare qui dalla cattedrale S. Maria.
Siete arrivati dentro la cripta. Qui è custodito il corpo di San Bassiano, il mio primo Vescovo,
portato a spalle, da mia sorella maggiore (Laus Pompeia) a me, addirittura dall’Imperatore
Federico Barbarossa, l’Abate di Cluny, il priore di Aquileia e l’antipapa. Uscendo dalla cattedrale
arrivate ad una piccola piazza, chiamata Broletto, dove si amministrava la giustizia e si discuteva
dei miei problemi. Qui si affaccia il palazzo del Comune. Potete ancora osservare la fonte
battesimale di forma ottagonale, che prima era presente nella cattedrale. L’ottagono rappresenta il
passaggio tra la terra (il quadrato) e il cielo, Dio (il cerchio). Prima di passare in piazza mercato
osservate il collegamento del palazzo comunale con il Duomo. E’ stato fatto perché in caso di
pericolo, il podestà potesse rifugiarsi in un luogo intoccabile. La terza piazza, dopo piazza
Maggiore e piazza Broletto è piazza Mercato. Qui la domenica si vendevano i prodotti locali delle
campagne lodigiane. Il martedì si vendevano prodotti pregiati, provenienti anche da Venezia.
L’imponente palazzo del Vescovo occupa un lato della piazza. Il Vescovo, capo religioso dei miei
abitanti, era interessato anche ai beni terreni. Aveva, tra l’altro, il privilegio di far cavare l’oro
dall’Adda.Spostatevi ora verso le mura dalla parte del fiume. Qui si trova il convento dei frati
francescani. Questi vivevano di donazioni, predicavano ed accoglievano i pellegrini e coloro che ne
avessero bisogno. Poco lontano i Domenicani svolgevano le stesse mansioni. Grazie ad Antonio
Fissiraga, che donò la chiesa di San Francesco per farsi perdonare i suoi peccati, i frati poterono
accogliere i fedeli che giungevano numerosi. Adesso vi saluto e ora che ci conosciamo meglio
possiamo considerarci un po’ amici.
Classe 1M
Buongiorno, sono la città di Lodi. Mi ricordo con dolore della mia distruzione da parte dei Milanesi
e con riconoscenza della protezione da parte dell’Imperatore Federico Barbarossa. Tutto ciò
avveniva nel 1158.
Per resistere agli attacchi dei nemici sono stata costruita sul colle Eghezzone. Le mura mi
circondavano per difendermi, un castello per avvistare e fermare i nemici, le porte per entrare. Nel
caso in cui i miei nemici fossero riusciti ad entrare allora le mie vie principali che si restringevano
verso la piazza li rallentavano e le vie parallele permettevano di sorprenderli alle spalle.
Entrate, vi farò vedere la vita che c’è dentro di me. Lungo la via di Porta Cremona ( che ora voi
chiamate c.so Roma) ci sono tante persone che comprano, parlano, animali, si sente profumo di
pane, odori sgradevoli (attenti alzate la testa), i suoni delle campane delle mie cento chiese.
Incrociamo via dei Maniscalchi (ora voi la chiamate via Garibaldi) e via dei Beccai (ora voi la
chiamate via Cavour) dove gli artigiani lavorano.
Venite, vedrete la piazza maggiore, il broletto e piazza mercato: esse sono il mio cuore. Nella
piazza maggiore potete vedere il palazzo Vistarini, sede della nobile famiglia che assetata di
potere fece entrare dalle mie porte i Milanesi, per governarmi sotto la loro protezione. Potete
osservare le alte e strette case dei mercanti, occupavano poco spazio nel luogo più importante. Un
grande tesoro si affaccia sulla piazza: la casa di Dio. La sua facciata, con il protiro, ci dice di
abbandonare fuori da essa il mondo terreno. Ci fa vedere con la navata principale il percorso per
arrivare a Dio. Il rosone ci fa capire che i quattro elementi fondamentali su cui si basa la vita sono
di Dio. Adesso possiamo entrare nella casa di Dio. Noi camminiamo sotto la volta celeste, dove nel
punto più alto si trova Dio. In alto su una colonna vedete una formella che ritrae un calzolaio. E’ un
segno che ci dice che questa corporazione ha contribuito alla costruzione di questa chiesa.
Avviciniamoci ora all’altare dove è l’abside, a destra troviamo il Giudizio Universale. I miei abitanti
avevano tanta paura di soffrire le pene dell’Inferno e questo affresco le ricordava. Scendendo
verso la cripta, troviamo un bassorilievo in cui è raffigurata l’Ultima cena. Non ne vorrei parlare,
perché mi ricorda la distruzione di mia sorella, Laus Pompeia. Questo è un ricordo della vecchia
S.m.s. Ada Negri - Lodi “Le parole del territorio” e “le macchine ci dicono come ci aiutano”
coordinatore prof. Paolo Ordanini a.s. 2013-2014
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città, venne preso dai resti della cattedrale S. Maria di Laus. Sotto il bassorilievo ci sono dei
Vescovi di Lodi. Alcuni nomi ci dicono che sono arrivati dalla Germania.Entriamo nella cripta, lì
troviamo il corpo di San Bassiano, il primo Vescovo. E’ così importante che è stato portato da Laus
a me in spalla dall’Imperatore Federico Barbarossa, il priore di Cluny, il patriarca di Aquileia e
l’antipapa.
Usciamo dalla chiesa e andiamo nella seconda piazza, quella del Broletto. Qui c’è il palazzo
comunale; si amministravano la giustizia e i beni del Comune. Vedete laggiù il fonte battesimale di
forma ottagonale, dove si immergevano le persone per essere battezzate. La forma ottagonale
simboleggia l’andare verso Dio ( il cerchio,la perfezione) dell’uomo ( la terra, il quadrato).
Passiamo ora nella terza piazza, quella del mercato. Qui per comprare le merci i miei cittadini
usavano il “grosso lodigiano” ed il “piccolo lodigiano” la moneta di Lodi. Il mercato dei prodotti locali
si svolgeva la domenica; quello del martedi era il mercato del lusso, le merci provenivano da
lontano, anche dall’oriente.Su un lato della piazza potete vedere il maestoso palazzo del Vescovo,
personaggio importante nella vita religiosa dei miei cittadini e non solo, anche nella vita
economica. Pensate, poteva cavare l’oro dall’Adda. Avviamoci ora verso il fiume Adda. In questo
luogo, ai miei confini, sopra la scarpata vi sono i conventi dei frati Francescani e dei Domenicani.
In questi conventi i forestieri venivano ospitati. I francescani con le loro prediche attiravano molte
persone.
Il nobile Antonio Fissiraga, allora, fece costruire la nuova chiesa di San Francesco. Pensava che in
questo modo non sarebbe andato all’inferno.
Entriamo nella chiesa, camminiamo sotto il suo cielo stellato e arriviamo al dipinto che testimonia
che Antonio Fissiraga donò questa chiesa, riuscendo ad andare in Paradiso. Ho tantissime cose
da raccontare su di me, ma il tempo non basta. Spero che apprezziate tutto quello che vi circonda
e che mi trattiate bene.
Classe 1O
Ciao, sono la città di Lodi. Mia sorella, Laus Pompeia (l’attuale Lodivecchio), è stata perseguitata
dai Milanesi. Distrutta nel 1111 e nel 1158. Grazie all’ Imperatore Federico Barbarossa sono rinata
qui sul colle Eghezzone.
Per non farmi ridistruggere mi hanno costruito in alto sul bordo della valle dell’Adda e protetta da
mura. Dove la valle non c’era chi mi ha costruito ha scavato ai piedi delle mura una lunga fossa e
hanno fatto passare la roggia Molina. Per aiutarmi a difendermi, Federico II ha costruito un
castello; ora voi ne vedete solo i resti. Per entrare sono state costruite porte messe dove
giungevano le vie che mi collegavano alle altre città. Nel caso in cui i nemici riescano ad entrare i
miei guerrieri potevano sorprenderli alle spalle utilizzando le vie parallele e rallentare la loro
avanzata con le strade principali che si restringono.
Entrando nelle mie vie ora potete vedere finestre a sesto acuto, segni di case medioevali. Un
tempo nelle mie vie e qui nella via di Porta Cremona (ora voi la chiamate corso Roma) vi erano
botteghe, tante persone, cavalli, maiali, galline, buoni profumi e odori sgradevoli. Nelle mie vie
lavoravano gli artigiani. In via dei Beccai ( l’attuale via Cavour) e in via dei Maniscalchi (l’attuale
via Garibaldi) due corporazioni vendevano i loro prodotti: carne macellata e ferro lavorato.
Il mio cuore è la piazza Maggiore (ora la chiamate piazza della Vittoria) dove ora voi entrate. Qui si
fanno feste e esecuzioni e torture. Qui potete vedere il lotto gotico: case sviluppate in altezza ed in
lunghezza, per occupare meno spazio ed avere più negozi. Il Palazzo Vistarini con le sue finestre
a sesto acuto ci parla dei nobili e della loro voglia di potere. Il maestoso Duomo ci parla di Dio. Il
rosone suddiviso in sedici parti, multiplo di quattro, ci dice che gli elementi che costituiscono la vita
appartengono a Dio. Il protiro ci invita a lasciare il mondo materiale fuori dalla casa di Dio e la
navata ci indica, sotto la volta celeste, il percorso verso Dio. Sulle colonne della chiesa è
rappresentato il simbolo del paratico dei calzolai, che ha contribuito alla sua costruzione. Su una
parete alla destra dell’altare è rappresentato il Giudizio Universale: nella parte superiore i santi
guardano Dio e per la vita eterna saranno in paradiso. Nella parte inferiore i diavoli torturano i
dannati per l’eternità.
Prima di scendere nella cripta osservate un ricordo di mia sorella maggiore: il bassorilievo
dell’ultima cena, che si trovava nella cattedrale di Santa Maria. Proseguendo vediamo la tomba di
S.m.s. Ada Negri - Lodi “Le parole del territorio” e “le macchine ci dicono come ci aiutano”
coordinatore prof. Paolo Ordanini a.s. 2013-2014
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San Bassiano ed il suo corpo. Pensate, il suo corpo è stato trasportato a spalla da personaggi
molto importanti da Laus Pompeia a me: l’Imperatore Federico Barbarossa, l’abate di Cluny, il
priore di Aquileia e l’antipapa.
Usciamo dal Duomo ed entriamo in piazza Broletto. Qui si amministravano la giustizia ed i beni del
comune. Questo palazzo è collegato con il Duomo: in caso di pericolo il podestà poteva rifugiarsi
nella chiesa , terra consacrata a Dio. Nella piazza potete vedere la fonte battesimale a forma di
ottagono. Questa forma rappresenta il passaggio dal quadrato (la terra, l’uomo) al cerchio ( la
perfezione di Dio). Passiamo ora alla terza piazza, quella del mercato. La domenica si vendevano
prodotti locali, provenienti dalla campagna, il martedì si vendevano prodotti provenienti da lontano,
anche dall’oriente: spezie, pelli, seta. L’imponente palazzo del Vescovo occupa un lato della
piazza. Il Vescovo possedeva anche molte ricchezze, perciò il suo palazzo doveva essere sicuro.
Andiamo ora verso il fiume Adda, verso uno dei miei confini. Là si trovano il convento dei frati
Domenicani ed il convento dei frati Francescani. Questi ospitavano i pellegrini e convertivano
anche gli eretici con le loro predicazioni. Siccome i francescani parlavano a molte persone, serviva
loro una chiesa più grande di quella esistente di San Nicolò.
Antonio Fissiraga per andare in Paradiso diede i soldi per costruire la nuova chiesa, ricca di
affreschi e con il cielo stellato.
Adesso che vi ho raccontato la mia storia, vi saluto e spero che vi ricordiate di me.
S.m.s. Ada Negri - Lodi “Le parole del territorio” e “le macchine ci dicono come ci aiutano”
coordinatore prof. Paolo Ordanini a.s. 2013-2014
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CLASSI SECONDE 2B, 2F
Il pensiero dell’uomo del Rinascimento: la chiesa dell’ Incoronata
Metodo di lavoro utilizzato con tutte le classi seconde
Primo ambiente di apprendimento: visita alla chiesa dell’Incoronata (2 ore).
Secondo ambiente di apprendimento: lavoro alla LIM: individuazione parole chiave che gli
alunni, facendo riferimento al primo ambiente di apprendimento, scrivono alla LIM; strutturazione
del discorso dell’ Incoronata basandosi sulle parole chiave e stesura discorso dell' basato sulle
parole chiave (3 ore in tutto).
LE PAROLE DEL TEMPIO DELL’ INCORONATA
CLASSE 2B
Ciao ragazzi, sono il tempio dell’Incoronata, sono stato edificato qui a Lodi verso la fine del 1400.
Pensate che nella via Lomellini, l’ attuale via Incoronata, al posto mio c’era un locale di facili
costumi. Nel tragico periodo in cui infuriava quel flagello chiamato peste, di fronte a quel locale ci
fu una rissa. La leggenda narra che in quel momento il dipinto della Madonna, situato sul muro di
una casa della via, versò lacrime. Colpiti da questo miracolo tutti gli abitanti della città, decisero di
costruirmi al posto della casa di malaffare.
Entrate! Sopra all’altare una scritta testimonia quanto vi ho detto. Sul pavimento,nel mio centro, si
trova un cerchio: ponetevi sopra, se state fermi su di esso e alzate la testa, vi sentirete osservati
dall’ occhio di Dio. Se girate su voi stessi potrete notare che la mia pianta ha una forma ottagonale.
Questa forma simboleggia le otto virtù di Maria, il cammino verso la perfezione (il cerchio, Dio), l’
infinito, ottavo giorno: l’ inizio della vita dopo la creazione.
2) cerchio
occhio di Dio
ottagono
1) casa di tolleranza
3) prospettiva
pianto della Madonna
guarigione
5) teste di benefattori
peste
altare
corona
blustelle
umiltà
virtù cardinali e teologali
perfezione
tutto il creato è opera di Dio
scritta latina
1487 miracolo
passaggio tra terra e cielo
san Paolo motore
1488 prima pietra
4) L'inizio: Adamo ed Eva
Giovanni Battagio
San Giovanni Battista
spirito santo
crocifissione
polittico Berenzaghi
Madonna Incoronata
cupola
affreschi non religiosi
uomo al centro dello spazio
verso Dio
riferimento età antica
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Nel periodo in cui sono nato, quello che voi chiamate rinascimento, l’ architetto Giovanni Battaggio
prese spunto dalle opere delle civiltà classiche, come ad esempio il Pantheon.
Guardando in alto potete osservare la mia volta che un tempo era stellata. Abbassando lo sguardo
si trova il matroneo, un tempo occupato dalle donne per la preghiera. Due per ogni lato, al di sotto
del mio matroneo, si trovano teste scolpite: potrebbero rappresentare i benefattori oppure gli
evangelisti e gli apostoli.
Il mio spazio viene ampliato dall’uso della prospettiva applicata nelle cappelle, una per ogni lato.
Le famiglie che hanno contribuito alla mia costruzione vengono ricordate attraverso i loro stemmi
situati sulla sommità delle cappelle.
In queste cappelle ci sono molti dipinti e come consuetudine in quel tempo, ognuno ha il suo
significato.
Nella prima cappella, quella dell’ altare, viene rappresentata la Madonna e Gesù bambino: l’ inizio
della vita. Nella seconda viene rappresentato Giovanni Battista, portatore dello Spirito Santo. Nella
terza potete notare l’ incontro di San Paolo con Dio: il motore del cristianesimo. Nella quarta
cappella si ricorda il rapporto di Abramo con Dio. Nella quinta osservate il polittico Berinzaghi dove
“viene detto” che per avere una vita giusta si deve fare riferimento a Gesù. Nell’ ultima cappella
viene rappresentata la Passione di Gesù: la salvezza dell’ uomo.
Adesso vi lascio ricordando che per vivere meglio il presente, bisogna conoscere il passato.
CLASSE 2F
Ciao ragazzi sono il tempio dell’Incoronata. La via dove mi trovo, a Lodi, un tempo si chiamava via
dei Lomellini. Non potreste immaginarlo, ma al mio posto, verso la fine del 1400, c’era un bordello.
Nel 1485 a Lodi arrivò la peste: che terrore! C’era chi pregava tantissimo e chi dava offerte per
sistemare le chiese, ma c’era anche gente che per dimenticare si divertiva…. Un giorno due clienti
ubriachi vennero alle mani, uno dei due fu ferito e invocò la Madonna. La Vergine affrescata sul
muro esterno della via pianse e tutti gridarono al miracolo!
Nel 1487 la città di Lodi decise così di abbattere quella casa di peccato troppo vicina alla Piazza
Maggiore e di costruire me al suo posto. Fui dedicato alla Madonna Incoronata. Il mio progetto fu
ideato da Giovanni Battaggio. La prima pietra fu posta l’anno dopo. Si ispirò all’arte classica e lo
potete vedere già dal ritmo, dalla simmetria e dalla regolarità della facciata. Fui terminato nel 1493
da un altro architetto, il Dolcebuono.
Che ne dite di vedere anche come sono fatto dentro?
La mia pianta è ottagonale: l’ottagono rappresenta le otto virtù della Madonna, l’avvicinarsi
dell’uomo (il quadrato, cioè la terra) a Dio (cerchio, simbolo della perfezione divina). Richiama
anche all’ottavo giorno dopo la creazione, il giorno dell’ingresso nella vita eterna. Fermatevi nel
punto centrale del mio pavimento e alzate lo sguardo: cosa vedete?
Nel mezzo della cupola, un tempo stellata, si apre un punto di luce (la lanterna) e nella sua parte
più alta vedrete l’occhio di Dio, racchiuso in un triangolo (la Trinità)
Se abbassate leggermente lo sguardo vedrete il matroneo con il suo cielo stellato e più sotto le
sedici teste dei miei probabili finanziatori. Guardatevi in giro sembro fatto tutto d’oro….
Su ciascuno dei miei otto lati si apre una cappella: la prospettiva le fa sembrare più profonde, così
sembro più grande di quello che sono.
Ognuna delle mie cappelle ha un significato diverso: partite dal ritratto miracoloso della Vergine
con il bambino: l’inizio di una nuova Vita. Più avanti a destra si trova la cappella di San Giovanni
Battista, colui che porta lo Spirito Santo. Proseguendo ecco la cappella di San Paolo, il motore del
cristianesimo. Sopra il portale d’ingresso potete vedere alcuni episodi dell’antico Testamento che
riguardano Dio e Abramo…
Proseguite e vedrete la cappella Berinzaghi. Gesù è il vero guaritore di tutti i mali dell’uomo. In fine
la cappella della Passione ci fa vedere come Gesù, con la sua sofferenza, ci ha salvato.
È arrivato il momento di salutarci, forse avete capito che nella vostra vita non siete soli ma la
Madonna e suo figlio Gesù sono con voi.
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CLASSE 3D La rivoluzione industriale a Lodi: il Linificio Canapificio nazionale
Metodo di lavoro Primo ambiente di apprendimento: presentazione digitale relativa alla storia
del Linificio (2 ore), agli alunni sono fornite schede per prendere appunti; secondo ambiente di
apprendimento: visita all’ex linificio(2 ore);
terzo ambiente di apprendimento: lavoro alla LIM: individuazione parole chiave che gli alunni,
facendo riferimento ai due primi ambienti di apprendimento, scrivono alla LIM; strutturazione del
discorso del Lanificio basandosi sulle parole chiave; stesura discorso del Linificio basato sulle
parole chiave (3 ore in tutto).
Primo ambiente
di apprendimento
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CLASSE 3D
Buongiorno, sono il Linificio-Canapificio di Lodi, ho 106 anni, infatti sono nato nel lontano 1907.
I miei padri sono stati Andrea ed Ettore Ponti, due industriali milanesi con grandi capitali da
investire. Non ero solo, facevo parte di una grande famiglia di fabbriche. Uno dei primi fratelli è
nato a Cassano d’Adda. Pensate, insieme a questo ed agli altri fratelli producevamo 92000 Kg. di
filato di canapa al giorno!Nonostante le mie dimensioni (15000 mq.) sono stato costruito
velocemente nella campagna vicino alla città di Lodi nelle immediate vicinanze della ferrovia.Prima
del mio arrivo l’economia lodigiana era in crisi. Il comune di Lodi e la Banca Popolare hanno
favorito il mio arrivo pagando il terreno su cui sorgo. Hanno fatto bene, perché molti hanno trovato
lavoro: dai 200 lavoratori iniziali, si è arrivati a 1600 operai.
Vedevo arrivare sui binari i vagoni pieni di canapa proveniente dalle campagne dell’Emilia e della
Campania. Questa canapa una volta arrivata al mio interno veniva lavorata dalle mie operaie e
dalle mie macchine. Il lavoro era organizzato secondo una precisa sequenza per arrivare alla
lavorazione finale, la filatura. Questa si svolgeva in due modi: ad umido con l’acqua ed a secco.
Così le mie operaie lavoravano o in un ambiente molto umido o molto polveroso.Come potete
decorazioni
• bella fuori,
funzionale dentro
ferro vetro luce
tetto a sheed
fontana per acqua
bocche presa d'aria
10) parte recuperata CFP
rivoluzione industriale
2a) Inghilterra
19603) 1907
2) 1839
4) zolfanelli, carrozze
campi agricoli
ferrovia
5)10.000 mq e 5.000 mq
sicurezza, cortile
9) 1966
8) 1600
pista atletica
coca cola
bulloni
cemento armato
6) ciminiera
caldaie
filovia
500
Secondo ambiente
di apprendimento
Le parole chiave
LE PAROLE DEL LINIFICIO
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vedere i miei spazi erano molto ampi, divisi in due blocchi che erano separati da un cortile. Questo
serviva per non far propagare un possibile incendio. Ecco l’imponente ciminiera! Da lì usciva il
fumo del carbone che bruciava per alimentare la macchina a vapore che metteva in moto
l’alternatore. Così avevo la corrente elettrica per le mie macchine.Chi mi ha costruito ha pensato a
me come un simbolo del futuro e dell’importanza dell’impresa.Il ferro, il vetro la luce
rappresentavano il futuro. All’esterno, in particolare lungo la ferrovia, la cura del particolare e le
mie decorazioni mi rendevano ancora più bello ed ammirato.
Purtroppo, dopo cinquanta anni di intensa attività, l’avvento delle fibre sintetiche ha messo in crisi
la mia produzione e nel 1960 furono chiusi i miei cancelli.
Oggi sono tornato utile: infatti vi lavoravano ancora molte persone. Vi sono gli uffici del Comune,
l’INPS, due istituti superiori, il ministero delle finanze, un sindacato, gli uffici postali. C’è anche un
grande parcheggio ed un parco
CLASSE 3B La rivoluzione industriale a Lodi:
Lanificio Varesi - “I padroni, i poeti, gli
operai, i banchieri: cento anni di vita
all’ombra delle ciminiere
Metodo di lavoro utilizzato con tutte le classi terze
Primo ambiente di apprendimento: presentazione digitale relativa alla storia del Lanificio (2
ore), agli alunni sono fornite schede per prendere appunti;
secondo ambiente di apprendimento: visita all’ex lanificio(2 ore);
terzo ambiente di apprendimento: lavoro alla LIM: individuazione parole chiave che gli alunni,
facendo riferimento ai due primi ambienti di apprendimento, scrivono alla LIM; strutturazione del
discorso del Lanificio basandosi sulle parole chiave; stesura discorso del Lanificio basato sulle
parole chiave (2 ore in tutto).
Primo ambiente
di apprendimento
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lana
1868
illuminazione
Crisi /
fallimento
Esercito
francese e
italiano
Perrott’s
Inghilterra
sheed 8)Prestiti
obbligazionari
6)Incendio/
solidarietà
Archeologia
industriale
australia
Sacrificio
7) Gronchi
2)
Agricoltura
lodigiana
Sviluppo
industriale
5) Tin-tan
Accenni
neoclassici
lodi
Qualità
produzione
Strutture
moderne
4) pecore
3)
Rivoluzione
industriale
1)Fabbrica
«bella»
riutilizzo
Sono triste, ma mi ricordo
che il 18 febbraio del 1966 il
Lanificio è fallito.
Secondo ambiente
di apprendimento
LE PAROLE CHIAVE
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LE PAROLE DEL LANIFICIO VARESI
CLASSE 3B
Ciao sono il Lanificio Varesi oggi mi vedete invecchiato (ho 145 anni), con i muri scrostati,
occupato da lavoratori a me estranei. Un tempo però qui, ai piedi della montada, si lavorava la
lana. Mi sono insediato qui per usare le acque della roggia Molina, che oggi purtroppo non puoi più
vedere. Le chiuse che noti ai piedi della montada sono l’unica testimonianza della sua esistenza.
Mi vanto di essere parente della rivoluzione industriale inglese e sono felice di aver iniziato il
processo di industrializzazione a Lodi, una realtà essenzialmente agricola.
Nonostante la mia età potete ancora vedere tratti della mia bellezza originaria. Le decorazioni, le
chiavi di volta degli archi delle mie finestre, i capitelli, fanno parte di un elegante abito neoclassico.
Al mio interno potrai vedere il vetro, la luce, le travi reticolari, il cemento armato: il futuro !
Non ero solo bello, ma anche ben organizzato; in ogni edificio si svolgeva una lavorazione
particolare: tessitura, pettinatura, tintura…. Si produceva perfino la corrente elettrica e avevo una
riserva d’acqua.
Ero importante, ho avuto molti clienti: l’esercito francese di Napoleone III, l’esercito italiano e i
paesi orientali come il Giappone.
Ero contento delle donne e degli uomini che lavoravano tanto e facevano prodotti di ottima qualità,
ma il lavoro era molto duro e come ricorda la poetessa Ada Negri il licenziamento era facile e i
diritti degli operai non erano tutelati.
Nel corso della mia vita, quando i miei affari stavano fruttando, ho rischiato di morire: è scoppiato
un grave incendio che mi distrusse. Solo grazie alla solidarietà dei Lodigiani sono rinato.
I miei padroni hanno sempre lottato per tenermi in vita. Dopo la seconda guerra mondiale, in un
periodo di crisi, si sono rivolti ai maestri inglesi per migliorare la qualità dei tessuti. Per sviluppare
una lavorazione particolarmente raffinata, la Perrot’s, hanno dovuto investire molto denaro. Hanno
dovuto quindi emettere dei prestiti obbligazionari, per finanziare le spese che poi avrebbero dovuto
restituire.
Purtroppo ciò non fu possibile e nel 1966 l’azienda fallì.
Oggi io sono occupato da diverse aziende che mi tengono ancora in vita, così che il mio corpo
possa essere utile e essere una testimonianza del passato industriale
Tutto ciò mi costò molto, troppo denaro e fui costretto a chiedere un prestito obbligazionario.
Ma il passo fu più lungo della gamba e nel 1966 fallii. Questa è stata la mia fine e l'inizio di una
nuova vita.
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CLASSI 3A/3C/3F Il villaggio di Crespi d’Adda
Metodo di lavoro utilizzato con tutte le classi terze
Primo ambiente di apprendimento: presentazione digitale relativa alla storia del villaggio di
Crespi d’Adda (2 ore).
Secondo ambiente di apprendimento: lavoro alla LIM: individuazione parole chiave che gli
alunni, facendo riferimento al primo ambiente di apprendimento, scrivono alla LIM; strutturazione
del discorso del Lanificio basandosi sulle parole chiave; stesura discorso del Lanificio basato sulle
parole chiave (3 ore in tutto).
1) Villaggio di
Crespi d’Adda
Lavoro pesante
industria
scuola
ingranaggio
1878 inizio
costruzione
1800
Lavoro durissimo
in agricoltura
Inghilterra
2) Rivoluzione
industriale
ambulatorio
chiesa
cimitero
4)
dopolavoro
lavatoio
operai
6) Pensiero di
Krupp
Rispetto operaio-
padrone
Owen
7) Patrimonio
UNESCO 1995
Case operaie,
capireparto,
dirigenti
Castello padroneChiusura
fabbrica 2003
Case ispirate case
inglesi
Ordine e
armonia
gerarchia
Buon rapporto
padrone-operaio Benessere operaio
Macchine
fabbrica
Servizi gratuiti
3) Fabbrica vicino
al fiume
mausoleo
Chiesa Busto
Arsizio
5) Importanza
parroco e medico
Importanza
studio
industria
Decorazioni
fabbrica
orto
Le parole chiave
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LE PAROLE DEL VILLAGGIO DI CRESPI D’ADDA
CLASSE 3A
Sono il villaggio di Crespi d’Adda, mi hanno costruito per produrre tessuti di cotone nel lontano
1878. Intorno a me vedevo contadini faticare nei campi. I miei “parenti” erano inglesi; loro avevano
già realizzato fabbriche,ferrovie, villaggi. Pensate! Owen un ex operaio aveva ideato dei villaggi
ideali per risolvere i problemi del rapporto tra padrone e operai. Su questo pensiero nasco io.
La mia fabbrica è stata costruita vicino al fiume per far funzionare le macchine sfruttando l’energia
dell’acqua. Il lavoro era duro, si lavorava fino a 12 ore al giorno. Silvio Crespi capì che l’eccesivo
lavoro e la velocità delle macchine portava gli operai a diventare come ingranaggi della fabbrica.
Quindi oltre a darmi una fabbrica bella con decorazioni e luce mi ha fornito case e servizi per
rendere la vita dei lavoratori più umana.
Gli operai che lavoravano da me vivevano in una casa luminosa e spaziosa al cui esterno c’era un
bellissimo orto. Si poteva avere una felice vita familiare, senza pensare troppo a fatti pubblici.
Potevano contare in caso di malattia su un ambulatorio. I figli degli operai avevano un’istruzione
gratuita nella scuola. Gli operai potevano rilassarsi sui campi sportivi, facendo teatro, suonando
nella banda facendo gite aziendali. Le donne potevano lavare i panni in un bellissimo lavatoio.
Nella mia chiesa si ritrovavano le famiglie, sempre riconoscenti verso il padrone. La chiesa era la
copia perfetta di quella di Busto Arsizio, paese natale del padrone.
Il padrone accompagnava gli operai dalla nascita alla morte e nel cimitero ognuno poteva avere
una degna sepoltura; la tomba della famiglia Crespi, il mausoleo, sembrava abbracciare tutti.
Tutti avevano una casa che rappresentava la posizione lavorativa nella fabbrica. C’erano le case
degli operai, dei capi reparto, dei dirigenti ed il castello di Crespi. Queste case prendevano
ispirazione dai modelli inglesi delle città-giardino.
A distanza di 140 anni mi sono mantenuto in condizioni perfette, tanto che nel 1995 sono stato
riconosciuto dall’UNESCO come patrimonio dell’umanità. Purtroppo nel 2003 la mia fabbrica ha
chiuso.. Speriamo nel futuro!
CLASSE 3C
Salve ragazzi: sono il villaggio industriale di Crespi d’Adda. Sono abbastanza vecchio, perché
sono nato nel 1878. Mio padre è l’Ing. Benigno Crespi. Il figlio Silvio si è ispirato alle esperienze
della rivoluzione industriale inglese,in particolare a quella di Owen. Owen pensava che,
migliorando le condizioni di vita operaie, anche l’esecuzione del lavoro e il rapporto tra padrone e
operaio sarebbero stati migliori. Molti dei miei abitanti hanno cambiato la loro dura vita di contadini
senza diritti in operai liberi. Nella fabbrica, dove si lavora la lana e il cotone, il lavoro è pesante:12
ore al giorno,con una piccola interruzione per la pausa pranzo (si mangia in piedi e velocemente).
Nonostante tutto ciò,gli operai si ritengono dei privilegiati, perché abitano in case ad uso
gratuito,fornite di tutti i servizi,compreso un orto in cui coltivare ortaggi e frutta.I loro figli possono
frequentare la scuola senza spendere un soldo e i migliori vengono mandati a Brescia alle
Superiori. Dopo una giornata di lavoro, tutti possono svagarsi nel “dopolavoro” o assistere a
spettacoli teatrali. Gli ammalati vengono curati nel mio ambulatorio. Anche le donne sono contente
di poter lavare i panni nel lavatoio con l’acqua calda.Tutti i defunti hanno diritto ad avere una
tomba gratuita: la tomba della famiglia Crespi è enorme e sembra che abbracci tutte le altre.
Ognuno, però, deve rispettare il proprio ruolo non solo nella vita lavorativa,ma anche in quella
privata.Questo lo si può capire dalle abitazioni diverse a seconda dell’attività che si svolge in
fabbrica. Ecco perchè la famiglia Crespi non ha una casa, ma un castello. Anche le case del
parroco e del medico sono collocate in un punto più alto per mostrare la loro importanza
S.m.s. Ada Negri - Lodi “Le parole del territorio” e “le macchine ci dicono come ci aiutano”
coordinatore prof. Paolo Ordanini a.s. 2013-2014
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CLASSE 3F
Ciao ragazzi sono il villaggio operaio di Crespi d’Adda, sono molto vecchio…. ho 135 anni! Mio
padre era Benigno Crespi, i miei parenti erano inglesi e venivano chiamati utopisti.
Nella mia fabbrica lavoravano molti operai. Il lavoro era molto duro: si lavorava 12 ore al giorno,
con una pausa breve per mangiare. Per loro, però, il posto di lavoro era gratificante.
Nonostante tutto erano felici perché avevano una casa luminosa con l’orto; pensate facevano dei
concorsi per l’orto migliore! C’erano poi la scuola gratuita, l’ambulatorio, il dopolavoro e perfino il
cimitero per la vita eterna!
Le case erano diverse in base al ruolo occupato nella fabbrica dai lavoratori : le case degli operai,
le case dei caporeparto, quelle dei dirigenti e il castello di Crespi .
I miei abitanti erano riconoscenti verso il padrone e mostravano il loro rispetto prima della messa
aspettando che per primo varcasse la soglia della chiesa . Il mio padrone voleva mantenere un
buon rapporto con i suoi dipendenti, ma che fosse chiara la sua autorità e non voleva essere
prevaricato.
Anche se non produco più nulla la mia fama è rimasta immutata : sono patrimonio dell’ Umanità
secondo l’ UNESCO
CLASSI 3M/3O Lodi tra le due guerre
Metodo di lavoro utilizzato con tutte le classi terze
Primo ambiente di apprendimento: presentazione digitale relativa alla documentazione storica
dei segni a Lodi dell prima e seconda guerra mondiale.
Secondo ambiente di apprendimento: lavoro alla LIM: individuazione parole chiave che gli
alunni, facendo riferimento al primo ambiente di apprendimento, scrivono alla LIM; strutturazione
del discorso del Lanificio basandosi sulle parole chiave; stesura discorso di Lodi basato sulle
parole chiave (3 ore in tutto).
S.m.s. Ada Negri - Lodi “Le parole del territorio” e “le macchine ci dicono come ci aiutano”
coordinatore prof. Paolo Ordanini a.s. 2013-2014
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LE PAROLE DELLA CITTA’ DI LODI
CLASSE 3M
Ciao, sono la città di Lodi… oggi voglio raccontarvi la mia memoria delle due guerre a cui l’ Italia
nella prima metà del ‘900 ha partecipato.La prima guerra è stata combattuta dal 1915 al 1918. Nei
primi decenni del ‘900 io non ero una città molto ricca; nelle mie campagne l’ agricoltura era ben
sviluppata, ma nei miei mercati non c’erano molti prodotti. Quando la guerra è scoppiata molti dei
miei giovani concittadini partirono come volontari per combattere. Molti sono morti, ma poi la
vittoria arrivò e fu celebrata anche sulle pagine dei giornali come “La domenica del corriere”. Per
ricordare i caduti lodigiani furono messe lapidi con i loro nomi in piazza Zaninelli.I feriti furono
curati nella sede della croce rossa dove voi ora “a volte studiate”! Dopo la guerra la mia piazza
principale venne intitolata Alla Vittoria e alcune mie vie ricordano personaggi importanti come
Vittorio Emanuele II o avvenimenti importanti come Viale Piave o Via Trento e Trieste.
Ora cambiando periodo arriviamo al ventennio fascista. I miei giovani cittadini, di cui alcuni vostri
coetanei, venivano addestrati alla disciplina militare con esercitazioni in piazza della Vittoria. Le
armi erano di legno ma la disciplina era ferrea. Il caffè Masseroni era a quei tempi luogo di ritrovo
degli attivisti fascisti. La mia piazza fu teatro di un discorso del duce, la folla accorse numerosa. Il
… quella stessa folla acclamò l’ ingresso dell’ Italia nella seconda guerra mondiale e ne diede
notizia “Il popolo di Lodi”, un giornale locale. Come spesso accade la guerra non porta ricchezza
Piazza martiri della
libertà
Povertà delle famiglie
2a guerra mondiale
Teatro Gaffurio
Mussolini a Lodi
Piazza medaglie d’oro
(Belfagor)
Raccolta del rame
Viale delle
rimembranze
Caduti piazza Zaninelli
Piazza Vittoria
Corso Archinti
Prima guerra mondiale
Volontari lodigiani
Leva militare
Giovani balilla in
piazza della Vittoria
Stampe clandestine :
Voce dell’ Adda
Via Gorini 2 ospedale
Giornale del partito
liberale
Viale Piave
Partigiani in corso
Roma
Piazza Omegna
Fucilati lodigiani
La vittoria : La
domenica del corriere
Festa pro Fanfulla-
prima guerra mondiale
Il popolo di Lodi- 2a
guerra mondiale
Boom anni 60
1900 mercato, povertà
commerciale
Via BaggiCorso Vittorio Emanuele
Caffe Masseroni
Le parole chiave
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ma povertà; infatti quando lo Stato chiese di donare gli oggetti di rame per sostenere le spese di
guerra le famiglie si impoverirono ancora di più. Ho assistito anche a fucilazioni di alcuni miei
cittadini, avvenute al Poligono. Tuttavia i miei cittadini partigiani non si fermarono, cercarono di far
circolare le loro idee attraverso il giornale clandestino “La voce dell’ Adda” e alla fine sfilarono
vittoriosi in corso Roma. Come nella prima guerra alcuni miei luoghi conservano la memoria della
seconda guerra mondiale : Corso Archinti, Via Baggi e Piazza martiri della libertà ricordano il
sacrificio dei miei concittadini antifascisti; Piazza Omegna testimonia l’unione dei valori della libertà
di due città, Omegna e Lodi; Piazza medaglie D’oro e Piazza Zaninelli ricordano i caduti della
seconda guerra mondiale.
CLASSE 3O
CLASSE 2D Santa Francesca Cabrini e l’emigrazione:
Metodo di lavoro utilizzato
Primo ambiente di apprendimento: presentazione digitale relativa all’emigrazione italiana della
fine del 1800 e all’esperienza di Santa Francesca Cabrini.
Secondo ambiente di apprendimento: lavoro alla LIM: individuazione parole chiave che gli
alunni, facendo riferimento al primo ambiente di apprendimento, scrivono alla LIM; strutturazione
del discorso del Lanificio basandosi sulle parole chiave; stesura discorso di Lodi basato sulle
parole chiave (3 ore in tutto).
LE PAROLE
Buongiorno ragazzi, oggi sono qui per raccontarvi la mia storia. Sono nato in Puglia, nella seconda
metà dell’Ottocento da una famiglia povera di contadini. Nella mia famiglia si parlava
principalmente in dialetto e né io né i miei genitori sapevamo leggere e scrivere. Quando sono
nato, erano tempi duri, si lavorava tanto ma non c’erano soldi a sufficienza, anche se non per tutti
era così: i ricchi c’erano anche allora, ma la maggior parte della gente era povera come la mia
famiglia. Visto che la situazione in Italia era tragica, molte persone che erano nella mia stessa
situazione, cercarono di trovare lavoro e condizioni di vita migliori emigrando verso l’Europa e
l’America. In Europa si andava in treno, in America si prendeva la nave. Io andai con la nave in
Piazza della
Vittoria
Partenza dei volontari
Mussolini a Lodi
Viale
Rimembranze
fascismo
Val d’Ossola
Popolo d’Italia
Piazza
Zaninelli
Viale Piave
Piazza medaglie
d’oro:
Belfagor
Corso
Archinti
Piazza martiri della
libertà
Esercitazione dei
Giovani Balilla
Corso Vittorio
Raccolta del rame
La voce
dell’Adda
Piazza Omegna
Caffe
Via Baggi
Commemorazione
dei caduti
Leva militare
Bersaglio di Lodi
Teatro Gaffurio
Festa pro
Fanfulla
Corso Roma
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America. Sulla nave era molto facile ammalarsi,si dormiva sui ponti, alcuni morivano e quando si
arrivava a destinazione c’era il rischio di essere rimandati a casa, perché, se non c’era nessuno
che ti curava, non potevi sbarcare. Se riuscivi ad arrivare, dovevi avere la fortuna di trovare
lavoro; il guadagno era scarso, sicuramente non era quello che ci aspettavamo. A volte potevi
scegliere una via più semplice, chiedendo aiuto a persone che potevano poi rivelarsi cattive e
pericolose. Gli Americani pensavano che noi fossimo diversi ma noi ci sentivamo come loro e ci
univamo in piccoli gruppi per aiutarci a vicenda; i nostri diritti erano diversi; ad esempio la
Domenica,quando dovevamo andare a messa, non potevamo stare con gli Americani quindi
andavamo, durante la messa, nei sotterranei della chiesa.
Dopo essere entrato nel giro della mafia sono riuscito ad uscirne grazie a una suora, Francesca
Cabrini. Lei mi ha dato la speranza di una vita migliore. Lei mi ha raccontato che era nata a
Sant’Angelo Lodigiano e aveva iniziato la sua missione a Codogno. Avrebbe voluto andare in Cina,
ma il Papa le disse che doveva compiere la sua missione ad Occidente.
Francesca nutriva un fortissimo amore per gli altri. Ho sentito dire che aiutava i poveri dando loro
cibo e un tetto sotto cui dormire. Ha fatto del bene in Europa, negli Stati Uniti, in Argentina, in
Nicaragua, in Brasile. Ha fatto costruire con tanti sacrifici ospedali,orfanotrofi.
Mi hanno detto che andava persino per strada di notte a “raccogliere” gli ubriachi.
Purtroppo ho sentito che è morta nel 1917 a causa della malaria. Quando ho sentito quella notizia
mi sono sentito molto triste ma per fortuna, quando era in vita, ha fatto così tanto bene che molta
gente l’ha continuato.
È stato un piacere conoscervi, vi ho parlato della mia esperienza e di come una persona fantastica
come Francesca ha aiutato molte persone e influenzato gli altri con la sua bontà.
S.m.s. Ada Negri - Lodi “Le parole del territorio” e “le macchine ci dicono come ci aiutano”
coordinatore prof. Paolo Ordanini a.s. 2013-2014
1
Le macchine ci dicono come ci aiutano: i lavori
CLASSI 3A/3B/3C/3E/3F/3M/3O Leva di primo grado
Metodo: come per la prima serie (le parole del territorio);
il documento di partenza è il modello di macchina costruito e disponibile a scuola. Si può così
osservare il suo reale funzionamento con semplici esperimenti.
Analisi della macchina: le parti, il funzionamento, le relazioni tra le parti.
Eventuale riflessione sulle forme di energia
Infine alla LIM gli alunni fanno un elenco dei termini chiave e con essi costruiscono il discorso
della macchina che ci dice come ci aiuta nello svolgimento di un lavoro.
Asta
Fulcro
Lavoro,
macchina
semplice
P R
Braccio della potenza Braccio della resistenza
Pxbp=Rxbr
1x10=1x10
Primo ambiente di apprendimento:
esperimento e analisi
Secondo ambiente di apprendimento:
le parole chiave
S.m.s. Ada Negri - Lodi “Le parole del territorio” e “le macchine ci dicono come ci aiutano”
coordinatore prof. Paolo Ordanini a.s. 2013-2014
2
IL DISCORSO DELLA LEVA
CLASSE 3A
Ciao sono la leva e sono una macchina semplice. Infatti sono composta da un’asta ed un fulcro.
Sono stata creata per aiutare l’uomo a compiere diversi lavori che da solo non sarebbe in grado di
svolgere. Senza di me sarebbe quasi impossibile schiacciare noci, stappare bottiglie, portare
grandi pesi con una carriola, aprire comodamente una porta, spsotare grandi massi come hanno
fatto gli antichi Egizi. Anch’io ho un segreto: sulla mia asta agiscono due forze, una esercitata
dall’uomo, la potenza e l’altra esercitata da un corpo e questa è generalmente maggiore, la
resistenza. Come faccio ad aiutare l’uomo nello spostamento della resistenza? Diminuisco il
braccio della resistenza in modo che il suo lavoro, dato dal prodotto della resistenza per il suo
braccio, possa diminuire sino a diventare inferiore del lavoro che può compiere la potenza.
CLASSE 3B
Bella raga, io sono la leva: una macchina semplice. Se togli una mia parte io non esisto più. Il mio
corpo è composto da un fulcro e da un’asta appoggiata ad esso.
Anche se sono così semplice, fin dall’antichità aiuto gli uomini a compiere un lavoro, cioè lo
spostamento di un qualsiasi oggetto applicando una forza. Persino il famoso scienziato Archimede,
facendo riferimento a me, disse : ” datemi un punto di appoggio e solleverò il mondo”. Come mai
Archimede ha detto questo?
Anche se non aveva la forza per sollevare il mondo, avrebbe potuto farlo aumentando la distanza
dal punto d’appoggio della sua forza. Questo perché quello che conta è il prodotto tra le forze
applicate ed il loro braccio.
Io oggi aiuto l’uomo quando usa le forbici, lo schiaccianoci, la carriola, le pinze….
Un tempo ho aiutato persino gli egizi a costruire le piramidi con grandi massi.
CLASSE 3C
Buongiorno sono la leva e sono una macchina semplice, composta da pochissime parti. Io
permetto all’uomo di compiere un lavoro che da solo non potrebbe svolgere. Ho un fulcro su cui
poggia un’asta. Su quest’asta si possono applicare due forze: una è la forza da sollevare, (la
resistenza) l’altra è la forza che l’uomo può usare per sollevare, (la potenza). Le forze si applicano
a una certa distanza dal fulcro, questa distanza si chiama braccio. Quando la forza dell’uomo (la
potenza) è inferiore al peso che deve spostare (la resistenza), io intervengo!!! Il mio segreto per
spostare una resistenza maggiore della potenza è accorciare il braccio della resistenza in modo
che il prodotto tra questa e il suo braccio sia inferiore a quello della potenza. Io sono utilizzata nella
vita comune ad esempio per schiacciare una noce, per tagliare con le forbici, per spostare carichi
con la carriola, per far divertire i bambini con l’altalena. Il mio principio viene applicato anche nelle
porte. Sono stata usata anche nell’antichità per spostare massi pesanti. Adesso vi saluto e
ricordatevi che sono sempre disposta ad aiutarvi
CLASSE 3E
Salve, sono la leva, una macchina semplice; vengo chiamata così perché sono composta solo da
un’asta e un fulcro. Oggi, come sempre, ho aiutato un umano a svolgere un lavoro: con uno
schiaccianoci gli ho fatto aprire una noce.
S.m.s. Ada Negri - Lodi “Le parole del territorio” e “le macchine ci dicono come ci aiutano”
coordinatore prof. Paolo Ordanini a.s. 2013-2014
3
In altri giorni ho fatto aprire bottiglie con uno stappa bottiglie, ho aiutato un giardiniere a trasportare
terra con la carriola, ho aiutato un bambino a tagliare un pezzo di carta con le forbici, ho fatto
divertire due bambini su un’altalena a dondolo, ho fatto aprire tante porte con la maniglia al posto
giusto, con le pinze da ghiaccio ho aiutato a raffreddare tante bevande.
Nell’antichità ho addirittura aiutato gli uomini a costruire piramidi.
Volete sapere il mio segreto?
Dovete sapere che io non aumento la forza dell’uomo (la potenza), né diminuisco il peso da
sollevare (la resistenza). Permetto, invece, di aumentare o diminuire il prodotto tra la potenza e il
suo braccio e la resistenza e il suo braccio, aumentando o diminuendo la distanza delle forze dal
fulcro.
Ciao, vi saluto, ma ricordate, uscendo da questa porta, che io sono onnipresente.
CLASSE 3F
Ciao mi chiamo leva e sono una macchina semplice . Non sono complessa ma sono formata solo
da due parti: l’asta e il fulcro . Vengo usata spesso per compiere dei lavori che l’uomo da solo non
sarebbe in grado di compiere: tagliare la carta con le forbici, stappare bottiglie, rompere noci con lo
schiaccia noci, trasportare pesi con la carriola, fare lavori di precisione con le pinze, aprire la porta
con la giusta posizione della maniglia, divertirsi con l’altalena a dondolo, spostare grandi pesi
come in antichità hanno fatto gli egizi…
Vi svelo il mio segreto: ho 2 bracci che sono il braccio della potenza (la forza dell’ uomo) e quello
della resistenza (il peso da spostare) ; l’ uomo può agire sui bracci della potenza ma non sulle
forze . Questo segreto è racchiuso in una formula P x Bp = R x Br.
Arrivederci! Spero di aiutarvi presto!
CLASSI 3M
Ciao ragazzi sono una macchina semplice e servo a facilitare alcuni
dei lavori che fate ogni giorno. Sono composta da un’asta che poggia su un fulcro. Non sempre
voi avete tanta forza (potenza) per sollevare, schiacciare, spostare… un corpo (resistenza) e qui
entro in scena io. Per sollevare un corpo più pesante bisogna accorciare la distanza tra il mio
fulcro e il corpo (braccio della resistenza), perché il prodotto tra la potenza e il suo braccio deve
essere maggiore del prodotto della resistenza per il suo braccio. Molto spesso voi mi utilizzate:
quando dovete rompere il guscio di una noce con lo schiaccianoci, quando dovete trasportare dei
pesi con una carriola, quando dovete aprire il tappo di una birra con l’ apri bottiglia ecc… Anche
nell’ antichità sono stata usata, ad esempio quando gli antichi egizi dovevano sollevare le grandi
pietre delle piramidi.
CLASSI 3O
Sono una leva e vengo considerata una macchina semplice, perché sono composta da poche
parti: un fulcro ed un’asta. Aiuto l’uomo a svolgere un lavoro che da solo non riuscirebbe a
svolgere.
Ad esempio: schiacciare le noci, aprire una porta facilmente, spostare pesi con una carriola,
tagliare fogli con le forbici, stappare una bottiglia, fare lavori di precisione con una pinzetta,
spostare pesi come gli antichi Egizi.
Come svolgo il mio lavoro? Io non posso agire sulla forza dell’uomo (potenza), né sul peso da
contrastare (resistenza); posso però aumentare o diminuire il lavoro della resistenza o della
potenza agendo sui loro bracci (cioè le distanze delle forze dal fulcro). Quello che ho detto si
riassume nella formula magica:
P x bp = R x br

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Le parole del territorio

  • 1. S.m.s. Ada Negri - Lodi “Le parole del territorio” e “le macchine ci dicono come ci aiutano” coordinatore prof. Paolo Ordanini a.s. 2013-2014 1 La proposta è caratterizzata da moduli di lavoro che hanno autonomia propria e che si svolgono in tempi brevi. Posso svolgerne anche solo uno, perché ogni modulo ha un senso proprio. I moduli sono componibili: posso metterne in relazione uno con altri Si svolgono in ambienti di apprendimento diversi: modelli di ambiente (plastici), visione di materiale digitale già prodotto dai ragazzi, uscite, rielaborazione con uso della LIM, oppure produzione di testo digitale (presentazione in PowerPoint) o cartaceo. Per ogni modulo sono definiti: • I contenuti anche in relazione alla classe (prima, seconda, terza) • Gli ambienti di apprendimento • I tempi • Il materiale disponibile • Le possibili rielaborazioni, che potranno diventare, poi, materiale disponibile Riflessione con LIM Presentazione digitale, Cartellone, od opuscolo Ambienti di apprendimento Rielaborazione per fissare i concetti principali Osservazione e analisi dei modelli di territorio Uscita didattica Prima serie di didattica componibile - maggio 2014 – il lavoro svolto Le parole del territorio “ un ambiente che ti parla è un ambiente che senti tuo e che rispetti” LE BASI DI PARTENZA DEL PROGETTO Interessa competenze ed obiettivi di apprendimento di storia, geografia, scienze, arte, tecnologia Dall’ambiente fisico ai significati ed alle chiavi di lettura, sotto forma di parole del territorio. Metodo
  • 2. S.m.s. Ada Negri - Lodi “Le parole del territorio” e “le macchine ci dicono come ci aiutano” coordinatore prof. Paolo Ordanini a.s. 2013-2014 2 Lavori proposti e lavori scelti dagli insegnanti e, poi, sviluppati (in grassetto) 1) L’ambiente naturale del fiume: 1A/1C/1E/1F/1M/1O 2) Il territorio agricolo e la cascina 3) La formazione di un territorio di pianura: il Lodigiano 4) La città di Lodi 5) Il rapporto tra la costruzione del territorio agricolo e lo sviluppo della società Classi prime Classi prime e seconde 6) L’abbazia e il territorio della bonifica, la marcita 7) I significati della città medioevale: Lodi 1B/1M/1O 8) Il pensiero dell’uomo del Medioevo (la Basilica di San Bassiano e il monastero di Abbadia Cerreto) 9) Il pensiero dell’uomo del Rinascimento: la chiesa dell’Incoronata 2B/2F 11) La rivoluzione industriale a Lodi: il Lanificio Varesi - “I padroni, i poeti, gli operai, i banchieri: cento anni di vita all’ombra delle ciminiere 3B 10) La rivoluzione industriale a Lodi: il Linificio Canapificio nazionale 3D 14) Il fascismo: la formazione del pensiero 15) Lodi tra le due guerre: 3M/3O Classi terze 12) Il villaggio di Crespi d’Adda: 3A/3C/3F 13) Santa Francesca Cabrini e l’emigrazione: 2D
  • 3. S.m.s. Ada Negri - Lodi “Le parole del territorio” e “le macchine ci dicono come ci aiutano” coordinatore prof. Paolo Ordanini a.s. 2013-2014 3 II serie didattica componibile - maggio 2014 – il lavoro svolto Le macchine ci dicono come ci aiutano Materie: tecnologia e scienze Metodo: come per la prima serie (le parole del territorio); il documento di partenza è il modello di macchina costruito e disponibile a scuola. Si può così osservare il suo reale funzionamento con semplici esperimenti. Analisi della macchina: le parti, il funzionamento, le relazioni tra le parti. Eventuale riflessione sulle forme di energia Infine alla LIM gli alunni fanno un elenco dei termini chiave e con essi costruiscono il discorso della macchina che ci dice come ci aiuta nello svolgimento di un lavoro Lavori proposti e lavori scelti dagli insegnanti e, poi, sviluppati (in grassetto) 1) Leva di primo grado: 3A/3B/3C/3E/3F/3M/3O 2) Piano inclinato 3) Carrucola 4) Verricello 5) Mulino a vento 6) Macchina a vapore 7) La macchina per scavare le trincee di Leonardo da Vinci
  • 4. S.m.s. Ada Negri - Lodi “Le parole del territorio” e “le macchine ci dicono come ci aiutano” coordinatore prof. Paolo Ordanini a.s. 2013-2014 1 Le Parole del territorio: i lavori CLASSI PRIME L’ambiente naturale del fiume Metodo di lavoro utilizzato. Primo ambiente di apprendimento: rilettura alla LIM del plastico del fiume Adda, costruito dai ragazzi nelle attività integrative pomeridiane (1 ora), agli alunni sono fornite schede per prendere appunti; secondo ambiente di apprendimento: proiezione di ipertesto sul fiume Adda costruito dagli alunni della scuola Don Milani (1 ora); terzo ambiente di apprendimento: lavoro alla LIM: individuazione delle parole chiave che gli alunni, facendo riferimento ai due primi ambienti di apprendimento, scrivono alla LIM; strutturazione del discorso del fiume basandosi sulle parole chiave; stesura discorso del fiume Adda (2 ore in tutto). Primo ambiente di apprendimento: plastico fiume Adda Secondo ambiente di apprendimento: ipertesto sul fiume Adda
  • 5. S.m.s. Ada Negri - Lodi “Le parole del territorio” e “le macchine ci dicono come ci aiutano” coordinatore prof. Paolo Ordanini a.s. 2013-2014 2 LE PAROLE DEL FIUME ADDA Classe 1A Ciao, io sono il fiume Adda. Qui, quando passo da voi sono molto vecchio, ma non sono sempre così, perché ho contemporaneamente diverse vite: giovane e frizzante quando sono un torrente, tranquillo in pianura; attenti però perché sono imprevedibile! Sono il re della valle. Il confine è la mia scarpata che ho scavato migliaia di anni fa. C’erano uomini che non hanno violato i miei confini e hanno costruito paesi sopra di essa. Nella mia valle ho lasciato le tracce dei miei percorsi; tanto tempo fa, quelli che oggi chiamate paleoalvei, erano la mia strada. Le mie acque hanno eroso il terreno del mio vecchio alveo e così nel tempo ho modificato il mio percorso. Ho creato, così, in tempi diversi anche le paludi e i meandri. Così facendo ho modificato l’ambiente della mia valle, la sua flora e la sua fauna. Intorno a me l’uomo ha modificato il mio ambiente per costruire strade, cascine, campi agricoli, strade campestri, rogge e paesi . Ha dovuto, però, a volte adattarsi alle mie forme irregolari. Purtroppo qualche testardo ha voluto sfidarmi ed ha costruito una noiosa e rettilinea strada: la tangenziale. Arrivederci e non fate come altri uomini che non mi hanno rispettato Classe 1C Ciao ragazzi sono il fiume Adda e scorro qui vicino a voi; vedete le mie acque lente e calme, ma contemporaneamente su in montagna scorrono molto velocemente. A volte anche qui esco dal mio percorso. Le mie acque hanno scavato la valle che vedete fino alla scarpata. Gli uomini hanno costruito i loro insediamenti sopra di essa. Oggi seguo un percorso nell’alveo, attorno al quale potete vedere i boschi. Anticamente avevo altre strade; lo potete capire dai paleoalvei, campi con andamento curvilineo. Perché è successo questo? A volte le mie acque vanno troppo velocemente ed erodono la sponda. Così un giorno, a furia di erodere, cambio strada e abbandono un tratto, che gli uomini, che devono dare un nome a tutto, chiamano meandro. Quando questo invecchia, diventa palude. In questi diversi luoghi ci sono flora e fauna diverse. Io ho determinato tutto questo. 1) scarpata principale del fiume 2) Alveo Lanca Paleoalvei Valle del fiume 5) rogge centri abitati cascine 6) strada provinciale tangenziale campi agricoli strade secondarie o campestri 4) vite del fiume flora della scarpata insediamenti umani sopra scarpata erosione, deposito, taglio palude adattamento uomo (pioppi) 3) diversità di ecosistemi 1) scarpata principale del fiume 2) Alveo Lanca Paleoalvei Valle del fiume 5) rogge centri abitati cascine 6) strada provinciale tangenziale campi agricoli strade secondarie o campestri 4) vite del fiume flora della scarpata insediamenti umani sopra scarpata erosione, deposito, taglio palude adattamento uomo (pioppi) 3) diversità di ecosistemi Esempio di parole chiave
  • 6. S.m.s. Ada Negri - Lodi “Le parole del territorio” e “le macchine ci dicono come ci aiutano” coordinatore prof. Paolo Ordanini a.s. 2013-2014 3 Purtroppo l’uomo deve sempre lasciare la sua impronta: ha costruito nella mia valle le cascine, i campi agricoli, le rogge, le strade campestri, i centri abitati e le strade che li collegano. Per l’uomo non è stato facile, perché, a volte, ha dovuto adattarsi alle forme della mia valle. La tangenziale, però, non mi è simpatica, perché non si è adattata a me. Ciao e, per il vostro bene, abbiate cura di me. Classe 1E Ciao, sono il fiume Adda. Mi vedete vecchio e calmo, ma sono stato giovane, un frizzante torrente. Ora scorro nel mio alveo. Io comando in tutta la valle, che le mie acque hanno scavato fino alla scarpata. Sopra di essa, per sentirsi sicuri, gli umani vi hanno costruito i loro centri abitati. Dato che qui comando io, posso cambiare strada quando mi pare e piace. Guardate, ad esempio, il taglio di Soltarico: la forza delle mie acque ha eroso la vecchia sponda e io ho tagliato dritto. Posso anche cambiare la flora e la fauna, perché il meandro abbandonato si trasforma lentamente in palude che, col tempo, può diventare un campo coltivabile; gli umani che studiano la mia storia lo chiamano paleoalveo. Anche quando gli uomini si sono appropriati del mio territorio, costruendo cascine, campi agricoli, strade campestri, centri abitati e strade intercomunali, si sono dovuti adattare alle caratteristiche della mia valle. L’unica che non mi rispetta è la tangenziale! Ora vi saluto, perché devo continuare il mio lavoro; ricordatevi di me e rispettatemi, altrimenti potreste pagarne le conseguenze. Classe 1F Bella raga, sono il fiume Adda. Non vi stupite di come parlo. Io sono sia giovane, sia vecchio, perché ho tante vite. Sono giovane e agitato quando sono torrente, tranquillo e vecchio quando sono foce o fiume di bassa pianura. Attenti, però, perché in alcuni momenti esce fuori tutta la mia rabbia. Le mie acque sono così potenti che hanno scavato la mia valle fino alla scarpata. Gli uomini, impauriti dalle mie acque hanno messo i loro insediamenti sopra di essa.Oggi le mie acque scorrono nell’alveo; intorno a me ci sono boschi con animali selvatici. Durante la mia vita ho cambiato spesso strada; i paleoalvei, che ora sono campi curvilinei, sono i miei antichi percorsi.Ho fatto anche altre strade: in tempi lontani ho formato le paludi; ora formo i meandri, come il taglio di Soltarico.. Tutti questi hanno flora e fauna diversa: nella palude ci sono acque stagnanti, canne palustri, salici, ninfee, rane, pesci che amano l’acqua bassa….. Nel meandro possiamo trovare anche i pioppeti, coltivazioni dell’uomo. Gli uomini hanno costruito nella mia valle campi agricoli, cascine, rogge, strade campestri, case e strade che collegano tutto. Tutto questo si è dovuto, però, adattare alle forme della mia valle. L’unica che non si adatta è la tangenziale. Vi ho parlato di me e dovreste aver capito che dovete rispettarmi, perché potrei causare danni a voi e alla mia valle. Ciao e.. alla prossima ! Classe 1M Ciao ragazzi sono il fiume Adda, ho molti anni anche se lassù in montagna sono giovane. Scendo impetuosamente, mentre qui sono calmo. Attenzione, però, quando sono in piena potrebbe succedere di tutto. Nella mia vita ho cambiato e cambio ancora il mio percorso; i campi curvi che vedete sono la prova che io sono passato di lì. Nel corso di migliaia di anni ho scavato quella che voi umani chiamate scarpata, il confine del mio regno: la mia valle! Voi avete usato il suo confine, la scarpata, come luogo per costruire le vostre abitazioni.
  • 7. S.m.s. Ada Negri - Lodi “Le parole del territorio” e “le macchine ci dicono come ci aiutano” coordinatore prof. Paolo Ordanini a.s. 2013-2014 4 Cambiando percorso ho formato meandri abbandonati, come il taglio di Soltarico, paludi. In questi luoghi ci sono animali e piante diverse. Io do vita a flora e fauna! Sono infastidito da voi comuni mortali, avete costruito centri abitati, strade che li collegano, campi agricoli, rogge, strade campestri, cascine, cercando di contrapporvi alla mia volontà. Non sempre ci riuscite e dovete adattare le vostre costruzioni al mio terreno. Quella che più mi innervosisce è la tangenziale; quando passa, mi ignora! Grazie per avermi ascoltato, ma rispettatemi. Classe 1O Ciao sono il fiume Adda, le mie acque scorrono laggiù nell’alveo. Esse hanno eroso e formato la scarpata, limite della mia valle. Sono molto vecchio, ma, a volte, quando sono torrente mi sento gasato. Attenzione, però, anche quando sembro tranquillo, se mi alzo male dal letto faccio paura. Io nella mia valle faccio quello che voglio; con le mie acque erodo e deposito sabbia e ghiaia e formo i meandri, come il taglio di Soltarico. Passando il tempo i miei meandri si trasformano in paludi, che possono diventare paleoalvei. Tutti questi luoghi hanno flora e fauna diversi. Voi umani questo lo chiamate biodiversità. Avete utilizzato la mia scarpata per costruire le vostre case al sicuro. Avete costruito anche nella mia valle: ancora case, strade intercomunali, campi agricoli, strade campestri, rogge, cascine, ma tutto ciò si è dovuto adattare alle mie forme. Solo la tangenziale mi ha ignorato, non mi è molto simpatica. Adesso vi saluto, ma state attenti! Rispettatemi e non sottovalutatemi. CLASSE 1B/1M/1O Lodi: I significati della città medioevale Metodo di lavoro utilizzato. Primo ambiente di apprendimento: uscita didattica in Lodi; gli alunni prendono appunti individuando parole chiave; secondo ambiente di apprendimento: lavoro alla LIM; gli alunni scrivono alla LIM le parole chiave. Queste vengono raggruppate in insiemi logici. Strutturazione del percorso del discorso della città medioevale basandosi sugli insiemi logici delle parole chiave; stesura discorso del fiume Adda (3 ore in tutto).
  • 8. S.m.s. Ada Negri - Lodi “Le parole del territorio” e “le macchine ci dicono come ci aiutano” coordinatore prof. Paolo Ordanini a.s. 2013-2014 5 LE PAROLE DELLA CITTA’ MEDIOEVALE DI LODI Classe 1B Sono nata il 3 Agosto del 1158, in un periodo dominato da lotte tra le varie città. I Milanesi hanno distrutto mia sorella maggiore, Laus Pompeia . Sono grata all’Imperatore Federico Barbarossa che ha reso possibile la mia nascita. L’architetto dell’Imperatore, Tinto Muso de Gata, mi ha progettato per la difesa della mia popolazione: sono su una zona alta verso la valle dell’Adda, circondata da mura ghibelline, che rappresentano l’alleanza con l’imperatore. Si entra solo da porte custodite. Ho anche un castello che mi difende. Nel caso in cui l’esercito nemico avesse superato le mura, le mie vie, che vanno a restringersi verso la piazza, avrebbero potuto rallentarlo. I nemici potevano essere sorpresi alle spalle percorrendo vie parallele a quelle principali. Attraversando porta Cremona entrate nella mia città. Nella strada più importante, via di porta Cremona (ora voi la chiamate corso Roma) c’era molta vita: botteghe, carri, persone, animali, profumi, odori sgradevoli; il suono delle campane ci indicava il passare del tempo. Il nome di alcune vie ricordava la presenza di corporazioni di mestiere, come via dei Beccai (ora chiamata via Cavour) e via dei Maniscalchi (ora chiamata via Garibaldi). Alla fine di via di porta Cremona si apre la piazza Maggiore, il mio cuore. Qui si svolgevano feste, cortei, ma anche esecuzioni e torture. Mantengo il ricordo della vecchia Lodi in alcune delle 66 colonne dei miei portici. Potete osservare la presenza di case alte strette lunghe, costruite così per risparmiare spazio. Qui abitavano e lavoravano i mercanti. Tra i diversi edifici spicca il palazzo Vistarini, nobile e potente famiglia, sempre in lotta con altre per governarmi. Sul lato opposto, potete osservare la maestosa casa di Dio, la cattedrale. L’imponente facciata vi dà importanti messaggi: la navata, il percorso che gli uomini devono percorrere per raggiungere Dio, il rosone vi comunica che l’essenza dell’uomo (i quattro elementi: acqua, terra, fuoco e aria) appartiene a Dio. Prima di entrare lascia fuori gli interessi quotidiani; a fare questo ti aiuta il protiro. Ora entrate, alzate gli occhi immaginate il cielo e nel punto più alto Dio. Continuate il vostro percorso verso di Lui, laggiù verso l’abside. Alcune parti della chiesa sono state finanziate dalle mie corporazioni, come ricordato dal bassorilievo dedicato ai calzolai e posto su una colonna. difesa scarpata del fiume piazza Broletto lotto gotico protiro chiesa di San Francesco 2a) Toponomastica ottagono vie a coppie 4) 100 campanili merli Fissiraga vicinanza a Dio negozi 1) Federico Barbarossa 3)piazza maggiore torture, esecuzioni (Ada Negri) 4a)cattedrale 7) Francescani Guelfi e Ghibellini il bene e il male larghezza vie corporazione calzolai Federico II di Svevia 5) palazzo comunale palazzo vescovile San Bassiano Milano porta Cremona accoglienza pellegrini amministrazione giustizia Drago Tarantasio amministrazione finanze 6)piazza mercato mura1158 n. 4 rosone roggia Molina cripta riutilizzo materiale cattedrale di Lodivecchio traslazione salma San Bassiano Vescovi ( Ildegrando) feste Vistarini volta celeste passaggio tra palazzo comunale e cattedrale Fiume Adda 2) posizione città Le parole chiave
  • 9. S.m.s. Ada Negri - Lodi “Le parole del territorio” e “le macchine ci dicono come ci aiutano” coordinatore prof. Paolo Ordanini a.s. 2013-2014 6 In fondo alla navata laterale sulla destra, potete trovare una cappella sulle cui pareti è raffigurato il Giudizio Universale: ammoniva coloro che avessero trasgredito le regole della dottrina cristiana. Scendendo verso la cripta, trovate un bassorilievo raffigurante l’ultima cena. E’ un ricordo della vecchia Lodi che i miei cittadini hanno voluto portare qui dalla cattedrale S. Maria. Siete arrivati dentro la cripta. Qui è custodito il corpo di San Bassiano, il mio primo Vescovo, portato a spalle, da mia sorella maggiore (Laus Pompeia) a me, addirittura dall’Imperatore Federico Barbarossa, l’Abate di Cluny, il priore di Aquileia e l’antipapa. Uscendo dalla cattedrale arrivate ad una piccola piazza, chiamata Broletto, dove si amministrava la giustizia e si discuteva dei miei problemi. Qui si affaccia il palazzo del Comune. Potete ancora osservare la fonte battesimale di forma ottagonale, che prima era presente nella cattedrale. L’ottagono rappresenta il passaggio tra la terra (il quadrato) e il cielo, Dio (il cerchio). Prima di passare in piazza mercato osservate il collegamento del palazzo comunale con il Duomo. E’ stato fatto perché in caso di pericolo, il podestà potesse rifugiarsi in un luogo intoccabile. La terza piazza, dopo piazza Maggiore e piazza Broletto è piazza Mercato. Qui la domenica si vendevano i prodotti locali delle campagne lodigiane. Il martedì si vendevano prodotti pregiati, provenienti anche da Venezia. L’imponente palazzo del Vescovo occupa un lato della piazza. Il Vescovo, capo religioso dei miei abitanti, era interessato anche ai beni terreni. Aveva, tra l’altro, il privilegio di far cavare l’oro dall’Adda.Spostatevi ora verso le mura dalla parte del fiume. Qui si trova il convento dei frati francescani. Questi vivevano di donazioni, predicavano ed accoglievano i pellegrini e coloro che ne avessero bisogno. Poco lontano i Domenicani svolgevano le stesse mansioni. Grazie ad Antonio Fissiraga, che donò la chiesa di San Francesco per farsi perdonare i suoi peccati, i frati poterono accogliere i fedeli che giungevano numerosi. Adesso vi saluto e ora che ci conosciamo meglio possiamo considerarci un po’ amici. Classe 1M Buongiorno, sono la città di Lodi. Mi ricordo con dolore della mia distruzione da parte dei Milanesi e con riconoscenza della protezione da parte dell’Imperatore Federico Barbarossa. Tutto ciò avveniva nel 1158. Per resistere agli attacchi dei nemici sono stata costruita sul colle Eghezzone. Le mura mi circondavano per difendermi, un castello per avvistare e fermare i nemici, le porte per entrare. Nel caso in cui i miei nemici fossero riusciti ad entrare allora le mie vie principali che si restringevano verso la piazza li rallentavano e le vie parallele permettevano di sorprenderli alle spalle. Entrate, vi farò vedere la vita che c’è dentro di me. Lungo la via di Porta Cremona ( che ora voi chiamate c.so Roma) ci sono tante persone che comprano, parlano, animali, si sente profumo di pane, odori sgradevoli (attenti alzate la testa), i suoni delle campane delle mie cento chiese. Incrociamo via dei Maniscalchi (ora voi la chiamate via Garibaldi) e via dei Beccai (ora voi la chiamate via Cavour) dove gli artigiani lavorano. Venite, vedrete la piazza maggiore, il broletto e piazza mercato: esse sono il mio cuore. Nella piazza maggiore potete vedere il palazzo Vistarini, sede della nobile famiglia che assetata di potere fece entrare dalle mie porte i Milanesi, per governarmi sotto la loro protezione. Potete osservare le alte e strette case dei mercanti, occupavano poco spazio nel luogo più importante. Un grande tesoro si affaccia sulla piazza: la casa di Dio. La sua facciata, con il protiro, ci dice di abbandonare fuori da essa il mondo terreno. Ci fa vedere con la navata principale il percorso per arrivare a Dio. Il rosone ci fa capire che i quattro elementi fondamentali su cui si basa la vita sono di Dio. Adesso possiamo entrare nella casa di Dio. Noi camminiamo sotto la volta celeste, dove nel punto più alto si trova Dio. In alto su una colonna vedete una formella che ritrae un calzolaio. E’ un segno che ci dice che questa corporazione ha contribuito alla costruzione di questa chiesa. Avviciniamoci ora all’altare dove è l’abside, a destra troviamo il Giudizio Universale. I miei abitanti avevano tanta paura di soffrire le pene dell’Inferno e questo affresco le ricordava. Scendendo verso la cripta, troviamo un bassorilievo in cui è raffigurata l’Ultima cena. Non ne vorrei parlare, perché mi ricorda la distruzione di mia sorella, Laus Pompeia. Questo è un ricordo della vecchia
  • 10. S.m.s. Ada Negri - Lodi “Le parole del territorio” e “le macchine ci dicono come ci aiutano” coordinatore prof. Paolo Ordanini a.s. 2013-2014 7 città, venne preso dai resti della cattedrale S. Maria di Laus. Sotto il bassorilievo ci sono dei Vescovi di Lodi. Alcuni nomi ci dicono che sono arrivati dalla Germania.Entriamo nella cripta, lì troviamo il corpo di San Bassiano, il primo Vescovo. E’ così importante che è stato portato da Laus a me in spalla dall’Imperatore Federico Barbarossa, il priore di Cluny, il patriarca di Aquileia e l’antipapa. Usciamo dalla chiesa e andiamo nella seconda piazza, quella del Broletto. Qui c’è il palazzo comunale; si amministravano la giustizia e i beni del Comune. Vedete laggiù il fonte battesimale di forma ottagonale, dove si immergevano le persone per essere battezzate. La forma ottagonale simboleggia l’andare verso Dio ( il cerchio,la perfezione) dell’uomo ( la terra, il quadrato). Passiamo ora nella terza piazza, quella del mercato. Qui per comprare le merci i miei cittadini usavano il “grosso lodigiano” ed il “piccolo lodigiano” la moneta di Lodi. Il mercato dei prodotti locali si svolgeva la domenica; quello del martedi era il mercato del lusso, le merci provenivano da lontano, anche dall’oriente.Su un lato della piazza potete vedere il maestoso palazzo del Vescovo, personaggio importante nella vita religiosa dei miei cittadini e non solo, anche nella vita economica. Pensate, poteva cavare l’oro dall’Adda. Avviamoci ora verso il fiume Adda. In questo luogo, ai miei confini, sopra la scarpata vi sono i conventi dei frati Francescani e dei Domenicani. In questi conventi i forestieri venivano ospitati. I francescani con le loro prediche attiravano molte persone. Il nobile Antonio Fissiraga, allora, fece costruire la nuova chiesa di San Francesco. Pensava che in questo modo non sarebbe andato all’inferno. Entriamo nella chiesa, camminiamo sotto il suo cielo stellato e arriviamo al dipinto che testimonia che Antonio Fissiraga donò questa chiesa, riuscendo ad andare in Paradiso. Ho tantissime cose da raccontare su di me, ma il tempo non basta. Spero che apprezziate tutto quello che vi circonda e che mi trattiate bene. Classe 1O Ciao, sono la città di Lodi. Mia sorella, Laus Pompeia (l’attuale Lodivecchio), è stata perseguitata dai Milanesi. Distrutta nel 1111 e nel 1158. Grazie all’ Imperatore Federico Barbarossa sono rinata qui sul colle Eghezzone. Per non farmi ridistruggere mi hanno costruito in alto sul bordo della valle dell’Adda e protetta da mura. Dove la valle non c’era chi mi ha costruito ha scavato ai piedi delle mura una lunga fossa e hanno fatto passare la roggia Molina. Per aiutarmi a difendermi, Federico II ha costruito un castello; ora voi ne vedete solo i resti. Per entrare sono state costruite porte messe dove giungevano le vie che mi collegavano alle altre città. Nel caso in cui i nemici riescano ad entrare i miei guerrieri potevano sorprenderli alle spalle utilizzando le vie parallele e rallentare la loro avanzata con le strade principali che si restringono. Entrando nelle mie vie ora potete vedere finestre a sesto acuto, segni di case medioevali. Un tempo nelle mie vie e qui nella via di Porta Cremona (ora voi la chiamate corso Roma) vi erano botteghe, tante persone, cavalli, maiali, galline, buoni profumi e odori sgradevoli. Nelle mie vie lavoravano gli artigiani. In via dei Beccai ( l’attuale via Cavour) e in via dei Maniscalchi (l’attuale via Garibaldi) due corporazioni vendevano i loro prodotti: carne macellata e ferro lavorato. Il mio cuore è la piazza Maggiore (ora la chiamate piazza della Vittoria) dove ora voi entrate. Qui si fanno feste e esecuzioni e torture. Qui potete vedere il lotto gotico: case sviluppate in altezza ed in lunghezza, per occupare meno spazio ed avere più negozi. Il Palazzo Vistarini con le sue finestre a sesto acuto ci parla dei nobili e della loro voglia di potere. Il maestoso Duomo ci parla di Dio. Il rosone suddiviso in sedici parti, multiplo di quattro, ci dice che gli elementi che costituiscono la vita appartengono a Dio. Il protiro ci invita a lasciare il mondo materiale fuori dalla casa di Dio e la navata ci indica, sotto la volta celeste, il percorso verso Dio. Sulle colonne della chiesa è rappresentato il simbolo del paratico dei calzolai, che ha contribuito alla sua costruzione. Su una parete alla destra dell’altare è rappresentato il Giudizio Universale: nella parte superiore i santi guardano Dio e per la vita eterna saranno in paradiso. Nella parte inferiore i diavoli torturano i dannati per l’eternità. Prima di scendere nella cripta osservate un ricordo di mia sorella maggiore: il bassorilievo dell’ultima cena, che si trovava nella cattedrale di Santa Maria. Proseguendo vediamo la tomba di
  • 11. S.m.s. Ada Negri - Lodi “Le parole del territorio” e “le macchine ci dicono come ci aiutano” coordinatore prof. Paolo Ordanini a.s. 2013-2014 8 San Bassiano ed il suo corpo. Pensate, il suo corpo è stato trasportato a spalla da personaggi molto importanti da Laus Pompeia a me: l’Imperatore Federico Barbarossa, l’abate di Cluny, il priore di Aquileia e l’antipapa. Usciamo dal Duomo ed entriamo in piazza Broletto. Qui si amministravano la giustizia ed i beni del comune. Questo palazzo è collegato con il Duomo: in caso di pericolo il podestà poteva rifugiarsi nella chiesa , terra consacrata a Dio. Nella piazza potete vedere la fonte battesimale a forma di ottagono. Questa forma rappresenta il passaggio dal quadrato (la terra, l’uomo) al cerchio ( la perfezione di Dio). Passiamo ora alla terza piazza, quella del mercato. La domenica si vendevano prodotti locali, provenienti dalla campagna, il martedì si vendevano prodotti provenienti da lontano, anche dall’oriente: spezie, pelli, seta. L’imponente palazzo del Vescovo occupa un lato della piazza. Il Vescovo possedeva anche molte ricchezze, perciò il suo palazzo doveva essere sicuro. Andiamo ora verso il fiume Adda, verso uno dei miei confini. Là si trovano il convento dei frati Domenicani ed il convento dei frati Francescani. Questi ospitavano i pellegrini e convertivano anche gli eretici con le loro predicazioni. Siccome i francescani parlavano a molte persone, serviva loro una chiesa più grande di quella esistente di San Nicolò. Antonio Fissiraga per andare in Paradiso diede i soldi per costruire la nuova chiesa, ricca di affreschi e con il cielo stellato. Adesso che vi ho raccontato la mia storia, vi saluto e spero che vi ricordiate di me.
  • 12. S.m.s. Ada Negri - Lodi “Le parole del territorio” e “le macchine ci dicono come ci aiutano” coordinatore prof. Paolo Ordanini a.s. 2013-2014 1 CLASSI SECONDE 2B, 2F Il pensiero dell’uomo del Rinascimento: la chiesa dell’ Incoronata Metodo di lavoro utilizzato con tutte le classi seconde Primo ambiente di apprendimento: visita alla chiesa dell’Incoronata (2 ore). Secondo ambiente di apprendimento: lavoro alla LIM: individuazione parole chiave che gli alunni, facendo riferimento al primo ambiente di apprendimento, scrivono alla LIM; strutturazione del discorso dell’ Incoronata basandosi sulle parole chiave e stesura discorso dell' basato sulle parole chiave (3 ore in tutto). LE PAROLE DEL TEMPIO DELL’ INCORONATA CLASSE 2B Ciao ragazzi, sono il tempio dell’Incoronata, sono stato edificato qui a Lodi verso la fine del 1400. Pensate che nella via Lomellini, l’ attuale via Incoronata, al posto mio c’era un locale di facili costumi. Nel tragico periodo in cui infuriava quel flagello chiamato peste, di fronte a quel locale ci fu una rissa. La leggenda narra che in quel momento il dipinto della Madonna, situato sul muro di una casa della via, versò lacrime. Colpiti da questo miracolo tutti gli abitanti della città, decisero di costruirmi al posto della casa di malaffare. Entrate! Sopra all’altare una scritta testimonia quanto vi ho detto. Sul pavimento,nel mio centro, si trova un cerchio: ponetevi sopra, se state fermi su di esso e alzate la testa, vi sentirete osservati dall’ occhio di Dio. Se girate su voi stessi potrete notare che la mia pianta ha una forma ottagonale. Questa forma simboleggia le otto virtù di Maria, il cammino verso la perfezione (il cerchio, Dio), l’ infinito, ottavo giorno: l’ inizio della vita dopo la creazione. 2) cerchio occhio di Dio ottagono 1) casa di tolleranza 3) prospettiva pianto della Madonna guarigione 5) teste di benefattori peste altare corona blustelle umiltà virtù cardinali e teologali perfezione tutto il creato è opera di Dio scritta latina 1487 miracolo passaggio tra terra e cielo san Paolo motore 1488 prima pietra 4) L'inizio: Adamo ed Eva Giovanni Battagio San Giovanni Battista spirito santo crocifissione polittico Berenzaghi Madonna Incoronata cupola affreschi non religiosi uomo al centro dello spazio verso Dio riferimento età antica
  • 13. S.m.s. Ada Negri - Lodi “Le parole del territorio” e “le macchine ci dicono come ci aiutano” coordinatore prof. Paolo Ordanini a.s. 2013-2014 2 Nel periodo in cui sono nato, quello che voi chiamate rinascimento, l’ architetto Giovanni Battaggio prese spunto dalle opere delle civiltà classiche, come ad esempio il Pantheon. Guardando in alto potete osservare la mia volta che un tempo era stellata. Abbassando lo sguardo si trova il matroneo, un tempo occupato dalle donne per la preghiera. Due per ogni lato, al di sotto del mio matroneo, si trovano teste scolpite: potrebbero rappresentare i benefattori oppure gli evangelisti e gli apostoli. Il mio spazio viene ampliato dall’uso della prospettiva applicata nelle cappelle, una per ogni lato. Le famiglie che hanno contribuito alla mia costruzione vengono ricordate attraverso i loro stemmi situati sulla sommità delle cappelle. In queste cappelle ci sono molti dipinti e come consuetudine in quel tempo, ognuno ha il suo significato. Nella prima cappella, quella dell’ altare, viene rappresentata la Madonna e Gesù bambino: l’ inizio della vita. Nella seconda viene rappresentato Giovanni Battista, portatore dello Spirito Santo. Nella terza potete notare l’ incontro di San Paolo con Dio: il motore del cristianesimo. Nella quarta cappella si ricorda il rapporto di Abramo con Dio. Nella quinta osservate il polittico Berinzaghi dove “viene detto” che per avere una vita giusta si deve fare riferimento a Gesù. Nell’ ultima cappella viene rappresentata la Passione di Gesù: la salvezza dell’ uomo. Adesso vi lascio ricordando che per vivere meglio il presente, bisogna conoscere il passato. CLASSE 2F Ciao ragazzi sono il tempio dell’Incoronata. La via dove mi trovo, a Lodi, un tempo si chiamava via dei Lomellini. Non potreste immaginarlo, ma al mio posto, verso la fine del 1400, c’era un bordello. Nel 1485 a Lodi arrivò la peste: che terrore! C’era chi pregava tantissimo e chi dava offerte per sistemare le chiese, ma c’era anche gente che per dimenticare si divertiva…. Un giorno due clienti ubriachi vennero alle mani, uno dei due fu ferito e invocò la Madonna. La Vergine affrescata sul muro esterno della via pianse e tutti gridarono al miracolo! Nel 1487 la città di Lodi decise così di abbattere quella casa di peccato troppo vicina alla Piazza Maggiore e di costruire me al suo posto. Fui dedicato alla Madonna Incoronata. Il mio progetto fu ideato da Giovanni Battaggio. La prima pietra fu posta l’anno dopo. Si ispirò all’arte classica e lo potete vedere già dal ritmo, dalla simmetria e dalla regolarità della facciata. Fui terminato nel 1493 da un altro architetto, il Dolcebuono. Che ne dite di vedere anche come sono fatto dentro? La mia pianta è ottagonale: l’ottagono rappresenta le otto virtù della Madonna, l’avvicinarsi dell’uomo (il quadrato, cioè la terra) a Dio (cerchio, simbolo della perfezione divina). Richiama anche all’ottavo giorno dopo la creazione, il giorno dell’ingresso nella vita eterna. Fermatevi nel punto centrale del mio pavimento e alzate lo sguardo: cosa vedete? Nel mezzo della cupola, un tempo stellata, si apre un punto di luce (la lanterna) e nella sua parte più alta vedrete l’occhio di Dio, racchiuso in un triangolo (la Trinità) Se abbassate leggermente lo sguardo vedrete il matroneo con il suo cielo stellato e più sotto le sedici teste dei miei probabili finanziatori. Guardatevi in giro sembro fatto tutto d’oro…. Su ciascuno dei miei otto lati si apre una cappella: la prospettiva le fa sembrare più profonde, così sembro più grande di quello che sono. Ognuna delle mie cappelle ha un significato diverso: partite dal ritratto miracoloso della Vergine con il bambino: l’inizio di una nuova Vita. Più avanti a destra si trova la cappella di San Giovanni Battista, colui che porta lo Spirito Santo. Proseguendo ecco la cappella di San Paolo, il motore del cristianesimo. Sopra il portale d’ingresso potete vedere alcuni episodi dell’antico Testamento che riguardano Dio e Abramo… Proseguite e vedrete la cappella Berinzaghi. Gesù è il vero guaritore di tutti i mali dell’uomo. In fine la cappella della Passione ci fa vedere come Gesù, con la sua sofferenza, ci ha salvato. È arrivato il momento di salutarci, forse avete capito che nella vostra vita non siete soli ma la Madonna e suo figlio Gesù sono con voi.
  • 14. S.m.s. Ada Negri - Lodi “Le parole del territorio” e “le macchine ci dicono come ci aiutano” coordinatore prof. Paolo Ordanini a.s. 2013-2014 3 CLASSE 3D La rivoluzione industriale a Lodi: il Linificio Canapificio nazionale Metodo di lavoro Primo ambiente di apprendimento: presentazione digitale relativa alla storia del Linificio (2 ore), agli alunni sono fornite schede per prendere appunti; secondo ambiente di apprendimento: visita all’ex linificio(2 ore); terzo ambiente di apprendimento: lavoro alla LIM: individuazione parole chiave che gli alunni, facendo riferimento ai due primi ambienti di apprendimento, scrivono alla LIM; strutturazione del discorso del Lanificio basandosi sulle parole chiave; stesura discorso del Linificio basato sulle parole chiave (3 ore in tutto). Primo ambiente di apprendimento
  • 15. S.m.s. Ada Negri - Lodi “Le parole del territorio” e “le macchine ci dicono come ci aiutano” coordinatore prof. Paolo Ordanini a.s. 2013-2014 4 CLASSE 3D Buongiorno, sono il Linificio-Canapificio di Lodi, ho 106 anni, infatti sono nato nel lontano 1907. I miei padri sono stati Andrea ed Ettore Ponti, due industriali milanesi con grandi capitali da investire. Non ero solo, facevo parte di una grande famiglia di fabbriche. Uno dei primi fratelli è nato a Cassano d’Adda. Pensate, insieme a questo ed agli altri fratelli producevamo 92000 Kg. di filato di canapa al giorno!Nonostante le mie dimensioni (15000 mq.) sono stato costruito velocemente nella campagna vicino alla città di Lodi nelle immediate vicinanze della ferrovia.Prima del mio arrivo l’economia lodigiana era in crisi. Il comune di Lodi e la Banca Popolare hanno favorito il mio arrivo pagando il terreno su cui sorgo. Hanno fatto bene, perché molti hanno trovato lavoro: dai 200 lavoratori iniziali, si è arrivati a 1600 operai. Vedevo arrivare sui binari i vagoni pieni di canapa proveniente dalle campagne dell’Emilia e della Campania. Questa canapa una volta arrivata al mio interno veniva lavorata dalle mie operaie e dalle mie macchine. Il lavoro era organizzato secondo una precisa sequenza per arrivare alla lavorazione finale, la filatura. Questa si svolgeva in due modi: ad umido con l’acqua ed a secco. Così le mie operaie lavoravano o in un ambiente molto umido o molto polveroso.Come potete decorazioni • bella fuori, funzionale dentro ferro vetro luce tetto a sheed fontana per acqua bocche presa d'aria 10) parte recuperata CFP rivoluzione industriale 2a) Inghilterra 19603) 1907 2) 1839 4) zolfanelli, carrozze campi agricoli ferrovia 5)10.000 mq e 5.000 mq sicurezza, cortile 9) 1966 8) 1600 pista atletica coca cola bulloni cemento armato 6) ciminiera caldaie filovia 500 Secondo ambiente di apprendimento Le parole chiave LE PAROLE DEL LINIFICIO
  • 16. S.m.s. Ada Negri - Lodi “Le parole del territorio” e “le macchine ci dicono come ci aiutano” coordinatore prof. Paolo Ordanini a.s. 2013-2014 5 vedere i miei spazi erano molto ampi, divisi in due blocchi che erano separati da un cortile. Questo serviva per non far propagare un possibile incendio. Ecco l’imponente ciminiera! Da lì usciva il fumo del carbone che bruciava per alimentare la macchina a vapore che metteva in moto l’alternatore. Così avevo la corrente elettrica per le mie macchine.Chi mi ha costruito ha pensato a me come un simbolo del futuro e dell’importanza dell’impresa.Il ferro, il vetro la luce rappresentavano il futuro. All’esterno, in particolare lungo la ferrovia, la cura del particolare e le mie decorazioni mi rendevano ancora più bello ed ammirato. Purtroppo, dopo cinquanta anni di intensa attività, l’avvento delle fibre sintetiche ha messo in crisi la mia produzione e nel 1960 furono chiusi i miei cancelli. Oggi sono tornato utile: infatti vi lavoravano ancora molte persone. Vi sono gli uffici del Comune, l’INPS, due istituti superiori, il ministero delle finanze, un sindacato, gli uffici postali. C’è anche un grande parcheggio ed un parco CLASSE 3B La rivoluzione industriale a Lodi: Lanificio Varesi - “I padroni, i poeti, gli operai, i banchieri: cento anni di vita all’ombra delle ciminiere Metodo di lavoro utilizzato con tutte le classi terze Primo ambiente di apprendimento: presentazione digitale relativa alla storia del Lanificio (2 ore), agli alunni sono fornite schede per prendere appunti; secondo ambiente di apprendimento: visita all’ex lanificio(2 ore); terzo ambiente di apprendimento: lavoro alla LIM: individuazione parole chiave che gli alunni, facendo riferimento ai due primi ambienti di apprendimento, scrivono alla LIM; strutturazione del discorso del Lanificio basandosi sulle parole chiave; stesura discorso del Lanificio basato sulle parole chiave (2 ore in tutto). Primo ambiente di apprendimento
  • 17. S.m.s. Ada Negri - Lodi “Le parole del territorio” e “le macchine ci dicono come ci aiutano” coordinatore prof. Paolo Ordanini a.s. 2013-2014 6 lana 1868 illuminazione Crisi / fallimento Esercito francese e italiano Perrott’s Inghilterra sheed 8)Prestiti obbligazionari 6)Incendio/ solidarietà Archeologia industriale australia Sacrificio 7) Gronchi 2) Agricoltura lodigiana Sviluppo industriale 5) Tin-tan Accenni neoclassici lodi Qualità produzione Strutture moderne 4) pecore 3) Rivoluzione industriale 1)Fabbrica «bella» riutilizzo Sono triste, ma mi ricordo che il 18 febbraio del 1966 il Lanificio è fallito. Secondo ambiente di apprendimento LE PAROLE CHIAVE
  • 18. S.m.s. Ada Negri - Lodi “Le parole del territorio” e “le macchine ci dicono come ci aiutano” coordinatore prof. Paolo Ordanini a.s. 2013-2014 7 LE PAROLE DEL LANIFICIO VARESI CLASSE 3B Ciao sono il Lanificio Varesi oggi mi vedete invecchiato (ho 145 anni), con i muri scrostati, occupato da lavoratori a me estranei. Un tempo però qui, ai piedi della montada, si lavorava la lana. Mi sono insediato qui per usare le acque della roggia Molina, che oggi purtroppo non puoi più vedere. Le chiuse che noti ai piedi della montada sono l’unica testimonianza della sua esistenza. Mi vanto di essere parente della rivoluzione industriale inglese e sono felice di aver iniziato il processo di industrializzazione a Lodi, una realtà essenzialmente agricola. Nonostante la mia età potete ancora vedere tratti della mia bellezza originaria. Le decorazioni, le chiavi di volta degli archi delle mie finestre, i capitelli, fanno parte di un elegante abito neoclassico. Al mio interno potrai vedere il vetro, la luce, le travi reticolari, il cemento armato: il futuro ! Non ero solo bello, ma anche ben organizzato; in ogni edificio si svolgeva una lavorazione particolare: tessitura, pettinatura, tintura…. Si produceva perfino la corrente elettrica e avevo una riserva d’acqua. Ero importante, ho avuto molti clienti: l’esercito francese di Napoleone III, l’esercito italiano e i paesi orientali come il Giappone. Ero contento delle donne e degli uomini che lavoravano tanto e facevano prodotti di ottima qualità, ma il lavoro era molto duro e come ricorda la poetessa Ada Negri il licenziamento era facile e i diritti degli operai non erano tutelati. Nel corso della mia vita, quando i miei affari stavano fruttando, ho rischiato di morire: è scoppiato un grave incendio che mi distrusse. Solo grazie alla solidarietà dei Lodigiani sono rinato. I miei padroni hanno sempre lottato per tenermi in vita. Dopo la seconda guerra mondiale, in un periodo di crisi, si sono rivolti ai maestri inglesi per migliorare la qualità dei tessuti. Per sviluppare una lavorazione particolarmente raffinata, la Perrot’s, hanno dovuto investire molto denaro. Hanno dovuto quindi emettere dei prestiti obbligazionari, per finanziare le spese che poi avrebbero dovuto restituire. Purtroppo ciò non fu possibile e nel 1966 l’azienda fallì. Oggi io sono occupato da diverse aziende che mi tengono ancora in vita, così che il mio corpo possa essere utile e essere una testimonianza del passato industriale Tutto ciò mi costò molto, troppo denaro e fui costretto a chiedere un prestito obbligazionario. Ma il passo fu più lungo della gamba e nel 1966 fallii. Questa è stata la mia fine e l'inizio di una nuova vita.
  • 19. S.m.s. Ada Negri - Lodi “Le parole del territorio” e “le macchine ci dicono come ci aiutano” coordinatore prof. Paolo Ordanini a.s. 2013-2014 8 CLASSI 3A/3C/3F Il villaggio di Crespi d’Adda Metodo di lavoro utilizzato con tutte le classi terze Primo ambiente di apprendimento: presentazione digitale relativa alla storia del villaggio di Crespi d’Adda (2 ore). Secondo ambiente di apprendimento: lavoro alla LIM: individuazione parole chiave che gli alunni, facendo riferimento al primo ambiente di apprendimento, scrivono alla LIM; strutturazione del discorso del Lanificio basandosi sulle parole chiave; stesura discorso del Lanificio basato sulle parole chiave (3 ore in tutto). 1) Villaggio di Crespi d’Adda Lavoro pesante industria scuola ingranaggio 1878 inizio costruzione 1800 Lavoro durissimo in agricoltura Inghilterra 2) Rivoluzione industriale ambulatorio chiesa cimitero 4) dopolavoro lavatoio operai 6) Pensiero di Krupp Rispetto operaio- padrone Owen 7) Patrimonio UNESCO 1995 Case operaie, capireparto, dirigenti Castello padroneChiusura fabbrica 2003 Case ispirate case inglesi Ordine e armonia gerarchia Buon rapporto padrone-operaio Benessere operaio Macchine fabbrica Servizi gratuiti 3) Fabbrica vicino al fiume mausoleo Chiesa Busto Arsizio 5) Importanza parroco e medico Importanza studio industria Decorazioni fabbrica orto Le parole chiave
  • 20. S.m.s. Ada Negri - Lodi “Le parole del territorio” e “le macchine ci dicono come ci aiutano” coordinatore prof. Paolo Ordanini a.s. 2013-2014 9 LE PAROLE DEL VILLAGGIO DI CRESPI D’ADDA CLASSE 3A Sono il villaggio di Crespi d’Adda, mi hanno costruito per produrre tessuti di cotone nel lontano 1878. Intorno a me vedevo contadini faticare nei campi. I miei “parenti” erano inglesi; loro avevano già realizzato fabbriche,ferrovie, villaggi. Pensate! Owen un ex operaio aveva ideato dei villaggi ideali per risolvere i problemi del rapporto tra padrone e operai. Su questo pensiero nasco io. La mia fabbrica è stata costruita vicino al fiume per far funzionare le macchine sfruttando l’energia dell’acqua. Il lavoro era duro, si lavorava fino a 12 ore al giorno. Silvio Crespi capì che l’eccesivo lavoro e la velocità delle macchine portava gli operai a diventare come ingranaggi della fabbrica. Quindi oltre a darmi una fabbrica bella con decorazioni e luce mi ha fornito case e servizi per rendere la vita dei lavoratori più umana. Gli operai che lavoravano da me vivevano in una casa luminosa e spaziosa al cui esterno c’era un bellissimo orto. Si poteva avere una felice vita familiare, senza pensare troppo a fatti pubblici. Potevano contare in caso di malattia su un ambulatorio. I figli degli operai avevano un’istruzione gratuita nella scuola. Gli operai potevano rilassarsi sui campi sportivi, facendo teatro, suonando nella banda facendo gite aziendali. Le donne potevano lavare i panni in un bellissimo lavatoio. Nella mia chiesa si ritrovavano le famiglie, sempre riconoscenti verso il padrone. La chiesa era la copia perfetta di quella di Busto Arsizio, paese natale del padrone. Il padrone accompagnava gli operai dalla nascita alla morte e nel cimitero ognuno poteva avere una degna sepoltura; la tomba della famiglia Crespi, il mausoleo, sembrava abbracciare tutti. Tutti avevano una casa che rappresentava la posizione lavorativa nella fabbrica. C’erano le case degli operai, dei capi reparto, dei dirigenti ed il castello di Crespi. Queste case prendevano ispirazione dai modelli inglesi delle città-giardino. A distanza di 140 anni mi sono mantenuto in condizioni perfette, tanto che nel 1995 sono stato riconosciuto dall’UNESCO come patrimonio dell’umanità. Purtroppo nel 2003 la mia fabbrica ha chiuso.. Speriamo nel futuro! CLASSE 3C Salve ragazzi: sono il villaggio industriale di Crespi d’Adda. Sono abbastanza vecchio, perché sono nato nel 1878. Mio padre è l’Ing. Benigno Crespi. Il figlio Silvio si è ispirato alle esperienze della rivoluzione industriale inglese,in particolare a quella di Owen. Owen pensava che, migliorando le condizioni di vita operaie, anche l’esecuzione del lavoro e il rapporto tra padrone e operaio sarebbero stati migliori. Molti dei miei abitanti hanno cambiato la loro dura vita di contadini senza diritti in operai liberi. Nella fabbrica, dove si lavora la lana e il cotone, il lavoro è pesante:12 ore al giorno,con una piccola interruzione per la pausa pranzo (si mangia in piedi e velocemente). Nonostante tutto ciò,gli operai si ritengono dei privilegiati, perché abitano in case ad uso gratuito,fornite di tutti i servizi,compreso un orto in cui coltivare ortaggi e frutta.I loro figli possono frequentare la scuola senza spendere un soldo e i migliori vengono mandati a Brescia alle Superiori. Dopo una giornata di lavoro, tutti possono svagarsi nel “dopolavoro” o assistere a spettacoli teatrali. Gli ammalati vengono curati nel mio ambulatorio. Anche le donne sono contente di poter lavare i panni nel lavatoio con l’acqua calda.Tutti i defunti hanno diritto ad avere una tomba gratuita: la tomba della famiglia Crespi è enorme e sembra che abbracci tutte le altre. Ognuno, però, deve rispettare il proprio ruolo non solo nella vita lavorativa,ma anche in quella privata.Questo lo si può capire dalle abitazioni diverse a seconda dell’attività che si svolge in fabbrica. Ecco perchè la famiglia Crespi non ha una casa, ma un castello. Anche le case del parroco e del medico sono collocate in un punto più alto per mostrare la loro importanza
  • 21. S.m.s. Ada Negri - Lodi “Le parole del territorio” e “le macchine ci dicono come ci aiutano” coordinatore prof. Paolo Ordanini a.s. 2013-2014 10 CLASSE 3F Ciao ragazzi sono il villaggio operaio di Crespi d’Adda, sono molto vecchio…. ho 135 anni! Mio padre era Benigno Crespi, i miei parenti erano inglesi e venivano chiamati utopisti. Nella mia fabbrica lavoravano molti operai. Il lavoro era molto duro: si lavorava 12 ore al giorno, con una pausa breve per mangiare. Per loro, però, il posto di lavoro era gratificante. Nonostante tutto erano felici perché avevano una casa luminosa con l’orto; pensate facevano dei concorsi per l’orto migliore! C’erano poi la scuola gratuita, l’ambulatorio, il dopolavoro e perfino il cimitero per la vita eterna! Le case erano diverse in base al ruolo occupato nella fabbrica dai lavoratori : le case degli operai, le case dei caporeparto, quelle dei dirigenti e il castello di Crespi . I miei abitanti erano riconoscenti verso il padrone e mostravano il loro rispetto prima della messa aspettando che per primo varcasse la soglia della chiesa . Il mio padrone voleva mantenere un buon rapporto con i suoi dipendenti, ma che fosse chiara la sua autorità e non voleva essere prevaricato. Anche se non produco più nulla la mia fama è rimasta immutata : sono patrimonio dell’ Umanità secondo l’ UNESCO CLASSI 3M/3O Lodi tra le due guerre Metodo di lavoro utilizzato con tutte le classi terze Primo ambiente di apprendimento: presentazione digitale relativa alla documentazione storica dei segni a Lodi dell prima e seconda guerra mondiale. Secondo ambiente di apprendimento: lavoro alla LIM: individuazione parole chiave che gli alunni, facendo riferimento al primo ambiente di apprendimento, scrivono alla LIM; strutturazione del discorso del Lanificio basandosi sulle parole chiave; stesura discorso di Lodi basato sulle parole chiave (3 ore in tutto).
  • 22. S.m.s. Ada Negri - Lodi “Le parole del territorio” e “le macchine ci dicono come ci aiutano” coordinatore prof. Paolo Ordanini a.s. 2013-2014 11 LE PAROLE DELLA CITTA’ DI LODI CLASSE 3M Ciao, sono la città di Lodi… oggi voglio raccontarvi la mia memoria delle due guerre a cui l’ Italia nella prima metà del ‘900 ha partecipato.La prima guerra è stata combattuta dal 1915 al 1918. Nei primi decenni del ‘900 io non ero una città molto ricca; nelle mie campagne l’ agricoltura era ben sviluppata, ma nei miei mercati non c’erano molti prodotti. Quando la guerra è scoppiata molti dei miei giovani concittadini partirono come volontari per combattere. Molti sono morti, ma poi la vittoria arrivò e fu celebrata anche sulle pagine dei giornali come “La domenica del corriere”. Per ricordare i caduti lodigiani furono messe lapidi con i loro nomi in piazza Zaninelli.I feriti furono curati nella sede della croce rossa dove voi ora “a volte studiate”! Dopo la guerra la mia piazza principale venne intitolata Alla Vittoria e alcune mie vie ricordano personaggi importanti come Vittorio Emanuele II o avvenimenti importanti come Viale Piave o Via Trento e Trieste. Ora cambiando periodo arriviamo al ventennio fascista. I miei giovani cittadini, di cui alcuni vostri coetanei, venivano addestrati alla disciplina militare con esercitazioni in piazza della Vittoria. Le armi erano di legno ma la disciplina era ferrea. Il caffè Masseroni era a quei tempi luogo di ritrovo degli attivisti fascisti. La mia piazza fu teatro di un discorso del duce, la folla accorse numerosa. Il … quella stessa folla acclamò l’ ingresso dell’ Italia nella seconda guerra mondiale e ne diede notizia “Il popolo di Lodi”, un giornale locale. Come spesso accade la guerra non porta ricchezza Piazza martiri della libertà Povertà delle famiglie 2a guerra mondiale Teatro Gaffurio Mussolini a Lodi Piazza medaglie d’oro (Belfagor) Raccolta del rame Viale delle rimembranze Caduti piazza Zaninelli Piazza Vittoria Corso Archinti Prima guerra mondiale Volontari lodigiani Leva militare Giovani balilla in piazza della Vittoria Stampe clandestine : Voce dell’ Adda Via Gorini 2 ospedale Giornale del partito liberale Viale Piave Partigiani in corso Roma Piazza Omegna Fucilati lodigiani La vittoria : La domenica del corriere Festa pro Fanfulla- prima guerra mondiale Il popolo di Lodi- 2a guerra mondiale Boom anni 60 1900 mercato, povertà commerciale Via BaggiCorso Vittorio Emanuele Caffe Masseroni Le parole chiave
  • 23. S.m.s. Ada Negri - Lodi “Le parole del territorio” e “le macchine ci dicono come ci aiutano” coordinatore prof. Paolo Ordanini a.s. 2013-2014 12 ma povertà; infatti quando lo Stato chiese di donare gli oggetti di rame per sostenere le spese di guerra le famiglie si impoverirono ancora di più. Ho assistito anche a fucilazioni di alcuni miei cittadini, avvenute al Poligono. Tuttavia i miei cittadini partigiani non si fermarono, cercarono di far circolare le loro idee attraverso il giornale clandestino “La voce dell’ Adda” e alla fine sfilarono vittoriosi in corso Roma. Come nella prima guerra alcuni miei luoghi conservano la memoria della seconda guerra mondiale : Corso Archinti, Via Baggi e Piazza martiri della libertà ricordano il sacrificio dei miei concittadini antifascisti; Piazza Omegna testimonia l’unione dei valori della libertà di due città, Omegna e Lodi; Piazza medaglie D’oro e Piazza Zaninelli ricordano i caduti della seconda guerra mondiale. CLASSE 3O CLASSE 2D Santa Francesca Cabrini e l’emigrazione: Metodo di lavoro utilizzato Primo ambiente di apprendimento: presentazione digitale relativa all’emigrazione italiana della fine del 1800 e all’esperienza di Santa Francesca Cabrini. Secondo ambiente di apprendimento: lavoro alla LIM: individuazione parole chiave che gli alunni, facendo riferimento al primo ambiente di apprendimento, scrivono alla LIM; strutturazione del discorso del Lanificio basandosi sulle parole chiave; stesura discorso di Lodi basato sulle parole chiave (3 ore in tutto). LE PAROLE Buongiorno ragazzi, oggi sono qui per raccontarvi la mia storia. Sono nato in Puglia, nella seconda metà dell’Ottocento da una famiglia povera di contadini. Nella mia famiglia si parlava principalmente in dialetto e né io né i miei genitori sapevamo leggere e scrivere. Quando sono nato, erano tempi duri, si lavorava tanto ma non c’erano soldi a sufficienza, anche se non per tutti era così: i ricchi c’erano anche allora, ma la maggior parte della gente era povera come la mia famiglia. Visto che la situazione in Italia era tragica, molte persone che erano nella mia stessa situazione, cercarono di trovare lavoro e condizioni di vita migliori emigrando verso l’Europa e l’America. In Europa si andava in treno, in America si prendeva la nave. Io andai con la nave in Piazza della Vittoria Partenza dei volontari Mussolini a Lodi Viale Rimembranze fascismo Val d’Ossola Popolo d’Italia Piazza Zaninelli Viale Piave Piazza medaglie d’oro: Belfagor Corso Archinti Piazza martiri della libertà Esercitazione dei Giovani Balilla Corso Vittorio Raccolta del rame La voce dell’Adda Piazza Omegna Caffe Via Baggi Commemorazione dei caduti Leva militare Bersaglio di Lodi Teatro Gaffurio Festa pro Fanfulla Corso Roma
  • 24. S.m.s. Ada Negri - Lodi “Le parole del territorio” e “le macchine ci dicono come ci aiutano” coordinatore prof. Paolo Ordanini a.s. 2013-2014 13 America. Sulla nave era molto facile ammalarsi,si dormiva sui ponti, alcuni morivano e quando si arrivava a destinazione c’era il rischio di essere rimandati a casa, perché, se non c’era nessuno che ti curava, non potevi sbarcare. Se riuscivi ad arrivare, dovevi avere la fortuna di trovare lavoro; il guadagno era scarso, sicuramente non era quello che ci aspettavamo. A volte potevi scegliere una via più semplice, chiedendo aiuto a persone che potevano poi rivelarsi cattive e pericolose. Gli Americani pensavano che noi fossimo diversi ma noi ci sentivamo come loro e ci univamo in piccoli gruppi per aiutarci a vicenda; i nostri diritti erano diversi; ad esempio la Domenica,quando dovevamo andare a messa, non potevamo stare con gli Americani quindi andavamo, durante la messa, nei sotterranei della chiesa. Dopo essere entrato nel giro della mafia sono riuscito ad uscirne grazie a una suora, Francesca Cabrini. Lei mi ha dato la speranza di una vita migliore. Lei mi ha raccontato che era nata a Sant’Angelo Lodigiano e aveva iniziato la sua missione a Codogno. Avrebbe voluto andare in Cina, ma il Papa le disse che doveva compiere la sua missione ad Occidente. Francesca nutriva un fortissimo amore per gli altri. Ho sentito dire che aiutava i poveri dando loro cibo e un tetto sotto cui dormire. Ha fatto del bene in Europa, negli Stati Uniti, in Argentina, in Nicaragua, in Brasile. Ha fatto costruire con tanti sacrifici ospedali,orfanotrofi. Mi hanno detto che andava persino per strada di notte a “raccogliere” gli ubriachi. Purtroppo ho sentito che è morta nel 1917 a causa della malaria. Quando ho sentito quella notizia mi sono sentito molto triste ma per fortuna, quando era in vita, ha fatto così tanto bene che molta gente l’ha continuato. È stato un piacere conoscervi, vi ho parlato della mia esperienza e di come una persona fantastica come Francesca ha aiutato molte persone e influenzato gli altri con la sua bontà.
  • 25. S.m.s. Ada Negri - Lodi “Le parole del territorio” e “le macchine ci dicono come ci aiutano” coordinatore prof. Paolo Ordanini a.s. 2013-2014 1 Le macchine ci dicono come ci aiutano: i lavori CLASSI 3A/3B/3C/3E/3F/3M/3O Leva di primo grado Metodo: come per la prima serie (le parole del territorio); il documento di partenza è il modello di macchina costruito e disponibile a scuola. Si può così osservare il suo reale funzionamento con semplici esperimenti. Analisi della macchina: le parti, il funzionamento, le relazioni tra le parti. Eventuale riflessione sulle forme di energia Infine alla LIM gli alunni fanno un elenco dei termini chiave e con essi costruiscono il discorso della macchina che ci dice come ci aiuta nello svolgimento di un lavoro. Asta Fulcro Lavoro, macchina semplice P R Braccio della potenza Braccio della resistenza Pxbp=Rxbr 1x10=1x10 Primo ambiente di apprendimento: esperimento e analisi Secondo ambiente di apprendimento: le parole chiave
  • 26. S.m.s. Ada Negri - Lodi “Le parole del territorio” e “le macchine ci dicono come ci aiutano” coordinatore prof. Paolo Ordanini a.s. 2013-2014 2 IL DISCORSO DELLA LEVA CLASSE 3A Ciao sono la leva e sono una macchina semplice. Infatti sono composta da un’asta ed un fulcro. Sono stata creata per aiutare l’uomo a compiere diversi lavori che da solo non sarebbe in grado di svolgere. Senza di me sarebbe quasi impossibile schiacciare noci, stappare bottiglie, portare grandi pesi con una carriola, aprire comodamente una porta, spsotare grandi massi come hanno fatto gli antichi Egizi. Anch’io ho un segreto: sulla mia asta agiscono due forze, una esercitata dall’uomo, la potenza e l’altra esercitata da un corpo e questa è generalmente maggiore, la resistenza. Come faccio ad aiutare l’uomo nello spostamento della resistenza? Diminuisco il braccio della resistenza in modo che il suo lavoro, dato dal prodotto della resistenza per il suo braccio, possa diminuire sino a diventare inferiore del lavoro che può compiere la potenza. CLASSE 3B Bella raga, io sono la leva: una macchina semplice. Se togli una mia parte io non esisto più. Il mio corpo è composto da un fulcro e da un’asta appoggiata ad esso. Anche se sono così semplice, fin dall’antichità aiuto gli uomini a compiere un lavoro, cioè lo spostamento di un qualsiasi oggetto applicando una forza. Persino il famoso scienziato Archimede, facendo riferimento a me, disse : ” datemi un punto di appoggio e solleverò il mondo”. Come mai Archimede ha detto questo? Anche se non aveva la forza per sollevare il mondo, avrebbe potuto farlo aumentando la distanza dal punto d’appoggio della sua forza. Questo perché quello che conta è il prodotto tra le forze applicate ed il loro braccio. Io oggi aiuto l’uomo quando usa le forbici, lo schiaccianoci, la carriola, le pinze…. Un tempo ho aiutato persino gli egizi a costruire le piramidi con grandi massi. CLASSE 3C Buongiorno sono la leva e sono una macchina semplice, composta da pochissime parti. Io permetto all’uomo di compiere un lavoro che da solo non potrebbe svolgere. Ho un fulcro su cui poggia un’asta. Su quest’asta si possono applicare due forze: una è la forza da sollevare, (la resistenza) l’altra è la forza che l’uomo può usare per sollevare, (la potenza). Le forze si applicano a una certa distanza dal fulcro, questa distanza si chiama braccio. Quando la forza dell’uomo (la potenza) è inferiore al peso che deve spostare (la resistenza), io intervengo!!! Il mio segreto per spostare una resistenza maggiore della potenza è accorciare il braccio della resistenza in modo che il prodotto tra questa e il suo braccio sia inferiore a quello della potenza. Io sono utilizzata nella vita comune ad esempio per schiacciare una noce, per tagliare con le forbici, per spostare carichi con la carriola, per far divertire i bambini con l’altalena. Il mio principio viene applicato anche nelle porte. Sono stata usata anche nell’antichità per spostare massi pesanti. Adesso vi saluto e ricordatevi che sono sempre disposta ad aiutarvi CLASSE 3E Salve, sono la leva, una macchina semplice; vengo chiamata così perché sono composta solo da un’asta e un fulcro. Oggi, come sempre, ho aiutato un umano a svolgere un lavoro: con uno schiaccianoci gli ho fatto aprire una noce.
  • 27. S.m.s. Ada Negri - Lodi “Le parole del territorio” e “le macchine ci dicono come ci aiutano” coordinatore prof. Paolo Ordanini a.s. 2013-2014 3 In altri giorni ho fatto aprire bottiglie con uno stappa bottiglie, ho aiutato un giardiniere a trasportare terra con la carriola, ho aiutato un bambino a tagliare un pezzo di carta con le forbici, ho fatto divertire due bambini su un’altalena a dondolo, ho fatto aprire tante porte con la maniglia al posto giusto, con le pinze da ghiaccio ho aiutato a raffreddare tante bevande. Nell’antichità ho addirittura aiutato gli uomini a costruire piramidi. Volete sapere il mio segreto? Dovete sapere che io non aumento la forza dell’uomo (la potenza), né diminuisco il peso da sollevare (la resistenza). Permetto, invece, di aumentare o diminuire il prodotto tra la potenza e il suo braccio e la resistenza e il suo braccio, aumentando o diminuendo la distanza delle forze dal fulcro. Ciao, vi saluto, ma ricordate, uscendo da questa porta, che io sono onnipresente. CLASSE 3F Ciao mi chiamo leva e sono una macchina semplice . Non sono complessa ma sono formata solo da due parti: l’asta e il fulcro . Vengo usata spesso per compiere dei lavori che l’uomo da solo non sarebbe in grado di compiere: tagliare la carta con le forbici, stappare bottiglie, rompere noci con lo schiaccia noci, trasportare pesi con la carriola, fare lavori di precisione con le pinze, aprire la porta con la giusta posizione della maniglia, divertirsi con l’altalena a dondolo, spostare grandi pesi come in antichità hanno fatto gli egizi… Vi svelo il mio segreto: ho 2 bracci che sono il braccio della potenza (la forza dell’ uomo) e quello della resistenza (il peso da spostare) ; l’ uomo può agire sui bracci della potenza ma non sulle forze . Questo segreto è racchiuso in una formula P x Bp = R x Br. Arrivederci! Spero di aiutarvi presto! CLASSI 3M Ciao ragazzi sono una macchina semplice e servo a facilitare alcuni dei lavori che fate ogni giorno. Sono composta da un’asta che poggia su un fulcro. Non sempre voi avete tanta forza (potenza) per sollevare, schiacciare, spostare… un corpo (resistenza) e qui entro in scena io. Per sollevare un corpo più pesante bisogna accorciare la distanza tra il mio fulcro e il corpo (braccio della resistenza), perché il prodotto tra la potenza e il suo braccio deve essere maggiore del prodotto della resistenza per il suo braccio. Molto spesso voi mi utilizzate: quando dovete rompere il guscio di una noce con lo schiaccianoci, quando dovete trasportare dei pesi con una carriola, quando dovete aprire il tappo di una birra con l’ apri bottiglia ecc… Anche nell’ antichità sono stata usata, ad esempio quando gli antichi egizi dovevano sollevare le grandi pietre delle piramidi. CLASSI 3O Sono una leva e vengo considerata una macchina semplice, perché sono composta da poche parti: un fulcro ed un’asta. Aiuto l’uomo a svolgere un lavoro che da solo non riuscirebbe a svolgere. Ad esempio: schiacciare le noci, aprire una porta facilmente, spostare pesi con una carriola, tagliare fogli con le forbici, stappare una bottiglia, fare lavori di precisione con una pinzetta, spostare pesi come gli antichi Egizi. Come svolgo il mio lavoro? Io non posso agire sulla forza dell’uomo (potenza), né sul peso da contrastare (resistenza); posso però aumentare o diminuire il lavoro della resistenza o della potenza agendo sui loro bracci (cioè le distanze delle forze dal fulcro). Quello che ho detto si riassume nella formula magica: P x bp = R x br